EXTRS ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (13 -A-)

EXTRA ECCLESIAM NULLUS OMNINO SALVATUR (13 -A-)

IL DOGMA CATTOLICO:

Extra Ecclesiam Nullus Omnino Salvatur

[Michael Müller C. SS. R., 1875]

§ 6. AVENDO SPIEGATO CHE COSA SIA LA COSCIENZA E I DIVERSI TIPI DI COSCIENZA, POSSIAMO ORA FACILMENTE MOSTRARE CHI NON SIA COLPEVOLE DEL PECCATO DI ERESIA.

[Eretici formali ed eretici materiali fuori dalla Chiesa]

Non colpevoli del peccato di eresia sono tutti quelli che, senza alcuna colpa loro, sono stati educati in una setta del protestantesimo e che non hanno mai avuto l’opportunità di conoscerla meglio. Questa classe di protestanti è chiamata invincibilmente o incolpevolmente ignorante della vera Religione, o eretici materiali. – Ora, vediamo che cosa dice il Rev. Alfred Young, un padre paolista di New York, circa gli eretici materiali, in un articolo che aveva pubblicato su Buffalo Union e Times il 22 marzo 1888. Egli dice: “Fu battezzato nella sua infanzia, ed era poi un bambino cattolico buono come qualsiasi altro bambino cattolico “. – Questo è del tutto corretto, e se fosse morto prima che arrivasse all’uso della ragione, sarebbe andato dritto in paradiso. Ma, dopo essere giunto agli anni della comprensione, fu allevato nell’eresia; ma, secondo la sua dichiarazione, era solo un eretico “materiale”, non  “formale”.  Difficilmente si può dubitare che, tra i protestanti, molti siano solo eretici materiali. Reiffenstuel dà questa opinione per un grande numero tra la massa degli eretici. Medesima è l’opinione di Lacroix e di molti altri autori da lui citati, riguardo ai protestanti della Germania; e ciò che è vero per loro è altrettanto vero per i protestanti in altri Paesi. « Alcuni di loro – egli dice – sono così convinti, o così pregiudizievoli a causa dell’insegnamento dei loro ministri, che sono persuasi della verità della propria religione, e allo stesso tempo così sinceri e coscienziosi, che, se essi avessero saputo che in realtà era falsa, avrebbero subito abbracciato la nostra: essi non sono eretici formali, ma solo materiali, e ce ne sono molti di cui danno testimonianza numerosi confessori in Germania ed autori della più grande esperienza ». – « Ciò che è più deplorevole nel loro caso – dice Lacroix – è che, se cadono in qualsiasi altro peccato mortale, come può facilmente accadere a tali persone, (perché senza la grazia speciale è impossibile osservare i comandamenti), essi sono privati della grazia dei principali Sacramenti, e sono comunemente perduti, non a causa dell’eresia materiale, ma a causa di altri peccati che hanno commesso, e dai quali non sono liberati né dal Sacramento della Penitenza, che non esiste tra loro, né con un atto di contrizione o di carità perfetta, della quale non si prendono cura, o perché pensano di esserne dispensati (per non parlare della grandissima difficoltà che tali uomini avrebbero nel farlo, pensando di essere giustificati solo per la fede e la fiducia in Cristo; a causa di questa maledetta fidanza essi sono miseramente persi. » (Lacroix, Lib. II, 94.)  – È bene distinguere tra due classi di protestanti. La prima è quella di coloro che vivono tra i Cattolici o che hanno Cattolici che vivono nello stesso Paese con essi, che sanno che ci sono tali persone e spesso ne sentono parlare. La seconda riguarda coloro che non hanno queste possibili relazioni e parlano solo raramente dei Cattolici, ponendoli in una luce falsa ed odiosa. – Leggiamo nella Sacra Scrittura che Dio Onnipotente, in epoche diverse, disperse gli ebrei tra i pagani e compì grandi miracoli in favore del suo popolo eletto. Così ha voluto che i Gentili venissero a conoscenza del vero Dio. Allo stesso modo, Dio Onnipotente ha disperso i Cattolici Romani, i figli della sua Chiesa, tra i pagani del nostro tempo e  tra i protestanti. Egli non ha mai mancato di fare miracoli nella Chiesa Cattolica: chi, ad esempio, non ha sentito parlare dei molti grandi miracoli compiuti in Francia, e altrove, con l’uso dell’acqua miracolosa di Lourdes? Chi non ha assistito alla meravigliosa protezione della Chiesa Cattolica? Chi non ha letto le verità della Chiesa Cattolica, anche sui giornali protestanti? Chi non ha mai sentito parlare della conversione di tanti ricchi e colti protestanti alla Chiesa Cattolica? Il Signore, che desidera che tutti vengano alla conoscenza della vera Religione, si serve di questi e di altri mezzi per far sorgere dubbi nelle anime di coloro che sono separati dalla sua Chiesa. « Quindi – come dice il vescovo Hay – è quasi impossibile per quei protestanti che vivono tra i Cattolici, essere in uno stato di invincibile ignoranza ».  Tali dubbi sulla loro salvezza nel protestantesimo sono, per i nostri fratelli separati, una grande grazia, poiché Dio Onnipotente, attraverso questi dubbi, inizia a condurli sulla via della salvezza, obbligandoli a cercare in tutta sincerità luce ed istruzione. Ma coloro che non ascoltano questi dubbi rimangono colpevolmente nell’errore in una questione della massima importanza; e morire in questo stato significa morire nello stato di riprovazione, significa perdersi per sempre per colpa propria, come abbiamo visto sopra. – Ma ricordiamoci che « … è un errore – come dice bene il vescovo Hay – supporre che sia necessario un dubbio formale per rendere l’ignoranza del proprio dovere involontaria e incolpevole, basta infatti che ci sia una ragione sufficiente per dubitare, anche se gli ingiusti pregiudizi, l’ostinazione, l’orgoglio o altre cattive disposizioni del cuore, impediscono a queste ragioni di eccitare un dubbio formale nella propria mente: Saul non aveva dubbi quando offrì il sacrificio prima che arrivasse il profeta Samuele; al contrario, era persuaso di avere le più forti ragioni per farlo, tuttavia fu condannato per quella stessa azione, e lui e la sua famiglia furono rigettati da Dio Onnipotente. Gli Ebrei credevano di agire bene quando misero a morte il nostro Salvatore, anzi il loro sommo Sacerdote dichiarò in pieno consiglio che fosse opportuno per il bene e la sicurezza della nazione il doverlo fare: erano però grossolanamente in errore anzi, e tristemente ignoranti del loro dovere; ma la loro ignoranza era colpevole e sono stati severamente condannati per quello che hanno fatto, anche se era stato fatto nell’ignoranza. E, in effetti, tutti quelli che agiscono con una coscienza falsa ed erronea sono altamente biasimevoli per avere una tale coscienza, sebbene non abbiano mai avuto dubbi formali. Anzi, il loro non avere un tale dubbio, quando hanno invece solidi motivi per dubitare, li rende piuttosto ancor più colpevoli, perché questo mostra una maggiore corruzione del cuore, una maggiore depravazione nella disposizione. Una persona cresciuta in una falsa fede, che le Scritture chiamano « sette di perdizione, dottrine di diavoli, cose perverse, bugie e ipocrisia » – e che ha sentito parlare della vera Chiesa di Cristo che condanna tutte queste sette, e vede le loro divisioni e dissensi – ha sempre davanti ai suoi occhi le più forti ragioni per dubitare della sicurezza del proprio stato. Se fa ogni valutazione con sincere disposizioni di cuore, deve convincersi di essere nel torto; e più esamina, più chiaramente lo vedrà, per questa semplice ragione, che è semplicemente impossibile che la falsa dottrina, le menzogne e l’ipocrisia possano essere sostenute da argomenti solidi e sufficienti a soddisfare una persona ragionevole, che cerca sinceramente la verità e implora la luce da Dio per essere guidato nella ricerca. Quindi, se una tale persona non dubita, ma continua, come egli suppone, in buona fede, a modo suo, nonostante i forti motivi di dubbio che ha quotidianamente davanti ai suoi occhi, questo evidentemente dimostra: o che è supinamente negligente circa la preoccupazione della sua anima, o che il suo cuore è totalmente accecato dalla passione e dai pregiudizi. C’erano molte persone simili tra gli Ebrei e i pagani nel tempo degli Apostoli se, nonostante la splendida luce della verità che questi santi predicatori mostravano ovunque, e che era la ragione più potente per portarli a dubitare delle loro superstizioni, erano così lungi dall’avere tali dubbi, tanto da pensare che uccidendo gli Apostoli, facessero un servizio a Dio. Da dove nasce tutto questo? San Paolo stesso ci informa. « Rinunciamo – egli dice – alle dissimulazioni vergognose, senza comportarci con astuzia né falsificando la parola di Dio, ma annunziando apertamente la verità, ci presentiamo davanti ad ogni coscienza, al cospetto di Dio. » Qui egli descrive poi la strana luce della verità che ha predicato, questa luce tuttavia nascosta al gran numero, e immediatamente ne dà la ragione: « … E se il nostro Vangelo rimane velato, lo è per coloro che si perdono, ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso Vangelo di Cristo che è immagine di Dio. » (II Cor. IV, 2). Ecco la vera causa della loro incredulità: sono così ridotti in schiavitù delle cose di questo mondo dalla depravazione del loro cuore, che il diavolo li acceca così tanto da non poter vedere la luce, e l’ignoranza derivante da tali disposizioni depravate è una colpevole ignoranza volontaria, e quindi mai in grado di scusarli. – Se questo genere di eretici materiali, allora, sono persi, non sono persi a causa della loro eresia, che per essi non era peccato, ma a causa dei peccati gravi che hanno commesso contro la loro coscienza. « Chiunque ha peccato senza la legge – dice San Paolo – perirà senza la legge ». (Rom. II, 10). Il grande Apostolo desidera dire: « Quelli tra i pagani che non sanno nulla della Legge Cristiana, ma peccano contro la Legge naturale, contro la loro coscienza, saranno persi, ma non a causa del peccato di infedeltà, che non era peccato per coloro che erano invincibilmente ignoranti della Legge Cristiana, bensì a causa del grande peccato che commettono contro la voce di Dio che parlava loro attraverso la loro coscienza. » Lo stesso deve dirsi di quei protestanti che pur essendo incolpevolmente ignoranti della Religione Cattolica, peccano gravemente contro la loro coscienza. « Dio – dice San Tommaso – illumina ogni uomo che viene nel mondo e produce in tutta l’umanità la luce della natura e della grazia, come il sole fa con la luce che conferisce colore e animazione a tutti gli oggetti. Se l’ostacolo impedisce ai suoi raggi di cadere su un certo oggetto, potresti attribuire quel difetto al sole? Oppure se chiudessi tutte le finestre e rendessi la tua stanza completamente buia, potresti dire che il sole è la causa di quella oscurità? Lo stesso è per l’uomo che, per gravi peccati, chiude gli occhi della sua intelligenza alla luce del cielo, perché è avvolto in una profonda oscurità e cammina nell’oscurità morale. Uno studioso che desidera apprendere una scienza o una dottrina la più sublime, deve avere una concezione più luminosa e più completa, per capire chiaramente il suo maestro: allo stesso modo, l’uomo, per essere capace di ricevere maggiori ispirazioni divine, deve avere una disposizione particolare verso di esse. « Il Signore Dio mi ha aperto l’orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro ». (Is., L. 5.). Quindi tutti i vizi sono contrari ai Doni dello Spirito Santo, perché sono in opposizione all’ispirazione divina; e sono anche contrari a Dio e alla ragione, poiché la ragione riceve le sue luci e le ispirazioni da Dio. Perciò colui che offende gravemente Dio, ed è, per questo motivo, non illuminato per conoscere e credere le verità della salvezza, deve biasimare se stesso per la sua disgrazia e la punizione spirituale. Di questi dice san Paolo: « … ai quali il dio di questo mondo ha accecato la mente incredula, perché non vedano lo splendore del glorioso Vangelo di Cristo che è immagine di Dio » (Cor. IV, 4.). – « Rendi insensibile il cuore di questo popolo, fallo duro d’orecchio e acceca i suoi occhi » (Is., VI, 10.).  Si ricordi anche che la luce della Fede viene negata da quei protestanti che assomigliano ai Farisei. « Si formano di loro stessi – dice il vescovo Hay – una grande idea delle loro buone opere, non discernendo la grande differenza tra le buone azioni morali naturali e le buone opere cristiane soprannaturali, che soltanto porteranno un uomo in Paradiso. La nostra natura è sì corrotta dal peccato, eppure ci sono comunque pochi o quasi nessuno della semenza di Adamo, che non abbiano certe buone disposizioni naturali, per cui alcuni sono più inclini ad una virtù, certuni ad un’altra. Infatti alcuni sono di umana benevola disposizione, timorosa e compassionevole verso gli altri in difficoltà, alcuni giusti e onesti nei loro rapporti, alcuni temperati e sobri, alcuni miti e pazienti, alcuni hanno anche sentimenti naturali di devozione e di riverenza per l’Essere Supremo. Ora, tutte queste buone disposizioni naturali di per sé sono lungi dall’essere delle virtù cristiane, e sono del tutto incapaci di portare un uomo in Paradiso, anzi li rendono graditi agli uomini, e procurano loro stima e rispetto da parte di coloro con cui vivono, ma questo non ha alcun valore di fronte a Dio riguardo all’eternità. Per convincersene, dobbiamo solo osservare che buone disposizioni naturali di questo tipo si trovano pure in maomettani, ebrei e pagani, così come tra i Cristiani; tuttavia nessun Cristiano può supporre che un maomettano, ebreo o pagano, che muore in quello stato, otterrà il regno dei cieli per mezzo di queste virtù. – I Farisei, tra il popolo di Dio, erano notevoli per molte di queste virtù; avevano una grande venerazione per la legge di Dio; avevano reso aperta professione di pietà e devozione; facevano grandi elemosine ai poveri; digiunavano e pregavano molto; erano assidui in tutte le osservanze pubbliche della religione; erano notevoli per la loro stretta osservanza del Sabbath e avevano in orrore ogni profanazione del santo Nome di Dio; tuttavia Gesù Cristo stesso dichiara espressamente: « Se la tua giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei, non entrerai nel regno dei cieli ». (Matt. V. 20). Ci viene detto di uno di loro, salito al tempio per pregare, che egli era, agli occhi del mondo, un uomo molto buono, conduceva una vita innocente, libera da quei crimini più grossolani che sono così comuni tra gli uomini, digiunava due volte a settimana, dava la decima di tutto ciò che possedeva; eppure Cristo stesso ci assicura che fu condannato agli occhi di Dio. Tutto ciò prova che nessuna delle suddette buone disposizioni della natura sia in grado di portare in cielo alcun uomo. E la ragione è, perché « … non c’è nessun altro Nome dato agli uomini sotto il cielo per mezzo del quale possiamo essere salvati, ma solo il Nome di Gesù » (Atti IV, 10), quindi, nessuna buona opera, eseguita attraverso le buone disposizioni della sola natura, potrà mai essere incoronata da Dio con l’eterna felicità. Per ottenere questa gloriosa ricompensa, le nostre buone opere devono essere santificate dal Sangue di Gesù e diventare virtù cristiane. Ora, se cerchiamo le Sacre Scritture, troviamo due condizioni assolutamente necessarie per rendere le nostre buone opere gradite a Dio e favorevoli alla nostra salvezza: in primo luogo, essere uniti a Gesù Cristo mediante la vera Fede, che è la radice e il fondamento di tutte le virtù cristiane, poiché san Paolo dice espressamente: « Senza fede è impossibile piacere a Dio ». (Ebr. XI, 6). Si osservi la parola “impossibile”; non dice che sia difficile, ma che è impossibile. Quindi, se pure un uomo ha sempre così tante buone disposizioni naturali ed è caritatevole, devoto e mortificato come lo erano i Farisei, ma non ha vera Fede in Gesù Cristo, non può entrare nel regno dei cieli. Si rifiutarono di credere in Lui, e quindi tutte le loro opere non erano buone a nulla per la loro salvezza; e a meno che la nostra giustizia non superi la loro in questo punto, come ci assicura Cristo stesso, non entreremo mai nel suo regno celeste. Ma anche la vera Fede stessa, per quanto necessaria, non è sufficiente da sola per rendere le nostre buone opere disponibili alla salvezza; perché è necessario, in secondo luogo, che siamo in Carità con Dio, nella sua amicizia e nella sua grazia, senza le quali nemmeno la stessa vera Fede ci salverà mai. Per convincerci di questo, prestiamo orecchio solo a San Paolo, che dice: « Anche se dovessi avere tutta la fede, in modo da smuovere le montagne, … anche se dovessi distribuire tutti i miei beni per nutrire i poveri, anche se dovessi dare il mio corpo per essere bruciato, e non avessi la carità, niente mi giova » (I Corinzi XIII. 2) Quindi, che un uomo sia sempre così pacifico, regolare, inoffensivo e religioso a suo modo, caritatevole con i poveri e quant’altro ti pare, ma se non ha la vera Fede di Gesù Cristo, e non si trova nella Carità con Dio, tutte le sue apparenti virtù non servono a nulla, è impossibile che egli piaccia a Dio per loro mezzo, e se vive e muore in quello stato, queste non gli gioveranno a nulla: quindi è evidente che coloro che muoiono in una falsa religione, per quanto ineccepibile possa essere la loro condotta morale agli occhi degli uomini, tuttavia, poiché non hanno la vera Fede in Cristo, e non sono in Carità con Lui, non sono sulla via della salvezza, perché nulla può servirci in Cristo, se non « la fede che opera per mezzo della carità ». (Gal. V, 6)  – Vediamo ora cosa dice il Rev. A. Young dell’altra classe di protestanti, gli  incolpevolmente ignoranti. Nel suo articolo “I protestanti hanno fede divina”, pubblicato il 22 marzo 1888, nella Buffalo Catholic Union and Times, il Rev. A. Young dice: « I protestanti possono avere Fede Divina. Che per alcuni protestanti sia possibile avere una Fede Divina è un fatto di cui sono certo quanto me stesso ché anch’io avevo una tale fede. Una volta ero un protestante, e la mia fede era altrettanto autentica e teologicamente divina, come lo è oggi. Non ho mai avuto una fede umana, e quando mi spiego onestamente credo che un gran numero di protestanti, leggendo le mie parole, potrebbero dire: « Hai dichiarato esattamente il mio caso ».  – Per non lasciarci fuorviare da idee fantasiose o da nozioni su ciò che sia la fede divina, ne darò subito la definizione per bocca di uno dei più grandi dottori della Chiesa: San Tommaso – Egli dunque dice: «Ipsum credo est actus intellectus assentientis veritati divinæ ex imperio voluntatis a Deo motæ per gratiam. » (2., q, II, art. 9.) – Credere è un atto dell’intelletto che ci assicura la Verità divina per comando della volontà mossa dalla grazia di Dio. Questa è una definizione esatta di ciò che era la mia credenza (fede) protestante, e nel diventare cattolico ESSA NON HA SUBITO NESSUN CAMBIAMENTO, e chiaramente non potevo subirne alcuno. » –

Rev. Muller: Quando San Tommaso dice: “Ipsum, (cioè Deum) credere, credere in Dio “, ecc., parla dei Cattolici che hanno la vera Fede, come è evidente da tutto ciò che precede, specialmente dal q. I, art. 10., in cui dice che essa appartiene soprattutto al Papa, che Cristo ha reso il Capo visibile della sua Chiesa, per vedere la disposizione e la pubblicazione del simbolo di fede. – È, per così dire, poco saggio per il Rev A. Young applichi a se stesso e ad altri eretici materiali ciò che San Tommaso dice solo della Fede dei Cattolici, perché l’aquinate dice espressamente che coloro che non hanno la vera Fede non possono fare un atto di Fede come dovrebbe essere fatto, cioè, nel modo determinato dalla vera Fede, e ciò che San Tommaso intende con “Ipsum credere, credere in Dio“, ce lo dice in q. V, art 3, in cui continua: « L’oggetto formale della fede è la Verità Prima (cioè Dio stesso) come è noto dalla Sacra Scrittura e dalla dottrina della Chiesa, dottrina che procede dalla Prima Verità. Quindi chiunque non aderisca alla regola infallibile e divina della Fede – cioè alla dottrina della Chiesa, che procede dalla Prima Verità, come è reso noto nella Sacra Scrittura, non può avere l’abito della Fede; e se detiene certe verità di fede, non le ha per Fede, ma per altri motivi. Ora è chiaro che colui che aderisce alla dottrina della Chiesa riguardo alla regola infallibile della Fede, assentisce a tutto ciò che la Chiesa insegna; tuttavia, chi sceglie di credere ad alcune di quelle verità che la Chiesa insegna e ne respinge altre, invece di aderire alla dottrina della Chiesa come regola infallibile della Fede, aderisce solo alla propria volontà o al giudizio personale.  – « In questi articoli di Fede in cui un eretico non sbaglia, non c’è lo stesso modo di credere di quello con cui un Cattolico crede; perché un Cattolico li crede aderendo senza esitazione alla Prima Verità (come è noto nella Sacra Scrittura e nella dottrina della Chiesa), ed è per fare ciò che ha bisogno dell’aiuto dell’abito alla Fede; ma un eretico non possiede certi articoli di fede da questa regola infallibile, ma solo per sua propria scelta e per giudizio privato. Colui la cui fede non è basata sull’infallibile e divina regola della Fede, non ha affatto la vera Fede; poiché colui che non crede a Dio nel modo determinato dalla vera Fede, non crede veramente a Dio.  – « Non possiamo credere assolutamente una verità divina proposta  alla nostra convinzione se non sappiamo che tale verità sia proposta per nostra convinzione da un’Autorità infallibile e divina; è solo allora che sia l’intelletto che la volontà sono infallibilmente diretti a credere e ad aderire all’Oggetto della Fede – Dio e le sue verità rivelate – come il principale fine dell’uomo, a causa del quale egli acconsente alle Verità Divine. Poiché questa Autorità infallibile e divina si trova solo nella Chiesa Cattolica, è evidente che i veri atti di fede possono essere fatti solo da colui che aderisce a questa Autorità. (Somma 22 q. ii. Art. II, Ad 3; 3, 22, q.v., art. 5). Siccome il Rev. A. Young, quando era un protestante, non aveva, e non poteva avere questo infallibile e divina regola della Fede, non ha fatto, e non poteva, secondo la dottrina di San Tommaso fare atti di Fede Divina. Se è vero, quindi, quello che afferma, cioè, « che la sua fede non ha subito alcun cambiamento quando è diventato cattolico », deve essere vero anche che è un tipo particolare di Cattolico. – Che il Rev. A. Young, fino a quando era protestante, non potesse compiere atti di Fede Divina nel modo determinato dalla fede, è pure evidente dalla dottrina di Sant’Alfonso: « Dio inizia l’opera della salvezza dell’uomo – dice S. Alfonso – lavorando sull’anima interiormente ed esteriormente. Dio lavora sull’anima interiormente, ispirandola prima al pensiero della salvezza. Dal pensiero della salvezza nasce poi il desiderio della salvezza. Il desiderio della salvezza prepara l’anima a rispettare le condizioni della salvezza. Ora, la prima condizione della salvezza è la vera Fede, la Fede Divina. L’inizio della vera Fede, quindi, è il desiderio di essa, derivante dal pensiero della salvezza. Il pio desiderio della Fede, tuttavia, non è ancora la Fede formale; è solo il buon pensiero di voler credere che, come dice sant’Agostino, precede la credenza. Il desiderio di salvezza, ispirato da Dio Onnipotente, deve anche essere compiuto da Lui che quindi lavora anche sull’anima esteriormente. Il mezzo più usuale che Egli impiega per lavorare sull’anima all’esterno è il portarla al possesso della vera Fede con il dargli l’opportunità di apprendere le Verità di salvezza dalla Chiesa Cattolica. “La fede proviene dall’ascolto”, dice San Paolo. Essa quindi illumina l’intelletto dell’uomo perché possa vedere le verità della salvezza, inclini la volontà a credere a quelle verità che gli vengono da Dio attraverso l’Autorità divina della sua Chiesa, a confidare nella fedeltà di Dio alle sue promesse: così esso crede soprattutto che Dio perdoni il peccatore pentito e lo accolga nella sua amicizia a causa dei meriti di Gesù Cristo. Ma nell’udire la sacra Legge promulgata, egli percepisce di essere un peccatore, e quindi teme la giustizia di Dio, che è provocata dalle sue iniquità: dopo essere stato colpito da questo shock salutare, si presenta e lo risolleva un sentimento di fiducia nell’infinita misericordia di Dio. Egli spera che, in considerazione dei meriti di Cristo, Dio lo perdonerà, e animato da questa speranza, inizia ad amare; questo amore lo porta a detestare i suoi peccati, a pentirsene, a ripararli, per quanto possibile, a risolversi ad osservare i comandamenti e a riconciliarsi con Dio con i mezzi dati da Lui, cioè il Battesimo per i non battezzati, e il Sacramento della Penitenza per quei Cristiani che hanno perso la grazia di Dio. – La Fede, quindi, per essere veramente divina e salvatrice, deve essere basata sull’Autorità divina di Dio come investita nella Chiesa Cattolica Romana. – « Senza un capo della Chiesa visibile e infallibile – dice Sant’Alfonso – sarebbe impossibile avere una regola infallibile di fede, in base alla quale sapere con certezza cosa credere e cosa fare. Quindi chi è separato dalla Chiesa e non le è obbediente non ha regole infallibili di fede; non ha più alcun criterio per cui possa sapere cosa debba credere e cosa fare. Senza questa Autorità divina della Chiesa, né i princîpi della rivelazione divina, né quelli della ragione umana hanno alcun sostegno, perché le espressioni dell’uno e quelle dell’altro saranno quindi interpretate da ciascuno a suo piacimento; e quindi ognuno può negare tutte le verità di fede: la Santissima Trinità, l’Incarnazione di Cristo, il Paradiso e l’Inferno, e qualsiasi altra cosa egli scelga di negare. Io, quindi, ripeto: se si rinuncia alla divina Autorità della Chiesa e all’obbedienza che le è dovuta, ogni errore possibile sarà sostenuto e deve essere tollerato anche negli altri. Questa argomentazione innegabile ha fatto sì che un predicatore calvinista rinunciasse ai suoi errori. ». (Appendice al suo lavoro, Concilio di Trento). – Ecco che san Tommaso, parlando di Fede, dice: « La virtù della Fede consiste principalmente nel sottomettere il nostro intelletto e la volontà, con l’aiuto della grazia di Dio, all’Autorità divina della vera Chiesa incaricata da Gesù Cristo di insegnarci ciò che dobbiamo credere. Colui che non segue questa regola di fede, non ha affatto la vera Fede. » La ragione di ciò è data sopra da S. Alfonso, perché: come potremmo noi, senza la Chiesa, sapere che Dio abbia rivelato qualcosa? Come sappiamo cosa abbia rivelato? Come potremmo conoscere il significato delle sue rivelazioni? Come potremmo conoscere la Parola di Dio scritta? Come potremmo conoscere il significato della Sacra Scrittura? Perché la Sacra Scrittura non consiste nelle parole, ma nel senso delle parole: come possiamo conoscere la profondità delle rivelazioni divine? Poiché la portata delle rivelazioni divine è più grande di quella della Sacra Scrittura, noi senza la divina autorità della Chiesa Cattolica Romana, non possiamo ritenere le verità rivelate dall’Autorità divina, e se riteniamo delle Verità cattoliche, noi le crediamo solo sull’autorità umana, e quindi tale credenza non è una Fede Divina. Gli atti di Fede divina, quindi, consistono nel credere fermamente a ciò che Dio ci dice attraverso l’Autorità divina della sua Chiesa. Gli eretici, sia formali che materiali, sono separati da questa Autorità divina, e quindi anche gli atti di Fede fatti dagli eretici materiali non sono affatto degli atti di Fede Divina, nonostante la loro incolpevole ignoranza dell’Autorità divina della Chiesa. Supponiamo che un certo protestante abbia in suo possesso del denaro contraffatto, che crede innocentemente essere legale, certo è che i suoi soldi, essendo contraffatti, non sono trasformati in denaro genuino dalla sua incolpevole ignoranza in materia. Allo stesso modo, gli atti di Fede fatti da un eretico materiale sono atti di fede falsi, perché non sono basati sull’Autorità di Dio, che parla attraverso l’Autorità della sua vera Chiesa. Questi atti pertanto sono senza un fondamento divino. – Nell’ignoranza incolpevole di questa verità fondamentale per i veri atti di Fede, non c’è alcun potere di cambiare gli atti di fede contraffatti in atti di Fede Divina. Tutto ciò che si può dire a favore di questo tipo di eretici è che possono avere la disposizione a credere ciò che è giusto, e questa disposizione viene da Dio e prepara tali protestanti a ricevere il dono della vera Fede quando vengono a conoscerla. – Ora supponiamo che sia vero ciò che è impossibile che sia vero, cioè che l’atto di fede compiuto da un eretico materiale sia un atto divino di Fede, come afferma il Rev. A. Young: è molto errato che egli dica che tale atto di fede, così come lo ha descritto, sia, secondo San Tommaso, meritorio; il che significherebbe meritevole di una ricompensa eterna in cielo. San Tommaso non ha mai detto nulla del genere; egli dice che un atto di Fede è meritorio solo quando procede e si unisce alla Carità divina. Tutte le opere buone, che sono compiute da una persona senza essere nello stato di vera Carità divina, sono opere morte. Se il Rev. Young dà la definizione di Fede data da San Tommaso, perché non ci ha dato pure  la spiegazione di San Tommaso sulla sua definizione di Fede? -Alcune righe dopo infatti, San Tommaso dice: “Charitate superveniente actus fidei fit meritorius per caritatem”. « Quando la Carità divina si unisce alla Fede, allora l’atto di Fede diventa meritorio ». Quando san Tommaso dà la succitata definizione di un atto di Fede, parla di una persona che crede in Dio che gli parla attraverso la sua Chiesa, come è evidente da altri passaggi in cui egli parla della fede degli eretici: finché, quindi, come eretico materiale, sebbene attraverso un’incolpevole ignoranza, aderisca ad una setta eretica, egli è separato da Cristo, perché è separato dal suo Corpo, la Chiesa Cattolica, e in quello stato non può egli fare tutti gli atti soprannaturali di Fede Divina, di speranza e carità, che sono necessari per ottenere la vita eterna, e quindi, se muore in quello stato, viene dichiarato infallibilmente perduto da Sant’Agostino, Sant’Alfonso e tutti i grandi Dottori della Chiesa. – Ma, dice il Rev. A. Young: « Sono stato battezzato in tenera età da un ministro della Chiesa evangelica protestante. Ho poi ricevuto, come accade per tutti i battezzati, adulti o bambini, le Virtù infuse della fede, della speranza e della carità divina, insieme alla grazia santificante, ed ero stato reso capace, con la grazia di Dio così donata, di compiere atti meritori distinti di fede divina, di speranza e di carità ».  – Uno degli effetti del Battesimo è che, quando i bambini sono validamente battezzati, ricevono, insieme al carattere indelebile di un Cristiano, l’Abitudine alla fede, o una capacità, un potere o una facoltà che li abilita, quando arrivano all’uso della ragione, e sono istruiti dalla Chiesa Cattolica nelle verità rivelate, a compiere atti di Fede Divina; questa abitudine di fede consente loro di vedere chiaramente e di credere fermamente alle Verità della Religione Cattolica. Un bambino battezzato è un figlio di Dio, e Dio vive nell’anima di quel bambino ed è suo Padre. Quindi, quando Dio parla attraverso la sua Chiesa a quel bambino, riconosce facilmente la voce che gli parla come la voce di Dio, e crede fermamente a qualunque verità gli insegni a credere. Ma questa abituale Fede Divina viene persa dalla professione dell’eresia, non esclusa l’eresia materiale. Ad un bambino cresciuto nell’eresia, Dio non parla quando sente la voce di un insegnante eretico; se crede a quell’insegnante, non crede a Dio ma all’uomo, e la sua fede è umana, fede che non può condurlo a Dio. (Vedi S. Tommaso, De Fide, Q V, art. III.; Cursus Compl. Theologiæ, vol. 21, Q. III., Art. III., De Suscipientibus Baptismum. Istruzione in Crist, Doct. Capitolo II.)  – Ciò può essere più chiaro da quanto segue: Se una persona che è venuta all’uso della ragione e professa l’eresia al momento del suo battesimo, è in effetti indelebilmente segnata come cristiana, ma non è santificata, perché gli altri effetti soprannaturali del battesimo vengono sospesi per mancanza delle giuste disposizioni o dei preparativi che sono richiesti per ricevere non solo il Sacramento, ma anche i suoi effetti soprannaturali. Uno dei requisiti più essenziali per ricevere questi effetti è avere la vera Fede, cioè, credere in Dio, che parla attraverso la Chiesa Cattolica. Ora l’eresia, l’eresia materiale non esclusa, è una mancanza di questa Fede, a causa della quale gli effetti soprannaturali del battesimo sono sospesi. Dio non può unirsi con un’anima che vive nell’eresia, anche se è solo un’eresia materiale. Poiché gli effetti santificanti soprannaturali in questo caso sono sospesi, così sono per la stessa ragione, distrutti in colui che fu battezzato nella sua infanzia e divenne poi un eretico, anche se solo un eretico materiale, quando arrivò all’uso della ragione. Questa persona, per riconciliarsi di nuovo con Dio, deve rinunciare all’eresia, credere nella Chiesa Cattolica e ricevere degnamente il Sacramento della penitenza; o se questo non può essere avuto, deve avere una contrizione o carità perfetta con il desiderio (almeno implicito) di ricevere il Sacramento della Penitenza. L’altra persona, tuttavia, sarà riconciliata con Dio e veramente santificata, non appena rinuncia all’eresia, crede alla Chiesa Cattolica, e ha almeno l’attrizione (dolore soprannaturale imperfetto) per i suoi peccati, perché è allora che gli effetti santificanti soprannaturali del Battesimo hanno luogo. È quindi evidente che, se queste persone ed altri come loro morissero nell’eresia, sarebbero persi per sempre. (Vedi Teolog. Curs. Compl. De Confirmatione, Parte II., Q. II., Art. VI.). – « La Chiesa – dice il dottor O. A. Brownson – insegna che il bambino validamente battezzato, da chiunque sia amministrato il Battesimo, riceve nel Sacramento l’abitudine infusa di fede e santità, e che questa abitudine è sufficiente per la salvezza fino a quando il bambino non giunga all’uso della ragione Quindi tutti i bambini battezzati che muoiono nell’infanzia vengono salvati. » – « Ma quando arriva l’uso della ragione, il bambino ha bisogno di qualcosa che vada al di là di questa abitudine infusa e sia destinato a suscitare l’atto di fede. L’abitudine non è la vera Fede, ed è solo una struttura soprannaturale infusa dalla grazia, per suscitare l’effettiva virtù della Fede. L’abitudine alla santità è perduta per il peccato mortale, ma l’abitudine alla fede, ci viene detto, viene persa anche da un atto positivo di infedeltà o di eresia. Questo non è strettamente vero, perché l’abitudine può essere persa dall’omissione nel suscitare l’atto di fede, che non è, né può essere suscitato fuori dalla Chiesa Cattolica; poiché fuori di Essa non c’è l’oggetto credibile, che è Deus revelans et Ecclesia proponens, (Dio che rivela e la Chiesa che propone alla nostra fede). Di conseguenza, al di fuori della Chiesa non può esserci salvezza per nessuno, anche se battezzato, che sia venuto all’uso della ragione: l’abitudine data nel Battesimo cessa quindi di essere sufficiente, e comincia l’obbligo di suscitare l’atto. » – « Potremmo sentirci dire che potrebbe non essere per colpa propria che si omette di suscitare l’atto, specialmente se si è nati e cresciuti in una comunità ostile o estranea alla Chiesa. Chi lo nega? Ma da ciò non segue né che l’abitudine non venga persa dall’omissione, né che la provocazione dell’atto non sia necessaria, nel caso di ogni adulto, alla salvezza. L’ignoranza invincibile scusa dal peccato – lo ammettiamo – in ciò di cui uno è invincibilmente ignorante, ma non conferisce alcuna virtù ed è puramente negativa. Scusa dal peccato e, se si vuole, dall’omissione del suscitare l’atto, ma non può riparare il difetto causato dall’omissione. Per la salvezza è necessario qualcosa di più che essere scusato dal peccato di infedeltà o di eresia. » – « Ma, continua il reverendo A. Young – poiché ero un battezzato Cristiano, non volevo, né potevo, perdere la capacità di compiere atti meritori di fede divina, non importa se li avessi fatti o meno; non importa quello che credevo o non credevo mentre crescevo; non importa se sono diventato protestante, ebreo, maomettano o infedele. Sarò un Cristiano battezzato per l’eternità, perché il segno indelebile del Battesimo non può essere tolto dalla mia anima. In questa condizione ero capace di compiere atti meritori di Fede divina ».  –

Rev Muller: Che asserzione stupida e assurda! È possibile che un prete possa essere così ignorante da affermare ciò che nessun bambino Cattolico ben istruito affermerebbe!? Solo chi vive nella vera Fede e nella vera carità con Dio ha la capacità di compiere atti meritori di Fede divina. Eppure il Rev. A. Young, nella sua ignoranza imperdonabile, afferma solennemente che un protestante battezzato, o un ebreo battezzato, o un Maomettano battezzato, o un infedele battezzato, sia in grado di compiere atti meritori di Fede divina, perché porta inciso nella sua anima il marchio indelebile del battesimo. Chi ha mai insegnato e creduto a tali assurdità!? Come può un Prete essere così ignorante da confondere il carattere indelebile del Battesimo con le grazie soprannaturali di questo Sacramento, che sono perse dalla professione dell’eresia e dell’infedeltà!

[Continua …]