I SERMONI DEL CURATO D’ARS: “SUI COMANDAMENTI DI DIO”

(Discorsi di s. G. B. M. VIANNEY Curato d’Ars – vol. II, 4° ed. Torino, Roma; Ed. Marietti, 1933)

Sui Comandamenti di Dio.

Diliges Dominum Deum tuum ex toto corde tuo.

(Deut. VI, 5).

Perché, Fratelli miei, il Signore ci fa un precetto di amarlo con tutto il nostro cuore, cioè senza restrizioni, e come egli stesso ci ha amati, con tutta l’anima nostra e con tutte le nostre forze; promettendoci una ricompensa eterna, se saremo fedeli, ed una eterna punizione se verremo meno? Per due ragioni:

1° per mostrarci la grandezza del suo amore;

2° per farci intendere che non possiamo essere felici se non amandolo, giacché in sostanza questo amore non consiste in altra cosa che nell’adempire i suoi comandamenti. Sì, F. M., se tanti mali ci opprimono in questo mondo è perché noi violiamo i comandamenti di Dio: poiché Egli stesso ci dice: “Se voi osserverete fedelmente i miei comandamenti io vi benedirò in mille maniere; ma se li trasgredirete, sarete maledetti in ogni opera vostra (Deuter. XXVIII)„ Perciò, F. M., se vogliam o essere felici in questo mondo, almeno per quanto è possibile l’esserlo, non abbiamo altro mezzo che osservare con fedeltà i comandamenti di Dio: all’incontro, finche ci allontaneremo dal sentiero che i suoi comandamenti ci hanno segnato saremo sempre infelici nell’anima e nel corpo, in questo mondo e nell’altro. Eccovi adunque ciò ch’io intendo dimostrarvi, F. M., che la nostra felicità è legata alla nostra fedeltà nell’osservare i comandamenti che Dio ci ha dati.

I . — Se apriamo i Libri santi, F. M., troviamo che tutti coloro che si fecero un dovere di osservare con esattezza quello che i comandamenti di Dio prescrivevano furono sempre felici; perché è certissimo che il buon Dio non abbandonerà mai chi fa tutto ciò ch’Egli comanda. Il nostro primo padre, Adamo, ce ne dà un bell’esempio. Finché restò fedele nell’osservare gli ordini del Signore, fu felice sotto ogni rapporto: il suo corpo, la sua anima, il suo spirito e tutti i suoi sensi non avevano altra aspirazione che Dio: gli angeli medesimi discendevano volentieri dal cielo per tenergli compagnia. Così avrebbe continuato il benessere dei nostri progenitori, se fossero stati fedeli ai loro obblighi: ma questa felicissima condizione non durò a lungo. Il demonio, invidioso di tale felicità, li rovinò ben presto, lasciandoli privi di tutti quei beni che dovevano durare per tutta l’eternità. Da quando sventuratamente trasgredirono i comandi del Signore, tutto andò a rovescio per loro: gli affanni, le malattie, il timore della morte, del giudizio e di un’altra vita infelice presero il posto della loro prima felicità: la loro vita non fu altro che una vita di lagrime e di dolori. Il Signore disse a Mosè: “Di’ al mio popolo che se esso è fedele nell’osservare i miei comandamenti, io lo colmerò di ogni benedizione: ma se osa trasgredirli, io l’opprimerò con ogni sorta di mali.„  (Drut. XXVIII). Il Signore disse ad Abramo: “Perché tu sei fedele nel custodire i miei comandi, io ti benedirò in tutto: io moltiplicherò i tuoi figli come i grani di sabbia che sono sulla riva del mare. Benedirò tutti coloro che ti benediranno: maledirò tutti coloro che ti malediranno: dalla tua schiatta nascerà il Salvatore del mondo.„ (Gen. XXII, 16). Egli fece dire al suo popolo quando stava per entrare nella terra promessa: « I popoli che abitano questa terra hanno commesso grandi peccati: perciò voglio scacciarli per mettervi al loro posto. Ma guardatevi bene dal violare i miei comandamenti. Se voi sarete fedeli nell’osservarli vi benedirò in tutto e dappertutto. – Quando sarete nei vostri campi, nelle vostre città e nelle vostre case, benedirò i vostri figli, i quali vi ameranno, vi rispetteranno, vi obbediranno e vi daranno ogni sorta di consolazioni. Benedirò i vostri frutti ed il vostro bestiame. Comanderò al cielo di darvi la pioggia a tempo opportuno, quanta ne occorrerà per innaffiare le vostre terre ed i vostri prati: tutto vi sarà favorevole „ In altro luogo, Egli dice loro: “Se custodirete fedelmente i miei comandi, io veglierò sempre alla vostra conservazione: voi starete senza timore nelle case vostre; impedirò alle bestie feroci di nuocervi, dormirete in pace e niente potrà turbarvi. Sarò sempre in mezzo a voi. Camminerò con voi. Sarò il vostro Dio, e voi sarete il mio popolo.„ (Lev. XXVI, 3-12). Più avanti dice a Mose: “Di’ al mio popolo che se osserva bene le mie leggi, io lo libererò da tutti i mali che lo affliggono. „ E lo Spirito Santo stesso ci dice: “che colui che ha la felicità di osservare esattamente i comandi del Signore è più felice che se possedesse tutte le ricchezze della terra. „ (Ps. CXVIII, 14). – Ditemi, avreste mai pensato che il buon Dio avesse tanto a cuore di farci osservare i suoi ordini, e che ci promettesse tante ricompense se saremo abbastanza fortunati di bene osservarli? Voi converrete dunque con me che dobbiamo far consistere tutta la nostra felicità nell’osservare fedelmente i suoi comandi. Per meglio convincervi, F. M., che trasgredendo gli ordini di Dio non possiamo essere che infelici, vedete quanto successe a Davide. Finché fu fedele nel camminare per la via che i comandi di Dio gli avevano tracciata, tutto andò bene per lui: era amato, rispettato ed ascoltato dai suoi vicini. Ma dal momento in cui volle lasciare l’osservanza dei comandamenti di Dio, allora la sua felicità finì, ed ogni sorta di mali gli piombarono addosso. Le inquietudini, i rimorsi della coscienza presero il posto di quella pace e di quella calma di cui godeva: le lagrime ed il dolore furono il suo pane di tutti i giorni. Un dì in cui egli piangeva e gemeva forte sui suoi peccati, gli si annunciò che suo figlio Ammone era stato pugnalato mentr’era ubbriaco dal fratello Assalonne (II Reg, XIII, 28). Assalonne cercò perfino di soppiantare il padre suo, di insidiargli la vita per regnare in sua vece, e Davide fu costretto a nascondersi nelle foreste per sfuggire la morte (ibid. 15). La peste gli tolse un numero quasi sterminato di sudditi (ibid. XXIV). Se andate più innanzi, vedete Salomone: finché fu fedele nell’osservare i comandi di Dio, egli era la meraviglia del mondo: la sua fama giungeva fino all’estremità della terra, e, voi lo sapete, la regina di Saba venne così da lontano per essere testimonio delle meraviglie che il Signore operava in lui (II Reg. X): ma noi vediamo che quando ebbe la disgrazia di non seguire più i comandi di Dio, tutto andò male per lui. (ibid. XI). Dopo tante prove tolto dalla sacra Scrittura, converrete con me, F. M., che tutti i nostri mali provengono da questo che non osserviamo fedelmente i comandamenti di Dio, e che se vogliamo sperare qualche felicità e qualche consolazione in questo mondo (almeno quanto è possibile averne, poiché questo mondo non è altro che un intreccio di mali e di dolori), il solo mezzo di procurarci questi beni è di fare tutto quello che potremo per piacere a Dio adempiendo quanto ci ordina coi suoi comandamenti. – Ma se passiamo dall’Antico Testamento al Nuovo, le promesse non sono men grandi. Al contrario, vediamo che Gesù Cristo ce le fa tutte pel cielo, perché niente di creato è capace di accontentare il cuore di un Cristiano, il quale non è fatto che per Iddio e che Dio solo può soddisfare [Fecisti nos ad te, et ìnquietum est cor nostrum donec requiescat in te – ci facesti per Te e perché il nostro cuore riposi in Te – (S. Agost. Conf. lib. II, c. 1). Gesù Cristo ci invitavivamente a disprezzare le cose di questomondo per attaccarci soltanto a quelle delcielo, le quali non finiscono mai. Si legge nelVangelo che trovandosi Gesù Cristo un giornocon alcuni che sembravano pensar solo ai bisognidel corpo, disse loro: “Non prendetevitroppa cura di ciò che mangerete e di ciò dicui vi vestirete.„ E per far meglio comprendereloro che è ben poca cosa ciò che riguardail corpo:  “Considerate, disse, i giglidel campo: essi non tessono e non hanno curadi sé; eppure il Padre vostro celeste pensa avestirli: io vi assicuro che Salomone in tutta lasua ricchezza e la sua potenza non fu mai cosìben vestito come uno di essi. Vedete altresìgli uccelli dell’aria, essi non seminano, némietono, né raccolgono nei granai, eppure ilPadre vostro celeste ha cura di nutrirli. Uomini di poca fede, non siete voi da più diessi? Cercate prima di tutto il regno di Dio;cioè osservate fedelmente i miei comandamenti: e tutto il resto vi sarà dato con abbondanza„. (Matth. VI, 25-53). Che cosa vogliono dire queste parole, F. M.?Che ad un Cristiano il quale cerca solo di piacerea Dio e salvar l’anima propria, non mancheràmai il necessario ai bisogni del corpo.—Ma, forse mi direte, non c’è nessuno che ci aiutiquando noi non abbiamo nulla. — Anzitutto, vi dirò che ogni cosa che noi abbiamo ci viene dalla bontà di Dio, e che da noi medesimi non abbiamo nulla. Ma ditemi, F. M., come volete che Dio faccia miracoli per noi? Forse perché alcuno osa spingere la propria incredulità ed empietà fino a voler credere che Dio non esiste, cioè che non vi è Dio; forse perché altri meno empì, senza esser perciò meno colpevoli, dicono che Dio non si cura di quanto avviene sulla terra, e non si dà pensiero di cose tanto piccole? o forse perché altri non vogliono ammettere che questa grande Provvidenza dipende dall’osservanza dei comandamenti di Dio, e quindi contano appena sul loro lavoro e sulla loro fatica? Questo mi sarebbe assai facile dimostrar velo col vostro lavoro della domenica, che prova ad evidenza che non fate alcun assegnamento su Dio, ma solo su di voi e sulle vostre fatiche. Vi sono però taluni che credono a questa grande Provvidenza, ma le oppongono |una barriera in superabile coi loro peccati. Volete voi, F. M., toccar con mano la grandezza della bontà di Dio verso Je sue creature? Procurate di osservare con esattezza! “tutto quanto vi ordinano i suoi comandamenti, e sarete meravigliati di vedere come Dio si prende cura di coloro che non cercano altro che di piacergli. Se ne volete le prove, F. M. aprite i Libri santi, e ne sarete perfettamente convinti. Leggiamo nella S. Scrittura che il profetaElia fuggendo la persecuzione della regina Gezabele, si nascose in un bosco. Il Signore lo lascerà morir di fame, là, sprovvisto d’ogni soccorso umano? No, di certo, F. M., il Signore dall’alto de’ cieli non toglie lo sguardo dal suo servo fedele. Quindi gli manda un Angelo celeste per consolarlo e portargli quanto gli occorre per nutrirsi (II Reg. XIX). Vedete la cura che ha il Signore di nutrire la vedova di Sarepta. Egli dice al suo Profeta: Va a trovare quella buona vedova, che mi serve ed osserva con fedeltà i miei comandamenti: tu moltiplicherai la sua farina, perché non abbia a soffrire la fame.„ (ibed. XVII, 14) Vedete come ordina all’altro profeta Abacuc di portar da mangiare ai tre fanciulli che erano stati settati nella fornace di Babilonia (Il profeta Abacuc fu mandato non ai tre fanciulli che erano nella fornace di Babilonia, ma bensì a Daniele chiuso nella fossa dei leoni. Dan. XIV, 38). Se passate dall’antica alla nuova Legge, le meraviglie che il buon Dio opera per coloro che osservano i suoi comandamenti non sono meno grandi. Vedete come Egli nutre migliaia di persone con cinque pani e due pesci (Matt. XIV, 19): e lo si comprende; costoro cercavano anzitutto il regno di Dio e la salute delle loro anime seguendo Gesù Cristo. — Vedete come si prende cura dì nutrire S. Paolo eremita, per quarant’anni, servendosi d’un corvo: prova ben chiara questa che Dio non perde mai di vista chi lo ama per fornirlo del necessario. Quando S. Antonio andò a trovare S. Paolo Dio mandò doppia quantità di cibo (Vita dei Padri del deserto, t. I, pag. 21). O mio Dio! Quanto amate quelli che vi amano! quanto avete paura che abbiano a soffrire! Ditemi, F. M., chi comandò al cane di portare ogni giorno la piccola provvista a S. Rocco nel bosco? Chi ordinò alla capra di offrire tutti i giorni il suo latte al bambino di Genoveffa di Brabante nella sua solitudine? Non è forse, F. M., il Signore? E perché, F. M., Dio si prende tanta cura di nutrire tutti questi santi, se non perché erano fedeli nell’osservanza di tutti i comandamenti che Egli ha dato? Sì, F. M., possiamo dire che i santi facevano consistere tutta la loro felicità nell’osservanza dei comandamenti di Dio, e che avrebbero sofferto ogni sorta di tormenti, piuttosto che violarli: possiamo dire altresì che tutti i martiri furono tali perché non vollero trasgredire i comandamenti di Dio. Infatti, domandate a S. Regina perché sopportò tanti tormenti, il più acerbo dei quali fu che suo padre le era carnefice? Carnefice crudele che la fece appendere pei capelli ad un albero, e percuotere con verghe finché il suo povero corpicciuolo innocente fu tutto una piaga. Dopo queste crudeltà, che fecero fremere persino i pagani presenti, la fece condurre in prigione, nella speranza che si piegherebbe ai suoi voleri. Vedendola irremovibile, la fece ricondurre presso lo stesso albero, e fattala come la prima volta attaccare pei capelli, ordinò che fosse scorticata viva. Quando la pelle fu staccata dal suo corpo, la fece gettare in una caldaia d’olio bollente, dove senza pietà alcuna la osserva abbrustolire. Mi domandate, F. M., perché sopportò ella tante crudeltà? Ah! eccolo. Perché non volle trasgredire il sesto comandamento di Dio, che proibisce ogni impurità. (Ribadeneira, Vita di s. Regina Martire e Vergine, 7 sett.)  — Perché la casta Susanna, non volle acconsentire ai desiderii di due vecchi infami, preferendo piuttosto la morte? (Dan. XIII) Non fu per la medesima ragione? Perché il casto Giuseppe fu screditato, calunniato presso Putifar, suo padrone, e messo in prigione (Gen. XXXIX)? non fu ancora per lo stesso motivo ? Perché S. Lorenzo si lasciò stendere sopra i carboni accesi? Non fu perché non volle trasgredire il primo comandamento della legge di Dio, che ci ordina di adorare Dio solo e di amarlo più di noi stessi? Sì, F. M., se noi scorriamo un po’ i libri che contengono gli atti dei santi, troviamo gli esempi meravigliosi della fedeltà loro nell’osservare i comandamenti di Dio, e vediamo che essi, piuttosto che mancavi preferirono soffrire tutto quanto i carnefici poterono inventare.Leggiamo nella storia dei martiri del Giappone che l’imperatore fece arrestare in una sol volta 24 Cristiani a cui si fece quanto poté suggerire la rabbia dei pagani. I martiri si dicevano a. vicenda: “Badiamo di non violare i comandamenti di Dio per obbedire all’imperatore, facciamoci coraggio; il cielo vale bene alcune sofferenze che durano pochi istanti; speriamo fermamente, ed il buon Dio, pel quale vogliamo soffrire, non ci abbandonerà. ,, Quando furono condotti al luogo dell’interrogatorio, colui che ve li aveva guidati, facendo l’appello e credendo che mancasse alcuno, gridò ad aita voce: “Matteo, dov’è Matteo? „ Un soldato che da lungo tempo desiderava dichiararsi Cristiano, esclamò: “Eccomi, del resto che importa l’individuo? Anch’io mi chiamo Matteo e sono Cristiano  come l’altro. „ Il giudice infuriato gli domandò se diceva sul serio. ” Sì, rispose il soldato, da molto tempo professo la religione cristiana e spero di non lasciarla: io non desideravo che il momento di professarla pubblicamente.„ Subito il giudice lo fece mettere nel numero dei martiri. Egli ne fu così contento che spirò di gioia, prima di morire fra i tormenti. Nel numero di quei martiri vi era un fanciullo di dieci anni. Il giudice vedendolo così giovane non volle per un po’ iscriverlo tra quelli che dovevano morire per Gesù Cristo. Il fanciullo era inconsolabile nel vedersi privato di sì grande fortuna: protestò così energicamente che mai avrebbe mutato pensiero e che sarebbe morto nella sua religione, e tanto fece che obbligò, per così dire, il giudice a metterlo nel numero dei martiri. Ne provò allora tanta gioia che sembrava fuori di sé: voleva sempre essere il primo, rispondere sempre per tutti: avrebbe voluto avere il cuore di tutti gli uomini per sacrificarli tutti a Gesù Cristo. Un signore pagano, avendo saputo che il fanciullo era destinato a morire con gli altri Cristiani, ne fu mosso a compassione. Andò egli stesso dall’imperatore per pregarlo di aver pietà del fanciullo, dicendo ch’egli non sapeva ciò che si facesse. Il fanciullo, che l’intese, si voltò a lui, dicendogli: “Signore, tenete per voi la vostra compassione: pensate invece a farvi battezzare ed a far penitenza, se no andrete ad abbruciare coi demoni. „ Questo signore, vedendolo così risoluto a morire, lo lasciò i n pace. Il fanciullo, trovandosi presente quando fu letta la sentenza che ordinava fossero loro tagliate le orecchie ed il naso, e venissero condotti su carri attraverso la città per ispirare maggior orrore per la religione cristiana, e perché i pagani li colmassero di ingiurie, ne provò tanta gioia che sembrava gli fosse stato annunciato il possesso di un regno. Gli stessi pagani erano sorpresi che un ragazzo così giovane avesse tanto coraggio, e provasse tanta gioia di morire pel suo Dio. Essendo venuti i carnefici per eseguire gli ordini dell’imperatore, tutti quei santi martiri si presentarono per farsi mutilare con tanta tranquillità e gioia, come se fossero stati condotti ad un festino. Si lasciarono tagliare il naso e le orecchie con la stessa calma come se avessero loro reciso un lembo di vestito. Il loro povero corpo era coperto di sangue e metteva orrore anche ai pagani presenti, che di tanto in tanto si udivano gridare: “Oh! quale crudeltà! quale ingiustizia far tanto soffrire chi non ha fatto alcun male! Vedete, si dicevano gli uni gli altri, vedete qual coraggio dà loro la religione che professano. „ Ogni volta che venivano interrogati rispondevano soltanto che erano Cristiani; che sapevano di dover soffrire e morire, ma giammai avrebbero trasgrediti i comandamenti del loro Dio, perché facevano consistere tutta la loro felicità nell’esservi fedeli. Ahimè! poveri martiri! Condotti per la città su carri, il loro corpo era tutto grondante sangue: le pietre ne erano macchiate, e la terra pure tutta irrorata del sangue che colava in abbondanza dalle loro ferite. Poiché la loro sentenza li condannava a morire crocifissi, colui che li aveva condotti la prima volta ne fece la ricognizione. Ciò che lo commosse assai fu la vista di quel fanciullo di dieci anni. Gli si avvicinò dicendogli: “Figliuol mio, sei ben giovane; è troppo duro morire in età così tenera: se vuoi, m’incarico io di ottenere per te la grazia presso l’imperatore ed anche una grande ricompensa.„ Il fanciullo, sentendolo così parlare, sorrise, dicendogli che lo ringraziava tanto: ma che conservasse tutte per sé le sue ricompense, giacché egli non poteva sperarne per l’altra vita: per conto suo egli disprezzava tutto ciò come cosa troppo da poco; il solo suo timore era di non avere la fortuna di morire, anch’egli come gli altri martiri, per Gesù Cristo. — La madre sua, presente a tutto era inconsolabile, sebbene cristiana, di vedere il figliuol suo morire sulla croce. Il fanciullo, vedendola così desolata, la chiamò vicino, dicendole ch’era poco edificante che una madre cristiana piangesse tanto la morte di un figlio martire, come se non conoscesse tutto il valore di un tal sacrificio: avrebbe anzi dovuto incoraggiarlo e ringraziare il buon Dio di sì grande favore. Questo figlio di benedizione, un momento prima di morire, disse cose così belle e commoventi sulla felicità di coloro che muoiono per Gesù Cristo, che i pagani al pari dei Cristiani piangevano tutti. Quando s’avvicinò alla croce, prima di esservi appeso l’abbracciò, la baciò, la bagnò di lagrime, tanta era la gioia che sentiva sapendo che davvero stava per morire pel suo Dio. Quando furono tutti confitti sulle croci s’intese un coro di Angeli che cantavano Laudate, pueri, Domìnum nella loro musica celeste: e li udirono pure tutti i pagani. Quale spettacolo! F. M., il cielo ammirato! la terra meravigliata! gli astanti piangenti, ed i martiri giubilanti perché abbandonano la terra, cioè tutte le sofferenze e le miserie della vita, per andare a prendere possesso d’una felicità che durerà quanto Dio stesso, eternamente. Ebbene! F. M., ditemi: chi indusse questi martiri a perseverar tanto nei patimenti? Non fu perché non vollero venir meno ai comandamenti di Dio? Qual vergogna per noi, F. M., quando Gesù Cristo ci confronterà con loro! noi che sì spesso un semplice rispetto umano, un maledetto che cosa si dirà? ci fa arrossire, o piuttosto ci fa sconfessare d’esser Cristiani per metterci nel numero dei rinnegati.

II. — Ma esaminiamo la cosa un po’ più da vicino, F. M., e vedremo che se il buon Dio ci ordina di osservare fedelmente i suoi comandamenti, questo Egli fa solo per nostro bene. Ci dice Egli stesso che sono facili da adempiere (Joan. V, 3), e che se li osserviamo vi troveremo la pace delle anime nostre (Ps. CXVIII, 165). Se nel primo comandamento Dio ci ordina di amarlo, di pregarlo e di non attaccarci che a Lui, e se dobbiamo pregarlo sera e mattina e spesso durante la giornata, ditemi, F. M., non è questa la più grande delle fortune per noi, che il buon Dio ci. permetta di presentarci tutte le mattine davanti a Lui, per domandargli le grazie che ci sono necessarie per passare santamente la giornata? Non è un favore che ci fa? e questo favore che Dio ci fa ogni mattina, non rende tutte le nostre azioni meritorie pel cielo? non fa sì che le troviamo meno dure? Se questo medesimo comandamento ci ordina di amare Dio solo e di amarlo con tutto il nostro cuore, non è perché sa che Egli solo può contentarci e renderci felici in questo mondo? Vedete una casa ove non si vive che per Iddio: non è un piccolo paradiso? Convenite dunque con me, F. M., che questo precetto è davvero dolce e consolante per chi ha la fortuna d’osservarlo con fedeltà. Se passiamo al secondo, che ci proibisce ogni giuramento, ogni bestemmia, ogni imprecazione e maledizione e qualsiasi sfogo di collera, raccomandandoci la dolcezza, la carità e la cortesia con tutti quelli che ci avvicinano, ditemi, F. M., chi sono i più felici: coloro che si lasciano andare a questi eccessi di collera, di furore e di maledizioni, o coloro che in tutto ciò che fanno o dicono, mostrano padronanza del loro spirito, e si studiano continuamente di fare la volontà degli altri? Vediamo pertanto che questo comandamento contribuisce a render felici noi e quelli che vivono con noi. – Se veniamo al terzo, che ci ordina di santificare la Domenica, lasciando ogni lavoro servile per non occuparci che di ciò che riguarda il servizio di Dio e la salute dell’anima nostra, ditemi, F. M., non è esso pure pel nostro bene? giacché cessando di lavorare per questo mondo, che è nulla e nel quale viviamo brevissimo tempo, e consacrandoci alla preghiera e a fare opere buone, accumuliamo pel cielo un tesoro che non perderemo mai, e attiriamo sul lavoro di tutta la settimana ogni sorta di benedizioni? Non è questo un mezzo per la nostra felicità? Questo medesimo comandamento ci ordina altresì di impiegare questo santo giorno a piangere i nostri peccati della settimana, purificarcene con la virtù dei Sacramenti: e non è questo, F. M.,s forzarci, per così dire, a cercare il nostro bene, la nostra beatitudine, la nostra felicità eterna? Non siamo noi più contenti quando abbiamo passato bene il santo giorno di Domenica occupati a pregare Iddio, che non se avessimo avuto la disgrazia di passarlo nei piaceri, nei giuochi e nei disordini? Il terzo comandamento adunque non è che consolante e vantaggioso per noi. – Se passiamo al quarto, che ordina ai figli di onorare i loro genitori, di amarli, rispettarli, aiutarli e procurar loro tutto il bene che possono; ditemi: non è questa una cosa giusta e ragionevole? I genitori hanno fatto tanto per i loro figli! non è ragionevole che questi li amino, e diano loro tutte le consolazioni possibili? Se questo comandamento fosse ben osservato, le famiglie non sarebbero un piccolo paradiso pel rispetto, l’amore che i figli avrebbero per i loro genitori? E se questo medesimo comandamento ordina ai genitori d’aver cura delle anime dei loro figli, e dice loro che un giorno ne renderanno conto rigoroso, non è questa una cosa giusta, poiché queste anime hanno costato tanto a Gesù Cristo per salvarle, ed esse saranno la gioia e la gloria dei genitori durante tutta l’eternità? Se questo medesimo comandamento ordina ai padroni ed alle padrone d’aver gran cura dei loro dipendenti, di considerarli come loro figli, questi padroni non devono stimarsi felici di poter favorire la salvezza di anime che hanno costato tanti tormenti ad un Dio fattosi uomo per noi? Dirò ancor di più, F. M., se questo comandamento fosse bene osservato, il cielo non discenderebbe sulla terra per la pace e felicità che vi si godrebbe? – Venendo poi al quinto, che ci proibisce di danneggiare il nostro prossimo nei suoi beni, nella riputazione e nella persona, non è cosa più che giusta, poiché dobbiamo amarlo come noi stessi; ed una cosa insieme assai vantaggiosa per noi, poiché Gesù Cristo ci dice che mai chi detiene roba d’altri entrerà in cielo? Voi vedete che questo comandamento non ha niente di duro, poiché con esso ci assicuriamo il cielo. – Se passiamo al sesto comandamento, che ci proibisce ogni impurità nei pensieri, nei desiderii e nelle azioni: non è per la nostra pace e felicità che il buon Dio ci proibisce tutte queste cose? Se abbiamo la disgrazia di abbandonarci a qualcuno di questi infami peccati, la nostra povera anima non è come in un inferno? non ne siete voi tormentato giorno e notte? D’altra parte, il vostro corpo e l’anima vostra non sono destinati ad essere la dimora della Ss. Trinità, non debbono, aggiungo, passare l’eternità con gli Angeli, vicino a Gesù Cristo che è la stessa purità? Vedete adunque che questo comandamento non ci è dato che pel nostro bene e per la nostra felicità anche in questo mondo? Se il buon Dio ci dice, F. M., per la bocca della sua Chiesa: “Vi  comando di non lasciar passare più di un anno senza confessarvi, „ ditemi: questo comandamento non ci mostra la grandezza dell’amor di Dio per noi? Ditemi: quand’anche la Chiesa non avesse fatto questo precetto, si può viver tranquilli col peccato nel cuore ed il cielo chiuso per noi, esposti a piombare ad ogni istante nell’inferno? Se il buon Dio ci comanda di accostarci a riceverlo a Pasqua, ahimè! F. M., può forse un’anima vivere, cibandosi una volta sola all’anno? Mio Dio, quanto poco conosciamo il nostro bene, il nostro interesse! – Se la Chiesa ci ordina di non mangiar carne, di digiunare in certi giorni, è forse una cosa ingiusta, mentre, peccatori come siamo, dobbiamo necessariamente far penitenza in questo mondo o nell’altro? E non è questo un cambiare con piccole pene o privazioni i tormenti ben più rigorosi dell’altra vita? Non converrete dunque con me, F. M., che se il buon Dio ci ha fatto dei comandamenti e ci obbliga di osservarli, non è che per renderci felici in questo mondo e nell’altro? Di modo che, F. M., se vogliamo sperare delle consolazioni e dei conforti nelle nostre miserie, non le troveremo che osservando con fedeltà gli ordini di Dio: e finché li violeremo, saremo infelici, anche in questo mondo. Sì, F. M., quand’anche alcuno fosse padrone di mezzo mondo, se non fa consistere tutta la sua felicità nel ben osservare i comandamenti di Dio, egli non sarà che uno sventurato. – Vedete, F . M., quale dei due era più felice: S. Antonio nel deserto, datosi a tutti i rigori della penitenza, o Voltaire con tutti i suoi beni e piaceri, come dice san Luca, nell’abbondanza e nella crapula (Luc. XXI, 34). S. Antonio vive felice, muore contento, ed ora gode una felicità che non finirà mai più: mentre l’altro vive infelice con tutti i suoi beni, muore disperato ed ora, secondo ogni apparenza, senza volerlo giudicare, soffre qual riprovato. Perché, F. M., questa grande differenza? Perché l’uno fa consistere tutta la sua felicità nell’osservare fedelmente la legge di Dio, e l’altro mette tutte le sue cure nel violarla, e farla disprezzare: l’uno nella povertà è contento, l’altro nell’abbondanza è miserabile: il che ci mostra, F. M., che Dio solo e nessun’altra cosa può farci paghi. Vedete la felicità che godiamo se osserviamo fedelmente i comandamenti di Dio; poiché leggiamo nell’Evangelo che Gesù Cristo disse: “Chi osserva i miei comandamenti mi ama, echi mi ama sarà amato dal Padre mio: noi verremo a lui e in lui porremo la nostra dimora. „ (Giov. XIV, 23). Vi può essere fortuna più grande, egrazia più preziosa? osservando i comandamenti di Dio, attiriamo in noi tutto il cielo. Il santo re Davide aveva ben ragione d’esclamare: “O mio Dio, quanto sono felici coloro che vi servono!„ (Ps. CXVIII, 1). Vedete inoltre come Dio benedice le case di coloro che osservano le sue leggi. Leggiamo nell’Evangelo che il padre e la madre di S. Giovanni Battista osservavano i comandamenti cosi perfettamente che nessuno poteva rimproverar loro il minimo fallo (Luc. I, 6): perciò Dio in ricompensa diede loro un figliuolo che fu il più grande di tutti i Profeti. Un Angelo venne dal cielo per annunciar loro la lieta novella: l’eterno Padre gli diede il nome di Giovanni, che vuol dire, figlio di benedizione e di felicità. Appena Gesù Cristo fu concepito nel seno di Maria, andò in persona in quella casa, per spandervi ogni sorta di benedizioni. Santificò il bambino prima ancora che fosse nato, e riempì il padre e la madre di Spirito Santo. (Luc. I, 39). Volete, F. M., che il buon Dio vi visiti e vi colmi di ogni benedizione? procurate di mettere ogni vostra cura nell’osservare i comandamenti di Dio, e tutto andrà bene in casa vostra. – Leggiamo nel Vangelo che un giovane domandò a Gesù Cristo che cosa dovesse fare per avere la vita eterna. Il Salvatore gli rispose: “Se vuoi avere la vita eterna, osserva con fedeltà i miei comandamenti.„ (Matt. XIV, 19). Nostro Signore trattenendosi un giorno coi suoi discepoli sulla felicità dell’altra vita disse che è assai stretta la strada che conduce al cielo, che ben pochi la cercano davvero, e, fra quelli che la trovano, ben pochi la seguono. “Non tutti quelli che dicono: Signore, Signore, saranno salvi, ma solo quelli che fanno la volontà del Padre mio, custodendo i miei comandamenti. Molti diranno nel giorno del giudizio: “Signore, noi abbiamo profetato in vostro nome, abbiamo scacciato i demoni dal corpo degli ossessi, ed abbiamo fatto grandi miracoli.„ Ed io risponderò loro: “Ritiratevi da me, artefici d’iniquità. Voi avete fatto grandi cose: ma non avete osservato i miei comandamenti: non vi conosco.„ (Matt., VII, 14-23) Gesù Cristo disse al discepolo prediletto: “Sii fedele fino alla fine, e ti darò la corona di gloria.„ (Apoc. II, 10). Vedete dunque, F. M., che la nostra salute è assolutamente attaccata ai comandamenti di Dio. Se vi agita il dubbio intorno alla vostra salvezza, prendete i comandamenti di Dio, e confrontateli colla vostra condotta. Se vedete che camminate per la via che essi vi hanno tracciata, non pensate ad altro che a perseverare: ma se vivete in maniera affatto opposta, avete ragione di inquietarvi; voi vi dannerete senza fallo. (Prov. XV, 15).[S. Girolamo. Risposta ad una domanda che gli rivolse una dama romana per sapere se si sarebbe salvata – Nota del Beato).

III. — Se vogliamo avere la pace dell’anima dobbiamo osservare i comandamenti di Dio, perché lo Spirito Santo ci dice che chi ha la coscienza pura è come in una festa continua. (Act. XXVI, 29). È certissimo, F. M., che chi vive secondo le leggi di Dio è sempre contento, e di più nulla lo può turbare. S. Paolo (II Cor. VII, 14) 3 ci dice che era più felice e contento nella sua prigione, tra i suoi patimenti, le sue penitenze e la sua povertà, che i suoi carnefici nella libertà, nell’abbondanza e nelle gozzoviglie: che la sua anima era piena di tanta gioia e consolazione, che traboccava da ogni parte. S. Monica ci dice d’aver vissuto sempre contenta, sebbene fosse frequentemente maltrattata da suo marito, che era pagano. (S. Aug. Conf. IX, IX). S. Giovanni della Croce dice di aver passato i giorni più felici di sua vita proprio quando aveva maggiormente sofferto. ” Ma, al contrario, dice il profeta Isaia, chi non vive secondo le leggi del Signore non sarà né contento né felice. La sua coscienza sarà simile ad un mare agitato da furiosa tempesta, le inquietudini ed i rimorsi lo seguiranno dappertutto.„ Se costoro vi dicono che sono in pace, non credete, mentiscono, perché il peccatore non avrà mai pace (Isa. LVII, 20). Vedetene la prova, F. M., in Caino. Dacché ebbe la sventura di uccidere il fratello Abele, il suo peccato f u per tutta la vita il carnefice dell’anima sua, non l’abbandonò mai sino alla morte, per trascinarlo poi nell’inferno (Gen. IV, 14). Vedete i fratelli di Giuseppe (Gen. XLII). Vedete anche Giuda: dopo aver venduto il suo divin Maestro, si sentì così tormentato dai rimorsi, che s’appiccò ad un fico; tanto gli pesava la vita (Matt. XXV, 5). Leggiamo nella storia che un giovane in un eccesso di furore, uccise il padre suo. Il suo peccato non gli die’ più pace né dì né notte. Gli sembrava udir suo padre gridargli: “Ah! figlio mio, perché mi hai tu ucciso?„ Andò egli stesso a denunciarsi perché lo facessero morire, pensando che l’inferno non sarebbe stato più duro di quel rimorso. Ahimè! F. M., se abbiamo la disgrazia di non osservare i comandamenti di Dio, mai saremo contenti, anche possedendo le maggiori ricchezze. Vedete Salomone, ecc. Ma, cosa strana, F. M., l’uomo può ben essere tormentato dai rimorsi e conoscere i rimedi che occorrono per avere la pace col suo Dio e con se stesso; egli preferisce cominciare quaggiù il suo inferno, piuttosto che ricorrere ai rimedi che Gesù Cristo gli ha preparato. Siete ben infelice, amico mio, ma perché volete restare in questo stato ? Ritornate a Gesù Cristo, e ritroverete quella pace dell’anima, (Matt. XI, 29). che i vostri peccati vi hanno rapita.

IV. — Dico inoltre, F. M., che se non osserviamo i comandamenti della legge di Dio saremo infelici per tutti i giorni di nostra vita. Vedetene la prova in Adamo. Dopo il peccato il Signore gli disse: “Poiché tu hai violata la mia legge, la terra sarà maledetta per te, non produrrà da sola che triboli e spine. Mangerai il tuo pane col sudore della tua fronte, e questo per tutti i giorni di tua vita.„ (Gen. III, 17-19) Vedete Caino: il Signore gli disse: ” Caino, il sangue di tuo fratello grida vendetta; andrai errante, vagabondo, fuggitivo per tutti i giorni di tua vita (Gen. IV, 10-12).„ Vedete altresì Saul … Sicché, F. M., dall’istante in cui cessiamo di eseguire ciò che i comandamenti di Dio impongono, dobbiamo aspettarci ogni sorta di mali spirituali e temporali. Padri e madri, volete voi esser felici? Cominciate ad osservar bene i comandamenti della legge di Dio voi stessi, per poter offrirvi come modelli ai vostri figli ed aver sempre diritto di dir loro: “Fate come me. „ Se volete che facciano bene la loro preghiera, datene ad essi l’esempio. Volete che siano raccolti e devoti in chiesa? Datene loro l’esempio: teneteli al vostro fianco. Volete che osservino il santo giorno di Domenica? cominciate a santificarlo voi stessi. Volete che siano caritatevoli? siatelo voi anzi tutto. Ahimè! F. M.; se tanti mali ci opprimono, cerchiamone la ragione soltanto nella moltitudine dei peccati che commettiamo, trasgredendo i comandamenti di Dio. Compiangiamo, F. M., quelli che verranno alcuni secoli dopo di noi. Ahimè, lo stato di cose sarà peggiore, peggiore assai! Vogliamo, F. M., che Dio cessi di castigarci? cessiamo di offenderlo: facciamo come i santi che hanno tutto sacrificato piuttosto che violare le sue sante leggi. Vedete S. Bartolomeo e S. Regina che furono scorticati vivi per non aver voluto offender Dio. Vedete S. Pietro e S. Andrea che furono confitti ad una croce. Vedete quelle turbe di martiri che hanno sopportato mille tormenti per non trasgredire i comandamenti. Vedete tutte le lotte che hanno sostenuto i santi Padri del deserto contro il demonio e le loro inclinazioni. Trovandosi S. Francesco d’Assisi su d’una montagna a pregare, gli abitanti dei dintorni vennero a supplicarlo di liberarli colle sue preghiere da una quantità di belve feroci che divoravano tutto ciò che essi possedevano. Il santo disse loro: “Figli miei, tutto questo deriva dall’aver voi violato i comandamenti della legge di Dio: ritornate a Dio e sarete liberati.„ Infatti, appena ebbero cambiato vita, furono liberati. Parimente, finendo, dico che se vogliamo che i nostri mali spirituali e temporali finiscano, dobbiamo cessare di offendere Dio: di trasgredire i suoi comandamenti. Cessate, F. M., di dare il cuore, lo spirito e fors’anche il corpo all’impurità. Cessate di frequentare i giuochi, le osterie, i luoghi di divertimento. Cessate il lavoro in Domenica. Cessiamo di star lontani dai Sacramenti. Cessiamo, F. M., di considerare cosa da nulla il violare le leggi del digiuno e dell’astinenza: abbandoniamo la via che seguono i pagani, ai quali i comandamenti sono ignoti. Cerchiamo il nostro vero benessere, che non può trovarsi che in Dio solo, osservando fedelmente i suoi precetti. Cessiamo, F. M., di faticare a prepararci la nostra sventura per tutta l’eternità. Ritorniamo a Dio, ricordiamoci che siamo Cristiani e che, per conseguenza, dobbiamo combattere le nostre inclinazioni cattive ed il demonio, fuggire il mondo ed i suoi piaceri, vivere nelle lagrime, nella penitenza ed umiltà. Diciamo come il santo re Davide: “Sì, mio Dio, io mi sono allontanato dai vostri comandamenti eoi miei peccati; ma, aiutatemi, ritornerò a voi con le lagrime e con la penitenza, e camminerò tutti i giorni della mia vita nella via dei vostri comandamenti, che mi condurranno fino a Voi, per non perdervi mai più. „ Felice, F. M., colui che imiterà questo santo re, il quale tornato a Dio, non lo abbandonò mai più! Ecco, F. M., quanto vi auguro…

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.