18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA SINAGOGA DI sATANA (2)

18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (2)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

   Cerchiamo di esaminare più da vicino la questione riguardante la formula di Consacrazione dei Vescovi. Intanto ci cominciamo a chiedere chi ne siano stati gli autori. Guarda caso, ci troviamo a che fare con personaggi già noti, fortemente compromessi con istituzioni massoniche e ferocemente anticristiane, al centro delle apparenti stravaganze già note della cosiddetta “nuova messa”, un rito di ispirazione vagamente anglicano-protestante, osannante il massonico e gnostico “dio signore dell’universo”, e fuorviando totalmente dal contesto teologico tridentino, pertanto carico di anatemi imperituri, in particolare per chi ne ha o ne dovrebbe avere consapevolezza. Non paghi dello “scoop” sacrilego anticattolico ed antiliturgico, di per se stesso già gravissimo, e mirando a radere al suolo totalmente la Gerarchia cattolica, e quindi la Chiesa stessa (si fieri potest …), avviano questa nuova “pratica” che confondendo tradizioni apostoliche inesistenti, costruite in biblioteca per attribuirsi un’aureola di sapienza (un “baro” da falsi sapienti), e mescolando riti orientali, siriaci ed africani, di difficile controllo documentale, ed oltretutto già rigettati nel passato perché eretici e blasfemi, creano questo nuovo rito gettando fumo negli occhi con ignobili menzogne e contraffazioni. E allora, chi sono gli autori del Pontificale Romano? Eccoli: 1) Giovanni Battista Montini, detto Paolo VI, figura arcinota, il cui ruolo, decisivo nella contro-Chiesa, è riconosciuto ormai da tutti come determinante. Non ci dilungheremo affatto su tale figuro, e così rinviamo i lettori al trittico di Don Luigi Villa che lo ha “degnamente” e compiutamente descritto con dovizia di particolari ed abbondante documentazione.

L’altro degno losco figuro, già noto ai lettori attenti del blog, è il mons. (?) 2) Annibale Bugnini, il tristemente noto BUAN 1365/75 (nome in codice di appartenenza alla “loggia”) il “grande prestigiatore” che ebbe la “sfortuna”, poverino!, … di dimenticare ad una conferenza in Vaticano, su una sedia, una borsa che malauguratamente fu rinvenuta da un giornalista che ne rivelò il contenuto (oh, questi giornalisti non si fanno mai i fatti propri!): erano documenti segreti della loggia di appartenenza alla conventicola dell’incauto “figlio della vedova”. Così “sgamato”, fu inviato come nunzio apostolico in Iran, per chiudere ingloriosamente la sua turpe carriera.

Ma l’incarico più “tecnico” fu assunto da un oscuro benedettino, 3) dom. Bernard Botte, OSB, di cui nessuno aveva mai saputo nulla, e che qualche anno prima del nuovo pontificale, pubblicava un libro in cui illustrava una strana e fino ad allora oscura, presunta “tradizione di Ippolito”, un Ippolito che non si capisce chi fosse stato, o forse “Ippoliti”, visto che se ne contano due o tre (!?!), la stessa “tradizione” già implicata fraudolentemente nella stesura della “messa di BUAN” (l’attuale rito rosa+croce spacciato per Messa cattolica dalla setta modernista, attualmente usurpante il Soglio di Pietro).

Nell’immagine si vede l’antipapa marrano che, per tranquillizzare i suoi “sostenitori” indossava l’efod, paramento che indossava il sommo sacerdote della sinagoga quando condannò a morte Gesù …

Il “Pontificalis Romani” (nuovo Sacramento dell’Ordine) è stato promulgato dal “beato” marrano kazaro Giovanni Battista Montini, l’anti-papa, sedicente Paolo VI, il 18 giugno 1968. – Montini nomina Annibale Bugnini, che fu quindi l’artefice dei due documenti liturgici essenziali del suo “ruspante” falso pontificato demolitore: 1) il Pontificalis Romani, promulgato il 18 giugno 1968 e 2): in Cena Domini, promulgato il 03 Aprile 1969. Il 07 gennaio 1972, Montini ha poi egli stesso premiato Bugnini, ordinandolo” all’Episcopato (ovviamente in modo invalido e sacrilego!!), e nominandolo poi, il 15 gennaio 1976, Arcivescovo titolare di Dioclentiana. Ma davanti allo scandalo della sua nota e divulgata appartenenza massonica fin dal 23 aprile del 1963 sotto il nome in codice di ’Buan 1365/75’, lo “esilia” come pro-Nunzio apostolico a Teheran … oramai il burattino logoro e “sgamato” si poteva mettere da parte, con un bel calcio nel fondo schiena!

Dom Bernard Botte, benedettino dell’abbazia del Mont-César (Belgio) fu, sotto l’autorità di Bugnini, il principale artigiano del testo, inventando la rocambolesca ricostruzione di un fantomatico rito, da una pretesa tradizione apostolica di Ippolito (ma non sa nemmeno lui di quale Ippolito si tratti!), nota evidentemente a lui solo.., e di cui non si era mai sentito parlare in precedenza nella Chiesa se non come frammento storico da decifrare … una favola partorita dalla fervida fantasia di questo strano benedettino, e subito fatta propria da chi intendeva distruggere la Gerarchia, il Sacerdozio ed i Sacramenti cattolici.

 Siamo così vicini a dipanare una “matassa” complicata, ma della quale si iniziano ad scorgere le terminazioni del filo, lasciando intravedere una trama interessante e che suscita curiosità anche per gli “indifferenti”, soprattutto per coloro che amano i thriller spionistici, nei quali appunto gli inganni si intrecciano vorticosamente. Ci siamo lasciati sulla vicenda della “pretesa costituzione apostolica di Ippolito”, che stava per scoppiare come una bolla di sapone vuota e fragile mostrandosi chiaramente come una “bufala” inventata da uno strano benedettino, un certo Dom Bernard Botte, su commissione di un personaggio ormai noto ai nostri lettori: il frammassone Annibale Bugnini, il famigerato BUAN 136575, intimo amico e fratello di loggia, anche se di più basso livello, dell’illuminato G.B. Montini. Ma il “nostro” trio cerca di ricorrere ai ripari con altre invenzioni, ancora peggiori come si vedrà, per giustificare una formula assurda nonché eretica e blasfema, gettando così ancora fumo negli occhi dei poveri Cattolici, ignari del “piattino” che si stava loro preparando. La nuova “trovata” è questa: la nuova formula si ispira ai riti antichi orientali, il siriaco, l’egiziano e l’etiopico, ed addirittura abissino! [si vede che avevano acquistato un nuovo atlante geografico]. Osservando la giustapposizione dei riti succitati, ne esce una grande similitudine, anche se confusa, tra il rito di Montini e “l’ordinanza ecclesiastica” nella sua recensione etiopica ed i riti abissini, e la preghiera consacratoria, la cui formula essenziale era inizialmente considerata essere parte della pretesa’Tradizione apostolica d’Ippolito’, è similare ai riti abissini! Ma questo “archeologismo storico-geografico” è manifestamente essere una eresia monofisita e quindi antitrinitaria! Infatti i riti abissini devono essere letti nel contesto del “monofisismo: Nunc autem effunde desuper virtutem Spiritus principalis, quem dedisti dilecto Filio tuo Jesu Christo [… allora dunque effondi dall’alto la virtù dello Spirito principale, che hai dato al Figlio tuo diletto Gesù Cristo]. Ciò vale ugualmente per la forma dell’Ordinanza ecclesiastica di recensione etiopica: … Et nunc effunde eam quae a te est virtutem principalis spiritus, quem dedisti dilecto puero tuo Iesu Christo … [… ed ora effondi quella che da te è la virtù dello Spirito principale …]. Perché questa formula afro-orientale, è sostanzialmente eretica, anzi blasfema, applicata ad una Consacrazione vescovile. L’enigma che si pone nella formula, riguarda lo “spiritus principalis”, che designerebbe lo Spririto-Santo, il quale viene trasmesso al Figlio, e questo significherebbe quindi, nel contesto etiope-abissino, che Gesu-Cristo diviene Figlio di Dio per mezzo di questa “operazione” che è per essi dunque una unzione divinizzante o meglio una “adozione” seguita da una “unione deificante”, quindi una “sola” natura sussistente, ciò che corrisponde appunto al “monofisismo”, eresia condannata dal Concilio di Calcedonia nel 451, che “riconosceva” al Cristo la sola natura divina, negando che la natura umana di Cristo fosse sostanzialmente la nostra, fatto che quindi impedirebbe la nostra Redenzione attraverso di Lui. [Si tratta della solita teologia gnostico-satanica, quella della “G” massonica, che fa capolino, come un serpente biforcuto, a firmare l’impresa]. Esso ancora oggi è praticato dalle chiese orientali copte di Egitto ed Etiopia e dalle maronite della Siria occidentale.  – Queste concezioni alle quali si è accennato, debordano inoltre dal quadro della Cristologia per estendersi alla Teologia trinitaria, poiché secondo questa formula così malamente manipolata, lo Spirito-Santo non sarebbe consustanziale al Figlio. L’affermazione è pertanto “anti-trinitaria” ed “anti-filioque”. In parole povere c’è una aberrante similitudine tra il rito dell’antipapa Montini ed i riti appartenenti agli eretici monofisiti! – Questi riti di consacrazione, ai quali si richiama il Montini, appartengono nei fatti a “chiese” eretiche che adottano principi già condannati abbondantemente dal Magistero cattolico, principi antitrinitari e cristologicamente a-cattolici. – Senza volerci addentrare ulteriormente in questioni molto “specialistiche”, alle quali rimandiamo i più interessati, possiamo sintetizzare dicendo che alla fin fine il rito del trio Botte-Bugnini-Montini, non è né copto, né maronita occidentale, essendo essi confusamente sovrapposti tra loro ma non coincidenti, e quel che più è evidente, è che la preghiera consacratoria (la forma del Sacramento) non riprende nemmeno quella della pretesa “tradizione apostolica” del fantomatico Ippolito; dissimili sono pure il rito nestoriano ed armeno. Un vero pastrocchio al quale però tutti, ancora oggi, ricorrono per rivestirsi sacrilegamente di una carica usurpata ai legittimi pretendenti! (A proposito del trio, ben si confa’ la profezia del re-Profeta: “1 – Ecce parturiit injustitiam; 2- concepit dolorem, et 3 – peperit iniquitatem” … che subito dopo aggiunge: “Lacum aperuit, et effodit eum; et incidit in foveam quam fecit” (Ps. VII, 15-16) e più in là completa: “Dominus autem irridebit eum, quoniam prospicit quod veniet dies ejus” – Ps. XXXVI, 13!)

Questi fatti succintamente riferiti, contraddicono quindi la parola del pinocchio-Montini (c.d. Paolo VI, l’antipapa usurpante, rappresentante di satana in carne ed ossa, contrapposto al vero Papa in esilio, Gregorio XVII), secondo la quale: “ … si è ben giudicato di ricorrere, tra le fonti antiche alla preghiera consacratoria che si trova nella tradizione apostolica di Ippolito di Roma, documento dell’inizio del III secolo, e che, per una gran parte è ancora osservata nella liturgia dell’ordinazione presso i Copti e i Siriani occidentali”. No, non è Pinocchio a Bengodi, ma Paolo VI in “Pontificalis Romani”. In realtà sappiamo oggi benissimo, e chiunque può costatarlo, che i riti copto e siriaco occidentale non utilizzino affatto la “prefabbricata” preghiera consacratoria della pretesa “Tradizione apostolica di Ippolito”. Lo stesso Dom Botte, in opere successive, aggiungeva fandonie a menzogne per giustificare il suo strampalato operato chiaramente in malafede. Ad esempio in un’opera del 1957 opponeva la “tradizione apostolica di Ippolito” alla tradizione siriaca autentica. [“La formula di ordinazione – la grazia divina nei riti orientali”; in “l’Oriente siriano”, abst., vol. II, fasc. 3, 3° trim. 1957, Parigi, pag. 285-296]. Si tratta alla fine, di un inaudito abuso, quello perpetrato il 18 giugno 1968 dall’anti-Papa sedicente Paolo VI, [solo un falso papa poteva avallare tali bestialità]: egli ha avuto il “temerario ardimento” di rimpiazzare un rito latino antico invariabile nella sua forma essenziale da oltre 17 secoli, con una creazione artificiale ricavata da una ricostruzione di Dom Botte apparsa negli anni 1950, e poi nel 1990 contestata dagli specialisti (quelli veri!). Il Montini si è giustificato con un sedicente ritorno alle origini, un falso archeologismo, riproducendo il metodo degli anglicani utilizzato in passato e nei confronti del quale Leone XIII scriveva bollandoli severamente: « essi hanno grandemente sfigurato l’insieme della liturgia conformemente alle dottrine erronee dei novatori, con il pretesto di ricondurla alla sua forma primitiva ». (Apostolicae curæ, 1896). Si è preteso giustificarsi con delle menzogne [avendo per padre il diavolo, non poteva essere altrimenti!]; concludendo:

1) la forma citata “non” riproduce affatto la forma della pretesa ’Tradizione apostolica’ attribuita ad Ippolito.

2) la forma citata non è stata “mai” in uso nei riti copto e siriano occidentale.

3) Si è commesso un attentato contro lo Spirito-Santo, avendo avuto, come detto, l’audacia inaudita di rimpiazzare con una creazione puramente umana e mal congegnata, un rito invariabile nella sua forma essenziale e quasi bi-millenaria, di cui lo Spirito-Santo è stato garante della costanza, coronata poi dalla decisione infallibile di Pio XII (Sacramentum ordinis) meno di 21 anni prima dell’atto ignobile del marran Montini, (e quindi irreformabile da parte di un vero Papa – un vero Papa non avrebbe mai apportato, né poteva, una modifica al Magistero definito da un suo predecessore!). Ecco quindi le origini smascherate di un rito aberrante: une creazione puramente umana!

Allen Brent: Hippolytus & the Roman Church in the Third Century, Communities in tension before the Emergence of a Monarch-Bishop, Allen Brent, E.J.Brill, 1995

Stewart-Sykes, Hippolytus: On the Apostolic Tradition:

An English Version with Introduction and Commentary,

(New York: St. Vladimir’s Press 2001.)

J.A. Cerrato, Hippolytus Between East and West: The Commentaries

and the Provenance of the Corpus, (Oxford: U.P. 2002).

Bradshaw, M.E. Johnson, and L.E. Phillips, The

Apostolic Tradition; A Commentary, (Minneapolis

MN: Fortress Press 2002).

Alcuni volumi di specialisti che contestano con fatti evidenti la “pretesa” costituzione apostolica di Ippolito”! Ma anche questi sono superati dalle nuove menzogne … siriache ed abissine!

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA DELLA SINAGOGA DI sATANA (3)

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA “SINAGOGA DI sATANA” (1)

18 giugno 1968: Fondazione della gerarchia nella sinagoga di satana. (1)

(Studio redazionale dal comitato internazionale “Rore sanctifica”)

18 giugno del 1968? Che cosa è successo in questa data, vi chiederete? Alla maggior parte delle persone, e soprattutto a coloro che, militando nella anti-chiesa conciliare, infiltrata palesemente dalla sinagoga di satana, si reputano ancora cattolici, nonostante l’evidenza dei fatti dimostri che essi siano modernisti ultra-protestanti e non abbiano più alcuna idea di che cosa significhi essere Cattolici, non conoscendo più il Catechismo, la Tradizione dei Padri, e soprattutto il Magistero della Chiesa, credendo che il tutto si risolva nella frequentazione di un rito paganeggiante, protestantizzato, per certi aspetti demoniaco, blasfemo e sacrilego, che ancora essi osano definire “Messa”, della quale non hanno nemmeno la più pallida idea, o avvezzi a sacramenti canonicamente invalidi e illeciti somministrati da falsi sacerdoti invalidamente ordinati da falsi vescovi. A queste persone – dicevo – questa data non dice alcunché! Molto si dibatte sul “novus ordo missæ”, nuovo vero “mostro conciliare”, dal tenore gnostico-luciferino, schiaffo cruento a tutta la dogmatica cattolica ed ai dettami evangelici, oltre che alla tradizione bi-millenaria della Santa Chiesa Cattolica, rito mutuato dai rosa+croce, 18° livello massonico, che offrono nelle loro agapi sataniche un agnello decollato al “signore dell’universo”, cioè a lucifero, quale sacrificio redentivo … qualche sprovveduto ancora obietta: “ … ma non è stato concesso con il “summorum pontificum” del 2007 di celebrare in “forma straordinaria” la Messa antica?” A parte il fatto che questa è stata un’ennesima “presa per i fondelli” (mi si passi l’espressione rustica), il considerare cioè la “vera” Messa solo un rito straordinario, da celebrare “una tantum” per accontentare gli inguaribili antiquati e trogloditi legati alla tradizione, alla domanda si può rispondere tranquillamente così: “Quando sono oramai scomparsi i Sacerdoti validamente consacrati, ecco che i modernisti apostati hanno permesso la celebrazione della Messa “in latino”. Questo significa che viene permesso il rito cattolico “di sempre”, ma esso è comunque sacrilego, invalido ed illecito, perché celebrato da un falso prete, un laico travestito, mai consacrato, sia perché mai tonsurato, come la Chiesa ha sempre stabilito irreformabilmente nel Concilio di Trento, sia perché ordinato oltretutto da un finto vescovo, a sua volta mai consacrato, per il semplice motivo che il rito di consacrazione dei vescovi è totalmente mutato dal 18 giugno del 1968, dal momento che la formula valida, fissata infallibilmente ed immutabilmente da Pio XII nel 1947, è stata sostituita da una formula assurda, blasfema, eretica, offensiva per le pie orecchie, offensiva verso la Chiesa di Cristo e tuttala Tradizione apostolica pregna di definizioni antitrinitarie, anti-filoque, atta a consacrare un “eletto manicheo”, cioè un servo dell’anticristo, come vedremo più in avanti. In tal modo si è cercato di scardinare la Chiesa ed il Cristianesimo divino tutto, distruggendo la gerarchia cattolica, invalidando – oltretutto – il Sacramento della Cresima, quello che rende veri “soldati” i battezzati in Cristo, motivo principale per cui i giovani attualmente sono assolutamente privi delle manifestazioni dei Doni dello Spirito Santo, quelli che rendono un battezzato un vero Cristiano attivo e pronto a difendere la propria fede ed a comportarsi secondo i dettami della Chiesa Cattolica, l’unica vera Chiesa di Cristo, con i risultati che tutti possiamo osservare. Una “fava” che ha permesso di prendere due “grossi” piccioni: la Gerarchia e la gioventù cattolica, oramai entrambe “quasi” distrutte, materialmente l’una e spiritualmente l’altra. Questa verità sconvolgente purtroppo si è realizzata sotto una sapiente regia, non solo umana, come vedremo, ma anche e soprattutto luciferina!

     Ma procediamo con ordine, trattandosi di un argomento molto delicato, cioè della “consacrazione dei Vescovi”, la cui formula è stata modificata ed applicata appunto per la prima volta, nel fatidico, ormai lontano 18 giugno 1968, formula che costituisce un passaggio fondamentale ed obbligato nella costruzione della Gerarchia cattolica, nonché la base di tutti i Sacramenti. Scardinando con machiavellica lucidità questa “Consacrazione”, con il renderla cioè invalida nella “forma” e nella “intenzione”, tutto l’edificio Cattolico umanamente, crolla inesorabilmente nel giro di pochi decenni, esattamente come è accaduto negli ultimi anni, lasciando veramente la Chiesa Cattolica, come annunziato dalla Vergine alle apparizioni de La Salette, oscurata da una eclissi mostruosa: “… la Chiesa sarà eclissata!” …

L’argomento è della somma importanza in riferimento alla salvezza della nostra anima, che nella maggior parte dei casi è, nel mondo cattolico, affidata (si fa per dire …) a semplici laici travestiti, come da sacrilego carnevale, da vescovi, cardinali o preti (che in verità hanno già “coerentemente” dismesso l’abito sacerdotale, come ognuno può constatare). –  Iniziamo da considerazioni teologiche apparentemente barbose, ma indispensabili per una corretta comprensione dell’argomento. Dalla teologia dei Sacramenti apprendiamo che “L’ordinazione episcopale è fondamentale essendo la “sorgente” di tutti i Sacramenti, sia direttamente, [pensiamo alla Cresima e all’Ordine sacerdotale], sia Indirettamente: [i Sacerdoti ordinati amministrano a loro volta: Eucarestia, Battesimo, Confessione, Matrimonio, Unzione degli infermi].”

Affinché un Sacramento abbia validità, sono necessarie tre cose: “la materia, la forma e l’intenzione”. Ad esempio, per il Battesimo occorre l’acqua (materia), poi è indispensabile la forma (cioè le parole: “io ti battezzo nel Nome della Santissima Trinità … etc.”, ed infine l’intenzione conforme a quella della Chiesa Cattolica. Se nel bagnare la testa al bambino, l’officiante dice: “ io ti lavo la testa …”, pur in una cerimonia in chiesa con tutti gli elementi circostanti abituali validi, il Sacramento non ha alcuna efficacia, e rappresenta al massimo il tentativo di uno shampoo per il battezzando. Allo stesso modo se il celebrante dicesse: “io ti battezzo nel nome di Draghi, Bill Gates e Bergoglio, il Sacramento non sarebbe valido, poiché non conforme alle intenzioni della Chiesa che sono quelle di battezzare nel Nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. A tutti è chiaro, allo stesso modo, che nel Sacramento dell’Eucaristia la “materia” è il pane azzimo e, se per caso si usasse un’ostia di cioccolato bianco, ci sarebbe invalidità del Sacramento anche nel proferire la “vera” formula della Transustanziazione. Nel caso del Sacramento dell’Ordine, la materia è rappresentata dal “contatto” fisico tra l’impositore ed il ricevente l’Ordine, come spiega mirabilmente San Tommaso nella “Summa” e quindi dall’imposizione delle mani. La sostanza di una “forma” sacramentale costituisce una cosa che è indipendentemente dagli accessori o cose accidentali che la circondano (v. tab. 1). Pertanto la “sostanza” di una forma sacramentale è il suo significato. “Il significato deve corrispondere alla grazia prodotta dal Sacramento”. Nel Concilio di Trento si definisce (Denziger 931): «Il concilio dichiara, inoltre, che nella somministrazione dei Sacramenti c’è sempre nella Chiesa il potere di decidere o modificare, lasciando salva la sostanza di questi sacramenti, così come Essa giudichi meglio convenire all’utilità di coloro che li ricevono, e nel rispetto dei Sacramenti stessi, secondo la diversità delle cose, dei tempi e dei luoghi.»

   Veniamo a chiarire già da subito che cosa sia la significatio “ex adjunctis” di un Sacramento, [significato adiuvante] elemento, questo, che costituisce il punto centrale della questione e di cui discuteremo pure ampiamente in seguito. Per il momento ci basti sapere:

• Il valore o l’efficacia dei Sacramenti viene da Cristo, non dalla Chiesa; e il Cristo ha voluto che essi si comportino nella maniera degli agenti naturali, “ex opere operato”.

.- Un ministro indegno o anche eretico amministra validamente i Sacramenti se utilizza “scrupolosamente” la materia e la forma proprie a ciascuno con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

.- L’utilizzazione della materia e della forma del Sacramento, con l’integralità della “significatio ex adjunctis” garantisce che il ministro manifesti l’intenzione della Chiesa.

.- La “significatio ex adjunctis” deve esprimere il significato del Sacramento; se le modifiche introducono una “contraddizione”, il Sacramento non ha efficacia perché manca manifestamente l’intenzione.

.- Se la “significatio ex adjunctis” è tronca, il Sacramento può essere dubbio perché l’intenzione può praticamente mancare. – In questi casi è legittimo ricercare le intenzioni di coloro che hanno modificato il rito per valutare la sua validità (cf. notazione di Leone XIII in Apostolicæ Curæ).

In quel fatidico nefando giorno, il “18 giugno 1968” si è perpetrata l’“Eliminazione radicale” del rito romano antico, consacrato “infallibilmente” da Pio XII nel 1947! [Sacramentum ordinis]. Fortunatamente, con l’aiuto della Provvidenza, si è costituito un “piccolo resto” di consacrati “isolati”, in costante pericolo di vita, Vescovi, Cardinali e Sacerdoti usciti dalla “scuola” e dalle “mani” del Cardinale Siri (eletto per ben 4 volte in Conclave all’unanimità come Gregorio XVII e subito reso inoperante dalla “conventicola” abbondantemente infiltrata nel Conclave), che potranno così perpetuare, ad onta dei marrani-massoni, attuali usurpanti, la Chiesa Cattolica, l’unica Chiesa fondata da Cristo, fuori dalla quale non c’è salvezza eterna (extra Ecclesia nulla salus!), ed adempiere a tutte le promesse di “indefettibilità” (di assistenza continua) che il Signore Gesù ci ha fatto nel Santo Vangelo! Come questo sia potuto succedere, chi siano stati gli infami autori di questo sfregio alla Santa Chiesa Cattolica, e quindi a N.S. Gesù Cristo stesso, a Dio Padre Creatore, ed allo Spirito Santo (con una specifica eresia “anti-filioque” nella formula di non consacrazione), con quali assurdi e per certi aspetti ridicoli pretesti abbiano compiuto questo sacrilego aberrante misfatto, lo considereremo a breve.

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Tab. I

La sostanza di una forma sacramentale:

Sostanza:

– ciò che costituisce una cosa indipendentemente dagli accessori o cose accidentali che la circondano.

– La sostanza di una forma sacramentale è il suo significato.

– Il significato deve corrispondere alla grazia prodotta dal Sacramento-

– Il significato “attiene” particolarmente alla forma – Leone XIII in Apostolicæ curæ.

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Stiamo esaminando una delle questioni più inquietanti che sconvolgono i fedeli attenti della “tradizione” cattolica, che devono prendere atto ancor più, come se non bastassero le quotidiane eresie moderniste della “contro-chiesa” della setta del “va t’inganno”, attraverso i suoi “mediatici” ben oleati rappresentanti, che essi si trovino oramai al cospetto di una contro-religione totalmente “A-cattolica” di impostazione gnostico-luciferina, nella quale è stato reso “invalido” il Rito della Consacrazione episcopale, con la conseguente invalidità di TUTTE le Ordinazioni sacerdotali e di tutti i “Sacramenti”, in modo particolarmente “criminale” la Confermazione, sacramenti falsi, amministrati quindi illecitamente, invalidamente e sacrilegamente da laici, consapevoli o meno, “finti” preti e vescovi da operetta! Persino occupanti recenti ed attuali del “Soglio di Pietro”, non hanno mai ricevuto una Ordinazione sacerdotale e/o vescovile valida! “Si è trattato di un’operazione chirurgica mirata, di un cesello orafo “a sfregio”, della rimozione dell’ingranaggio fondamentale di tutto l’impianto gerarchico-ecclesiastico, strutturato come un perfetto “orologio svizzero”, e di cui l’orologiaio “perfido” conosceva esattamente il meccanismo, tutto incentrato sulla Consacrazione episcopale: rimuovendo la ruotina “cardine”, si è avviata una caduta con effetto “domino” che sta portando inesorabilmente alla distruzione totale della Gerarchia ecclesiastica, con la creazione conseguente di una falsa gerarchia composta da semplici laici, cosa della quale purtroppo non ci si è resi ancora conto in pieno ( … sperando che non ce se ne renda conto solo una volta sprofondati nell’inferno, quando cioè sarebbe troppo tardi!) … per non parlare poi della gioventù attuale, privata del Sacramento della Cresima, che li avrebbe resi “soldati” di Cristo, e che così non potranno mai sviluppare i doni dello Spirito Santo ricevuti al Battesimo, ed ottenerne i “frutti”. Dei frutti “marci” e putridi seminati tra i giovani, siamo tutti oramai tristemente testimoni. Ma veniamo ai fatti!

Già in precedenza abbiamo ricordato sommariamente i capisaldi teologici dei Sacramenti Cattolici, ma brevemente vogliamo ricordarli a noi stessi ed ai “distratti” [repetita juvant], soffermandoci in particolare ancora sul significato dell’“ex adjunctis”, elemento essenziale di un Sacramento. Che cos’è allora la “Significatio ex adjunctis” di un Sacramento (significato delle parole aggiunte)? Cominciamo col fissare alcuni punti essenziali:

.- Il valore o l’efficacia dei Sacramenti viene da Cristo, non dalla Chiesa; e il Cristo ha voluto che essi si comportino nella maniera degli agenti naturali, “ex opere operato” (attuati mediante un’operazione).

.- Un ministro indegno o anche eretico, amministra validamente i Sacramenti se utilizza scrupolosamente la materia e la forma proprie a ciascuno con l’intenzione di fare ciò che fa la Chiesa.

.- L’utilizzazione della materia e della forma del sacramento, con l’integralità della “significatio ex adjunctis” garantisce che il ministro manifesti l’intenzione della Chiesa.

.- La “Significatio ex adjunctis” deve esprimere il “significato del sacramento”; se le modifiche introducono una contraddizione, il Sacramento non ha efficacia perché “manca manifestamente l’intenzione”.

.- Se la significatio ex adjunctis è tronca, il Sacramento può essere dubbio perché l’intenzione può praticamente mancare.

– In questi casi è legittimo ricercare le intenzioni di coloro che hanno modificato il rito per valutare la sua validità (cf. notazione di Leone XIII in Apostolicæ Curæ, un’Enciclica dalla quale attingeremo abbondantemente in seguito, e che costituisce la “chiave” Magisteriale per risolvere l’apparente arcano).

L’antichità del rito tradizionale.

.- Il Padre Jean Morin (1591-1659), sapiente oratore, pubblicava nel 1655 un’opera rimarchevole sul soggetto degli “ordines” latini ed Orientali. Si tratta del: “Commentarius de sacris Ecclesiæ ordinationibus secundum antiquos et recentiores Latinos, Græcos, Syros et Babylonios in tres partes distinctus”, la cui seconda edizione apparve ad Amsterdam nel 1695.

.- Più tardi, un benedettino di Saint-Maur, Dom Martene (1654-1739), pubblicava nel 1700, una sapiente edizione, notevole per rigore, raccogliendo i “Pontificali” di ordinazione della Chiesa Cattolica antecedenti all’anno ‘300 fino alla sua epoca. – Si tratta del ”De antiquis Ecclesi ritibus libri quatuor”. Dom Martene fu discepolo di Dom Martin, e fu diretto per molto tempo da Dom Mabillon. Su queste autorevoli basi, e su una tradizione millenaria, S.S. Papa Pacelli, Pio XII, definì con Magistero solenne, “infallibile” ed “irreformabile” la formula definitiva (formula, si badi bene, che aveva consacrato un elenco lunghissimo di “fior” di Papi, Cardinali e Vescovi, Santi per vita, fede e dottrina, avallati da fatti straordinari e miracoli veri ovviamente!).

La decisione infallibile di Pio XII

.- I lavori scientifici di recensione e di giustapposizione dei riti (Padre Morin, Dom Martène, etc.) hanno permesso di identificare la “forma invariabile, essenziale, nel rito latino, da più di 17 secoli”. • A partire da tali lavori, Pio XII ha designato “infallibilmente” le parole del “prefazio” che costituiscono la “forma” essenziale del Sacramento (in: Costituzione Apostolica “Sacramentum Ordinis”, punto 5, del 30 nov. 1947). Eccole:

   “Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore sanctifica”. (« Compi nel tuo sacerdozio la pienezza del tuo ministero, e, rivestitolo con le insegne della più alta dignità, santificalo con la rugiada del celeste unguento »).

Pio XII cioè non ha creato o inventato un rito, Egli ha semplicemente designato la forma essenziale del Sacramento in un Rito di tradizione quasi bi-millenaria. Al termine della Costituzione Apostolica citata, chiude con le terribili parole, che dovrebbero far tremare l’inferno (ma non hanno fatto tremare il “santo-dannato” della sinagoga di satana: il marrano e capo degli “Illuminati di Baviera”, G.B. Montini, il sedicente Paolo VI, l’anti-Papa insediato al posto del Cardinale Siri, validamente eletto con il nome di Gregorio XVII, sotto minaccia atomica … ma questa è un’altra storia … l’abbiamo già raccontata in altra sede!): “Nulli igitur homini liceat hanc Constitutionem a Nobis latam infringere vel eidem temerario ausu contraire” (… a nessun uomo pertanto è lecito infrangere questa Costituzione o modificarla con temerario ardimento)…  quindi in realtà Pio XII non ha creato nulla: egli ha semplicemente constatato e quindi definito infallibilmente ed irreformabilmente la “forma essenziale” nel Prefazio del Rito di Consacrazione nel Pontificale (il volume che contiene tutte le cerimonie presiedute dai Vescovi ed Autorità Superiori).

A questo punto, incomprensibilmente, apparentemente senza motivazioni apostoliche, teologiche, liturgiche, il RIBALTONE!!!:

l’illecita “Eliminazione radicale della forma essenziale del rito latino”.

21 anni dopo la promulgazione infallibile di Pio XII della “forma” essenziale, rimasta invariata per oltre 17 secoli, G.B. Montini (il sedicente antipapa Paolo VI) la sopprime totalmente.

Pio XII, nel 1947, in”Sacramentum ordinis” ha designato le parole del prefazio che costituiscono la “forma” essenziale, le riportiamo ancora:Comple in Sacerdote tuo ministerii tui summam, et ornamentis totius glorificationis instructum cœlestis unguenti rore santifica”. Paolo VI, con un ribaltone senza precedenti, naturalmente illecito, sacrilego ed invalido, ha designato nel 1968 nel Pontificalis romani un’altra forma essenziale che non conserva NULLA della forma essenziale fissata “infallibilmente” da Pio XII. Ecco la nuova “assurda” formula: “Et nunc effúnde super hunc Eléctum eam virtútem, quæ a te est, Spíritum principálem, quem dedísti dilécto Fílio tuo Iesu Christo, quem ipse donávit sanctis Apóstolis, qui constituérunt Ecclésiam per síngula loca ut sanctuárium tuum, in glóriam et laudem indeficiéntem nóminis tui”. « Questo è un fatto di portata senza pari!! Non resta una sola parola, una sola sillaba della “forma” che S.S. il Papa Pio XII aveva (nel 1947) definito infallibilmente come essenziale ed assolutamente richiesta per la validità del sacro episcopato!

In breve … « la “forma” essenziale e necessaria alla validità è stata TOTALMENTE soppressa dal nuovo ordinale del “beato” marrano Paolo VI!» (Abbé V.M. Zins, 2005). Questo il fatto nudo e crudo, vedremo prossimamente gli infami autori di tale sfregio sacrilego e le blasfeme e ridicole ragioni addotte a sostegno del ribaltone, che è tra l’altro veicolo sottile di eresie perniciose e gravissime, contro la SS. Trinità, contro l’Incarnazione redentiva del Cristo, e contro lo Spirito Santo, configurando un assurdo gnostico-manicheo, peraltro già intrufolato nell’anglicanesimo e nel giansenismo, un movimento novatore, pre-modernista del 1700, condannato giustamente come eretico, e contro il quale il nostro S. Alfonso Maria de Liguori è stato un martello tenace ed implacabile nella sua denuncia e demolizione. Chi pensa che con questo rito, o partecipando a pseudo-funzioni (o meglio “finzioni”?!?) tenute da laici, falsi consacrati da questo rito, faccia parte della Chiesa Cattolica, è un illuso, poiché pensando di marciare sotto il vessillo di Cristo, in realtà segue lo stendardo fetido di satana. Aprite gli occhi, fratelli, il vostro pensiero costante, l’unico che conti per davvero, sia sempre e solo la conquista della salvezza dell’anima, che si ottiene con laboriosità ininterrotta, mediante la vigilanza, la prudenza, la preghiera incessante e la conoscenza della Tradizione Apostolica, delle Sacre Scritture, rigorosamente e correttamente interpretate ed approvate dalla Chiesa, e del Magistero autentico della Chiesa, Maestra di vita. Non c’è posto per la falsa misericordia che chiude i due occhi sul vizio impuro, l’adulterio amnistiato, la sacrilega peccaminosità, sull’apostasia ecumenista, misericordia che elude il pentimento e la penitenza, e prospettando infine … l’inferno gratis per tutti!!! … venite avanti c’è posto…

18 GIUGNO 1968: FONDAZIONE DELLA GERARCHIA NELLA SINAGOGA DI sATANA (2)

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S PIO XII (34): “PIO IX 1854-1864”.

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (34)

HENRICUS DENZINGER

ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT

ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.

ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM

De rebus fidei et morum

HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI

Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar.

(PIO IX, 1854-1864)

BOLLA “Ineffabilis Deus” 8 Dic. 1854.

L’eccellenza della B. Maria Vergine in generale.

2800. Dio ineffabile, … fin da principio e prima dei secoli, scelse e preordinò al suo Figlio una madre, nella quale si sarebbe incarnato e dalla quale poi, nella felice pienezza dei tempi, sarebbe nato; e, a preferenza di ogni altra creatura, la fece segno a tanto amore da compiacersi in lei sola con una singolarissima benevolenza. Per questo mirabilmente la ricolmò, più di tutti gli Angeli e di tutti i Santi, dell’abbondanza di tutti i doni celesti, presi dal tesoro della sua divinità. Così ella, sempre assolutamente libera da ogni macchia di peccato, tutta bella e perfetta, possiede una tale pienezza di innocenza e di santità, di cui, dopo Dio, non se ne può concepire una maggiore, e di cui, all’infuori di Dio, nessuna mente può riuscire a comprendere la profondità.

2801. E certo era del tutto conveniente che una Madre così venerabile risplendesse sempre adorna dei fulgori della santità più perfetta, e, immune interamente dalla macchia del peccato originale, riportasse il più completo trionfo sull’antico serpente; poiché a essa Dio Padre aveva disposto di dare l’unigenito suo Figlio — generato dal suo seno, uguale a se stesso e amato come se stesso — in modo tale che egli fosse, per natura, Figlio unico e comune di Dio Padre e della Vergine; poiché lo stesso Figlio aveva stabilito di renderla sua madre in modo sostanziale; poiché lo Spirito Santo aveva voluto e fatto sì che da lei fosse concepito e nascesse colui, dal quale egli stesso procede.

2802. Infatti la Chiesa di Cristo, custode e vindice delle dottrine a lei affidate, non le ha mai alterate, né con aggiunte né con diminuzioni; ma tratta con tutti gli accorgimenti e la sapienza quelle che l’antichità ha delineato e i padri hanno seminato; e cerca di limare e affinare quelle antiche dottrine della divina rivelazione, in modo che ricevano chiarezza, luce e precisione. Così, mentre conservano la loro pienezza, la loro integrità e il loro carattere, si sviluppano soltanto secondo la loro propria natura, ossia nello stesso pensiero, nello stesso senso.

2803. a onore della Santa e indivisibile Trinità, a decoro e ornamento della Vergine Madre di Dio, a esaltazione della fede cattolica, e a incremento della religione cristiana, con l’autorità di nostro Signore Gesù Cristo, dei beati apostoli Pietro e Paolo e Nostra, dichiariamo, pronunziamo e definiamo: La dottrina, che sostiene che la Beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli.

2804. Quindi, se qualcuno (che Dio non voglia!) deliberatamente presumerà di pensare diversamente da quanto è stato da Noi definito, conosca e sappia di essere condannato dal suo proprio giudizio, di aver fatto naufragio nella fede, di essersi separato dall’unità della Chiesa, e di essere inoltre incorso da sé, «per il fatto stesso», nelle pene stabilite dalle leggi contro colui che osa manifestare oralmente o per iscritto, o in qualsiasi altro modo esterno, gli errori che pensa nel suo cuore.

Decr. S. Cgr. Indicis, 11 (15) iun. 1855.

Tesi contro il tradizionalismo di Bonnetty.

2811. 1 “Anche se la fede è al di sopra della ragione, non ci può mai essere un vero dissenso o discordia tra loro, poiché entrambe derivano da una stessa fonte di verità immutabile ed eterna, Dio buonissimo e grandssimo, e si aiutano a vicenda” (cf..2776; cfr. 3019).

2812. 2 Il ragionamento può dimostrare con certezza l’esistenza di Dio, la spiritualità dell’anima e la libertà umana. La fede viene dopo la Rivelazione, quindi non può essere usata per dimostrare l’esistenza di Dio ad un ateo, né per dimostrare la spiritualità dell’anima ragionevole e la sua libertà ai sostenitori del naturalismo e del fatalismo (cfr. 2751, 2754).

2813. 3 L’uso della ragione precede la fede e conduce l’uomo ad essa con l’aiuto della Rivelazione e della grazia (cf. 2755).

2814. 4 Il metodo usato da San Tommaso, da San Bonaventura e da altri scolastici dopo di loro, non porta al razionalismo, né è stato la causa dell’inclinazione della filosofia nelle scuole di oggi verso il naturalismo ed il panteismo. Per questo motivo non si può rimproverare a questi Dottori e maestri di utilizzare questo metodo, soprattutto con l’approvazione, almeno, dei loro maestri della Chiesa.

Istruzione del Sant’Uffizio al Vicario Apostolico del Siam, 4 luglio 1855.

Privilegio paolino.

2817. È assolutamente proibito che una donna cristiana sposi un pagano; ma se, dopo che la dispensa dalla disparità di culto sia stata ottenuta dalla Santa Sede, dovesse accadere che tale matrimonio abbia luogo, si sa che sarà indissolubile per quanto riguarda il vincolo, e che solo talvolta potrà essere sciolto per quanto riguarda il letto… Per questo motivo una donna cristiana non potrà mai contrarre un secondo matrimonio durante la vita di quest’uomo non credente, anche se è concubino.

2818. Ma se è la moglie pagana di un concubino pagano, e si converte, in questo caso, una volta fatta l’interpellanza (come sopra), se lui rifiuta di convertirsi o di convivere senza insultare il Creatore, e quindi di rinunciare al concubinato (nel quale non è certo possibile vivere senza insultare il Creatore), potrà avvalersi del privilegio concesso a favore della fede.

2819. In generale, se la conversione del coniuge ha preceduto il matrimonio con un infedele, contratto dopo la dispensa apostolica, non è assolutamente possibile usufruire del privilegio concesso a favore della fede; ma se il matrimonio ha preceduto la conversione, allora la parte che si sia convertita può usufruire di questo privilegio, a scanso di equivoci, come si è detto.

2820. Per quanto riguarda gli impedimenti dirimenti, bisogna anche considerare che l’ignoranza invincibile o la buona fede non sono sufficienti per contrarre validamente il matrimonio. Anche se a volte (ma questo deve essere considerato raramente nella pratica) questa ignoranza e questa buona fede possano scusare il peccato, mai però possono rendere valido un matrimonio che sia stato concluso nonostante un impedimento dirimente.

Enciclica del Sant’Uffizio ai Vescovi, 4 agosto 1856.

Abuso del magnetismo.

2823. Su questo tema la Santa Sede ha già dato alcune risposte in relazione a casi particolari, in cui sono stati condannati come illeciti gli esperimenti finalizzati ad uno scopo che non è quello del magnetismo. Per questo motivo è stato decretato in casi simili mercoledì 21 aprile 1841: “L’uso del magnetismo, così come viene presentato, non è lecito”. Allo stesso modo la Sacra Congregazione ha deciso di proibire alcuni libri che si ostinano a diffondere errori di questo tipo.

2824. Ma poiché era necessario andare oltre i casi particolari e trattare l’uso del magnetismo in generale, mercoledì 28 luglio 1847 fu stabilito quanto segue come regola: “Escluso ogni errore, ogni incantesimo, ogni invocazione del demonio, sia esplicita che implicita, non è moralmente proibito l’uso del magnetismo, cioè il semplice atto di usare mezzi fisici altrimenti leciti, purché non tenda ad un fine illecito o non sia deviato in alcun modo. Ma l’applicazione di principi e mezzi puramente fisici a cose ed effetti realmente soprannaturali, in modo che possano essere spiegati fisicamente, non è altro che un inganno assolutamente illecito ed eretico”.

2825. Sebbene con questo decreto generale sia stato sufficientemente spiegato il carattere lecito o illecito dell’uso o dell’abuso del magnetismo, la malizia degli uomini è aumentata a tal punto che, trascurando la lecita ricerca della conoscenza, preferiscono attaccarsi a cose strane con grande danno della loro anima ed a scapito della società civile, e che si vantano di aver acquisito un principio di magia o di divinazione. È così che donne di pochi mezzi, trascinate da gesti non sempre decorosi, si diffondono affermando che, grazie ai privilegi del sonnambulismo e di quella che chiamano chiaroveggenza, vedono ciò che è invisibile, e in questa loro temeraria impresa hanno l’ardire di lanciarsi in osservazioni sulla Religione stessa, di evocare le anime dei morti, di ricevere risposte, di rivelare cose sconosciute o remote e di indulgere in altre pratiche superstiziose di questo tipo, in modo da assicurare a se stessi e ai loro padroni un grande profitto grazie a sicure divinazioni. Ma qualunque sia l’arte o l’illusione usata in tutto questo: non appena si usano mezzi fisici per ottenere effetti che non sono naturali, siamo in presenza di un inganno assolutamente illecito ed eretico, e di uno scandalo che offende i buoni costumi.

BreveEximiam tuamall’Arcivescovo di Colonia, 15 giugno 1857.

Errori di Anton Günther.

2828. Soprattutto infatti notiamo non senza dispiacere che in queste opere predomina l’erroneo e perniciosissimo sistema del razionalismo, spesso condannato dalla Sede Apostolica; e allo stesso modo notiamo che in questi stessi libri e tra l’altro se ne possono leggere parecchi che non si discostano di poco dalla fede cattolica e da una corretta spiegazione della sostanza divina in tre Persone distinte ed eterne. Allo stesso modo abbiamo imparato che ciò che viene detto sul mistero del Verbo incarnato non sia migliore o più esatto, come dell’unità della Persona divina del Verbo in due nature, divina ed umana. Notiamo che in questi stessi libri si attacca la concezione e la dottrina cattolica sull’uomo, che è costituito da un corpo e da un’anima in modo tale che l’anima, cioè l’anima razionale, è in sé la forma vera ed immediata del corpo. E sappiamo che in questi libri ci sono insegnamenti e affermazioni che contraddicono totalmente la dottrina cattolica sulla sovrana libertà di Dio, al di là di ogni necessità, nella creazione delle cose.

2829. Dobbiamo anche condannare fermamente il fatto che nei libri di Günther la ragione umana e la filosofia, che in materia di Religione non devono dominare ma rimanere totalmente sottomesse, vengano incautamente insignite del diritto di magistero, e che per questo motivo ciò che deve rimanere ben saldo venga disturbato, sia per quanto riguarda la distinzione tra scienza e fede, sia per quanto riguarda il carattere costantemente immutabile della fede, che è sempre una e rimane la stessa, mentre la filosofia e le discipline umane non rimangono sempre identiche a se stesse, né sono esenti da una grande varietà di errori.

2830. A ciò si deve aggiungere che i Santi Padri non sono considerati con la riverenza che i Canoni dei Concili prescrivono e che queste luci più brillanti della Chiesa meritano, né ci si astiene da quei sarcasmi contro le scuole cattoliche che il nostro predecessore Pio VI, di venerata memoria, ha solennemente condannato (cf.2679).

2831. Né passeremo sotto silenzio il fatto che nei libri di Günther il sano modo di parlare è ferito al massimo, come se fosse lecito dimenticare le parole dell’Apostolo Paolo (2Tm 1,13) o quelle con cui Agostino ci ammonisce con grande fermezza: “Ma a noi conviene parlare secondo una regola precisa, per evitare che una libertà troppo grande nelle parole generi un’opinione empia sulle cose che esse designino”.

Lettera apostolicaDolore haud mediocri” al Vescovo di Breslau, 30 aprile 1860.

L’anima razionale come principio di vita dell’uomo.

2833. È stato incriminato… il fatto che Baltzer…, dopo aver ridotto l’intera controversia alla questione se il corpo possieda un principio di vita proprio, distinto in sé dall’anima razionale, sia arrivato a una tale imprudenza da definire eretica la posizione opposta, e abbia spiegato con numerose affermazioni che essa debba essere considerata tale. Questo non può che essere fortemente disapprovato, se si considera che la concezione secondo cui nell’uomo esista un unico principio di vita, cioè l’anima razionale, attraverso la quale anche il corpo riceve il suo movimento e tutta la sua vita e le sue sensazioni, è molto comune nella Chiesa di Dio, e che la maggior parte dei Dottori – e soprattutto i più approvati – la considerino talmente legata al dogma della Chiesa, che è l’interpretazione legittima e l’unica vera, e che di conseguenza non può essere negata senza errore nella fede.

Istruzione del Sant’Uffizio al Vicario Apostolico di Tche-Kiang, 1° (3°) agosto

Ricezione regolare del Battesimo

2835. Spiegazione: (Un missionario, che voglia tener conto sia del rispetto dovuto al Sacramento sia della salvezza eterna di un malato già prossimo alla morte, conferisce il Battesimo con questa condizione: “Se sei veramente disposto”, intendendo così non battezzare se non esistono le giuste disposizioni.

Domanda: questo modo di conferire il Battesimo è lecito o no?

2836. Risposta: È assodato che per ricevere regolarmente il Battesimo siano necessarie tre disposizioni in un adulto: la fede, il pentimento e l’intenzione di riceverlo. È certamente necessaria la fede, con la quale l’adulto debba essere sufficientemente istruito, nella misura della sua comprensione, sui misteri della Religione cristiana, e con la quale deɓa credere fermamente ad essi; è necessario anche il pentimento, con il quale debba provare dolore per i suoi peccati ed anche realizzare la contrizione e l’abbandono; e in terzo luogo, è necessariamente richiesta l’intenzione o la volontà di ricevere questo Sacramento, e se manca, il carattere battesimale non è impresso nell’adulto.

2837. Ora, la fede ed il pentimento sono richiesti in un adulto per ricevere il Sacramento in modo lecito e per ottenere il frutto del Sacramento; l’intenzione, invece, è richiesta per ottenerlo in modo valido, cosicché chi viene battezzato da adulto senza fede e pentimento è sì illecito, ma in modo valido, e d’altra parte chi viene battezzato senza la volontà di ricevere il Sacramento non è battezzato né lecitamente né validamente.

2838. Ciò presupposto, sarà facile riconoscere che nel caso in questione il missionario non abbia agito giustamente quando, amministrando il Battesimo ad un adulto moribondo, ha dato lo stesso valore alle disposizioni richieste per amministrare il Battesimo lecitamente e a quelle necessarie per riceverlo validamente. Infatti, se c’è qualche dubbio sul fatto che l’adulto prossimo alla morte sia sufficientemente istruito sui misteri della fede e creda sufficientemente in essi, e sul fatto che egli stesso desideri veramente ricevere il battesimo, e se dopo un esame diligente rimane ancora qualche dubbio su questa intenzione, il Battesimo deve essere conferito con questa condizione: nella misura in cui sia in grado di essere battezzato.

2839. D’altra parte, il missionario non ha agito giustamente quando, battezzando condizionatamente, ha inteso non battezzare se non ci sono le giuste disposizioni nella persona che riceve il Battesimo, perché in questo caso il missionario deve intendere battezzare solo nella misura in cui la persona che riceve il Battesimo sia capace di essere battezzata, cioè vuole riceverlo sinceramente.

Decreto del Sant’Uffizio, 18 settembre 1861.

Errori degli ontologisti.

Domanda: Si possono insegnare con certezza le seguenti proposizioni?

2841. 1. La conoscenza immediata di Dio, almeno abituale, è essenziale all’intelletto umano, tanto che non può conoscere nulla senza di essa: è infatti la luce dell’intelletto stesso.

2842. 2 Questo essere che conosciamo in tutte le cose, e senza il quale non conosciamo nulla, è l’Essere divino.

2843. 3. gli universali, considerati nella loro realtà oggettiva, non si distinguono realmente da Dio.

2844. 4. la conoscenza innata di Dio come Essere puro e semplice include in modo eminente tutte le altre conoscenze; così che, per mezzo di essa, conosciamo implicitamente tutto l’Essere sotto qualsiasi aspetto sia conoscibile.

2845. 5 Tutte le altre idee non sono altro che modificazioni dell’idea con cui Dio è conosciuto come Essere puro e semplice.

2846. 6 Le cose create sono in Dio come la parte nel tutto, non naturalmente nel tutto formale, ma nel tutto infinito, perfettamente semplice, che pone le sue parti al di fuori di sé senza divisione o diminuzione di sé.

2847. 7 La creazione può essere spiegata come segue: Dio produce la creatura con quell’atto speciale con cui comprende e vuole essere distinto da una creatura determinata, per esempio l’uomo. Censura del Sant’Uffizio: negativo.

Lettera “Gravissimas inter” all’Arcivescovo di Monaco-Frisinga. 11 dicembre 1862.

Errori di Jakob Frohschammer sulla libertà della scienza.

2850. (La Sacra Congregazione dell’Indice ha giudicato che l’autore) si allontani dalla verità cattolica. E questo soprattutto in un duplice modo, in primo luogo perché l’autore attribuisce alla ragione umana forze che non le appartengono affatto; in secondo luogo perché concede a questa stessa ragione una libertà di giudicare tutto, e sempre di osare tutto, tale da far scomparire completamente i diritti, i doveri e l’autorità della Chiesa stessa.

2851. L’autore infatti insegna in primo luogo che la filosofia, se si ha una nozione esatta di essa, possa non solo conoscere e comprendere i dogmi cristiani che la ragione naturale ha in comune con la fede (cioè come oggetto comune di conoscenza), ma anche quelli che siano principalmente e propriamente costitutivi della Religione e della fede cristiana, cioè il fine soprannaturale dell’uomo stesso e tutto ciò che lo riguardi, nonché il santissimo mistero dell’Incarnazione del Signore, siano nel dominio della ragione e della filosofia, e che la ragione, una volta dato l’oggetto, possa raggiungerli con piena cognizione di causa attraverso i suoi stessi principi. Anche se l’autore introduce una distinzione tra questi dogmi ed i primi, e se è con minor diritto che questi ultimi vengano attribuiti alla ragione, egli insegna tuttavia molto chiaramente ed apertamente che anch’essi facciano parte dei dati che costituiscono l’oggetto proprio della scienza e della filosofia.

2852. Possiamo e dobbiamo quindi concludere con l’opinione dell’autore che, anche nei misteri più nascosti della sapienza e della bontà di Dio, anche in quelli della sua libera volontà – purché sia dato l’oggetto della Rivelazione – la ragione possa da sola arrivare alla conoscenza ed alla certezza, e questo non dal principio dell’Autorità divina, ma dai suoi principi e capacità naturali. Quanto sia falsa ed erronea la dottrina di questo autore, chiunque può vedere subito…

2853. Se questi sostenitori della filosofia difendessero i veri principi e diritti della ragione e della filosofia da soli, dovrebbero ricevere un meritato elogio. Infatti, la vera e sana filosofia occupa un posto di tutto rispetto, poiché il suo compito è quello di ricercare accuratamente la verità, di addestrare con giustizia e serietà la ragione umana, oscurata senza dubbio, ma non per questo spenta per colpa del primo uomo, e di illuminarla; cogliere il suo oggetto di conoscenza ed un gran numero di verità, comprenderle bene, approfondirle e dimostrarne molte, come l’esistenza, la natura e gli attributi di Dio, che anche la fede propone di credere, con argomenti tratti da principi, giustificarli, difenderli e, in questo modo, aprire la strada affinché questi dogmi siano sostenuti più esattamente dalla fede e persino i dogmi più nascosti, che solo la fede può conoscere, possano essere compresi in un certo modo dalla ragione. Di questo deve occuparsi l’austera ma bellissima scienza della vera filosofia…

2854. Ma in questa materia importantissima non possiamo mai tollerare che tutto si confonda indistintamente, né che la ragione invada e turbi le realtà che sono nel dominio della fede, mentre ci sono confini ben precisi e perfettamente noti a tutti, oltre i quali la ragione non ha mai potuto avanzare, né può avanzare, di per sé. In particolare, questi dogmi includono chiaramente ciò che riguardi l’elevazione soprannaturale dell’uomo e la sua relazione soprannaturale con Dio, nonché ciò che venga rivelato a questo scopo. E poiché questi dogmi trascendono la natura, ne consegue che non possano essere raggiunti né dalla ragione naturale né dai principi naturali. La ragione non potrà mai essere resa capace di affrontare questi dogmi con piena cognizione di causa. Ma se alcuni osano affermare ciò in modo avventato, sappiano che non si separano dall’opinione di qualche Dottore, ma dalla dottrina comune della Chiesa, che non è mai cambiata.

2855. È infatti stabilito dalle divine Scritture e dalla tradizione dei santi Padri che l’esistenza di Dio e molte altre verità possano certamente essere conosciute alla luce della ragione naturale (Rm 1), anche da coloro che non abbiano ancora ricevuto la fede, ma che Dio solo ha rivelato i dogmi più nascosti, poiché ha voluto far conoscere il mistero che era rimasto nascosto per secoli e generazioni (Col 1,26)…

2856. … Nel trasmettere la dottrina della Chiesa, i santi Padri si sono costantemente preoccupati di distinguere la conoscenza delle realtà divine, che è comune a tutti in virtù dell’intelligenza naturale, dalla conoscenza di queste cose che si riceva per fede attraverso lo Spirito Santo, ed hanno costantemente insegnato che attraverso la fede ci vengano rivelati in Cristo quei misteri che superano non solo la filosofia umana ma anche la conoscenza naturale degli Angeli, e che, anche se sono conosciuti attraverso la Rivelazione divina e ricevuti per fede in essa, rimangono tuttavia coperti dal sacro velo della fede e da un’oscurità tenebrosa finché in questa vita mortale camminiamo lontani dal Signore.

2857. Tutto ciò dimostra che l’opinione in cui lo stesso Frohschammer non esita ad affermare che tutti i dogmi della Religione cristiana siano immediatamente oggetto della conoscenza naturale o della filosofia, e che, non appena questi dogmi siano proposti alla ragione come suo oggetto, la ragione umana, che è solo esperta di storia, sia in grado, in virtù delle sue capacità naturali e del suo principio, di arrivare ad una vera conoscenza di tutti i dogmi, compresi quelli più nascosti, è totalmente estranea alla dottrina della Chiesa cattolica (cf. 2909).

2858. Ma negli scritti di questo autore che sono stati citati prevale un’altra concezione, che è del tutto contraria alla dottrina ed al senso della Chiesa cattolica. Infatti, egli attribuisce alla filosofia una libertà che non debba essere considerata come una libertà della scienza, ma come una licenza che debba essere interamente riprovata e che non possa essere tollerata. Distinguendo tra filosofo e filosofia, egli dà al filosofo il diritto ed il dovere di sottomettersi ad un’autorità che egli stesso ha riconosciuto come vera, ma nega entrambe le cose alla filosofia in quanto afferma, senza tener conto della dottrina rivelata, che quest’ultima non possa e non debba mai sottomettersi ad un’autorità.

2859. Questo sarebbe tollerabile e forse ammissibile se si parlasse solo del diritto che la filosofia ha di fare uso dei suoi principi e metodi e delle sue conclusioni, come fanno anche le altre scienze, e se la sua libertà consistesse nell’usare questo diritto nel senso che non ammetterebbe in sé nulla che non sia stato acquisito da essa stessa secondo le proprie condizioni o che le sia estraneo. Ma questa giusta libertà della filosofia deve riconoscere e verificare i suoi limiti. Infatti, non solo al filosofo, ma anche alla filosofia, non sarà mai permesso né di dire qualcosa che sia contrario a ciò che insegnino la Rivelazione divina e la Chiesa, né di mettere in dubbio qualcosa perché non la comprenda, né di rifiutare un giudizio che l’autorità della Chiesa abbia deciso di dare su una conclusione della filosofia.

2860. A ciò si aggiunga che lo stesso autore difende la libertà della filosofia, o meglio la sua libertà senza limiti, in modo così vivace e spregiudicato che non teme di affermare che la Chiesa non solo non debba mai biasimare la filosofia, ma che debba addirittura tollerare gli errori della filosofia e lasciarla libera di correggersi da sola (cf. 2911), da cui consegue che i filosofi partecipano necessariamente a questa libertà, e che per questo siano essi stessi liberati da ogni legge…

2861. Ecco perché, in virtù del potere conferitole dal suo divino fondatore, la Chiesa ha non solo il diritto, ma soprattutto il dovere non di tollerare, ma di proibire gli errori, quando lo richiedano l’integrità della fede e la salvezza delle anime, ed è dovere di ogni filosofo che voglia essere figlio della Chiesa, e anche della filosofia, non dire mai nulla contro ciò che la Chiesa insegni, e ritrattare tutto ciò su cui abbia ricevuto una monizione. D’altra parte, affermiamo e dichiariamo che la concezione che insegna il contrario sia totalmente errata, e che fa il massimo torto alla fede stessa, alla Chiesa ed alla sua autorità.

Enciclica “Quanto conficiamur mœrore” ai Vescovi d’Italia, 10 agosto 1863

Indifferentismo.

2865. Ancora una volta dobbiamo menzionare e biasimare il gravissimo errore in cui, purtroppo, si trovano alcuni cattolici, che pensano che uomini che vivono nell’errore e lontani dalla vera fede e dall’unità cattolica possano ottenere la vita eterna (cf. 2917). Questo è contrario in sommo grado alla dottrina cattolica.

2866. Sappiamo, come voi, che coloro che soffrono di un’ignoranza invincibile riguardo alla nostra santissima Religione, osservando attentamente la legge naturale e i suoi precetti, incisi da Dio nei cuori di tutti, e che siano disposti a obbedire a Dio ed a condurre così una vita onesta e retta, possono, con l’aiuto della luce e della grazia divine, acquisire la vita eterna. Infatti Dio, che vede, scruta e conosce perfettamente gli spiriti, le anime, i pensieri e le qualità di tutti, nella sua grandissima bontà e pazienza, non permette che qualcuno sia punito con i tormenti eterni senza che sia colpevole di qualche colpa intenzionale.

2867. Ma conosciamo perfettamente anche il dogma cattolico, e cioè che al di fuori della Chiesa cattolica nessuno possa salvarsi, e che non possano ottenere la salvezza eterna coloro che siano ribelli all’Autorità di questa stessa Chiesa ed alle sue definizioni, e che sono ostinatamente separati dall’unità di questa Chiesa e dal Romano Pontefice, successore di Pietro, al quale è stato affidato il governo e la cura della vigna.

Lettera “Tuas libenter” all’Arcivescovo di Monaco-Freising, 21 dicembre 1863

Sottomissione al Magistero della Chiesa.

2875. Abbiamo appreso… che alcuni dei Cattolici che si dedicano allo studio delle scienze più elevate, troppo fiduciosi nei poteri della mente umana, non anniano temuto che, affermando una libertà della scienza spuria e per nulla autentica, i pericoli dell’errore li avrebbero portati oltre i limiti che l’obbedienza dovuta al Magistero della Chiesa, istituito per custodire l’interezza di tutta la verità rivelata, non consenta. Il risultato è che i Cattolici, purtroppo così ingannati, si trovino spesso d’accordo con coloro che inveiscono contro i decreti di questa Sede Apostolica e delle nostre Congregazioni, affermando che essi ostacolano il libero progresso della scienza (cf. 2912), e si espongono al pericolo di rompere quei vincoli di obbedienza con i quali, per volontà di Dio, sono legati a questa stessa Sede Apostolica che è stata istituita da Dio stesso come maestro e protettore della verità.

2876. Non ignoriamo neppure che in Germania si è sviluppata una falsa opinione contro l’antica scuola e contro la dottrina di quegli eminenti dottori (cf. 2912) che la Chiesa universale venera per la loro mirabile sapienza e la santità della loro vita. Con questa falsa opinione si mette in dubbio l’autorità della Chiesa stessa, che non solo ha permesso per secoli che la scienza teologica fosse coltivata secondo il metodo di questi Dottori e secondo i principi sanciti dal consenso riconosciuto di tutte le scuole cattoliche, ma ha anche molto spesso elogiato la loro dottrina teologica e l’ha raccomandata con forza come il più forte baluardo della fede ed un’arma formidabile contro i suoi nemici. …

2877. Poiché, tuttavia, tutti gli uomini di questo Congresso… hanno affermato che il progresso della scienza ed il buon successo nello sforzo di evitare e confutare gli errori del nostro triste tempo dipendano interamente dall’adesione interiore alle verità rivelate insegnate dalla Chiesa Cattolica, essi stessi hanno riconosciuto e professato questa verità che i veri Cattolici, che si sono dedicati all’elaborazione ed allo sviluppo della scienza, hanno sempre sostenuto e tramandato. Ed è sulla base di questa verità che questi uomini colti e veramente cattolici hanno potuto sviluppare queste scienze in modo sicuro, spiegarle e renderle utili e certe. Ma questo non si può ottenere se la luce della ragione umana, circoscritta da limiti, anche quando esplora le verità che possa raggiungere con le proprie forze e facoltà, non veneri al massimo grado, come dovrebbe, la luce infallibile ed increata dell’Jntelligenza divina che risplende così mirabilmente ovunque nella Rivelazione divina. Infatti, sebbene queste discipline naturali si basino su principi propri riconosciuti dalla ragione, i Cattolici che le coltivano devono comunque avere davanti agli occhi la Rivelazione divina come stella polare, affinché, illuminati da essa, si guardino dalle insidie e dagli errori quando, nelle loro ricerche e riflessioni, si accorgano di essere portati, come molto spesso accade, ad affermare ciò che contraddica più o meno la verità infallibile delle cose rivelate da Dio.

2878. Per questo non vogliamo dubitare che gli uomini di questo Congresso, poiché riconoscano e professino questa verità, abbiano voluto, proprio in questo momento, respingere e riprovare questo recente e distorto modo di fare filosofia che, pur ammettendo la Rivelazione divina come fatto storico, tuttavia subordina le verità ineffabili proposte dalla stessa Rivelazione divina ad una verità più o meno infallibile, alle indagini della ragione umana, come se queste verità fossero soggette alla ragione, o se la ragione, con i suoi poteri ed i suoi principi, potesse arrivare a conoscere e a comprendere tutte le verità della nostra santissima fede, che sono così al di sopra della ragione che la ragione non potrà mai essere resa capace di comprenderle o di dimostrarle con i suoi principi naturali (cf. 2909).

2879. Vogliamo persuaderci che essi non abbiano voluto che l’obbligo a cui sono totalmente soggetti i maestri e gli scrittori cattolici, si limitasse unicamente a quegli argomenti che il giudizio infallibile della Chiesa propone a tutti di credere come dogmi di fede (cf. 2922). È anche nostra convinzione che essi non abbiano voluto dichiarare che questa perfetta adesione alle verità rivelate, che hanno riconosciuto come assolutamente necessaria per il vero progresso della scienza e per la confutazione degli errori, possa essere ottenuta accontentandosi di concedere fede e rispetto a tutti i dogmi espressamente definiti dalla Chiesa. Infatti, anche se questa fosse la missione che deve essere manifestata dall’atto di fede divina, essa non può limitarsi a ciò che sia stato definito dalla Chiesa. Essa non può limitarsi a ciò che sia stato definito dai decreti espliciti dei Concili Ecumenici o dei Romani Pontefici di questa Sede Apostolica, ma debba estendersi anche a ciò che il Magistero ordinario di tutta la Chiesa diffusa nell’universo trasmette come divinamente rivelato e, di conseguenza, che sia ritenuto da un consenso unanime e universale dei teologi cattolici, come appartenente alla fede.

2880. Ma quando si tratta di questa sottomissione che obbliga in coscienza tutti i Cattolici che si dedicano alle scienze della mente, a rendere nuovi servizi alla Chiesa con i loro scritti, i membri di questo congresso devono riconoscere che non sia assolutamente sufficiente che gli studiosi cattolici ricevano e riveriscano i dogmi della Chiesa di cui abbiamo parlato, ma che sia anche necessario sottomettersi alle decisioni di dottrina decretate dalle Congregazioni pontificie, così come ai punti di dottrina che il consenso comune e costante dei Cattolici considera verità teologiche e conclusioni così certe che le opinioni contrarie ad esse, anche se non possano essere chiamate eretiche, meritano comunque qualche censura teologica.

Lettera del Sant’Uffizio ai Vescovi d’Inghilterra, 16 settembre 1864.

L’unità della Chiesa.

2885. (L’Associazione per la Promozione della Riunificazione del Cristianesimo eretta a Londra nel 1857) professa espressamente che tre comunità cristiane, la Cattolica Romana, la greco-sciamatica e l’anglicana, sebbene separate e divise tra loro, rivendichino con lo stesso diritto per sé il nome di Cattolica. L’accesso ad esso è quindi aperto a tutti, ovunque vivano, siano essi Cattolici, greco-scismatici o anglicani, a questa condizione però che a nessuno sia permesso di discutere sui vari capitoli di dottrina che li dividono, e che ognuno sia libero di conformarsi in tutta tranquillità ai principi della propria confessione religiosa. Tuttavia, chiede a tutti i suoi membri di recitare preghiere e ai Sacerdoti di celebrare sacrifici secondo la sua intenzione: cioè che le tre comunioni cristiane, che, come si suggerisce, costituiscono tutte insieme la Chiesa cattolica, possano finalmente riunirsi per formare un unico corpo. …

2886. Il fondamento su cui si basa questa associazione è tale da rovesciare completamente la costituzione divina della Chiesa. Essa presuppone essenzialmente che la vera Chiesa di Gesù Cristo sia composta in parte dalla Chiesa romana, diffusa ed estesa in tutto il mondo, e in parte dallo scisma di Fozio e dall’eresia anglicana, per la quale, proprio come per la Chiesa romana, c’è “un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo” (Ef IV,5).

2887. Sicuramente nulla dovrebbe stare più a cuore ad un Cattolico che vedere la radicale soppressione degli scismi e delle discordie tra i Cristiani, e in tutti i Cristiani la “preoccupazione di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace” (Ef IV, 3)… Ma che i fedeli e gli ecclesiastici preghino per l’unità dei Cristiani sotto la guida di eretici e, quel che è peggio, con un’intenzione profondamente contaminata e infettata dall’eresia, non può essere in alcun modo tollerato.

2888. La vera Chiesa di Cristo è costituita dall’Autorità divina e riconosciuta da quattro note che, nel Credo, affermiamo essere credute. Ognuna di queste note è così intimamente unita alle altre che non può essere separata da esse. Da ciò consegue che la Chiesa veramente cattolica e chiamata tale deve manifestare allo stesso tempo le prerogative di unità, santità e successione apostolica. La Chiesa Cattolica è dunque una, con una notevole e perfetta unità in tutto il mondo e tra tutte le nazioni, un’unità il cui principio, la cui radice e la cui origine indefettibile sono Pietro, la casa degli Apostoli, l’autorità sovrana dei suoi successori sulla cattedra di Roma e la sua “origine superiore”. Non c’è altra Chiesa Cattolica se non quella costruita su Pietro, in un corpo unito e riunito, (Ef IV,16) che sta nell’unità della fede e della carità.

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (35): “PIO IX, 1864-1868”