LO SCUDO DELLA FEDE (221)

LO SCUDO DELLA FEDE (221)

MEDITAZIONI AI POPOLI (IX)

Mons. ANTONIO MARIA BELASIO

Torino, Tip. e libr. Sales. 1883

MEDITAZIONE IX

Appello ad arruolarsi senza rispetto umano sotto lo stendardo di Gesù Cristo

Che momento solenne è mai questo! Siamo qui per stringere un patto nuovo di fedeltà col Signore Dio nostro. Benedetti voi, o giovani, che correte coll’ardore della vostra età sotto lo stendardo di Gesù Cristo! Quale arringo vi si apre per la vostra età ventura! quanto bel tempo di far del bene e campo a conquistare vittorie, che vi faranno consolata tutta la vita! Bravi voi, che combattete sempre fedeli sotto la scorta e la guardia del divin Salvatore, e che riposando sopra tante palme raccolte nei passati combattimenti, pigliate conforto a nuove battaglie pel trionfo della eterna gloria! Coraggio a voi convertiti, i quali rimpiangendo un tempo perduto, lo potrete riguadagnare col fervore nel servire a Dio. Pace anche a voi, i quali finalmente, stancati dalle vostre passioni, cercate e troverete riposo tra le braccia del perdono di Dio. Formiamo adunque un popolo di fervorosi che vogliamo essere un esercito di bravi e fedeli soldati di Dio, fino alla morte: tutti insieme siamo la crociata guidata da Gesù Cristo al conquisto del regno eterno. In questa missione io ho fatto come il profeta Samuele. Egli, radunato in massa tutto il popolo di Dio, gli rinfacciò le colpe; per cui aveva meritato tanti castighi; e quel popolo rispondendogli colle strida del più acuto dolore, giurarono insieme nuova fedeltà al Signore: così formossi consolidato il regno d’Israele. Anch’io nella presente missione vi gridai: ritornate al Signore, e voi correste tutti a gittarvi tra le braccia della sua bontà. Oh siamo adunque qui tutti, proprio ancor tutti salvi!… Anche quei nostri amati fratelli, che ci facevano tanto spavento, perché erano già, meschinetti! sopra l’abisso dell’inferno che minacciava d’ingoiarli!… Dio della misericordia! abbracciamoci scampati, come chi per miracolo fuor di naufragio si volta e guata il mare, da cui scappa atterrito. Corriamo tutti al Salvatore nostro Gesù, e serriamoci intorno a Lui, decisi di combattere sotto il suo stendardo fino alla morte. Ecco una società di empii che pretendono di cacciar Dio dal suo regno in terra, e regnarvi essi come fossero déi. Ferve la guerra tutta contro a Gesù accanitissima, perché Egli è Figliuolo di Dio. Se in altri tempi fingevano almeno d’inchinarsi davanti a Lui, acclamandolo il benefattore più grande dell’umanità, e se volevano, ipocriti! Comparire Cristiani, era per loro la religione un affare di convenienza, e la moderazione di quei mondani onorati era la maschera di un vile egoismo. Ora l’attacco è smascherato. Giù giù la maschera, oprudenti del secolo: o con noi e con Gesù; se no, noi contro di voi. Noi combatteremo a visiera alzata: noi colla irrevocabile decisione del martire; noi colla fiducia del trionfatore sulla fronte; noi col grido, terror dei nemici di Dio: Emanuele Gesù è Dio con noi: noi seguendo Gesù fino al paradiso avremo fino all’ultimo nostro sospiro la parola d’ordine: Adveniat regnum tuum! O Gesù Cristo, eterno trionfatore de’ vostri e dei nostri nemici, toglieteci questa vita, se mai tentassimo disertare. O Maria, ausiliatrice al tempo opportuno, terribile come mille schiere ordinate, proteggeteci voi in mezzo a tutte prove, e raccoglieteci in seno a voi fino a quando vi spireremo in seno, coll’anelito del cuore e col labbro in sorriso ripetendo i cari nomi « Gesù e Maria! » Bravi voi, miei cari, che udiste l’appello: siete qui adunque tutti per arruolarvi nell’esercito dei santi combattenti con Gesù Cristo in terra per la conquista del suo regno. Ora ci ordineremo in drappelli. Il primo drappello è dei giovani, e fin dei fanciulli: il secondo drappello è delle persone di una certa età che son già bravi, distinti per l’esperienza nelle prove della vita; ai quali stanno congiunti tutti convertiti d’ogni condizione, ma tutti rinati a vita nuova. Cominceremo adunque col riordinarci e comunicarci, come si dice, l’ordine del giorno per le battaglie. – Ora il primo drappello siete voi, o giovani, fiore delle nostre speranze: Dio benedetto vi vuole proprio salvi; Egli vi elesse con tanto amore. Per non lasciarvi perdere neppure un poco della vostra vita tanto preziosa, vi affidò alle più tenere cure dei genitori cattolici. Vi fece nascere tra le braccia di una madre cristiana; e la madre cristiana per istinto d’amore materno si fece subito interprete del disegno che ha per voi la bontà divina. Ella, dimentica fino di se stessa, vi avrebbe versato il cuore suo nella vostra personcina: vi vegliava alla culla; e quando vi svegliavate, la vedeste cogli occhi allargati negli occhietti di voi, collo sguardo al cielo, che la vi accennava subito una qualche cosa in alto di più del soffitto della vostra stanzetta. Colla materna parola vi svegliava l’anima a ragionare, vi rivelava un mondo invisibile; vi parlava insomma di Dio. Per farvelo conoscere nella sua bontà questo Dio, che ci ama come figliuoli del suo Sangue, ella vi faceva guardare appeso al muro al di sopra della culla il Crocifisso suo Figliuolo; e sotto al Crocifisso sempre la Madonnina, per cagion di dirvi: figliuolo delle viscere mie, ecco chi ti ha da condurre salvo in paradiso: vedi, è Gesù Cristo; e la sua Madre, che è pur Madre nostra, ti tirerà per mano appresso a Lui. Su di’ adunque con me: Gesù e Maria! e di’ con Gesù, che fu anch’egli Bambino, a Dio in cielo: O Padre nostro, vi voglio tanto bene; e voletemi anche Voi tanto bene col Figliuol vostro Gesù. Così la madre vostra vi faceva dire le orazioni sul petto suo. Oh figliuoli, quanto sarete contenti di aver sempre continuata la vita, come l’avete cominciata insieme colla madre vostra cristiana! Colla vostra madre terrena si accordò la madre Chiesa subito subito. Per noi appena nati mandò il Sacerdote sulla porta della parrocchia, in cui risiede sempre Gesù nostro in persona, come sul campo delle battaglie sta nella tenda il capitano. E il prete, avutici tra le braccia, da noi cacciò via il demonio che già ci rondava d’intorno: ci mise al coperto sotto le sue benedizioni; e, portatici alla fonte battesimale, ci aprì sul capo la porta del paradiso. Egli ci disse: io ti battezzo nel Nome del Padre, e volle dirci: bimbo mio, Dio Creatore onnipotente ti adotta in suo figlio, e ti ha per figliuolo del Sangue del suo Gesù: chiamalo pur col nome di Padre, ché Egli ti prepara l’eredità del paradiso in cielo. Nel Nome del Figlio. Dio te lo mandò il Figliuolo suo dal suo proprio seno; ed il Figliuol suo ti salvò: su con Lui a meritarti di qui il paradiso. Nel Nome dello Spirito Santo. Si, a Lui, a Lui bontà di Dio il confortarti nelle prove della vita: Egli ti infonderà il valore a combattere, ti ravvolgerà nel seno della sua bontà per portarti a beatitudine nell’eterno amore in cielo. Poi il buon prete ci scrisse nel libro dei battezzati, vogliam dire nel libro degli eletti pel cielo, come nel registro dei coscritti i quali debbono diventare soldati di Gesù Cristo. Spiegherò qui il pensiero con un fatto. Udite. Quando le nazioni Cristiane per l’unità della fede si erano collegate nel Sacro Impero a fine di combattere contra la Turchia che minacciava la Religione e la civiltà in Europa, esse avevano stabiliti sul lembo dell’Austria i così detti confini militari. In quei paesi, appena nasceva un bambino, veniva subito fatto iscrivere nei registri della Comunità, e restava arruolato come soldatello. Da quell’istante correva per lui il soldo dello stipendio, e gli si passava la razione da mantenerlo, a cui partecipavano i genitori in famiglia. Ma i genitori si facevano un dovere di coscienza di allevarlo, mano mano che cresceva, agli esercizi della soldatesca disciplina; e poi lo menavano tratto tratto al municipio a render conto del profitto fatto nella militare scuola domestica. Affinché poi niente andasse perduto di quella vita sacra alla difesa della Religione e della patria (come avviene nei fanciulli nabissi svagati), la madre, appena il bimbo le giocherellava alle ginocchia, a mostrargli la spada del padre ucciso nel battersi nella conquista del santo Sepolcro, e a ripetergli: vedi! tu hai da combattere sempre per Gesù e pel nostro paese. In simil modo la Chiesa fa cresimare i fanciulli, collo intendimento di farne subito dei soldatelli per Gesù Cristo. Quando li vede frequentare assidui il catechismo, e pendere la bocca aperta alla parola della dottrina cristiana, come i fiori al tepore di primavera si aprono a bere la rugiada del cielo; e in quei vispatelli s’accorge che già il demonio con certi sussulti li stimola a gittarsi coi monelli disgraziati che si avvoltolano nel fango dei vizi, la Chiesa li chiama fuori della compagnia dei tristanzuoli, e tiratisili in seno, fa loro intendere come gl’inviti Gesù: fa loro conoscere il dover di combattere; ed essi tutti in festa ad offrirsi de miglior cuore. Allora li cresima, cioè gli arruola come soldatelli per le battaglie del Signore; e per vestirli dell’uniforme, stampa loro in fronte il segno della santa croce. Ora dunque, o bravi giovanetti, voi siete già arruolati, e formate il bel drappello da mandare come i più arditi, e, come si direbbe adesso, i piccoli bersaglieri da scorrere innanzi a tutti. Senza paura voi siete, e spensieratelli, inesperti di tutte cose del mondo, senza conoscere affatto il rispetto umano, arditi e franchi vi fate in faccia a tutti. Ecco in qual maniera si formavano nei primi secoli del Cristianesimo quei miracoli di giovanetti, e fin di bambini. Parlo dei fanciulli martiri. No no, nessuna nazione del mondo pagano, tuttoché si vanti di aver avuto uomini del più grande valore, non può mostrare un esercito di giovincelli capaci di versar il sangue da grandi eroi, come i martiri fanciulli della Chiesa primitiva. Essi la gloria più bella, e più attraente della Chiesa Cattolica. Essa sola, battezzati e cresciuti ì giovanetti, li raccoglieva a maniera di soldatelli tutte notti nei sotterranei: nella santa Comunione in tutte le Messe loro distribuiva il santissimo Pane dei forti, e faceva loro girare attorno il calice del Sangue di Gesù Cristo, che ingenera l’eroismo santo. E mandava poi fuori talvolta quei vispatelli affidati alla guardia di Gesù Cristo, cui portavano sul petto, a portare il Santissimo Sacramento in conforto dei fratelli che erano lontani durante il tempo delle persecuzioni. Eglino inosservati scivolavano dentro in mezzo alle guardie vestite di ferro nelle prigioni. In tal maniera uscivano fuori da quelle caverne fieri come leoncelli, colla lor croce in sulla fronte, colla decisione e col desiderio di morir martiri in cuore. Piccoli, ma invincibili questi eroi alle prove di inauditi tormenti, facevano restar storditi i Romani vincitori del mondo. Allor Giusto e Pastore, che venivano dalle scuolette, veduto sulla piazza tagliar la testa ai Cristiani, dimenticano scuola e lezione, casa e parenti, e buttati via i libri, che avevan sotto l’ascella, si dan la mano e gridan, correndo in mezzo ai carnefici: Viva Gesù! anche noi siamo Cristiani, noi! Ed i manigoldi: dunque anche a voi taglieremo la testa; e caddero decapitati sui martiri ammucchiati. Allora s. Cirillo, d’undici anni appena, agli sgherri che gli mostravano in aria i bastoni armati di piombo se non rinunciava a Gesù Cristo: giù giù, gridava, battete pure…. Oh Gesù mio! Cadeva cogli ossicini infranti sotto dei colpi. Agapito, in sui quattordici anni guardava la scure in aria, gridando: evviva Gesù; e la sua testa ricciutella trabalzava sul palco. Venanzio, alla stessa età stendeva prontamente il piede, a fine di esser legato alla coda d’un cavallo, per dire agli sgherri: via via, battete pure questo furioso puledro, ché io, lasciate le membricciole tra gli steppi de’ campi, volerò più presto al paradiso. Pancrazio di pie’fermo aspetta la pantera che lo acceffa nel petto; e stringendole l’orrida testa, grida: grazie a Dio, oh! la mi manda al cielo… Agata, Lucia, Blandina, e fino Agnese ancor fanciulletta, con cento e cento altre vergini, le braccioline in croce sul petto, gli occhi al cielo, sporgono la gola a dire: Taglia pure, o carnefice, la gola; noi saliamo in cielo, pregando per te. Correvano quasi a festa sulle piazze in mezzo ai patiboli, e cadevano sotto le mannaie di quei manigoldi le lor bionde testoline, come cadono i fiori sotto la falce del mietitore ridenti di rugiada verso del cielo, e morivano in ripetendo col sorriso sul labbro il nome di Gesù. No no, lo predicherò ad alta voce, per gloria vostra, o fanciulli, o giovani che mi udite: il mondo intiero di tutte le nazioni pagane non ebbe in nessun tempo un esercito dì bimbi, di fanciulli e di giovani; laddove i giovanetti cristiani non mancarono mai di darci un gran contingente di soldatelli ancor piccoli della personcina, ma di grandi eroi in coraggio e santità. Vedemmo ancor nel Giappone, molti secoli dopo, il bambino Carlo nascosto sotto il manto della dama sua madre, che si voleva menar al patibolo, sporgere in fuori la testolina, e mettere un grido son anch’io Cristiano, e voglio morire per Gesù Cristo! Fanciulli e fanciullette in quella carneficina universale dei Cristiani per tutto quel regno, quando udivano la sbirraglia chiamar al martirio questo o quest’altro per nome, rispondevano essi all’appello per andare a morire: eh, son qui io, mi chiamo io con tal nome. Via via, faceva ribrezzo fino a quei mostri il vedere fanciulletti alle fiamme dei roghi, in cui abbruciavano legati ai pali le loro madri, vederli dico colle vampe alle testoline, battendo la manina a gioia col vivace Aleluia, correre a gettarsi sulle ginocchia a quelle, e restare carboncini anche essi insieme a lor abbruciate. – No, no, lo predicherò ad alta voce per consolazione a gloria nostra, e massime di voi, o fanciulletti; quelli della vostra età, anche pei primi, non mancarono mai di rispondere all’appello nei maggiori pericoli a tutte prove. Quando si faceva appello ai Cristiani per le crociate, e i Cristiani correvano a mille a mille generosi appiè de’ Vescovi a fine di pigliare la croce sul petto, ed ire a combattere contro i turchi e liberare la Terra Santa, tra quella folla in ginocchio si vedevano saltar fuori di sotto le testoline dei giovinetti, per farsi mettere la croce dei combattenti sul piccol petto anch’ essi. Poiché, dicevano essi fino piangenti: anche noi, anche noi vigliamo andare a scacciare quei brutti figlioli dei turchi dalla grotta di Betlemme, dalla casa di Nazaret dove stava fanciullo Gesù. – Eh, i giovanetti sono sempre gli stessi, sempre pronti a correre i primi. Lì avete veduti in questa missione. Gli invitai venissero alle predichine, e dissi loro ciò che aveva nel cuore. Essi corsero allegri e bevvero fino cogli occhietti negli occhi miei le mie parole; e se le portarono via vive vive, più che scolpite nel petto. Eh, quando loro gridai: chi vuol seguire Gesù, ma sempre, ma fino alla morte? Essi tutti colle braccia innalzate a prometterlo. Stesero tutti alla fonte battesimale le loro manine gridando la loro promessa. Noi, tanti quanti siamo, abbiamo pianto, forse perché non eravamo più fanciulli con essi a ricominciare una vita tutta santa. – Adunque il primo drappello è formato. Padri e madri, ora li consegniamo in guardia a voi. Le vostre case debbono essere le tende, dove incominciar subito ad esercitarli alla vita cristiana. A voi si addice vegliare alla loro custodia, e, come l’Angelo colla spada di fuoco sulla porta, voi dovete tener lontano i perfidi che vorrebbero tirarseli al diavolo. Voi tutti i dì far dire ad essi le orazioni, raccoglieteli a piè della croce sotto Gesù tutti i dì, e far loro promettere di ricordarsi che Dio li porta in braccio sempre; e dovete ammonirli che sotto gli occhi suoi benedetti non si lascino andare mai coi cattivi. Loro mostrando inchiodato in croce pei nostri peccati Gesù, fatevi promettere che essi non peccheranno mai, n’andasse la vita. La Regina Bianca di Francia quotidianamente questo si faceva promettere dal suo Luigino; e il suo Luigino, giurandole tutte mattine che non peccherebbe mai, sempre innocente pur in mezzo a tante battaglie, per tanto tempo, fino in mezzo ai Turchi conservossi sempre il gran Re s. Luigi. Padri e madri, intanto pensate come, più presto che io non vel dica, vi cresceranno in gioventù i figliuoli Allora, padri, in modo particolare a voi è imposto sostenere i giovincelli colla potenza del vostro autorevole esempio: voi, i quali colla forse dolorosa esperienza del mondo ne conoscete i pericoli, dovete far della famiglia come il quartiere in cui renderli agguerriti: dovete farne l’arringo, dove esercitarli mano mano. Mettendoli a parte dei lavori in cui vi adoperate per loro, avete campo da dare buone lezioni di vita in pratica. Mostrate in voi stessi come si possano con disinvoltura trattare i negozi coi mondani, e con franca lealtà uno abbia a diportarsi da fedel seguace di Gesù Cristo; e come noi che siamo Cristiani in casa ed in chiesa, dobbiamo porgerci Cristiani in piazza, nelle botteghe, nelle adunanze, in faccia a tutti mostrando sempre il più deciso carattere di Cattolico fedele al Papa. Menateli poi con esso voi alle prove; con voi usino alla parrocchia, alle prediche, ai Sacramenti, e presentinsi in vostra compagnia alla Comunione a pieno popolo. Così questi onorati giovani, a tutti in rispetto, lontani sempre dai malvagi, cresceranno siccome angioli che ignorano il male; ma pronti sempre come angioli delle battaglie a difender l’onore di Dio. Qual consolazione sarà la vostra, quando li distinguerete in coro colle brillanti loro voci fare eco ai beati in cielo; quando li vedrete nelle compagnie in processioni far da guardia nobile a Gesù in Sacramento! Noti a tutti, come i più buoni, anche i mondani in veggendoli si diranno in cuore: fossero anche i nostri, come sono questi! Così si forma il drappello della bella gioventù. Ora a voi, o giovani nel più bel fior della vita, ecco l’appello e l’ordine del giorno per la battaglia sotto lo stendardo di Gesù contra gli abbietti che sono la sequela del diavolo. Ben formati nelle pratiche della divozione alla militare santa disciplina per il conquisto del regno celeste, voi uscirete dalle case vostre e dalle chiese, che son le tende del Signore, a fine di combattere nella milizia della vita umana. Franchi della vostra risoluzione di porgervi sempre buoni Cristiani in tutte le occasioni, fieri del giovanile coraggio, colla irrevocabile decisione dell’eroe in cuore, voi iscorgete la ciurmaglia degli schiavi del demonio incatenati nei vizi diventare vile al vostro cospetto; e gli uomini più onorati del mondo, il quale pur non si degna di questi suoi, avere per voi sempre un rispettoso saluto col sorriso dell’amore sul labbro. Gli è perché vi traspira sul volto il fervore della vita che cresce bollendo in petto, e vi spinge a far bene; è perché l’onestà del vostro costume a voi splende sui volti aperti; è perché fin dagli occhi vi si spandono i palpiti del vostro buon cuore; è perchè l’aureola della pietà fa brillare in voi tutti un bellezza attraente, come una bella armatura d’argento nel drappello dei più prodi soldati della guardia d’onore, che sì eleggono i sovrani a difesa e a decoro della lor maestà. Però vi debbo porre in sull’avviso che al primo presentarvi nel mondo vi verrà intorno una marmaglia di giovinastri cresciuti nelle tane dei peccatori sulla rovina totale dell’onestà, corrotti fino al midollo, per farvi, come cagnuzzi, moine schifose; per volgervi brutti discorsi e fino adoperare stomachevoli tratti, coll’intendimento di attirarvi fra l’accozzaglia dei peccatori. Che volete! Vedete anche bene voi come fino presso all’usignolo il mattino, quando scende dal nido in sul cespuglio, gracidan sotto dal fosso ranocchi da schifo. Ma l’usignolo che imparò dalla madre a cantare e a volare, fa la svolta, e via battendo l’aletta nell’atmosfera colore di rosa, sospira e trilla in faccia al sol d’oriente; mentre quei bavosi nel fango ad ingozzare si stanno la melma e ad essere dalle serpi divorati. Adunque, o giovani, la vostra casa debbe sempre essere il caro nido paterno, dove ripararvi a riposare in seno ai vostri buoni; e la chiesa sempre la tenda e il campo, dove respirare un’atmosfera più pura a rinfrancarvi di valore sempre nuovo. Quindi per tutto il ben che vi voglio, giovani, non lasciatevi dalla bordaglia staccar dalla famiglia e dalla chiesa. Se il soldatello non ancor provato nelle pugne va all’abbandonata solo verso il campo nemico, gl’irrompe alla vita la turma dei nemici che l’aspettavano nell’imboscata, e resta così fatto prigioniere. Guai se, abbandonata fa casa, tutte le lunghe sere ai caffè, vi fermate ai gabinetti di lettura a legger cattive gazzette; guai se nelle feste, più che alle funzioni, andate a zonzo coi compagnoni da buon tempo; guai se, più che alle prediche, sarete assidui alle partite di giuochi; guai se, più che ai Sacramenti, interverrete ai conviti, e fino ai bagordi, ai balli, poi ai godimenti! Voi sareste sorpresi da perfidi, arreticati da gente che han l’anima venduta al diavolo per far reclute di nemici da combattere contro di Dio. Fanno costoro come quel gran malvagio, chiamato il vecchio della Montagna. Udite, udite. Quel tristo Turco faceva rapinare tutti i giovani che trovava sguinzagliati nei vizi, e li gittava ubbriachi in un giardino di piaceri, dove sviatisi nel delirio della voluttà venivano incatenati con ghirlande di rose da sozze maghe, e tradotti appiè del tiranno per legarsi a lui coi più terribili giuramenti di restare schiavi ai suoi voleri. Così quel ribaldo si faceva l’esercito dei venduti a’ suoi delitti. Anch’io tremo per che nelle amicizie cogli empi non restiate legati in quelle società d’Internazionali, di… Che Dio ve ne scampi! Ah fratelli, io grido forte, per avvisarvi che il demonio manda uomini con lui perduti a fare le sue reclute! E sapete dove i perfidi arruolano i coscritti? Essi appostano i poveri popolani nelle osterie tenute aperte all’ora delle funzioni, li attendono nelle compagnie dei panciardi in goderia, e alla notte negli antri di tutti i vizi. I giovani più eleganti poi sono aspettati là nei ridotti dei giuochi, in certi caffè, dove gli arruolatori si danno l’aria di saputi politici, e colle gazzette in mano van calunniando il Papa, vantandosi maestri di moralità di moderazione politica; laddove sono astutissimi maestri di perdizione. In quei luoghi, gettati via gli avanzi di religione delle loro famiglie, spogliati d’ogni ben di Dio, vestono l’uniforme dell’empietà. Arruolati che li abbiano così, le istruzioni di strategica infernale vengono date agli adepti nei libri dell’empietà, e nei romanzi, dove è disegnata la via di correre a tutti i delitti. Il resto poi lo faranno le generose lupe, quando i melanconici sentimentalisti cadranno tra i diabolici loro artigli, e le rinfocate passioni che li consumano avranno in essi spento ogni buon lume di ragione. Ecco pur troppo come va perduto un povero giovane che ha abbandonata la famiglia e la Chiesa. – Alla casa torna egli ancora (alla chiesa no; non vi torna più, perché ora guarda come un nemico il prete, in cui trovò per tutti i suoi anni più belli l’amico del conforto e del buon consiglio; e per poterlo odiare, ha già imparato a calunniarlo!): sì, torna ancora alla casa, nella quale a notte inoltrata la madre coi sospiri lo aspetta. Ahi la buona madre con melanconica tenerezza ben gli porge tutto con tanto amor preparato pei suoi bisogni; ma collo sguardo indagatore ella scorge pur troppo che non è più egli il figliuol suo; e nasconde una lacrima!… Il padre mormora tristo, chè il grande suo fastidio è il figlio; e sta sempre trepidante, in paura incerta che non abbia da udire un qualche suo delitto. Poveri papà, povere mamme! Si assottigliarono la vita col sudore e col sangue per mantenerlo agli studi: e’ speravano di tirarsi su un figliuolo fortunato; in quella vece si allevarono un tristo, terrore di loro e nemico di Dio… Entra il disgraziato cupo cupo la notte nella sua stanza, e stanco della grama vita, si butta sul letto: guarda malcontento il crocifisso appeso al muro; ma egli non l’ha più nel cuore!… Oh povero giovane! Senza amor di famiglia, scontento di sé, e nemico a Dio; dove andrà a finire?… Mi manca il cuore solo a pensarlo. Cari miei giovanetti, vi voglio dare ancora un avviso. Giacché sono i cattivi compagni che incamminano quei della vostra età alla perdizione, per difendervi da loro, cercatevi un buon compagno; entrate, dichiarandovi senza rispetto umano, nelle congregazioni, nelle compagnie dei buoni…. Un buon compagno di pietà resta un grande sostegno per istar fermo in mezzo ai cattivi. Non so se ricorderete un fatto celebre, che deve dare tanto coraggio ai giovani, i quali vivono in santa amicizia e si confortano nei cimenti contra i cattivi. Frequentavano la famosa scuola d’Atene quei due bravi giovani studenti forniti di belle doti di ingegno e di gran fortuna nel mondo, i quali riuscirono poi due grandi uomini, luminari del loro secolo: io dico s. Basilio il Grande e s. Gregorio. Per sostenersi insieme contra le sfacciate angherie ed i vili insulti di Giuliano, cristiano apostata, crudele tiranno, quando quello sciagurato tentava schernirli svergognatamente in faccia a tutta la gioventù, eglino per tutta risposta gli domandarono: E che mai tu pretendi da noi? che diventiamo, quale tu prepari ad essere, un gran mostro cioè d’infamia dell’umanità? Anche voi potreste franchi domandare alla ribaldaglia dei giovani che crescono pur troppo a tutti i delitti: e che pretendete da noi in nome della vostra libertà? Che noi diventiamo vostri cagnotti da corrervi appresso a fine di render infame la nostra gioventù? Che noi, come voi fate, un giorno facciamo morire di crepacuore le povere madri? Che, imitandovi, veniamo a disonorare la famiglia, facciamo vegliare i padri di notte trepidanti pei pericoli? Voi ci vorreste ai ridotti, ai bagordi, a consumare la vita, dentro i teatri per applaudire delitti esecrati? Ai giuochi che gettano tanti a disperazione? Noi no; vogliam consolarci nelle nostre case coi buoni delle nostre famiglie i quali si confortano delle nostre speranze. Voi in compagnia degli empi e sfaccendati tutto il di a berle giù grosse in quelle gazzette scritte dai giornalisti quotidiani al soldo di chi più paga per farvi ingannare? Ebbene, noi no: noi in chiesa tutte le domeniche ad ascoltare la parola immutabile come la verità eterna dell’Evangelo che liberò gli schiavi, francò dalla barbarie la civiltà. Noi andare, come alcuni, a prostituirsi in mali costumi? Noi piuttosto nelle società dei caritatevoli a visitare i poveri, a consolare i disgraziati, a salvar gl’innocenti. Ditecelo chiaro: voi vorreste dunque strascinarci nelle tane a farci divorare dalle lupe la vita?… Ah no no! Noi, come spaventati dalle lupe, vi rispondiamo chiaro che vogliamo andare nelle chiese a comunicare con Dio. Vel diciamo altamente, vorremmo salvi anche voi con Gesù Cristo Salvator del mondo. Però, miei cari giovanetti, voi dovete pigliare animo, lasciatemi dire, fino dalla loro debolezza. Poiché giova osservare, o buoni, che i figliuoli così perdutamente guasti sono pochi; e che i molti compaiono tristi solo perché sono paurosi. Ai pochi così profondamente malvagi, col solo mostrarvi fieri del giovanile coraggio, voi agevolmente potrete fare il viso dell’armi, ed isgagliardire i vili; e ad un tempo nei molti ridestare quel resto di bontà che conservano tuttavia ì giovani nascosta in cuore per la paura dei tristi. Questo mondo è sempre di chi se lo piglia, voi lo sapete; e alle prese la vincono i più arditi, perchè l’accozzaglia dei molti è timida e mogia sempre. Un bravo giovane, deciso come un eroe, fa ognora grande impressione nel cuor dei compagni, ed io qui ve lo voglio mostrare con un esempio tolto dall’antichissima poesia. Ascoltate. Era nato, dice il mitologico racconto, un bambino tutto fuoco ad una timida madre; e la paurosa, a fine di toglierlo a tutti i guerreschi cimenti se l’ebbe nascosto tra le donne da allevare in femminile costume. Veniva su il bel giovanetto azzimato di narciso come una damigella: aveva sulla profumata testa spartiti i capelli, e le bionde chiome già sulle spalle inanellate, intanto che sotto i nonnulla donneschi restava soffocata l’indole sua generosa. Quand’ecco! un valoroso che lo cercava per la guerra, l’ebbe scoperto. Questi per dirgli tutto, gli presenta in faccia, quasi specchio, lo scudo di forbito acciaio, e: Achille!; Achille!… guardati qui… Achille guarda in ispecchio se stesso… guarda il guerriero a tutto punto armato di ferro; e stracciando le chiome, le pugna per vergogna si morde. Slanciasi al guerriero, e urlando: anche a me, anche a me un brando; e; diventò il più terribil campione dei Greci. Con questo io voglio dire, che può tanto per suo ascendente: il coraggioso esempio di un bravo giovane sul cuore; dei compagni. Su su dunque da bravi tutti a vincere il rispetto umano… Oh che dico io mai? Con voi, o bravi, non si debbe usare la parola rispetto umano, quasi meritasse rispetto la bordaglia in vilume. No no: tra voi e quèi vigliacchi la timidità non sarebbe rispetto a persone umane, ma si è pecorile paura di grami indegna di voi. Sol che vi dichiariate apertamente, il drappello è formato, il drappello s’ingrossa tutti i dì alla battaglia, anzi alla vittoria del Signore, il quale è con voi. Ora a voi tutti, a voi, buon popolo cristiano, che siete la gran massa, di cui poi è formato il grosso dell’esercito. A voi dunque è affidata |a rivista e l’ordine del giorno. Fatevi innanzi a tutti, voi brava gente, uomini e donne che siete sempre costanti nel far il bene. Ah quante derisioni e calunnie! È vero; ma passarono come il villano insulto di un soffio d’aria di cattivo odore sul volto abbronzito di un fiero soldato. Quanti patimenti, e forse quanti danni a voi, ed anche alle vostre famiglie fecero soffrire tiranni malvagi nell’ora della lor prepotenza. Povere donne! quante lacrime sprezzate dal mondo avete versate sul Cuor di Gesù! quante virtù esercitate a Dio solo note! Ve lo voglio dire altamente: soventi volte in quelle povere donnicciole batte un cuor grande, e sono nascoste vere anime sante. Quelle prove passarono, come da qui un momento tutto è passato. Oh valorose, noi vi salutiamo con un evviva! Un evviva eziandio a voi che vi siete sempre mantenuti buoni Cristiani anche nei tempi più cattivi. Vorrei mostrarvi ad uno ad uno in faccia al popolo come veterani, i quali non deste mai indietro in nessun combattimento. Voi fermi sul campo come rocca che non crolla al soffiar dei venti mostrate i vostri splendidi esempi delle virtù combattute, siccome le antiche torri guerriere mostravano pendenti gli scudi d’argento ad ornamento e difesa. Voi siete come quei bravi valorosi, che si guardano sul petto le medaglie guadagnate in tante vittorie, e rivivono della bella vita passata; e vi consolate. Bene sta; e noi con voi ringraziamo il Signore che prepara la corona alla vostra perseveranza. Diciamo tutti gloria a Gesù, perché coloro che combattono per Lui, guadagnano sempre. E mentre aspettiamo di vederceli tutti innanzi, come ce lo promette lo Spirito Santo, alla destra del Salvatore nostro Gesù nel secondo finale giudizio, essi perseveranti sono già giudicati nel primo giudizio di Dio. Poiché il primo giudizio di Dio è la voce di tutto il popolo che riconosce coloro i quali furono sempre buoni, e li proclama, come le persone più degne, di onore. Così resta a voi aggiudicata la prima corona. Intanto voi fate a guisa del guerriero invecchiato nelle battaglie che riposa sulle palme conquistate. Esso, quando ode lo squillo della tromba chiamare i prodi alla guerra, rimbalza ringiovanito col brando in mano, cui non depose dal fianco mai; e corre alla testa delle nuove reclute che lo salutano col lampo delle loro spade. Non altrimenti voi freschi di forze, rinfervorati nella pietà, confortati dal Pane dei forti nelle ripetute Comunioni, voi mettetevi alla testa di tutto il popolo cristiano; e per dirigere ed incoraggiare le file il migliore ordine del giorno sia la Vostra esperienza. Adunque ad incoraggiare tutto il popolo cristiano, lo primamente a voi faccio appello. Dite, dite se non siete contenti di essere sempre stati fedeli a Dio col testimonio della vostra coscienza, senza rimorsi, nella serenità della mente vostra che guarda a speranze eterne in un avvenire che ha termine in Dio. È vero o no, che sentite compassione dei poveri peccatori, i quali lacerati da rimorsi, cercano folleggiando di coronarsi di rose, di godere, arrabbiati di brame, piaceri che loro sfuggono colla rapidità del baleno? Su su, anche voi che foste sempre costanti a Dio, anche voi i più tribolati tra gli uomini, anche voi le più meschine delle donne che nascondete le vostre lacrime sprezzate dai mondani in seno solo di Gesù Cristo, fatemi testimonianza. Voi potete dire: anni di disgrazie, di malattie che consumaron la nostra vita, siete pure passati. Vedete: alla morte anche Filippo re di Spagna confessava piangendo che sarebbe stato contento di aver passata la vita deriso e sofferente anzi che d’esser vissuto nello splendore del trono. Intanto fino da quest’ora voi vi trovate contenti di aver fatto del bene. Di aver fatto del male tutti alla fin fine si pentono, e n’han da piangere assai; laddove chi è sempre vissuto da fervoroso Cristiano non vorrebbe, no certo, cambiar la vita coi godimondi, fossero pure godimenti di re e di regine. –  Ma fatevi appresso, coraggio, anche voi che vi siete convertiti in questa missione. Perocché, che cosa vuol dire insomma fare, come abbiam fatto, una missione? Vuol dire: che io venni mandato da Dio per richiamarvi tutti a Gesù a conquistare il paradiso. Io trovai in voi le persone del più buon cuore che mai esser possano nel mondo. Colla più semplice parola di Dio io non feci altro che correre ad abbracciarvi; colla confidenza di un padre vi strinsi, per dir così, la vostra testa fra le mie mani, e vi dissi coi palpiti: Cari miei, siam creati da Dio, abbiam da andare in paradiso; gettiamoci in braccio a Gesù qui con noi che ci conduce sicuramente. Subito ci siamo trovati quasi amici d’antica data, d’accordo tutti in queste grandi verità che ci tengono uniti nella cristiana famiglia. Oh! se siete buoni: alcune ore sole lontani dagli strepiti del mondo, e la nostra ragione in voi fece tosto sentire i suoi diritti, la vostra coscienza vi fece sentire i suoi lamenti, e voi come probe persone che siete, avete detto: provvediamo subito: e che? non aspettiamo l’incerto dimani. Ora il primo nostro dovere è di giurare nuova fedeltà al Re del cielo, risoluti di seguir il Salvatore nostro Dio combattendo fino alla morte. –  Finalmente eccoci qui anche noi che ad una certa età siam già forse per entrar presto nella gloria, nel gaudio del Signore. Vecchi, per noi il mondo non ha più attrattive, eh no! Lo guardiamo anzi con ribrezzo e con isdegno come un perfido che ci fece tradire i nostri doveri. Là via! Che un giovane nel fuoco della bollente sua età sia stato travolto nel vortice delle passioni; che i tristi che lo volevano al servizio del loro egoismo, lo abbiano tradito fingendosi innamorati della cara patria e fino della Religione, è da piangere nel compatirli: ma ora noi lo conosciamo per esperienza propria che quelle sirene erano maghe le quali cambiavano gli amatori in ciacchi!… Viva Gesù, siamo qui anche noi convertiti: tardi, è vero, ma pur in tempo ancora siamo incorporati anche poi coi prodi nell’esercito della crociata per il conquisto del regno del cielo. – Eh, sarebbe troppa vergogna, che noi dai mondani, i quali ci vogliono al servizio del diavolo, ci fossimo lasciati ancor ingannare. Che un uomo serio e di giudizio, così prudente in trattare affari, attento ai doveri dell’uom onorato e del fedele Cristiano preferisse ancora le baie degli spensierati, e avesse continuato a fare ciò che non vorrebbe che facessero i suoi figli: che una testa calva avesse voluto mettersi sul cranio nudo le corone di rose e folleggiare coi vani del mondo, sarebbe stato cosa da vergogna e da scherno. Via; noi rispettiamo la nostra età. Però se mai fossimo tentati di dare indietro, guardiamoci innanzi, ché già ci aspetta la tomba. Sentite i colpi della zappa che scava la nostra fossa vicino agli amici, la cui memoria forse manda un fetore orribile come i loro cadaveri nel sepolcro imputriditi… Ah fortunati anche noi vecchi i quali ci troviamo convertiti in braccio alla madre Chiesa, la quale sola medica senza ribrezzo le piaghe nostre, anche le più incancrenite, e le guarisce col balsamo del Sangue di Gesù Cristo nei Sacramenti. – Certamente noi siamo ritornati a Dio un po’ troppo tardi; ma, coraggio, abbiam da fare con Gesù Cristo, col gran Padrone dell’Evangelo, il quale per la sola sua bontà dà intiera la ricompensa anche a chi venne a Lui l’ultima ora del giorno. Coraggio adunque, lo ripeto. Voi vi ricorderete del più gran capitano dei tempi moderni il quale, dopo di aver perduto quasi in tutta la giornata, stavasi colle braccia incrociate sul petto guardando tristo il mucchio di cadaveri menati da lui alla morte sul campo. Quando ecco gli giunse un corpo fresco di armati. Guardò l’orologio, e mise un grido cui ascoltarono anche i fuggenti in rotta: prodi miei, ecco qui, ecco qui forze ancora fresche; abbiamo un’ora di giorno ancora, prodi e cari miei: abbiam perduto una battaglia in questo giorno, su, su, ne vinceremo un’altra. Voi vi commovete? Aveva dunque ragione di dirvi fino dal principio, che sol per vedervi ricevere tutti Gesù mi trovava già consolato. Egli è perché vi amo d’amor di madre, sapete. Figliuoli del nostro Sangue di Gesù, che in tutti scalda la nostra vita, stendete le mani a Maria; tra le sue braccia ponetevi al sicuro, riparandovi nel Cuor di Gesù. Vita vestra abscondita cum Christo (Col. III, 3): voi vi troverete franchi non altrimenti che il bimbo in grembo alla mamma. E siccome quando il bambino balzato dalle sue ginocchia si allontana per poco e sente rumor che lo spaventi, egli corre subito ancor alla mamma; così voi ad ogni vento di tentazione, ad ogni pensiero che vi spaventi. Su adunque fanciulli bravini e giovani ardenti, su o prodi sempre fedeli; su buoni convertiti, su venerandi vecchi: tutti abbiamo ancora un’ora di tempo; stringiamoci intorno a Gesù, e giuriamo di volere seguirlo fino alla morte. Su adunque fanciulle, donne, tutti stringiamoci intorno a Gesù, giuriamo tutti di esser fermi nel seguirlo fino alla morte. Abbiamo ancora un’ora di tempo a conseguir la vittoria, a guadagnarci il paradiso; e chi combatte con Gesù trionfa sicuramente. Vedrete una turma di vigliacchi che abbandonarono Gesù per paura dei mondani. Disgraziati! una volta si dicevano anch’essi Cristiani, ma erano soldati da marmitte; erano del grosso partito del pan da mangiare. I vili che andavano in chiesa, e ricevevano i sacramenti quando conveniva al loro interesse. A noi, a noi in mezzo a questi vili si addice mostrare il viso dell’armi. Essi hanno vergogna a far la Pasqua, e noi, sì faremo pubblicamente a chiesa piena la Comunione frequentemente. Miserabili che sono, essi van colla bordaglia dei cattivi uomini, la festa a tuffarsi nei vizi; e noi colle nostre famiglie onorate alle funzioni della Chiesa: essi a sentire a bocca aperta o a leggere le gazzette stampate da quei miserabili che hanno un tanto al giorno per studiare di darla ad intendere: dessi beversele su, e credere a’ malvagi onorati, e noi a sentir la parola di Dio. Ma padre, mi direte, il numero dei nemici di Dio va crescendo tutti i dì; molti, che erano con noi, disertano come grami soldati. Coraggio! è l’ora questa della prova più grande, è l’ora di mostrarci più buoni fedeli. Quando al crescere dei nemici i vili disertano e fuggono dalla battaglia, eglino, i buoni, si serrano intorno alla bandiera, e se vedessero mancare e perire tutto, quel sol che resta si ravvolge dentro la cara bandiera, si tien l’asta stretta sul petto e si muor combattendo con la spada nell’altra mano. Moriremo! Che dico? non moriremo, ma voleremo a ricevere in paradiso la corona dalla mano di Gesù Cristo.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.