LE PIAGHE DELLA COMUNITÀ CRISTIANA
Capitolo I
Gli SCISMI,
ferite alla unità della fede (3)
[“Somma del Cristianesimo”, a cura di R. Spiazzi, vol. II Ed. Paoline, Roma, 1958]
Iconoclasti. – La lotta contro il culto delle immagini, iniziata dall’imperatore Leone III l’Isaurico e che doveva travagliare la Chiesa per ben 116 anni (726-842), diede luogo a due separazioni della Chiesa costantinopolitana da quella romana: separazione della Chiesa ufficiale solamente, perché, mentre l’episcopato e l’esercito sostenevano l’imperatore, ì monaci, seguiti dalle persone pie e dalle masse popolari, erano per il culto delle immagini e quindi per il Papa, il quale da Roma difendeva le immagini. 1) La prima separazione ebbe luogo nel 726, quando Leone III cominciò col distruggere la veneratissima immagine di Cristo che stava sopra una porta di Costantinopoli. Di fronte all’opposizione di Roma, l’imperatore fece rompere le relazioni ecclesiastiche, giungendo fino a deporre il patriarca Germano (730). La lotta fu continuata dai suoi successori, Costantino Copronimo, Leone IV e Costantino VI. Vi mise termine l’imperatrice Irene nel 787 con la coadunazione del II Concilio di Nicea (il VII ecumenico), il quale permise che si venerassero le immagini, ma insistette sulla differenza tra venerazione e adorazione. 2) La seconda separazione cominciò nell’815, anno in cui Leone l’Armeno ricominciò la lotta contro le immagini. Terminò nell’842 e vi mise fine l’imperatrice reggente Teodora nell’842. La prima domenica di quaresima (11 marzo 843) una solenne processione a Santa Sofia, presente l’imperatrice e il nuovo patriarca Metodio, introdusse il popolo alla cattedrale, in cui erano nuovamente esposte le immagini sacre.
(Di) Ippolito. – Sotto il nome di « Scisma di Ippolito » viene comunemente indicato uno dei primi scismi consumati nella Chiesa romana, agli inizi del secolo III, da parte del presbitero romano di nome Ippolito, il quale si fece eleggere vescovo di una ristretta cerchia di persone influenti per nascita e per cultura, in opposizione al Papa Callisto (217-222). Ippolito, ambizioso e rigorista, accusò di sabellianesimo e di indulgenza verso i peccatori il Papa legittimo, dando inizio a uno scisma che si protrasse per alcuni anni. Sembra che i suoi fedeli gli erigessero la famosa statua di marmo ritrovata nel 1551 e ora nel Museo Lateranense, in cui sono incisi il computo pasquale e la lista dei suoi scritti. Se è così, questo Ippolito va identificato con lo scrittore Ippolito. Però, non dovrebbe essere confuso con l’autore dei Filosofumeni, né con l’Ippolito martire in Sardegna insieme a papa Ponziano. Oggi, infatti, si tende a distinguere tre Ippoliti, i cui dati bibliografici alla metà del secolo scorso erano stati identificati.
Luterani: vedi Protestanti.
Macedoniani: vedi Ariani.
Mandei. – È una setta che esiste tuttora con circa 8.000 persone nella Bassa Mesopotamia, presso Bagdad. Oscurissime le sue origini, sembra si possano far risalire agli insegnamenti gnostici dei primi secoli del Cristianesimo. – Essi stessi si chiamano Nazorei, mentre il nome di mandei viene da « manda » che significa gnosi. La dottrina mandea parte dall’emanatismo gnostico; la sua morale consiste nella liberazione della luce, l’anima, caduta nel corpo, personificazione della materia. Mezzi di questa liberazione sono la vita austera, la rinunzia ai piaceri e il battesimo, amministrato per triplice immersione.
Maratoniani: vedi Ariani.
Marcioniti. – Si diede questo nome ai seguaci dello gnostico Marcione, il quale fondò una setta sua, risultata la più importante delle sette gnostiche, la più pericolosa per la Chiesa e che durò per vari secoli. Marcione, abbandonando l’insegnamento della fantastica dottrina degli eoni e delle allegorie intorno alle parole della S. Scrittura, poneva in primo piano gli intenti pratici della dottrina gnostica. Al Dio creatore degli Ebrei, il demiurgo, pieno di somma giustizia e d’iracondia, opponeva il Dio ignorato dell’amore, manifestatosi nel Cristo, con corpo puramente apparente. Creò un suo proprio Nuovo Testamento da un raccorciato Vangelo di S. Luca e da 10 lettere di San Paolo. Scomunicato dal proprio padre, vescovo di Sinopo, fu dapprima accolto nella Chiesa romana intorno al 139, ma già nel 144 venne espulso.
Meleziani. – Il nome di « Scisma meleziano » è dato a due scismi ben differenti, uno nella Chiesa di Antiochia, l’altro nella Chiesa di Alessandria.
1) Lo scisma meleziano di Antiochia piglia il nome da S. Melezio, già Vescovo di Sebaste in Armenia, elevato alla sede di Antiochia nel 360. Qui egli trovò la Chiesa divisa in due fazioni, che si disputavano il campo e l’episcopato fin dal 330. Essendo stato inviato in esilio il Vescovo Eustazio, difensore della fede nicena, gli era stato sostituito l’ariano Eudossio. Ma gli ortodossi niceni, diretti dal prete Paolino, rimasti fedeli ad Eustazio (onde furono detti « eustaziani »), non l’avevano voluto riconoscere. Ora, nel 360, passato Eudossio alla sede costantinopolitana, Melezio fu eletto dagli ariani a sostituirlo. Senonché egli deluse le loro speranze, predicando secondo la formula e la dottrina nicena. Gli ariani, allora, Io accusarono di pretese irregolarità canoniche e lo fecero inviare in esilio dall’imperatore (360-362), sostituendolo con l’ariano Euozio. La massa degli antiocheni rimase fedele a Melezio, e, capeggiata da Flaviano, il futuro successore di Melezio, formò una comunità detta dei « meleziani ». Così, tornato dall’esilio, il Vescovo trovò la sua Chiesa divisa in tre partiti: gli eustaziani, i quali, sempre diretti da Paolino, non avevano voluto riconoscere Melezio, perché eletto dagli ariani; i suoi seguaci, i meleziani; gli ariani. La differenza tra i primi due era verbale: gli eustaziani ammettevano una usia e tre ipostasi nella Trinità; gli eustaziani, fedeli all’antica terminologia che identificava ipostasi e usia, parlavano di una usia o ipostasi e tre prosopa (= persone). Venuto a mettere pace, l’intransigente niceno Lucifero di Cagliari non fece che accrescere la divisione, consacrando vescovo Paolino. Nel 378 Melezio fu finalmente riconosciuto da Roma come rappresentante degli ortodossi, ma non da Alessandria. Morto Melezio, nel 381 durante il Concilio di Costantinopoli, fu eletto a succedergli Flaviano, confermato dal Concilio. Morto Paolino nel 388, i seguaci elessero Evagrio. La Chiesa antiochena continuava ad essere travagliata dallo scisma fra due partiti cattolici. È vero che Roma e Alessandria non riconobbero mai Evagrio, ma tardarono ugualmente a riconoscere Flaviano. Morto Evagrio (392), Flaviano riuscì a non fargli dare un successore. Nel 394 Flaviano fu riconosciuto da Roma e Alessandria in un sinodo a Cesarea di Palestina. I resti degli eustaziani rientrarono nella comunità nel 413 sotto il vescovo Alessandro.
2) Lo scisma meleziano di Alessandria fu originato da Melezio Vescovo di Licopoli. Nel 306 durante la persecuzione di Diocleziano, essendosi nascosto il vescovo di Alessandria Pietro, Melezio, forse considerandolo decaduto per tradimento, si arrogò il diritto di ordinare e scomunicare in tutto l’Egitto. Al ritorno Pietro difese la legittimità della fuga e sancì un trattamento disciplinare non molto rigoroso verso i lapsi. Melezio fu contrario a tanta remissività, e, deposto, si diede a organizzare la « Chiesa dei martiri », rinvigorita dalla costanza di Melezio nel subire la condanna alle miniere (308-311). Per contrastarne l’influsso al suo ritorno, Pietro dichiarò invalido il battesimo amministrato dai meleziani; il che non piacque a molti del suo clero, fra cui il celebre Ario, il futuro eresiarca. Melezio, prima di morire, riuscì a darsi un successore, Giovanni di Arkaph. La setta in stretta alleanza con gli ariani condusse una lotta spietata contro il nuovo vescovo di Alessandria Atanasio. Per questo venne annoverata tra gli ariani e ne subì le sorti. Se ne trovano tracce fino al principio del sec. VI.
Mennoniti: vedi Protestanti.
Messaliani o Massaliani. – Eretici del secolo IV. Erano anche detti in greco Euchiti (= « gli oranti »; anche « messaliani », nome d’origine caldaica, significa «gli oranti ») o Eufemiti. Dicevano essere la preghiera il solo mezzo per vincere il demonio e unirsi a Dio. Rigettavano i Sacramenti e la Gerarchia. Mantenevano il più gran segreto sulle loro dottrine. Sopravvissero alle varie condanne fino al secolo X in Asia Minore, dissimulati variamente.
Metodisti: vedi Protestanti.
Modalisti: vedi Monarchiani.
Monarchìani. – L’antica formula battesimale usata in Oriente conteneva questa professione di fede: «Noi crediamo in un solo Dio, Padre onnipotente, e in un solo Signore Gesù Cristo, vero Dio, e in un solo Spirito Santo, il Paraclito » (DENZ. 8). Come si accordava questa fede trinitaria con lo stretto monofisismo del Vecchio Testamento? Giacché la S. Scrittura non dava allo Spirito Santo esplicitamente il nome di Dio, le controversie per la soluzione della questione riguardarono agli inizi del Cristianesimo la divinità del Figlio. Una serie di eretici e di movimenti ereticali, per salvare l’unicità di Dio, o negarono la divinità di Gesù Cristo, o non distinsero realmente il Verbo dal Padre. A tutti costoro, poiché vogliono conservare l’unità o monarchia divine, vien dato il nome comune di monarchiani. Ma differenti sono i punti di vista da cui partono.
Gli Adoziani pongono il Figlio fuori della sfera divina. L’errore rimane associato in Occidente al nome di Teodoto, un mercante d’Oriente, fattosi ricco col commercio dei cuoi e perciò detto « il Conciatore», e trasferitosi a Roma, dove cominciò a insegnare teologia (intorno al 190). Fu noto anche Artemate (circa il 235). In Oriente, invece, l’errore fu insegnato da Paolo vescovo di Samosata, condannato nel 267-268 da un Concilio in Antiochia. In questo sistema, che del resto conosciamo assai male, Gesù non è Dio per natura, ma un uomo, sul quale discese dal cielo Cristo, o il Verbo (secondo Paolo Samosateno), o lo Spirito Santo (secondo Teodoto). La sua personalità morale, superiore senza alcun paragone a quella di ogni altro uomo, gli ottenne da Dio la potenza dei miracoli; la sua virtù e la sua passione gli ottennero di essere elevato alla sfera della divinità. Teodoto fu condannato da Papa Vittore (195); Paolo Samosateno dai vescovi della sua regione e poi da tutta la Chiesa. L’adozianismo fu un fenomeno di carattere episodico.
I Modalisti non negarono la divinità del Verbo, ma identificarono la realtà divina del Verbo con quella del Padre, ponendo fra loro una differenziazione solo apparente. Contro gli adoziani sono difensori della divinità del Verbo, ma soprattutto difensori dell’unità e monarchia divina (onde a loro spetta più propriamente il nome di « monarchiani »). L’errore è associato ai nomi di Noeto (intorno al 220), di Prassea e particolarmente di Sabellio (intorno al 220), da cui derivò l’altro nome di Sabellianismo dato all’errore. Secondo i Modalisti il Padre e il Figlio denotano solo differenti modi o aspetti (da qui il nome di « modalisti ») della stessa realtà divina rigorosamente unitaria nelle sue differenti mansioni. Così, è lo stesso Padre che si è incarnato nel seno della Vergine, perciò è divenuto Figlio, ed ha patito sulla croce (da qui il nome di Patripassiani appioppato ai seguaci del sistema). – Questa è la forma antica, più rudimentale del sistema; più tardi esso si perfezionò. In Egitto, per esempio, ammisero una monade, la quale prende successivamente tre aspetti temporanei e transitori, secondo che si tratti della creazione (Padre), dell’incarnazione e della redenzione (Figlio), della santificazione (Spirito Santo). È da notare come in questa teoria il patripassianesimo è eliminato e lo Spirito Santo trova posto in una posizione uguale a quella del Padre e del Figlio. Il modalismo continuò fino al secolo V, combattuto e in Occidente e in Oriente da scrittori di grande fama: Tertulliano, Ippolito, Eusebio di Cesarea, S. Atanasio, S. Ilario di Poitiers.
Monofisiti. – Definita nel Concilio di Calcedonia (451) la dottrina delle due nature e dell’unica ipostasi o Persona in Cristo, molti seguaci della formula alessandrina, tanto cara anche a S. Cirillo d’Alessandria, dell’« una natura », vi si opposero. Dopo le persecuzioni subite sotto gli imperatori Marciano (450-457) e Leone I (457-474), si ripresero con l’appoggio di Zenone (474-491), di Basilisco (475-476) e di Anastasio (491-518), tanto da conquistare a un dato momento tutti e tre i grandi patriarcati di Costantinopoli, Alessandria e Antiochia. Ma, sotto Giustino (518-527) perdettero quasi tutti i posti conquistati. Purtroppo Giustiniano nei primi tempi del suo regno (527-565) pensò di poterli ricondurre all’unità attraverso discussioni teologiche tenute alla sua presenza. Non ottenne altro che di coadunarne i capi a Costantinopoli, dove essi si rinvigorirono anche con l’appoggio dell’imperatrice Teodora. Quando, nel 536, Giustiniano si decise a tornare alla maniera forte contro di loro, i monofisiti espulsi da Costantinopoli, si diedero a organizzare una loro gerarchia ecclesiastica in Egitto e in Siria. Questa organizzazione fu opera soprattutto del monaco Giovanni detto Baradai (il « Cencioso »). In seguito anche in Armenia, dove la gerarchia aveva sottoscritto l’Enoticon di Zenone per motivi politici, si formò una tendenza decisamente anticalcedonese. L’Etiopia, per la sua originaria dipendenza dall’Egitto e per una nuova, più profonda evangelizzazione fatta da monaci monofisiti, fu anch’essa acquisita allo scisma. – Oggi si contano le seguenti Chiese nazionali monofisite: 1) Giacobita (da Giacomo Baradai) in Siria e Palestina, dove al suo formarsi molto peso ebbero le tendenze nazionalistiche e antibizantine delle masse rurali; 2) Copta (dal nome geografico del paese nella dizione araba) in Egitto, dove giocarono le stesse tendenze antibizantine della Siria; 3) Armena in Armenia; 4) Etiopica in Etiopia. Il monofisismo di tutte queste Chiese è solo verbale.
Millenaristi: vedi Protestanti.
Monoteliti. – Definita a Calcedonia (451) l’esistenza delle due nature, la umana e la divina, nell’unica Persona del Verbo, restava da risolvere in termini tecnici quale fosse il modo d’operare di ciascuna natura. Avevano ciascuna una propria volontà? Se così era, non potevano queste volontà essere discordi fra loro? Sergio, patriarca di Costantinopoli, per non ammettere due volontà in possibile conflitto fra loro, sostenne che in Cristo c’era una sola attività e una sola volontà (mónon thélema = una volontà; donde il nome di «. monotelismo » data a questa erronea dottrina). Altri, asserendo che la natura umana in Cristo fosse quasi inerte, parlavano di una sola operazione (energeia; donde il nome di « monoenergismo »), quella divina. Di fronte all’opposizione di Papa Onorio, Sergio fece pubblicare dall’imperatore Eraclio un editto (l’Ekthésis) che vietava di parlare di una o due operazioni (638). La lotta continuò fino al Concilio di Costantinopoli del 680-681 (il VI ecumenico), il quale ristabilì la comunione interrotta di Costantinopoli con Roma e definì le due volontà in Cristo, mai in opposizione fra loro. La salita al trono di Filippico l’Armeno (711-713) fece risuscitare per un momento il monetelismo, al quale pose fine definitiva Anastasio II (713-715).
Montanisti. – Montano, neofita della Frigia, poco dopo il 170 iniziò a predicare la prossima Parusia del Cristo, alla quale bisognava prepararsi con maggiori austerità, digiuni prolungati, rinunzia all’unione coniugale, assoluta prontezza al martirio e una rigorosissima penitenza per i peccati commessi dopo il Battesimo. La Chiesa gerarchica non aveva motivo di essere, giacché i poteri ecclesiastici si perpetuavano per la trasmissione dei poteri carismatici, donati anche alle donne, come Priscilla e Quintilla, le prime adepte di Montano. – La diffusione della setta fu enorme, soprattutto in Asia Minore, ma anche a Roma e in Africa, dove vi si ascrisse Tertulliano. Papa Zefirino condannò i nuovi profeti intorno al 200. Ma essa continuò in Asia Minore fino al sec. VIII, sebbene non più con lo stesso seguito.
Mormoni: vedi Protestanti.
Nazorei: vedi Mandei.
Nestoriano. – Nella condanna di Nestorio al Concilio efesino (431) i Vescovi e teologi antiocheni videro la condanna della loro scuola. Non presenti al Concilio, che Cirillo non li aveva voluti attendere, si riunirono, appena giunti, per condannare Cirillo. Ma, col favore imperiale, da lui conquistato con tanti sforzi, Cirillo ottenne l’esilio di Nestorio. Gli antiocheni non si arresero se non dopo due anni, dopo una lunga corrispondenza con Cirillo e quando questi si convinse a sottoscrivere una formula sulle due nature, abbandonando per un momento le sue espressioni monofisitiche (433). Allora i più accaniti nestoriani furono perseguitati. Molta parte del clero antiocheno si trasferì ad Edessa, dove la Scuola locale continuava l’insegnamento diofisitico antiocheno, quello soprattutto di Teodoro di Mopsuestia. Iniziatasi, dopo il Concilio di Calcedonia (451), l’opposizione monofisita, la Scuola di Edessa fu costretta a trasferirsi a Nisibi. Qui divenne il centro della difesa antimonofisita, con influenza soprattutto sulla vicina Chiesa persa. Un cumulo di circostanze politiche ed ecclesiastiche condussero questa Chiesa alla separazione ufficiale dalle altre Chiese, motivata da una resistenza antimonofisitica (489). – Non Nestorio, quindi, ma Teodoro di Mopsuestia è il grande maestro di questa Chiesa cosidetta « nestoriana ». Essa ebbe un periodo di grande sviluppo, giungendo ad estendersi fino in Cina e in India. Oggi, però, non conta che poche decine di migliaia di fedeli nell’Iran e nell’Iraq, più qualche migliaio in India (Malabar).
Novaziani. – Seguaci di Novaziano intorno al 251, quando questi si staccò dalla Chiesa, sostenendo in opposizione al nuovo Papa, Cornelio, un forte rigorismo contro gli apostati durante la persecuzione. Molto devono avere giuocato nell’animo di Novaziano le sue profonde ambizioni, giacché, mentre inizialmente fu sostenitore di Cipriano di Cartagine contro Felicissimo, non appena eletto papa Cornelio, egli passò alla sentenza opposta. Si fece consacrare antipapa da tre vescovi dell’Italia Meridionale. La sua Chiesa fu il ricettacolo di tutti gli ambiziosi: un Novato, il quale si era opposto al rigorismo di Cipriano, ora, venuto a Roma, si schierava per Novaziano. Lo scisma ebbe molti seguaci in Italia, in Gallia, in Africa e in Oriente, dove si protrasse fino al VI secolo.
Occidentale. – Si produsse nel 1378 a motivo del lungo esilio dei Papi ad Avignone, i quali avevano francesizzato la curia. Appena l’anno prima Gregorio XI era tornato, dopo tenaci resistenze, definitivamente a Roma. Alla sua morte i romani, timorosi che fosse eletto un francese e che questi riportasse la curia ad Avignone (i cardinali erano per la massima parte francesi), fecero sentire la loro voce, chiedendo l’elezione di un romano o almeno un italiano. I cardinali, non potendo mettersi d’accordo su uno di loro con due terzi dei voti, elessero un prelato di curia, Bartolomeo Prignani, arcivescovo di Bari, il quale assunse il nome di Urbano VI. Il suo proposito di non lasciare Roma, di creare nuovi Cardinali e, soprattutto, i suoi modi bruschi, disgustarono i cardinali francesi. Essi si riunirono a Fondi e, col pretesto di non essere stati liberi nell’elezione di Urbano, elessero Clemente VII. Si ebbero così due papi: uno scisma, che era piuttosto un periodo di incertezza su chi fosse il vero Capo della Chiesa. Sarebbe durato per 38 anni. Col concilio di Pisa (1409), radunato per porre fine all’incertezza, si ebbe l’elezione d’un nuovo papa, Alessandro V, aggiungendo così una terza obbedienza. In ognuna di esse si riteneva di ubbidire al vero Papa, anche perché vi erano persone sante e illustri per ognuna di esse. La fine si ebbe col Concilio di Costanza (1414-1417), il quale procedette alla deposizione di Giovanni XXIII (il papa di Pisa risiedente a Bologna), all’accettazione delle dimissioni di Gregorio XII (il Papa legittimo di Roma) e alla condanna di Benedetto XIII (il papa di Avignone). Fu eletto come nuovo papa Martino V (11 novembre 1417).
Omeusiani: vedi Ariani.
Pauliciani. – Con questo nome, — Non si sa se derivato da Paolo di Samosata, per un supposto nesso della setta con le sue dottrine, o da un armeno Paolo, che fu tra i primi loro capi, o dall’Apostolo Paolo, da loro molto esaltato — si designa una setta propagata da un certo Costantino verso la metà del secolo VII nell’Armenia. Come dottrina avevano un dualismo tra il Dio celeste e il Creatore e Signore di questo mondo, seguito dalla negazione dei dommi fondamentali del Cristianesimo, sebbene essi si dicessero « cristiani » e rifiutassero l’accusa di dipendenza dal manicheismo. Respingevano il Vecchio Testamento, il Battesimo, l’Eucaristia, il culto delle immagini. Niceforo I, (802-811), perché buoni soldati, li arruolò e li inviò in Tracia a difendere i confini contro i Bulgari e nella stessa Costantinopoli. Dopo Niceforo, i successori li perseguitarono fortemente per oltre mezzo secolo. Parte si rifugiarono in Persia, donde fecero ripetute incursioni nelle province bizantine, finché Basilio III li sconfisse definitivamente (871). I pauliciani di Tracia sopravvissero nei bogomili (vedi).
Patripassiani: vedi Monarchiani.
Pelagiani. – 1) Il monaco laico Pelagio, originario forse dell’Irlanda, molto stimato per l’austerità dei costumi, visse verso la fine del secolo IV a Roma, dove diffuse la sua dottrina sulla natura e la grazia, sul peccato originale e il Battesimo dei bambini. Partito da un ideale di rigorismo morale, per cui tendeva a imporre a tutti i fedeli l’osservanza dei consigli evangelici, costruì un sistema in cui l’uomo può giungere alla « giustizia » da sé solo, in forza della sua scelta, della rettitudine della ragione e l’esercizio della libertà, senza alcun intervento da parte di Dio, in una parola senza bisogno della Grazia. L’anima umana, creata immediatamente da Dio, non può portare il peso di alcun peccato, è amorfa dal punto di vista morale, ma capace per le sue stesse facoltà di raggiungere la « santità naturale ». Il peccato personale di Adamo ha avuto solo conseguenze fisiche. Sicché il Battesimo amministrato ai bambini non ha alcun significato, mentre è indispensabile ai pagani per la loro salvezza e agli adulti per la remissione dei loro peccati personali. Pelagio trovò in Celestio un propagandista indefesso delle sue idee, mitigate però quanto al rigorismo morale, e un polemista nato; in Giuliano, vescovo di Eclano, il sistematico del pelagianesimo. L’ideale di giustizia perfetta e della costituzione di una «Chiesa immacolata e senza rughe» incontrò, tra il 411 e il 415, grandissimo favore in Italia, specie in Sicilia. Ma il pelagianesimo si diffuse dovunque, anche in Oriente. Combattuto in Africa, specie da Sant’Agostino, e dappertutto da vari concili, sopravvisse come setta fin verso il 490. Come dottrina ebbe dei fautori, qua e là, anche in seguito.
2) Una conseguenza del pelagianesimo fu il semi-pelagianesimo. Si trattò di libere opinioni, divenute incompatibili con la dottrina Cattolica solo dopo il Concilio di Orange (529). U n gruppo di scrittori galli, Cassiano, Vincenzo di Lerino, Fausto di Riez, preoccupati delle affermazioni di Sant’Agostino sulla assoluta iniziativa della Grazia, quasi che si distruggesse così il libero arbitrio, e dalla affermazione della predestinazione degli eletti e dei reprobi, vollero salvare l’efficacia degli sforzi della volontà in vista del bene e la validità delle buone opere in vista del merito soprannaturale e della salvezza eterna. Essi cercarono di insistere sulla universalità dell’appello divino alla salvezza, sulla misericordia di Dio, che « vuole che tutti gli uomini siano salvi », e cercarono di tornare alla tesi pelagiana della proporzionalità della grazia secondo i meriti attuali o futuri di ciascuno. Si opposero a questi scrittori Prospero di Aquitania, San Fulgenzio di Ruspe, San Cesario di Arles. La controversia ebbe fine nel Concilio di Orange, nel quale si venne a queste conclusioni: a) il libero arbitrio a causa del peccato originale non è sufficiente, senza la Grazia, ad innalzarsi all’amore di Dio; b) i giusti del Vecchio Testamento devono i loro meriti non al « bene naturale », ma alla Grazia di Dio; c) la Grazia del Battesimo permette a tutti i cristiani la salvezza e dà il potere di compiere i doveri necessari; d) in ogni azione buona il primo impulso viene da Dio.
Petite-Eglise. – Si dà questo nome allo scisma sorto in Francia dal rifiuto di seguire la Chiesa nella concessione di un concordato con il potere napoleonico, sorto dalla Rivoluzione (1801). Fin dal 1847 tutti i vescovi e i sacerdoti che l’avevano provocato erano già morti. Continuarono tuttavia i seguaci laici. Ai giorni nostri, essi hanno rifiutato di aderire all’appello loro rivolto dal card. Gerlier, arcivescovo di Lione, di ritornare all’ovile (20 febbraio 1949).
Pneumatomachi: vedi Ariani.
Protestanti. – Si dà il nome di protestanti a tutte le sette derivate dal movimento di rivolta contro la Chiesa Cattolica e di cosidetta « riforma » inaugurato da Lutero, Calvino, Zuinglio ecc. nel secolo XVI. È impossibile enumerarle tutte: sono oltre 200; molte di esse non ritengono di cristiano che il solo nome e, a volte, neppure questo; del resto moltissime sono considerate « sette » anche dalle grandi Chiese protestantiche. I gruppi protestanti più importanti sono:
1) Luterani, diffusisi particolarmente in Germania e in tutti i paesi nordici, Danimarca, Svezia, Norvegia, Finlandia. L’idea fondamentale di Lutero è la giustificazione attraverso la sola fede, senza le opere. È per lui impossibile porre una relazione giuridica tra Dio e l’uomo. La « giustizia » di Dio nell’uomo è il suo stesso amore. La parola di Dio nella Bibbia è l’unico mezzo di salvezza; per questo la predicazione della parola divina è collocata al di sopra dei Sacramenti. La Chiesa, nella sua concezione, è di conseguenza invisibile: la comunità di coloro che sperimentano in sé la salvezza. Nella Chiesa Cattolica, dispensatrice di Grazia coi Sacramenti e luogo di salvezza, egli vide una bestemmia e nel Papa l’Anticristo. I Sacramenti del Battesimo, Penitenza, Eucaristia, che all’inizio Lutero fece sopravvivere, sono sottovalutati rispetto alla predicazione, e servono solo come segno sensibile della giustificazione ottenuta mediante la parola divina.
2) Calvinisti e Zuingliani, i quali ebbero origine in Svizzera da Zuinglio e Calvino e si diffusero in Francia, nei Paesi Bassi e in Inghilterra. Zuinglio introdusse per primo le idee riformatrici in Svizzera. Conservò Battesimo ed Eucaristia, ma solo come espressione della fede, un puro simbolo. La sua meta concreta era l’educazione morale del popolo e lo sviluppo della cultura nazionale per la gloria di Dio. Su queste aspirazioni lavorò Calvino, il quale guidò con mano ferrea e una serie di « ordinanze ecclesiastiche » l’opera riformatrice in Svizzera. Nel pensiero di Calvino l’idea fondamentale era quella di Dio e della sua potenza: è Dio che fa tutto in tutto e, come predestina alla vita beata, così muove anche i peccatori al peccato e li predestina alla perdizione. – Per Calvino la fede nella predestinazione ha la stessa importanza che per Lutero ha la fede nella giustificazione.
3) Anglicani, sorti inizialmente come Chiesa scismatica, per la sfrenata libidine e il bisogno di denaro di Enrico VIII. Sebbene egli intendesse non mutare nulla dell’insegnamento della Chiesa antica, la Chiesa anglicana scivolò alla sua morte man mano nel protestantesimo. La Chiesa anglicana, sotto le forme cultuali esterne dell’antico Cattolicesimo e della sua organizzazione gerarchica, nasconde un mondo ideale protestante a tinta riformistica moderata. Vi prevale il temperamento pragmatista inglese, con la negazione del lato duro e oscuro del calvinismo. – Questi tre grandi gruppi protestanti raccolgono oggi da soli oltre 100 milioni di fedeli. Tutte le altre innumeri confessioni e sette raggiungono altri 100 milioni di fedeli. La pullulazione delle sette è stata una caratteristica del protestantesimo fin dal suo inizio, accentuatasi nei tempi moderni, particolarmente negli Stati Uniti. Era il fondamento stesso posto da Lutero, la salvezza, non più collettiva in una Chiesa dispensatrice di Grazia, ma nella sola Bibbia, a originare questa dispersione di opinioni, giacché ogni protestante veniva implicitamente autorizzato a proporre la sua personale interpretazione della Bibbia, come unica, sicura dottrina rivelata, e unica certezza di salvezza. – Due comunità, l’una nata prima della riforma, l’altra al di fuori di essa, si frammischiarono poi al protestantesimo:
1) I Valdesi, i quali risalgono al secolo XII. Il mercante lionese Valdo, impressionato dall’improvvisa morte di un suo amico, distribuì tutte le sue ricchezze ai poveri, e con alcuni compagni detti « poveri di Cristo » si prefisse il ritorno alla povertà evangelica. Attirarono l’attenzione per la loro vita austera, moderata e pura. Non accettavano né la gerarchia ecclesiastica, né la devozione ai santi, né le feste e i digiuni. Dopo essersi sparsi in molti paesi, si ridussero principalmente in Italia nelle valli celtiche tra il Monviso e il Moncenisio. Attualmente il loro centro è Torre Pellice (Torino). Il loro passaggio ufficiale al protestantesimo riformato avvenne nel 1532 in un sinodo tenuto a Cianforan in Val Angrogna. Oggi sono circa 50.000, dei quali 36.000 in Italia.
2) Gli Unitari, detti Ariani moderni o anche Antitrinitari (sebbene questo nome generico va attribuito anche ad altre confessioni protestantiche che negano la Trinità come i Quaccheri, gli Scientisti, ecc.), nella loro doppia ramificazione di Socìniani e di Unitari liberali. L’umanista Fausto Socino da Siena, passato in Polonia nel 1579, diede nuova vita al movimento unitario polacco, sfruttandolo come veicolo del proprio pensiero. Egli disse la ragione umana superiore alla Bibbia. Negò la Trinità, la divinità di Cristo, perché incomprensibile, la prescienza divina e la grazia dell’uomo allo stato originale, la necessità della grazia dato che non esiste peccato originale, la risurrezione della carne, l’eternità dell’inferno, ammettendo i sacramenti solo come cerimonie religiose. Ridotti al niente in Polonia, rimasero in altri paesi, come in Ungheria e in Romania (circa 60.000 oggi), e in Olanda. Da qui l’unitarismo passò in Inghilterra, predicato da Lindsey e Priestley, i quali ne fecero una religione puramente etico-naturalistica. Priestley lo trasportò in America, dove oggi conta circa 80.000 seguaci. – Fra le sette derivate dalle grandi correnti protestantiche vanno ricordati gli Anabattisti (= ribattezzatori), perché non ritenendo valido il Battesimo conferito ai bambini, lo rinnovano in età adulta. Sorsero già al tempo di Lutero. – Volevano far rivivere l’epoca apostolica con la bontà primitiva e con la pretesa comunità dei beni. Ben presto il movimento fu pervaso da sogni millenaristi: un regno di Cristo in terra per mille anni dopo la sua prossima venuta. – Dagli anabattisti sono derivati i Mennoniti, i quali ebbero una concezione spirituale del regno di Dio e rinunciarono a mezzi violenti degli anabattisti per realizzarne l’avvento. Il loro nome deriva dal loro primo organizzatore Menno Simone (1492-1539). Mennoniti (di gran lunga la maggior parte) e anabattisti oggi contano circa 600.000 fedeli, dei quali circa mezzo milione negli Stati Uniti. Il battismo mennonita passò dall’Olanda in Inghilterra, dividendosi in varie denominazione: i Battisti generali, i quali contrariamente al domma calvinista, ammettevano la generale distribuzione della grazia; i Battisti particolari, i quali intendevano invece la predestinazione in senso rigorosamente calvinista. Ma, il regno del Battismo dovevano diventare gli Stati Uniti, dove si contano circa 15.000.000 battisti delle varie confessioni; mentre quelli d’Europa non arrivano a un centinaio di migliaia. Oltre alla Bibbia come fonte unica della fede e il domma della predestinazione inteso in senso più o meno stretto, i gruppi battisti hanno questo di particolare, che ogni comunità è indipendente e riconosce come capo soltanto Cristo. – Altri gruppi sorti in seno al protestantesimo ebbero un tentativo di risveglio della pietà e diedero importanza alle buone opere, in opposizione al domma fondamentale protestantico della sufficienza della sola fede. Si accentuava la morale di fronte alla fede. I Quaccheri furono fondati come « Società degli amici » da Giorgio Fox in Inghilterra (1624). Secondo lui l’uomo non può raggiungere la salvezza neppure nella lettura della Bibbia, ma l’apprenderà dalla voce di Dio che parla nella sua anima. Quacchero significa « tremante ». Si vuole che questo nome sia stato appioppato al fondatore da un giudice civile, quando Fox, invece di rispondere alle sue questioni, lo esortò a « tremare davanti a Dio ». I quaccheri — che si possono considerare come l’estremo sviluppo logico dei principi protestanti — hanno spesso raggiunto un alto grado di perfezione morale, e sono sempre rimasti uno sparuto numero. – Assai più grande sviluppo, invece, hanno avuto i Metodisti, nelle loro varie denominazioni: oltre 10.000.000 in America, compresi i bambini, di cui gran parte negri; circa 1.500.000 in Europa. Fondatore ne è G. Wesley (1703-1781), il quale con un’infaticabile opera di predicazione, risvegliò la coscienza cristiana dell’Inghilterra, dando vita a pratiche collettive di pietà che immisero nuova linfa nell’arido protestantesimo. Imparentato con il metodismo, sebbene si proclami interconfessionale, è l’Esercito della Salvezza, fondato da W. Booth (1829-1912), come movimento sociale per la salvezza del prossimo. I suoi principi sono quelli metodisti, esclusi i sacramenti. Non si nutrono pregiudizi verso le altre confessioni. Il servizio divino consiste in preghiere, canto, predica. L’organizzazione è militare: un esercito contro il peccato, composto da circa 25.000 ufficiali, circa 100.000 ufficiali laici subalterni, 265.000 cantori, 80.000 musicisti, 30.000 cadetti. – Ultima propaggine nel terreno protestante, fecondo di sette, sono i movimenti escatologici, risalenti tutti al secolo scorso. La Comunità cattolico-apostolica, fondata nel 1826 a Londra da E . Drummond, indirizzata all’idea della prossima fine del mondo da Ed. Irving, è una specie di ideale ritorno verso la Chiesa Cattolica. Esso si manifesta nell’imitazione della liturgia cattolica, nell’introduzione dei 7 sacramenti, nella venerazione della Madonna, nelle benedizioni, ecc. Nel 1901, morto l’ultimo dei dodici apostoli nominati dal Drummond, è venuto a mancare anche il sacerdozio e la comunità va spegnendosi. L a Comunità neo-apostolica è una derivazione della precedente, sorta in Germania, fondata da due cattolico-apostolici, H. Geiger e F. W. Schwarz. Essi vedendo diminuire con la morte il numero degli apostoli, sostennero la necessità di sostituirli; ma furono espulsi dalla comunità. Anche per loro il ritorno di Cristo è imminente. Egli apparirà con 144.000 giusti, legherà la potenza di satana e regnerà sulla terra per mille anni coi giusti. Poi avverrà la risurrezione generale, con la definitiva ricompensa o pena eterna. I Mormoni sono una deviazione del protestantesimo, che di cristiano ha solo il nome. La loro teologia somiglia allo gnosticismo antico. La « materia primitiva spirituale » produsse il « dio primitivo », questi a sua volta infiniti esseri spirituali, generatori anch’essi di altri esseri, fra cui l’anima umana, i quali per divinizzarsi devono passare attraverso la carne. Dar vita a corpi umani è dare la possibilità di sviluppo a figli e figlie degli dei non ancora evolutisi; da qui la pratica e la santa missione della poligamia. Ma, oggi, la legittimità di questa pratica è discussa. Non esiste peccato originale, però si parla della morte espiatrice di Cristo. Il battesimo, invalido se amministrato dai non mormoni, si dà solo per immersione dopo gli otto anni. Esiste la Cena e l’imposizione delle mani. Si crede nel regno millenario. Il culto divino è improntato a gaiezza, con musica e danze. Nello stato dell’Utah (Stati Uniti), retto dai mormoni (circa 700.000), le bevande alcooliche sono proibite, vige un ottimo sistema scolastico e una grande attività caritativa. N e esistono circa 12.000 anche in Germania e Svizzera. Il fondatore fu J. Smith (1805-1844), un visionario, cui successe Brigham Yung, il quale trasferì con una marcia leggendaria la comunità mormone dall’Illinois nell’Utah fondando nel deserto la città di Salt Lake.
Gli Avventisti furono fondati negli Stati Uniti da W. Miller, il quale profetizzò la fine del mondo per il 1844. Non avveratasi la profezia, la setta si divise in varie denominazioni, spiegandosi da alcuni la data del 1844 come quella dell’ingresso del Cristo nel santuario del cielo. Oggi sono circa 500.000. Superano di assai tutti gli altri gli avventisti del 7° giorno. Essi santificano il sabato, dal tramonto del venerdì al tramonto del sabato. Il battesimo è riservato agli adulti ed è conferito per totale immersione. Dopo il giudizio universale si avrà un regno pacifico di Cristo con 144.000 avventisti del settimo giorno. Astinenza rigorosa dal vino, dal tè, dal tabacco e dalla carne suina, sono i precetti positivi. È prassi un furioso astio anticattolico e antipapale. Dagli avventisti si separò nel 1879 C. Taze Russel, dando vita agli « Studiosi della Bibbia », detti Millenaristi o Russelliani. I suoi discepoli, nel luglio del 1931, decisero di darsi il nome di Testimoni di Geova. Il successore di Russel, il giudice Rutherford, fissò la dottrina della setta in parecchie pubblicazioni. Tutto del Cristianesimo vien negato: spiritualità di Dio, Trinità, divinità di Cristo e dello Spirito Santo, Sacramenti, immortalità dell’anima. Il culto comporta solo il battesimo per immersione, la celebrazione annuale della morte di Gesù Cristo e la lettura della Bibbia. Alla fine del mondo, che è vicina, Gesù verrà a separare i Testimoni di Geova dagli altri uomini e con essi regnerà per 1000 anni di paradiso terrestre. Essi combattono la Chiesa con l’odio e la calunnia. Sono circa 88.000.
Quaccheri: vedi Protestanti.
Russelliani: vedi Protestanti.
Sabelliani: vedi Monarchiani.
Semiariani: vedi Ariani.
Semidaliti: vedi Barsaniani.
Semipelagiani: vedi Pelagiani.
Sociniani: vedi Protestanti.
Tedesco-cattolici. – L e comunità scismatiche fondate nel 1845 da due sacerdoti tedeschi, Ronge e Czerski, fusisi insieme lo stesso anno, si diedero questo nome. Ma contemporaneamente la setta passava dallo scisma all’eresia, facendo predominare principi protestantici (la Scrittura come unica norma di fede), razionalistici e nazionalistici. Il nazionalismo e un pronunciato antiromanesimo tiene unite tutte le varie confessioni derivate da questo movimento.
Testimoni di Geova: vedi Protestanti.
Tre-capitoli. – Giustiniano nel 543 emanò un editto di condanna sotto forma di capitoli o anatematismi (donde il nome assunto anche dagli scismi successivi al II Concilio Costantinopolitano) alcune proposizioni estratte dalle opere di Teodoro di Mopsuestia, Teodoreto di Ciro e Iba di Edessa, tutti e tre celebri rappresentanti dell’indirizzo dualistico in cristologia vigente nella scuola antiochena. Dopo lunghe peripezie si giunse al Concilio di Costantinopoli del 553, il quale rinnovò la prima condanna di Giustiniano. L’imperatore si riprometteva di ricondurre così all’unità ecclesiastica i monofisiti, pervicaci nel non volere ammettere in Cristo le due nature definite al Concilio di Calcedonia (451), quasi che questo Concilio fosse stato una vittoria della scuola antiochena e di quel suo dualismo a volte tanto esagerato da fare temere che non ammettesse un’unione perfetta tra le due nature. La speranza di Giustiniano riguardo al ritorno dei monofisiti fallì. Invece, al Concilio del 553 seguirono vari scismi: 1) quello della Chiesa dell’Africa, dove parecchi scrittori pubblicarono opere in difesa dei Tre Capitoli. Ma fu represso da Giustiniano abbastanza presto alla maniera forte, con l’esilio d i tutti i vescovi oppositori. 2) Lo scisma della Chiesa di Milano, favorito dalla invasione dei Longobardi, anch’esso finito fortunatamente assai presto. 3) Lo scisma della Chiesa di Aquileia, il quale non ebbe termine che alla fine del secolo VII.
Unitari: vedi Protestanti.
Utraquisti: vedi Calistini.
(Di) Utrecht. – Questo scisma è nato in Olanda agli inizi del secolo XVIII, in seguito alla condanna del vescovo Pietro Codde (1702) per giansenismo. Alla sua morte i seguaci gli diedero un successore, facendolo consacrare da un vescovo sospeso. A lui si associarono altri due vescovi sospesi. Ancora nel 1763 la Chiesa di Utrecht conservava tutte le dottrine e le pratiche cattoliche, eccetto il primato del Papa. Respinse la proclamazione del domma dell’Immacolata Concezione (1854). Dopo il Concilio Vaticano (1870), i suoi vescovi furono i consacratori di quelli della Chiesa dei Vecchi-cattolici, sorta in opposizione alle definizioni in tale Concilio. Dal 1931 ha cominciato a sacrificare alcuni punti di dottrina, dopo aver sancito la intercommunicatio in sacris con gli anglicani. Si compone di circa 10.000 fedeli.
Valdesi: vedi Protestanti.
Vecchi-Cattolici. – Si denominano così gli oppositori del Concilio Vaticano e particolarmente della infallibilità pontificia ivi proclamata. Si costituirono in comunità a Monaco di Baviera nel 1871. Nel 1873 elessero un vescovo che fecero consacrare da un vescovo della Chiesa di Utrecht, con la quale si collegarono nel 1889. Secondo loro la Chiesa visibile è composta da tutte le confessioni cristiane, nessuna delle quali da sola realizza in pieno la vera Chiesa di Cristo. In ogni nazione in cui si trovano (Germania, Svizzera, Austria, Iugoslavia, Polonia) essi formano altrettante Chiese autonome, dirette da un sinodo composto anche di laici. Complessivamente ammontano a circa 100.000 fedeli.
BENIAMINO ELMI