LA PREGHIERA DI PETIZIONE (8)

LA PREGHIERA DI PETIZIONE (8)i

P- B. LAR – RUCHE

LA PREGHIERA DI PETIZIONE (8)

OSSIA IL MEZZO Più INDISPENSABILOE E NELLO STESSO TEMPO INFALLIBILE PER IMPETRARE DADIO OGNI BENE E SOPRATTUTTO L’ETERNA SALVEZZA.

ISTITUTO MISSIONARIO PIA SOCIETA’ S. PAOLO

N. H., Roma, 15 maggio 1942, Sac. Dott. MUZZARELLI

Imprim., Alba 25 maggio 1942. Cn. P. Gianolio, Vic. Gen.

Tipogr. – Figlie di S. Paolo. – Alba – giugno – 1942.

12. — Ciò che si deve ritenere.

Da quanto ho detto fin qui vien dunque limpida e chiara la conclusione: Qualsiasi uomo retto e di cuor sincero (e chi non fosse ancor tale, può divenirlo per mezzo della preghiera) qualsiasi uomo, dico, il quale nelle tentazioni e nei pericoli di offender Dio, invoca sinceramente, istantemente e perseverantemente, di vero cuore e con piena fiducia il buon Padre che sta nei cieli, il divin Redentore Gesù, lo Spirito Santo od anche solo la gran Vergine Madre di Gesù e pur nostra tenerissima Madre celeste e nello stesso tempo tesoriera di tutte le grazie, otterrà infallibilmente non solo la possibilità di mantenersi fedele alla legge di Dio, ma la grazia di fare effettivamente ciò che è gradito al Signore. Per mezzo della coscienza, delle circostanze, di qualche buona persona, d’un avvenimento. d’un contrattempo, o per altra via (e se fosse necessario anche con un miracolo) il buon Dio, nel momento opportuno, gli suggerirà — secondo i casi — d’informarsi se ciò che sta per fare sia lecito o conveniente, di allontanarsi da quel luogo o da quella compagnia, di non andare per quella strada o a quel divertimento, di non fermarsi davanti a quelle figure, di gettar da parte quel libro, quel giornale o quella illustrazione, di vegliare su se stesso e su quanto lo attornia, di assoggettarsi a quel sacrificio, di rassegnarsi a quella sventura, ecc. ecc.; oppure il Signore stesso — che ha in mano tutto l’uomo — toccherà il suo cuore col timore d’una disgrazia o del disonore, col ricordargli vivamente i molti benefici fattigli, i perdoni concessigli, le misericordie usategli, od anche col rammentargli la felicità d’un’anima pura e giusta, coll’incutergli un salutare timore dei divini giudizi, col richiamargli le delizie del Paradiso, col prospettargli la possibilità d’una morte improvvisa, col ricordargli le pure e soavi gioie del giorno della sua prima Comunione, ecc. ecc. — ed egli, pur senza vedersi in alcun modo violentato e sentendosi invece soavemente e pur fortemente sostenuto ed aiutato, non potrà fare a meno di assecondare la buona ispirazione di compiere ciò che piace al Signore; e così eviterà di trasgredire il divin beneplacito e si salverà dal peccato e — non di rado — dall’imperfezione stessa; ed in seguito benedirà il Signore per essere stato così buono verso di lui. – Ecco qui ripeto ciò che scrive lo zelantissimo autore, « Vivere in Cristo » « Colla preghiera fatta colle dovute condizioni otteniamo certamente da Dio: non soltanto la grazia di poterci convertire, ma di convertirci davvero; non di poter schivare i peccati, ma di evitarli di fatto; non di poter essere casti, ma di esserlo davvero; non di poterci salvare, ma di andar in Paradiso di sicuro. Cioè la preghiera non solo ci implora la grazia, ma assicura in modo infallibile la nostra corrispondenza alla grazia del Signore ». E questo, perseverantemente. Scrive infatti lo stesso autore (che è il medesimo di Ut vitam habeant): « Colla preghiera (s’intende sempre che sia ben fatta) certissimamente si possono ottenere le grazie non solo sufficienti, ma efficaci, per perseverare nella grazia fino alla morte ». E cita il grande teologo P. Palmieri, che a sua volta dice: « È sentenza certa che il giusto possa impetrare, e in modo infallibile, la perseveranza finale, impetrare cioè che non gli manchino le grazie attuali efficaci, e che allora sia colto dalla morte, quando è in grazia di Dio; e perciò impetrare quel dono così grande della perseveranza finale, che è gratuito ». – Sicchè — sarebbe da dirsi — se il peccatore colla preghiera ottiene infallibilmente la grazia di convertirsi, cioè divenire giusto, e se il giusto a sua volta colla preghiera impetra infallibilmente la grazia di perseverare nel bene fino alla morte in modo da morire certamente in grazia di Dio, chi mai si dannerà più? Solo chi non prega. Eh, si! poichè « chi prega certamente si salva » (S. Alfonso) prima dal peccato mortale e poi dall’inferno. – Davvero bisogna riconoscere che le attestazioni da me riferite sono oltre ogni dire incoraggianti. Tuttavia, esse non dicono nulla di più e nulla di meglio di quanto, sull’autorità della parola di Dio, dei Santi Padri e dei migliori teologi, aveva sostenuto già due secoli addietro il gran Dottore della preghiera (Cosi fu definito da S. S. Pio XI IN un discorso del 20 settembre 1934.) S. Alfonso M. de’ Liguori nell’aureo suo libretto Del gran mezzo della preghiera. « Nell’ordine soprannaturale — egli sostiene — l’uomo è impotente ad ottenere colle sue forze l’eterna salute; ma il Signore per la sua bontà concede ad ognuno la grazia della preghiera, colla quale può impetrare tutte le altre grazie che gli bisognano per osservare i divini precetti e salvarsi ». – Quindi si deve bensì dire, raccomandare ed insistere che l’uomo debba opporsi con tutte le sue forze al male, istruirsi nelle verità della fede e nei Comandamenti, evitare le occasioni prossime di peccato, compiere più opere buone che gli sia possibile, mortificare le sue passioni e le sue cattive tendenze, reagire contro le tentazioni, ascoltare le prediche, meditare le massime eterne, rendersi esperto nel compiere i doveri del proprio stato, accostarsi con frequenza ai Ss. Sacramenti della Confessione e della Comunione, esercitarsi nelle opere di misericordia e compiere tutte quelle cose che ci sono in parte comandate da Dio, in parte suggerite dalla retta ragione e in parte raccomandate dai saggi e pratici maestri di spirito e dai Santi; ed i fedeli devono fare tutto il possibile per assecondare — ognuno nella propria condizione di vita — questi comandi, questi dettami e questi consigli; poiché « non si deve mai ritenersi abbastanza sicuri, dove va di mezzo l’eternità » (S. Agostino). Tuttavia, non potendo neppure i Cristiani adulti che si trovano in grazia santificante, compiere bene, perseverantemente e con merito nulla di tutto questo senza l’efficace aiuto di Dio, ed essendo d’altra parte certissimo che questo efficace aiuto non ci viene assicurato che dalla preghiera, ne vien di legittima conseguenza che la prima cosa alla quale dobbiamo soprattutto badare è quella di pregare e di far pregare molto e bene. Questo è della massima importanza a ritenersi. Ed anche questo è confermato dallo stesso autore di Ut vitam habeant, quando dice che « solo alla preghiera Dio ha promesso infallibilmente la grazia efficace, quella cioè a cui l’uomo di fatto corrisponde infallibilmente »: quell’autore che pur dice grandi fonti, anche di grazie attuali, i Sacramenti, come ancora le opere buone, i sacramentali, l’assistere e il far celebrare Ss. Messe, l’ascoltare la divina parola, la meditazione e la lettura spirituale, le disgrazie ecc. ecc. Il pio e forte autore, quando scrisse le parole da me riferite, ebbe certamente presente questa decisiva sentenza di S. Alfonso: « Gli altri segni (o mezzi) della nostra salvezza son tutti incerti e fallibili: ma che Dio esaudisca chi lo prega con confidenza è verità certa ed infallibile, come è infallibile che Dio non possa mancare alle sue promesse » (Del gran mezzo della preghiera). – Mi ripeto: lo so; ma lo faccio appositamente, perché soltanto se questo chiodo sarà penetrato profondamente e stabilmente nella nostra mente e nel nostro cuore in modo da formare in noi una vera e profonda convinzione dell’immensa efficacia e dell’assoluta necessità della preghiera, noi ci decideremo davvero a metter mano a quest’unico insurrogabile ed infallibile mezzo, che c’impetrerà da Dio quanto dobbiamo sopra ogni altra cosa ricercare: cioè il nostro progressivo miglioramento morale e spirituale per l’onore di Dio e per la nostra salvezza eterna. A scanso però di illusioni e di sorprese, mi credo in dovere di avvertire che forse a principio — per l’imperfezione delle nostre preghiere — non ne sperimenteremo tutta l’efficacia che desidereremmo (1Attenti specialmente alla presunzione, alla scarsa fiducia, alla poca perseveranza, al formalismo…). Ma s’insista in essa senza perdersi d’animo. « Quanto più l’uomo prega, tanto più, insensibilmente e senza accorgersi, ma in modo profondo e radicale, va rassomigliandosi a Dio. Fossero pur mondani i nostri affetti, a poco a poco il nostro cuore e i nostri pensieri si muteranno; ciò che prima ci ripugnava e riusciva duro e aspro, ci si renderà facile e soave; il mondo che ci trascinava dietro a sè perderà le sue attrattive; Dio solo e l’eternità diverranno per noi grandi e degni delle nostre aspirazioni » (P. Meschler). – Sì, è certo, certissimo che chi si rivolge di tutto cuore al buon Dio, a tempo opportuno sarà infallibilmente esaudito in ciò che riguarda la liberazione dai peccati e l’eterna salvezza. Dirò anzi di più. « Se non vogliamo dare una smentita alla parola di Gesù…, teniamo per certo che tutte le volte in cui abbiamo pregato bene, le nostre preghiere sono state esaudite, sebbene forse sembri che non abbiano avuto alcun risultato”(Ramière S. J.). Ma sì! « Se voi, pur essendo cattivi, sapete dare buoni doni ai vostri figliuoli, quanto maggiormente il Padre celeste darà cose buone e lo spirito buono a coloro che Glielo domandano » (Luc. XI, 13; Matt. 7, 11). No, non v’è alcun dubbio che il Signore esaudirà senza fallo tutti coloro che di vero cuore lo invocano. V’è di mezzo la sua parola. Ora — disse Gesù — « il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non verranno meno » (Matt. XXIV, 35). Ma se è così, che ci resta a fare? Una cosa sola: deciderci ad abbracciare la preghiera come la più importante, anzi l’indispensabile tavola di salvezza; e fin d’ora supplicare il buon Dio a concederci la grazia di pregare, di pregar bene.e di pregar sempre, specialmente quando siamo, in pericolo di cadere in peccato.

13. — La più grande leva delle grazie.

Ah, quanto è stato buono con noi il Signore! Egli nella preghiera ci ha dato un mezzo facilissimo e semplicissimo e quindi praticabile da tutti, anche dalle persone di più scarsa intelligenza, e perfino dai bambini. Ma guarda! È proprio per questa sua poca appariscenza che la preghiera è poco stimata, poco usata e perfin derisa e disprezzata dalle persone più autorevoli e più intelligenti secondo il mondo, dalle quali essa vien considerata come una cosa da donnicciole e da bambini. Oso tuttavia domandare: Se gli uomini coi propri mezzi naturali non potevano salvarsi, e se d’altra parte Iddio voleva davvero che tutti gli uomini si salvassero, non era forse Egli in certo modo obbligato ad offrire loro a tal uopo un mezzo accessibile a tutti, compresi i bambini, gl’ignoranti e i peccatori stessi? (Lo stesso dicasi di un altro grande mezzo che abbiamo per salvare l’anima nostra: l’ascoltare la parola di Dio, per assecondare il quale basta un po’ di buona volontà, il fare due passi per andar ad udire il predicatore o l’allungar la mano per prendere e aprire un libro che la riferisca. È poi questo — secondo S. Paolo —.il mezzo più indicato per eccitare e nutrire la nostra preghiera. Egli infatti scrisse: « Chiunque avrà invocato il nome del Signore, sarà salvo ». Però tosto soggiunge: « Ma come invocheranno uno in cui non han creduto? E come crederanno in uno di cui non hanno udito parlare? Come poi sentiranno parlare se non c’è chi predichi? E come poi predicheranno, se non vengono mandati i predicatori? (Rom. 10, 13-15). Dunque da quel poco che ho scritto intorno a quest’argomento, già si.può sufficientemente comprendere anche la necessità da una parte di ascoltare la parola di Dio e dall’altra di predicarla. C’è insomma l’ « Ascoltate, o genti, la parola di Dio, e c’è anche il «Guai a me se non predicherò!» (Ger. 31, 10; I Cor. 9, 16). Guardando però attorno a noi, dobbiamo vedere che, se i predicatori son molti e anche assai zelanti, gli uditori invece sono purtroppo assai. pochi, ed anche questi più desiderosi che essi terminino assai presto i loro sermoni, che di attendere a quanto essi van dicendo per il bene delle loro anime. Purtroppo, oggi più che mai il mondo segue i più stravaganti maestri, e non Si adatta a seguire chi insegna le più utili e sante verità spirituali. Ma dove andrà di questo passo?). Infatti, come mai avrebbero potuto riuscire a salvarsi tutti, se quel mezzo assolutamente necessario per raggiungere l’eterna salute fosse stato difficile ad individuarsi, difficile ad aversi e difficile ad adoperarsi? Ecco, dunque, il vero e tutto amoroso motivo per cui il primo e più necessario mezzo di salvezza doveva essere semplice, facile ed a portata di tutti gli uomini. Il buon Dio voleva che noi fossimo certi e sicuri della sua assistenza e del suo valido aiuto, affinché potessimo raggiungere il fine della creazione; ed eccoci così offerta la preghiera, di cui con movimenti di mani e con vagiti son capaci perfino i bambini lattanti, ed alla quale il Signore legò tutte le grazie di cui abbiamo bisogno. « Alla preghiera — disse quindi il grande Pontefice Pio XI — tutto è promesso, poiché il Signore si è proprio, per dir così, sbilanciato, ed ha promesso tutto quanto senza eccezione a questo mezzo che è il più facile ed alla portata di tutti » (Osservat. Rom; 7-8 – I – 1936). – Che cosa è infatti la preghiera? Essa è bensì « un colloquio col Signore » (Crisostomo), « un trattenimento ed una conversazione con Dio » (Nisseno), « una conversazione familiare e l’unione dell’uomo con Dio » (S. Giov. Climaco) « una elevazione della mente e del cuore a Dio, per la quale l’anima contempla, loda e ringrazia Dio » (A Lapide); ma in senso stretto e proprio essa è quella pia pratica colla quale l’anima si rivolge al Signore e « gli espone i suoi bisogni, i suoi desideri, i suoi voti, e gli domanda di esaudirli » (A Lapide). Ecco che. cosa è la vera preghiera. E non vedo affatto come essa possa essere confusa col semplice movimento meccanico delle labbra balbettanti suoni articolati che esprimono bensì cose in sè belle e sante, ma che son dette senza applicazione della mente e senza alcun affetto del cuore: opera della quale sarebbe pur capace un pappagallo e perfino un grammofono. Dunque, com’è facile scorgerlo, nella preghiera (qualunque essa sia) noi abbiamo — esplicita od implicita — la fede in Dio, la sottomissione a Lui, il riconoscimento della sua infinita provvidenza (potenza, sapienza e bontà), e la fiducia nel suo aiuto. V’è pure il riconoscimento e la manifestazione dei propri bisogni e delle proprie miserie. Ben a ragione quindi San Tommaso d’Aquino poteva scrivere: «Per la preghiera l’uomo dimostra riverenza a Dio, in quanto a Lui si sottomette; e, pregando riconosce di aver bisogno di Lui, come dell’Autore dei suoi beni » (Non meno esplicito a questo proposito è il Chaignon, il quale anche della preghiera di petizione, scrive: « La preghiera è l’anima della religione ed il gran mezzo. di salute dato agli uomini. Poiché con essa riconosciamo e confessiamo il nostro nulla, protestiamo di riconoscere Dio come arbitro di tutte le sorti, come potente a segno di darci — se vuole — quanto gli domandiamo, come tanto benigno da volerlo dare, se lo preghiamo. Pregando io confesso che non posso porgermi aiuto da me, nè aver un efficace soccorso dalle creature che mi circondano, ma che ardisco tutto aspettare dalla sua infinita potenza, dalla sua inesauribile bontà. Non viene Egli onorato come desidera con questo mio omaggio di dipendenza, di fiducia, e di amore? E quando io lo prego, non devo sperare tutto da Lui? »). – Ed ecco così colto e spiegato ancora il motivo per cui la preghiera è tanto efficace, come abbiam veduto e come avremo occasione di vedere anche in seguito. Non è quindi a meravigliarsi se i Santi ebbero tutti e sempre grandi parole di lode, di stima e d’ammirazione per la preghiera e ne esaltarono pure in tutti i toni l’immensa efficacia. S. Carlo Borromeo, p. es., dice che « la preghiera è il principio, il progresso e il compimento d’ogni virtù »; il Crisostomo afferma che essa « è un’arma capace di vincere tutti gli assalti dei demoni, è una difesa che ci rende immuni da qualsiasi pericolo, è un porto che ci salva da ogni tempesta, è un tesoro che ci provvede d’ogni bene »; pel Nisseno la preghiera è « la robustezza dei corpi, l’abbondanza e la ricchezza della casa »; e secondo S. Lorenzo Giustiniani « la preghiera placa lo sdegno di Dio che perdona a chi con umiltà lo prega, ottiene la grazia di tutto ciò che domanda, e supera tutte le forze dei nemici: insomma muta gli uomini ciechi in illuminati, i deboli in forti, i peccatori in santi ». Dunque « fin dove arriva l’efficacia della preghiera? Essa arriva fin dove si estende la necessità dell’uomo, e la potenza e misericordia di Dio: nulla eccettuato » (P. Meschler S.J.). Un concetto simile ha della preghiera anche il Ven. Prof. Contardo Ferrini: « Se ho un inizio di carattere — ei scrive — lo devo alla preghiera se i miei studi approdarono a qualcosa lo devo alle benedizioni della preghiera. Per l’efficacia consolatrice della preghiera io non perdo tempo nei teatri, nei caffè, nelle mille inutilità di una vita dissipata: la preghiera mi fa amare il raccoglimento, la solitudine, il lavoro». Si, ce ne sono tanti che — irretiti da sciocche consuetudini,— non sanno come fare per liberarsi dalle tante cianciafruscole che li tengono legati al mondo condannato da Gesù e che sono per loro delle vere occasioni di perditempo e di peccato. Orbene si raccomandino vivamente e sinceramente al Signore e alla Madonna, e sperimenteranno i mirabili effetti delle loro accorate suppliche. – E quanto ci eleva e ci nobilita la preghiera anche in mezzo al mondo! Infatti « datemi un uomo che proferisca di cuore queste parole “Sia santificato il tuo Nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà; dacci oggi il nostro pane quotidiano, perdonaci come noi perdoniamo non c’indurre in tentazione, liberaci dal male”; datemi un tal uomo, e non sarà possibile ch’egli non sia un buono e verace e leale cittadino, utile e decoroso alla famiglia e alla società. Non si prega così se non si è buoni o se non si ha il vivissimo desiderio di diventarlo » (Ven. Contardo Ferrini). – Ciò posto, se il Crisostomo osò dire che « niuno al mondo è potente quanto un uomo virtuoso che prega », e S. Agostino non esitò a definire « la preghiera la forza dell’uomo e la debolezza di Dio »; ben poteva anche il Toniolo asserire e ripromettersi che « la società sarà rigenerata solo dal santo che prega ». Insomma, di colui che prega noi possiamo dire quello che andavano dicendo di Gesù gli spettatori del miracolo: Chi è costui al quale obbediscono i venti e le onde? Le stesse sentenze di Dio sono infrante dalla preghiera » (A Lapide). Bisogna quindi dire che il Signore, quando ci comandò di pregare, dimostrò un immenso amore verso di noi; poiché c’insegnò ed indicò ciò che dovevamo fare per essere arricchiti di ogni bene tanto nell’ordine spirituale, come in quello morale, come pure in quello materiale. Ah, sì! quando Gesù ci fece le seguenti raccomandazioni « Domandate e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto… Bisogna sempre pregare e non mai desistere… Vegliate e pregate per non soccombere alla tentazione » (Matt. 7, 7; Luc. 18, 1; Matt. 16, 41), ci fece una divina carità. E quando il buon Dio ci fa ripetere quasi fino alla nausea: « Pregate senza intermissione… pregate con ogni sorta di istanze e di suppliche, in ogni tempo, vegliando e pregando senza tregua in ispirito per tutti… Pregate gli uni per gli altri affmché vi salviate… Voglio che gli uomini preghino in ogni luogo)) (I Tessal. V, 17; Efes. VI, 18; Giac. V, 16; I Tim. II, 8), è segno certo e sicuro che, per il bene che ci vuole, è disposto a darci generosamente i suoi eccellenti doni ed a concederci le sue più segnalate grazie. E non dobbiamo neppur pensare che Iddio voglia illuderci! – Ma qual è il nostro contegno di fronte alle tante assicurazioni che abbiamo da parte di Dio riguardo alla potenza ed all’efficacia della preghiera ben fatta? Ah! duole il dirlo: noi ci rassegniamo beatamente (vorrei dir: beotamente) ad esser sempre infelici e miseri in questo mondo, e — se non ci sarà un vero miracolo — infelicissimi e miserrimi per tutta l’eternità; e ciò unicamente perché non vogliamo adattarci a pregare. Lo dice molto bene anche un pio autore vivente. « Dio — egli scrive — ha legato la sua grazia a un mezzo facilissimo ed infallibile: la preghiera. E noi non abbiamo nè il tempo nè la voglia di pregare! » (Sac. G. Canale, Rett. del Semin. di Fossano). Proprio così!

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