LA GRAZIA E LA GLORIA (29)
Del R. P. J-B TERRIEN S.J.
I.
Nihil obstat, M-G. LABROSSE, S. J. Biturici, 17 feb. 1901
Imprimatur: Parisiis, die 20 feb. 1901 Ed. Thomas, v. g.
TOMO PRIMO
LIBRO VI.
LA NOSTRA FILIAZIONE NEL SUO RAPPORTO CON LA TERZA PERSONA DELLA TRINITÀ
CAPITOLO III
Conseguenze dei caratteri personali. – Lo Spirito Santo è la causa della nostra adozione.
I. – All’adozione dei figli di Dio contribuiscono essenzialmente due elementi: la grazia creata e la Grazia increata; in altre parole, la partecipazione finita alla natura divina con i privilegi che ne derivano e la sostanziale dimora di Dio nell’anima santificata. Ora, se c’è una verità evidente, è che il beneficio dell’adozione, considerato sia in se stesso, sia nei suoi principi costitutivi, è singolarmente attribuito allo Spirito Santo dalle Scritture e dagli interpreti della rivelazione. Quando io interrogo i nostri santi Libri per domandare loro chi ci abbia formato ad immagine del Figlio eterno, chi ci abbia costituiti figli per adozione del Padre, essi hanno una sola risposta: lo Spirito Santo! È lo Spirito Santo che grida in noi, cioè che ci dà il potere di dirci in tutta verità, figli e non più schiavi: Abbà, Padre (Gal, IV, 6-7; Rm VIII, 15); Colui che si unisce alla nostra anima ci fa agire come figli di Dio; Colui la cui intima presenza e operatività testimonia al nostro spirito che non portiamo invano questo titolo glorioso (Rm VIII, 14, 16); Colui il cui possesso ci fa conoscere che abitiamo in Dio e che Dio abita in noi (Joan. V, 13). Tutta la Tradizione fa eco ai Libri Sacri su questo punto. I testi si presenterebbero in abbondanza, se fosse necessario portarli a sostegno di una verità così evidente. Chi non sa, ad esempio, quante volte, parlando del Battesimo, si rappresenta lo Spirito di Dio portato sulle acque, come nei primi giorni del mondo, per fecondarle e infondere loro la virtù di produrre i figli di Dio? È per uno scopo simile che ci mostra lo Spirito Santo che scende sotto forma di colomba al battesimo di Gesù Cristo, non ovviamente per santificarlo, ma per rappresentare ciò che farà nelle membra di Cristo nel Sacramento della loro rinascita e adozione. È impossibile non riconoscere in tutti questi testi e in altri simili un meraviglioso parallelo tra la generazione temporale del Figlio per natura e la nascita spirituale dei figli adottivi. « Come potrà avvenire ciò? Come potrò io, la cui verginità non conosce uomo, diventare la madre del mio Dio? » Questa fu la domanda che la divina Maria pose all’Angelo. E Gabriele le rispose: « lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra » (Lc 1, 34-35). Come può rinascere un uomo già vecchio – si chiede Nicodemo, il fariseo a cui Gesù Cristo predica la rigenerazione spirituale dei figli adottivi? E Gesù gli risponde: « In verità, in verità nessuno può entrare nel regno di Dio se non nasce da acqua e da Spirito Santo » (Gv., III. 4-5. Cfr. L. I, c. 2.): dall’acqua, come causa strumentale e secondaria; dallo Spirito Santo, come causa principale e sovrana. – Ho letto in alcuni antichi Dottori, e in particolare in Sant’Ireneo, che lo Spirito di Dio è « il seme vivo e vivificante del Padre » (Sant’Ireneo, de Hæres, L. IV, c. 31, n. 2 P. Gr. t. 7, p. 1069). Una figura audace, di fronte alla quale quasi tutti i Padri che sono venuti dopo di lui sembrano aver indietreggiato, forse per paura dell’abuso che se ne potesse fare. In ogni caso, purché depurato da tutto ciò che potrebbe essere materiale, esso rende felicemente il duplice ruolo dello Spirito di Dio nella concezione del Verbo fatto uomo e nella formazione degli altri figli adottivi, le sue copie e i suoi fratelli (S. Jean Damasc., de F. Orthod., L. III, c. 2: P. Gr. t. 7, p. 985, col. S. Thom. P., q. 32, a. 2, ad 3; S. Thom, 3. p:, q. 32, a. 2, ad 2). In entrambi i casi, è la virtù fecondante dello Spirito di Dio che opera, là nel grembo della Vergine, qui nel grembo delle acque, secondo un paragone più volte usato dalla Chiesa. – Non mi dilungherò oltre su questo parallelo. Quanto ho detto è più che sufficiente, non solo per mostrarci nello Spirito Santo l’autore e la fonte della nostra adozione, ma anche per insegnarci il significato di questa formula. L’analogia, direi quasi l’identità delle espressioni, ci avverte a sufficienza che definire l’analogia, direi quasi l’identità delle espressioni, ci avverte abbastanza che definire il ruolo dello Spirito Santo nel concepimento del Dio-Uomo significa anche dare una comprensione di ciò che Egli sia nella nostra nascita soprannaturale.
2. – Ora, cosa ci insegna la teologia sul significato di questa formula del simbolo o di altre equivalenti: « Concepito di Spirito Santo? » Lo Spirito Santo è il principio che, unendosi all’umanità del Salvatore, costituirebbe formalmente il Dio fatto uomo? – Sarebbe un’eresia crederlo, e non c’è nulla nei testi che permetta una simile interpretazione. Vogliamo dire, almeno, che l’operazione che Nostro Signore formò nel sacro grembo della Vergine, fosse l’operazione propria e personale dello Spirito Santo? No ancora: perché la fede ci insegna che le operazioni esterne di Dio, di qualunque natura, e qualunque effetto producano, sono comuni alle tre Persone divine. « Il Padre mio – rispondeva Gesù ai farisei ipocriti e invidiosi che gli rimproveravano di violare il sabato con le sue opere miracolose – il Padre mio opera sempre e anch’io opero. Tutto ciò che il Padre fa, il Figlio lo fa come lui. » (Joan. V, 17-19). Uno stesso Dio può avere una sola natura, una sola volontà, una sola potenza e, di conseguenza, una sola azione indivisibile. – E allora perché attribuiamo così costantemente allo Spirito Santo ciò che non è affatto suo come principio formale, né di Lui solo come causa efficiente? È qui che dobbiamo fare riferimento alle leggi di appropriazione. Senza dubbio, l’operazione misteriosa che formerà l’umanità del Salvatore e lo unirà sostanzialmente al Verbo eterno, non è di una Persona a sé stante. Ma questa operazione, per quanto comune, presenta una particolare affinità e speciali analogie con le proprietà di questo Spirito divino; ed è questo il fondamento dell’appropriazione. Diamo ancora una volta la parola al dottore Angelico. Dopo aver dichiarato che il concepimento del corpo di Nostro Signore è opera di tutta la Trinità, considera tre ragioni principali che ci obbligano ad attribuirlo singolarmente allo Spirito Santo (S. Thom., 3 p., q. 32, a. 1. Cfr. Leon. XIII, Encycl. Divinum, 1897). È necessario tradurli quasi per intero, poiché, riportandoli, daremo così ciò che rende il mistero dell’adozione appropriato allo stesso Spirito. – « Ciò che richiede questa appropriazione, dice, è innanzitutto la causa dell’Incarnazione, considerata dal lato di Dio. Perché lo Spirito Santo è personalmente l’amore del Padre e del Figlio. Ora, l’incarnazione del Figlio di Dio, nel grembo purissimo della Vergine, è eccellentemente un’opera d’amore, perché il Salvatore stesso ha detto nel suo Vangelo: Dio ha tanto amato il mondo da dargli il suo unico Figlio (Joan. III, 16). Ciò che ancora la richiede è la causa dell’Incarnazione, considerata dal lato della natura che il Verbo ha fatto sua. Infatti, da questo impariamo che, se l’umanità del Salvatore è entrata nell’unità della sua Persona, non è stato per merito suo, come alcuni eretici hanno sognato, ma per semplice liberalità, per pura bontà. Non è forse allo Spirito Santo, il Dono sostanziale di Dio, che la Scrittura attribuisce tutta la grazia, secondo le parole dell’Apostolo: c’è grande diversità di grazie, ma non c’è che uno stesso Spirito. (I Cor., XII, 4). Infine, ciò che la richiede è l’Incarnazione, considerata dal punto di vista del suo fine: perché si stava facendo l’uomo, concepito dalla Vergine Maria, il Santo per eccellenza e il Figlio eterno del Padre. Ora, la terza Persona della Trinità non è forse lo Spirito Santo, lo Spirito di santificazione (Rom. I, 4; Luca, I, 35)? Vediamo che è attraverso i tre caratteri personali che abbiamo studiato nello Spirito Santo, e per la triplice relazione del mistero con questi stessi caratteri, che il Dottore Angelico dà conto dell’appropriazione allo Spirito Santo di un’opera essenzialmente comune alle tre Persone. – Cosa serve perché le stesse considerazioni ci facciano intendere come e perché l’opera di adozione sia singolarmente affermata dallo Spirito Santo? Basta cambiare semplicemente i termini. Anch’essa è opera dell’amore (Bossuet, Meditazione sul Vangelo, Serm. Sulla montagna, 22° giorno); anch’essa previene ogni merito; anch’essa conduce direttamente alla vita soprannaturale dell’adottato, cioè alla santità, Aggiungiamo che è il più alto complemento della natura razionale e che, di conseguenza, anche da questo punto di vista, ha la sua speciale affinità con Colui che ci è apparso come l’ultima perfezione della Trinità, il sigillo delle processioni divine. – Ci sono forse alcuni per i quali questa idea di appropriazione è poco più di una parola, vuota di significato, incapace di fornire una spiegazione dei fatti e dei testi che si vogliono interpretare a suo aiuto. Ma immagino che lo giudicherebbero in modo molto diverso, se avessero meditato a sufficienza su ciò che essa implichi e su ciò che essa contenga. Non è dunque nulla dire dello Spirito Santo che abbia, nella sua proprietà personale, delle ragioni particolari per essere considerato l’autore della nostra adozione; titoli che le altre Persone non possiedono in virtù del loro carattere ipostatico e, di conseguenza, un diritto singolare di rivendicare per sé tutto ciò che contribuisce a renderci figli adottivi di Dio? Ed ecco ciò che è per gli Scolastici e per noi, l’appropriazione. – È quindi facile comprendere perché le Sacre Scritture, e la Chiesa dopo di esse, volendo darci una qualche comprensione delle misteriose proprietà dello Spirito divino affermano specialmente di Esso ciò che di sua natura è opera comune di tutta la Trinità. Possiamo anche intravvedere quale significato dobbiamo dare sia a queste espressioni, sia ad altre dello stesso tipo, che citiamo nel primo libro: « Ogni creatura (santificata) diventa partecipe del Verbo nello Spirito Santo: è attraverso lo Spirito che partecipiamo alla natura divina… è attraverso di Lui che siamo rinnovati. (S. Atanasio, ad Serap., cp. 1, n. 22-24, P. Gr., t. 26, p. 582, ss.); attraverso di lui il Cristo è formato in noi (S. Cirillo, de Trinit, Dial. VIII, t. cit. Papa S. Leone ha riassunto molto felicemente le idee contenute in questo capitolo: « Cujus spiritalem originem in regeneratione quisquis consequitur; et omni homini renascenti aqua baptismatis instar est uteri virginalis, codem Spiritu replente fontem qui replevit et Virginem ». S. Leo M. sermo in Nativ. Dom. 4. Ibid. p. 211, P. L. t. 54, p. 206. E ancora: « Factus est (Unigenitus) homo nostri generis, ut nos divinæ naturæ possimus esse consortes. Originem quam sumpsit in utero Virginis, posuit in fonte baptismatis; dedit aquæ quod dedit matri: virtus enim Altissimi et obumbratio Spiritus sancti quæ fecit ut Maria pareret Salvatorem, ædem facit ut regeneret unda credentem. Idem Serm. in Nativ. Dom s. Ibid. p. 211. Non sarà inutile, alla fine di questo capitolo, osservare che Leone XIII, nella sua Enciclica Divinum illud munus, ha confermato con la sua autorità la dottrina comune dell’appropriazione. « Non quod perfectiones cunctæ (divinitatis) atque ope a extrinsecus edita Personis Divinis communia non sint :… verum quod ex comparatione quadam et propemodum affinitate quæ inter opera ipsa et personarum proprietates intercedit, ea alteri potius quam alteri addicuntur, sive ut aiunt, appropriantur ». Da ciò consegue che le opere di santificazione sono generalmente attribuiti allo Spirito Santo). Pertanto, tutti questi favori divini non sono altro, nella sostanza, che la grazia dell’adozione.