BUON ESEMPIO

BUON ESEMPIO

[E. Barbier: “I Tesoti di Cornelio Alapide”; S.E.I. Ed. Torino, 1930 – vol. I]

1. – Necessità del buon esempio. — 2. Eccellenza e vantaggio del buon esempio. — 3. Sublimi esempi di Gesù Cristo e dei Santi. — 4. Quanto sia vantaggioso il buon esempio dei superiori. — 5. Perché gli scandalosi criticano le persone edificanti. — 6. In che consiste il buon esempio. — 7. Ricompense dei buoni esempi.-
1. – Necessità del buon esempio. – S. Gregorio dice: « Insegna con autorità colui che predica prima con l’esempio, poiché non si ha confidenza in colui le cui opere contraddicono alle parole ». Pastori, padri di famiglia, maestri, magistrati, padroni, superiori, che forza avranno le lezioni, gli avvisi, le correzioni vostre, se mentre insegnate agli altri, non riformate voi medesimi? (Rom. II, 21). « Parlar bene e viver male è forse altra cosa, dice S. Prospero, che condannarsi di propria bocca? ». E S. Bernardo soggiunge: « Cosa mostruosa è l’accoppiare un’alta posizione ad una vita vituperosa; una bocca eloquente a mani oziose; molte parole a poco frutto; un volto grave ad un operare leggero; una grande autorità ad uno spirito incostante; una faccia seria ad una lingua frivola ». Chi insegna e non fa ciò che insegna, veniva dall’abbate Pastore (Vit. Pat.) rassomigliato ad un pozzo che fornisce acqua a chi ne vuole, che lava le immondezze, e non può purificare se medesimo. È ancora simile alle pietre che lungo le strade indicano ai viaggiatori il cammino che devono seguire ed esse intanto se ne rimangono sempre fisse al loro luogo: « Bisogna, secondo l’avviso di S. Paolo, che noi rinunciamo alle opere delle tenebre, e ci vestiamo delle armi della luce » (Rom. XIII, 12) : « poiché siamo fatti spettacolo agli occhi del mondo, degli Angeli, degli uomini » (I Cor. IV, 9). « Noi siamo debitori, scrive S. Bernardo, del buon esempio verso il prossimo, e della buona coscienza verso noi medesimi ». La stessa cosa già inculcava S. Paolo ai Tessalonicesi, esortandoli a camminare per la via del bene per edificare coloro che erano tuttora fuori della Chiesa (1 Thess. IV, 12). E scrivendo agli Ebrei, insiste che si esortino vicendevolmente al bene finché dura quello che la Scrittura chiama, Giorno d’oggi, affinché non avvenga che alcuno sedotto dal peccato dello scandalo, rimanga indurato nella seduzione della colpa (Hebr. IlI, 13). Bisogna predicare Gesù Crocifisso più con l’esempio che con le parole. Viviamo di buone opere, perchè invano possederemmo la terra, se non la coltivassimo; essa non ci porterebbe frutto. « Comandiamo con l’esempio, dice S. Atanasio, e persuadiamo con la lingua ». « Quando le nuvole sono piene, scaricano piogge su la terra », leggiamo nell’Ecclesiaste (Eccle. XI, 3). Queste nuvole figurano gli uomini che non cessano di dare buon esempio. Fecondati dalla grazia del Signore, essi fanno il bene, spandono la vita sul loro cammino, mitigano l’ardore delle passioni, irrorano le anime aride e fanno loro produrre frutti abbondanti ed eccellenti di vita. « Chi ha l’ufficio di ammaestrare e guidare ed educare alla virtù i popoli, deve mostrarsi santo in tutto, ed in nulla riprensibile. Infatti chi ha da biasimare i peccati altrui, dev’essere senza macchia; perciò lasci d’insegnare il bene, colui che non si cura di praticarlo ». Anzi v’ha ben di peggio per questo tale; perché, come bene osserva S. Giovanni Crisostomo, « malamente vivendo egli indica, per così dire, a Dio il modo con cui deve condannarlo. Severo giudizio toccherà a colui che si studia di parlare bene, ma non pensa a viver bene. Comandare e non eseguire è un atteggiarsi a ipocrita e buffone. Dio ci ha scelti perchè risplendessimo: noi dobbiamo essere modelli. Sia lo splendore della nostra vita una pubblica scuola ed esemplare d’ogni genere di virtù ». Chi non pratica le cose che va insegnando, non è utile agli altri; anzi nuoce loro e condanna se stesso, perché, come dice la Scrittura, il Signore ha imposto a ogni uomo il dovere di procurare la salute del prossimo col buon esempio (Eccli. XVII, 12).» Bisogna che la pubblica stima renda testimonianza delle nostre azioni», dice S. Ambrogio; perché, come soggiunge S. Tommaso, « non si può a meno che disprezzare le parole di colui che ha costumi spregevoli ». Quindi S. Agostino esclama: « O voi che siete cristiani, date al prossimo degli esempi che diano la vita non la morte ».
2.- Eccellenza e vantaggio del buon esempio. — Su quelle parole del Cantico: «Io sono il fiore dei campi ed il giglio delle valli» S. Bernardo lasciò scritto: « Anche i costumi hanno i loro colori e i loro odori : il colore agli occhi della coscienza, l’odore nella fama. Il colore viene all’opera tua dalla bontà e dalla purità d’intenzione, l’odore dall’esempio di modestia e di virtù. Il giusto è in sè un giglio candido, e per il prossimo, un giglio odoroso ». Che cosa è la rosa? è la grazia della primavera: Che cosa è il buon esempio? la grazia della virtù, o, come lo chiama S. Paolo, « una parola di vita che mena alla gloria » (Philipp. II, 16). Dagli atti del corpo si conosce l’anima: i movimenti dell’uno sono la voce dell’altra. Col buon esempio si stimolano coloro coi quali si vive, a vigilare sul loro esteriore ed interiore; su gli occhi, su la lingua, su le orecchie, su le mani, sui piedi, su la mente, sul cuor loro. L’uomo che edifica gli altri col suo esempio è, al dire di S. Bernardo, un serbatoio riboccante, un canale che mena in abbondanza le acque della virtù (Serm. in Cantic.). Ed il pagano Seneca già notava nelle sue Lettere che « breve ed attraente è la strada dell’esempio, lunga e disgustosa quella dell’insegnamento ». Nulla può paragonarsi al modello che offre il cristiano virtuoso. A lui ci è lecito applicare quel detto del real Profeta a Dio: «Nella vostra luce noi vedremo la luce » (Psalm. XXXV, 10); infatti alla luce dei buoni esempi l’uomo scorge la bellezza della virtù e si sente stimolato a praticarla. Può dirsi del buon esempio che, a somiglianza di Gesù Cristo, esso rischiara ogni persona che viene in questo mondo; e di colui, che coi buoni esempi esala il profumo delle virtù, si può ripetere ch’egli è la via, la verità, la vita. Come del sole il quale diffonde nel suo corso per ogni dove torrenti di luce (Eccle. I, 6), il buon esempio risplende di meravigliosa bellezza, riscalda, feconda, vivifica tutto ciò che avvicina: è, come dice il Crisostomo, un’argomentazione a cui non si può contrastare. Quindi S. Gerolamo vede nella vita dei Santi una interpretazione chiara e incontrastabile delle Scritture sante. Tertulliano chiama il cristiano, un compendio del Vangelo; e S. Gregorio vede un gran dottore in colui che splende di molta santità p. La luce che spandono i giusti riempie di gioia il cuore (Prov. XIII, 3) e sgomina e atterra il demonio, il mondo, le passioni, perché le tenebre non possono sostenere la luce, dice S. Bernardo. Gedeone nascose delle lampade in vasi di creta, ma all’ora del combattimento rompe i vasi, e con la luce che improvvisamente risplende, spaventa il nemico, lo vince e lo mette in fuga. Le sorgenti d’acqua viva zampillano continuamente per dissetare e rinfrescare quelli che se ne vogliono giovare; ma se alcuno non vuole approfittarne, non lasciano perciò di scaturire. Il medesimo avviene del buon esempio… Il Concilio di Trento chiama il buon esempio una specie di predicazione continua; e S. Agostino dice che « la vita del cristiano ha da essere una predica di salute, perché i buoni esempi mandano fuori una voce più sonora e più potente che qualunque tromba ». E Gesù Cristo disse: «Risplenda la luce vostra in faccia agli uomini, sì, che essi vedano le vostre buone opere e diano gloria al Padre vostro che è ne’ Cieli » (Matth. V, 16), Il buon esempio dissipa le tenebre, apporta viva luce, traccia la retta strada. La virtù e le buone opere sono chiamate luce, 1° perché sono nate per la luce divina e illuminano gli uomini; 2° perché hanno origine da Dio, vera luce. Il buon esempio, dice S. Paolo, apporta la pace e la felicità e a chi lo dà e a chi lo riceve (Philem. 7) : trae a conoscere, amare, servire e glorificare Dio, soggiunge S. Pietro (1 Petr. II, 12). Per il buon esempio si osservano, si fanno osservare i comandamenti divini, aggiunge la Sapienza, e quindi l’uomo conserva se stesso e gli altri, illesi da ogni male (Sap. XIX, 6).
3.- Sublimi esempi di Gesù Cristo e dei Santi. — Gesù Cristo ha dato, in ogni istante della sua vita, al mondo intero i più sublimi esempi d’ogni genere di virtù; perciò l’Apostolo ci sprona a rivestirci di Gesù Cristo (Rom. XIII, 14). Gesù Cristo è nostra forza, nostra vita, nostro sposo, nostro cibo, nostra bevanda, nostro padrone e padre e fratello, nostro coerede e nostra eredità, nostra dimora ed ospite ed amico, nostro medico e medicina, nostra salute, ricchezza, luce e gloria, il sacerdote per antonomasia, la sorgente della grazia, della vita e della verità (Ioann. XIV, 6); sorgente da cui scaturisce l’abbondanza delle acque divine che dissetano le anime dei fedeli; visita la terra, l’innaffia e la feconda. Imitiamolo con una santa vita, così che possiamo ripetere, con S. Paolo, a chi ci vede: « Siate imitatori miei, come io lo sono di Cristo » (I Cor. XI, 1). Inspiriamoci agli esempi del Redentore e saremo di edificazione al nostro prossimo. « Teniamo fisso lo sguardo, dice l’Apostolo, nell’autore della nostra fede » (Hebr. XII, 2). « Gesù Cristo cominciò a fare, poi a insegnare », ci dicono gli Atti Apostolici (Act. I, 1). Così deve regolarsi il cristiano affinché ognuno si specchi in lui con piacere, desideri stargli dappresso, intenderlo, imitarlo, ed affinché gli uomini, vedendolo, credano di vedere un altro Gesù Cristo. Il cristiano è degno di questo nome, a misura che imita e presenta in sè Gesù Cristo; fuori di questo, il nome che porta è una parola vana… Il Redentore attestò di S. Giovanni Battista, che egli era « una lampada ardente e splendida » (Ioann. V, 35). E S. Bernardo fa la seguente osservazione : Vana cosa è il risplendere solamente, ma nulla il solamente ardere; ma ardere e risplendere insieme è la perfezione. S. Giovanni Battista era una lampada ardente e splendente; e non prima splendente poi ardente, ma prima ardente e poi splendente. La sua luce proveniva dal fervore che l’infiammava, e non già il fervore nasceva dalla luce che diffondeva. Per ciò vanità ed errore è il brillare per io splendore dell’ingegno, ed intanto essere privo del fuoco della pietà. S. Gregorio Nazianzeno dice di S. Basilio, che la parola di lui era tuono, perchè la sua vita era folgore ». I Santi spandono il buon odore di Gesù Cristo; e questo è « odore di vita che risuscita i popoli », come si esprime S. Paolo (lI Cor. II, 15-16). Più si pestano gli aromi, e più spandono all’intorno grato odore; così, più Gesù Cristo, gli Apostoli, i Martiri, i Confessori, e tutti i Santi furono pigiati e pesti dalle tribolazioni e dalle persecuzioni, più abbondante sparsero il soave e divino odore del buon esempio e d’ogni virtù. Ad imitazione del grande Apostolo, tutti i Santi hanno fatto il bene non solamente innanzi a Dio e per Iddio, ma ancora in faccia agli uomini e per la salvezza loro (Il Cor. VIII, 21). S. Bernardo racconta del santo vescovo Malachia, che non muoveva membra senza che lo spingesse una ragione, e mirasse all’edificazione del prossimo. S. Luciano, prete e martire, convertì un gran numero di pagani con la modestia, serenità e pietà del suo sguardo. E di lui si narra, come essendo venuto alle orecchie dell’imperatore Massimiano per relazione di parecchie persone, che il volto suo inspirava tanto rispetto ed amore, che se egli l’avesse veduto si sarebbe fatto cristiano, gli fece velare il capo, per timore che quella vista convertisse lui e gli assistenti (Babon. Ann.). Udite S. Gregorio: In Abele contemplate uno specchio d’innocenza, in Enoch un modello di purità d’intenzione. Noè ci stimola col suo esempio a perseverare e non lasciarci mai cadere di speranza; Abramo ci addita fin dove deve spingersi la nostra obbedienza; Giobbe ci insegna la costanza nelle traversie; Mosè quale dev’essere la dolcezza e la mansuetudine. Così i Santi splendono, come stelle nel firmamento, per illuminarci e additarci la via delle buone opere, che è quella del Cielo. Quanti Santi Dio ha fatto, altrettanti astri splendenti ha creato per fugare le tenebre che avviluppano i peccatori (Lib. moral). Dopo ciò s’intende il senso di quelle parole di S. Paolo agli Ebrei: « Poiché siamo circondati da così gran numero di testimoni, liberiamoci di tutto ciò che ci pesa, spezziamo i legami del peccato, e corriamo mediante la pazienza, nell’arena che ci sta aperta dinanzi» (Hebr. XII, 1). Chi aspira alla santità, consideri la vita dei Santi, imiti i loro esempi, attinga al fuoco ed alla smagliante chiarezza di questi astri divini la luce dello spirito e la fiamma del cuore. A imitazione de’ Santi il cristiano procura, come dice S. Gregorio, di difendere con le parole il suo modo di vivere, e di far parere belle, con l’esempio della vita, le sue parole, non guardando in tutto questo alla sua gloria, ma a quella di Dio e alla salute del prossimo; e appunto perchè mira soltanto a questo doppio scopo, la gloria gli tien dietro e lo circonda, come dice S. Gerolamo di Santa Paola: Ella fuggiva la gloria, e la gloria la seguiva… «La vita del giusto, leggiamo ne’ Proverbi, somiglia al sole nascente il quale s’avanza e cresce fino alla pienezza del giorno » (Prov IV, 18). « Il cristiano persuade ancora prima di parlare, soggiunge il Crisostomo, a quel modo che lo splendore del sole fuga le tenebre al primo suo spuntare sull’orizzonte ». « I giusti sono gli angeli della terra, sono divinità provviste di corpo… L’occhio di Dio li contempla amoroso, dice l’Eaclesiastico, li esalta a misura che s’abbassano : e molti, dopo di averli osservati, cominciarono a onorare Dio » (Eccli. XI, 13). Il Papa Clemente VI nota, ad elogio di S. Tommaso d’Aquino, come egli fosse l’esemplare d’ogni virtù, perché ogni suo membro dava un insegnamento particolare : gli si leggeva la semplicità negli occhi, la bontà sul viso, l’umiltà nel suo modo di ascoltare; aveva la sobrietà nel gusto, la verità nella bocca; tutto all’intorno spandeva un profumo di virtù; irreprensibili ne erano le azioni, liberale la mano, grave il portamento, riserbato e grazioso il tratto, pietoso il cuore, splendido e acuto l’ingegno. La sua bontà era affettuosa, l’anima santa e ardente di carità. Fu, in una parola, il ritratto del cristiano esemplare, l’immagine vivente della virtù. S. Bernardo dice di S. Andrea apostolo, che « su la croce predicava Gesù Cristo crocefisso »; e Tertulliano, parlando dei primi cristiani, afferma che « coprivano di vergogna il vizio, con la sola loro presenza ».
4. – Quanto sia vantaggioso il buon esempio dei superiori. — Del Centurione sta scritto nel Vangelo, che credette lui e tutta la sua famiglia (Ioann. IV, 53). « L’anima mia, cantava il Salmista, servirà Dio e i miei posteri m’imiteranno » (Psalm. XXI, 31). Un pastore, un re, un magistrato, un padre di famiglia, un padrone, ecc. che danno buon esempio, procurano la gloria di Dio…, il trionfo della religione… la salute delle anime…; vedete Costantino…, Carlomagno…, S. Luigi.,. Portatevi a quella casa governata da un padre, da una madre edificanti… Che ordine, regolarità, felicità, ecc. Quanto disastrose non sono, al contrario, le conseguenze del cattivo esempio!
5. Perché gli scandalosi criticano le persone edificanti. — « Non vi prenda meraviglia, o fratelli, diceva S. Giovanni, se il mondo vi odia » (I Ioann. III, 13). Cinque sono i motivi che spingono i malvagi a criticare e condannare le persone edificanti. Il primo è la dissomiglianza de’ costumi; perchè se la somiglianza inclina all’amore, la difformità induce all’odio. II secondo è l’invidia… Il terzo è il dispetto che provano i mondani, vedendo i cristiani separarsi da loro e fuggire la loro compagnia. Il quarto è che non possono sostenere i rimproveri delle persone virtuose, poiché queste, con la loro vita, sono una severa condanna della malvagia condotta. Il quinto sta nell’opposizione che esiste tra i figli del secolo ed i santi; quelli son gonfi d’amor proprio, questi non si muovono che per amor di Dio.
6. In che consiste il buon esempio. — La perfezione del buon esempio si trova in quella esortazione di S. Paolo ai Romani: «Vestitevi di Gesù Cristo » (Rom. XIII, 14); e vestirsi di Gesù Cristo vuol dire, insegna il Crisostomo, rappresentare Gesù Cristo in tutte le nostre azioni con la santità e la mansuetudine (Homil. ad pop.). Sia dunque il cristiano un ritratto fedele, una viva immagine di Gesù Cristo; è questo per lui un sacro dovere solennemente contratto al fonte battesimale : là egli si è obbligato a rappresentare Gesù Cristo nella sua vita, nelle sue opere, nel suo esteriore, in tutto se stesso insomma. È cosa certa che tutti i cristiani dovrebbero essere altrettanti Cristi per l’imitazione e l’esempio; poiché ci avverte S. Gerolamo : « dover la vita e la conversazione del cristiano essere ordinata in modo che ne’ suoi gesti, nei portamenti, nelle azioni tutte traspiri la grazia celeste ». « Fate ogni cosa senza mormorazioni né dispute, scriveva il grande Apostolo ai Filippesi; affinché siate irreprensibili e sinceri figli di Dio, scevri di colpa in mezzo ad una nazione prava e perversa tra cui risplendete come luminari nel mondo, portando la parola di virtù » (Philipp. II, 14-16). S. Ambrogio così commenta queste parole: L’Apostolo avverte i cristiani e loro intima che ricordino la loro professione e vi corrispondano, affinché splendano tra gli increduli, come il sole e la luna in mezzo alle stelle, e servano con la vita, con le parole, con i costumi, di modello a chi li guarda (In Epl. ad Philipp.). «L’Apostolo, dice il Crisostomo, esorta i cristiani a gettare luce e splendore nelle tenebre del secolo, come altrettanti astri ». « Vuole, soggiunge S. Anseimo, che siano astri i quali, fissi nel Cielo, non sono punto solleciti di quello che avviene su la terra, ma intendono unicamente a compiere il loro corso e a illuminare il mondo ». Noi dobbiamo essere fari che rischiarano e guidano al porto i navigatori erranti nella notte e fra le tempestose vicende del mondo aiutarli ad evitare il naufragio e a tener la prora volta alla città santa: dobbiamo somigliare a quella donna dell’Apocalisse, immagine della Beata Vergine e della Chiesa, la quale è vestita di sole con la luna sotto i piedi ed una corona di dodici stelle attorno il capo (Apoc. XII, 1). Sia calma la voce, modesto il portamento, decente l’atteggiamento, circospetto il tratto, dimesso lo sguardo, la mente nutrita di buoni pensieri, l’anima al Cielo. Imitiamo i Tessalonicesi a cui lode S. Paolo scriveva: « Voi siete stati esempio a tutti i credenti nella Macedonia e nell’Acaia. Poiché da voi si divulgò la parola di Dio non solamente per la Macedonia e l’Acaia, ma di più per ogni luogo si propagò la fede che voi avete in Dio, tanto che non occorre che ne parliamo… Tutti raccontano il buon successo da noi ottenuto in mezzo a voi, e come vi convertiste dagli idoli a servire il Dio vivo e vero e ad aspettare il Figliuolo di lui dal Cielo (cui Egli risuscitò da morte), Gesù, il quale ci sottrasse all’ira che è per venire » (I Thess. I, 7-10). Dei Romani il medesimo Apostolo attestava che la loro fede era celebre su la bocca di tutto il mondo (Rom. I, 8); esortava il discepolo Timoteo ad essere esempio di carità, di fede, di castità ai fedeli, nei discorsi e nel tratto (I Tim. IV, 12); e animava gli Ebrei a vigilarsi vicendevolmente per provocarsi alla carità e alle buone opere (Hebr. X, 24). Finalmente suggeriva a Tito che si mostrasse modello di buone opere in tutto, con la dottrina, con la purità dei costumi, con la gravità (Tit. II, 7). Anche Socrate ordinava a’ suoi discepoli di acquistare e praticare queste tre virtù: 1° la prudenza; 2° il silenzio; 3° la modestia (Anton, in Meliss.). Quando per la prima volta si trattò di scegliere e stabilire de’ diaconi, gli Apostoli ammonirono i fedeli che cercassero e scegliessero di mezzo a loro sette persone d’integra fama, piene di Spirito Santo e di prudenza (Act. IV, 3). Il buon esempio richiede che noi viviamo in qualche modo come S. Bernardo il quale così ci fu dipinto da uno storico : La serenità brillava sul suo viso, la modestia regolava il suo portamento, la più consumata prudenza informava le sue parole: cauto nelle imprese, assiduo nell’orazione, pio nella meditazione, grande nella fede, fermo nella speranza, infiammato di carità, egli portava come speciale contrassegno un’umiltà profonda ed una pietà tenerissima. Prudente nei consigli, utile negli affari, lieto tra gli insulti, sempre pronto a far servigi, di costumi soavissimi, santo per i suoi meriti, egli era pieno di saggezza, di virtù e di grazia presso Dio e presso gli uomini. « Bisogna, dice S. Agostino, che gli adoratori e servi di Dio siano così mansueti, gravi, prudenti, pii, irreprensibili, immacolati, che chiunque li incontri li ammiri, e dica: Costoro son tutti dei ». Non per gli ornamenti del corpo, ma per quelli dell’anima, che sono la modestia e l’innocenza, noi dobbiamo distinguerci. A proposito di quella sentenza di Gesù Cristo, « portate nelle vostre mani lampade ardenti» (Luc. XII, 35), S. Gregorio scrive: « Noi abbiamo in mano lampade ardenti, quando per mezzo di buone azioni porgiamo agli altri luminosi esempi ». Udite ancóra S. Giovanni Crisostomo e S. Martino, il primo de’ quali ci dice che, « bisogna condurre una vita incolpata, affinché chi ci osserva, veda in noi e nella vita nostra uno specchio tersissimo. Potremmo quasi far a meno delle parole, se la nostra vita splendesse di santità ». Il secondo poi vorrebbe che dalla bocca nostra non uscissero che parole di pace, di castità, di carità, di religione; che il mondo vi trovasse ben di rado eco, e spesso vi risuonasse Cristo. Si possono anche applicare ai laici quelle prescrizioni che indirizzava al Clero il Concilio di Trento: «E assolutamente necessario che i chierici, chiamati al servizio del Signore, regolino così rettamente la vita ed i costumi loro, che e nel vestire, e nel trattare, tutto in essi spiri gravità, compostezza, religiosità, affinché quanti li osservano si sentano attratti dalle loro azioni a venerarli ».
7. Ricompense dei buoni esempi. — « Quelli che hanno la scienza, leggiamo in Daniele, rifulgeranno come la luce del firmamento, e quelli che insegnano a molti la giustizia, risplenderanno come stelle per tutta l’eternità» (Dan. XII, 3). Ora, il segno più incontrastabile e chiaro della vera scienza, ed il miglior mezzo d’istruire, consiste nel menare una vita esemplare… Per il buon esempio noi otteniamo quaggiù la pace, la grazia, una buona morte, e, nell’altro mondo, una felicità imperitura.