De Segur: BREVI E FAMILIARI RISPOSTE ALLE OBIEZIONI CONTRO LA RELIGIONE [risp. XXXVII-XL]

 

XXXVII.

NON SO CHE FARMENE D’ANDARE A MESSA: PREGO DIO EGUALMENTE A CASA MIA.

R. E lo pregate voi molto in casa vostra? Perdonatemi se m’inganno: ma io sospetto un poco che non Lo preghiate più a casa vostra che alla Chiesa. La questione, notate, non e di sapere se voi pregate Iddio cosi bene a casa vostra che alla Messa; ma di sapere se Iddio vuole che nella domenica e nelle feste, Io preghiate alla Messa e non a casa vostra. – Or Egli lo vuole. – Voi vi ricordale, che abbiamo già ragionato di ciò insieme, ed abbiamo convenuto che le leggi religiose de’ pastori della Chiesa cattolica erano obbligatorie in coscienza, perché essi fanno queste leggi colla stessa autorità di Gesù Cristo. « Chi ascolta voi, ascolta me, chi disprezza voi, disprezza me. » La Chiesa prescrivendoci d’assistere alla Messa, nelle domeniche e feste di precetto, è disobbedire a nostro Signor Gesù Cristo, è disobbedire a Dio stesso il trascurare d’andarvi. – Il motivo che ha dato luogo a questa legge è importantissimo; anche la legge stessa lo è moltissimo. È la necessità del pubblico culto che è d’uopo rendere a Dio. – Noi non viviamo solo individualmente come uomini, come cristiani: viviamo ben anco come società religiosa: e questa società di cui siamo i membri, stabilita da Dio stesso ha verso di Lui doveri ad adempiere, egualmente che ciascuno di noi in particolare. Ora il culto pubblico della società ( o Chiesa) cristiana è precisamente l’assistere al sacrifizio della Messa, che ci riunisce tutti alla presenza del nostro Dio, nel suo tempio, in giorni a ciò stabiliti, gli uni da Dio stesso [È Dio il quale ha istituito , dall’origine del mondo, il riposo del settimo giorno a perpetua memoria della creazione e della eternità. La domenica è il giorno di Dio, il giorno in cui ci dobbiamo più specialmente occupare di Lui e prepararci alla nostra eternità che sarà il riposo eterno e l’eterna domenica], altri da nostro Signor Gesù Cristo, altri finalmente dagli Apostoli o loro successori. Il non unirsi in questi solenni momenti al resto della famiglia cristiana, è, in qualche modo, rinunciare al titolo di cristiano, di Figlio di Dio, di discepolo di G. C , di membro della Chiesa cattolica. – Perciò è un grave peccato mancare alla Messa nella domenica e nelle feste comandate, senza una vera necessità. La gravità di questa trascuranza tanto più si comprende, quanto più si conosce la grandezza, la santità, l’eccellenza divina del sacrificio della Messa. La Messa è come il centro di tutta la Religione. E come potrebbe essere altrimenti? Essa è il sacrificio di Gesù Cristo centro di tutta la Religione, Dio dei cristiani, principio e fine di tutte le cose. – Nella Messa Gesù Cristo è presente, vivo e glorioso nella sua divinità e nella sua umanità; vi compie e vi rinnova l’atto supremo di tutta la sua vita, il suo Gesù Cristo è la gran vittima della salute del mondo. L’uomo per causa del peccato sì era diviso da Dio, e l’incenso della sua preghiera non era più che un incenso insozzato ed impuro. Gesù Cristo il figlio di Dio fatto uomo, soffrendo e morendo per noi ha riparato questo disordine. Egli ci salvò, rese alle nostre anime lo Spirito Santo che ne è la vita eterna’. Quando noi siamo uniti ad e s so per via della grazia, cioè, quando il suo Spirito vivifica e santifica la nostra anima, possediamo in germe la vita eterna, e se ci troviamo in questo stato felice al momento di nostra morte, noi entriamo nella vita eternamente beata per rimanervi per sempre. Gesù Cristo adunque è stato il nostro Salvatore, la vittima della nostra salute. Tutta la sua vita è stata una preparazione al gran sacrificio che ha offerto per noi sulla croce, nel venerdì santo. – Or bene la Messa è la continuazione non cruenta di questo sacrificio di Gesù Cristo attraverso dei secoli e delle generazioni umane. Non avvi alcuna sostanziale differenza tra il sacrificio della croce e il sacrificio della Messa. È lo stesso sacrificio offerto sotto forma differente. Il prete è lo stesso, è Gesù Cristo: visibile sul Calvario, invisibile e nascosto nel sacerdote all’altare. La vittima è la stessa, Gesù Cristo: cruenta al Calvario, incruenta e velata sotto le specie del sacramento all’altare. Le differenze non sono che puramente esteriori ed apparenti; ma nella sostanza il sacrifizio è lo stesso. – Il Salvatore volle che tutti gli uomini avessero la buona ventura di assistere all’atto di loro salute, e che ciascheduno potesse ricevere da Lui stesso in persona la benedizione che apporta a tutti. È al momento della consacrazione (o elevazione) verso la metà della Messa, che Gesù Cristo, la vittima del grande sacrificio discende sopra l’altare, si offre nuovamente a suo Padre per adorarLo in nostro nome, per ringraziarLo a nome nostro, per domandarGli il perdono cui i nostri peccati ci rendono indegni di ottenere, per domandarGli tutte le grazie, tutti i beni di cui abbiamo bisogno. – Per la parola misteriosa e divina del sacerdote, o piuttosto di Gesù Cristo medesimo, che parla per mezzo del suo ministro, lo stesso miracolo d’amore, che si è operato alla santa Cena il Giovedì santo, si rinnovella ciascun giorno sui nostri altari. Il pane ed il vino son cambiati nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo, e non conservano più che le semplici specie del pane e del vino; di maniera che dopo la consacrazione non vi è sull’altare altro che il corpo, e il sangue di Gesù Cristo; che Gesù Cristo vivente, compendiando così nel santo Sacramento tutti gli stati, tutti i misteri della sua carriera mortale, e della sua vita gloriosa. Il momento del Sacrificio, come abbiamo detto, è quello della consacrazione. Si è in questo solo momento, infatti, che Gesù Cristo sì offre nuovamente a suo Padre, e rinnova l’offerta che ha fatto sulla croce dei suoi patimenti e della sua morte per la nostra salute. Tutto ciò che precede la consacrazione è la preparazione a questo adorabile sacrificio, tutto ciò che la segue ne è il compimento ed il ringraziamento. Mutate dunque ormai di linguaggio. Venite con tutti i vostri fratelli, venite al vostro Salvatore; è per voi, che discende, che s’immola in questo gran mistero. Egli vi ama, vi benedice…. e voi, che avete tanto bisogno di Lui, voi, che senza Lui non potete salvare la vostr’anima, voi non Lo curate, Lo disprezzate, Gli preferite occupazioni futili, frascherie, bagattelle!…. Credetemi, rientrate in voi stesso; diventate migliore. Adempite un dovere, che è tanto facile, quanto importante e necessario. Andate alla domenica ai piedi di Dio per rivedere come avete passata la settimana, e provvedervi per la seguente. Dio vi benedirà, e voi sarete felice.

XXXVIII

MI MANCA IL TEMPO.

R. Avete il tempo per mangiare?

— Senza dubbio.

— E perché mangiate?

— Qual domanda! per non morire. Il nutrimento é la vita dei corpo.

— Qual val più, la vostr’anima, o il vostro corpo?

— Bella domanda nuovamente! la mia anima senza alcun dubbio.

— Ehi fate dunque per la vostr’anima almeno quanto fate per il corpo! Trovale, prendete il tempo per far vivere il corpo, e non prendete quello di far vivere radiala!  Io vorrei vedere, che il vostro padrone pretendesse di togliervi il tempo di mangiare. Certamente voi abbandonereste subito lui, e il suo negozio, e direste; Anzi tutto bisogna vivere. Or bene, io vi dico in modo più urgente ancora: Anzi tutto, anche prima della vita del corpo, anzi tutto non lasciate morire la vostra anima, che è la parte principale di voi stesso, la vostra anima che fa di voi un uomo, poiché per il corpo non siamo che animale, è l’anima sola che fa l’uomo, e lo distingue dal bruto. La religione vi dà la vita della vostra anima unendola a Dio, e voi dite, “Mi manca il tempo di praticar la mia religione?” Or bene prendetevelo questo tempo necessario. Prendetevelo, ad ogni costo, non importa in che tempo ed a spese di qualsiasi. Nessuno ha il diritto di privarvene, né il vostro padrone, né i vostri maestri, né vostro padre, né vostra madre; nessuno senza eccezione! – La salute eterna della vostra anima non può esservi tolta da alcuna creatura, e se qualcheduno osasse portar attentato al più sacro dei vostri diritti, sarebbe il caso di praticare questa grande regola degli apostoli: è meglio obbedire a Dio che agli uomini. « Ma il mio stato, soggiungete voi, m’impedisce di attendere alla mia salute. » È ciò vero? Badate alla risposta; perché se mi rispondete: SI, dopo avervi ben riflettuto, io vi dirò: Allora bisogna abbandonarlo, e sceglierne un altro. La vita, infatti, passa prontamente; ma l’eternità rimane. È dunque il pensiero dell’eternità che deve dominare tutta la vostra vita. A che vi servirà guadagnare il mondo intero, se venite a perdere la vostra anima?- Ma siamo sinceri. È egli poi vero che non possiate salvarvi, vivere cristianamente nel vostro stato? È forse il vostro stato che v’impedisce di fare una breve preghiera mattina e sera? È forse il vostro stato che vi impedisce di sollevare di tempo in tempo il vostro cuore a Dio nel corso della giornata, di offrirGli le vostre preghiere, il vostro lavoro, le vostre privazioni? Non è già esso che vi fa giurare, bestemmiare il nome di Dio, frequentare ì trivj, i balli, le bettole, i luoghi di depravazione… Il tempo che consumate in tal modo sarebbe cento volle sufficiente per fare di voi un buon cristiano se voi l’impiegaste ad operare la vostra salute. – Non è già il vostro stato che vi impedisce, la sera, dopo la vostra giornata, alle vigilie delle grandi feste, di andare a trovare un confessore, d’andare a ricevere col perdono dei vostri peccati, consigli e incoraggiamenti per meglio vivere in avvenire. In fatto di coscienza, è cosa ben chiara, sì ha il tempo di fare ciò che si vuole. Ma bisogna volerlo fortemente, energicamente e con perseveranza. Non ripetete dunque più: « Io non ho tempo di vivere cristianamente ; » perché ingannereste voi stesso. – Dite piuttosto so volete: Io non ho tanto tempo, tanta facilità, quanto vorrei » — Sia; ma, in sostanza, è il cuore e la buona volontà che Dio domanda; e non è necessario gran tempo per amare Iddio, fuggire il peccato, pentirsi delle proprie colpe; non abbisogna gran tempo per far la sua preghiera in ciascun giorno, e non abbisogna pur anco molto tempo per assistere alle funzioni parrocchiali nella domenica, e per andar a confessarsi quattro o cinque volte nell’anno. Altri fanno tutto ciò, e più ancora. Ne conosco, che non lanciano passare un mese senza ricevere i sacramenti, e non sono perciò cattivi operai.—Come fanno essi?— Fate ciò, che essi fanno;abbiate buona volontà, come essi; e come essi voi vivrete da vero cristiano; e come essi voi andrete in paradiso in luogo d’andare all’inferno. Chi non dà a Dio il suo tempo, Iddio gli negherà la sua eternità.

XXXIX.

IO NON POSSO! È TROPPO DIFFICILE!

R. Dite piuttosto che voi non volete! Si può tutto ciò che si vuole in tutto quello che riguarda la coscienza e la salute. Ciò che manca non è già il potere, è il coraggio. Si teme la fatica, s’indietreggia. Il vero cristiano è un prode; simile a un buon soldato, che gli sforzi de’ nemici non fanno che eccitarlo vieppiù a combattere, nulla teme, appoggiato a Gesù Cristo, da Lui prende tutta la sua forza. Se cade si rialza, e ricomincia il combattere più forte che prima. – « Io non posso! » Il pigro, che al mattino sbadiglia, si stira, si voltola nel letto, e ricomincia a dormire in luogo di lavorare, dice pure: “Io non posso”. Verrà giorno, in cui vedrete che potevate. Ma allora non sarà più tempo e il momento della fatica sarà passato: starete davanti al tribunale di Gesù Cristo, ed udirete la sua terribile parola: «Via da me maledetti, al fuoco eterno, che fu preparato pel diavolo e per i suoi angeli » (s. Matteo, c. XXV). In quel giorno comprenderete, che potevate! Ciò nulla meno vi ha qualche cosa di assai vero in ciò che dite. No, voi non potete vincere le vostre passioni, e praticare le virtù così sublimi del cristiano, se non cercate, colà dove si trova, la forza necessaria a ciò. – No, voi non potete evitare i peccati, di cui avete l’abitudine, se non impiegate i mezzi, che Gesù Cristo vostro Salvatore ha consegnati a questo fine nelle mani della sua Chiesa. Questi mezzi voi li conoscete. In tempi più felici, quando eravate buono, puro, onesto, perché eravate cristiano, voi li avete impiegati, e avete sentito da voi medesimo tutta la loro dolcezza, tutta la loro forza. È la preghiera; È la santificazione della domenica; È l’istruzione religiosa; È soprattutto la frequenza della confessione e della santa Comunione. È la fuga delle occasioni pericolose, dei piaceri colpevoli, dei cattivi compagni e delle cattive letture. Senza questi mezzi, no, voi non potete esser buono. Con questi mezzi non solamente lo potete, ma niente vi è di più dolce, di più facile. Quanti giovani ed uomini d’ogni età e condizione hanno passioni più violente che voi, e le domano tuttavia, e le hanno signoreggiate! Molti sono più esposti che voi nol siate, e hanno più ostacoli d’ogni genere a vincere. Perché non potrete voi fare ciò che essi fanno? Coraggio dunque! È questo che manca. Si è cristiano, quando efficacemente si vuole!

XL.

MI SI FAREBBERO LE BEFFE! NON BISOGNA FARE IL SINGOLARE, BISOGNA FARE COME GLI ALTRI.

R. Siete voi una capra, amico, ovvero un uomo? Le capre, ben lo so, seguonsi l’una l’altra; se la prima si getta in un buco, la seconda la segue, la terza segue la seconda, la quarta segue la terza; e così di seguito; esse vi si gettano perché le altre vi si son gettate: esse fanno come le altre. Ma gli uomini devono essi agire d’una maniera così stupida? Eh! quanti sono capre in questo punto! Quanti vanno all’inferno perché gli altri vi vanno! – « Non bisogna fare il singolare, » si dice. Si deve fare, bisogna fare il singolare, non per orgoglio o perché si sdegnino gli altri, ma perché bisogna essere buono in mezzo al mondo malvagio. Il male abbonda, e il bene è raro; vi sono molti perversi e pochi buoni, molti pagani e pochi Cristiani. I malvagi formano la massa; sono essi che fanno la moda ed il costume. Chi vuol seguir l’altra strada, che è la buona, è perciò costretto a singolarizzarsi. Or bene, questa singolarità bisogna averla. Essa è il segno, la condizione necessaria della vostra eterna salute. Nostro Signor Gesù Cristo ci ha dichiarato in termini formali: « Entrate – dice Egli – per la porla stretta; perché « larga è la porta, e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quei che entrano per essa. Quanto angusta è la porta e stretta la via che conduce alla vita; e quanto pochi son quei che la trovano! » (s. Matteo cap. VII). – « E non temete coloro – aggiunge egli in un altro passo dell’evangelo – non temete coloro che uccidono il corpo e non possono uccidere l’anima, ma temete piuttosto colui che può mandare in perdizione e l’anima e il corpo all’inferno…». « Chiunque mi rinnegherà dinanzi agli uomini, Io rinnegherò anche io dinanzi al Padre mio che è ne’ cieli » (s. Matteo cap. X). « E chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo malgrado tutti gli ostacoli, malgrado soprattutto le beffe, gli esempi e gli sforzi dei libertini» (s. Matteo cap. XXIV). È egli chiaro l’avviso? È il Giudice eterno che ce lo annunzia. È Colui che non parla giammai invano, e che di sua propria bocca proclama che « Il cielo e la terra passeranno, ma che le sue parole non passeranno mai. » Bisogna dunque, sotto pena di eterna dannazione, vivere nel mondo, differente dal mondo. Bisogna gloriarsi di questa singolarità, anziché temerla ed arrossirne. È dessa che ci fa Cristiani. « Ma si faranno beffe di me. » E che?! Lasciate che si burlino di voi; voi non morrete per ciò! Burlatevi di quelli che si burlano di voi; essi sono i ridicoli, voi siete il savio. Quale dei due deve burlarsi dell’altro: il folle del savio, o il savio del folle? – Se si burlassero di voi perché mangiate, o perché camminate su i piedi, e non sulla testa, cessereste perciò di mangiare, e vi mettereste a camminar sulle mani? No. E perché? Perché ciò che fate è ragionevole e ben fatto, e che vi si vorrebbe veder fare un assurdo. – Quanto è più assurdo il perdere la vostra anima per piacere a qualche sconsigliato, di cui nel fondo del vostro cuore disprezzate il libertinaggio! La lode di simili persone è vera vergogna; il loro biasimo è un bene. È segno che non si somiglia ad essi. – “Si burleranno di me”; dunque non voglio servir Dio. Sarebbe un ragionamento simile a quello di un francese il quale non volesse più servire la Francia sua patria, per tema di spiacere agli inglesi nemici della Francia! – Ma non esagerate troppo le cose. Voi non sarete il solo del vostro partito. Benché vi siano più cattivi, che buoni, il numero di questi è tuttavia più grande di quello che credesi, specialmente a’ giorni nostri, in cui la Religione va riprendendo vieppiù il suo benefico impero.— Nelle alte classi della società è ora un’onorevole raccomandazione l’essere Cristiano. Siate buono, amabile, officioso verso tutti, ridete cogli altri di ciò di cui si può ridere senza offendere Dio; ed essi vi lasceranno tosto tranquillo in riguardo della Religione, appena appena vi attaccheranno. – Non vi mostrate debole per una parola, per uno sguardo, per un sogghigno… Lasciate che si perdano coloro, che vogliono perdersi; voi che conoscete come va la cosa, salvate la vostra anima. Lasciate ridere chi vorrà ridere. “Riderà bene, chi riderà l’ultimo”.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.