IL SACRO CUORE DI GESÙ (58)

IL SACRO CUORE IL SACRO (58)

J. V. BAINVEL – prof. teologia Ist. Catt. di Parigi;

LA DEVOZIONE AL S. CUORE DI GESÙ-

[Milano Soc. Ed. “Vita e Pensiero, 1919]

PARTE TERZA.

Sviluppo storico della divozione.

CAPITOLO SESTO

MARGHERITA MARIA E I SUOI PRIMI COLLABORATORI

II. – I PRINCIPII DELLA NUOVA DIVOZIONE

(1675-1690)

In Margherita Maria vi è la veggente, e la devota, l’evangelista e l’apostolo del sacro Cuore. Ma queste tre cose non sono distinte in lei. Essa è tutta completamente per la sua missione; le sue visioni hanno per fine principale il suo apostolato; la sua divozione è la fiamma intima che brucia internamente e ha bisogno di espandersi al di fuori. Nostro Signore l’aveva preparata con tanta cura e le aveva fatto tante grazie, come glielo diceva Lui stesso, per essere l’apostolo del sacro Cuore. Abbiamo visto nella prima parte di questo volume come Egli si rivelò a lei e costituì Lui stesso la divozione come la voleva, con il suo oggetto, le sue pratiche, il suo spirito; come la scelse per essere strumento dei suoi disegni e l’indirizzò al Padre de la Colombière di cui voleva servirsi per aiutarla; quali promesse le fece per se stessa, per gli apostoli della divozione, per tutti coloro che l’accetterebbero volentieri; come volle infonderle, per dir così, la pienezza di questa divozione; come volle avere in lei l’anima completamente dedicata al suo amore e darcela per modello mirabile della vera divozione al suo sacro Cuore, gli storici della sua vita lo dicono. – Com’ella lavorò a diffondere la divozione che aveva ricevuto la missione di propagare, la sua attività apostolica e quella dei suoi primi collaboratori; i principî e i progressi della divozione durante i quindici anni ch’ella visse dopo le confidenze fatte al P. de la Colombière fino alla sua morte, lo dobbiamo dire qui, nella misura necessaria per stabilire lo sviluppo storico della divozione. – Fino alla grande apparizione del 1675 la divozione per così dire, non esisteva che nell’animo di Margherita. La sua superiora sapeva qualcosa delle sue relazioni intime con nostro Signore; ma temeva, e i consigli dei saggi che avevano esaminate le cose non erano certo tali da rassicurarla. Dopo le parole così chiare di nostro Signore bisognò infine rassegnarsi, come dice la santa. Questa volta la confidenza fu completa. Il P. de la Colombière fu guadagnato alla divozione. Non si contentò di rassicurare Margherita Maria e la sua superiora, la Madre di Saumaise. Senza por tempo in mezzo, si consacrò lui stesso al sacro Cuore. Ci dicono che fu il venerdì, 21 giugno 1675, giorno che seguiva l’ottava del SS. Sacramento; il giorno medesimo designato da nostro Signore per la festa del suo Cuore.  – Così cominciò la divozione; come modestamente! E le difficoltà sorsero subito. Dovette svilupparsi fra le contraddizioni. Margherita Maria è la prima a dire che il P. de la Colombière ebbe a soffrire moltissimo, per causa sua. Les contemporaines aggiungono che, nel breve tempo ch’egli rimase a Paray, « non cessò mai d’inspirare questa divozione a tutte le sue figlie spirituali ». Verso la fine del settembre 1676, il P. de la Colombière lasciò Paray; era stato nominato predicatore della duchessa di York, futura regina d’Inghilterra. Il 13 ottobre egli arriva a Londra, dove lo chiamava il suo nuovo ufficio. Vi fece conoscere e amare il sacro Cuore; prima dalla Duchessa stessa, che noi vedremo intervenire presso Innocenzo XII, per lo stabilimento della nuova divozione: poi dalle anime elette che si misero sotto la sua direzione. Ne parlò anche in alcune delle sue prediche di quaresima. E non è tutto; nota lui stesso, alla fine del suo ritiro di Londra, 29 gennaio (8 febbraio) 1077, che egli l’ha inspirata a molte persone in Inghilterra e ne ha scritto in Francia ed ha pregato uno dei suoi amici di farla conoscere nel luogo dove egli si trova. Bandito dall’Inghilterra, e già malato, andando a Lione, passa da Paray; vi rivede Margherita Maria, la rassicura, la incoraggia, rassicura anche la Madre Greyfié che era succeduta alla Madre di Saumaise. Egli continuò questo apostolato, con discrezione, come faceva in tutte le cose, ma in maniera molto persuasiva. Una delle sue lettere ha per soprascritta: « Mia cara sorella nel cuor di Gesù Cristo ». Talvolta termina con una formula come questa: « Credetemi, nel cuor di Gesù,  vostro… ». Non perdeva mai occasione di raccomandare la comunione riparatrice per il venerdì dopo l’ottava del SS. Sacramento; chiedeva alle Superiore di stabilirla nella loro comunità ed in maniera stabile, assicurando che a questa pratica sono unite grandi benedizioni. Quando la discrezione glielo permette, dice che questa pratica gli è stata « consigliata da una persona di straordinaria santità ». A Lione esercita il medesimo apostolato presso i giovani religiosi di cui aveva la direzione spirituale. Il P. Galliffet fa risalire a lui anche la sua divozione al sacro Cuore. La pagina ove spiega l’offerta al sacro Cuore pare che non sia stata scritta unicamente per uso suo personale. In ogni caso egli dové spiegarla ad altri. Questo apostolato era molto ristretto, poiché, dopoil suo ritorno in Francia, il Padre fu sempre molto debole. Egli era anche obbligato ad esser prudente, perché si capisce che questa nuova divozione non poteva incontrare il gusto di tutti… Soprattutto morendo il Padre compì la sua missione. Dio volle che venisse a finire i suoi giorni a Paray c che, avanti di partire per il ciclo, potesse vedere ancora ed incoraggiare Margherita Maria, Egli morì il 15 febbraio 1682. Due anni dopo si pubblicarono a Lione i suoi sermoni in quattro volumi e, in un volume a parte, il giornale dei suoi ritiri spirituali. Vi si leggeva: « Nel terminare questo ritiro (quello di Londra del 1677), pieno di fiducia nella misericordia del mio Dio, mi sono fatto una legge di procurare, con tutti i mezzi possibili, l’esecuzione di ciò che mi fu prescritto da parte del mio adorabile Maestro, riguardo al suo prezioso corpo nel SS, Sacramento dell’altare ». Seguono alcune belle elevazioni sulla santa Eucarestia, poi il Padre riprende: « Ho conosciuto che Dio voleva ch’io lo servissi, procurando il compimento dei suoi desideri sulla divozione che Egli ha suggerito ad una persona a cui si comunica molto confidenzialmente e per la quale egli si è voluto servire della mia debolezza. L’ho già inspirata a molte persone in Inghilterra, ne ho scritto in Francia ed ho pregato uno dei miei amici, di farla conoscere nel luogo dove egli è. Essa vi sarà molto utile, ed il gran numero di anime scelte che vi è in questa comunità mi fa credere che la pratica, in questa santa casa, sarà molto gradita a Dio. O mio Dio, perché io non posso essere dappertutto e pubblicare ciò che voi attendete da vostri servitori ed amici! ». « Dio dunque, essendosi rivelato a persona la quale, si può credere, è secondo il suo Cuore, con le grazie grandi che le ha fatto; ella se ne confessò a me ed io l’obbligai a mettere per iscritto ciò che mi aveva detto e che io stesso ho volentieri descritto nel giornale dei miei ritiri, perché il buon Dio vuol servirsi delle mie deboli cure, per l’esecuzione di questo disegno ». Seguiva il rac-conto della grande apparizione, quale il Padre l’aveva trascritto. Il Ritiro fu letto molto, perché l’autore era in gran fama di santità. Il passo intorno a Margherita Maria e il racconto trascritto di sua mano, fecero conoscere ciò che fin allora egli aveva detto così prudentemente in favore della nuova divozione. Al giornale dei Ritiri era unita un’Offerta al sacro Cuore, che ebbe pure la sua parte nello sviluppo della divozione. Questa Offerta si compone di due parti. La prima è una piccola spiegazione, semplicissima e molto chiara, della divozione al sacro Cuore. « Questa offerta, vi è detto, si fa per onorare questo divin Cuore, la sede di tutte le virtù, la sorgente di tutte le benedizioni ed il rifugio di tutte le anime sante ». Segue l’indicazione delle « principali virtù che si vogliono onorare in Lui, come Egli le ha praticate quando era nel mondo ». Ma il sacro Cuore non ricorda solo il passato. « Questo Cuore è ancora, per quanto può esserlo, degli stessi sentimenti, e soprattutto è sempre ardente d’amore per gli uomini, sempre aperto per diffondere ogni sorta di benedizioni e di grazie, sempre tocco dai nostri mali, sempre spinto dal desiderio di farci partecipi dei suoi tesori, di donarsi Lui stesso a noi, sempre disposto a riceverci e a servirci da asilo, da dimora, da paradiso anche in questa vita ». Si crederebbe di udire un’eco della santa. La conclusione è ancora più evidente: « In cambio di tutto ciò Egli non trova nei cuori degli uomini che durezza, oblìo, disprezzo e  ingratitudine; ama e non è riamato e non si conosce nemmeno il suo amore perché si sdegna di ricevere i doni con cui vorrebbe dimostrarlo, di ascoltare le tenere e segrete dichiarazioni che vorrebbe fare al nostro cuore ». – Dopo queste spiegazioni, l’offerta sgorga istantaneamente: « Per riparazione di tanti oltraggi ed ingratitudini tanto crudeli, o adorabile e amabile Cuore del mio amabile Gesù, e per evitare, per quanto è in mio potere di cadere in una simile disgrazia, io vi offro il mio cuore con tutti i movimenti di cui è capace; mi dono interamente a voi, e da quest’ora protesto sinceramente, che desidero dimenticare me stesso e tutto ciò che può aver rapporto con me, per togliere l’ostacolo che potrebbe impedirmi l’ingresso in questo cuore divino che voi avete la bontà di aprirmi e dove io desidero entrare per vivervi e morirvi con i vostri servitori più fedeli, tutto penetrato e infiammato del vostro amore. Offro a questo cuore tutto il merito, tutta la soddisfazione di tutte le Messe, di tutte le preghiere, di tutte le azioni di mortificazione, di tutte le pratiche religiose, di tutte le azioni di zelo, d’umiltà, d’obbedienza e di tutte le altre virtù che praticherò fino all’ultimo momento della mia vita. Non solo tutto ciò servirà per onorare il Cuor di Gesù e le sue ammirabili disposizioni; ma lo prego anche di accettare l’intera donazione che io gliene fo e di disporne nella maniera che gli piacerà e in favore di chi gli piacerà ». Il Padre spiega in seguito, con quella precisione e quel senso pratico ch’egli conserva persino nelle elevazioni più grandi e nei movimenti più generosi, come concilia questa offerta totale prima con la cessione ch’egli ha fatto alle anime del purgatorio di ogni merito delle sue opere, poi con le esigenze della carità o le obbligazioni diverse, che può avere, di dir Messe e di pregare secondo intenzioni domandate. Per le anime del Purgatorio, egli desidera che tutto « sia loro distribuito, secondo il volere del Cuore di Gesù ». Per le altre intenzioni. siccome si servirà allora di un bene che non gli appartiene, egli vuole che, come è giusto, l’obbedienza, la carità e le altre virtù che praticherà in quelle occasioni, siano tutte per il Cuor di Gesù, da cui avrà preso di che esercitare quelle virtù, « le quali, per conseguenza, gli apparterranno senza riserva ». Il dono non può essere più completo. E cosa chiede in compenso? Ce lo dice nella mirabile preghiera finale che ci mostra fino al fondo questa bell’anima: « Sacro Cuore di Gesù, insegnatemi il perfetto oblìo di me stesso, poiché è la sola via per la quale si può entrare in voi. Giacché tutto ciò che io farò nell’avvenire sarà per Voi, fate in modo che io non faccia niente che non sia degno di Voi. Insegnatemi ciò che debba fare per pervenire alla purezza del vostro amore, di cui mi avete ispirato il desiderio. Sento in me una grande volontà di piacervi e una grande impotenza a riuscirvi, senza una luce ed un soccorso particolare, che non posso attendere se non da Voi. Fate in me la vostra volontà, o Signore! Io mi vi oppongo, lo sento bene, eppure non vorrei, mi pare, non oppormi! Tocca a voi far tutto, o divin Cuore di Gesù Cristo! Voi solo avrete tutta la gloria della mia santificazione, se mi farò santo; ciò mi sembra evidente; ma sarà per voi una grande gloria e per questo solo, io voglio desiderare la perfezione. Così sia! Amen! ». Come aveva scritto il racconto per suo uso personale, anche l’offerta l’aveva scritta prima di tutto per se stesso. L’offerta, mostrando nel P. de la Colombière l’anima completamente devota al sacro Cuore, dava nello stesso tempo, un’idea della divozione, ed un modello per una delle sue pratiche principali. Era un atto di divozione privata; servì a propagare il culto nel pubblico. Il P. Croiset non tarderà molto ad inserirla nel suo libro. – In quanto al racconto dell’apparizione, oltre al suo effetto immediato che, si capisce, fu grandissimo, la sua pubblicazione nel Ritiro spirituale stava per avere un contraccolpo imprevisto sull’apostolato stesso della santa. E non fu senza « confusione terribile » per lei, com’ella dice più d’una volta e come è facile rendersene conto. Nel pubblico poteva darsi che non si sapesse a chi facesse allusione il P. de la Colombière; ma fra le persone che circondavano la santa, nei monasteri dove era un po’ conosciuta, il mistero fu presto svelato. La santa lo sente e ne soffre più che non si possa dirlo; ma, d’altra parte, quanto è felice del progresso della sua cara divozione! In tutta la sua corrispondenza vi è una fusione squisita di questi due sentimenti. Quando la Madre di Soudeilles stampa a Moulins, 1687, il libretto di esercizi in onore del sacro Cuore, con il sunto del Ritiro spirituale del P. de la Colombière, dove si parlava di lei, e della grande apparizione, ella ne prova una « confusione terribile ». Ma ella si sforza di non fare « attenzione né di riflettere su ciò », per darsi tutta alla gioia «di vedere questa divozione sostenersi ed insinuarsi da se stessa ». Vi fu, a Paray stesso, una scena che una delle contemporanee, Suor Péronne Rosalia di Farges, ha raccontato nella sua deposizione al processo del 1715. Si leggeva al refettorio il Ritiro spirituale del P. de la Colombière. Si arrivò al punto « in cui egli stesso parla delle cose che gli erano state predette da una santa anima, di quel che gli doveva succedere in Inghilterra a proposito della divozione al sacro Cuore ». Suor di Farges notò « che la venerabile sorella abbassava gli occhi ed era in un profondo turbamento… In ricreazione, all’uscire dal refettorio, ella disse a Suor Alacoque: « Mia cara sorella, avete avuta la vostra parte, oggi; e il R. P. de la Colombière non poteva designarvi meglio! ». A cui ella rispose che aveva occasione di amare la sua abbiezione. La santa soffriva dunque in simili occasioni più che non si possa dirlo. Ma ella ne approfittava per far conoscere la sua cara divozione. Fino allora, dice ella, « non riuscivo a trovare il modo di fare sbocciare la divozione del sacro Cuore che era tutto quello che io respiravo ». Senza dubbio ella parlava del sacro Cuore ad alcuni intimi e lo faceva con parole infiammate. Ma non poteva tradire il mistero delle sue comunicazioni con Gesù. Si sospettava, a Moulins e a Digione, dove la Madre di Saumaise avesse parlato di lei e della sua cara divozione; a Semur dove andò a stabilirsi la Madre di Greyfié dopo aver lasciato Paray; a Charolles dove era passato il Padre de la Colombière ed aveva gettata una scintilla; a Condrieu, dove egli scriveva a sua sorella dicendole di trasmetterla alle sue amiche, ecc. Ma non si poteva che intravvedere e indovinare. La pubblicazione rivelava le origini divine della divozione e un’intenzione positiva di nostro Signore. La santa non era designata che a un piccolo circolo d’iniziati; e, senza compromettersi troppo, ella ormai era libera di dar corso al suo zelo. Un passo di una delle sue lettere mostra benissimo come si comportava. Aveva parlato spesso del sacro Cuore alla Madre di Soudeilles, superiora a Moulins; l’aveva spinta con una energia singolare a consacrarsi interamente al questo sacro Cuore. Non osava neppure scrivere tutto alla sua antica superiora, la Madre di Saumaise, poiché, diceva, « la carta non è fedele, e mi ha già ingannato più volte ». Ora ella si fa ardita; scrive a Moulins, il 4 luglio 1686: « Non so, mia cara Madre, se comprenderete che è della divozione al sacro Cuore del nostro Signore Gesù Cristo che io vi parlo, la quale compie un gran cambiamento e un gran frutto in tutti coloro che vi si consacrano e vi si dedicano con fervore; ed io desidero ardentemente che la nostra comunità sia di questo numero… Noi abbiamo trovato questa divozione nel libro del Ritiro del R. P. de la Colombière, che si venera come un santo. Non so se ne avete notizia e se avete il libro di cui parlo; io mi farei un gran piacere di farvelo avere ». Così l’azione della santa e quella del P. de la Colombière si univano intimamente, come Gesù aveva unito intimamente le loro anime. Così il P. de la Colombière continuava ad esser l’apostolo del sacro Cuore. Lo era anche in un altro modo, per un apostolato misterioso di preghiera e di intercessione del quale la santa parla di frequente. Essa stessa lo pregava e si raccomandava a lui. Lo vedeva fare nel cielo, « con le sue intercessioni, ciò che si opera quaggiù sulla terra per la gloria di questo sacratissimo Cuore ». Il 15 settembre 1659 ella spiega al P. Croiset che nostro Signore « aveva scelto questo amico benedetto del suo Cuore per compiere quel gran disegno », e che bisogna « rivolgersi al suo amico fedele, il buon P. de la Colombière, a cui egli ha dato gran potere e rimesso, per dir così, ciò che riguarda questa divozione… Io ne ricevo dei grandi aiuti… Poiché… questa divozione del sacro Cuore l’ha reso molto potente in cielo ». Infine abbiamo già visto come essa colleghi la missione della Compagnia di Gesù a quella del P. de la Colombière. – Dal 1685 e dal 1686 la divozione prese alla fine impulso. Impulso malto modesto, dapprima e battuto da grandi colpi di vento. Il giorno di santa Margherita, 20 luglio 1685, furono resi al sacro Cuore nella piccola comunità di Paray i primi omaggi pubblici. È una data nella storia della divozione e la santa ne ha fatto il racconto più volte. Prima nelle sue Memore. « La festa di santa Margherita era di venerdì; pregai le nostre suore novizie, di cui avevo allora la cura, che tutti i piccoli onori che avevano intenzione di rendermi in occasione della mia festa, esse li facessero al sacro Cuore di nostro Signore Gesù Cristo. Ciò fecero di buon grado, innalzando un piccolo altare su cui posero un’immagine disegnata a penna alla quale noi cercammo di rendere tutti gli omaggi che questo divin Cuore ci suggerì ». Essa ricorda lo stesso fatto al P. Croiset, senza altri particolari più precisi sul fatto stesso. Dalle Contemporaines sappiamo ciò che fu questa giornata di gioia intima: la consacrazione e le preghiere al sacro Cuore, le pratiche per le anime del purgatorio, le effusioni della santa. Fu per lei « una delle gioie più perfette » Ma la giornata finì nella tempesta. La divozione era nuova, e S. Francesco di Sales aveva messo in guardia le sue figlie contro le novità in materia di divozioni. Perciò « le più virtuose della Comunità parvero da prima le più contrarie ». « Il sacro Cuore le farà arrendere », disse dolcemente la santa. Esse si arresero. La suora des Escures, la prima fra quelle che si oppone vano, prese ella stessa, un anno dopo, una iniziativa che guadagnò tutta la Comunità. Il 20 giugno 1686, ottava del SS. Sacramento, ella andò a chiedere alla sua antica amica la piccola immagine del sacro Cuore che ella aveva al noviziato: era un’immagine mandata dalla madre Greyfié pur essa già guadagnata alla divozione. Margherita Maria la donò, non sapendo ciò che sarebbe avvenuto, pregando e facendo pregare. « Il giorno dopo, giorno destinato a onorare questo Cuore divino, la suora des Escures non mancò di portare una sedia, su cui mise un tappeto molto pulito, su di esso posò quella piccola miniatura che era in una cornice dorata e la ornò di fiori. Ella si mise così davanti alla grata, con un biglietto di sua mano, per invitare tutte le spose del Signore a venire a rendere i loro omaggi al suo Cuore adorabile ». Questa volta la Comunità intera fu guadagnata e non si discusse più del mezzo migliore per testimoniare la propria divozione. Si sognava un bel quadro « e fin le nostre suore del piccolo abito (le educande) vollero contribuirvi con il denaro che i genitori davano loro per i piccoli piaceri » La divozione era lanciata; il movimento non doveva più arrestarsi. Alcune novizie lasciarono il noviziato, verso la fine del 1686; esse portarono alla Comunità una piccola immagine del sacro Cuore che aveva animato il loro fervore durante il noviziato e la misero in una nicchia dove tutte andavano a pregare quel divin Cuore. Ne fu affidata la cura a suor des Escures, che ne fece, secondo l’espressione della santa, « un piccolo gioiello ». Non era abbastanza: fu costrutta, nel recinto della clausura, una cappella, la dedicazione solenne della quale, portò tutta la piccola città di Paray e le parrocchie dei dintorni ai piedi del sacro Cuore. Era il 7 settembre 1688. – « I Signori della società di questa città (Membri di una società di preti, tutti nati a Paray e addetti alla chiesa parrocchiale, pur formando una specie di comunità.) e i curati delle parrocchie vicine, si riunirono tutti alla Chiesa parrocchiale e vennero poi in processione, nel nostro recinto, seguiti da un gran numero di persone a cui non si poté impedire l’ingresso. Erano le tredici e le cerimonie durarono due ore. Durante questo tempo, e molto tempo dopo, la nostra beata sorella rimase nella cappella, talmente rapita e assorta in Dio che di tutte le persone che desideravano ardentemente di parlarle nessuna osò concedersi quella pia soddisfazione. Durante quelle tre ore fu osservata attentamente per vedere se ella cambiasse posizione ; ma fu vista sempre immobile come una statua ». – A Semur la divozione si sviluppò prima che a Paray. Vi si diffuse la divozione, dice la santa, sentendo leggere il Ritiro del R. P. de la Colombière. La Madre Greyfié, allora superiora a Semur, tanto prudente e tanto riservata fino ad allora, aveva fatto fare un’immagine, e inaugurato un oratorio. Ella aveva mandato alla santa, per la strenna del 1686, la miniatura che presto avrebbe ricevuto gli omaggi della Comunità e vi aveva unito una dozzina d’immagini per le ferventi della divozione. – Moulins fu guadagnata alla divozione dalla Madre di Soudeilles; furono guadagnati anche, pare, Charolles e Condrieu grazie al Padre de la Colombière. A Digione andò meglio ancora. Mentre la Madre di Saumaise e la santa si occupavano nel fare stampare un’immagine del sacro Cuore da diffondere, suor Giovanna Maddalena Joly lavorava ad un ufficio in onore del sacro Cuore e sottometteva il suo progetto alla santa. Al di fuori della comunità la divozione si propagava. Diversi Padri Gesuiti si mettevano in rapporto con l’ardente apostolo e predicavano la nuova divozione; un Padre Cappuccino faceva lo stesso a Digione. Dal 1686 al 1690, Margherita Maria moltiplicava i successi della divozione, come altrettante vittorie del sacro Cuore; ella propaga l’immagine, il Ritiro del P. de la Colombière, il libretto stampato a Moulins per cura della Madre di Soudeilles; ella si interessa al piccolo ufficio del P. Gette, alle prove di suor Joly e al libretto di Digione, alle pratiche della Madre Desbarres a Roma per ottenere festa e ufficio. Paray ha già la sua cappella al sacro Cuore (1688). I fratelli della santa secondano gli sforzi della loro sorella. Il sindaco fa costruire, anche lui, una cappella al sacro Cuore e vi mette un quadro, come a Paray; il curato vi fonda una Messa perpetua per tutti i venerdì dell’anno. Con che gioia la santa vede e racconta questi successi! – Ma c’erano anche le opposizioni e le sconfitte. Con ingenua audacia, Digione si è rivolta a Roma, per ottenere la festa con la Messa e l’Ufficio, composti in francese da suor Joly e tradotti in latino dal cappellano Charolais. Ma Roma ha rinviata la pratica all’Ordinario, che era il Vescovo di Larigres. Fu una grande delusione e bisognò che Margherita Maria sostenesse e rianimasse le sue amiche deluse. Ella porta tutta la cara divozione nel suo cuore, essa ne vive. Durante gli anni 1675-1688, non si vede nessuno sviluppo interno. La santa fa valere il suo tesoro, prima nella sua vita, e poi per gli altri; il tesoro non sembra però accrescersi notevolmente. Due cose soltanto sono da notare, le pratiche e le promesse, e queste soprattutto dal 1685 al 1686. Con le sue novizie la santa adopera ogni industria, si serve di molti esercizî della sua cara divozione; ella ne prende a prestito qua e là, o ne adatta, ne inventa anche e talvolta di bellissime. A tutti essa raccomanda la comunione dei primi venerdì, la consacrazione, l’ammenda onorevole, l’immagine, i piccoli biglietti, gli uffici, ecc. Ma avanti tutto ella vuole accendere nelle anime l’amore per il sacro Cuore e condurle a vivere solo per Lui e di Lui. Quante belle pagine ci sarebbero da raccogliere nelle sue lettere infiammate! – Dal 1685 le promesse fatte a nome del sacro Cuore per i devoti divengono più precise, se non più magnifiche. Ce n’è per tutti: per gli zelatori della divozione e per i suoi addetti, per quelli che faranno l’immagine per quelli che la porteranno addosso, per le case dov’essa sarà esposta e onorata, ecc. La madre Melin, che ha intrapreso la costruzione della cappella del sacro Cuore nella clausura di Paray, avrà per ricompensa di morire nell’esercizio attuale dell’amore; la comunità di Semur, che per la prima ha reso pubblico omaggio al sacro Cuore è diventata, per questo, la prediletta di quel Cuore, ecc. Queste promesse di nostro Signore la santa le utilizza per guadagnare dei proseliti e per stimolare lo zelo di quelli che sono già guadagnati.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

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