J. – J. Gaume: MORTE AL CLERICALISMO -II-
CAPITOLO VI
UNA LEZIONE STORICA
I.
Quando i nostri padri del XVIII secolo leggevano negli Atti dei martiri, gli atroci martirii dei primitivi cristiani, ora ricoperti di pelle di bestie e divorati da cani; ora rivestiti d’una camicia infiammabile, tunica incendialis, e bruciati vivi per servire di fiaccole durante la notte; ora distesi su’i cavalletti e sgraffiati con uncini di ferro; ora sbranati negli anfiteatri dai leoni e dalle tigri: i nostri padri dicevano: Non si rivedranno più siffatti orrori.
II.
Essi dimenticavano che fra l’uomo e la bestia feroce, fra l’uomo de’tempi antichi e l’uomo de’tempi moderni, fra Nerone e san Vincenzo dei Paoli, non vi ha separazione che quella la quale è dovuta al cristianesimo; che, cessando il cristianesimo d’ esercitare la sua salutare influenza, l’uomo si ritrova quello stesso che era prima del cristianesimo. – Essi dimenticavano che la colluvie delle dottrine anticristiane, dai filosofi infuse ogni giorno nell’anima del popolo, finirebbero per ammorzare i sentimenti di giustizia e fino quelli d umanità, dovuti all’incivilimento cristiano; che un giorno verrebbe in cui l’uomo scristianizzato, ricadrebbe nella barbarie, riabbracciandone tutti gl’istinti, e commettendone tutti i delitti.
III.
Coloro de’ nostri padri, i quali vissero sino alla fine del XVIII secolo, videro co’ propri occhi la verità pratica di cotesto inesplicabile ragionamento. Essi, ad apprenderci che non bisogna giurar nulla, han raccontato quel che videro: prestiamo per un momento orecchio alle loro parole. – Era la domenica 2 settembre 1792, verso il mezzogiorno, quando un grido d’allarme risuona dentro Parigi. La plebaglia adunasi da tutti i quartieri, e un grido di morte elevasi da ogni parte. In prigione, in prigione! Bisogna uccidere gli aristocratici. Ed ecco un accorrere precipitoso, e uno sgozzar gente in cinque prigioni a un punto. La prigione dell’Abbazia fu testimone d’un massacro, che eguaglia, se non supera, tutte le atrocità pagane. Il sangue scorreva da ogni parte, i cadaveri s’ammucchiavano gli uni su gli altri: l’atrio n’era ripieno. A misura che le vittime erano immolate, i carnefici portavano nell’uffizio della delegazione le insegne, i portafogli, i fazzoletti grondanti di sangue, trovati nelle saccocce dei prigionieri. Jourdan, presidente della delegazione, avendo dimostrato l’orrore, che questi oggetti gl’ispiravano, senti rispondersi da uno dei commissari: « Quel che più diletta gli occhi dei patrioti è il sangue degli aristocratici. »
IV.
Nel medesimo istante entra uno de’carnefici con in mano una sciabola insanguinata: « Io vengo, disse, a domandarvi le scarpe che quegli aristocratici hanno in piedi; i nostri bravi fratelli sono senza scarpe, e debbono partire domani per la frontiera. » — «Niente è più giusto » rispose la delegazione. Dopo del primo, si fa innanzi un altro carnefice, e domanda del vino per i suoi bravi fratelli. Ed avendoglielo la delegazione concesso, furono in mezzo ai cadaveri alzate delle tavole coperte di bottiglie: i manigoldi si mettono a bere, é le loro mani lasciavano sui bicchieri tracce di sangue.
V.
In questo frattempo arrivò Billand-Varennes, sostituto del procuratore del Comune. Attraversa l’atrio, calpestando i cadaveri, e dice agli assassini: « Popolo, tu immoli i tuoi nemici, e fai il tuo dovere. » Eccitati da queste parole i carnefici continuano il macello con più furore; il sangue scorre tutta la notte. Si massacrava al barlume delle torce, e ciascuna vittima cadeva alle grida di Viva la Nazione.
VI.
Intanto l’atrio dell’Abbazia era inondato di sangue, e talmente ingombro di cadaveri, che appena vi si poteva passare. Per renderlo adatto a nuovi massacri : « Ecco, dice l’abbate Sicard testimone oculare, il partito che fu preso. Si fanno venire delle carrette per toglier via i cadaveri; si fa portare della paglia con cui formasi una specie di palco, insieme cogli abiti delle vittime di già immolate, e su di esso si fan salire quelli che rimanevano ad essere strozzati. « Allora lamentandosi un dei sicari che ciascuno di loro non potesse avere il piacere di ferire ciascuna vittima, fu deciso di farle passare ad una ad una in mezzo a due file di carnefici, con la condizione che non dovesse esser percossa che col dosso della sciabola, e che quando essa fosse salita sul palco, l’avrebbe percossa di taglio o di punta, chi prima avesse potuto. Fu ancora deciso di collocare delle panche attorno al palco per quelle donne e per quegli uomini, che avessero voluto vedere da vicino l’esecuzione, e che essi chiamavano i signori e le signore.
VII.
« Tutto questo io l’ho veduto ed inteso. Ho veduto queste Signore del quartiere dell’Abbazia radunarsi attorno al luogo che si preparava per le vittime, prendervi posto, come avrebbero fatto ad uno spettacolo di piacere. Da quel momento le vittime furono portate nel modo che si era stabilito tra gli assassini. » – Billaud-Varennes apparve una seconda volta, e disse: « Rispettabili cittadini, voi avete scannato gli scellerati, voi avete salvata la patria; la Francia vi deve una riconoscenza eterna; il municipio non sa come sdebitarsi con voi. Senza dubbio, le spoglie di questi scellerati appartengono a coloro, che ce ne han liberati. – Ma senza intendere con questo ricompensarvi, sono incaricato d’offrire a ciascun di voi ventiquattro lire, le quali vi saran pagate immantinenti. Rispettabili cittadini, continuate l’opera vostra, e la patria vi dovrà nuovi omaggi. »
VIII.
Quando egli ebbe parlato, tutti i manigoldi si precipitarono nella sala del comitato per richiedere il loro salario. Chi teneva una sciabola insanguinata, chi una picca ricoperta di umane cervella; chi tra le mani un cuore ancor palpitante; tutti levando in aria queste testimonianze dei loro misfatti, ne domandavano il premio. Fu loro pagata la metà della somma promessa, e ritornarono al massacro. – Ai fianchi delle file, tra le quali si facevano passare le vittime, vi erano due Inglesi, e l’uno rimpetto all’altro, con bottiglie e bicchieri, i quali offrivano da bere ai carnefici, e li pressavano apprestando loro il bicchiere alla bocca. – Ecco quel che, non fa ancora un secolo, avveniva in Francia. E’ raccoglievasi ciò che si era seminato. Ed allora le sementi anticristiane erano venti volte meno sparse di quel che lo siano al presente!
[Histoire du clerge de France, etc, t. II, p. 143].
CAPITOLO VII
UNA LEZIONE STORICA
(Continuazione
I.
E ora dove siam giunti? Dov’ è giunta la Francia? l’Europa? l’antico e il nuovo mondo? L’insurrezione generale contro il clericalismo ci autorizza ella mai, si o no, a dire: Non bisogna giurar nulla? Lo ripetiamo: si raccoglie quel che si semina. Seminate vento, mieterete tempeste. Ogni regno che insorge contro Dio, perirà. Quando il mondo intero avrà ricusato di riconoscere per suo Dio e per suo Re, l’Agnello dominator de’ secoli, Dio lo spezzerà come un vaso, e la sua ultima ora sarà suonata : “Tamquam vas figlili confringes eos”. – Queste leggi dell’ ordine morale non sono meno immutabili delle leggi del mondo fisico: la storia intera n’ è la prova.
II.
In questo, più che nel secolo passato, si può dire: Non bisogna giurar nulla. Eppure, io dico che si può giurar qualche cosa. I nostri padri han veduto tutta la Francia porre sopra gli altari una prostituta, e adorarla; hanno veduto Parigi, la capitale della civiltà, come la chiamano, innalzare nel piano de Campi-Elisi, un tempio a Cibele, e tutte le autorità elette, seguite dai giardinieri, dagli ortolani, dai fornai, venire ad offrire alla dea le primizie dei beni della terra.
III.
E noi stessi che abbiamo veduto? Nel 1830, 1848, 1871, abbiamo veduto a Parigi, come altra volta a Roma, i buoi dalle corna dorate figurare con le teorie greche9 nelle processioni in onore della dea dell’Agricoltura; la dea Ragione, in carne ed ossa riapparire in una processione sacrilega a Parigi, ed a Versailles; migliaia di croci infrante, chiese indegnamente profanate, e numerose vittime strozzate. In quest’ora stessa noi vediamo Roma ricollocare nel Campidoglio, come segno parlante del suo ritorno alla bella antichità, la Lupa di Romolo, ricolmarla d’ onori, e nutrirla a spese dello Stato. Noi vediamo nella più gran parte dell’ Europa lo spiritismo rinnovellar le antiche pratiche demoniache dell’Oriente e dell’Occidente. – Vediamo i principii costitutivi dell’antico paganesimo rientrare a piene vele nel mondo attuale: l’emancipazione della ragione; l’emancipazione de’sensi; il concentramento dei poteri spirituali e temporali nelle mani d’un laico, chiamato presidente, re, imperatore, o Cesare; l’odio neroniano alla Verità; la proclamazione legale dell’ateismo e lo straripamento delle iniquità che n’è l’effetto. Le sepolture civili ed i suicidi] oltrepassano oggi tutte le cifre conosciute fino al presente: 5717, ossia un 16 al giorno.
IV.
Giacche è vero che si raccoglie quel che si semina, e che la messe raccolta è della stessa natura che la semenza; che le nazioni non vanno in corpo nell’altro mondo, ma che esse debbono essere giudicate, ricompensate, o punite quaggiù, si può dunque giurar qualche cosa. Si può, tanto più, che malgrado le grida d’allarme ripetute dalle sentinelle d’Israele, malgrado gli avvertimenti severi della Provvidenza; malgrado i miracoli manifesti che gridano al mondo colpevole d’imitare, sotto pena di morte, Ninive penitente, si ride di tutto, si beffa, s’insulta, s’ostina a chiudere gli occhi per non vedere, gli orecchi per non sentire, a ingolfarsi sempre più nel materialismo; a inondare ogni giorno l’anima dei popoli con torrenti di dottrine antireligiose ed antisociali, ed a nutrirla di scandali.
V.
Che dirò ancora? Quando s’odono le grida selvagge cui mandano da un punto all’altro dell’Europa gli anticlericali, i loro appelli incessanti alla distruzione radicale della religione, della società, della famiglia e della proprietà; le loro minacce a tutti i clericali, preti e laici: non è troppo evidente che si può giurar qualche cosa?
VI.
Questo non è tutto; quando si vedono scrittori reputati maestri della gioventù, riabilitare i più fieri nemici del Cristianesimo, Nerone stesso e Giuliano l’Apostata, che dico? riabilitare satana, chiamarlo con l’accento della compassione, un rivoluzionario infelice, e dirgli per consolarlo: Vieni ch’io t’abbracci, benedetto del cuor mio! Quando le nazioni sempre pronte a venir alle mani, in un’agitazione generale, non sono più nazioni, ma eserciti armati; e che tutta la loro intelligenza è intenta a studiare invenzioni dei migliori mezzi ond’uccidere la maggior parte possibile degli uomini nel minor tempo possibile!
VII.
Quando infine si ricorda ciò che fecero gli anticlericali durante il regno effimero della Comune, che essi chiamano un semplice combattimento d’avanguardia: tutte queste cause riunite permettono di giurare, che, se Dio non vi mette la mano, il mondo rivedrà dell’ecatombe umane, che sorpasseranno quelle dell’antichità pagana; e che se mai gli anticlericali vengono al potere, non dureran fatica per mettere in atto il voto d’uno dei loro antenati: Strangolare l’ultimo re colle budella dell’ultimo prete. – Per giustificare le mie apprensioni e il mio asserto, io ho delle prove che mancano a voi per sostenere la vostra tranquillità e la vostra negazione: le darò nel capitolo seguente.
CAP. VIII.
LE PROVE
I.
La prima prova, che senza dubbio poco importerà a voi, ma che a me importa ben molto, è la parola tre volte venerabile del Vicario di Gesù Cristo. Da molti anni il Veggente d’Israele ripete che il mondo spinto dalla Rivoluzione, ritorna visibilmente al paganesimo. – La seconda è tratta dall’esperienza. Quante volte non ci fu detto che mai più avremmo riveduto gli orrori della prima Rivoluzione; mai più udito le stesse bestemmie; mai più riprodotte le infernali dissolutezze di crudeltà, di lussuria e d’empietà, la cui memoria ci fa ancora arrossire e tremare; che il nostro secolo era troppo civilizzato e di costumi troppo dolci per non rendersene colpevole.
II.
E nondimeno abbiamo veduti gli orrori della Comune, l’incendio, la strage, il saccheggio, i sacrilegi; abbiamo veduti i massacri del Libano; vediamo in Alemagna l’espulsione, la spogliazione, l’imprigionamento di migliaia di preti, di religiosi e di religiose; vediamo il martirio della Polonia; udiamo il rantolo dell’agonia di migliaia di Polacchi, preti e laici, spiranti sotto il bastone moscovita nei deserti gelati della Siberia: in Bulgaria, cento villaggi bruciati, diecimila cristiani massacrati, ed orrori, che la penna rifugge di descrivere.
III.
Che dirò ancora? Non vediamo noi oggi quel che il mondo non aveva giammai veduto, quello che i secoli passati non avevano neppure sospettato, il Vicario di Gesù Cristo, il padre della famiglia cristiana prigioniero nella propria dimora, spogliato di tutto, e obbligato a stender la mano per mangiare il suo pane quotidiano? E ciò che è ben più grave, l’eresia impiantata in Roma, nel centro stesso del Cattolicesimo, fabbricar templi, aprire scuole, donde escono in folla le negazioni e le bestemmie, in opposizione alle affermazioni del Vaticano. Ciò che s’è veduto può dunque rivedersi: e forse peggio.
IV.
La terza prova, fondata sulla ragione, ci dice: La natura umana essendo sempre la stessa, tra l’uomo d’una volta, adoratore degli idoli, e l’uomo d’oggi giorno, adoratore del vero Dio, non v’ha altra separazione che il foglio di carta, che voi chiamate clericalismo, e che noi chiamiamo Cattolicismo; ma se sparisse questo foglio di carta, noi rivedremo tutto quello che vide il mondo pagano, tutto quel che vede ancora il mondo idolatra.
V.
Su questo punto la logica è inesorabile. Perché? Perché l’uomo non è un essere indipendente. Libero di scegliersi un padrone, non può farne senza. Teocrazia, o democrazia; i canoni del Vaticano, o i cannoni delle barricate; l’acqua benedetta, o il petrolio; Gesù Cristo o Belial; adoratore di Dio, o adoratore di satana: non vi è via di mezzo. Tale è del resto, a testimonianza della storia, l’alternativa nella quale il genere umano ha sempre vissuto sin dal principio di sua esistenza.
VI.
La quarta prova è nella stessa natura di satana. Come la tigre pone agguato alla sua preda, così satana notte e giorno spia l’umanità. Egli, secondo la frase di san Pietro, è un leone che senza posa le gira intorno, cercando d’impadronirsene. Si dice con verità: Se Dio esce dalla porta, satana entra dalla finestra. Siccome egli non si muta, né invecchia, entra con tutti gl’istrumenti del regno; voglio dire con tutti gli elementi di menzogna e di odio che caratterizzano il grande Mentitore e il grande Omicida. Passando infallibilmente nell’ordine dei fatti, questi elementi, ogni giorno gli stessi, fanno rivivere, sotto una od altra forma, il paganesimo religioso e sociale.
VII.
Io ammetto che l’uomo è sempre meno cattivo dei suoi principii, e, checché si faccia, resterà sempre nel fondo dell’anima dei popoli battezzati qualche cosa di cristiano, che loro impedirà di attuare in tutta la loro estensione, e sotto le medesime forme, i mostruosi eccessi dell’antico paganesimo, o dell’idolatria moderna; ma ragionando sull’ipotesi del successo completo degli anticlericali e secondo i loro desiderii sì altamente espressi, diciamo noi che tutto è possibile.
VIII.
Si, in questo caso, il ritorno alla schiavitù è possibile; il ritorno all’adorazione del demonio è possibile; il ritorno al sacrificio umano è possibile! Per parlare solamente di quest’ultimo, daremo in quest’operetta un saggio di quello che succedeva, sotto questo rapporto, nella bella antichità, e che succede tuttavia là dove il clericalismo non é conosciuto.
IX.
Questo saggio basterà 1.° per rivelare il grazioso avvenire che gli anticlericali, sapendolo o non sapendolo, preparano alla umanità; 2.° per avvertir noi clericali, di tenerci guardinghi, e di non lusingarci che i lupi scatenati si cambieranno in agnelli; 3.° per distruggere l’assurda, ma pericolosa massima, che l’uomo può far senza religione, o ciò che è lo stesso, che tutte le religioni sono egualmente buone, egualmente vere ed egualmente false. Tale è il triplice scopo del nostro modesto lavoro: il cui assequimento, se non tutto almeno in parte, formerà la nostra ricompensa. – Mi prenderò la libertà di ricordare la sentenza del re Luigi Filippo, che diceva: « Se si continua in questo modo ad avvelenar la gioventù, arriveremo all’antropofagia.
CAPITOLO IX.
POSSIBILITÀ DEL RITORNO AL SACRIFIZIO UMANO.
I.
Il sacrificio è talmente nelle leggi dell’ordine eterno, che é sempre e dappertutto esistito. Il vero Dio lo ha comandato, e lo ha avuto. satana, scimmia di Dio, l’ha comandato, e l’ha avuto. Il vero Dio si è contentato del sacrificio degli animali. satana, divenuto il re e il dio di questo mondo, princeps hujus sæculi, deus hujus mundi, non si è contentato del sacrificio degli animali. Nemico implacabile dell’uomo, ha voluto avere l’uomo per vittima: e l’ha avuto.
II.
Ci volle il sacrificio d’una vittima divina per abolire il sacrificio delle vittime umane. Dovunque la vittima divina non è stata immolata, ha regnato e regna ancora l’immolazione delle vittime umane : e se cessa il sacrificio divino, ricomincia il sacrificio umano.
III.
E vero, lo so, che le nazioni protestanti, ed anche molte nazioni infedeli, presso cui non s’offre più, o non s’è offerto ancora il sacrificio divino, non immolano affatto vittime umane ; ma fa d’uopo riflettere che l’influenza del sacrificio divino continua a farsi misteriosamente sentire presso i nostri fratelli separati, e presso eziandio certi popoli infedeli: l’altare fu sul Calvario, ma il sangue della vittima ha inondato l’universo. – E cosi che la presenza del sole si fa sentire al cieco che non l’ha veduto giammai, come al cieco che non lo vede più. Ma, io lo ripeto, o sacrificio divino o sacrificio umano: l’alternativa è inevitabile, come é inevitabile l’alternativa tra Gesù Cristo e Belial. La ragione lo dice, e la storia Io prova.
IV.
Bisogna soltanto notare che il sacrificio umano si divide in sacrificio indiretto e in sacrificio diretto. Per sacrificio indiretto, devesi intendere l’immolazione che l’uomo, inspirato dal demonio, fa dei suoi simili, sacrificandoli all’Orgoglio, all’Ambizione, alla Voluttà, all’odio della Verità, divinità malefiche divenute suoi idoli. Questo genere di sacrificio, noi lo vediamo, più o meno in tutti i tempi e presso tutti i popoli, perché sempre e dappertutto, sin dalla sua prima vittoria sopra i padri del genere umano, satana ha sempre e dappertutto conservata una parte della sua potenza omicida.
V.
Questa sua potenza fu completa nell’antichità pagana. Allora la guerra, guerra spietata, fu senza tregua in tutta 1’estensione del mondo conosciuto. Durante gli 800 anni della sua bellicosa esistenza, Roma non chiuse che due volte il tempio di Giano. Sarebbe più facile numerare le foglie degli alberi, che misurare la quantità, la larghezza, la profondità dei fiumi di sangue umano, onde la terra fu cosparsa a cagion di cotal guerra, dal diluvio fino all’Incarnazione.
VI.
Al nascer della Chiesa, che cosa furono i milioni di martiri che, per tre secoli, inondarono del loro sangue tutte le parti dell’ Oriente e dell’ Occidente? Che cosa furono i martiri delle età seguenti, sino alle presenti? Non altro che vittime umane, immolate per inspirazione del demonio a difesa del suo regno.
VII.
I conquistatori che, nelle guerre ingiuste, fanno perire milioni d’uomini, che cosa son essi mai, se non grandi ministri di satana, grandi sacrificatori di vittime umane? – Ed il potente filosofo, chiamato Brissot, il quale, verso la fine dell’ultimo secolo, scriveva un libro per domandare l’istituzione di carneficine umane, chi era egli mai se non il promotore dei sacrifici umani?
VIII.
Gli spietati demagoghi del 93, i quali stabilendo queste carneficine su tutti i punti del suolo francese, immolarono, al selvaggio loro odio del trono e dell’ altare, tante migliaia di vittime; e i comunardi di Parigi, i quali, per odio del clericalismo, fucilarono gli ostaggi, che cosa sono essi, se non i ministri di satana che ebbe ed avrà sempre sete di umano sangue? E gli anticlericali dei tempi nostri, che gridano allo sterminio del clericalismo, che cosa sono, se non sacrificatori anticipati di umane vittime?
IX.
Deve poi considerarsi attentamente, che questo sacrificio indiretto di vittime umane non ha luogo, sia da parte dei popoli, sia da parte degli individui, che quando, cessando il sacrificio divino di far sentire la sua influenza vittoriosa, il demonio fa di nuovo sentire la sua. – Ciò in quanto al sacrificio indiretto. Non solamente questo è possibile, ma esiste. Gettando uno sguardo sul mondo attuale, si vede che questo sacrificio minaccia di effettuarsi, un giorno o l’altro, nelle più orribili proporzioni.
X.
Tutte le volte che l’uomo fa guerra a Dio, la fa ai suoi simili. I loro più sacri diritti, i loro più cari interessi, spogliati della guarentigia divina, non sono per lui che mezzi od ostacoli alle sue cupidigie, e si arma per goderne, o per disfarsene. A più forte ragione, allorché un popolo, allorché un mondo intero, come il mondo attuale, fa guerra a Dio, la lotta delle nazioni è inevitabile. Questa lotta sarà universale, come l’insurrezione contro Dio. La prova n’è 1.° che quando Dio è combattuto, e combattuto come è oggidì a oltranza, tutte le barriere veramente protettrici della giustizia, e per conseguenza della pace, sono distrutte. E subito, simili al torrente, che si rovescia dall’alto delle montagne, tutte le passioni scatenate faranno della terra un vasto campo di battaglia. 2.° Bisogna una espiazione dei delitti commessi contro Dio. Le immondezze umane non essendo più lavate nel sangue della vittima divina, il saranno nel sangue dell’ uomo.
XI.
Per incredule che siano, le nazioni attuali sembrano aver l’istinto di ciò che si prepara. Altrimenti, come spiegare il loro timore reciproco; timore universale ed incurabile, malgrado le promesse di pace, malgrado le relazioni scientifiche e commerciali dei popoli tra loro, malgrado la civiltà materiale? Che cosa significano le numerose armate permanenti, mantenute sul piede di guerra? Perché questi armamenti formidabili, sconosciuti eziandio al mondo antico? – Roma nell’apogeo della sua potenza militare non aveva che venticinque legioni, non più cioè, che 200,000 uomini. E non sappiamo noi, che verso la fine de’ tempi, meno lontana forse che non si pensi, vi avranno guerre tali da sorpassare in estensione tutte le altre guerre, ed eserciti, i cui soldati si conteranno a milioni?
XII.
Ho detto che la fine dei tempi è forse meno lontana che non si pensi. Per render non certa, ma sostenibile questa opinione tenuta da uomini eminenti, io non farò appello né alle profezie moderne, né ai calcoli cronologici, né ai commentarii dell’Apocalisse; mi basta indicare un fatto a tutti visibile.
XIII.
Egli è divinanìente certo che verso la fine dei tempi vi sarà un regno anticristiano. Questo regno sarà la più formidabile potenza che si sarà mai levata contro la Chiesa di Dio. I pericoli che farà esso correre perfino agli eletti, saranno tali, che, se i giorni di questo regno diabolico non fossero abbreviati, niuno sarebbe salvo: non salva fieret omnis caro. Egli è poi umanamente certo che questo regno cosi formidabile per la sua estensione, per la sua potenza, per i suoi mezzi di seduzione, non nascerà in un giorno, come il fungo sotto la quercia. Esso avrà una preparazione più o meno lunga, in rapporto alla sua infernale e gigantesca missione. [È chiaro qui che il Gaume stia parlando della giudeo-massoneria trionfante nei nostri giorni! Che profezia attualizzata! –ndt.-]
XIV.
Domando ora a chiunque getti attento uno sguardo sulla faccia della terra: Se, Dio non voglia, tu fossi incaricato di preparare il regno anticristiano, ti comporteresti diversamente da quel che si fa oggidì dall’un capo all’altro dell’antico e del nuovo mondo? Tu predicheresti la negazione radicale di tutti i dommi cristiani; emanciperesti le passioni, spingendole potentemente al materialismo, al lusso, al sensualismo, e cancellando, quanto è possibile, il senso morale.
XV.
Affine di togliere alle nazioni cristiane la loro ragione di essere, tu le renderesti apostate come nazioni. Tu annienteresti l’autorità sociale della Chiesa; concentreresti tutti i poteri fra le mani d’un uomo, dichiarando la politica indipendente dalla religione. Attireresti sui Cattolici e sul clero ogni sorta derisioni, ogni sorta di disprezzi ed odii, allo scopo di poterli sedurre e sterminare. Il tuo grido di guerra sarebbe il motto che risuonò in Gerusalemme alcune ore avanti il supplizio del Redentore, e pochi anni prima la rovina della città deicida, immagine della fine del mondo: “Non vogliamo più che Cristo regni sopra di noi: Nolumus hunc regnare super nos.” Tale è, salvo errore, la condotta che tu terresti per esser logico.
XVI.
Ora, ciò che tu faresti, non si fa forse di presente? Non si è forse già fatto per tre quarti? E quanto all’ultimo quarto, non si cerca forse di attuarlo con un ardore cui nulla rallenta? Si può dunque dire con ragione, che il regno anticristiano è presso a poco bello e formato; per conseguenza la fine de’tempi è forse meno lontana che non si pensi, attesoché il regno anticristiano non sarà di lunga durata. Eppure, io non ho fatto che indicar solo un fatto. Che sarebbe se si volessero mostrare gli altri segni precursori della fine, i quali già appariscono sull’ orizzonte?
XVII.
Così, tutto fa prevedere, in un avvenire più o meno prossimo, guerre immense, e, per conseguenza, ecatombe di vittime umane. E nondimeno, l’uomo del mondo attende la pace, il Cattolico il trionfo della Chiesa. La pace! La pace, in mezzo al rovesciamento di tutte le leggi divine! La pace, allorché tutte le tempeste umane si sono scatenate! No, il mondo non avrà la pace; avrà quello che ha voluto, rivoltandosi contro Dio: la guerra, con tutti i suoi orrori.
XVIII.
Il trionfo della Chiesa! Io posso dire che lo desidero più d’ogni altro; ma spesso ho domandato a me stesso, che s’intenda pel trionfo della Chiesa. Avvi, a me sembra, un trionfo negativo, ed un trionfo positivo. Il trionfo negativo consiste in ciò che la Chiesa uscirà vittoriosa dalla lotta, nel senso che essa non perderà un solo dei suoi dogmi, un solo dei suoi punti di morale, un solo de’ suoi sacramenti; non perderà il suo capo supremo, né le persone essenziali alla sua gerarchia: questo trionfo è sicuro!
XIX.
II trionfo positivo sarebbe la restaurazione sociale dell’autorità della Chiesa, in modo che questa torni ad esser l’oracolo adorato dei governi e dei popoli; la restituzione dei domini rubati alla Santa Sede; il ritorno dei princìpii cristiani nelle leggi e nelle costituzioni dei popoli; la negazione legale d’un diritto qualunque ad ogni errore religioso; in una parola, il ritorno delle nazioni alla fede del loro battesimo. – È troppo evidente che un siffatto trionfo non può essere che l’effetto di un miracolo. Or, la promessa di un siffatto miracolo non trovasi né nella Scrittura, né nella Tradizione. Che, dopo le scosse più o meno violente, vi abbiano pel mondo alcuni anni di respiro, e per la Chiesa alcuni anni di tranquillità, per dare alla nazione giudaica il tempo di convertirsi, ed al Cristianesimo quello di compiere il giro del mondo; questo è molto possibile, ed anche probabile. Tale è il senso, nel quale è permesso di dire che la fine dei tempi è forse meno lontana che non si pensi.
CAPITOLO X.
SACRIFICIO DIRETTO. — QUESTIONE AI RAZIONALISTI. — AUTORE DEL SACRIFICIO UMANO.
(Continuaziono del precedente)
I.
Quanto al sacrificio diretto, che come abbiamo detto è l’immolazione di vittime umane in onore di un uomo e di qualche falsa divinità, esso trovasi in vigore dovunque il Clericalismo non lo ha abolito. Esso fu sempre imposto a nome della religione.
II.
È qui il luogo che bisogna rivolgersi a tutti i nostri fieri razionalisti, i quali pretendono che tutte le religioni sono egualmente buone, e loro domandare una risposta categorica alla questione seguente: Ecco una religione, che dice ad un padre, ad una madre: Dammi quel che hai di più caro al mondo, il tuo figliuolo: lo devo scannare, lo devo bruciar vivo; tanto esigono i miei Dei: guai a te, se ti rifiuti. Ecco un’altra religione che dice: Guardati bene dall’immolare tuo figlio. Al contrario, veglia sulla sua vita, come sulla pupilla degli occhi tuoi. Egli é un deposito sacro, di cui Iddio ti chiederà conto. — Queste due religioni vi sembrano esse egualmente buone?
III.
Se esse non sono egualmente buone, non sono egualmente vere; se non sono egualmente vere, non sono egualmente divine. Non è dunque indifferente di praticar l’una, ovvero 1’altra. Ora il Clericalismo è la sola Religione che ha posto fine al sacrificio umano; che vieta tutt’i delitti, che comanda tutte le virtù; e voi volete sterminare il Clericalismo? Infelici! Se i vostri sforzi riuscissero, voi sareste gli assassini dell’umanità.
IV.
Prima di entrare nella storia del sacrificio umano diretto, fa d’uopo conoscerne l’autore. Gli è stato mille volte dimostrato, che sotto ogni punto di vista, l’idea del sacrificio non può sorgere dalla ragione umana. È impossibile infatti stabilire un rapporto logico tra l’immolazione di una bestia, e l’espiazione di un peccato. Tuttavia l’idea del sacrificio e della sua efficacia è nella natura umana; là vi si trova dall’origine del mondo. Essa dunque non viene dalla natura: i fatti confermano il ragionamento.
V.
Che vediamo noi nella Scrittura? Vediamo, che fra l’immensa varietà di sacrifici offerti nella legge mosaica, non ve n’è uno, di cui l’ordine non sia venuto da un oracolo divino. Vediamo, che nella legge evangelica, l’augusto sacrificio del Calvario, sostituito a tutt’i sacrifici, è una rivelazione divina. Iddio ha parlato, e l’uomo sacrifica.
VI.
Per una ragione analoga, la scimmia di Dio, satana, ha parlato, e l’uomo sacrifica. La parola di Satana è tanto più certa in quanto che l’uomo sacrifica se stesso, sacrificando il suo simile. Lo sacrifica su tutti i punti del globo; la parola di satana è dunque universale. Lo sacrifica, malgrado le ripugnanze più vive della natura; la parola di Satana è dunque assoluta e minacciante. Lo sacrifica dovunque il sacrificio divino non è offerto. Il giudeo stesso appena che abbandona Ièhovah, cade nelle braccia di Moloch, e gli sacrifica i suoi figli e le sue figlie.
VII.
Il sacrificio umano non è dunque né l’effetto della immaginazione, né il risultato d’una deduzione logica, né un affare di razza, di clima, d’epoca, d’incivilimento più o meno avanzato, o di circostanze locali: è un affare di culto. Ogni sacrificio poggia o su di un oracolo divino, o su di un oracolo satanico. Sentiamo la storia.
VIII.
« I sacrifici umani, scrive Eusebio, debbono essere attribuiti agli spiriti impuri, i quali han congiurato la nostra perdita. Non è la nostra voce, ma è la voce di coloro che non professano le nostre credenze, la quale renderà omaggio alla verità. Relativamente ai sacrifica umani, dice Porfirio, non si può nè ammettere che gli dèi li abbiano richiesti, né supporre che i re ed i generali li abbiano offerti spontaneamente» [gli dèi secondo Porfirio, sono gli angeli buoni.] sia consegnando i loro proprii figli ad altri, perché li sacrificassero; sia consacrandoli, ed immolandoli essi stessi. Volevano mettersi al sicuro contra l’ira, e contra il furore di esseri terribili e malefici. ‘ – La storia conferma l’affermazione di Porfirio. Il sacrificio umano è stato sempre il corollario obbligato dell’idolatria, ossia dell’adorazione del demonio, adorato principalmente sotto la forma del serpente.
IX.
Perché mai il demonio ha sempre richiesto il sacrificio umano? Farsi adorare in luogo del Verbo incarnato: questa è stata sin dall’origine la mira invariabile dell’Angelo ribelle, questa sarà pur sempre. « I demoni, continua Porfirio, vogliono esser dèi, ed il capo che loro comanda, aspira a rimpiazzare il Dio supremo. Essi si dilettano delle libazioni e del fumo delle vittime. Si nutrono di vapori e d’esalazioni diversamente, secondo la diversità della loro natura, ed acquistano gagliardia novella dal sangue e dal fumo delle carni bruciate.» 1. [Apud Euseb. Præp. evang, lib. IV., c IV. e XV. e c. XXII].
X.
Agostino e S. Tommaso ne danno il vero senso delle parole di Porfirio, spiegandoci la natura del piacere che i demoni prendono all’odor delle vittime. « Quel che essi stimano nel sacrificio, non è il prezzo della bestia immolata, ma il suo significato. » Ora, il significato è l’onore reso al sovrano signore dell’universo [sottolineiamo qui opportunamente che il “signore dell’universo” del falso rito odierno del “novus ordo” satanico – al quale si offre la Vittima all’offertorio, si osanna nel trisagio e nel te deum– è sempre lo stesso satana, il baphomet lucifero, il “signore dell’universo” –ndr.-]. Quindi, le parole: «I demoni non godono dell’odore dei cadaveri, ma degli onori divini. » [In oblatione sacrificii non pensatur pretium occisi pecoris, sed significatio, qua fit in honorem “summi rectoris totius universi”, linde sicut Àugustimis dicit (De Civ. Dei. lib. X, c. XIX, ad fin,: “Dæmones non cadaverinis nidoribus, sed diviuis honoribus gaudent” (S. Th. 2. 2. q, art. 2, ad 2).
XI.
Da ciò che abbiamp detto, si vede perché il demonio domandi il sacrificio in generale. Ma perché domanda a preferenza il sacrificio umano? Il suo odio al Verbo fatto carne è inestinguibile. Non avendo potuto farlo immolare che una volta sul Calvario, vuol farlo immolare nelle sue membra sopra tutt’i punti del globo. Da una parte, questo sacrificio soddisfa al suo odio; dall’altra compie i suoi voti. Il sacrificio é l’atto più elevato del culto dell’idolatria, a cui il demonio, dice S. Tommaso, non ha cessato d’aspirare dopo la sua rivolta: Ascendam, et similis ero Altissimo. Ecco, come abbiam già detto, quale è l’ultima parola di Satana: rivaleggiare con Dio, e godere di tutti gli omaggi dovuti a Dio.
XII.
Non solamente egli vuole vittime umane; ma per un raffinamento di scelleratezza, vuole vittime scelte. I fanciulli e le fanciulle sono sempre state le sue vittime preferite.
XIII.
Cominciamo adesso il nostro viaggio pel mondo antico, e pel mondo moderno. Io nol dissimulo, questo viaggio sarà grandemente doloroso; perciocché cammineremo costantemente nel sangue umano; ma ci sarà utile primamente per le seguenti ragioni: – 1° Facendoci conoscere la profondità dell’abisso, in cui l’umanità é potuta discendere, saremo compresi d’una riconoscenza eterna per quel Dio che ce ne trasse fuori, e che c’ impedisce di ricadérvi. – 2°. Ci inspirerà un’eguale pietà ed un eguale orrore per coloro i quali, volendo sterminare il Cristianesimo, ricondurranno il mondo nello stato in cui era avanti il Cristianesimo. – 3.°Ci riempirà d’uno zelo novello per le tre grandi opere cattoliche della nostra epoca: La Propagazione della fede, l’Opera apostolica, e la Santa Infanzia. [continua …]
[Nota: I grassetti ed il colore è redazionale! Non abbiamo saputo resistere all’evidenziare le storture sataniche adottate nel luciferino rito adottato dal novus ordo, rito spacciato e contrabbandato indegnamente come Messa cattolica! Anatema sit!]