IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXI)

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXI)

CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA

DI

FRANCESCO SPIRAGO

Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.

Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.

Trento, Tip. Del Comitato diocesano.

N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.

Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.

SECONDA PARTE DEL CATECHISMO:

MORALE (12).

2. DOVERI VERSO LA VITA DEL NOSTRO PROSSIMO.

Siamo obbligati a evitare tutto ciò che possa rovinare la salute o la vita del nostro prossimo.

1. PECCHIAMO, QUINDI QUANDO ODIAMO IL NOSTRO PROSSIMO, SI DANNEGGIA LA SUA SALUTE, SI SFIDA A DUELLO, O ACCETTIAMO UNA SUA PROVOCAZIONE O LO UCCIDIAMO INGIUSTAMENTE ED INTENZIONALMENTE.

1. Odiare il prossimo significa, per così dire, ucciderlo nella sua volontà.

L’odio porta spesso all’omicidio. Odiare è pianificare la vendetta: vediamo questo desiderio di uccidere in Esaù verso Giacobbe, dei figli di Giacobbe verso Giuseppe, di Saul verso Davide. “Non c’è differenza – dice Salviano – tra chi uccide e chi odia, perché davanti a Dio l’intenzione è considerata come un atto; da qui le parole di San Giovanni (I, cap. III, 15): “Chi odia il proprio fratello è un omicida”. Nel sermone sul Monte, Gesù aveva già equiparato l’odio all’omicidio (S. Matth. V, 22). L’odio riflesso è di solito un peccato grave, perché è raro che una persona desideri per il suo prossimo un danno di poca importanza. – Odiare i difetti o le azioni malvagie di qualcuno, non è ancora odio, perché questa avversione può essere conciliata con l’amore per la persona.

2. Si danneggia la salute del prossimo con litigi e risse, adulterazione di alimenti, scherzi pericolosi e imprudenza dolosa.

I litigi eccitano i nostri vicini e li privano della calma interiore e dell’appagamento necessario per una buona salute. Le dispute spesso portano a spargimenti di sangue (Ecclesiastico XXVIII, 13). – Le risse di solito causano ferite, come si può vedere in molti casi giudiziari. – L’adulterazione dei prodotti alimentari è un peccato molto diffuso al giorno d’oggi. Le sostanze nocive vengono mescolate alla farina, al burro, al latte, alle spezie, al caffè, vino, birra, miele, ecc. oppure si vendono per denaro prodotti artificiali privi di valore nutrizionale per prodotti naturali. Questi truffatori sono fondamentalmente omicidi, e meritano la severità del codice: nel Medioevo venivano talvolta bruciati o sepolti vivi con i loro prodotti alimentari adulterati (Cronistoria di Norimberga 1456). – Alcuni scherzi pericolosi sono molto colpevoli,.come rompere le gambe, essere tirati giù da una sedia, ecc. Ci sono anche delle imprudenze che causano la morte del prossimo o almeno gravi incidenti: lanciare sassi a caso, andare in auto o su un velocipede a velocità troppo elevata.su strade o vie trafficate, sparare a caso durante la caccia, lasciare bambini piccoli incustoditi, scoprire i tetti senza un segnale che avverta i passanti, lasciare le auto sulle strade di notte senza illuminarle, ecc.

3. Un duello non è altro che un omicidio, punibile dalla Chiesa con la pena della scomunica e del rifiuto della sepoltura ecclesiastica (Conc. Tr. 25 ,19 ). –

La sfida così come l’accettazione sono anch’esse soggette a questa pena. È ugualmente vietato collaborare in qualsiasi modo o assistere come testimone (Pio IX, 12 ottobre 1869). Dire che l’avversario concede il permesso di ucciderlo è una scusa insana, perché nessuno può concedere un diritto che egli stesso non possiede. Tutti i Cattolici sono quindi obbligati a rifiutare il duello, anche a rischio di apparire vili, secondo le regole militari o del mondo, o di perdere anche un’alta posizione.(Benedetto XIV). Il duello è di solito provocato per ripristinare il proprio onore mediante il ferimento o la morte dell’avversario, e si concordano il luogo, il giorno e l’ora del duello e le armi da usare. Il duellante è doppiamente omicida, perché intende uccidere il suo avversario e si espone al pericolo di essere ucciso. Il duello è una sciocchezza, perché con il pretesto di salvare il proprio onore, lo si perde agli occhi delle persone veramente oneste, dalle quali si viene giustamente visti come schiavi delle passioni più basse: orgoglio, odio e crudeltà. Inoltre, l’onore non ha alcun rapporto con la forza fisica e l’abilità nel maneggiare le armi, altrimenti il più forte ed il più abile sarebbe sempre il più onorevole. Nei paesi civilizzati ci sono tribunali per vendicare l’onore dei cittadini; è da questi che bisogna farsi rendere giustizia. Questo è ancora solo il punto di vista della ragione, ma se dal punto di vista cristiano, vogliamo acquisire meriti davanti a Dio, non dobbiamo, secondo gli insegnamenti e l’esempio di Gesù, vendicarci, ma soffrire pazientemente l’ingiustizia. – Questo è l’eroismo più sublime che si possa immaginare. I più grandi uomini di guerra hanno sempre vietato il duello nel modo più rigoroso. Gustavo-Adolfo una volta permise a due ufficiali di battersi: all’ora convenuta.si presentò con un picchetto di soldati e disse: “Combattete se volete, ma guai a voi se qualcuno di voi cade, farò decapitare immediatamente il superstite” È facile immaginare il risultato di questo intervento.

4. Uccidere il prossimo premeditatamente e ingiustamente è un peccato che grida vendetta a Dio; si chiama assassinio.

Caino era un assassino, e Dio stesso dichiarò che il sangue di Abele gridava vendetta contro il cielo. (Gen. IV). L’assassino deruba l’uomo del suo bene terreno più prezioso; lo priva della possibilità di acquisire meriti e di prepararsi alla morte. – Chi provoca la morte del prossimo senza premeditazione non è colpevole di omicidio, ma raramente sarà esente dal grave peccato di omicidio per imprudenza. – Il boia che giustizia un condannato a morte in nome dell’autorità, non commette omicidio, perché non agisce ingiustamente.

2. SI COMMETTE UN PECCATO PIÙ GRAVE DELL’OMICIDIO QUANDO SI ROVINALA VITA DELLANIMA DEL PROSSIMO, SIA PER SEDUZIONE O PER SCANDALO.

Tu sei l’assassino di colui che le tue parole portano al male; lo scandalo è un omicidio (S. Aug.) ancora più grave di quello corporale, perché la vita dell’anima è più preziosa di quella del corpo. L’omicidio più orribile è quello dell’anima. Se si uccidessero mille corpi, il male non sarebbe così grande come la caduta all’inferno di un’anima. E se il sangue di Abele gridò così violentemente a Dio per la vendetta contro suo fratello, tanto più violento sarà il grido del sangue di un’anima contro colui che lo avrà portato alla morte eterna, tanto più terribile sarà la sua maledizione contro colui che lo avrà piombato in questa disgrazia. (S. Thom. Villan.). Anche la seduzione e lo scandalo sono un peccato così grande, perché il vizio si trasmette agli altri come un fiume in piena perché chi è stato sedotto sedurrà ancora altri. L’anima ingannata sedurrà altri, così come l’uccello preso dall’uccellatore ed il pesce preso dal pescatore servono da esca per nuove catture. (S. Efr.). La seduzione assomiglia ad una valanga, all’inizio piccola, poi sempre più grande, che alla fine trasporta enormi masse di neve nell’abisso. Lo scandalo è come un fermento che penetra gradualmente in tutta la pasta.

La seduzione è il tentativo di indurre qualcuno al peccato.

Eva sedusse Adamo. Il seduttore assomiglia al diavolo, le cui astuzie hanno indotto i nostri primi genitori nel paradiso alla disobbedienza contro Dio. (Si vedano, ad esempio, gli Atti di San Policarpo (187) e la storia di San Giovanni Nepomuceno: Re Venceslao fece di tutto per fargli violare il segreto della confessione; gli offrì una sede episcopale, lo fece rinchiudere in una prigione, lo torturò con un ferro rovente e infine minacciò di gettarlo nella Moldava). L’ingannatore agisce con la stessa astuzia di un cacciatore o di un pescatore che usa colla e trappole. (S. Efr.). I persecutori cercavano quasi tutti con le loro carezze, minacce o torture di indurre i martiri all’apostasia, alla trasgressione della volontà di Dio. – Il peccato di seduzione si commette anche con l’allontanare qualcuno dal bene, ad esempio da una vocazione religiosa, dall’adempimento di un dovere o dalla generosità. – Le seduzioni più comuni sono quelle all’immoralità o alla ribellione: un’opera diabolica, anche se il diavolo non si mostra, perché se lo facesse gli uomini aborrirebbero il male. Egli fa compiere quest’opera ai suoi scagnozzi, e così gli è più facile raggiungere i suoi scopi (Origene). Oggi, soprattutto le giovani donne devono stare molto attente quando cercano un lavoro nelle grandi città o all’estero. Ci sono delle vere agenzie che promettono di offrire loro un futuro radioso per poi farle precipitare in un abisso di vergogna e di miseria.

Lo scandalo consiste in parole, azioni od omissioni che offendono il prossimo e possono indurlo al peccato. –

Per esempio, diamo scandalo apparendo in pubblico in stato di ubriachezza, proferendo parole sconvenienti o blasfeme, mostrando immagini disoneste, mettendo in scena spettacoli leggeri, mangiando carne in pubblico il venerdì, lavorare la domenica, mancare di rispetto al luogo sacro, pubblicare libri cattivi, deridere nei giornali le verità della fede ed i ministri della Chiesa, ecc. Questo dà ai nostri vicini l’opportunità di fare lo stesso. Questo vale in particolare per i bambini, che imitano facilmente il male che vedono fare ai genitori o ad uomini grandi. Dare scandalo è come scavare una fossa in cui il prossimo può facilmente cadere, a suo danno come una casa che crolla e fa crollare le case vicine. La persona scandalosa è più cattiva del diavolo, perché fa dannare i suoi fratelli, cosa che il diavolo non fa. Lo scandalo è il più grande peccato contro la carità del prossimo. – Ci sono però uomini malvagi che si scandalizzano per le azioni più nobili; gli ebrei si offesero per le azioni di Gesù. In questi casi, si tratta di uno scandalo ricevuto e non dato, e il peccato è dalla parte di chi si offende. Gesù diceva ai suoi Apostoli che non dovevano preoccuparsi di loro: lasciateli essi sono ciechi che guidano altri ciechi (S. Matteo XV, 14). – Gesù ci insegna la gravità dello scandalo con queste parole: “… sarebbe meglio che gli venisse legata al collo una macina da mulino e venisse gettato in mare (ib. XVIII); Egli annuncia anche che nell’ultimo giorno farà radunare dai suoi Angeli quelli che hanno dato scandalo, per gettarli nella fornace dove ci sarà pianto e stridore di denti (Ib. XIII). – Lo scandalo può essere, in via eccezionale, solo veniale quando il cattivo esempio si riferisce solo a cose leggere o quando non potevamo prevedere il male nell’anima del nostro prossimo.

PRR EVITARE IL PIÙ POSSIBILE LO SCANDALO, DOBBIAMO OSSERVARE LE SEGUENTI REGOLE:

1. Si devono omettere le azioni consentite, anche quelle buone azioni che sono solo consigliate, se offendono il nostro prossimo. Se qualcuno avesse il permesso, per un motivo legittimo, di mangiare carne nei giorni di magro e sapesse che gli altri si scandalizzerebbero nel vederlo usare questa dispensa, non dovrebbe mangiare di fronte a loro; se non potesse astenersi dal farlo, dovrebbe almeno dare loro una spiegazione. Dopo di che non sarebbe più responsabile dello scandalo che gli altri potrebbero averne. Così diceva S. Paolo: “Se ciò che mangio arreca offesa al mio fratello, preferisco non mangiare mai carne per tutta la vita, per non offendere il mio fratello. (1. Cor. VIII, 13). Eleazar preferì morire piuttosto che mangiare le carni non consentite, lasciando credere di aver mangiato carne di maiale: non voleva essere colpevole di scandalo. (II Macch. VI, 18).

2. Le azioni comandate da Dio non devono giammai essere omesse, perché gli altri se ne formalizzerebbero; tuttavia, queste anime deboli devono essere istruite per evitare lo scandalo.

Una buona azione non può mai essere un vero scandalo, ma al contrario un soggetto di edificazione. È colui che si scandalizza che commette un peccato, perché si deve essere viziosi per scandalizzarsi del bene (Terr.). È meglio permettere questo scandalo che tradire la verità. (Id.). Gesù sapeva che i Giudei si sarebbero scandalizzati per le sue guarigioni di sabato. Non ha omesso le guarigioni in giorno di sabato per questo motivo, ma li ha istruiti dicendo loro: “Se qualcuno di voi ha una pecora che cade in una fossa di sabato, non la prenderà e non la tirerà fuori? Non è migliore un uomo e più eccellente di una pecora? È dunque lecito fare del bene nei giorni di sabato (S. Matth. XII, 10). – Si potrebbe, in caso di necessità, omettere una o l’altra delle azioni comandate dalla legge umana, anche da quella ecclesiastica (ad esempio, la partecipazione alla Messa), se fosse necessario per evitare uno scandalo; ma sarebbe poi necessario illuminare la falsa coscienza di questi deboli. – Come regola generale, le leggi umane non obbligano fino al punto di costringere a subire un danno grave, perché Gesù dice che il suo giogo è dolce ed il suo fardello leggero (S. Matth. XI). La cosa migliore sarebbe agire immediatamente dopo essersi spiegato: un’azione energica spesso abbrevia tutte le lamentele.

3. È lecito ferire o addirittura uccidere il prossimo, quando un malfattore minaccia la nostra vita o un oggetto che è assolutamente essenziale per la vita e non possiamo difenderci altrimenti. Questo si chiama diritto alla legittima difesa.

Un atto commesso in questo caso non è colposo, perché il suo scopo non è la morte del nostro prossimo, ma la conservazione della nostra vita; e le azioni derivano dal loro valore morale dal loro scopo diretto e non da una conseguenza non voluta. (S. Th.). Ma deve trattarsi di un atto di difesa, non di vendetta; se possiamo fuggire, dobbiamo ricorrere a questo, e se è sufficiente ferire l’aggressore, non è permesso ucciderlo. Il fatto che l’aggressore sia pazzo non cambia la legge. Le donne, in particolare, possono usarlo contro chi attenterebbe alla loro purezza (S. Ant.). Questo diritto può anche essere usato per proteggere il prossimo, come fece Mosè quando uccise un egiziano per salvare un ebreo dai suoi attacchi. (Es. II). Possiamo uccidere qualcuno che attacca la nostra proprietà solo quando è assolutamente necessario per la nostra vita, perché in quel caso è la sua vita che stiamo difendendo. Non potremmo, ad esempio, uccidere un ladro che ci sottrae un indumento (Innoc. XI). Non è più legittima difesa quando si è semplicemente insultati (Id.). Il potere civile ha anche il diritto di condannare a morte i criminali ed i soldati possono uccidere i nemici in caso di guerra. Il potere civile detiene la spada come rappresentante di Dio; S. Paolo dice che il potere civile ha il diritto di uccidere i nemici in caso di guerra. Paolo dice che non la tiene invano, ma per punire coloro che fanno il male. (Rom, XIII, 14). L’autorità della società è quella di Dio stesso; è Lui e non essa che esegue, così come non è la spada che colpisce, ma la mano che la impugna. (S. Aug.). Ovviamente la pena di morte non deve essere pronunciata arbitrariamente, ma solo quando sia assolutamente necessario per mantenere l’ordine nella società. La pena di morte non è altro che l’esercizio del diritto della società alla legittima difesa. Si può tagliare un arto per salvare il corpo, così come si può eliminare un criminale dalla società per salvarla. (S. Th. Aq.). Va da sé che il crimine deve essere provato, perché è meglio lasciare il crimine impunito che punire un innocente (Trajan). Naturalmente, lo scopo della pena di morte non è quello di emendare il il colpevole, né come obiettivo diretto l’ispirazione di un terrore salutare, poiché ci sarebbero altri mezzi per farlo. È un errore credere che la Chiesa sostenga la legittimità della pena di morte attraverso l’attaccamento alla pena di ritorsione: Occhio per occhio per occhio, ecc. Questa massima è ebraica, non cristiana; la Chiesa ha sempre aborrito lo spargimento di sangue e desidera che ogni peccatore abbia il maggior tempo possibile per prepararsi alla morte; Essa insegna solo che la pena di morte non è contraria alla legge divina. – La carriera militare non è proibita da Dio, perché in nessun punto il Vangelo si ordina o consiglia ai soldati di lasciare il servizio; dice solo di accontentarsi della paga e di non fare violenza a nessuno. Lo stato militare non è condannato da Dio, perché molti soldati erano a lui favorevoli: Davide, il centurione Cornelio al quale Dio mandò S. Pietro a Cesarea, Abramo che fu benedetto nel nome del Signore da Melchisedech dopo una spedizione bellica. (Gen. XIV). Il soldato non deve essere crudele contro coloro che sono fuori dal combattimento, il che sarebbe un crimine contro il diritto delle nazioni. La Chiesa proibisce ai suoi ministri di portare le armi, perché la guerra è incompatibile con le loro sublimi funzioni; così tutte le nazioni civilizzate esonerano i Sacerdoti dal servizio militare.

4. CHIUNQUE DANNEGGI INGIUSTAMENTE LA VITA CORPOREA O SPIRITUALE DEL SUO PROSSIMO, È RIIGOROSAMENTE TENUTO A RIPARARE PER QUANTO POSSIBILE IL DANNO CAUSATO.

Se ha ferito il prossimo è tenuto a pagare l’onorario del medico, il danno causato al suo patrimonio; se lo ha ucciso, è obbligato a risarcire i suoi beneficiari. Se lo ha sedotto o scandalizzato, è obbligato a riparare le conseguenze negative con il buon esempio, la preghiera, i buoni consigli, ecc. Se rifiuta o trascura questa riparazione, il peccato non sarà mai perdonato, nonostante tutte le assoluzioni. – Nella maggior parte dei casi, ahimè, è impossibile riparare completamente all’omicidio di corpi ed anime. Aveva ragione l’eretico Berengario quando sul letto di morte disse: “Presto comparirò davanti al tribunale di Dio; spero di essere perdonato per i miei peccati, ma per i peccati di coloro che ho sedotto, temo di essere perduto, perché non vedo il modo di riparare al male che ho fatto. – Lo stato di peccato mortale è un crimine irreparabile, come lo scandalo che ha fatto precipitare un’anima all’inferno. Non dobbiamo quindi stupirci che Dio abbia definito l’omicidio un crimine che grida vendetta contro di Lui, e che Gesù ha detto: Guai a colui per cui avviene scandali (S. Luca XVII, 1).

Dei motivi che ci devono dissuadere dal togliere la vita a noi stessi ed al prossimo.

1 . Attentare alla propria vita (vita e salute) significa attirarsi gravi malori ed un gran castigo da parte di Dio.

Ogni giorno la stampa riporta incidenti – con feriti o morti – accaduti a persone che hanno incautamente messo a rischio la propria vita: addestratori di animali, turisti sciocchi, fantini alle corse, toreri, ecc. – Sappiamo anche quali terribili malattie suscitano la maggior parte dei vizi. – Anche Santi come San Gregorio Magno e San Bernardo espiavano dolorosamente l’imprudenza delle loro mortificazioni. Quanti suicidi non muoiono subito, ma vivono per qualche tempo tra atroci sofferenze.

2. I tentativi di attentato alla vita del prossimo provocano orribili rimorsi, sono spesso puniti in questa vita da una morte violenta e nell’eternità dall’inferno.

Dopo l’omicidio di Abele, Caino non trovò pace sulla terra (Gen. IV, 16) e questo è il destino di molti assassini. La maggior parte di loro muore di morte violenta, o sul patibolo, per suicidio o per assassinio. Chiunque abbia versato il sangue dell’uomo sarà punito con lo spargimento del suo stesso sangue (Gen. IX, 6): chi usa la spada perirà di spada (Gesù a Pietro). In effetti a Dio piace talvolta applicare la pena della ritorsione; Aman, il favorito del re di Persia, Assuero, aveva ottenuto il permesso di uccidere in un solo giorno tutti i Giudei del regno: egli stesso fu impiccato sulla forca che aveva preparato per Mardocheo (Esth. III). Saul, che aveva più volte attentato alla vita di Davide e aveva ingiustamente giustiziato il sommo sacerdote con altri 80 sacerdoti, si suicidò (I. Re XXII-XXXI). Il Faraone aveva fatto annegare nel Nilo tutti i bambini maschi degli Ebrei, e lui stesso con tutti i suoi combattenti fu sommerso dal mare Rosso. (Es. XIV). La morte di Gesù fu terribilmente vendicata in Giuda, in Pilato e tutto il popolo ebraico all’assedio di Gerusalemme, dove perirono quasi un milione di ebrei. Tutti i persecutori della Chiesa morirono di morte violenta: Nerone si suicidò, Giuliano l’Apostata cadde in battaglia, ecc.; Antioco, che aveva martirizzato Eleazar e i fratelli Maccabei, fu divorato vivo dai vermi. I due ladroni al Calvario ebbero le ossa spezzate, come avevano fatto nei loro omicidi. Gli omicidi non entreranno nel regno di Dio (Gal. V, 19), avranno la loro parte nel lago pieno di zolfo ardente (Apoc. XXI, 8). – Gli stessi castighi hanno spesso raggiunto gli assassini di anime, uomini che hanno privato le anime della vita della fede con i loro discorsi o i loro scritti. Ario è morto durante una processione, e J.-J. Rousseau è morto improvvisamente.

3. Chi odia il prossimo perde il riposo dell’anima e la grazia di Dio. Le sue preghiere non vengono esaudite e rischia di essere dannato.

Chi è animato dallo spirito di odio e di vendetta non ha riposo; la sua anima è come un punto di ebollizione e sembra che un boia la scortichi continuamente (S. G. Cris.). – L’odio porta alla perdita della grazia di Dio. “Non si può essere in unione con Cristo ed in discordia col proprio fratello. Se gli operatori di pace sono figli di Dio, quelli che seminano discordia sono certamente figli di satana (S. Gregge. Naz.). Il fuoco dell’odio è inestinguibile come quello dell’inferno, in cui bruciano, e provano che sono figli dell’inferno (S. Lor. Giust.). Come una ferita è incurabile finché l’arma non sia lontana da essa, allo stesso modo la preghiera è riprovata da Dio, finché il dardo dell’odio sia fisso nel suo cuore (S. Aug). Per questo Gesù ha detto: “Se, quando presentate la vostra offerta all’altare, ti ricordi che tuo fratello ha qualcosa contro di te, lascia il tuo dono davanti all’altare e va’ a riconciliarti prima con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono” (S. Matth. V, 23). – Gesù ha detto: “Chiunque si adira con il proprio fratello merita di essere condannato al Giudizio. (Ib. 22). – I sentimenti di odio devono essere soppressi immediatamente, il sole non deve tramontare sulla nostra rabbia (Efes. IV, 26). Quando una lussazione è rimessa immediatamente, l’arto torna facilmente nella sua posizione normale: se, al contrario, il trattamento viene trascurato, rischia di rimanere nella sua falsa posizione. Lo stesso si può dire dell’inimicizia: la riconciliazione immediata costa poca fatica, ma qualche tempo dopo, accecati dall’ira, non siamo così sereni da concedere il perdono: dobbiamo quindi affrettarci a placarla. (S. G. Cris.). Se sapessimo che la nostra casa è infestata da serpenti, ci affretteremmo a liberarla; ma l’odio e l’inimicizia non sono non sono che serpenti, e noi non li cacceremmo dal nostro cuore, che è il tempio di Dio (S. Aug.).

– 302 –

3. LA MANIERA DI TRATTARE GLI ANIMALI.

Dio ha creato gli animali per la sua gloria e per il nostro servizio. Con la loro varietà, le loro attitudini, la loro utilità, gli animali proclamano l’onnipotenza e la saggezza del Creatore. Essi ci servono, fornendoci ciò che è utile per il nostro sostentamento: cibo, vestiti, medicine, aiutandoci nel nostro lavoro, ci deliziano con la loro gentilezza, i loro canti, i loro colori, ecc.; altri ci danno l’esempio di ciò che è buono: le api e le formiche ci esortano a lavorare, le cicogne ad amare i nostri figli, le pecore ad essere pazienti, i galli alla vigilanza, ecc.

La provvidenza di Dio si estende agli animali.

Dio ha organizzato il regno animale in modo mirabile. La struttura corporea di ogni animale corrisponde al ruolo che deve svolgere, come la talpa, il riccio, il cammello e così via. Dio ha dato a ciascuno di loro alcune attitudini naturali che servono a preservarli. Ognuno di loro sa come trovare il cibo, costruire il nido, accudire i suoi piccoli, attaccare la parte più debole dei suoi nemici, ecc. Ciascuno è dotato delle armi necessarie alla sua difesa: il bue è armato con le corna, il cavallo con gli zoccoli, l’elefante con la proboscide, il cane con l’olfatto, il riccio con le punte, la lepre con l’udito e la velocità. Alcuni animali come la lepre, la pernice e l’allodola sono protetti perché hanno il colore del terreno; i piccioni viaggiatori e gli uccelli migratori trovano con meravigliosa facilità la direzione da prendere ed i loro nidi, che spesso si trovano a centinaia di leghe di distanza. Molti mammiferi indossano in inverno un mantello più caldo, più adatto al clima. Queste cure della Provvidenza hanno portato Gesù a dire: “Nessun passero cade a terra senza la volontà del Padre che è nei cieli (S. Matth. X, 29). Così l’uomo, come re della creazione, deve prendersi cura degli animali e non abusare della sua superiorità su di loro. –

L’uomo è obbligato a prendersi cura degli animali, ad astenersi dalla crudeltà, a non uccidere alcun animale utile senza motivo, ma anche a non mostrare esagerata tenerezza nei loro confronti.

Noi siamo obbligati a prenderci cura degli animali. “Il giusto – dicono i Proverbi (XII, 20) – si prende cura dei suoi animali, ma il cuore dell’ingiusto è crudele. Chi ha animali deve dare loro il cibo adeguato, mantenerli puliti ed evitare tutto ciò che potrebbe danneggiarli. (In estate, non dare loro l’acqua al momento sbagliato; in inverno, non permettere che vengano parcheggiati senza motivo sulle strade, (ad esempio davanti alle locande). È una cosa nobile pensare ai piccoli uccelli in inverno e dare loro del cibo, preparare per loro delle cassette sugli alberi per l’estate onde nidificare. Questa sensibilità verso gli animali nobilita il cuore umano, come l’esperienza ha dimostrato con i bambini crudeli e i prigionieri. – Non è lecito tormentare gli animali e trattarli come esseri che non provino dolore. È così che spesso vediamo contadini e dei vetturini sovraccaricare i loro animali, poi si arrabbiano e li picchiano senza senso; altri non danno loro nemmeno un po’ di cibo sufficiente o li tengono in stalle sporche. – Alcuni cocchieri tormentano i loro animali facendoli correre troppo, senza nemmeno dare loro, secondo la legge di Mosè (Es. XX 8-11) un giorno di riposo alla settimana. I macellai ed i ricercatori, quando nell’esercizio della loro professione, nei loro esperimenti (vivisezione) prolungano o aumentano inutilmente il dolore degli animali; i bambini quando maltrattano uccelli o trafiggono gli insetti senza prima ucciderli; i cacciatori che inseguono le prede con alcuni segugi, nel tiro al piccione come praticato in alcune città d’acqua; i cavalieri nelle cosiddette incursioni forzate… Mai tormentare una bestia, essa è sensibile come noi. – È vietato uccidere gli animali utili, perché sono manodopera gratuita per l’uomo: una sola coppia di uccelli ed i loro piccoli divorano migliaia di insetti all’anno che noi non potremmo mai distruggere con le nostre mani. E pensare che in Alto Adige e in Italia, le rondini ed altri uccelli viaggiatori vengono uccisi in massa con inaudita crudeltà. Ci sono uccellatori che uccidono diverse centinaia di chilogrammi di uccelli da richiamo.

centinaia di chilogrammi di uccelli canori al giorno, per venderli ai fabbricanti di cappelli per signora, che ne impiegano milioni: 25 milioni solo in Inghilterra. Si dice addirittura che la crudeltà si spinga fino a scuoiare vivi i colibrì per preservare la brillantezza dei loro colori. Ciò vale anche per gli insetti dannosi per l’agricoltura, vigneti e foreste. Senza dubbio è lecito distruggere gli animali dannosi, ma è sempre vietato torturarli o addirittura ucciderli quando sono di proprietà altrui. (Oltre agli uccelli canori, altri animali utili sono i pipistrelli, le api, le talpe, le rane, i rospi e i serpenti). -D’altra parte, non dobbiamo avere un eccesso di tenerezza per gli animali che li faccia preferire all’uomo, considerandoli come idoli a cui dedicare tutti i nostri pensieri e le nostre cure, seguendo l’esempio degli egiziani che adoravano i gatti, i buoi, ecc. Un uomo religioso una volta disse ad una signora che amava così tanto gli animali, quanto sarebbe più utile per te se amassi il tuo Dio con lo stesso affetto con cui ami gli animali!

Chi è crudele o troppo tenero con gli animali, diventa facilmente duro e crudele con i loro simili.

I bambini che tormentano le bestie sono molto disposti a tormentare gli uomini. La maggior parte dei tiranni sono stati tormentatori di animali in gioventù. – Un criminale che stava per essere giustiziato si rivolse ancora una volta al popolo e disse: “Fin dalla mia giovinezza ho provato piacere nel torturare gli animali. Da giovane mi sono divertito a torturare le bestie, poi ho aggredito gli uomini, ecco perché sto morendo sul patibolo. – Un giorno una signora stava passeggiando con il suo bambino e il suo cagnolino; quando giunse ad un ponte prese il cane in braccio e lasciò il bambino a se stesso: “Donna senza cuore “, disse qualcuno che la incontrò, “non ti vergogni di lasciar correre il tuo bambino e di portare la tua bestia, quando invece dovresti fare il contrario” Guardiamoci dall’eccessiva tenerezza per gli animali: ci renderebbe crudeli.

La crudeltà e l’eccessiva tenerezza verso gli animali sono solitamente puniti da Dio.

Torturare gli animali significa distruggere il progetto della creazione, abusare del potere che ci è stato affidato, ed è quindi un’offesa al Creatore. Dio considera questi uomini crudeli come carnefici ai quali applicherà la pena della ritorsione. Un contadino era solito colpire i suoi cavalli ai piedi con un frustino; lui stesso, in seguito, si ammalò di gotta, rimase paralizzato alle gambe e soffrì di dolori atroci: sul letto di morte confessò e pianse la sua colpa. Il figlio di un contadino si divertiva a catturare uccelli e li scuoiava vivi, poi strappava loro le zampe. Più tardi cadde nel calderone bollente di una birreria, si scottò e dovette subire l’amputazione delle gambe: visse ancora per qualche anno da zoppo, rimase per tutta la vita un terribile esempio della vendetta di Dio e non smise mai di esortare gli altri ad essere gentili con gli animali. L’Areopago di Atene condannò a morte un bambino che aveva cavato gli occhi alle quaglie e poi le aveva lasciate volare via; questo tribunale pensava che un bambino con tali istinti malvagi non potesse che diventare un uomo perverso (Quintiliano in: Istituzioni V, 9). – La stampa riporta spesso che la tal persona sia morta di avvelenamento del sangue per aver baciato dei cani o che lo stesso disordine abbia introdotto nel corpo parassiti mortali.

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XXII)