IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (XX)
CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA
DI
FRANCESCO SPIRAGO
Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.
Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.
Trento, Tip. Del Comitato diocesano.
N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.
Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.
SECONDA PARTE DEL CATECHISMO:
MORALE (11).
V. COMANDAMENTO DI DIO.
Il 5° comandamento di Dio ci proibisce di attaccare la nostra vita e quella dei nostri prossimi, e la crudeltà verso gli animali.
I. I NOSTRI DOVERI VERSO LA NOSTRA VITA.
Il corpo è l’oggetto delle più belle cerimonie della Chiesa nell’amministrazione dei Sacramenti, con cui la Chiesa vuole ispirarci un grande rispetto per il nostro corpo e farci capire il suo valore e la sua dignità.
1. LA SALUTE E LA VITA DEL CORPO SONO DI GRANDE VALORE PER LA VITA DELL’ANIMA E DELLA ETERNA SALVEZZA.
Il corpo è la dimora creata da Dio per l’anima immortale; lo stato del corpo dipende spesso da quello dell’anima.
Il corpo fatto di limo era all’inizio una dimora disabitata: Dio ha creato allora l’anima per farla abitare. S. Paolo chiamava il suo corpo una tenda che presto sarebbe stato costretto a lasciare. L’anima è dunque l’abitante del corpo e, come una casa malsana fa ammalare il corpo, così un corpo malsano fa ammalare l’anima. E così è per noi come di un uovo; se il guscio è liso, il pulcino che esso contiene sarà in sofferenza, allo stesso modo, una ferita al corpo si ripercuote sull’anima che lo abita. Gli antichi dicevano: Un’anima sana in un corpo sano, mens sana in corpore sano. – Il corpo non è una nostra proprietà, ma di Dio (I. Cor. VI, 13), e non solo perché Dio l’ha creato, ma anche perché è una proprietà di Dio e Gesù Cristo l’ha riscattato a costo del suo sangue prezioso (ibidem. 9); e noi siamo tenuti a rispettare la proprietà altrui. Noi siamo solo inquilini della dimora in cui Dio ha posto la nostra anima e non abbiamo il diritto di danneggiarla o distruggerla, possiamo solo usarla come useremmo una proprietà altrui (S. Bern.); di conseguenza non possiamo fare del nostro corpo ciò che “vogliamo”, ma ciò che vuole Dio (Galura).
Il nostro corpo è anche lo strumento dell’anima, che ci è stata affidata da Dio affinché possiamo accumulare meriti per la vita eterna.
Il corpo può essere abusato come qualsiasi altro strumento, per questo San Paolo invitava i suoi fedeli a non fare delle loro membra strumenti di iniquità (Rm IV, 13).
Il corpo è uno di quei talenti di cui un giorno Dio ci chiederà conto. (S. Matth. XXV, 19). “Renderemo conto – dice il famoso curato Kneipp – del modo in cui abbiamo trattato il nostro corpo, che è la dimora dell’anima immortale e lo strumento per mezzo del quale abbiamo dovuto compiere i nostri doveri di stato”. A Santa Gertrude, Gesù stesso ha fatto questa rivelazione: “Alla risurrezione dei morti i corpi riceveranno una ricompensa speciale, una gloria più grande ed una maggiore perfezione per la cura che gli è stata data in vista del mio servizio”.
2. SIAMO QUINDI TENUTI A PRESERVARE LA NOSTRA SALUTE E LA NOSTRA VITA, ATTRAVERSO L’ORDINE, LA TEMPERANZA, LA PULIZIA E L’USO DEI RIMEDI NECESSARI IN CASO DI MALATTIA.
La salute è più preziosa di immense ricchezze (Ecclesiastico, XXX, 16), perché quanto meglio preserviamo la nostra salute e la nostra vita, tanto più saremo in grado di accumulare questi tesori che né la ruggine né le tarme possono divorare, che i ladri non possono dissotterrare né portare via (S. Matth. VI, 20). Abbreviando la nostra vita per negligenza accorciamo il tempo di semina della vita eterna. Se risparmiamo i nostri vestiti per farli durare più a lungo, quanto più dobbiamo risparmiare il corpo, che è l’abito dell’anima. L’aquila difende il suo nido non per l’uovo in sé, ma per l’aquilotto che contiene; così dobbiamo difendere il nostro corpo, che è l’involucro della nostra anima. La pulizia è quindi un dovere rigoroso: pulizia del corpo stesso, della biancheria, degli abiti, dell’abitazione, del letto, pulizia dell’aria degli appartamenti, che non può essere arieggiata che troppo spesso. L’igiene è metà della salute. – Poi c’è la temperanza nel bere e nel bere e mangiare; essa è uno dei modi migliori per mantenere la salute e prolungare la vita. Dopo dieci giorni di vita frugale, Daniele e i suoi compagni, alla corte di Nabucodonosor, avevano un aspetto migliore degli altri giovani. (Dan. I). Molti uomini illustri, come S. Paolo, S. Gregorio Magno e S. Basilio, hanno vissuto in modo frugale. Essi avevano una salute robusta; la temperanza sviluppò la loro forza fino a renderli capaci di attività straordinarie. – Inoltre, l’ordine è necessario nel mangiare, nell’alzarsi e nell’andare a letto, nel lavorare, ecc. Mantenete l’ordine e l’ordine vi manterrà. (S. Aug.) Non siate mai oziosi; il lavoro non serve solo a guadagnare il pane quotidiano ma conserva anche la salute favorendo il regolare funzionamento dell’organismo, stimolando l’appetito, ecc. Il sangue si corrompe con l’ozio come l’acqua dall’immobilità. Tuttavia, il lavoro non deve eccedere le nostre forze: un fiore moderatamente annaffiato crescerà bene, ma se viene annegato nell’acqua, perirà. Allo stesso modo, un lavoro moderato mantiene la salute, un lavoro eccessivo la rovina (Plutarco). – Il lavoro domenicale senza una seria necessità è quindi un peccato non solo contro il 3°, ma anche contro il 5° comandamento. Infine, in caso di malattia dobbiamo utilizzare i rimedi necessari; di conseguenza, dobbiamo consultare il medico e seguire le sue prescrizioni. “Onora il medico – dice la Scrittura – per la necessità, perché l’Onnipotente lo ha creato (Ecclesiastico XXXVIII, 1); l’Altissimo ha fatto germogliare i rimedi della terra e l’uomo saggio non li rifiuta.(1b. 4). Si è esentati dal ricorrere al medico per mancanza di risorse o quando sia necessario sottoporsi ad un’operazione incerta ed insolita. Tuttavia, la preoccupazione per la nostra salute e per la nostra vita non deve giungere fino al punto da dimenticare la nostra salvezza.
I beni temporali, e quindi anche la vita e la salute, vanno perseguiti non per se stessi, come obiettivo, ma come mezzo per raggiungere un fine, ma solo in relazione alla vita eterna. – “Non amate il vostro corpo – dice San Bernardo – in modo tale da far credere che siete diventati tutta di carne. Amalo, ma ama ancora di più la tua anima. Lo spirito di Dio non rimane in un uomo che è diventato tutto carne (Gen. VI, 3), cioè che ha solo sentimenti carnali”. L’amore per le cose della carne è una morte … è nemico di Dio (Rom. VIII, 6, 7). Più il corpo viene adulato ed abbellito, più l’anima viene trascurata e rovinata (S. Aug.). Perciò Cristo ci esorta a non esagerare le nostre preoccupazioni per il cibo ed il vestiario, perché ” … il Padre celeste sa che ne abbiamo bisogno e si prenderà cura di noi uomini molto meglio di quanto faccia con i fiori del campo e degli uccelli del cielo, che Egli nutre anche se non lavorano.” (S. Matth. VI, 25).
3. SIAMO OBBLIIGATI AD EVITARE TUTTO CIÒ CHE POTREBBE DANNEGGIARE LA NOSTRA SALUTE O TOGLIERCI LA VITA.
Pecchiamo, quindi, esponendoci presuntuosamente al pericolo di morte, danneggiando la nostra salute o la nostra vita con l’ucciderci.
1. Coloro che si espongono criminalmente al pericolo di morte, che fanno spettacoli pericolosi o che sono imprudenti.
I danzatori di corda, i cavalieri del circo, i domatori di bestie feroci – a meno che non prendano precauzioni straordinarie – vivono in uno stato di peccato. Queste professioni sono quindi immorali e riprovevoli. La maggior parte di questi uomini di spettacolo non sono molto religiosi e molti di loro hanno già pagato con la vita la loro imprudenza. – L’imprudenza può essere un peccato grave nella ginnastica e nello sport. Troppi audaci escursionisti e aeronauti hanno avuto incidenti mortali. Le corride, che sono il piacere nazionale e dovrebbero piuttosto essere chiamate il vizio nazionale della Spagna, sono già costate la vita a migliaia di persone. – Anche l’imprudenza è un peccato. Molte persone sono state investite da un treno ferroviario, perché, nonostante il suo avvicinarsi, volevano ancora attraversare la strada; altre sono state colpite da un fulmine, perché durante un temporale si sono rifugiate sotto un albero o si sono messi alla finestra aperta, nonostante gli avvertimenti dell’esperienza e della scienza. In tempi di epidemie, non si devono visitare i malati senza aver preso precauzioni o senza essere stati chiamati a farlo come i Ssacerdoti, medici, infermieri, ecc. che possono contare su una speciale protezione da parte della Provvidenza di Dio. Siamo anche colpevoli di trascurare alcune regole e precauzioni, ad esempio facendo bagni troppo freddi, bevendo bevande troppo fredde, anche ghiacciate, maneggiando armi da fuoco, saltando da treni in movimento, o lavorare su torri o edifici, ecc. pulire le finestre ai piani superiori, toccare le condutture elettriche. Ci sono bambini maleducati che si aggrappano ai sedili posteriori delle auto e spesso pagano con la vita questa cattiva e peccaminosa abitudine. È una follia e un crimine scommettere che si ingurgiterà questa o quella notevole quantità di cibo o di bevande. – Dobbiamo quindi essere attenti e ponderati, e non rischiare mai la nostra vita in modo avventato.
2. Danneggiamo la nostra salute in modo colpevole con i piaceri eccessivi, per certi abusi nell’abbigliamento, dall’uso smodato di cibi e bevande insalubri.
I piaceri eccessivi includono il ballo, il gioco d’azzardo prolungato, tto di notte, l’abuso di tabacco ed il bere in grandi quantità; l’intemperanza ha causato la morte di molti uomini”(Ecclesiastico XXXVII, 34). – Le mode colpevoli nell’abbigliamento come, ad esempio, quella del corsetto; questa insensata costrizione della vita impedisce lo sviluppo ed il funzionamento del corpo, e provoca disturbi organici molto gravi, che spesso hanno portato alla morte improvvisa (Curato Kneipp, Dr. Virchow). Anche la stampa ha spesso riportato incidenti o lesioni causati da scarpe troppo strette: flebiti, vele varicose, infiammazioni del piede che hanno richiesto perfino amputazioni. È la punizione della vanità. – Tra le bevande pericolose e dannose se usate troppo frequentemente, ricordiamo l’alcol, seguito dal caffè e dal tè. Queste sostanze non contengono nutrienti, ma sostanze eccitanti che producono solo una momentanea eccitazione: farne un uso frequente significa rischiare di perdere forza e deperirsi. (L’abitudine di bere caffè è dannosa soprattutto per i bambini, ai quali succede quello che succede ad una casa costruita con materiali scadenti, che crolla prima del tempo. Il Vescovo Kneipp ha detto: “Se avessi abbastanza soldi, comprerei tutto il caffè esistente in modo che non venga più piantato, per salvare i giovani”). Il caffè, il cui uso è diventato così diffuso negli ultimi tempi, è in gran parte responsabile del nervosismo della generazione di oggi. Lo stesso vale per il tè, ma è soprattutto l’alcol a provocare i danni più terribili al corpo e all’anima.
3. Il suicidio è generalmente commesso da uomini in miseria o peccato, che disperano dell’aiuto e della misericordia di Dio: spesso viene commesso anche da persone irresponsabili e quindi innocenti.
Fu spinto dall’estremo del pericolo che Saul, ferito e circondato da nemici, si gettò sulla punta della sua spada (I Re XXXI). Il carceriere di S. Paolo a Filippi, vedendo le porte della prigione aperte, si disperò e voleva uccidersi con la spada (Atti Ap. XVI, 27). Giuda si disperò per la gravità del suo crimine e si impiccò. (S. Matt. XXVII). La stampa riporta troppo spesso il suicidio di persone che hanno perso la loro fortuna in qualche bisca, come quella di Monaco, che sono state coinvolte in un amore colpevole, o che hanno commesso colpe per le quali temono una severa punizione. Nel nostro tempo, persone sfortunate si suicidano per sciocchezze. È vero che molti suicidi sono causati dalla follia, dalla pazzia e dalla nevrosi, da malattie nervose che tolgono la responsabilità. Bisogna quindi guardarsi dal giudicare temerariamente le tristi vittime del suicidio. Tuttavia, la causa principale e più frequente di questo crimine è la mancanza di religione, la mancanza di fede nella vita futura, in un Dio che aiuta gli sfortunati e perdona i peccatori pentiti. – L’aumento del numero di suicidi è proporzionale alla diminuzione delle convinzioni religiose; questo è un dato di fatto. – Già gli antichi consideravano questo crimine come disonorevole: tagliavano la mano con cui il suicida si era ucciso e la seppellivano separatamente (S. Isid.). La Chiesa ha rifiutato la sepoltura ecclesiastica, tranne che per coloro le cui facoltà mentali erano compromesse; ma anche questi sono sepolti con la minore solennità possibile. Questo rifiuto non è un’affermazione di dannazione, è solo un’espressione di orrore per questo fatto ed un mezzo per distogliere gli altri da esso. – L’uomo non è il proprietario ma solo il beneficiario della sua vita; solo Dio ne è il padrone, la dà e la toglie quando Egli vuole (Deut. XXXII, 39). Il suicidio è quindi un attacco impudente ai diritti di Dio, un disprezzo per Dio attraverso il rifiuto sprezzante del più prezioso dei suoi doni. Il suicidio è un furto ai danni di tutto il genere umano, al quale il criminale dovrebbe prima restituire tutto ciò che ha ricevuto da esso (Mons. Gaume); è anche un’ingiustizia nei confronti della famiglia, che viene gettata nel disonore e spesso nella miseria, una crudeltà inaudita verso se stessi ed un orribile scandalo. Il suicidio, dice Lattanzio, è un crimine più orribile dell’omicidio, che può almeno essere punito dalla società. Il suicidio non è quindi un atto di eroismo; al contrario, è un atto di viltà, come la diserzione di fronte al nemico nel sopportare le difficoltà della vita. Ogni Cristiano dovrebbe anche capire che il suicidio non porta alla felicità, né libera dai mali, ma che precipita nella vera miseria dell’inferno che è l’inferno. – La stampa mondana spesso giustifica il suicidio dicendo: X ha espiato la sua colpa con la morte: una massima empia, perché il suicidio non espia nulla, anzi, è solo un’altra colpa che si aggiunge alle altre!
4. È lecito, persino meritorio, sacrificare la propria salute o la propria vita, quando ciò è necessario per ottenere la vita eterna o per salvare la vita dell’anima o del corpo di un altro essere umano.
Piuttosto che peccare, i martiri hanno tutti preferito sacrificare la propria vita terrena per assicurarsi la vita eterna, come ha detto il Salvatore: “Chi conserva la propria vita la perderà, e chi perderà la sua vita per causa mia la troverà ” (Matteo X, 39). È secondo questa massima che Eleazar agì nell’Antico Testamento, come i 7 fratelli Maccabei; nel Nuovo Testamento hanno agito secondo questa massima San Lorenzo, San Maurizio, ecc. I missionari nei Paesi pagani vivono in perpetuo pericolo di morte e quasi tutti hanno la salute rovinata dal clima e dal lavoro: San Francesco Saverio, l’Apostolo delle Indie, era spesso così stanco per la predicazione e l’amministrazione del Battesimo che la sera non riusciva a parlare né a muovere le braccia. Tuttavia, i missionari al contrario, accumulano grandi meriti; lo stesso vale per i Sacerdoti, i medici e infermieri che visitano e curano persone con malattie contagiose. S. Luigi Gonzaga e S. Carlo Borromeo morirono di peste, che avevano contratto curando gli appestati. È consentito anche esporsi alla morte per un atto di soccorso, in caso di incendio, caduta in acqua, ecc.; per difendere il proprio Paese in caso di guerra. Gesù Cristo stesso ci ha dato l’esempio sacrificandosi sulla croce per la salvezza del mondo. – Un’anima ha un valore così grande che per salvarla è necessario sacrificare non solo i beni terreni, ma anche la propria vita (S. Vinc. de P.) Naturalmente, bisogna avere l’intenzione di compiere la buona azione e non approfittarne per suicidarsi, il che sarebbe un crimine: la morte non è voluta direttamente, è ammessa solo come conseguenza.