TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (30): “da INNOCENZO XII a CLEMENTE XI”

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (30)

HENRICUS DENZINGER

ET QUID FUNDITUS RETRACTAVIT AUXIT ORNAVIT

ADOLFUS SCHÖNMATZER S. J.

ENCHIRIDION SYMBOLORUM DEFINITIONUM ET DECLARATIONUM

De rebus fidei et morum

HERDER – ROMÆ – MCMLXXVI

Imprim.: Barcelona, José M. Guix, obispo auxiliar

(da INNOCENZO XII a CLEMENTE XI)

INNOCENZO XII: 12 LUGLIO 1691-27 settembre 1700.

Risposta del Sant’Uffizio ai missionari cappuccini, 23 Luglio 1698.

Il matrimonio come Sacramento.

2340. Domanda: Il matrimonio tra persone che hanno apostatato dalla fede e che in precedenza sono state regolarmente battezzate, se viene contratto dopo l’apostasia in modo pubblico secondo l’uso dei pagani e dei maomettani, è veramente un matrimonio e un Sacramento?

Risposta: Se c’è un patto di dissolubilità, non è né un matrimonio né un Sacramento; se non c’è tale patto, è un matrimonio e un Sacramento.

Errori di François de Fénelon sull’amore di Dio.

2351. (1) – Esiste uno stato abituale di amore di Dio, che è pura carità e senza alcuna mescolanza di motivi di interesse personale. Né il timore del castigo né il desiderio di ricompensa hanno parte in questo amore: non amiamo più Dio per il merito, né per la perfezione, né per la felicità che troviamo nell’amarlo.

2352. 2 Nello stato di vita contemplativa o unitiva, perdiamo ogni motivo di timore o di speranza.

2353. 3 – L’essenziale nella direzione è seguire la grazia passo dopo passo con infinita pazienza, cautela e delicatezza. Dobbiamo limitarci a lasciare che Dio faccia ciò che vuole, e non parlare mai di amore puro finché Dio, attraverso un’unzione interiore, non cominci ad aprire il cuore a questa parola, così dura per le anime ancora attaccate a se stesse, e così capace di scandalizzarle e gettarle nel turbamento.

2354. 4 Nello stato di santa indifferenza, l’anima non ha più desideri volontari e deliberati per il proprio interesse, se non nelle occasioni in cui non cooperi fedelmente con l’insieme della grazia.

2355. 5 In questo stato di santa indifferenza, non vogliamo nulla per noi stessi, ma vogliamo tutto per Dio; non vogliamo nulla per essere perfetti o beati per noi stessi, ma vogliamo ogni perfezione e ogni beatitudine, nella misura in cui piace a Dio farci desiderare queste cose con l’impressione della sua grazia.

2356. 6. In questo stato di santa indifferenza, non vogliamo più la salvezza come salvezza nostra, come liberazione eterna, come ricompensa dei nostri meriti, come il più grande di tutti i nostri interessi; ma la vogliamo con piena volontà, come gloria e piacere di Dio, come qualcosa che Egli voglia e vuole che noi vogliamo per Lui.

2357. (7) L’abbandono non è altro che l’abnegazione che Gesù Cristo ci chiede nel Vangelo, dopo che abbiamo lasciato tutto fuori. Questa abnegazione di noi stessi è solo per il nostro bene. … Le prove in cui si deve esercitare questa abnegazione sono le tentazioni con cui un Dio geloso vuole purificare l’amore, non facendogli vedere alcuna risorsa o speranza per il proprio interesse, anche eterno.

2358. (8) Tutti i sacrifici che le anime più disinteressate fanno abitualmente per la loro beatitudine eterna sono condizionati. Ma questo sacrificio non può essere assoluto nello stato ordinario: c’è solo il caso delle ultime prove in cui questo sacrificio è in qualche modo assoluto.

2359. 9. Nelle ultime prove, un’anima può essere invincibilmente persuasa, con una persuasione ponderata che non è l’intimo della coscienza, di essere giustamente messa alla prova da Dio.

2360. 10. Allora l’anima, divisa da se stessa, spira sulla croce con Cristo, dicendo: “O Dio mio, perché mi hai abbandonato? ” (Mt XXVII,46) In questo stesso sentimento involontario di disperazione, essa compie il sacrificio assoluto del proprio interesse per l’eternità.

2361. 11. In questo stato, l’anima perde ogni speranza per se stessa; ma non perde mai nella sua parte superiore, cioè nei suoi atti diretti e intimi, la speranza perfetta che è il desiderio disinteressato delle promesse.

2362. 12. Il direttore può quindi permettere a quest’anima di accettare semplicemente la perdita del proprio interesse e la giusta condanna che crede che Dio le abbia dato.

2363. 13. La parte inferiore di Gesù Cristo sulla croce non ha comunicato il suo disturbo involontario alla parte superiore.

2364. 14. Nelle ultime prove, per la purificazione dell’amore, c’è una separazione della parte superiore dell’anima da quella inferiore… Gli atti della parte inferiore, in questa separazione, sono di un disordine del tutto cieco ed involontario, perché tutto ciò che è intellettuale e volontario è della parte superiore.

2365. 15. La meditazione consiste in atti discorsivi facili da distinguere l’uno dall’altro. … Questa composizione di atti discorsivi e riflessivi è propria dell’esercizio dell’amore interessato.

2366. 16. C’è uno stato di contemplazione così alto e così perfetto che diventa abituale: così che ogni volta che un’anima va in preghiera vera e propria, la sua preghiera è contemplativa e non discorsiva; allora non ha più bisogno di tornare alla meditazione o ai suoi atti metodici.

2367. 17. Le anime contemplative sono private della vista distinta, sensibile e riflessiva di Gesù Cristo in due momenti diversi. In primo luogo, nel fervore nascente della loro contemplazione; in secondo luogo, un’anima perde la vista di Gesù Cristo nelle prove finali.

2368. 18. Nello stato passivo esercitiamo tutte le virtù distinte senza pensare che siano virtù; pensiamo solo a fare ciò che Dio vuole; e l’amore geloso fa sì che non vogliamo più essere virtuosi per noi stessi, e non siamo mai così virtuosi come quando non siamo attaccati ad esserlo.

2369. (19) In questo senso si può dire che l’anima passiva e disinteressata non vuole più nemmeno l’amore in quanto perfezione e felicità propria, ma solo in quanto è ciò che Dio vuole da noi.

2370. 20. Le anime trasformate devono, nella confessione, detestare le loro colpe, condannarle e desiderare la remissione dei loro peccati, non come propria perfezione e liberazione, ma come qualcosa che Dio voglia e che vuole che noi vogliamo per la sua gloria.

2371. 21. – I santi mistici escludevano la pratica della virtù dallo stato di anime trasformate.

2372. 22. – Sebbene questa dottrina (dell’amore puro) fosse la perfezione pura e semplice del Vangelo, segnata in tutta la tradizione, gli antichi pastori erano soliti proporre ai sudditi comuni solo le pratiche dell’amore egoistico, proporzionate alla loro grazia.

2373. 23. – Solo l’amore puro fa la vita interiore, e allora diventa l’unico principio e l’unico movente di tutti gli atti deliberati e meritori.

2374. (Censura) … Il suddetto libro…, la cui lettura e il cui uso possono indurre i fedeli a poco a poco in errori già condannati dalla Chiesa Cattolica, e che inoltre contiene proposizioni che, sia nel loro senso ovvio, sia considerando il loro contesto, sono rispettivamente avventate (1 s, 8, 10, 15-20, 22), scandalose (7, 10, 12, 19-21), sgradevoli (4-6, 23), offensive per le orecchie pie (8, 18), perniciose nella pratica (2, 14, 17) e persino erronee (1-7, 10 s,13 ,17-19 , 22 s), con la presente condanniamo e riproviamo e… vietiamo la stampa di questo libro.

CLEMENTE XI : 23 novembre 1700 – 19 marzo 17

Risposta del Sant’Uffizio al Vescovo di Québec, 25 gennaio 1703.

Verità necessarie da credere, perché comunicano la salvezza.

2380. Domanda: Prima di conferire il Battesimo a un adulto, il ministro è obbligato a spiegargli tutti i misteri della nostra fede, soprattutto se è moribondo, poiché questo disturberebbe la sua mente? O non sarebbe sufficiente che il moribondo promettesse che, non appena guarito dalla malattia, si prenderà cura di ricevere istruzioni per mettere in pratica ciò che gli è stato prescritto? Risposta: La promessa non è sufficiente, e il missionario è tenuto, anche per una persona moribonda, se non è in uno stato di totale incapacità, a spiegare i misteri della fede che sono necessari (per la salvezza) per una necessità di mezzi, come sono principalmente i misteri della Trinità e dell’Incarnazione.

Risposta del Sant’Uffizio al Vescovo di Québec, 10 maggio 1703.

Fede e intenzione in coloro che ricevono il Sacramento.

2381. Domanda 2: È possibile battezzare un adulto non istruito e stupido, come è accaduto a un barbaro, se gli si comunica solo la conoscenza di Dio e di alcuni suoi attributi, in particolare quello della giustizia premiante e vendicativa, secondo il passo dell’Apostolo: Chi si avvicina a Dio deve credere che egli è e che premia (Ebr.XI,6) da cui si deduce che in caso di urgente necessità un adulto possa essere battezzato anche se non crede esplicitamente in Gesù Cristo?

Risposta: Un missionario non può battezzare qualcuno che non creda esplicitamente nel Signore Gesù Cristo, ed è tenuto ad istruirlo su tutte le cose necessarie (per la salvezza) di necessità di mezzi, secondo la capacità di colui che deve essere battezzato.

2382. Domanda 8: Si può somministrare il viatico o l’Estrema Unzione ad adulti moribondi che abbiamo ritenuto idonei a ricevere il Battesimo, ma non la Comunione e gli altri Sacramenti?

Risposta: Il viatico non deve essere somministrato ad un neofita moribondo se non distingue almeno tra nutrimento spirituale e corporeo, riconoscendo e credendo nella presenza di Cristo Signore nell’ostia. Allo stesso modo, il Sacramento dell’Estrema Unzione non deve essere conferito ad un neofita morente che il missionario abbia ritenuto idoneo a ricevere il Battesimo, a meno che non abbia almeno l’intenzione di ricevere la santa Unzione destinata al bene dell’anima al momento della morte.

Costituzione “Vineam Domini Sabaoth“, 16 luglio 1705.

Silenzio obbediente sui fatti dogmatici.

2390. Par. 6 o 25. Affinché d’ora in poi sia completamente eliminata ogni occasione di errore e tutti i figli della Chiesa Cattolica imparino ad ascoltare questa stessa Chiesa, non solo tacendo (perché anche i nemici tacciono nelle tenebre (Is. II,9 ), ma anche con l’obbedienza interiore, che è la vera obbedienza dell’uomo alla retta fede, Noi decidiamo, dichiariamo, determiniamo e ordiniamo in virtù della stessa Autorità Apostolica con questa Costituzione che è nostra e che sarà sempre valida, che l’obbedienza dovuta alla suddetta Costituzione Apostolica non sia in alcun modo soddisfatta da questo rispettoso silenzio; ma che il senso condannato nelle cinque proposizioni di Giansenio sopra citate, che i termini di queste esprimono come è espresso, debba essere respinto e condannato come eretico da tutti i fedeli, non solo con la bocca, ma con il cuore; e che la suddetta forma non possa essere legittimamente sottoscritta con altra intenzione, spirito o convinzione, cosicché tutti coloro che su tutti questi punti e su ciascuno in particolare pensino, sostengano, insegnino oralmente o per iscritto, o affermino qualcosa di diverso o di opposto, trasgrediscono la suddetta Costituzione Apostolica e sono quindi soggetti a tutte e a ciascuna delle censure in essa contenute.

CostituzioneUnigenitus Dei Filius“, 8 settembre 1713.

Errori giansenisti di Pasquier Quesnel.

2400. Par. 2 … Sappiamo benissimo che ciò che di molto pernicioso ci sia in questo libro si diffonde e si accresce soprattutto perché è nascosto all’interno, e uscirà fuori, come una cattiva materia saniosa, solo se l’ulcera venga perforata; perché il libro stesso seduce il lettore a prima vista con una certa apparenza di pietà…

2401. Par. 3. 1. Che cosa resta a un’anima che ha perso Dio e la sua grazia, se non il peccato e le sue conseguenze, una povertà orgogliosa ed una pigra indigenza, cioè una generale impotenza a lavorare, a pregare e a qualsiasi opera buona? Questa proposizione si trova nelle Osservazioni morali di Quesnel su Lc XVI,3.

2402. 2. la grazia di Gesù Cristo, principio efficace di ogni tipo di bene, è necessaria per ogni opera buona; senza di essa, non solo non si fa nulla, ma non si può fare nulla. – (Gv XV,5: ed. del 1693).

2403. 3 Invano comandi, Signore, se tu stesso non dai ciò che comandi. – (At XVI,10).

2404. 4 Sì, Signore, tutto è possibile a colui al quale tu rendi possibile ogni cosa facendola in lui. – (Mc IX,22).

2405. 5 Quando Dio non ammorbidisce il cuore con l’unzione interiore della sua grazia, le esortazioni e le grazie esterne servono solo a indurirlo ancora di più. – (Rm IX,18 ed. 1693).

2406. 6 La differenza tra l’alleanza giudaica e quella cristiana è che nella prima Dio esigeva che il peccatore rinunciasse al peccato e adempisse alla Legge, lasciandolo impotente, mentre nella seconda Dio dà al peccatore ciò che comanda, purificandolo con la sua grazia. – (Rm XI,27).

2407. 7 Qual è il vantaggio per l’uomo nell’Antica Alleanza, dove Dio lo ha abbandonato alla propria infermità quando gli ha imposto la Legge? Ma che benedizione è essere ammessi in un’Alleanza in cui Dio ci dà ciò che chiede. – (Eb VIII,7).

2408. 8 Apparteniamo alla Nuova Alleanza solo in quanto partecipiamo alla nuova grazia, che opera in noi ciò che Dio comanda. – (Eb VIII,10).

2409. 9. La grazia di Cristo è la grazia suprema, senza la quale non possiamo mai confessare Cristo e con la quale non possiamo mai negarlo. – (1Co XII,3 ed. del 1693).

2410. 10. La grazia è l’operazione della mano di Dio che nulla può impedire o ritardare. – (Mt XX,34).

2411. 11. La grazia non è altro che la volontà onnipotente di Dio che comanda e fa ciò che comanda. – (Mc II,11).

2412. 12. Quando Dio vuole salvare l’anima, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, l’effetto inequivocabile segue la volontà di Dio. – (Mc II,12).

2413. 13. Quando Dio vuole salvare un’anima e la tocca con la mano interiore della sua grazia, nessuna volontà gli resiste. – (Lc V,13 ed. del 1693).

2414. 14. Per quanto un peccatore ostinato possa essere lontano dalla salvezza, quando Gesù si mostra a lui con la luce salvifica della sua grazia, deve arrendersi, correre, umiliarsi e adorare il suo Salvatore. – (Mc V,67 ed. del 1693).

2415. 15. Quando Dio accompagna il suo comandamento e la sua parola esteriore con la sua grazia, produce nel cuore l’obbedienza che richiede. – (Lc IX,60).

2416. 16 Non ci sono incantesimi che non cedano al fascino della grazia, perché nulla resiste all’Onnipotente. (At VIII,12).

2417. 17. La grazia è quella voce del Padre che insegna agli uomini interiormente e li fa venire a Gesù Cristo. Chi non viene a Lui dopo aver ascoltato la voce interiore del Figlio non è istruito dal Padre. – (Gv VI,45)

2418. 18. Il seme della parola che la mano di Dio innaffia porta sempre frutto. – (Atti XI:21).

2419. 19. La grazia di Dio non è altro che la sua volontà onnipotente: questa è l’idea che Dio stesso ci dà in tutte le sue Scritture. – (Rm XIV,4 edizione 1693).

2420. 20. La vera idea della grazia è che Dio vuole che gli si obbedisca, e se gli si obbedisce; comanda e tutto si fa; parla come un padrone e tutto gli è sottomesso. – (Mc IV,39).

2421. 21. La grazia di Gesù Cristo è una grazia forte, potente, sovrana, invincibile, poiché è l’operazione della volontà onnipotente, una continuazione ed un’imitazione di Dio che incarna ed eleva suo Figlio. (2Co V,21 éd. del 1693).

2422. 22. L’accordo dell’operazione onnipotente di Dio nel cuore dell’uomo con il libero consenso della volontà, ci viene mostrato immediatamente nell’Incarnazione, come nella fonte e nel modello di tutte le altre operazioni di misericordia e di grazia, tutte gratuite e dipendenti da Dio come questa stessa operazione originale. – (Lc 1,48).

2423 23. Dio stesso ci ha dato l’idea dell’operazione onnipotente della sua grazia, indicandola con quella con cui fa nascere le creature dal nulla e dà la vita ai morti. – (Rm IV, 17).

2424. 24. L’idea corretta del centurione dell’onnipotenza di Dio e di Gesù Cristo di guarire i corpi con il solo movimento della sua volontà è l’immagine dell’idea che dobbiamo avere dell’onnipotenza della sua grazia per guarire le anime dalla cupidigia. – (Lc VII,7).

2425. 25. Dio illumina l’anima e la guarisce, così come il corpo, con la sua sola volontà: comanda ed è obbedito. – (Lc XVIII,42).

2426. 26. Nessuna grazia viene data se non per fede. – (Mc XI,25).

2427. 27. La fede è la prima grazia e la fonte di tutte le altre. – (2Pt 1,3)

2428. 28. La prima grazia che Dio concede al peccatore è il perdono dei peccati. – (Mc XI,25).

2429. 29. Nessuna grazia viene concessa al di fuori della Chiesa. – (Lc X, 35-36)

2430. 30. Tutti coloro che Dio vuole salvare attraverso Gesù Cristo sono infallibilmente salvati. – (Gv VI,40).

2431. 31. I desideri di Gesù Cristo hanno sempre il loro effetto: egli porta la pace nell’intimo dei cuori quando quando lo desidera. – (Gv XX,19).

2432. 32. Gesù si è consegnato alla morte per liberare con il suo sangue i primogeniti, cioè gli eletti, dalla mano dell’Angelo della distruzione per sempre.

2433. 33. Oh, quanto bisogna aver rinunciato alle cose della terra e a se stessi per avere la sicurezza di appropriarsi, per così dire, di Cristo Gesù, del suo amore, della sua morte, del suo mistero, come fa Paolo quando dice: “Mi ha amato e ha dato se stesso per me”. ” – .

2434. 34. La grazia di Adamo ha prodotto solo meriti umani. – (2Co V,21 ed. 1693).

2435. 35. La grazia di Adamo è una conseguenza della creazione ed era dovuta ad una natura santa e retta. – (2Co V,21).

2436. 36. La differenza essenziale tra la grazia di Adamo e lo stato di innocenza e la grazia cristiana è che ognuno avrebbe ricevuto la prima nella propria persona, mentre la seconda non si riceve se non nella persona di Gesù Cristo risorto, con il quale siamo uniti. – (Romani VII:4).

2437. 37. La grazia di Adamo, poiché lo santificava, era proporzionata a lui; la grazia cristiana, santificandoci in Gesù Cristo, è onnipotente e degna del Figlio di Dio. – (Ef 1,6).

2438. 38. Il peccatore è libero solo per il male senza la grazia del liberatore. – (Lc VIII,9).

2439. 39. La volontà che non è avvertita dalla grazia non ha luce se non per smarrirsi, non ha ardore se non per precipitarsi, non ha forza se non per farsi del male. È capace di ogni male e incapace di ogni bene. – (Mt XX,34).

2440. 40. Senza la grazia non possiamo amare nulla, se non per la nostra condanna. – (2Ts III,18; ed. 1693).

2441. 41. Ogni conoscenza di Dio, anche naturale, anche nei filosofi pagani, può venire solo da Dio, e senza la grazia produce solo presunzione, vanità e opposizione a Dio stesso, invece di sentimenti di adorazione, gratitudine e amore. – (Rm 1,19).

2442. 42. Solo la grazia rende l’uomo idoneo al sacrificio della fede: senza di essa, nient’altro che impurità, nulla e nient’altro che indegnità. Atti XI:9).

2443. 43. Il primo effetto della grazia battesimale è quello di farci morire al peccato, in modo che la mente, il cuore e i sensi non abbiano più vita per il peccato di quanta ne abbia un uomo morto per le cose del mondo. – (Rm VI,2: ed. del 1693).

2444. 44. Ci sono solo due amori da cui scaturiscono tutte le nostre volontà e azioni: l’amore di Dio che fa tutto per Dio e che Dio ricompensa, e l’amore con cui amiamo noi stessi ed il mondo, che non riporta a Dio ciò che dovrebbe essere riportato a Lui, e che per questo stesso fatto diventa cattivo. – (Gv V,29).

2445. 45. Quando l’amore di Dio non regna più nel cuore dei peccatori, vi regna necessariamente l’avidità carnale che corrompe tutte le loro azioni. – (Lc XV,13: ed. del 1693).

2446. 46. L’avidità o la carità rendono buono o cattivo l’uso dei sensi. – (Mt V,28).

2447. 47. L’obbedienza alla Legge deve scaturire da una fonte, che è la carità. Quando l’amore di Dio è il principio interiore e la sua gloria il suo fine, allora ciò che è esterno è puro; altrimenti è solo ipocrisia e falsa giustizia. – (Mt XXV,26 ed. del 1693).

2448. 48. Che altro possiamo essere se non tenebre, errore e peccato, senza la luce della fede, senza Cristo e senza amore? – (Ef V,8)

2449. 49. Come non c’è peccato senza amore per noi stessi, così non c’è opera buona senza amore per Dio. – (Mc VII, 22-23).

2450. 50. Invano gridiamo a Dio: “Padre mio”, se non è lo spirito di carità a gridare. – (Rm VIII, 15).

2451. 51. La fede giustifica quando opera, ma opera solo attraverso l’amore. – (At XIII, 39).

2452. 52. Tutti gli altri mezzi di salvezza sono contenuti nella fede come nel loro germe e nel loro ma non è una fede senza amore e fiducia. – (Atti 10:43).

2453. 53. Solo la fede porta alla realizzazione cristiana (azioni cristiane) attraverso la nostra relazione con Dio e con Gesù Cristo. – (Col III,14).

2454. 54. È solo la carità che parla a Dio; è solo essa che Dio ascolta. – (1Co XIII,1).

2455. 55. Dio incorona solo l’amore; chi corre in virtù di un altro movimento e per un altro motivo, corre invano. (1Co IX,24).

2456. 56. Dio premia solo la carità; solo la carità onora Dio. – Mt 25,36.

2457. 57. Il peccatore manca di tutto quando manca di speranza; e non c’è speranza in Dio se non c’è amore di Dio. – (Mt XXVII,5)

2458. 58. Non c’è Dio né religione dove non c’è carità – (1Gv IV,8).

2459. 59. La preghiera degli empi è un nuovo peccato; e ciò che Dio concede loro è un nuovo giudizio per loro. – (Gv X,25 ed. del 1693).

2460. 60. Se il pentimento è motivato solo dalla paura del tormento, quanto più violento è il pentimento, tanto più porta alla disperazione. – (Mt XXVII,5).

2461. 61. La paura ferma solo la mano; il cuore, invece, si abbandona al peccato finché non è guidato dall’amore. – (Lc XX,19).

2462. 62. Chi si astiene dal male solo per paura del castigo lo commette nel suo cuore, ed è già colpevole davanti a Dio. – (Mt XXI,46).

2463. 63. Un battezzato è ancora sotto la Legge come ebreo, se non adempie alla Legge o se la adempie solo per paura. – (Rm VI,14).

2464. 64. Sotto la maledizione della Legge non si fa mai il bene, perché si pecca o facendo il male o evitandolo solo per paura. –

2465. 65. Mosè, i profeti, i sacerdoti e i maestri della Legge sono morti senza aver dato figli a Dio, perché hanno reso schiavi solo per paura. – (Mc XII,19).

2466. 66. Chi vuole avvicinarsi a Dio non deve venire a lui con pensieri brutali, né comportarsi per istinto naturale o per paura, come le bestie, ma per fede e amore come i figli. – (Eb XII,20 ed. del 1693).

2467. 67. Il timore servile immagina Dio solo come un padrone duro, imperioso, ingiusto, intrattabile. – (Lc XIX,21; ed. del 1693).

2468. 68. Dio ha abbreviato la via della salvezza includendo tutto nella fede e nella preghiera. – (At II,21).

2469. 69. La fede, l’uso, l’incremento e la ricompensa della fede, tutto questo è un dono della pura liberalità di Dio. – Mc 9,22.

2470. 70. Dio non affligge mai l’innocente, e le afflizioni servono sempre o a punire il peccato o a purificare il peccatore. – Gv 9,3 .

2471. 71. L’uomo può, per la propria conservazione, rinunciare a questa legge che Dio ha stabilito per il suo bene. – (Mc II,28).

2472. 72. La nota della Chiesa è che essa è cattolica, comprendendo tutti gli angeli del cielo, tutti gli eletti e i giusti della terra e di tutti i tempi. – (Eb XII,22-24).

2473. 73. Che cos’è la Chiesa se non l’assemblea dei figli di Dio che abitano nel suo seno, adottati in Gesù Cristo, sussistenti nella sua Persona, redenti dal suo sangue, viventi del suo Spirito, agenti della sua grazia, e in attesa della pace dell’età futura? – (2Th 1,1 s ed. del 1693).

2474. 74. La Chiesa, o il Cristo intero, ha come capo il Verbo incarnato e come membri tutti i santi. – (1Tm III,16).

2475. 75. La Chiesa è un solo uomo, composto da molte membra, di cui Cristo è il capo, la vita, la sostanza e la persona: un Cristo composto da molti santi di cui è il santificatore. – (Ef II, 14-16).

2476. 76. Nulla è più spazioso della Chiesa, poiché tutti gli eletti e i giusti di tutti i tempi la compongono. – (Ef II, 22).

2477. 77. Chi non conduce una vita degna di un figlio di Dio e di un membro di Cristo, cessa di avere Dio come Padre e Cristo come capo. – (1Gv 2,24 éd. del 1693).

2478. 78. Ci si separa dal popolo eletto, di cui il popolo ebraico era la figura e di cui Cristo è il capo, sia non vivendo secondo il Vangelo sia non credendo al Vangelo. – Atti 3:23.

2479. 79. È utile e necessario in ogni tempo, in ogni luogo e per ogni genere di persone studiare e conoscere lo spirito, la pietà e i misteri della Sacra Scrittura. – (1Co XIV,5).

2480. 80. La lettura della Scrittura è per tutti. – (At VIII,28).

2481. 81. La santa oscurità della Parola di Dio non è motivo per i laici di rinunciare alla sua lettura. – (At VIII,28).

2482. 82. La domenica deve essere santificata dalla lettura devozionale, soprattutto delle Sacre Scritture. È riprovevole voler escludere i Cristiani da questa lettura.

2483. 83. È un’illusione immaginare che la conoscenza dei misteri della Religione non debba essere comunicata alle donne attraverso la lettura dei libri sacri. Non è dalla semplicità delle donne, ma dalla scienza orgogliosa degli uomini, che le Scritture sono state abusate e che sono sorte le eresie. – (Gv IV,26).

2484. 84. Strappare il Nuovo Testamento dalle mani dei Cristiani o tenerlo loro chiuso, privandoli dei mezzi per comprenderlo, significa chiudere loro la bocca di Cristo. – (Mt V,2).

2485. 85. Vietare ai cristiani di leggere la Sacra Scrittura, e in particolare il Vangelo, significa vietare l’uso della luce ai figli della luce e far loro subire una sorta di scomunica. – (Lc 11,33 ed. del 1693).

2486. 86. Togliere ai semplici la consolazione di unire la loro voce a quella di tutta la Chiesa è una pratica contraria alla prassi apostolica e al disegno di Dio. – (1Co XIV,16).

2487. 87. È una condotta piena di saggezza, di luce e di carità, quella di dare alle anime il tempo di sopportare con umiltà e di sentire lo stato di peccato, di chiedere lo spirito di penitenza e di contrizione e di cominciare, almeno, a soddisfare la giustizia di Dio, prima di riconciliarle. – Atti 8:9.

2488. 88. Non sappiamo cosa siano il peccato e la vera giustizia quando vogliamo essere immediatamente restituiti al possesso dei beni di cui il peccato ci ha privato e non vogliamo sopportare la confusione di questa separazione. – (Lc XVII,11-12).

2489. 89. Il quattordicesimo grado della conversione del peccatore consiste nel fatto che, quando è già stato riconciliato, abbia il diritto di assistere al Sacrificio della Chiesa. – (Lc XV, 23).

2490. 90. La Chiesa ha l’autorità di scomunicare, che deve essere esercitata dai primi pastori con il consenso, almeno presunto, di tutto il corpo. – (Mt XVIII,17).

2491. 91. Il timore di una scomunica ingiusta non deve mai impedirci di compiere il nostro dovere; non lasciamo mai la Chiesa, anche quando ci sembra di esserne espulsi dalla malvagità degli uomini, finché siamo legati a Gesù Cristo e alla Chiesa dalla carità. – (Gv IX, 22-23)

2492. 92. Piuttosto che tradire la verità, è meglio subire in pace la scomunica e l’anatema ingiusto: questo è imitare san Paolo; è ben lontano dal mettersi contro l’autorità o dal rompere l’unità. (Rm IX,3).

2493. 93. Gesù talvolta guarisce le ferite che la fretta dei primi pastori infligge al suo ordine; Gesù ripristina ciò che essi tolgono con uno zelo sconsiderato. – (Gv XVIII,11).

2494. 94. Niente dà un’opinione peggiore della Chiesa ai suoi nemici che vederla esercitare il dominio sulla fede dei fedeli e mantenere le divisioni su cose che non colpiscono né la fede, né la morale. – (Rm XIV,16).

2495. 95. Le verità sono diventate come una lingua straniera per la maggior parte dei Cristiani e il modo in cui vengono predicate è come una lingua sconosciuta, così lontana dalla semplicità degli Apostoli e al di là della comune comprensione dei fedeli; e non si apprezza abbastanza che questa carenza è uno dei segni più sensibili della vetustà della Chiesa e dell’ira di Dio sui suoi figli.

2496. 96. Dio permette che tutte le potenze si oppongano ai predicatori della verità, in modo che la sua vittoria possa essere attribuita solo alla grazia divina. – (Atti XVII:8).

2497. 97. Troppo spesso accade che i membri più santi e più strettamente uniti alla Chiesa siano considerati e trattati come indegni di essere nella Chiesa, o come separati da essa. Ma “il giusto vive per fede” (Rm 1,17) e non per l’opinione degli uomini. – (Atti IV:11).

2498. 98. Subire persecuzioni e punizioni come eretico, odioso ed empio, è di solito l’ultima e più meritoria prova, perché rende l’uomo più conforme a Gesù Cristo. – (Lc XXII,37).

2499. 99. La testardaggine, il pregiudizio, l’ostinazione a non voler esaminare nulla o ad ammettere di essere in errore, cambiano ogni giorno per molti in odore di morte ciò che Dio ha posto nella sua Chiesa per essere un odore di vita, ad esempio i buoni libri, le istruzioni, i santi esempi, ecc. che sono un segno di vita. – (2Co II,16).

2500. 100. Un tempo deplorevole in cui pensiamo di onorare Dio colpendo la verità e i suoi discepoli! Quel tempo è arrivato… Essere considerati e trattati dai ministri della Religione come empi e indegni di trattare con Dio, come un membro putrido capace di corrompere tutto nella società dei santi, è per gli uomini pii una morte più terribile della morte del corpo. Invano qualcuno si lusinga della purezza delle sue intenzioni e del suo zelo per la Religione, se perseguita gli uomini onesti con il fuoco e il ferro, se si lascia accecare dalla passione o trasportare da quella degli altri, perché non vuole esaminare nulla. Spesso pensiamo di sacrificare a Dio un senza Dio, ma sacrifichiamo al diavolo un servo di Dio. – (Gv XVI,2).

2501. 101. Non c’è nulla di più contrario allo spirito di Dio e all’insegnamento di Gesù Cristo che rendere comuni i giuramenti nella Chiesa, perché questo moltiplica le occasioni di spergiuro, tende trappole ai deboli e agli ignoranti, e talvolta fa sì che il nome e la verità di Dio servano agli empi. – Mt 5,37.

2502. (Censura)… Dichiariamo, condanniamo e disapproviamo le proposizioni precedenti in quanto, a seconda dei casi, false, capziose, sconvenienti, offensive per le orecchie pie, scandalose, perniciose, temerarie, dannose per la Chiesa e i suoi usi, oltraggiose, non solo per lei, ma anche per i poteri secolari, sediziose, empie, blasfeme, sospetto di eresia, in odore di eresia, favorevole agli eretici e alle eresie, e persino a uno scisma, erroneo, vicino all’eresia, e spesso condannato, infine, come eretico e rinnovatore di varie eresie, principalmente quelle contenute nelle famose proposizioni di Johannius, prese nel senso in cui sono state condannate.

TUTTO IL DENZINGER SENTENZA PER SENTENZA DAGLI APOSTOLI A S.S. PIO XII (31): “Da INNOCENZO XIII A BENEDETTO XIV -I -“