UN’ENCICLICA AL GIORNO TOGLIO IL MODERNISTA APOSTATA DI TORNO: APOSTOLICÆ NOSTRÆ

Il Santo Padre, Pio IX,  ben conscio degli inganni dei figli delle tenebre, che seminavano discordie e minavano la santa Religione e la stabilità degli Stati, soprattutto con l’indifferentismo religioso e l’incredulità, chiede a tutti uno sforzo supplementare mediante la preghiera alla estirpazione di tali pestiferi mali. A sostegno della sua richiesta generale, fatta a religiosi, prelati, laici fedeli, cita le parole del Crisostomo … “è fonte e radice e madre di innumerevoli beni, la forza della preghiera vinse la furia del fuoco, trattenne il furore dei leoni, compose le guerre, spense le battaglie, quietò le tempeste, mise in fuga i demoni, aprì le porte del cielo, spezzò i vincoli della morte, scacciò le malattie, respinse i danni, consolidò le città scosse; la preghiera ha eliminato le piaghe inflitte dal cielo e le insidie degli uomini: in definitiva tutti i mali“, e concede indulgenza plenaria in forma di giubileo. Si raccomanda in particolare di far ricorso alla Vergine Maria nelle preghiere fatte secondo le intenzioni del Papa, e cioè per l’esaltazione e la prosperità della Santa Madre Chiesa e della Sede Apostolica, per l’estirpazione delle eresie, per la pace e la concordia dei Principi cristiani, per la pace e l’unità di tutto il popolo cristiano e si chiedono, se possibili, digiuni ed elemosine. Queste esortazioni fatte da un Papa “cattolico” sono valide ancor più oggi, almeno per il “pusillus grex”, il residuo gregge Cattolico, Apostolico, Romano, che non deve dimenticare nel corso della giornata di dedicare preghiere ed offrire possibilmente digiuni ed elemosine, con le intenzione del Santo Pontefice, Gregorio XVIII, soprattutto per l’estirpazione delle eresie moderniste e la prosperità e l’esaltazione della santa Chiesa “eclissata”, affinché possa  rapidamente rioccupare i luoghi e gli spazi usurpati. Che dire oggi, quando la Chiesa di Cristo vive tra catacombe, sotterranei ed anfratti, perseguitata dai soliti nemici: marrani, massoni, satanisti di ogni genere, laicisti, radicali, comunisti etc., ai quali si sono aggiunti, con rinnovato ardore ed accanimento estremo, i modernisti del novus ordo con le loro stampelle, cioè i sedevacantisti, i fallibilisti gallicani ed i finti tradizionalisti che reggono “il moccolo” agli antipapi insediati dalle conventicole al guinzaglio del gran kahal? Non ci resta che ricorrere alla preghiera come rimedio efficace secondo le parole del Crisostomo, giustamente ricordate dal Sommo Pontefice. Non c’è tempo da perdere, fratelli del pusillus grex, la situazione umanamene è irrecuperabile, ma proprio questo fa pensare che l’intervento del Signore per raddrizzare una situazione apparentemente compromessa, sarà potente ed impensabile, nella sua semplicità, alla mente umana. Leggiamo l’enciclica e teniamo già pronti Rosario, Salterio, libro delle devozioni e delle preghiere.

Apostolicæ nostræ

di S. S. pio IX

Contemplando l’intero mondo cattolico con la sollecitudine e l’affetto della Nostra carità Apostolica, possiamo a malapena esprimere con le parole, Venerabili Fratelli, da quale intimo dolore siamo afflitti, quando vediamo lo stato cristiano e civile turbato, oppresso e tormentato da ogni parte, in modo compassionevole, da calamità gravissime di ogni sorta. Infatti sapete benissimo come i popoli cristiani siano afflitti e sconvolti o da cruentissime guerre, o da dissidi intestini; o da morbi pestiferi, o da violenti terremoti o da altri gravissimi mali. Questo soprattutto riempie di dolore: che fra tanti lutti e danni mai abbastanza pianti, i figli delle tenebre, che nella loro generazione sono più cauti dei figli della luce, di giorno in giorno si sforzano sempre più, con ogni inganno, arte e preparazione, di condurre una guerra durissima contro la Chiesa cattolica e la sua dottrina salvifica; di stravolgere e distruggere l’autorità d’ogni potere legittimo; di indurre al male e corrompere le menti e gli animi di tutti; di propagare dovunque il veleno mortale dell’indifferentismo e dell’incredulità; di sconvolgere tutti i diritti divini e umani; di eccitare ed alimentare i dissensi, le discordie e i moti di empie ribellioni; di consentire qualunque malvagia scelleratezza e crudelissima azione; di non lasciare nulla d’intentato affinché – se potesse mai accadere – la nostra santissima religione sia tolta di mezzo e la stessa società umana sconvolta dalle fondamenta. – Pertanto, in una situazione tanto rischiosa, ben sapendo che a Noi, per beneficio singolare di Dio misericordioso, con la preghiera è data facoltà di ottenere tutti i beni dei quali abbiamo bisogno e di allontanare i mali che temiamo, non abbiamo tralasciato di alzare i Nostri occhi al monte eccelso e santo, dal quale confidiamo giungerà per Noi ogni aiuto. Nell’umiltà del Nostro cuore, non smettiamo di pregare e supplicare, con sentite e fervide orazioni, Dio ricco di misericordia, affinché – portando via le guerre fino ai limiti della terra e rimuovendo tutti i dissidi – dia pace, concordia e tranquillità ai Principi cristiani ed ai loro popoli, e conceda soprattutto agli stessi Principi il virtuosissimo impegno di sempre meglio proteggere e propagare la fede e la dottrina cattolica, nelle quali propriamente consiste la felicità dei popoli; affinché allontani gli stessi Principi e le popolazioni da tutti i mali da cui sono afflitti e li rallegri con ogni autentica felicità; affinché elargisca agli erranti i doni della Sua grazia celeste, cosicché dalla via della perdizione tornino sui sentieri della verità e della giustizia e con sincero cuore si rivolgano a Dio stesso. – Anche se in questa Nostra alma città abbiamo già ordinato che si alzino preghiere per implorare la divina misericordia, tuttavia, seguendo le illustri orme dei Nostri Predecessori, abbiamo deciso di ricorrere anche alle preghiere vostre e di tutta la Chiesa. Così, Venerabili Fratelli, vi scriviamo questa lettera, con la quale chiediamo insistentemente alla vostra esimia e sperimentata devozione di spronare con ogni mezzo, per i motivi già ricordati, i fedeli affidati alle vostre cure, affinché – deponendo il peso dei peccati attraverso la vera penitenza – tentino di placare con suppliche, digiuni, elemosine ed altre opere di pietà l’ira provocata in Dio dalla nequizia degli uomini. In modo conforme alla vostra egregia devozione ed alla vostra saggezza spiegate agli stessi fedeli di quanta grande misericordia sia generoso Dio verso tutti coloro che lo invocano e quanto grande sia la forza delle preghiere, se ci rivolgiamo al Signore senza aver consentito alcun accesso al nemico della nostra salvezza. La preghiera infatti – per usare le parole di Crisostomo – “è fonte e radice e madre di innumerevoli beni, la forza della preghiera vinse la furia del fuoco, trattenne il furore dei leoni, compose le guerre, spense le battaglie, quietò le tempeste, mise in fuga i demoni, aprì le porte del cielo, spezzò i vincoli della morte, scacciò le malattie, respinse i danni, consolidò le città scosse; la preghiera ha eliminato le piaghe inflitte dal cielo e le insidie degli uomini: in definitiva tutti i mali” . Desideriamo inoltre con forza, Venerabili Fratelli, che, mentre fervide preghiere vengono rivolte al clementissimo Padre delle misericordie per i citati motivi, Voi non tralasciate – così come dispone la Nostra Lettera Enciclica inviatavi da Gaeta il 2 febbraio 1849 – di pregarlo insieme ai vostri fedeli, con l’animo più che mai ardente e supplice, affinché illumini propizio la Nostra mente con la luce del Suo Santo Spirito, cosicché a proposito della Concezione della Immacolata Vergine Maria, Santissima Madre di Dio, Noi possiamo al più presto stabilire ciò che si attaglia alla maggior gloria di Dio ed a lode della stessa Vergine, Madre amorevolissima di noi tutti. – Inoltre, affinché i fedeli a Voi affidati elevino le loro preghiere con carità più fervente e con più ricchi frutti, abbiamo deciso di mettere a disposizione ed erogare i tesori dei doni celesti, la cui dispensazione Ci è stata affidata dall’Altissimo. Perciò, fiduciosi nella misericordia di Dio onnipotente e nell’autorità dei Suoi Apostoli, beati Pietro e Paolo, sulla base di quella facoltà di sciogliere o legare che – per quanto immeritevoli – Dio Ci ha concesso, con questa Lettera concediamo ed elargiamo l’indulgenza plenaria di tutti i peccati, in forma di Giubileo (che potrà essere applicata anche in suffragio delle anime del Purgatorio) a tutti ed a ciascun fedele delle vostre Diocesi, di entrambi i sessi, che, entro lo spazio di tre mesi – che ciascuno di voi deve stabilire da un giorno che ciascuno di voi avrà individuato – dopo aver confessato umilmente i propri peccati, detestandoli dal profondo, ed averli espiati con l’assoluzione sacramentale, accolga con reverenza il santissimo Sacramento dell’Eucaristia; visiti devotamente o tre Chiese da voi designate o tre volte una di esse, ed ivi rivolga al Signore per un determinato tempo devote preghiere secondo le Nostre intenzioni, per l’esaltazione e la prosperità della Santa Madre Chiesa e della Sede Apostolica, per l’estirpazione delle eresie, per la pace e la concordia dei Principi cristiani, per la pace e l’unità di tutto il popolo cristiano; oltre a tutto ciò, nello stesso lasso di tempo, digiuni una volta ed eroghi elemosina ai poveri proporzionalmente alla propria devozione. – Affinché possano lucrare questa indulgenza anche le Monache, o per meglio dire le altre persone che risiedono perennemente nei chiostri, nonché coloro che sono in carcere o che per un’infermità fisica o per qualunque altro ostacolo sono impediti dal portare a compimento una delle opere indicate, attribuiamo ai Confessori la facoltà di trasformarla in un’altra opera di devozione o di prorogarne il compimento ad un momento successivo, con l’ulteriore facoltà di dispensare dalla Comunione i fanciulli che non siano ancora stati ammessi alla prima Comunione. A questo proposito Vi conferiamo la potestà, limitatamente a questa occasione e soltanto nello spazio predetto di tre mesi, di attribuire ai Confessori delle vostre Diocesi, per Nostra autorità Apostolica, tutte le medesime facoltà che furono da Noi conferite nell’altro Giubileo concesso con la Nostra Lettera Enciclica a Voi mandata il 21 novembre 1851, data alle stampe e che inizia con le parole “Ex aliis Nostris”; restando sempre valide tutte le eccezioni che Noi indicammo nella medesima Lettera. – Inoltre Vi attribuiamo il potere di concedere ai fedeli delle vostre Diocesi, sia laici sia ecclesiastici, secolari e regolari, di qualunque istituto, anche a statuto speciale, la facoltà di scegliersi in questo caso come Confessore qualunque Sacerdote, secolare o regolare, fra quelli approvati, e la stessa facoltà può essere concessa anche alle Monache sottratte alla giurisdizione dell’Ordinario ed alle altre donne che vivono in clausura. – Operate, dunque, Venerabili Fratelli, poiché siete stati chiamati a condividere la Nostra sollecitudine e siete stati collocati come custodi sulle mura di Gerusalemme. Non smettete di invocare umilmente insieme con Noi, giorno e notte, in ogni preghiera e supplica, con l’aiuto della Grazia, il Signore Dio Nostro, e di implorare la Sua misericordia divina, affinché benevolmente allontani i flagelli della Sua ira, che meritiamo per i nostri peccati, e con clemenza distribuisca su tutti le ricchezze della Sua bontà. Non abbiamo alcun dubbio che vi accingerete a soddisfare con la maggior pienezza questi Nostri desideri e richieste, e siamo certi che soprattutto gli Ecclesiastici, i Religiosi, i Consacrati e gli altri Laici fedeli che, vivendo religiosamente in Cristo, degnamente camminano sulla strada della vocazione dalla quale sono stati chiamati, eleveranno senza interruzione le loro supplici preghiere a Dio, con lo zelo più ardente. E affinché Dio, invocato, tanto più facilmente inclini il suo orecchio alle nostre preghiere, non tralasciamo, Venerabili Fratelli, di chiedere il suffragio di coloro che, già coronati, detengono la palma, e per prima invochiamo incessantemente l’Immacolata Deipara Vergine Maria: presso Dio non c’è nessuna mediatrice più adatta e potente di Lei, che è madre di grazia e di misericordia; invochiamo inoltre la protezione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo, di tutto il consesso dei Santi che con Cristo regnano nei cieli. Nulla sia per Voi più fondamentale, più urgente che esortare con raddoppiato impegno i fedeli affidati alle vostre cure, ammonirli, stimolarli affinché si confermino di giorno in giorno più solidi ed incorruttibili nella professione della religione cattolica; evitino con ogni cura le insidie, le fallacie e gl’inganni dei nemici e con piede progressivamente più veloce avanzino per i sentieri dei comandamenti di Dio; si astengano con ogni cura dai peccati dai quali si moltiplicano tutti i mali per il genere umano.- Perciò non smettete mai d’infiammare in ogni momento, soprattutto, lo zelo dei Parroci, affinché – soddisfacendo con impegno e devozione al proprio incarico – non interrompano mai di ammaestrare accuratamente e di istruire il popolo Cristiano loro affidato nei santissimi rudimenti e nei precetti della nostra fede divina; di nutrirli puntualmente con l’amministrazione dei sacramenti e d’incitarli tutti nella sana dottrina. – Da ultimo, come anticipazione di tutti i beni celesti e testimonianza della Nostra ardentissima carità nei vostri confronti, ricevete la Benedizione Apostolica, che con grande amore impartiamo dal profondo del cuore a Voi personalmente, Venerabili Fratelli, a tutti i Chierici ed ai fedeli Laici affidati alla vostra cura.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 1° agosto 1854, anno nono del Nostro Pontificato.