FESTA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE (2021)

FESTA DELL’IMMACOLATA CONCEZIONE (2021)

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Doppio di 1a classe. – Paramenti bianchi.

Festa di precetto.

Avendo da tutta l’eternità deciso di fare di Maria la Madre del Verbo Incarnato (Ep.), Dio volle che dal primo istante del suo concepimento Ella schiacciasse la testa del serpente, e la circondò di un ornamento di santità (Intr.) e fece della sua anima, che preservò da ogni macchia, un’abitazione degna del suo figliuolo (Oraz.). La festa dell’Immacolata Concezione si celebrava nel sec. VIII in Oriente il 9 dicembre; nel sec. IX in Irlanda il 3 maggio e nell’XI sec. in Inghilterra l’8 dicembre. I benedettini con S. Anselmo, e i francescani con Duns Scoto (+ 1308) si dimostrarono favorevoli alla festa dell’Immacolata Concezione, celebrata dal 1128 nei monasteri anglo sassoni. Nel sec. XV papa Sisto IV, fece costruire nel Vaticano la cappella Sistina in onore della Concezione della Vergine. E l’8 dic. 1854 Pio IX proclamò ufficialmente questo grande dogma; interpretando la tradizione cristiana, sintetizzata dalle parole dell’Angelo: « Ave Maria, piena di grazia, il Signore è teco ». ( Vang.) « Sei tutta bella, o Maria, e macchia originale non è in te » dice con grande verità il verso alleluiatico. Come l’aurora, messaggera dei giorno, Maria precede l’astro che ben presto illuminerà il mondo delle anime. (Com.). Ella introduce nel mondo suo Figlio e per la prima volta si presenta nel ciclo liturgico. Domandiamo a Dio di « guarirci e di purificarci da tutti i nostri peccati » (Secr. e Post.), affinché siamo resi più degni di accogliere Gesù nei nostri cuori.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Is LXI: 10
Gaudens gaudébo in Dómino, et exsultábit ánima mea in Deo meo: quia índuit me vestiméntis salútis: et induménto justítiæ circúmdedit me, quasi sponsam ornátam monílibus suis.

[Mi rallegrerò nel Signore, e l’ànima mia esulterà nel mio Dio: perché mi ha rivestita di una veste di salvezza e mi ha ornata del manto della giustizia, come sposa adorna dei suoi gioielli.


Ps XXIX: 2
Exaltábo te, Dómine, quóniam suscepísti me: nec delectásti inimícos meos super me.

[Ti esalterò, o Signore, perché mi hai rialzato: e non hai permesso ai miei nemici di rallegrarsi del mio danno.]


Gaudens gaudébo in Dómino, et exsultábit ánima mea in Deo meo: quia índuit me vestiméntis salútis: et induménto justítiæ circúmdedit me, quasi sponsam ornátam monílibus suis.

[Mi rallegrerò nel Signore, e l’ànima mia esulterà nel mio Dio: perché mi ha rivestita di una veste di salvezza e mi ha ornata del manto della giustizia, come sposa adorna dei suoi gioielli.]

Oratio

Orémus.
Deus, qui per immaculátam Vírginis Conceptiónem dignum Fílio tuo habitáculum præparásti: quǽsumus; ut, qui ex morte ejúsdem Filii tui prævísa eam ab omni labe præservásti, nos quoque mundos ejus intercessióne ad te perveníre concédas.

[O Dio, che mediante l’Immacolata Concezione della Vergine preparasti al Figlio tuo una degna dimora: Ti preghiamo: come, in previsione della morte del tuo stesso Figlio, preservasti lei da ogni macchia, cosí concedi anche a noi, per sua intercessione, di giungere a Te purificati.]

Lectio

Léctio libri Sapiéntiæ
Prov VIII: 22-35
Dóminus possedit me in inítio viárum suárum, ántequam quidquam fáceret a princípio. Ab ætérno ordináta sum, et ex antíquis, ántequam terra fíeret. Nondum erant abýssi, et ego jam concépta eram: necdum fontes aquárum erúperant: necdum montes gravi mole constíterant: ante colles ego parturiébar: adhuc terram non fécerat et flúmina et cárdines orbis terræ. Quando præparábat coelos, áderam: quando certa lege et gyro vallábat abýssos: quando æthera firmábat sursum et librábat fontes aquárum: quando circúmdabat mari términum suum et legem ponébat aquis, ne transírent fines suos: quando appendébat fundaménta terræ. Cum eo eram cuncta compónens: et delectábar per síngulos dies, ludens coram eo omni témpore: ludens in orbe terrárum: et delíciæ meæ esse cum filiis hóminum. Nunc ergo, filii, audíte me: Beáti, qui custódiunt vias meas. Audíte disciplínam, et estóte sapiéntes, et nolíte abjícere eam. Beátus homo, qui audit me et qui vígilat ad fores meas quotídie, et obsérvat ad postes óstii mei. Qui me invénerit, invéniet vitam et háuriet salútem a Dómino.

[Il Signore mi possedette dal principio delle sue azioni, prima delle sue opere, fin d’allora. Fui stabilita dall’eternità e fin dalle origini, prima che fosse fatta la terra. Non erano ancora gli abissi e io ero già concepita: non scaturivano ancora le fonti delle acque: i monti non posavano ancora nella loro grave mole; io ero generata prima che le colline: non era ancora fatta la terra, né i fiumi, né i càrdini del mondo. Quando preparava i cieli, io ero presente: quando cingeva con la volta gli abissi: quando in alto dava consistenza alle nubi e in basso dava forza alle sorgenti delle acque: quando fissava i confini dei mari e stabiliva che le acque non superassero i loro limiti: quando gettava le fondamenta della terra. Ero con Lui e mi dilettava ogni giorno e mi ricreavo in sua presenza e mi ricreavo nell’universo: e le mie delizie sono lo stare con i figli degli uomini. Dunque, o figli, ascoltatemi: Beati quelli che battono le mie vie. Udite l’insegnamento, siate saggi e non rigettatelo: Beato l’uomo che mi ascolta e veglia ogni giorno all’ingresso della mia casa, e sta attento sul limitare della mia porta. Chi troverà me, troverà la vita e riceverà la salvezza dal Signore.]

Graduale

Judith XIII: 23
Benedícta es tu, Virgo María, a Dómino, Deo excélso, præ ómnibus muliéribus super terram.

[Benedetta sei tu, o Vergine Maria, dal Signore Iddio Altissimo, piú che tutte le donne della terra].

Judith XV: 10
Tu glória Jerúsalem, tu lætítia Israël, tu honorificéntia pópuli nostri. Allelúja, allelúja

[Tu sei la gloria di Gerusalemme, tu l’allegrezza di Israele, tu l’onore del nostro popolo. Allelúia, allelúia]

Cant. IV: 7
Tota pulchra es, María: et mácula originális non est in te. Allelúja.

[Sei tutta bella, o Maria: e in te non v’è macchia originale. Allelúia].

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam
Luc I: 26-28
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriël a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus.

[In quel tempo: Fu mandato da Dio l’Àngelo Gabriele in una città della Galilea chiamata Nàzaret, ad una Vergine sposata ad un uomo della casa di David, di nome Giuseppe, e la Vergine si chiamava Maria. Ed entrato da lei, l’Àngelo disse: Ave, piena di grazia: il Signore è con te: Benedetta tu fra le donne.]

OMELIA

[J. B.- Bossuet: La Madonna, discorsi nelle sue feste – trad. F. Bosio; 1944 – V. Gatti ed. Brescia].

IMMACOLATA CONCEZIONE – I DISCORSO

Sulla devozione alla Vergine

(Predicato davanti ai Reali a S. Germano 8 dicembre 1669)

Fecit mihi magna qui potens est.

Non intendo tenervi oggi un discorso, voglio fare una istruzione molto semplice e pratica sulla devozione alla Vergine Santa, per mostrarvi chiaramente le grandi utilità che da essa possono venire all’anima cristiana. Insieme però voglio mostrarvi come certe pratiche, che si vogliono dir pie e devote, sono invece una vera e propria corruzione di questa devozione. Non vi annoio con un esordio, ma entro subito in argomento: la mia istruzione la divido in due punti: nel primo fisserò le vere basi della devozione a Maria: nel secondo mostrerò le regole sicure ed immutabili che devono guidare l’anima cristiana in questa pratica di eccellente pietà. Frutto sarà per noi aver imparato ad onorare cristianamente la Vergine, non solo nella solennità d’oggi o nelle feste che ci vengono segnate dalla liturgia durante l’anno, ma in ogni giorno della nostra vita cristiana. – La Concezione della Vergine è il primo incontro nostro con Maria nostra Madre, che seguiremo con perseveranza in tutti i misteri che si compiono e svolgono in Lei. Vi dico questo, perché voglio che i sentimenti di devozione vostri siano degni dell’anima cristiana e che la vostra devozione si basi sulle massime del Vangelo. Vi prego, fratelli, di non oppormi che il piano è troppo vasto, e che avreste preferito un discorso più legato al soggetto della festa d’oggi: La Concezione della Vergine. Ricordate, fratelli carissimi, che l’utilità delle anime, figlie di Dio, è la legge suprema che governa il pulpito! – È vero, io potevo benissimo scegliere un argomento più stretto alla solennità d’oggi, ma non dovete però negarmi che nessun argomento potrà essere più fecondo di bene, per l’uditorio regale che mi sta dinanzi, che questa istruzione pratica. Siate dunque cortesi ed ascoltatemi attentamente mentre vi espongo il fondamento e la pratica della devozione a Maria.

I° punto.

Nella sua lettera ai Corinti, S. Paolo ci avverte che « nessuno può porre altro fondamento da quello posto: Cristo Gesù ». Obbedienti alla parola dell’Apostolo, poniamo fondamento e base della devozione nostra alla Vergine, Gesù il suo Figlio divino! Chi mai, fratelli, potrà onorare degnamente Maria dopo che, prodigiosamente feconda, abbracciò come suo Figlio il Figlio stesso di Dio? In alto i cuori, in alto le nostre menti: contempliamo la grandezza sublime della vocazione di Maria, destinata ab æterno da Dio per esser la portatrice di Cristo al mondo. Ricordiamo, fratelli, che Dio, chiamandola a questa sublime missione, non intese fare di Lei uno strumento cieco, un canale di questa sua opera di misericordia, la redenzione, ma la volle agente volontario che vi contribuisse fattivamente non solo per le sue mirabili qualità, ma per un atto vero e proprio di volontà. Ecco perché quando l’Angelo viene ad annunciare il disegno divino, il mistero non si compie fino a che Maria rimane incerta. La grande opera della Redenzione che da secoli tiene in ansiosa attesa mille popoli, anche quando il momento segnato da Dio Padre è giunto… rimane ancora sospesa fino a che la Vergine non abbia detto il suo: fiat mihi!… Quanto era necessario per noi uomini, questa volontà di Maria per la nostra salvezza! Ma, Ella appena pronuncia l’umile suo « fiat » — i cieli si aprono… il Verbo si fa carne, gli uomini hanno un Salvatore. La carità di Maria fu dunque, mi esprimerò così, la sorgente feconda da cui l’onda della grazia cominciò il suo corso per versarsi abbondante su tutta la natura umana. E, come dice S. Ambrogio, e dopo di lui S. Tommaso, « Uterus Mariæ, spiritu ferventi, qui supervenit in eam, replevit orbem terrarum cum peperit Salvatorem » (Della Verginità, XII). E S. Tommaso: Maria ebbe tanta pienezza di grazia da innalzarsi vicinissima. all’Autore stesso della grazia, così da ricevere in sè Lui ch’è pieno d’ogni grazia… partorendolo poi, comunicò in certo modo la grazia a tutti gli uomini (Som., p. III, qst. 27). Tantam gratiæ obtinuit plenitudinem, ut esset propinquissima auctori gratiæ; ita quod eum, qui est plenus omni gratia, in se reciperet, ei eum pariendo, quodammodo gratiam ad omnes derivare. Fu dunque necessario, Cristiani miei, che Maria concorresse colla sua carità perché il mondo avesse il — Liberatore —. Verità troppo nota questa: mi dispenso dallo spiegarla di più; ma insisto invece su di una conseguenza che forse non avete mai meditata, o certo non abbastanza: ed è questa: una sola volta Dio volle darci il Salvatore per mezzo della Vergine; e la sua volontà si muterà mai, perché Dio mai non si pente d’aver prodigato i suoi doni. Rimane allora fissa ed immutabile questa verità: avendo noi ricevuto per Maria il principio universale della grazia, Ella coopererà fattivamente in tutte le applicazioni della grazia agli uomini qualunque sia lo stato in cui si trovano. Nell’amor suo materno, la Vergine contribuì tanto all’opera della nostra redenzione, nel mistero della incarnazione, centro irradiatore della grazia, che è necessario Ella continui questa sua cooperazione in tutte le altre operazioni che non sono che logica conseguenza della redenzione. La teologia insegna che la grazia di Gesù Cristo ha in particolare tre operazioni: Dio chiama —Dio giustifica — Dio fa che perseveriamo. — Vocazione, giustificazione, perseveranza. La vocazione rappresenta il nostro primo muoverci; la giustificazione il progresso nostro nella via della salute, la perseveranza ci fa giungere alla fine della nostra giornata facendoci gustare quello che in terra non è possibile: il riposo e la vera gloria! Nessuna di queste tre fasi del nostro cammino spirituale è possibile senza che c’entri Gesù Cristo, anzi senza di Lui: ma le Scritture ci danno diritto a dire che con Lui c’entra anche Maria. Vi dico che le Scritture sante insegnano queste verità, e mi è facilissimo dimostrarvelo. La grazia della vocazione ci è raffigurata nel Vangelo, nella luce con cui, ancor nel seno materno, fu illuminato il precursore. Studiate bene questo miracolo e ci vedrete chiara l’immagine del peccatore invitato a salute. Il buio del seno materno avvolge Giovanni… quale notte non ti circonda o fratello mio, quando sei schiavo del peccato? qual notte, quali tenebre! Nulla può vedere, sentire il Battista nel seno materno: la tua cecità, la tua sordità, o peccatore, sono tali e quali: il cielo inutilmente grida al tuo orecchio con minacce terribili… la verità stessa, che tanto luminosamente brilla nel Vangelo, non riesce a rischiararti! – Ecco, senza che il Battista vi pensi né lo chiami, Gesù viene a lui: lo previene, lo sveglia », parla al suo cuore… scuote questo cuore addormentato fino allora insensibile. Oh non ci fa, questa scena, pensare, o fratelli al gesto con cui Dio nella sua bontà ci mosse a buoni affetti e pensieri, toccandoci del tocco del suo Spirito? Una luce improvvisa e sfolgorante alla quale, non si poteva fuggire, squarciò le tenebre del nostro cuore e della mente come un lampo! Colla luce un qualche cosa, che noi stessi non sapevamo che fosse, ci toccò al cuore!… Dio? … Dio? … non lo cercavamo, volevamo staccarcene di più anzi …  Egli invece ci si avvicinava e ci chiamava a penitenza! Ah è Dio che in mezzo al frastuono di gioie e di piaceri pone nella gioia, nel piacere tanto bramati, quelle gocce di amaro disgusto, che inquietano il cuore nel letargo pauroso che si vuol dire pace. È Dio che grida: Torna, torna ai pensieri ed agli amori di una volta! – La presenza di Gesù fa sussultare il Battista nelle viscere materne… Maria concorse a quest’opera misteriosa, lo dice Elisabetta sua madre: appena la tua voce sonò al mio orecchio, il fanciullo sussultò nel mio seno! S. Ambrogio scrive: « (Maria) levavit Joannem in utero constitutum, qui ad vocem eius exilivit… prius sensu devotionis, quam spiritus infusione vitalis animatus ». — Fu Maria che elevò Giovanni al di sopra della natura, quando ancora era chiuso nel seno di sua madre: tocco il fanciullo dal suono della sua voce, fu attratto da un influsso di pietà prima che ancora dilatasse la bocca per respirare l’aria che dà la vita.E continua lo stesso S. Ambrogio, dicendo che la grazia, di cui era ripiena Maria, era tanto grande ed in tal misura, che non solo conservò in Lei il privilegio di una verginità senza pari, ma quanti Ella avvicinava segnava del segno della innocenza.— Cuius tanta gratia, ut non solum in sè virginitatis gratiam reservaret; sed etiam in his quos viseret integritatis signum conferret…. (Della Virg. c. VII). Alla voce di Maria esultò il fanciullo: prevenuto prima di esser nato: qual meraviglia che abbia poi custodito una grande integrità di vita, questo fanciullo, che Maria, stata per tre mesi in casa di Elisabetta, aveva unto quasi dell’olio profumato della sua presenza e della sua purità? — Ad vocem Mariæ exultavit infantulus, obsequeutus ante quam genitus! Nec inumerito mansit integer cor pore, quem oleo quodam suæ præsentiæ et integritatis unguento, Domini Mater exercuit. Vediamo ora dove e come venga rappresentata la giustificazione. Gli Apostoli vengono con Gesù alle nozze di Cana: essi sono il soggetto di questa opera del Cristo. Ma leggiamo il Vangelo, e vediamo con quali parole chiude la narrazione…: questo fu il primo miracolo di Gesù, fatto in Cana di Galilea, col quale si manifestò, ed i suoi discepoli credettero in Lui. Erano già stati chiamati alla sequela di Gesù i dodici: ma la loro fede nel Maestro era ancor morta, non era capace di produrre quella giustificazione, della quale parla S. Paolo, ricordando Abramo che credette, e questo gli fu riputato a giustizia. (Ad Rom.). Non basta, intendiamoci, la fede alla giustificazione: ma, come insegna il Concilio di Trento, essa è come la radice, il principio della grazia. Vedete bene come in termini più precisi e chiari il Vangelo non poteva esprimere il fatto della grazia santificante… né però poteva meglio dichiararci quale parte vi ebbe Maria. Questo primo miracolo, su cui si fondò la fede dei discepoli nel Maestro, lo sappiamo tutti che fu ottenuto dalle preghiere e dall’interessamento di Maria compassionevole verso i poveri sposi! Gesù quasi la rimprovera per una tale premura:« quid mihi et tibi mulier? non è ancor giunta la mia ora ».Le parole non sono proprio tali da lasciar sperare, anzi suonano come un bel — non me ne curo,— Maria però non le intende così. Ella conosce bene i ritardi misericordiosi, i rifiuti e le fughe misteriose dello Sposo delle anime: conosce gli abbandoni con cui talvolta le prova e sa che tutto questo è mezzo con cui Egli vuol provare ed esercitare le anime a Lui care nell’umiltà, nella costante fiducia nella preghiera. Maria, ce lo dice il fatto, non s’è ingannata! e che non poteva Ella ottenere da un figliolo che nulla le sa negare?… e cosa non le concederà, dice S. Grisostomo, quando avrà accanto nella sua gloria quella Madre alla cui preghiera anticipò l’ora della rivelazione della sua potenza divina? Come non rifletteremo, Cristiani miei, con gioia a questo particolare: Gesù non volle fare il suo primo miracolo se non dietro la preghiera di sua Madre! E ricordiamo bene di quel miracolo… un miracolo che proprio proprio non era il più necessario: che necessità c’era del vino a quel banchetto?…era già sulla fine… avevano già bevuto abbastanza i commensali… Maria lo desidera lo domanda e basta: Gesù lo compie. Vedete però insieme come la Vergine s’interponga, intervenga in un modo molto efficace in questo fatto che è viva immagine della giustificazione del peccatore. Non fu certo a caso… fu lo Spirito Santo che voleva farci intendere una grande verità. S. Agostino ce la mostra questa verità quando alla considerazione di questo mistero scrive che Maria col suo amore cooperò alla nascita spirituale dei figliuoli di Dio — …carne mater Capitis nostri, spiritu mater membrorum eius quia cooperata est charitate ut filii Dei nascerentur in Ecclesia. Mirate fratelli l’accordo che c’è tra noi e quelli che studiarono questo mistero fino dai primi secoli della Chiesa, e prima di noi studiarono ed interpretarono la Sacra Scrittura! Ma io non dico: basta! non basta che Maria abbia cooperato alla nascita dei figli di Dio alla loro giustificazione… Gesù dà ad essi la perseveranza! Vi ha, Maria, parte in quest’opera di amore che assicura all’anima la vita eterna? Oh sì e quanta!… Venite figli della grazia misericordiosa del Signore… figli dell’adozione e della predestinazione eterna, anime che fedeli volete seguire costanti il Salvatore, fino alla fine della vita che lo porta nella gloria, venite e presto accorrete alla Vergine, ricorrete a Lei e con tutte le altre anime ricoveratevi sotto l’ali materne del suo amore! Io le vedo queste anime, e vedo che Giovanni, il discepolo prediletto, me le rappresenta in un modo mirabile là al Calvario. Gli altri discepoli hanno cessato dal seguire Gesù: vedendolo trascinare ai tribunali sono fuggiti: Giovanni solo con Maria segue Gesù fino alla croce: attaccato a questo legno di vita, davvero egli è pronto a morire col Maestro: ecco perché vi dico che è l’immagine delle anime perseveranti. Osservate: Giovanni ha seguito Gesù fino alla croce e Gesù lo consegna, quasi un dono, a sua Madre: Mulier ecce filius tuus! Fratelli ho mantenuto la mia parola: Tutti coloro che sanno bene leggere le parole spesso misteriose dei Libri santi, conoscono bene che dagli esempi recativi Maria si rivela colla sua intercessione ed amore la Madre dei — chiamati — dei giustificati, dei perseveranti — e tutti ammettono che il suo amore è strumento fattivo a tutte le operazioni della grazia nelle anime. – La festa d’oggi ci ricorda la sua Concezione… gaudeamus facciamo davvero festa poiché oggi il Cielo ci diede una protettrice. Sapreste trovare chi possa più efficacemente parlare in nostro favore di questa nostra Madre? A Lei spetta l’onore ed il dovere di parlare al cuore del suo Figliolo in cui la sua parola sveglia una eco tanto benefica per noi. La gloria, come la grazia, non soffocano non distruggono i sentimenti della natura: ma li nobilitano, li perfezionano. Maria, che non temette il rifiuto del suo Gesù in terra, non lo può temere ora che siede gloriosa alla destra del suo Figliolo divino! L’amore del Figlio opera secondo la parola e di desideri della sua mamma… è la natura stessa che sprona a questa accondiscendenza: — si è facili ad ascoltare la voce di chi già conquistò il nostro cuore con l’amore. — Affectus ipse pro te orat, natura ipsa tibi postulat… cito annuunt qui suo ipsi amore superantur. (Salv. Lett. IV). Vi pare, fratelli miei, che la base ch’io posi alla devozione che il Cristiano deve avere alla Vergine, sia ben solida? Allora sventura a chi la nega, ai tristi che vorrebbero togliere al popolo cristiano una sorgente così feconda di aiuto pietoso. Sventura a chi la vuol sminuire: egli viene ad affievolire i sentimenti della pietà figliale…Ma fratelli lasciatemi… imprecare! Sventura alla sciagurato che ne abusa! Ah no,no fratelli io non voglio imprecare a nessuno: tutti, questi infelici, sono figli della Chiesa ossequienti ai suoi decreti, ma nella pratica non conoscono le norme di vita ch’essa dà: Non imprecazioni ma istruzione: insegniamo loro le regole che la Chiesa dà per chi vuol vivere la sua fede! Quale cecità sarebbe mai la nostra o fratelli cari, se dopo aver posto verità così sode alla devozione per Maria, come fondamento, vi costruissimo pratiche vane e superstiziose?Vediamo come vuole la Chiesa la devozione…per purgare la nostra, se ne è il caso, da ogni superstizione o fanatismo, ed imparare a regolarla sulle sue parole. Vedremo cioè qual culto dobbiamo a Dio, alla Vergine, a tutti gli spiriti beati.

II° punto.

Norma fondamentale del modo con cui noi dobbiamo onorare la Vergine Santa ed i beati è che l’amore nostro deve tendere come a primo termine a Dio! se non fosse così il nostro culto sarebbe puramente umano, non un atto di religione, mentre i Santi uniti a Dio nella gloria non possono gradire atti d’onore puramente umani. La religione ci unisce a Dio, da qui il suo nome, come dice S. Agostino nel suo trattato — Della vera religione, Religio, quia, nos religet omnipotenti Deo. – Ogni devozione sia della Vergine sia dei Santi, è pratica superstiziosa se non ci guida, ci porta a Dio per amarlo qui e possederlo eternamente nella beata eternità. Regola generale dunque del culto — deve venire da Dio ed a Dio tornare, diffondendosi sopra la Vergine ed i Santi senza staccarsi da Lui. È meglio però scendere più al pratico: ed ecco che vi faccio un confronto tra il culto del Cristiano e quello dell’idolatra. Vi parrà non sia proprio il caso di combattere qui l’idolatria in tanta luce di Cristianesimo, lo so, ma vedrete però che sullo sfondo nero dell’errore brillerà più luminosa la verità. Base della aberrazione umana nell’onore di Dio fu l’errore degli antichi, i quali non conoscendo la grandezza del Nome di Dio, — il quale e nella Potenza e nella Sapienza e nella Maestà rimane in una indefettibile unità, — moltiplicarono le divinità dividendo la divinità nei suoi attributi e le loro funzioni; ed in seguito negli elementi e parti del mondo: cui distinsero i più grandi ed i meno grandi proprio come si può dividere una somma a seconda del diritto d’ogni pretendente. A Giove, padre degli dei, diedero come sede il cielo come luogo più nobile, il resto del creato lo designarono ai suoi fratelli ed alle sue sorelle come proprio si trattasse di una eredità di cui la parte migliore è data al primogenito, il resto diviso fra gli altri fratelli. Cosa ridicola, quasi che il mondo si potesse dividere in vari lotti… e Dio che l’aveva creato e ne era l’assoluto padrone potesse venir costretto a darne una parte in dominio ad altri, o ad ammettere altri nel suo governo. Spezzata l’unità di Dio, con questa sacrilega divisione e commisurazione del suo Essere uno indivisibile ed incomunicabile, la molteplicità continuò senz’ordine né misura fino a ficcar dei in ogni luogo: nel focolare, nelle gole dei camini, nelle scuderie, come rimprovera S. Agostino ai Greci ed ai Romani: « Se ne posero tre a guardia della porta di casa mentre un sol uomo basta per custodirla e difenderla »; dove basta un uomo i Greci posero tre dei! – Qual fine poteva avere questa pluralità di dei se non l’oltraggio a Dio nella sua adorabile ed essenziale unità, avvilendone la divina Maestà? Non dovete pensare, o fratelli, ch’io vi narri queste cose per contarvi qualche cosa che possa soddisfare la curiosità; no, miei cari, ma voglio che in queste aberrazioni constatiate una terribile verità: « il genere umano, prima del Cristo, era in balìa della potestà delle tenebre » ed insieme una consolante verità: « Gesù Cristo ci liberò da essa colla sua passione e colla luce del suo Vangelo diradò le orribili tenebre in cui vivevano gli uomini! » … Siamogli grati: gratias agamus Domino Deo nostro! super inenarrabili dono eius semper.Noi non adoriamo che un solo Dio, onnipotente, creatore e dispensatore di tutte le cose al cui servizio e nel cui Nome siamo stati consacrati nel Santo Battesimo! (Oh grazia troppo spesso non stimata, non conservata… o fedeltà troppo sovente violata!). Lui solo crediamo e Lui adoriamo riconoscendo e proclamando la sua sovranità sola ed assoluta, l’Essere suo infinito, la sua Bontà senza confini. Ma noi abbiamo culto anche per la Vergine, per i Santi! È vero: ma non un culto che importi, nella devozione, una sudditanza una dedizione al servizio della Vergine o dei Santi, perché liberi noi in tutto, abbiamo dalla religione una sola sudditanza: noi siamo soggetti solo a Dio: Egli è il solo, l’unico, l’assoluto vero sovrano. L’onore, dice S. Ambrogio, da noi dato alla Vergine ed ai Santi nel nostro culto e colla nostra devozione, è un onore, un culto di fraterna carità… « Honoramur eos charitate, non servitute », e come dice S. Agostino: noi onoriamo in essi i prodigi della mano di Dio, la comunicazione della sua grazia, l’effusione della sua gloria in quella santa e gloriosa dipendenza per cui eternamente sono soggetti all’Essere Supremo, a Dio nostro e loro Signore, cui quindi, come a termine unico, è indirizzato il nostro culto: poiché Egli solo è il principio e la sorgente di ogni bene che abbiamo e riceviamo, il termine di ogni nostra aspirazione e brama. Non ci si può quindi accusare che onorando con sentimenti di vivo amore e riverenza la Vergine ed i Santi, noi togliamo a Dio ed a Gesù Cristo parte del culto che loro dobbiamo. I nemici della Chiesa che qui si erigono a paladini dell’onore di Dio sono ridicoli! Ci mettono davanti un Dio geloso dei suoi doni degli splendori ch’Egli stesso sparse sopra le sue creature!… è oscena bestemmia il voler ammettere una debolezza in Dio! La Vergine, gli Angeli, i Santi che sono mai, o fratelli, se non l’opera della sua mano e della sua grazia? Pensereste voi, che se il sole avesse intelligenza. sarebbe geloso nel veder la luna che splendente « governa, come dice Mosè, la notte », con una luce così chiara, perché tutto il suo splendore viene da lui, che ci illumina e rischiara colla riflessione dei suoi raggi? Noi ammettendo nella Vergine il più alto grado di perfezione, non possiamo pensare che Gesù ne sia geloso… e non è da Lui che viene tutto lo splendore di santità che riempie Maria? non è Egli ancora onorato nella sua Madre, da Lui voluta piena di grazia!? – Funesto errore… poveri ed infelici i fratelli nostri, li dobbiamo compatire… ritorcere proprio su essi quella compassione con cui ci guardano, e ricambiare con pietoso compatimento l’accusa che fanno di idolatria alla purezza del nostro culto. Dimenticano essi che con noi chiamano idolatri S. Ambrogio, S. Agostino, S. Grisostomo dei quali essi dicono che noi, ed è vero, seguiamo e gli insegnamenti e gli esempi! Le irragionevoli accuse che con tanto astio muovono alla Chiesa, non devono provocarci né a sdegno né a vendetta: devono solo farci deplorare gli eccessi a cui li trasporta la loro ostinata cecità, ed eccitarci ad un intenso lavoro di preghiere e di opere perché anch’essi vengano al lume della indefettibile verità. V’è un Dio solo… uno solo deve essere il suo Cristo, il Mediatore universale che ci salvò col suo Sangue. Filosofi Pagani pensarono che la divinità se ne stesse in un cielo inaccessibile perfino alla preghiera umana: e che essa solo attraverso cause seconde ed istrumentali, non mai immediatamente quindi, s’ingerisse e curasse delle vicende umane, dal contatto delle quali la sua purezza infinita sarebbe stata insozzata, anzi, dicevan essi, la divinità non volendo che creature così miserabili potessero arrivare al suo trono, aveva creato dei mediatori, tra sé e noi, mediatori che quei filosofi chiamavano divinità intermediarie- Noi rifiutiamo questa dottrina: il Dio cui serviamo, ci creò a sua immagine e somiglianza, anzi ci aveva così creati dapprincipio ch’Egli godeva scender a parlare con l’uomo e che l’uomo potesse parlar a Lui: e noi lo crediamo, come crediamo che se oggi non abbiamo questa beata comunicazione con Lui nostro creatore, fu per colpa nostra poiché siamo diventati peccatori. Il Sangue di Gesù redentore ci riconciliò con Dio: ed è per questo Redentore che noi oggi possiamo ancora avvicinarci a Dio: e nel Nome di Gesù possiamo pregarlo per noi e per gli altri, e Dio che ama la carità fraterna, fino a farne un comando, ci ascolta favorevole sia che preghiamo per noi che per gli altri. Viene conseguenza logica di questa nostra fede, che i Santi e la Vergine che regnano con Gesù Cristo siano intercessori graditi a Lui, quando pregano per noi. Cari a Dio, noi sentiamo che tutti quelli che sono amici di Dio sono anche amici nostri!… Sì, proprio così… tutti gli spiriti beati sono nostri amici, nostri fratelli. A loro noi possiamo parlare con grande confidenza, e quantunque invisibili all’occhio del nostro corpo, la nostra fede ce li fa presenti, e la loro carità ce li rende propizi ed essi cooperano a tutti i desideri che la pietà ci inspira. Sentite ora, fratelli, una dottrina ancor più alta e più utile. Gli idolatri adorano divinità colpevoli di delitti senza numero: l’onorarli era delitto poiché non si potevano imitare senza vergogna. Fissate bene nella vostra mente invece quanto insegna il Cristianesimo: il Cristiano deve imitare coloro che onora: tutto quanto è oggetto del suo culto deve insieme essere modello della sua vita pratica. – Il Salmista dopo aver sfogato il suo zelo contro gli idoli muti ed insensibili adorati dai pagani, ha questa imprecazione: « similes eis fiant qui faciunt ea et omnes qui confidunt in eis ». Si faccian simili ad essi quelli che li fanno ed in essi pongano la loro speranza. Questa imprecazione contiene anche una verità che è bisogno dell’uomo: farsi simile a chi si onora! A quegli idolatri il Salmista augurava diventassero simili ai loro dei, come essi muti ed insensibili… Ma noi che adoriamo un Dio vivente, noi dobbiamo essere Santi — perché Santo è il Dio nostro che adoriamo — misericordiosi perché il Padre nostro celeste è misericordia infinita — dobbiamo perdonare perché Egli perdona a noi e come a noi perdona. Dobbiamo amare e far del bene agli amici ed a quelli che ci fanno del male perché Egli fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi. Lo dovremo adorare… ma in spirito e verità perché Egli è Spirito… dobbiamo essere perfetti, ci avverte il Figlio di Dio, perché è perfetto il Padre nostro che sta nei cieli. Ed ora, ditemi: quando noi onoriamo colle nostre solennità i Santi e la Vergine, forse lo facciamo per aumentare la loro gloria? Oh no, essi già ne sono ricolmi;… le nostre solennità sono fatte per muoverci alla loro imitazione: onorandoli per l’amore loro al Signore, ci impegniamo d’imitarli. Questo, e nessun altro, è il fine che la Chiesa ha nell’istituire e nel far celebrare le feste dei Santi e della Vergine: ce lo dice chiaramente, nella colletta della messa di S. Stefano: dacci grazia, o Signore, d’imitare chi onoriamo: imitari quod colimus. – Quante sono le feste che noi celebriamo, dice S. Basilio di Seleucia, altrettanti sono i modelli che ci vengono posti dinnanzi da imitare, immagini da ricopiare. Le solennità dei Martiri, dice S. Agostino, sono incitamenti al martirio; e continua: i Martiri non sono inclinati ad appoggiare colla loro preghiera le nostre suppliche se non vedono in noi qualcosa delle loro virtù. È tradizione e costante dottrina della Chiesa cattolica che essenza del culto dei beati comprensori è approfittare dei loro esempi. Sarebbe vano il nostro incenso bruciato davanti alle reliquie dei Martiri se non li imitassimo nella loro pazienza: il nostro culto ai Santi Confessori se non li imitassimo nell’astinenza e nella mortificazione; inutile il nostro onorare i Santi Vergini ed in modo speciale la Regina dei Vergini, Maria, se non ci sforzassimo d’essere umili, puri modesti come lo furono queste anime caste, come lo fu la Vergine Santa. Eccovi allora il dovere vostro, o figliuoli di Dio, che desiderate esser accettati in figli dalla Madre del nostro Salvatore: siatene imitatori fedeli se volete esserne fedeli devoti. Quante volte noi cantiamo il cantico con cui Maria lodò il Signore perché le aveva fatte cose grandi! si riempia l’anima nostra, ci avverte S. Ambrogio, della sua pietà: si fonda l’anima nostra con l’anima della Vergine per cantar le lodi del Signore ed esultare della sua bontà — sit in singulis Mariæ anima, ut magnificet Deum: sit in singulis spiritus Mariæ ut exultet in Deo. Ogni giorno noi ammiriamo quella purezza verginale resa da Dio misteriosamente feconda nella concezione del Verbo: ebbene, continua S. Ambrogio: sappiate che ogni anima casta e pura che conserva fedele la sua purità, concepisce in sé la Sapienza eterna, e come Maria viene riempita daDio. — Omnis enim anima accipit Dei Verbum, si tamen immaculata et immunis a vitiis, intemerato castimoniam pudore custodiat. Permettete, o signore, ch’io vi ponga innanzi, modello al vostro sesso, Colei che ne è la gloria più luminosa. Si brama sempre conoscere le qualità, ammirare i ritratti delle persone illustri: ma da chi potrò avere io i tocchi delicati per ritrarvi la pudica grazia e le caste ed immortali bellezze della divina Maria?Ogni giorno i Pittori tentano ritrarre la Vergine: ma le loro tele purtroppo s’assomigliano, non alla Vergine, ma all’idea che di Lei essi si sono fatta. Il ritratto che io qui voglio abbozzare, e che vi pregherei signori, ed in modo particolare voi signore, di ricopiare nella Vostra vita, lo tolgo dal Vangelo e fu tracciato, diciamolo francamente, dallo stesso Santo Spirito. La pagina del Vangelo, notatelo bene, non si occupa di descriverci le misteriose e sublimi comunicazioni della Vergine colla divinità, niente di tutto questo, ma ci descrive le sue virtù ordinarie, quasi per darcene un modello di uso facile ed alla mano, alla portata della nostra vita quotidiana. Caratteristica tutta propria della Vergine è la sua modestia, il suo pudore! Quanta cura in lei per non farsi vedere benché bella, di non farsi bella benché giovane: di non menar vanto benché fosse di stirpe regale e nemmeno di arricchire benché fosse tanto povera! Ella cerca Dio e Dio le basta e forma tutto il suo bene. Un poco diversa, nevvero, da tante i cui occhi sono sempre in giro, e che con sguardi provocanti, atti e movenze affettate cercano e tentano farsi notare! – Il ritiro è la delizia di Maria: è così poco avvezza a trattar con uomini che si turba alla vista d’un Angelo e nel suo turbamento va pensando cosa voglia dire il suo misterioso saluto! Notate però: è turbata e pensa! benché sorpresa d’improvviso dalla apparizione Ella è presente a se stessa: l’improvvisa apparizione non solo non distrae la sua mente, ma ne sveglia l’attenzione. Le anime pure sono fatte così: sempre timide, mai sicure esse tremano e temono anche là dove nulla c’è da temere, acquistano così la sicurezza quando davvero c’è il pericolo. Dappertutto temono insidie: le ingiurie le temono meno delle lodi e dei complimenti, l’offesa meno della carezza, preferiscono ciò che allontana a ciò che seduce e attrae. – La donna mondana invece tende lacci, ma disgraziatamente incappa negli stessi lacci che tende agli altri. Maria, osserviamolo, pensa ma non parla: non intavola una conversazione, non vuole discussioni, non ha domande inutili o curiose! Invece quante si rodono per cavar segreti al cuore altrui e penetrare nei segreti più gelosi! Vengano qui ed imparino ad esser caute e non curiose ed inquiete custodendosi piuttosto che effondersi tanto facilmente nella loro intimità. – Maria non apre la bocca se non quando ve la costringe la necessità: è il bisogno di custodire e proteggere la sua castità che la fa parlare e muovere timida una domanda. – Le viene proposta la maternità del Figlio dell’Altissimo: siamo sinceri: qual donna non si sarebbe esaltata davanti ad una fecondità così gloriosa? Maria riflette, e domanda: Come potrò diventar madre io che ho fisso in cuore di mantenermi vergine? Se la sua integrità deve soffrirne Ella è pronta al rifiuto dell’offerta che un Angelo le fa in nome di Dio! La grandezza della gloria offerta non la seduce: è più preoccupata del dovere di fedeltà che della grandezza: Ella teme per la sua castità. Oh amore indescrivibile della purezza posta al di sopra non solo d’ogni promessa ed offerta umana, ma al di sopra delle stesse promesse ed offerte divine! – L’Angelo allora le spiega il prodigio della sua maternità: Maria parla una seconda volta. S’umilia e s’adatta alla volontà di Dio: Ecce ancilla Domini… si faccia di me secondo la tua parola, risponde gioiosa della promessa che la sua castità non avrà ombra di danno, mentre proclama la sua obbedienza. Bisogna bene restar estasiati davanti alla modestia di Maria in questo atto che rende attoniti gli uomini e gli Angeli! Non s’invaghisce: convinta d’esser l’ultima delle creature, meraviglia che il Signore siasi degnato di posare il suo sguardo su di Lei! Lontanissima dal pensare d’esser oggetto di stupore al cielo ed alla terra e che dinanzi a Lei si curveranno e uomini e Angeli, ecco che va a visitare la cugina Elisabetta, e, più desiderosa di godere delle gioie altrui che manifestare i favori di Dio, va a moltiplicare la gioia in quella casa visitata dalla bontà generosa del Signore. È vero: alla acclamazione della sua parente unirà il suo canto di lode: ma perché Ella vede che la luce dello Spirito di Dio già svelò ad Elisabetta la sua maternità. Ella ascolta… e tutto gelosamente conserva nel suo cuore. – Quale rimprovero per quei vanitosi, che ad un piccolo trionfo o bene avuto van stancando le orecchie del prossimo dicendo e quanto hanno fatto e detto, e quanta lode e merito fu loro attribuito! – Nella sua incomparabile modestia Maria mostra chiaramente al mondo vano che la felicità può ben stare senza strepito, né suono di trombe e rullio di tamburi, e la gloria può esser anche là dove non c’è rinomanza e reclame… nel fondo cioè della propria coscienza che testimonia il dovere compiuto. Questa, o signori, è la Vergine, della quale, ve lo ripeto, non sarete assolutamente devoti se non ne sarete costanti imitatori. Scoprite oggi in suo onore una immagine santa: siete voi stessi questa immagine, siatene l’immagine viva nella vita vostra d’oggi e d’ogni giorno. – « Ognuno, dice S. Gregorio Nisseno, è il pittore e lo scultore della sua vita »: modellate allora la vostra su questo modello così perfetto: siatene le copie autentiche: la vostra condotta sia plasmata su questo modello meraviglioso. – Umili, pudiche, caste dovete essere: disprezzate le follie del mondo e di ogni moda nemica dell’onestà. Gli abiti di società siano rispettosi del vostro pudore, e delicatamente nascondan quanto mai non deve essere mostrato: forse piacerete meno in società… che importa? piacerete di più a Colui cui solo importa piacere! Il viso solo deve essere scoperto, poiché nel viso deve brillare l’immagine di Dio… anzi sia esso pure coperto: siano la modestia e la semplicità il velo candido attraverso al quale brillerà l’immagine di quel Dio che ci fece simili a Sé. – Quando voi ne imiterete le virtù, Maria potrà davvero dire che voi l’onorate… allora pregherà per voi perché vi vedrà intente e premurose di piacere al suo Gesù e simili alla Madre ch’Egli scelse per sua. Fin qui, Cristiani, io mi sono sforzato di mostrarvi che la vera devozione, alla Vergine ed ai Santi, è quella soltanto che ci induce a sottometterci sul loro esempio a Dio e cercar con essi il vero ed unico bene: cioè la salvezza eterna nella pratica di quelle virtù di cui essi ci sono maestri ed esempio. – Con questo concetto esatto di devozione non è difficile distinguere e condannare le false devozioni che disonorano la Religione cristiana. Prima fra tutte le piaghe della devozione è il cercare ch’essa ci serva più che alla salute eterna, ai nostri interessi temporali. Provate a smentirmi! Ditemi quanti si curano di far voti, promesse, preghiere alla Vergine ed ai Santi per chieder loro aiuto per fuggir il peccato, per togliersi da un vizio o da una cattiva abitudine, per ottener una sincera confessione e conversione? Gli affari importanti che da ogni parte vengono raccomandati a noi sacerdoti sono affari importanti per la vita del tempo. Volesse Iddio che fossero sempre interessi onesti, ma quante volte si osa invitar Dio e la Vergine, i Santi a farsi ministri e cooperatori di interessi nei quali diventerebbero veri complici di delitti! Con una tranquillità esasperante noi guardiamo il dominio di una passione che lentamente ci uccide… e mai il nostro labbro si schiude a domandare al Signore che ce ne liberi! Ma se capita una malattia, se va male un interesse di famiglia, oh allora cominciamo: subito le novene a tutti i Santi e si portan fiori e ceri a tutti gli altari, e si annoia il cielo con lamenti preghiere voti e promesse!… sì, perché nulla v’è che più stanchi il cielo di certe devozioni fanatiche ed interessate. Allora le preghiere si rafforzano… si comincia allora a ricordarsi che vi sono degli infelici che gemono nelle prigioni; dei poveri che languiscono nei tuguri, malati che non hanno chi si curi di loro e sono privi di tutto! Si diventa pietosi, compassionevoli, caritatevoli… oh pietosa carità quanto sei interessata!… è il soccorrere al bisogno proprio che fa pensare con riconoscenza a noi pronto perfino a far miracoli per soddisfare al nostro amor proprio! Ah che purtroppo, o Signore, sono di questa razza molti degli adoratori che affollano le vostre chiese e si inginocchiano supplichevoli davanti agli altari della vostra Madre e dei vostri Santi! – Vergine cara, Santi del cielo, non sono proprio devoti vostri a questo modo molti che vi sollecitano a farvi loro intercessori!? Vogliono vi addossiate i loro affari, vi vorrebbero coinvolti nei loro pasticci ed imbrogli coi quali sognano migliorare la loro fortuna! Si vede che essi dimenticano che viveste disprezzando il mondo e le sue ricchezze ed onori!… vorrebbero tornaste nel mondo e vi apriste il vostro ufficio di avvocati e procuratori! Ah, Gesù… purtroppo sono tali i sensi di devozione di tanti che pur si dicono tuoi discepoli: tu puoi certamente ripetere la parola con la quale Pietro e gli altri ti descrivevano l’ardore della folla: Turbæ te comprimunt! La folla di questi devoti ti preme da ogni parte… essa attornia i tuoi altari ed i tuoi tabernacoli domandandoti come i Giudei, non altro che una terra feconda ricca di fiumi in cui scorra latte e vino… beni temporali cioè! Quasi noi fossimo ancora nelle deserte pianure del Sinai o sulle rive sterili del Giordano… nelle ombre della legge di Mosè, e non nella luce meridiana che emana dal Vangelo in cui suona il tuo avviso: « Regnum meum non est de hoc mundo! » – Scusate… non fatemi dire però ed io non l’intendo affatto, che sia proibito pregare la Vergine ed i Santi per i nostri bisogni temporali: quando Gesù stesso ci insegnò a domandare al Padre celeste il pane quotidiano, e la Vergine si diede premura di segnalare a Gesù che al banchetto di nozze mancava il vino!… Domandiamo, e con confidenza, il pane quotidiano: ed in questa parola racchiudiamo pure tutte le necessità di questa povera nostra esistenza, anche i comodi, se volete; non mi oppongo: ma quando preghiamo, non dimentichiamo d’esser Cristiani e che da questa vita noi camminiamo ad una vita migliore ed eterna. Gesù insegna la grande preghiera al suo Padre: notate però dove Egli colloca questa petizione: — panem nostrum quotidianum — proprio nel mezzo… le domande che precedono e quelle che seguono riguardano tutte la vita spirituale. Prima ci fa domandare la glorificazione del suo Nome, l’avvento del suo regno, l’esecuzione perfetta ed universale della sua volontà sulla terra: dopo vuole che umilmente domandiamo il perdono dei peccati, la sua assistenza per non cadere nei lacci del nemico, la liberazione dal male… ai bisogni materiali accenna quasi di passaggio per ricordarci che tutte le nostre premure devono essere rivolte alla vita dello spirito. – La domanda riguarda certamente il pane materiale; ma riguarda anche insieme il pane spirituale: il Pane Eucaristico: vero pane dei figli di Dio! Questo per ricordarci come il Maestro divino voleva insegnarci che la cura del corpo non deve occupare da sola neppure un momento della nostra vita, mentre il pensiero della vita eterna e dei beni che non periranno deve esserci dinanzi agli occhi sempre. – O Cristiani, ma via, siamo sinceri e diciamolo francamente: noi cominciamo a pregare proprio quando ci assillano e attristano i bisogni od i mali della vita temporale: così a forza di interessare e Dio e i Santi di questi nostri bisogni, noi ci attacchiamo sempre di più alla vita del tempo. E l’effetto? è disastroso: noi ci alziamo dalla nostra preghiera, non più tranquilli e rassegnati alla volontà divina, più fervorosi nel suo servizio, ma più ardenti nel desiderio delle cose terrene. Ecco perché quando gli affari, nonostante la preghiera vanno male, si odono scoppi di pianto: ma non un pianto rispettoso che vien dal dolore e che non ci sottrae alla volontà del Signore, ma dalla stizza e la pena che ci divora dentro perché non siamo stati ascoltati. Noi lo dimentichiamo troppo spesso… il Dio che noi preghiamo non è un idolo del quale possiamo fare quel che vogliamo, ma il vero Dio che fa quel che vuole. È verissimo che nella Scrittura c’è: « Dio fa la volontà di coloro che lo temono ». Bisogna però che davvero lo temano e pienamente si sottomettano alla sua volontà. Dice S. Tommaso che l’orazione è una elevazione della mente a Dio — « Elevatio mentis in Deum ». Quindi è chiaro, conchiude ilsanto Dottore, che non prega chi ben lungi dall’elevarsi a Dio pretende che Dio si abbassi a lui, ochi non va all’orazione per eccitar l’uomo a voler ciò che Dio vuole, ma per indurre Dio a far ciò che vuole l’uomo! Maestà, sopportereste voi una tale prepotenza in un vostro suddito? La sopporteremmo noi stessi in chi viene a chiederci un favore?Ma noi uomini figli della carne siamo astuti: Dio non possiamo piegarlo, ci sarà più facile, pensiamo, piegar la Vergine ed i Santi e tirarli dalla nostra parte a forza di adularli colle nostre lodi ed il nostro ossequio e stancarli con le nostre preghiere. Non ditemi che esagero: è così: noi trattiamo la Vergine ed i Santi come fossero uomini come noi e crediamo poterli conquistare con una certa esattezza e assiduità in piccoli servigi, inchini e lodi e piccoli doni, dimenticando ch’essi sono uomini divini, che, come dice Davide: — sono entrati nella potenza del Signore, negli interessi della sua gloria, nei sentimenti della sua giustizia e della sua gelosia contro i peccatori, insieme nei sentimenti della sua bontà e della sua misericordia —. Oh Dio, e saranno sempre gli uomini ingrati e così ciechi da irritare le loro ferite con gli stessi rimedi? – Qual è la devozione alla Vergine Madre che vedo praticata da tanti Cristiani? È vero si creano leggi e le osservano: si impongono obblighi e li mantengono… ma intanto disprezzano o non curano le tue leggi sacrosante alle quali li vuoi soggetti attirandosi così la terribile maledizione, gridata dal profeta Isaia (LVIII, 12, 13, 14): « Guai a voi che nella vostra pietà cercate non la mia volontà ma la vostra: il Signore vi dice: detesto le vostre pratiche legali: e le vostre preghiere mi fanno male al cuore: faccio fatica ad ascoltarle ». E sarà religione questa? Crediamo aver fatto tutto per la Vergine, quando la proclamiamo regina degli Angeli e dei Santi, e la cantiamo Immacolata fino dal primo istante della sua Concezione! Sono belle le vostre lodi, o fratelli: ma la sua santità passa sopra senza misura ad ogni nostra immaginazione! Sentite: se la macchia del peccato originale vi fa tanta pena ed orrore che sentite il bisogno di non ammetterla nell’anima della Vergine neppur un istante, perché non combattete in voi l’avarizia, l’ambizione, la sensualità che sono le tristi conseguenze di questa colpa? Vedo quell’anima irrequieta perché recitando la sua corona saltò un’Ave Maria, o lasciò qualcuna delle sue preghiere solite: fa bene; io ammiro tanta esattezza! Ma chi tollererà però che lo stesso giorno in cui si fu esattissimi nella preghiera si disobbedisca tranquillamente a tre o quattro precetti del decalogo, e si calpestino i doveri sacri della carità cristiana? Fatale inganno con cui il demonio tiene in una pericolosa illusione i Cristiani: non potendo sradicare dal fondo del cuore cristiano il principio religioso, troppo profondamente radicatovi, cerca insinuarne la pratica in una forma che ne è una vera deturpazione, una profanazione, perché ingannati da questo pietismo credono con piccole pratiche aver soddisfatto ai gravi obblighi che Dio impone colla sua legge ed i doveri del proprio stato. – Oh preghiamo, fratelli, preghiamo la Vergine che ci tolga a questo magico incanto e ci apra gli occhi! Invochiamola ed Ella ci sarà forte aiuto nelle tentazioni, ci otterrà quella castità che ci è tanto necessaria. Alla mensa della nostra vita, manca il vino… cioè il santo amore: Ella ce lo otterrà, e ci otterrà forza per ritornare all’intensità della vita cristiana, la nostra vita languida. Però sentite come parla Maria alle nozze di Cana: ai servi dice: « Fate quello ch’Egli dirà » ho pregato ho interceduto per voi, ma a voi tocca fare quello ch’Egli vi dirà: a questa condizione è legato il miracolo, effetto delle mie preghiere. Anch’io, fratelli, dirò a voi: tutto potete attendervi da Maria se siete veramente pronti a fare quanto Gesù domanda a voi: cioè ad obbedire alla sua legge ed ai doveri della vostra condizione. Vi vedo incerti: mi pare sentirmi dire: ma dove volete arrivare? Dunque dovremo lasciar da parte tutte le pratiche delle nostre devozioni, tutte le preghiere… e fino a che non mi decido a convertirmi al Signore, vivrò come un infedele? No, dite pure le vostre preghiere, fate pure le vostre devozioni… preferisco vedervi far pratiche di pietà anche imperfette, che vedervi disprezzare ogni pratica pia, dimentichi di esser Cristiani. Il medico che vuol guarire da una malattia prescrive rimedi energici ed anche certi altri rimedi più blandi. Usate di questi se non avete il coraggio di adattarvi a quelli… egli però vi avverte che così non guarirete! V’irritate? con chi? con il medico? no, voi siete ingiusti; irritatevi contro di voi! Ve lo dice chiaro: se non accettate le sue prescrizioni, la vostra salute non è più in sua mano, è lasciata al vostro capriccio! Non s’irrita con voi però: questa vostra ira la considera una conseguenza cattiva del vostro male; ed ecco che buono vi esorta: non fate così: prendete almeno questi rimedi, male non ve ne possono fare, potranno anche sostenere l’organismo indebolito. Ma badate che alla fine voi finirete male se non volete far lo sforzo di accettar le ricette di rimedi forti! – Dico anch’io così a voi, fratelli: Praticate pure le vostre divozioni, dite pure le vostre preghiere… meglio queste che dimenticare completamente Dio. Ma non vi permetto però di appoggiare su queste cosette, la sicurezza della vostra vita: potranno, è vero, impedire un male peggiore, l’empietà dichiarata, il disprezzo di Dio… ma badate però che voi non guarirete mai… anzi invece di un aiuto alla vostra guarigione saranno piuttosto un ostacolo. Sentite come parla lo Spirito Santo di queste devozioni false: « Essi non cercano la giustizia, e nemmeno giudicano con retto giudizio: mettono la loro confidenza in cose da nulla e si fermano a cose vane. Hanno ordito una tela, ma è tela di ragno: non servirà certo a vestirli, né essi saranno coperti dal lavoro delle loro mani… sono opere inutili e vani sono i loro pensieri! Nella via che battono v’è devastazione e dolore » (Isaia, LIX). Ecco la sentenza, e non è mia, è dello Spirito Santo, contro coloro che fanno consistere la devozione unicamente in piccole pratiche e sfilze di orazioni, e così — lasciatemelo dire francamente — trascurano di fare vere opere di penitenza secondo il comando del Vangelo. Il pietismo loro non darà opere che possan coprire le loro colpe: sarà svelata la loro cattiveria, e avranno vergogna della loro nudità. Questi servi saranno condannati dalla loro stessa bocca: e gli esempi dei Santi da essi invocati, suoneranno terribile condanna delle loro opere. Volete esser devoti della Vergine, di una devozione feconda di bene per l’eternità? Siate puri, retti, caritatevoli! fate giustizia alla vedova ed all’orfano, prendete le difese dell’oppresso, aprite larga la mano al povero ed al vecchio abbandonato. Badate bene nel fare opere di sopraerogazione e di non dimenticare quelle che sono comandate come assolutamente necessarie. Attaccatevi e statevi fedeli alla legge del Signore, seguendo il comando di Maria: Qualunque cosa Gesù vi dirà, fatelo. — Voi allora otterrete quello che domandate e Gesù promette a quelli che non avranno detto « Signore, Signore », ma avranno fatta la volontà del Padre che sta nei cieli. – Sia benedetta la Vergine gran Madre di Dio!

CREDO …

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Luc 1: 28
Ave, María, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, allelúja.

[Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te, tu sei benedetta fra le donne. Allelúia].

Secreta

Salutárem hóstiam, quam in sollemnitáte immaculátæ Conceptiónis beátæ Vírginis Maríæ tibi, Dómine, offérimus, súscipe et præsta: ut, sicut illam tua grátia præveniénte ab omni labe immúnem profitémur; ita ejus intercessióne a culpis ómnibus liberémur.

[Accetta, o Signore, quest’ostia di salvezza che Ti offriamo nella solennità dell’Immacolata Concezione della beata Vergine Maria: e fa che, come la crediamo immune da ogni colpa perché prevenuta dalla tua grazia, cosí, per sua intercessione, siamo liberati da ogni peccato].

Praefatio

de Beata Maria Virgine
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubique grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Conceptióne immaculáta beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Coeli coelorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes: Sanctus …

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Concezione immacolata della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepì il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesù Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtù celesti e i beati Serafini la celebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo: Santo …]

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Ps LXXXVI: 3, Luc I: 49
Gloriósa dicta sunt de te, María: quia fecit tibi magna qui potens est.

[Cose gloriose sono dette di te, o Maria: perché grandi cose ti ha fatte Colui che è potente].

Postcommunio

Orémus.
Sacraménta quæ súmpsimus, Dómine, Deus noster: illíus in nobis culpæ vúlnera réparent; a qua immaculátam beátæ Maríæ Conceptiónem singuláriter præservásti.

[I sacramenti ricevuti, o Signore Dio nostro, ripàrino in noi le ferite di quella colpa dalla quale preservasti in modo singolare l’Immacolata Concezione della beata Maria].

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (2)

ORDINARIO DELLA MESSA

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.