FESTA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’ (2023)

FESTA DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ (2023)

VENERDÌ DOPO L’OTTAVA DEL CORPUS DOMINI.

(Messale Romano di S. Bertola e G. Destefani, comm. di D. G. LEFEBVRE O. S. B; L. I. C. E. – R. Berruti & C. Torino 1950)

Doppio di Ia cl. con Ottava privilegiata di 3° ordine. – Param. bianchi.

Il Protestantesimo nel secolo XVI e il Giansenismo nel XVIII avevano tentato di sfigurare uno dei dogmi essenziali al Cristianesimo: l’amore di Dio verso tutti gli uomini. Lo Spirito Santo, che è spirito d’amore, e che dirige la Chiesa per opporsi all’eresia invadente, affinché la Sposa di Cristo, lungi dal veder diminuire il suo amore verso Gesù, lo sentisse crescere maggiormente, ispirò la festa del Sacro Cuore. L’Officio di questo giorno mostra « il progresso trionfale del culto del Sacro Cuore nel corso dei secoli. Fin dai Primi tempi i Padri, i Dottori, I Santi hanno celebrato l’amore del Redentore nostro e hanno detto che la piaga, fatta nel costato di Gesù Cristo, era la sorgente nascosta di tutte le grazie. Nel medio-Evo le anime contemplative presero l’abitudine di penetrare per questa piaga fino al Cuore di Gesù, trafitto per amore verso gli uomini » (2° Notturno). — S. Bonaventura parla in questo senso: « Per questo è stato aperto il tuo costato, affinché possiamo entrarvi. Per questo è stato ferito il tuo Cuore affinché possiamo abitare in esso al riparo delle agitazioni del mondo (3° Nott.). Le due Vergini benedettine Santa Geltrude e Santa Metilde nel XIII secolo ebbero una visione assai chiara della grandezza della devozione al Sacro Cuore:. S. Giovanni Evangelista apparendo alla prima le annunziò che « il linguaggio dei felici battiti del Cuore di Gesù, che egli aveva inteso, allorché riposò sul suo petto, e riservato per gli ultimi tempi allorché il mondo invecchiato raffreddato nell’amore divino si sarebbe riscaldato alla rivelazione di questi misteri (L’araldo dell’amore divino. – Libro IV c 4). Questo Cuore, dicono le due Sante, è un altare sul quale Gesù Cristo si offre al Padre, vittima perfetta pienamente gradita. È un turibolo d’oro dal quale s’innalzano verso il Padre tante volute di fumo d’incenso quanti gli uomini per i quali Cristo ha sofferto. In questo Cuore le lodi e i ringraziamenti che rendiamo a Dio e tutte le buone opere che facciamo, sono nobilitate e diventano gradite al Padre. — Per rendere questo culto pubblico e ufficiale, la Provvidenza suscitò dapprima S. Giovanni Eudes, che compose fin dal 1670, un Ufficio ed una Messa del Sacro Cuore, per la Congregazione detta degli Eudisti. Poi scelse una delle figlie spirituali di S. Francesco di Sales, Santa Margherita Maria Alacoque, alla quale Gesù mostrò il suo Cuore, a Paray-le-Monial il 16 giugno 1675, il giorno del Corpus Domini, e le disse di far stabilire una festa del Sacro Cuore il Venerdì, che segue l’Ottava del Corpus Domini. Infine Dio si servì per propagare questa devozione, del Beato Claudio de la Colombière religioso della Compagnia di Gesù, che mise tutto il suo zelo a propagare la devozioni al Sacro Cuore». (D. GUERANGER, La festa del Sacro Cuore di Gesù). – Nel 1765, Clemente XIII approvò la festa e l’ufficio del Sacro Cuore, e nel 1856 Pio IX l’estese a tutta la Chiesa. Nel 1929 Pio XI approvò una nuova Messa e un nuovo Officio del Sacro Cuore, e vi aggiunse una Ottava privilegiata. Venendo dopo tutte le feste di Cristo, la solennità del Sacro Cuore le completa riunendole tutte in un unico oggetto, che materialmente, è il Cuore di carne di un Uomo-Dio e formalmente, è l’immensa carità, di cui questo Cuore è simbolo. Questa festa non si riferisce ad un mistero particolare della vita del Salvatore, ma li abbraccia tutti. È la festa dell’amor di Dio verso gli uomini, amore che fece scendere Gesù sulla terra con la sua Incarnazione per tutti (Off.) che per tutti è salito sulla Croce per la nostra Redenzione (Vang. 2a Ant. dei Vespri) e che per tutti discende ogni giorno sui nostri altari colla Transustanziazione, per applicarci i frutti della sua morte sul Golgota (Com.). — Questi tre misteri ci manifestano più specialmente la carità divina di Gesù nel corso dei secoli (Intr.). È « il suo amore che lo costrinse a rivestire un corpo mortale » (Inno del Mattutino). È il suo amore che volle che questo cuore fosse trafitto sulla croce (Invitatorio, Vang.) affinché ne scorresse un torrente di misericordia e di grazie (Pref.) che noi andiamo ad attingere con gioia (Versetto dei Vespri); un’acqua, che nel Battesimo ci purifica dei nostri. peccati (Ufficio dell’Ottava) e il sangue, che, nell’Eucaristia, nutrisce le nostre anime (Com.). E, come la Eucaristia è il prolungamento dell’Incarnazione e il memoriale del Calvario, Gesù domandò che questa festa fosse collocata immediatamente dopo l’Ottava del SS. Sacramento. — Le manifestazioni dell’amore di Cristo mettono maggiormente in evidenza l’ingratitudine degli uomini, che corrispondono a questo amore con una freddezza ed una indifferenza sempre più grande, perciò questa solennità presenta essenzialmente un carattere di riparazione, che esige la detestazione e l’espiazione di tutti i peccati, causa attuale dell’agonia che Gesù sopportò or sono duemila anni. — Se Egli previde allora i nostri peccati, conobbe anche anticipatamente la nostra partecipazione alle sue sofferenze e questo lo consolò nelle sue pene (Off.). Egli vide soprattutto le sante Messe e le sante Comunioni, nelle quali noi ci facciamo tutti i giorni vittime con la grande Vittima, offrendo a Dio, nelle medesime disposizioni del Sacro Cuore in tutti gli atti della sua vita, al Calvario e ora nel Cielo, tutte le nostre pene e tutte le nostre sofferenze, accettate con generosità. Questa partecipazione alla vita eucaristica di Gesù è il grande mezzo di riparare con Lui, ed entrare pienamente nello spirito della festa del Sacro Cuore, come lo spiega molto bene Pio XI nella sua Enciclica « Miserentissimus » (2° Nott. dell’Ott.) e nell’Atto di riparazione al Sacro Cuore di Gesù, che si deve leggere in questo giorno davanti al Ss. Sacramento esposto.

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Adjutórium nostrum in nómine Dómini.
R. Qui fecit cælum et terram.
Confíteor Deo omnipoténti, beátæ Maríæ semper Vírgini, beáto Michaéli Archángelo, beáto Joánni Baptístæ, sanctis Apóstolis Petro et Paulo, ómnibus Sanctis, et vobis, fratres: quia peccávi nimis cogitatióne, verbo et ópere: mea culpa, mea culpa, mea máxima culpa. Ideo precor beátam Maríam semper Vírginem, beátum Michaélem Archángelum, beátum Joánnem Baptístam, sanctos Apóstolos Petrum et Paulum, omnes Sanctos, et vos, fratres, oráre pro me ad Dóminum, Deum nostrum.
S. Misereátur nostri omnípotens Deus, et, dimíssis peccátis nostris, perdúcat nos ad vitam ætérnam.
R. Amen.
S. Indulgéntiam, absolutiónem et remissiónem peccatórum nostrórum tríbuat nobis omnípotens et miséricors Dóminus.
R. Amen.

V. Deus, tu convérsus vivificábis nos.
R. Et plebs tua lætábitur in te.
V. Osténde nobis, Dómine, misericórdiam tuam.
R. Et salutáre tuum da nobis.
V. Dómine, exáudi oratiónem meam.
R. Et clamor meus ad te véniat.
V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.

Introitus

Ps XXXII: 11; 19
Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame.

[I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le anime dalla morte e sostentarle nella carestia.]


Ps XXXII: 1
Exsultáte, justi, in Dómino: rectos decet collaudátio.

[Esultate nel Signore, o giusti, la lode conviene ai retti.]

Cogitatiónes Cordis ejus in generatióne et generatiónem: ut éruat a morte ánimas eórum et alat eos in fame.

[I disegni del Cuore del Signore durano in eterno: per strappare le ànime dalla morte e sostentarle nella carestia.]

Kyrie

S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Christe, eléison.
M. Christe, eléison.
S. Kýrie, eléison.
M. Kýrie, eléison.
S. Kýrie, eléison.

Gloria

Glória in excélsis Deo. Et in terra pax homínibus bonæ voluntátis. Laudámus te. Benedícimus te. Adorámus te. Glorificámus te. Grátias ágimus tibi propter magnam glóriam tuam. Dómine Deus, Rex cæléstis, Deus Pater omnípotens. Dómine Fili unigénite, Jesu Christe. Dómine Deus, Agnus Dei, Fílius Patris. Qui tollis peccáta mundi, miserére nobis. Qui tollis peccáta mundi, súscipe deprecatiónem nostram. Qui sedes ad déxteram Patris, miserére nobis. Quóniam tu solus Sanctus. Tu solus Dóminus. Tu solus Altíssimus, Jesu Christe. Cum Sancto Spíritu ✠ in glória Dei Patris. Amen.

Oratio

Orémus.
Deus, qui nobis in Corde Fílii tui, nostris vulneráto peccátis, infinítos dilectiónis thesáuros misericórditer largíri dignáris: concéde, quǽsumus; ut, illi devótum pietátis nostræ præstántes obséquium, dignæ quoque satisfactiónis exhibeámus offícium.  

[O Dio, che nella tua misericordia Ti sei degnato di elargire tesori infiniti di amore nel Cuore del Figlio Tuo, ferito per i nostri peccati: concedi, Te ne preghiamo, che, rendendogli il devoto omaggio della nostra pietà, possiamo compiere in modo degno anche il dovere della riparazione.]

Lectio

Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Ephésios. Eph III: 8-19

Fratres: Mihi, ómnium sanctórum mínimo, data est grátia hæc, in géntibus evangelizáre investigábiles divítias Christi, et illumináre omnes, quæ sit dispensátio sacraménti abscónditi a sǽculis in Deo, qui ómnia creávit: ut innotéscat principátibus et potestátibus in cœléstibus per Ecclésiam multifórmis sapiéntia Dei, secúndum præfinitiónem sæculórum, quam fecit in Christo Jesu, Dómino nostro, in quo habémus fidúciam et accéssum in confidéntia per fidem ejus. Hujus rei grátia flecto génua mea ad Patrem Dómini nostri Jesu Christi, ex quo omnis patérnitas in cœlis ei in terra nominátur, ut det vobis, secúndum divítias glóriæ suæ, virtúte corroborári per Spíritum ejus in interiórem hóminem, Christum habitáre per fidem in córdibus vestris: in caritáte radicáti et fundáti, ut póssitis comprehéndere cum ómnibus sanctis, quæ sit latitúdo, et longitúdo, et sublímitas, et profúndum: scire étiam supereminéntem sciéntiæ caritátem Christi, ut impleámini in omnem plenitúdinem Dei.

[Fratelli: A me, minimissimo di tutti i santi è stata data questa grazia di annunciare tra le genti le incomprensibili ricchezze del Cristo, e svelare a tutti quale sia l’economia del mistero nascosto da secoli in Dio, che ha creato tutte cose: onde i principati e le potestà celesti, di fronte allo spettacolo della Chiesa, conoscano oggi la multiforme sapienza di Dio, secondo la determinazione eterna che Egli ne fece nel Cristo Gesù, Signore nostro: nel quale, mediante la fede, abbiamo l’ardire di accedere fiduciosamente a Dio. A questo fine piego le mie ginocchia dinanzi al Padre del Signore nostro Gesù Cristo, da cui tutta la famiglia e in cielo e in terra prende nome, affinché conceda a voi, secondo l’abbondanza della sua gloria, che siate corroborati in virtù secondo l’uomo interiore per mezzo del suo Spirito. Il Cristo abiti nei vostri cuori mediante la fede, affinché, ben radicati e fondati nella carità, possiate con tutti i santi comprendere quale sia la larghezza, la lunghezza e l’altezza e la profondità di quella carità del Cristo che sorpassa ogni concetto, affinché siate ripieni di tutta la grazia di cui Dio è pienezza inesauribile.]

Graduale

Ps XXIV:8-9
Dulcis et rectus Dóminus: propter hoc legem dabit delinquéntibus in via.
V. Díriget mansúetos in judício, docébit mites vias suas.

[Il Signore è buono e retto, per questo addita agli erranti la via.
V. Guida i mansueti nella giustizia e insegna ai miti le sue vie.]
Mt XI: 29

ALLELUJA

Allelúja, allelúja. Tóllite jugum meum super vos, et díscite a me, quia mitis sum et húmilis Corde, et inveniétis réquiem animábus vestris. Allelúja.

[Allelúia, allelúia. Prendete sopra di voi il mio giogo ed imparate da me, che sono mite ed umile di Cuore, e troverete riposo alle vostre anime. Allelúia

Evangelium

Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joannes XIX: 31-37
In illo témpore: Judǽi – quóniam Parascéve erat, – ut non remanérent in cruce córpora sábbato – erat enim magnus dies ille sábbati, – rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura, et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et alteríus, qui crucifíxus est cum eo. Ad Jesum autem cum veníssent, ut vidérunt eum jam mórtuum, non fregérunt ejus crura, sed unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit: et verum est testimónium ejus. Et ille scit quia vera dicit, ut et vos credátis. Facta sunt enim hæc ut Scriptúra implerétur: Os non comminuétis ex eo. Et íterum alia Scriptúra dicit: Vidébunt in quem transfixérunt.

[In quel tempo: I Giudei, siccome era la Parasceve, affinché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era un gran giorno quel sabato – pregarono Pilato che fossero rotte loro le gambe e fossero deposti. Andarono dunque i soldati e ruppero le gambe ad entrambi i crocifissi al fianco di Gesù. Giunti a Gesù, e visto che era morto, non gli ruppero le gambe: ma uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua. E chi vide lo attesta: testimonianza verace di chi sa di dire il vero: affinché voi pure crediate. Tali cose sono avvenute affinché si adempisse la Scrittura: Non romperete alcuna delle sue ossa. E si avverasse l’altra Scrittura che dice: Volgeranno gli sguardi a colui che hanno trafitto.]

OMELIA

(G. Colombo: Pensieri sui Vangeli e sulle feste del Signore e dei Santi; VI ediz. – Soc. Ed. Vita e pensiero.- Milano 1956.

FATE IL CUORE NOSTRO SIMILE AL VOSTRO

Viveva or sono molti anni, forse settecento, una santa di nome Ludgarda. Di lei non si potrà mai dimenticare una gentile e meravigliosa storia. Per le sue aspre penitenze e il molto amore, Dio le aveva fatto grazia di guarire i malati: a volte bastava che le sue mani bianche d’innocenza toccassero le piaghe perché rimarginassero; ed a volte bastava che l’ombra della sua persona sottile sfiorasse un infermo perché balzasse sanato da un male che né medici né medicine avevano potuto alleviare. Sicché da ogni parte si accorreva a lei, e tanta ressa si faceva alla porta del suo monastero, che non le restò più un’ora né  del giorno né della notte, per pregare in pace. Allora la Santa disse al Signore così: « A che scopo, Signore, questa grazia se m’impedisce di trattenermi intimamente con voi? Toglietemela: in modo però da cambiarmela in meglio ». Le rispose il Signore: « Che cosa vuoi in cambio? ». Ella supplicò: « Vorrei, per mia maggior devozione, diventar tanto intelligente da capire i salmi latini che leggo nel mio salterio ». E fu esaudita. Ora, davanti all’altare, santa Ludgarda leggeva e rileggeva con insaziabile dolcezza il salterio; le si illuminavano d’ogni più riposto senso le parole oscure, i versetti astrusi. Tutto capiva, anche quello che i dottori patentati allo Studio di Parigi o di Colonia non avrebbero mai potuto capire. Ma non durò molto in questa consolazione: s’accorse che il profitto non era così grande come se l’era immaginato, e restava un angolo di vuoto nella sua anima. Per ciò disse ancora al Signore: « A me, che sono ignorante e semplice, cosa giova conoscere i segreti della Scrittura? ». « Che cosa vuoi dunque? ». « Voglio il vostro Cuore, per possedere l’amore che v’è dentro ». « Questo, — rispose Gesù, — non è possibile, se prima non mi dài il tuo Cuore ». Offrendoglielo, tutta tremante, la santa esclamò: « E così sia, Signore! ». Cristiani, ciò che più vale non è essere scienziati e neanche compir miracoli; ma per tutti è necessario amar il Signore ed offrirgli il proprio cuore. Chi non possiede l’amore di Dio, non conosce Dio, il quale è Amore. Chi non conosce quest’amore non è Cristiano vero, perché i Cristiani sono quelli che conobbero e credettero nell’amore. Ma nessuno meglio di S. Paolo può commentarci l’episodio di S. Ludgarda. « Se distribuissi ai poveri tutte le mie sostanze fino all’ultimo quattrino, se anche mi buttassi nel fuoco per salvare qualcuno e bruciassi al suo posto, ma non avessi l’amore di Dio, non guadagnerei nulla; sapessi parlare le lingue degli uomini e quelle degli Angeli, ma non avessi l’amore di Dio, non sarei diverso da una campana squillante o da un tamburo battente. Fossi profeta che legge il futuro, fossi scienziato che scopre i misteri dell’universo, trasportassi perfino le montagne, se non ho l’amore di Dio, sono un bel niente ». Qualcuno potrà pensare: — Come posso amare Dio, se Egli abita una luce inaccessibile, e mai nessuno l’ha potuto vedere? — È vero; ma Egli si è abbassato fino a noi nel suo Figlio fatto uomo. E Gesù dischiuse una strada corta e facile per condurci tutti all’amore. Quando la lancia del soldato, passando tra costa e costa, squarciò il divinissimo Cuore, il cammino fu aperto. Per esso mettiamoci: entriamo, tremando, adorando, nel Cuore di Gesù. Osserviamo i suoi palpiti, i suoi sentimenti, per accodarvi quelli del nostro povero e fangoso cuore. Due sono i palpiti essenziali del sacro Cuore di Gesù: uno di religione verso il Padre, uno d’amore Verso gli uomini. Sono questi due palpiti che devono battere il ritmo anche al nostro polso. – 1. PALPITO DI RELIGIONE VERSO IL PADRE. Le creature, non essendo che un nulla coperto di polvere e di peccato e d’ignoranza, non sono capaci di adorare Iddio come conviene alla sua eccelsa maestà. Ora, Nostro Signore s’è fatto uomo appunto perché ci fosse un cuor di carne come il nostro, ma capace di rendere a Dio un omaggio degno. I falsi omaggi. Non occorre ricordare quante idee sbagliate di Dio la gente s’era fatte. Alcuni se l’erano immaginato come un grande Assente che dopo aver creato il mondo s’era ritirato in alto in alto, abbandonando tutto, disinteressandosi di tutto, dimentico di tutto. Così quaggiù ogni uomo poteva vivere per sé, a suo piacimento, senza un ricordo per l’Assente: bastava non offenderlo. Altri se l’erano immaginato come un Tiranno inesorabile che aveva emanato i suoi difficili comandamenti (i rabbini ne contavano 613) e poi s’era messo in vedetta, pronto con tuoni, con folgori, con diluvi, con incendi, con pestilenze e guerre a sterminare i trasgressori. Così gli uomini davanti a Lui non avevano palpito se non di paura, come quello dello schiavo davanti al suo proprietario, o del cane davanti al bastone. Altri infine avevano penetrato Dio come un Padrone giusto e obbligato a stipendiare con ricompense materiali le loro prestazioni. Così i loro omaggi erano tutti in forma: di meschini contratti: « Ti dò questo, se mi dai quello ». Uno di costoro è il fariseo della parabola, che con ostentazione snocciolava le sue opere di pietà: — Io digiuno tre volte alla settimana, pago puntualmente la decima…; e aspettava che Dio lo ricompensasse al più presto con adeguate controprestazioni. L’omaggio del Cuore di Gesù. Ma venne finalmente un cuore capace di adorare Dio: fu l’unico vero turibolo che dalla terra levasse al Cielo l’incenso dell’adorazione perfetta. — Esso è cuore di vero uomo. Per ciò si pone davanti a Dio come creatura davanti all’Onnipotente del Cielo e della terra, dei visibili e degli invisibili. Chi può descrivere i suoi palpiti di umiliazione, di sommissione, di sacrificio? « Ecco: son venuto spontaneamente a sostituirmi ai sacrifici che ti spiacquero; mi sono offerto e consacrato per immolarmi a gloria tua, in luogo delle vittime, per il peccato ». E si consuma in questa religiosa riconoscenza del Dio onnipotente. Per sé non ha più nome, per sé non ha più desideri né interessi: « solo il regno di Dio venga »; per sé non ha tenuto neppure la propria volontà, ma l’ha inserita energicamente in quella di Dio: « Non la mia volontà si compia, bensì la tua. Mio cibo è fare la volontà di Colui che mi ha mandato ». — Ma il Cuore di Gesù è anche di vero Figlio di Dio. Perciò non solo i suoi palpiti di adorazione acquistano un valore infinito, ma diventano anche tenerissimi d’amore filiale. L’Onnipotente è suo Padre vero. Non è il gelido Assente, ma lo vede in ogni momento, dappertutto lo sente, lo ama. Se discendendo nella valle scorge ai margini un bianco giglio, il cuore gli sobbalza e gli fa dire: « Osservate: non fila né tesse, eppure di che bianco velluto è coperto! È mio Padre che lo veste ». Se uno stormo di passeri attraversa il cielo, con un segreto impeto di gioia li guarda ed esclama: « Osservate: non seminano, non mietono. È mio Padre che li nutre: nessun passero muore senza ch’Egli lo sappia ». Se il cielo della mattina, tutto rosso, preannunzia la pioggia, oppure un’alba freschissima promette una giornata serena, il suo cuore trema di riconoscenza e gli fa dire: « È mio Padre che manda il sole e la pioggia ». Se gli avviene, accarezzando la testa d’un bambino, di solcare con le dita i folti riccioli, subito trasale e pensa che suo Padre « ha contato fino all’ultimo i capelli che ogni uomo porta sul capo ». Come l’ago calamitato è costantemente volto a settentrione, così tutto il suo Sacro Cuore è orientato verso il Padre onnipotente. Padre e non tiranno; Padre e non padrone. Perciò, qualsiasi cosa capiti, Egli non si conturba mai. « Colui che m’ha mandato è con me, e non mi lascia solo, ed io faccio sempre ciò che piace a Lui ». E se capita la sofferenza, dal momento che è il Padre che gliela manda, è buona la sofferenza e beati sono quelli che piangono, beati quelli che sono perseguitati, beati i poveri! E se capita la morte, Egli « ubbidiente fino alla morte, anzi fino alla morte di croce », esclama: « Affinché il mondo conosca che Io amo il Padre, e che faccio come mi comanda, su, andiamo via di qui, andiamo a morire! ». I nostri omaggi. Poiché il Cuore di Gesù è la regola d’ogni cuore umano, se vogliamo piacere a Dio Padre, dobbiamo accordare i nostri palpiti a quelli del Sacratissimo Cuore. Imparando dal suo Cuore umile e mite, troveremo la pace delle anime nostre. Dunque anche i nostri devono essere palpiti di creatura davanti al Creatore onnipotente. Bisogna praticamente persuaderci che non siamo noi i padroni di noi stessi, che non siamo al mondo per i nostri perversi piaceri, ma unicamente per dare gloria a Dio, per conoscerlo e servirlo. Inoltre i nostri palpiti devono essere di figlio davanti a un vero Padre. Per ciò: 1) Dobbiamo ricordarci di Lui con affettuosa preghiera, ogni mattino ed ogni sera. Che pena, quando s’incontrano Cristiani che non pregano mai come se non avessero mai avuto un Padre nei cieli! 2) Dobbiamo sentire riconoscenza d’ogni utile o bella posa ch’Egli ci dona: della vita, della salute, della famiglia; del sole col quale ci illumina, del fuoco col quale ci riscalda; dell’acqua che beviamo, della terra che coltiviamo… 3) Dobbiamo infine credere al suo amore immenso quando Egli ce lo nasconde dentro alle afflizioni. Il bambino piange e soffre se la mamma lo costringe a sorbire la medicina amara, pure la beve con fiducia perché sente che non può essere veleno e che dopo gli verrà un gran bene. Bisogna crederlo, Cristiani: ogni tribolazione che Dio manda è una medicina amara ma efficace. Dio è Padre, e non fa soffrire nessuno per niente. Soltanto quando ci sforzeremo di sentire in noi quello che Gesù sente in sé, potremo mettere nel suo Cuore, fornace ardente, il nostro cuore piccolo come un granello d’incenso perché bruci davanti a Dio in odore di soavità. Allora i nostri omaggi diverranno una sol cosa con gli omaggi dell’Unigenito di Dio, e Dio Padre sarà amato e glorificato come desidera. – 2. PALPITI D’AMORE VERSO GLI UOMINI. Con tre parole si possono ricapitolare tutti i palpiti d’amore che Gesù ha per gli uomini: Incarnazione, Crocifissione, Eucaristia. Incarnazione. Immaginate un empio che il re sia stato costretto a condannare a morte. Mentre è trascinato per la via verso il supplizio, dall’alta finestra del palazzo reale il figlio unico del re guarda. E tanto amor di compassione lo prende al cuore, egli discende nella strada per mettersi al posto del condannato e morire in sua vece. Ma prima però, perché la cosa fosse possibile, nasconde lo splendore delle sue vesti gemmate sotto il rosso mantello d’un qualsiasi manuale. È gran miracolo se a questo mondo si trova uno cui basti il cuore di morire per un innocente, eppure a Lui è bastato il cuore di morir per un empio, e quell’empio eravamo noi, e quel cuore pazientissimo in amare è il Cuore di Gesù, di Colui che nascose la sua sfolgorante divisa nella carne per farsi uomo come noi, e morire in vece di noi. E non solo incarnandosi ci ha liberati dalla dannazione, ma ci ha resi figli del re, cioè di Dio, come che ci introduce nel palazzo del re, cioè il Paradiso, come in casa nostra. Crocifissione. Per la redenzione, non era necessario che Egli morisse: sarebbe bastato un solo sospiro di bocca, una lacrima, una goccia di sangue era quello che bastava alla nostra salvezza, non c’era bisogno della suprema prova dell’amore: la morte. Dopo una notte d’agonia e d’ingiurie, dopo una crudele flagellazione, per tre ore resiste inchiodato sulla croce. S. Brigida ebbe una rivelazione impressionante. Gesù le confidò nell’estasi che non è morto per il dolore, ma per l’amore. In quegli estremi istanti, fu sorpreso da un impeto d’amore per gli uomini, così veemente che il suo cuore si spezzò, ed emise lo spirito. Eucaristia. Perché il suo Cuore di carne rimanesse veramente vicino a noi per sempre, Gesù ha istituito la santa Eucaristia. Così ad ogni momento può rivolgere dall’altare quel dolcissimo invito: « Voi che soffrite e siete faticati, venite da me che vi ristorerò ». Né il timore della nostra indegnità ci tenga distanti dal suo Cuore Eucaristico, dal quale ancora sgorga la consolante parola: « Non son venuto per i giusti ma per i peccatori; sono gli ammalati che hanno bisogno del medico ». Se un padre è angosciato, s’accosti a questo divin Cuore palpitante di compassione dietro i veli dell’ostia, e si udrà ripetere come al capo della sinagoga: « Non temere: soltanto credi nel mio amore ». Se una mamma piange per un suo grande dolore, il Cuor di Gesù non sa resistere e tremante di pietà le s’avvicina, come un giorno alla donna di Naim, e le mormora: « Non piangere così! ». Quando alla Somenica la folla riempie le chiese, e ciascuno gli confida i secreti crucci della settimana, ancora il brivido della compassione assale il suo Cuore. Ancora ha tenerissimi palpiti per i bambini. Io credo che se un bimbo innocente s’avvicina al suo altare, Egli, non visto, ancora se lo stringe in grembo, e, non udito, ancora esclama: « Se non vi farete piccoli così da lasciarvi abbracciare sul mio Cuore, non entrerete nel regno dei cieli ». Quante volte mirando la bianca fede dei nostri fanciulli, il cuore ridondante di gioia gli erompe in un caldo inno di lode « Ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti ed agli intelligenti e le hai manifestate ai piccoli ». — Pensino bene i genitori quanto amaro dispiacere fanno al Sacro Cuore, qualora trascurassero di avvicinare a Lui i propri figliuoli! Né le sue delicate preferenze per i malati, il Cuore di Gesù le ha smesse nell’Eucaristia. È quel medesimo Cuore che non era capace di mettersi a mangiare, se prima non avesse guarito l’ammalato ch’era entrato nella stanza. Ancora, Egli le più tenere e più squisite parole le rivolge ai sofferenti: « Figlio mio! Figlia mia!» Si pensi alla crudeltà di coloro che ritardano agli infermi il conforto del Cuore divino! Si pensi all’enorme sacrilegio di chi lasciasse morire un Cristiano senza la Comunione! – Quanto infinitamente lontano è il nostro misero cuore da quello di Gesù! Quanto poco amore del nostro prossimo, quanto poco amore di Dio,  lo fa palpitare! E invece quanto troppo amore di noi stessi… Ss. Ignazio ottenne grazia di cambiare il suo cuore d’uomo terreno ed ottenerne uno nuovo, celeste, ardentissimo, in tutto simile a quello di Gesù! È ben questo che al Cuore di Gesù dobbiamo chiedere nella sua festa. Che ci cambi il vecchio cuore egoistico, sensuale, pietroso, e ci dia un cuore nuovo, che ami Iddio Padre come Egli l’ama, che ami il prossimo come Egli l’ama. Per ciò lo supplichiamo come già lo supplicarono, pieni di fede, i nostri antichi padri: « Dischiuditi, piaga purpurea, lasciami dentro passare! Dischiuditi, rosa del Cuore, che esali profumo incantevole! Che il mio cuore s’accordi al tuo Cuore ».

IL CREDO

Offertorium

Orémus
Ps LXVIII: 21

Impropérium exspectávi Cor meum et misériam: et sustínui, qui simul mecum contristarétur, et non fuit: consolántem me quæsívi, et non invéni.

[Obbrobrii e miserie si aspettava il mio Cuore; ed attesi chi si rattristasse con me: e non vi fu; cercai che mi consolasse e non lo trovai.]

Secreta

Réspice, quǽsumus, Dómine, ad ineffábilem Cordis dilécti Fílii tui caritátem: ut quod offérimus sit tibi munus accéptum et nostrórum expiátio delictórum.

[Guarda, Te ne preghiamo, o Signore, all’ineffabile carità del Cuore del Tuo Figlio diletto: affinché l’offerta che Ti facciamo sia gradita a Te e giovi ad espiazione dei nostri peccati].

Præfatio
de sacratissimo Cordis Jesu

V. Dóminus vobíscum.
R. Et cum spíritu tuo.
V. Sursum corda.
R. Habémus ad Dóminum.
V. Grátias agámus Dómino, Deo nostro.
R. Dignum et justum est.

Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Qui Unigénitum tuum, in Cruce pendéntem, láncea mílitis transfígi voluísti: ut apértum Cor, divínæ largitátis sacrárium, torréntes nobis fúnderet miseratiónis et grátiæ: et, quod amóre nostri flagráre numquam déstitit, piis esset réquies et poeniténtibus pater et salútis refúgium. Et ídeo cum Angelis et Archángelis, cum Thronis et Dominatiónibus cumque omni milítia coeléstis exércitus hymnum glóriæ tuæ cánimus, sine fine dicéntes:

 [È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Che hai voluto che il tuo Unigenito, pendente dalla croce, fosse trafitto dalla lancia del soldato, così che quel cuore aperto, sacrario della divina clemenza, effondesse su di noi torrenti di misericordia e di grazia; e che esso, che mai ha cessato di ardere d’amore per noi, fosse pace per le anime pie e aperto rifugio di salvezza per le ànime penitenti. E perciò con gli Angeli e gli Arcangeli, con i Troni e le Dominazioni, e con tutta la milizia dell’esercito celeste, cantiamo l’inno della tua gloria, dicendo senza fine:

Sanctus….

Preparatio Communionis
Orémus: Præcéptis salutáribus móniti, et divína institutióne formáti audémus dícere:

Pater noster

qui es in cælis. Sanctificétur nomen tuum. Advéniat regnum tuum. Fiat volúntas tua, sicut in cælo et in terra. Panem nostrum quotidiánum da nobis hódie. Et dimítte nobis débita nostra, sicut et nos dimíttimus debitóribus nostris. Et ne nos indúcas in tentatiónem:
R. Sed líbera nos a malo.
S. Amen.

Agnus Dei

Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: miserére nobis.
Agnus Dei, qui tollis peccáta mundi: dona nobis pacem.

Panem cæléstem accípiam, et nomen Dómini invocábo.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.
V. Dómine, non sum dignus, ut intres sub tectum meum: sed tantum dic verbo, et sanábitur ánima mea.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Joannes XIX: 34

Unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua.

[Uno dei soldati gli aprì il fianco con una lancia, e subito ne uscì sangue e acqua.]

Postcommunio

Orémus.
Prǽbeant nobis, Dómine Jesu, divínum tua sancta fervórem: quo dulcíssimi Cordis tui suavitáte percépta;
discámus terréna despícere, et amáre cœléstia:

[O Signore Gesù, questi santi misteri ci conferiscano il divino fervore, mediante il quale, gustate le soavità del tuo dolcissimo Cuore, impariamo a sprezzare le cose terrene e ad amare le cose celesti]

ACTUS REPARATIONIS ET CONSECRATIONIS

Iesu dulcissime, cuius effusa in homines caritas, tanta oblivione, negligentia, contemptione, ingratissime rependitur, en nos, ante altaria [an: conspectum tuum] tua provoluti, tam nefariam hominum socordiam iniuriasque, quibus undique amantissimum Cor tuum afficitur, peculiari honore resarcire contendimus. Attamen, memores tantæ nos quoque indignitatis non expertes aliquando fuisse, indeque vehementissimo dolore commoti, tuam in primis misericordiam nobis imploramus, paratis, voluntaria expiatione compensare flagitia non modo quæ ipsi patravimus, sed etiam illorum, qui, longe a salutis via aberrantes, vel te pastorem ducemque sectari detrectant, in sua infìdelitate obstinati, vel, baptismatis promissa conculcantes, suavissimum tuæ legis iugum excusserunt. Quæ deploranda crimina, cum universa expiare contendimus, tum nobis singula resarcienda proponimus: vitæ cultusque immodestiam atque turpitudines, tot corruptelæ pedicas innocentium animis instructas, dies festos violatos, exsecranda in te tuosque Sanctos iactata maledicta àtque in tuum Vicarium ordinemque sacerdotalem convicia irrogata, ipsum denique amoris divini Sacramentum vel neglectum vel horrendis sacrilegiis profanatum, publica postremo nationum delicta, quæ Ecclesiæ a te institutæ iuribus magisterioque reluctantur. Quæ utinam crimina sanguine ipsi nostro eluere possemus! Interea ad violatum divinum honorem resarciendum, quam Tu olim Patri in Cruce satisfactionem obtulisti quamque cotidie in altaribus renovare pergis, hanc eamdem nos tibi præstamus, cum Virginis Matris, omnium Sanctorum, piorum quoque fìdelium expiationibus coniunctam, ex animo spondentes, cum præterita nostra aliorumque peccata ac tanti amoris incuriam firma fide, candidis vitæ moribus, perfecta legis evangelicæ, caritatis potissimum, observantia, quantum in nobis erit, gratia tua favente, nos esse compensaturos, tum iniurias tibi inferendas prò viribus prohibituros, et quam plurimos potuerimus ad tui sequelam convocaturos. Excipias, quæsumus, benignissime Iesu, beata Virgine Maria Reparatrice intercedente, voluntarium huius expiationis obsequium nosque in officio tuique servitio fidissimos ad mortem usque velis, magno ilio perseverantiæ munere, continere, ut ad illam tandem patriam perveniamus omnes, ubi Tu cum Patre et Spiritu Sancto vivis et regnas in sæcula sæculorum.

Amen.

[ATTO DI RIPARAZIONE AL SACRATISSIMO CUORE DI GESÙ

Gesù dolcissimo, il cui immenso amore per gli uomini viene con tanta ingratitudine ripagato di oblìo, di trascuratezza, di disprezzo, ecco che noi prostrati dinanzi ai tuoi altari intendiamo riparare con particolari attestazioni di onore una così indegna freddezza e le ingiurie con le quali da ogni parte viene ferito dagli uomini l’amantissimo tuo Cuore.

Ricordando però che noi pure altre volte ci macchiammo di tanta indegnità e provandone vivissimo dolore, imploriamo anzitutto per noi la tua misericordia, pronti a riparare con volontaria espiazione, non solo i peccati commessi da noi, ma anche quelli di coloro che errando lontano dalla via della salute, o ricusano di seguire Te come pastore e guida ostinandosi nella loro infedeltà, o calpestando le promesse del Battesimo hanno scosso il soavissimo giogo della tua legge.

E mentre intendiamo espiare tutto il cumulo di sì deplorevoli delitti, ci proponiamo di ripararli ciascuno in particolare: l’immodestia e le brutture della vita e dell’abbigliamento, le tante insidie tese dalla corruttela alle anime innocenti, la profanazione dei giorni festivi, le ingiurie esecrande scagliate contro Te e i tuoi Santi, gli insulti lanciati contro il tuo Vicario e l’ordine sacerdotale, le negligenze e gli orribili sacrilegi ond’è profanato lo stesso Sacramento dell’amore divino, e infine le colpe pubbliche delle nazioni che osteggiano i diritti e il Magistero della Chiesa da Te fondata.

Oh! potessimo noi lavare col nostro sangue questi affronti! Intanto, come riparazione dell’onore divino conculcato, noi Ti presentiamo — accompagnandola con le espiazioni della Vergine Tua Madre, di tutti i Santi e delle anime pie — quella soddisfazione che Tu stesso un giorno offristi sulla croce al Padre e che ogni giorno rinnovi sugli altari: promettendo con tutto il cuore di voler riparare, per quanto sarà in noi e con l’aiuto della tua grazia, i peccati commessi da noi e dagli altri e l’indifferenza verso sì grande amore con la fermezza della fede, l’innocenza della vita, l’osservanza perfetta della legge evangelica specialmente della carità, e d’impedire inoltre con tutte le nostre forze le ingiurie contro di Te, e di attrarre quanti più potremo al tuo sèguito. Accogli, Te ne preghiamo, o benignissimo Gesù, per intercessione della Beata Vergine Maria Riparatrice, questo volontario ossequio di riparazione, e conservaci fedelissimi nella tua ubbidienza e nel tuo servizio fino alla morte col gran dono della perseveranza, mercé il quale possiamo tutti un giorno pervenire a quella patria, dove Tu col Padre e con lo Spirito Santo vivi e regni, Dio, per tutti i secoli dei secoli. Così sia.] .

Indulgentia quinque annorum.

Indulgentia plenaria, additis sacramentali confessione, sacra Communione et alicuius ecclesiæ aut publici oratorii visitatione, si quotidie per integrum mensem reparationis actus devote recitatus fuerit.

Fidelibus vero, qui die festo sacratissimi Cordis Iesu in qualibet ecclesia aut oratorio etiam (prò legitime utentibus) semipublico, adstiterint eidem reparationis actui cum Litaniis sacratissimi Cordis, coram Ssmo Sacramento sollemniter exposito, conceditur:

Indulgentia septem annorum;

Indulgentia plenaria, dummodo peccata sua sacramentali pænitentia expiaverint et eucharisticam Mensam participaverint (S. Pæn. Ap., 1 iun. 1928 et 18 mart. 1932).

[Indulg. 5 anni; 7 anni nel giorno della festa – Plenaria se recitata per un mese con Confessione, Comunione, Preghiera per le intenzioni del Sommo Pontefice, visita di una chiesa od oratorio pubblico. – Nel giorno della festa del Sacratissimo Cuore di Gesù, 7 anni, e se confessati e comunicati, recitata con le litanie de Sacratissimo Cuore, davanti al SS. Sacramento solennemente esposto: Indulgenza plenaria].

LITANIA SACRATISSIMI CORDIS IESU

Tit. XI, cap. II

Indulg. septem annorum; plenaria suetis condicionibus, dummodo cotidie per integrum mensem litania, cum versiculo et oratione pia mente repetita fuerint.

Pius Pp. XI, 10 martii 1933

KYRIE, eléison.

Christe, eléison.

Kyrie, eléison.

Christe, audi nos.

Christe, exàudi nos.

Pater de cælis, Deus, miserére nobis.

Fili, Redémptor mundi, Deus, miserére.

Spiritus Sancte, Deus, miserére.

Sancta Trinitas, unus Deus, miserére nobis.

Cor Iesu, Filii Patris ætèrni, miserére.

Cor Iesu, in sinu Virginis Matris a Spiritu Sancto formàtum, miserére.

Cor Iesu, Verbo Dei substantiàliter unitum, miserére.

Cor Iesu, maiestàtis infinitæ, miserére nobis.

Cor Iesu, templum Dei sanctum, miserére.

Cor Iesu, tabernàculum Altissimi, miserére.

Cor Iesu, domus Dei et porta cæli, miserére.

Cor Iesu, fornax ardens caritàtis, miserére.

Cor Iesu, iustitiæ et amóris receptàculum, miserére.

Cor Iesu, bonitàte et amóre plenum, miserére.

Cor Iesu, virtùtum omnium abyssus, miserére.

Cor Iesu, omni laude dignissimum, miserére.

Cor Iesu, rex et centrum omnium córdium, miserére.

Cor Iesu, in quo sunt omnes thesàuri sapiéntiæ et sciéntias, miserére.

Cor Iesu, in quo habitat omnis plenitùdo divinitàtis, omiserére.

Cor Iesu, in quo Pater sibi bene complàcuit,miserére.

Cor Iesu, de cuius plenitudine omnes nos accépimus, miserére.

Cor Iesu, desidérium cóllium æternórum, miserére.

Cor Iesu, pàtiens et multæ misericórdiaæ, miserére.

Cor Iesu, dives in omnes qui invocant te, miserére.

Cor Iesu, fons vitae et sanctitàtis, miserére nobis.

Cor Iesu, propitiàtio prò peccàtis nostris, miserére.

Cor Iesu, saturàtum oppróbriis, miserére.

Cor Iesu, attritum propter scelera nostra, miserére.

Cor Iesu, usque ad mortem obédiens factum, miserére.

Cor Iesu, làncea perforàtum, miserére.

Cor Iesu, fons totius consolatiónis, miserére.

Cor Iesu, vita et resurréctio nostra, miserére.

Cor Iesu, pax et reconciliàtio nostra, miserére.

Cor Iesu, victima peccatórum, miserére.

Cor Iesu, salus in te speràntium, miserére.

Cor Iesu, spes in te moriéntium, miserére.

Cor Iesu, deliciæ Sanctórum omnium, miserére.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi,parce nobis, Dòmine.

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, exàudi nos, Dòmine,

Agnus Dei, qui tollis peccata mundi, miserére nobis.

V. Iesu, mitis et hùmilis Corde.

R. Fac cor nostrum secùndum Cor tuum.

Orèmus.

Ominipotens sempitèrne Deus, réspice in Cor dilectissimi Filii tui, et in laudes et satisfactiónes, quas in nòmine peccatórum tibi persólvit, iisque misericórdiam tuam peténtibus tu véniam concede placàtus, in nòmine eiùsdem Filii tui Iesu Christi:

Qui tecum vivit et regnat in sæcula sæculórum.

R. Amen.

[Litanie del S. Cuore di Gesù

(Signore, abbi pietà di noi

Cristo, abbi pietà di noi.

Signore, abbi pietà di no:

Cristo, ascoltaci

Cristo, esaudiscici.

Dio, Padre celeste, abbi pietà di noi (ogni volta)

Dio, Figlio Redentore del mondo, abbi …

Dio, Spirito Santo, ….

Santa Trinità, unico Dio …

Cuore di Gesù, Figlio dell’Eterno Padre, abbi pietà di noi (ogni volta)

Cuore di Gesù, formato dallo Spirito Santo nel seno della Vergine Madre …

Cuore di Gesù, sostanzialmente unito al Verbo di Dio …

Cuore di Gesù, di maestà infinita …

Cuore di Gesù, tempio santo di Dio …

Cuore di Gesù, tabernacolo dell’Altissimo, …

Cuore di Gesù, casa di Dio e porta del Cielo, …

Cuore di Gesù, fornace ardente di carità, …

Cuore di Gesù, ricettacolo di giustizia e di amore, …

Cuore di Gesù, pieno di bontà e di amore, …

Cuore di Gesù, abisso di ogni virtù, …

Cuore di Gesù, degnissimo di ogni lode, …

Cuore di Gesù, Re e centro di tutti i cuori, …

Cuore di Gesù, in cui sono tutti i tesori di sapienza e di scienza, …

Cuore di Gesù, in cui abita la pienezza della divinità, …

Cuore di Gesù, in cui il Padre ha posto le sue compiacenze, …

Cuore di Gesù, dalla cui abbondanza noi tutti ricevemmo, …

Cuore di Gesù, desiderio dei colli eterni, …

Cuore di Gesù, paziente e misericordiosissimo, …

Cuore di Gesù, ricco con tutti coloro che ti invocano, …

Cuore di Gesù, fonte di vita e di santità, …

Cuore di Gesù, propiziazione pei peccati nostri. …

Cuore di Gesù, satollato di obbrobrii, …

Cuore di Gesù, spezzato per le nostre scelleratezze, …

Cuore di Gesù, fatto obbediente sino alla morte, …

Cuore di Gesù, trapassato dalla lancia, …

Cuore di Gesù, fonte d’ogni consolazione,

Cuore di Gesù, vita e risurrezione nostra, …

Cuore di Gesù, pace e riconciliazione nostra. …

Cuore di Gesù, vittima dei peccati, …

Cuore di Gesù, salute di chi in Te spera, …

Cuore di Gesù, speranza di chi in Te muore, …

Cuore di Gesù, delizia di tutti i Santi, …

Agnello di Dio che togli peccati del mondo, perdonaci o Signore.

Agnello di Dio che togli peccati del mondo, esaudiscici, o Signore

Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.

V. Gesù, mansueto e umile di cuore,

R. Rendi il nostro cuore simile al tuo.

Preghiamo

O Dio onnipotente ed eterno, guarda al Cuore del tuo dilettissimo Figlio, alle lodi ed alle soddisfazioni che Esso ti ha innalzato, e perdona clemente a tutti coloro che ti chiedono misericordia nel nome dello stesso tuo Figlio Gesù Cristo, che vive e regna con te, Dio, in unità con lo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli.

R. Così sia.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa).

RINGRAZIAMENTO DOPO LA COMUNIONE (1)

ORDINARIO DELLA MESSA.

NOVENA A SAN GIOVANNI BATTISTA (Inizio 15 Giugno)

NOVENA A SAN GIOVANNI BATTISTA

NOVENA A S. GIOVANNI BATTISTA (inizia il 15 giugno, festa 24 giugno)

nato 6 mesi prima di G. C. mart. nel 30 da Erode Agrippa .

I. O glorioso S. Giovanni, che col vivere sempre  la vita più illibata, corrispondeste così bene al vostro nome che significa Grazia, ottenete a noi pure di vivere sì santamente da corrispondere con esattezza al nome glorioso che portiamo di Cristiani. Gloria.

II. Glorioso S. Giovanni, che ancor bambino vi ritiraste nel deserto a condurre la vita la più austera e la più santa, otteneteci, vi preghiamo, la grazia  di viver sempre, se non col corpo, almeno col cuore, staccati da questo mondo, e in continuo esercizio di mortificazione e di penitenza. Gloria.

III. O glorioso S. Giovanni, che al primo udire la voce del Cielo abbandonaste la solitudine, e vi recaste sulla sponda del Giordano a battezzare e a  predicare, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di esser sempre docili alla voce di Dio, e pronti a far a tutto quello che a Lui piacerà di comandarci. Gloria.

IV. O glorioso S. Giovanni, che foste il primo  a riconoscere e proclamar Gesù Cristo pel vero Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo,  otteneteci, vi preghiamo, che il principal nostro studio sia quello di glorificar Gesù Cristo nostro Redentore, e di seguire fedelmente tutto ciò che Egli si è degnato d’insegnarci. Gloria.

V. O glorioso S. Giovanni, che vi umiliaste cotanto dinanzi al Verbo Incarnato, da protestarvi indegno di sciogliere i lacci delle sue scarpe, otteneteci, vi  preghiamo, la grazia di conoscere sempre il nostro niente, affinché, lungi dal desiderare l’esaltamento in faccia agli uomini, ci gloriamo piuttosto di essere innanzi a loro umiliati e sprezzati. Gloria.

VI. O glorioso S. Giovanni, che con instancabile zelo insegnaste la via della salute a tutti quelli che ricorrevano a voi, otteneteci, vi preghiamo, la grazia di erudire continuamente i nostri prossimi nella dottrina della verità, precedendoli coll’esempio nella pratica costante delle cristiane virtù. Gloria.

VII. O glorioso S. Giovanni, che con un coraggio non più veduto rimproveraste dei loro delitti, non solo gli scribi o farisei, ma ancora gli stessi monarchi i più temuti del mondo, otteneteci, vi preghiamo, di non ommettere mai per umani riguardi l’adempimento dei nostri doveri, e di non temere nel mondo altro male fuorché il peccato, che ci  disgiunge da Dio, unico vero Bene. Gloria.

VIII. O glorioso S. Giovanni che, rinchiuso nella prigione, non lasciaste di predicar Gesù Cristo e di convertir anime a lui, impetrateci, vi preghiamo, di non desistere mai dall’esatto adempimento delle nostre obbligazioni, per qualunque avversità o persecuzione ci possa avvenire sopra la terra. Gloria.

IX. O glorioso S. Giovanni, che aveste la gloria  d’essere il primo martire della nuova Alleanza sottoponendo colla maggior allegrezza il vostro capo  al taglio micidiale, otteneteci, vi preghiamo, d’essere sempre come voi disposti a sacrificare anche la vita per la difesa della verità e per la gloria di Gesù  Cristo, affinché, sprezzando questa vita fragile ed  infelice, ci assicuriamo dopo la morte la vita eterna e beata in compagnia di voi, o Precursore beatissimo del Messia, non che di tutti gli Angeli e di tutti i Santi nella gloria del Paradiso. Gloria.

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (69): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA ? (1)

GNOSI, TEOLOGIA DI sATANA (69)

LA DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ACRISTIANA (1)

J. DELASSUS

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS e la DEMOCRAZIA

Alla Vergine Immacolata

GAUDE, MARIA VIRGO, CUNCTAS HÆRESES SOLA INTEREMISTI IN UNIVERSO MUNDO.

NIHIL OBSTAT:
Insulis, die 26 decembris 1907.
H.QUILLIET, S. Th. Dr. Librorum Censor.
IMPRIMATUR:
Cameraci, die 27 decembris 1907.
t FRANCISCUS,
Arch.-Coadj. Cameracen

Société St. Augustin. “Desclée, De Brouwer et Cie

LILLE, 41, rue du Metz, 41, LILLE

Il Cardinale Oreglia di S. Stefano si compiace nel ringraziare mons. Delassus per il suo ultimo scritto della lettera del 19 c. m. (…) Profitto di questa occasione per esprimergli direttamente la mia riconoscenza per le opere che ho il piacere di aver ricevuto direttamente da lui in precedenza. La prego di gradire le felicitazioni più vive e sincere, per il coraggio, la forza e la scienza con le quali egli combatte gli errori moderni ed i loro sostenitori. …

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Avendomi diversi confratelli espresso il desiderio di vedere riuniti in un’unica pubblicazione gli articoli pubblicati  nella rivista “La Settimana religiosa” sotto il titolo “l’Enciclica Pascendi Dominici gregis e la Democrazia cristiana”, ho creduto essere mio dovere esaudire le loro richieste.

L’ENCICLICA PASCENDI DOMINICI GREGIS E LA DEMOCRAZIA

Fin dall’inizio del nostro Pontificato, abbiamo ritenuto nostro dovere avvertire pubblicamente i Cattolici dei profondi errori nascosti nelle dottrine del socialismo.

L’espressione Democrazia Cristiana colpisce molte persone oneste che vi trovano un significato equivoco e pericoloso.

Ciò che Dio ama è il buono spirito di coloro che, sacrificando le proprie idee personali, ascoltino gli ordini del Capo della Chiesa come ordini di Dio stesso.

LEONE XIII, Enciclica Graves et communi.

Il nostro cuore si stringe nel vedere tanti giovani, che erano la speranza della Chiesa e ai quali si promettevano così buoni servizi, completamente fuorviati.

Pio X, Enciclica Pascendi dominici gregis.

Un fatto indiscutibile domina la situazione attuale: la concentrazione anticattolica ed anticristiana che viene tentata in tutti i Paesi “civilizzati”. Noi abbiamo segnalato questo fatto, ne abbiamo dato le prove della sua esistenza del suo ubiquitarismo e della sua potenza dapprima bel libro  “L’Americanismo e la congiura anticristiana”; poi in modo più completo in quest’altro libro “Il problema dell’ora presente”. L’anima di questa cospirazione è la Massoneria e, al di sopra della Massoneria e chi la governa, il potere talmudico che da diciannove secoli lavora per preparare la strada al messia temporale che essa attende: l’Anticristo. Questo potere ha attaccato prima il potere civile; è riuscito a porre la sovranità nel popolo, cioè ad annientare l’autorità. Ora sta attaccando la famiglia, che sta dissolvendo rendendo ogni giorno più facile il divorzio. Già la proprietà è sotto attacco, non solo quella religiosa, ma anche quella civile. Essendo così spezzati tutti i legami che tenevano in ordine gli uomini, la rivoluzione riuscirà a fare della razza umana una polvere di individui docili a tutti i soffi con cui le piacerà agitarla. Di fronte a ciò, la sola Chiesa cattolica rimane in piedi, ancora viva, immortale. Da un secolo la Chiesa non ha mai smesso di esortare i suoi figli, i Cattolici di ogni paese, di ogni razza, di ogni lingua, a unirsi più strettamente, con un cuore più generoso, intorno a Cristo Salvatore. – Finora la Sua voce non è stata ascoltata come si dovrebbe. Ma l’assalto sta diventando così generale e così urgente che deve essere ascoltato se non si vuole che la società crolli. Questa concentrazione deve avvenire da un capo all’altro del mondo, poiché l’empia cospirazione ha come tema l’universo [l’attuale mondialismo – ndr. -]. Ma, per essere universale, deve prima essere organizzata in ogni nazione. Spetta alla Francia dare l’esempio, dare il via al movimento, perché è in Francia che il movimento massonico ha compiuto il suo sforzo più potente. Nulla è più urgente, fra tutte le questioni politiche, sociali, morali, religiose, che agitano il nostro Paese oggi, che quella dell’organizzazione del partito di Dio come la più urgente; da essa dipende la soluzione di tutte le altre. – Anche il Santissimo Padre, il Papa, ci esorta in ogni occasione.: “È con tutta l’anima che dovete difendere la vostra fede. Ma non fatevi ingannare: il lavoro e lo sforzo sarebbero inutili se cercaste di respingere gli assalti che vi verranno portati, senza essere fortemente uniti. Abdicate, quindi, a tutti i semi della discordia, della disarmonia, se ce n’è qualcuno tra voi. E fate ciò che sia necessario affinché, nel pensiero come nell’azione, la vostra unione sia salda come dovrebbe essere tra uomini che lottano per la stessa causa, soprattutto quando questa causa è una causa per il cui trionfo ognuno deve sacrificare volentieri qualcosa delle proprie opinioni.” – Molto prima che queste parole fossero pronunciate, esse erano il cuore di tutti i veri francesi, di tutti i veri Cattolici. Tutti sentivano la necessità di unirsi, tutti vedevano che solo da questa unione potesse venire la salvezza. L’unica cosa che si poteva fare era cercare di di mettere insieme tutte le buone volontà come si è fatto per vent’anni! Niente è riuscito. Saremo più felici ora? Il pericolo, il pericolo supremo, si è manifestato; tutti possono vedere che la cospirazione anticristiana minaccia di travolgere tutti, e non tra un secolo, ma domani. Tutti quindi, proprio in virtù di questa veduta, devono essere pronti ad impegnare le mani, come meglio possibile, per una concentrazione cattolica. Questa concentrazione, per essere efficace, per presentare oggi al nemico un bastione inespugnabile, e domani per permetterci di riprendergli tutto il terreno che ha conquistato, richiede due condizioni, una interna, l’altra esterna: la conformità del pensiero e dell’organizzazione. Per il momento parleremo solo della prima. – Il principio della nostra debolezza di fronte al nemico, la causa di tutti i nostri fallimenti, non è tanto la potenza e la malizia dell’avversario, quanto le nostre divisioni interne. Esse sono tali che, se un colpo di Stato dovesse rovesciare il governo massonico, i Cattolici di Francia sarebbero divisi anche il giorno dopo così come lo sono oggi. È che il principio di queste divisioni non è, checché se ne dica, nella divergenza delle opinioni politiche. Ne è prova il fatto che nella maggior parte  dei francesi, i nostri dissensi tra i Cattolici sono di natura religiosa e per motivazioni religiose, molto più che circa l’ordine politico propriamente detto! Ecco cinque o sei Cattolici riuniti in un salotto. Appartengono tutti allo stesso partito, quello realista, per esempio. Stanno discutendo questioni religiose e sociali tra di loro all’ordine del giorno. Se si scambiano le loro maniere di vedere, non tarderanno a dividersi su quasi tutte le questioni. Questi uomini, che appartengono ad un unico partito politico, non hanno una medesima concezione  della Chiesa Cattolica e dei suoi diritti, della libertà e dell’autorità dei rapporti tra capitale e lavoro, ecc. Pertanto, non considerano allo stesso modo la visione religiosa e sociale. Alcuni di loro saranno considerati come persone regressive, le cui esagerazioni compromettono lo sviluppo della Chiesa e del Paese al momento attuale. E chi giudica così il suo vicino si allontana da quel vicino come un uomo che abbandona inconsapevolmente la difesa delle verità necessarie e la cui intera azione è quindi disastrosa ed insufficiente, per non dire altro. Ne consegue una profonda disunione dei cuori, una sfiducia reciproca ed infine il rifiuto di marciare insieme nella battaglia contro il nemico comune. Infatti, colui che è nemico per l’uno, non lo è per l’altro. Ciò che è sbagliato per alcuni è una verità per gli altri. Il modo di combattere che è considerato necessario da un gruppo di Cattolici è considerato assolutamente inappropriato da un altro gruppo. In queste condizioni, nulla è più certo di ciò che Pio X ci ha avvertito nell’Enciclica Vehementer Nos: tutti i nostri sforzi contro il nemico comune resteranno inefficaci finché non avremo stabilito la conformità di pensiero tra di noi. – Già nei tempi lontani dell’Impero, Louis Veuillot diceva: “Ciò che può risanarci è una dottrina. La Francia è un malato che deve essere riportato alla sua aria nativa. L’aria nativa di Francia è il Cattolicesimo. L’abilità felice o infelice dei politici può darle dei governi; il Cattolicesimo solo le darà un temperamento. Non però un Cattolicesimo contraffatto, come quello dei catechisti liberali, dei democratici e dei modernisti, ma il Cattolicesimo come si è irradiato per diciannove secoli dalla Cattedra di S. Pietro, così come è stato mantenuto tra di noi dalle Encicliche Mirari vos di Gregorio XVI, Quanta cura di Pio IX, de quella sull’Americanismo e quella sulla Democrazia cristiana di Leone XIII, e infine l’Enciclica Pascendi di Pio X. M. Le Play, M. de Saint-Bonnet e altri hanno parlato allo stesso modo ma non sono stati ascoltati. Pio X sarà più felice? Avremo finalmente la saggezza tutti di marciare sotto lo stendardo del modernismo sventolato nell’Enciclica Pascendi? Questa è la questione del giorno e da cui dipende la salvezza della società contemporanea. – In un articolo intitolato: L’esercizio dell’autorità, uno dei principali organi della Democrazia cristiana, il Bulletin de la Semaine, ha rilevato esso stesso la divergenza di opinioni che abbiamo appena sottolineato esistente tra i Cattolici tra di loro.  Su tutti i terreni, filosofico, dottrinale, politico e sociale – ha detto – si manifestano due tendenze. Una di queste tendenze ha ricevuto il nome di modernismo, ora condannato dall’Enciclica Pascendi dominici gregis; l’altra è chiamata conservatrice o reazionaria dai modernisti, ma nessun nome particolare gli si addice, dal momento che si limita alla dottrina cattolica su tutti i punti in cui essa è attaccata dal modernismo. Da questa divergenza di opinioni, il “Bulletin de  la Semaine” traeva la conclusione che un partito cattolico non era fattibile in Francia.  Ma lasciamo la parola partito, discussa e discutibile, e rimpiazziamola  con « unione degli spiriti nella verità ». È davvero impossibile tornarvi? Noi non crediamo. Non si tratta più, oggi, di abbandonare la propria maniera di vedere per prendere quella di persone che si consideravano avversari, ma di accogliere la parola del Papa come se fosse l’oracolo di Dio. – Si è appena essa fatta sentire con una forza ed una chiarezza che non sono da sottovalutare. Lasciamo che  lo spirito di fede si faccia luce nei nostri cuori; il cuore  persuaso aprirà le porte dell’intelligenza, e l’intelligenza convinta sarà in grado di dare alla volontà l’energia necessaria per per rompere le catene che ci siamo lasciati imporre. È tempo, è più che tempo, di lasciare la politica della conciliazione nell’ordine delle idee, così come quella del male minore nell’ordine dell’azione. Entrambe ci hanno portato, e devono necessariamente portarci, all’errore, ad un male sempre più grande. Sappiamo infine collocarci sul terreno dei principi e di mostrarci di essere intransigenti. In una lettera ai Cattolici tedeschi nel 1876, quando si stavano preparando a tenere il loro grande Congresso di Monaco, per far fronte al Kulturkampf, Pio IX indicò loro la condizione indispensabile per il successo: “Che tutti coloro – disse, -che si fregiano del titolo di Cattolici, ci diano apertamente il sostegno delle loro convinzioni e si dimostrino fortemente attaccati ai principii, alla dottrina e ai sentimenti di questa sede di San Pietro. Questa esortazione ci è stata rivolta da Pio X più di dieci volte. Nella sua ultima Enciclica, egli ci ha segnalato i punti da cui partono le divisioni. Di conseguenza, tutti noi dobbiamo darci un incontro là. – Tra questi punti, ce n’è solo uno di cui vogliamo occuparci qui. L’agnosticismo, l’immanenza, il simbolismo, il criticismo, l’evoluzione dogmatica, tutti questi punti non hanno, a loro modo, nella loro forma, che solo un piccolo numero di menti. A questi non abbiamo nulla da dire; l’Enciclica li affronta in modo sufficientemente chiara da sola. Ma c’è una questione che può essere considerata come secondaria, relativamente a quelle. È questa tuttavia questa che spinge nel modernismo un gran numero di persone, spesso senza che se ne rendano conto. Stiamo parlando della democrazia ed anche della democrazia che si definisce cristiana. – Nessuno può negare che l’idea democratica, nelle sue varie ramificazioni sia stata una delle grandi cause della divisione delle menti e degli spiriti e dei problemi di cui soffriamo. Gli storici della democrazia cristiana – non stiamo parlando degli uomini in azione – sostengono che l’Enciclica non li riguardi in alcun modo; avevano detto la stessa cosa pure dopo le Encicliche di Leone XIII sull’Americanismo e la democrazia cristiana. – Dopo la pubblicazione dell’Enciclica di Pio X, M. l’abate Dabry si è affrettato a dire: « È stato un abuso di linguaggio chiamare le persone “democratiche cristiane”, dei modernisti e quindi di gettare un malsano sospetto sulla loro ortodossia. Speriamo che l’Enciclica ci liberi da questo equivoco. Non abbiamo nulla da cambiare nel nostro modo di fare le cose, non abbiamo nulla da ritrattare, non abbiamo altre strade da percorrere. Quando ci siamo proclamati democratici “risolutamente”, sapevamo cosa stavamo dicendo e non credevamo di diminuire il potere delle nostre credenze religiose. Abbiamo avuto mille occasioni per dimostrare che il nostro punto di vista fosse il punto di vista tradizionale e che la condotta della Chiesa Cattolica, nel corso della storia, abbia indicato la nostra strada. Non vogliamo più essere etichettati con l’epiteto di modernisti, non lo siamo mai stati e neppure sappiamo esattamente da ieri ciò a cui corrisponda. » È necessario aver seguito M. l’Abate Dabry dopo quindici anni per anni per dare il giusto peso e per valutare l’audacia di queste affermazioni. M. l’Abate Naudet ha detto a sua volta: « Poiché ora sappiamo cosa sia il modernismo, siamo fieri di constatare e felici di dichiarare che ciò in cui crediamo, professiamo e insegniamo, non abbia alcun legame con quelle dottrine ». Già nel 1899, la rivista che porta il nome preciso di “Democrazia Cristiana”, diceva: « Si vuole mescolare la nostra rivista a tutti i problemi del nostro tempo, al fine di comprometterla un giorno o l’altro. Da diversi anni, menti nobili e a volte avventurose cercano di rinnovare la filosofia ed i metodi filosofici, teologici ed apologetici per meglio adattarli, secondo loro, alle esigenze delle scoperte e delle teorie moderne. Fanno parte troppo grande delle novità sospette e troppo piccola alle tradizioni immutabili? In buona fede, come ci si può aspettare che i democratici cristiani lo dicano? E non è forse ridicolo vederci responsabili delle audacie degli esegeti, delle audacie degli apologeti e dei teologi. Anche in questo caso, protestiamo contro queste procedure di tendenze che si cerca di drammatizzare. » Queste proteste non dovrebbero impedire alla direzione della Democrazia Cristiana di fare, a favore dei modernisti, quello che Sua Santità Pio X ha descritto come segue: « Appare un’opera che traspira novità da tutti i pori, e la accolgono con applausi e grida di ammirazione. » Quando la Quinzaine ha spinto l’audacia oltre ogni limite, si sono levate le più giustificate proteste contro di essa, la direzione della Democrazia Cristiana scriveva in questa rivista: « La Quinzaine rimane dunque uno dei nostri grandi giornali cattolici, degno della stima di tutti. I suoi articoli sono di vero valore; pensa e fa pensare, anche se a volte deve rettificare l’una o l’altra delle sue posizioni, rettifica più di un pregiudizio intorno a noi e presso di noi; essa lavora e fa lavorare lealmente per l’unione di scienza e fede. Noi siamo tra coloro che ritengono che i cattolici abbiano un debito di gratitudine nei confronti del suo direttore, Fonsegrive, e siamo felici di approfittare di questa opportunità di dirlo, a nome dei redattori della rivista “Democrazia Cristiana” ». – Quando “La Quinzaine” dovette scomparire,, la direzione di “Democrazia Cristiana” si è scusata con i suoi lettori per averli indirizzati così male nella falsa direzione? Tutt’altro, ne ha accentuato la sua ammirazione. « La scomparsa di questo grande organo – diceva – ci fornisce una nuova, ma dolorosa occasione per comunicare a M. Fonsegrive la nostra ammirazione per il lavoro prodigioso che ha realizzato a “La Quinzaine” per undici anni. Egli ha diritto, nel complesso, al riconoscimento dei Cattolici che egli ha così spesso illuminato, difeso e incoraggiato. » L’Abate Garnier non si è espresso diversamente nel suo giornale Il “Popolo Francese”: « La pubblicazione che è scomparsa, ha conquistato la stima e la simpatia di tutte le menti liberali per la sua alta levatura intellettuale e per l’indipendente dignità della sua attitudine… » Attitudine verso chi e che cosa? E l’Abate Naudet, in “Giustizia sociale”: « Noi rimaniamo e speriamo di durare ancora a lungo per far sentire le nostre parole libere e necessarie, per dimostrare a tutti, con la nostra stessa esistenza, che i Cattolici non sono schiavi, come alcuni immaginano e come certe apparenze, a detta di alcuni, vorrebbero far credere. » Medesimo padronato era stato concesso a “Demain” che doveva anch’esso scomparire: « “Demain” – diceva la “Democrazia Cristiana” – è una nuova rivista nettamente progressista in tutti i sensi e su tutte le basi, informa alla perfezione sul movimento delle idee e dell’azione che comporta in tutto il mondo e, a questo proposito, è MOLTO PREZIOSA. Nessuno ignora che le dottrine degli “Annali della Filosofia Cristiana” siano state prese di mira dall’Enciclica, non meno di quelle di La Quinzaine. Quando la direzione fu presa da M. l’Abate Laberthonnière, i cui diversi libri erano stati messi all’Indice, la “Démocrutie chrétienne” mancò di fargli questo reclamo: « Noi abbiamo scorso il suo articolo-programma nella sua interezza; ci è sembrato interessante e suggestivo. … Parliamo della rivista ai nostri amici e porgiamo al suo nuovo ed eminente direttore i nostri migliori auguri di successo.» – Non solo i capi del movimento democratico cristiano hanno caldamente raccomandato ai loro lettori i principali organi del modernismo, ma ne hanno composti essi stessi e dal più alto livello. – L’Abate Dabry, quando già il libro di M. Loisy, L’Evangile et l’Eglise, era stato condannato dai Cardinali Richard e Perraud, Arcivescovi di Parigi e Autun, e da NN. SS. gli Arcivescovi di Cambrai, Angers, Bayeux, Belley, di Nancy e di Perpignan, lo proclama nel suo giornale, la Vie catholique, « il più grande esegeta del Cattolicesimo ». M. l’Abate Nadet scriveva nella “Juistice sociale”: « Nè M. Loisy, né i suoi studi evangelici, il “Vangelo e la Chiesa”, assomigliano a nulla delle caricature che ne vengono fatte. In lui saluto uno studioso, ed un sacerdote. » Si potrebbero ricordare altre parole per mostrare quanto sia veritiera questa osservazione dell’Enciclica: « Compare un’opera che traspira novità da tutti i suoi pori, e la accolgono con applausi e grida di ammirazione. » E non si creda che questa ammirazione non sia contagiosa, anche nelle menti che potrebbero evitarla. Le prove di questo contagio abbondano, anche nei seminari; e per questo Pio X, sia nei suoi discorsi sia nelle sue Encicliche, non cessa di raccomandare e comandare di non ordinare coloro che questo contagio ha già raggiunto. – M. Naudet non si è accontentato di esprimere la sua ammirazione per il Sig. M. Loisy e le sue opere. In una serie di articoli pubblicati nel 1904 con il titolo: “La Bible, la, Science et la Foi”, una riproduzione delle sue conferenze al “Collège libre des Sciences sociales”, egli mise le dottrine del diritto alla portata di tutti le dottrine Loisyennesi e ne diede, come conclusioni acquisite, le supposizioni della critica più avanzata. Si spinse a tal punto che molti dei suoi lettori, pur conoscendo bene le sue audacie, si allarmarono. Su quanti altri punti il modernismo è stato abbracciato, acclamato dai leaders della democrazia cristiana! Le prove si possono trarre a piene mani dai loro giornali e dalle loro riviste. Nel suo numero del 3 agosto 1907, La “Vie catholique” diceva in modo generale: “Non si ripeterà mai abbastanza che i Cattolici abbiano un grande lavoro educativo da fare a se stessi ed agli altri, tutto un lavoro di adattamento della loro mentalità ai desideri moderni e di coordinare i loro principii con questi desideri. Ciò qui non impediva di dire nel suo numero del 21 settembre, dopo la pubblicazione dell’Enciclica: « La Vita cattolica si è sempre dimostrata estranea alla polemiche relative alla filosofia, alla storia e alla esegesi. Al massimo abbiamo dato, di tanto in tanto, qualche insegnamento a titolo informativo. Vogliamo sperare che l’apparente severità del Santo Padre non scoraggi nessuno dal lavorare. » – Si può dire che, su tutti i punti evidenziati da S. S. Pio X, abbiamo visto i democristiani rivendicare la stessa riforma dei modernisti: riformare la filosofia, soprattutto nei Seminari: si relega la filosofia scolastica, nella storia della filosofia, tra i sistemi di studio, che si insegni ai giovani la filosofia moderna, l’unica adatta ai nostri tempi. – Riforma della teologia: che la cosiddetta teologia razionale, dovrebbe avere come base la filosofia moderna; la teoria positiva la storia del dogma come suo fondamento. – Per quanto riguarda la storia, che non sia più scritta o insegnata se non con i loro metodi e principii moderni. –

– Che i dogmi e la nozione della loro evoluzione siano armonizzati con la scienza e la storia.

– Che, nei Catechismi, siano inseriti solo quei dogmi che siano stati riformati ed alla portata del volgo. – In ciò che riguarda il culto, che siano diminuite il numero delle devozioni esterne o almeno di fermarne l’aumento. È vero che alcuni, attraverso un bellissimo simbolismo, si dimostrano abbastanza aperti su questa questione di grande importanza. – Che il governo ecclesiastico sia riformato in tutti i suoi rami, specialmente in quello disciplinare e dogmatico. Che il suo spirito, che le sue procedure siano in armonia con la coscienza,  che si rivolgano alla democrazia, e che una parte venga fatta, quindi, nel governo, sia affidato a chierici inferiori ed anche ai laici., che l’autorità sia decentrata. – Riforme delle Congregazioni Generali, in particolare quelle del Sant’Uffizio e dell’Indice. – Che il potere ecclesiastico modifichi la sua condotta in campo sociale e politico, e che assuma un ruolo più attivo nelle organizzazioni politiche e sociali, si adegui comunque ad esse, per penetrarne lo spirito. – In morale, fanno proprio il principio dell’americanismo per cui le virtù attive devono essere anteposte a quelle passive nella stima che se ne fa, come nella pratica. – Al clero viene chiesto di ritornare all’antica umiltà e povertà e, per quanto riguarda i suoi ideali e la sua azione, di regolarli  sui loro principi. – Ci sono alcuni che, facendo eco ai loro maestrii protestanti, desiderano la soppressione del celibato ecclesiastico. – Resta dunque da capire su che cosa, ed in applicazione dei loro loro principi, non chiedono riforrne! Non c’è una di queste riforme che non sia stata proposta negli organi della “Democrazia cristiana“. Quanti articoli sono stati pubblicati per chiedere la riforma dell’insegnamento nei seminari? la riorganizzazione dei catechismi e lo “snellimento” delle devozioni, la democratizzazione del governo ecclesiastico, la riforma delle Congregazioni romane, specialmente quelle del Sant’Uffizio e dell’Indice che temono particolarmente, la sottomissione della Chiesa alle leggi arbitrarie ed ingiuste dello stato, l’americanizzazione del clero, ecc. ecc. La conformità di pensiero, di linguaggio e di volontà su tutti questi punti, tra democratici e modernisti, è così ben documentata, che recentemente M. Bazire, in un articolo divulgativo su l’Univers delle sue precedenti relazioni, ha scritto su questo giornale: « È stata la disgrazia dei Cattolici con buone intenzioni di lasciarsene imporre da una scuola di intellettuali siffatti, e di associare le loro rivendicazioni alle più rischiose affermazioni dottrinali. Cosa aveva in comune la teoria dell’immmenza e la riforma del contratto di lavoro, il giusto salario e l’autenticità di un tale libro mosaico » – E ancora: « Le grandi parole della scienza, della democrazia, del progresso, di cui i principali giirnali fanno uno strano abuso senza comprenderne il senso, il significato né la portata di queste parole di cui i Cattolici confusionari si servono di accompagnamento alla conciliazione della Chiesa con il secolo ed in questo vasto insieme, la riforma sociale cristiana appariva solo come una parte di questo movimento di idee che abbiamo chiamato riformismo cattolico. » Per condividere queste idee e questi valori che, ovviamente, dovevano ripugnare al clero avente lo spirito del proprio stato, i dirigenti del partito si sono imperturbabilmente posti come portavoce della Santa Sede. – Nel 1894, la “Democrazia cristiana” pubblicò, in un primo tempo e poi in forma di pamphlet, una serie di articoli che rispondevano alla domanda: “Da che parte stanno gli incoraggiamenti del Papa?” È il titolo del lavoro svolto per riconciliare la fiducia del clero con lo stato maggiore della Democrazia cristiana. « Non abbiamo avuto che un solo obiettivo – ha detto in conclusione – dimostrare che il Papa ha simpatie e preferenze per i capi, per le dottrine e per le opere di quella scuola che oggi possiamo chiamare la SCUOLA PONTIFICIA ». Chi non sarebbe stato persuaso da una tale assicurazione, tra coloro che non potevano esaminare la cosa da se stessi?

GNOSI TEOLOGIA DI sATANA (70): DEMOCRAZIA CRISTIANA = DEMONIOCRAZIA ANTICRISTIANA ? (2)