CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: SETTEMBRE 2022

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: SETTEMBRE (2022)

Settembre è il mese che la Chiesa Cattolica dedica alla Santa Croce e alla Vergine Addolorata

… i veri fedeli formano un solo corpo con Gesù Cristo; e questa unione è cominciata sul Calvario. Come Gesù Cristo è Figlio di Maria, cosi i fedeli a Lui uniti sono divenuti sul Calvario in Lui e con Lui anche di Maria figliuoli. I Giudei e gli eretici non intendono questo mistero, e quanto sono perciò infelici. Vantaggio di noi Cattolici, che, essendo nella vera Chiesa, soli abbiamo Maria per nostra vera Madre.

… al medesimo modo, sebbene Maria per la sua cooperazione alla redenzione, alla nascita spirituale di tutti, come vedremo, sia divenuta di tutti la Madre, come Gesù Cristo è il redentore di tutti: pure in fatto essa non è realmente Madre se non di coloro di cui Iddio è il vero Padre, e Gesù Cristo il vero Maestro e fratello; cioè a dire dei veri Cattolici, di quelli che con Gesù Cristo compongono il Corpo di cui Egli è il capo, cioè la Chiesa. – Questa verità appunto, tanto preziosa quanto consolante per noi che abbiamo la sorte di appartenere a questa Chiesa, Gesù Cristo ha voluto rammentarci coll’avere detto a Maria, additando Giovanni: Ecco IL VOSTRO FIGLIO, Ecce filius tuus, perché, come abbiamo di sopra osservato, è stato come se avesse dichiarato che in fatto solo coloro, sarebbero i veri figli di Maria ai quali converrebbero i caratteri distintivi di S. Giovanni, che sono quelli dì essere il discepolo fedele di Gesù e l’oggetto del suo tenero amore: Discipulus quem, diligebat Jesus.

… ecco il vostro figlio; e non già: Eccovi in Giovanni un altro figlio, fu lo stesso che dire: Questi è Gesù, di cui Voi siete la Madre: imperciocché chiunque è perfetto non vive altrimenti esso più in sé stesso, ma è Gesù Cristo che vive in lui … Queste parole sono profonde: ma esse sono di una ammirabile esattezza teologica: giacché sono appoggiate ad una verità che è il fondamento della vera fede, e che S. Paolo non ha cessato di spiegare, d’inculcare, di ripetere nelle sublimi sue lettere, cioè a dire che tutti i veri fedeli, tutte le membra della vera Chiesa, non formano con Gesù Cristo che una medesima cosa, un medesimo tutto, un medesimo corpo, un solo e medesimo figliuolo.

Perciò come Gesù Cristo è Figlio di Dio, oggetto della sua tenerezza, ed erede della sua gloria: noi ancora, subito che siamo a Gesù Cristo incorporati e formiamo una cosa istessa con Lui, diventiamo per questo, solo, in Gesù Cristo e con Gesù Cristo, figli di Dio, oggetti delle tenerezze di Dio, eredi della gloria di Dio. Sicché come separati da Gesù Cristo non abbiamo nulla, non meritiamo nulla, non siamo nulla: così, uniti a Lui, in Lui e con Lui abbiamo tutto, meritiamo tutto e siamo tutto quello che è Egli stesso: In quo omnia. – Or siccome Gesù Cristo è ancora vero Figlio di Maria; così, nell’incorporarci a Lui per mezzo dei sacramenti, nel divenire una stessa cosa con Lui, come appunto l’innesto, secondo S. Paolo, diviene una cosa medesima coll’albero in cui è messo: diveniamo altresì figli di Maria a quel medesimo modo e per quella ragione medesima onde dopo questa unione diveniamo figli di Dio, perché Gesù Cristo di Dio è Figliuolo: Ma questa nostra figliolanza da Dio e da Maria siccome è l’effetto della nostra unione con Gesù Cristo, e non l’otteniamo che in Lui e con Lui: così non formiamo con Lui ed in Lui che un figlio solo di Dio, un figlio solo di Maria, perché in Lui e con Lui formiamo un solo tutto, un solo composto mistico, un solo corpo.

(GIOACCHINO VENTURA: LA MADRE DI DIO, ovvero SPIEGAZIONE DEL MISTERO DELLA SS. VERGINE A PIE’ DELLA CROCE; GENOVA, Presso D. G. ROSSI 1852)

-381-

Fidelibus, qui mense septembri preces vel alia pietatis obsequia B. M. V. Perdolenti devote præstiterint, conceditur

[A chi durante il mese di settembre, devotamente pregherà o compirà un esercizio di ossequio e pietà alla B. M. V. si concede]:

Indulgentia quinque annorum semel, quolibet mensis die;

Indulgentia plenaria suetis conditionibus, dummodo eidem pio exercitio quotidie per integrum mensem vacaverint

(Breve Ap., 3 apr. 1857; S. C . Indulg., 26 nov. 1876 et 27 ian. 1888; S. Pæn. Ap., 12 nov. 1936).

-382-

Fidelibus, qualibet ex septem feriis sextis utrumque festum B. M. V. Perdolentis immediate antecedentibus, si ad honorem eiusdem Virginis Perdolentis septies Pater, Ave et Gloria recitaverint, conceditur

[Ai fedeli che per sette venerdì antecedenti la festa della BMV Addolorata, in onore della Vergine Addolorata reciteranno sette Pater, Maria, Gloria, si concede:]:

Indulgentia septem annorum;

Indulgentia plenaria suetis conditionibus (Breve Ap., 22 mart. 1918; S. Pæn. Ap., 18 mart. 1932).

Stabat Mater dolorosa

Juxta crucem lacrimosa,

Dum pendebat Filius;

Cujus animam gementem,

Contristatam et dolentem

Pertransivit gladius.

O quam tristis et afflicta

Fuit illa benedicta

Mater Unigeniti

Quæ mœrebat et dolebat

Pia Mater dum videbat

Nati pœnas inclyti.

Quis est homo qui non fleret

Matrem Christi si videret

In tanto supplicio?

Quis non posset contristari

Christi Matrem contemplari

Dolentem cum Filio?

Pro peccatis sum gentis

Vidit Jesum in tormentis

Et flagellis subditum,

Vidit suum dulcem Natum

Moriendo desolatum,

Dum emisit spiritum.

Eia Mater, fons amoris,

Me sentire vim doloris,

Fac ut tecum lugeam.

Fac ut ardeat cor meum

In amando Christum Deum,

Ut sibi complaceam.

Sancta Mater, istud agas,

Crucìfixi fige plagas

Cordi meo valide.

Tui Nati vulnerati

Tam dignati prò me pati,

Pœnas mecum divide.

Fac me tecum pie flere:

Crucifixo condolere,

Donec ego vixero.

Juxta crucem tecum stare,

Et me Tibi sociare

In planctu desidero.

Virgo virginum præclara

Mihi jam non sis amara;

Fac me tecum plangere.

Fac ut portem Christi mortem;

Passionis fac consortem,

Et plagas recolere

Fac me plagis vulnerari,

Fac me Cruce inebriari

Et cruore Filii

Flammis ne urar succensus,

Per te, Virgo, sim defensus

In die Judicii.

Christi, cum sit hinc exire

Da per Matrem me venire

Ad palmam victoriæ.

Quando corpus morietur,

Fac ut anima donetur

Paradisi gloria. Amen.

Indulgentia septem annorum.

~Indulgentia plenaria suetis conditionibus, sequentia quotidie per integrum mensem devote reperita

(S. C. Indulg., 18 iun. 1876; S. Pæn. Ap., 1 aug. 1934).

Festa della Natività della Beata Vergine Maria: 8 settembre 2016

Novena a Maria Bambina

Santa Maria Bambina della casa reale di David, Regina degli Angeli, Madre di grazia e di amore, vi saluto con tutto il mio cuore. Ottenete per me la grazia di amare il Signore fedelmente durante tutti i giorni della mia vita. Ottenete per me una grandissima devozione a Voi, che siete la prima creatura dell’amore di Dio.

Ave Maria,…

O celeste Maria Bambina, che come una colomba pura, nasce immacolata e bella, vero prodigio della saggezza di Dio, la mia anima gioisce in Voi. Oh! Aiutatemi a preservare nell’Angelica virtù di purezza a costo di qualsiasi sacrificio.

Ave Maria,…

Beata, incantevole e Santa Bambina, giardino spirituale di delizia, dove il giorno dell’incarnazione è stato piantato l’albero della vita, aiutatemi ad evitare il frutto velenoso della vanità ed i piaceri del mondo. Aiutatemi a far attecchire nella mia anima i pensieri, i sentimenti e le virtù del vostro Figlio divino.

Ave Maria,…

Vi saluto, Maria Bambina ammirevole, rosa mistica, giardino chiuso, aperto solo allo Sposo celeste. O Giglio di paradiso, fatemi amare la vita umile e nascosta; lasciate che lo Sposo celeste trovi la porta del mio cuore sempre aperta alle chiamate amorevoli delle sue grazie ed ispirazioni.

Ave Maria,…

Santa Maria bambina, mistica Aurora, porta del cielo, Voi siete la mia fiducia e speranza. O potente avvocata, dalla vostra culla stendete la mano per sostenermi nel cammino della vita. Fate che io serva Dio con ardore e costanza fino alla morte e così possa giungere all’eternità con Voi.

Ave Maria,…

Preghiera:

Beata Maria bambina, destinata ad essere la Madre di Dio e la nostra tenera Madre, provvedetemi di grazie celesti, ascoltate misericordiosamente le mie suppliche. Nei bisogni che mi opprimono e soprattutto nelle mie presenti tribolazioni, ho riposto tutta la mia fiducia in Voi.

O Santa bambina, i privilegi che a Voi sola sono stati concessi dall’Altissimo, i meriti che avete acquistato, mostrano che la fonte dei favori spirituali ed i benefici continui che dispensate sono inesauribili, poiché il vostro potere presso il cuore di Dio è illimitato. – Degnatevi attraverso l’immensa profusione di grazie con cui l’Altissimo Vi ha arricchito fin dal primo momento della vostra Immacolata Concezione, di esaudire, o celeste Bambina, le nostre richieste e staremo eternamente a lodare la bontà del vostro Cuore Immacolato.

[IMPRIMATUR: In Curia Archiep. Mediolani – 31 agosto 1931

Canon. CAVEZZALI, Pro Vic. Gen.]

NOVENA PER LA NATIVITÀ DI MARIA

(Inizio 30 agosto, festa l’8 settembre).

(G. Riva: Manuale di Filotea, XXX Ed. – Milano, 1888)

La festa fu ordinata da Sergio I nel 688 per ottenere, come ottenne, coll’intercessione di Maria:

1) di essere liberato dalle inique vessazioni dell’imperatore Giustiniano II, il quale voleva sostenere come ecumenico il Concilio Trullano o Quinisesto, tenuto dai Greci in Costantinopoli, malgrado la costante disapprovazione del Papa, il quale perciò né vi spedì i propri legati, né volle mai approvarne i canoni;

2) di riconciliare con la Chiesa romana il Patriarcato di Aquileia in Istria, che si ostinava a non riconoscere come legittimo il V Concilio Ecumenico, in cui si erano condannati e tre eretici libri di Teodoreto, Teodoro di Mopouesta ed Iba, denominati i Tre Capitoli.

I. Vergine singolarissima, che, nascendo a questa vita, la pace annunciaste agli afflitti mortali, ottenete la vera pace ai nostri cuori, alla Chiesa e a tutto il mondo. Ave

II. Vergine invitta, che sin dal vostro nascimento cominciaste ad abbattere il regno del demonio, impetrate anche a noi tutti di distruggere in noi le opere sue e di resistergli sempre con viva fede, affinché possa in noie con noi regnare Gesù Cristo. Ave

III. Vergine intatta, che nasceste e viveste sempre più pura de’ cieli e degli Angeli, fate che anche noi da qui in avanti conduciamo sempre una vita tutta illibata e propria del Cristiano. Ave

IV. Vergine celestiale, che veniste al mondo non per essere del mondo, ma per trionfarne compitamente: impetrate anche a noi di viverne affatto staccati, conformandoci sempre alle massime del sacrosanto Vangelo. Ave …

V. Vergine gloriosa, che nasceste per essere trionfatrice di tutte le eresie che fossero insorte nel mondo, dissipate col vostro potere tutti gli errori contrari alla nostra SS. Religione, e conservate viva in noi quella fede che opera per mezzo della carità. Ave

VI. Vergine Santissima, che non altro appariste al mondo che per essere specchio tersissimo d’ogni virtù, , fate che a Voi teniamo sempre rivolti gli occhi nostri per poter imitare le virtuose vostre operazioni, e divenire santi ancora noi. Ave

VII. Vergine felicissima, cui Dio fece nascere al solo fine di diventare la nostra Corredentrice, dando alla luce il comune Riparatore, fate che per esso siamo salvati da ogni male, e conseguiamo con sicurezza la nostra eterna salute. Ave … Gloria

Oremus

Adjuvet nos quæsumus Domine, sanctæ Mariæ intercessio veneranda; cujus etiam diem quo mundo exorta est annua festivitate celebramus. Per Dominum ….

(Aiutaci a Signore, te ne preghiamo, per la veneranda intercessione di Santa Maria, di cui pure celebriamo, con festività annuale, il giorno in cui Ella è apparsa al mondo. … Per il Signore Nostro … etc.).

Queste sono le feste della Chiesa Cattolica del mese di settembre del 2022

1 Settembre S. Ægidii Abbatis    Simplex

                    Commemoratio: Ss. Duodecim Fratrum Mártyrum

2 Settembre S. Stephani Hungariæ Regis Confessoris    Semiduplex m.t.v.

3 Settembre S. Pii X Papæ Confessoris  Duplex m.t.v.

4 Settembre – Dominica XIII Post Pentec. I. Sept. – Semiduplex Domin. minor *I*

5 Settembre S. Laurentii Justiniani Episcopi et Confessoris    Semiduplex m.t.v.

8 Settembre In Nativitate Beatæ Mariæ Virginis  Duplex II. classis *L1*

                     Commemoratio: S. Hadriani, Martyris

9 Settembre  S. Gorgonii Martyris  –  Simplex

10 Settembre  S. Nicolai de Tolentino Confessoris    Duplex

11 Settembre Dominica XIV Post Pentecosten II. Sept. Semiduplex Domin. minor

                      Ss. Proti et Hyacinthi Martyrum    Simplex

12 Settembre S. Nominis Beatæ Mariæ Virginis    Duplex majus

14 Settembre In Exaltatione Sanctæ Crucis    Duplex majus *L1*

15 Settembre Septem Dolorum Beatæ Mariæ Virginis    Duplex II. classis *L1*

                       Commemoratio: S. Nicomedis Martyris

16 Settembre Ss. Cornelii Papæ et Cypriani Episcopi, Martyrum    Semiduplex

                      Commemoratio: Ss. Euphemiæ, Luciæ et Geminiani Martyrum

17 Settembre Impressionis Stigmatum S. Francisci    Duplex *L1*

18 Settembre Dominica XV Post Pentec. III. Sept. – Semiduplex Dom. minor *I*

                   S. Josephi de Cupertino Confessoris    Duplex

19 Settembre S. Januarii Episcopi et Sociorum Martyrum    Duplex

20 Settembre Ss. Eustachii et Sociorum Martyrum    Duplex

21 Settembre S. Matthæi Apostoli et Evangelistæ    Duplex II. classis

                      Feria Quarta Quattuor Temporum Septembris    Ferial

22 Settembre S. Thomæ de Villanova Episcopi et Confessoris    Duplex m.t.v.

                       Commemoratio: Ss. Mauritii et Sociorum Mártyrum

23 Settembre S. Lini Papæ et Martyris    Semiduplex

                       Feria Sexta Quattuor Temporum Septembris    Ferial

24 Settembre Beatæ Mariæ Virginis de Mercede    Duplex majus

                       Sabbato Quattuor Temporum Septembris    Ferial

25 Settembre Dominica XVI Post Pentecosten IV. Sept. Semiduplex Dom. minor *I*

26 Settembre Ss. Cypriani et Justinæ Martyrum    Simplex

27 Settembre Ss. Cosmæ et Damiani Martyrum    Semiduplex

28 Settembre S. Wenceslai Ducis et Martyris    Semiduplex

29 Settembre In Dedicatione S. Michaëlis Archangelis    Duplex I. classis *L1*

30 Settembre S. Hieronymi Presbyteris Confessoris et Ecc. Doctoris  Duplex *L1*

LA GRAZIA E LA GLORIA (17)

LA GRAZIA E LA GLORIA (17)

Del R. P. J-B TERRIEN S.J.

I.

Nihil obstat, M-G. LABROSSE, S. J. Biturici, 17 feb. 1901

Imprimatur: Parisiis, die 20 feb. 1901 Ed. Thomas, v. g.

TOMO PRIMO

LIBRO IV.

L’ABITAZIONE SINGOLARE DI DIO NELL’ANIMA DEI SUOI FIGLI ADOTTIVI. IL FATTO E LA NATURA DI QUESTA ABITAZIONE.

CAPITOLO PRIMO

Della comune presenza di Dio in ogni creatura ed in ogni ambito. Come questo si debba intendere?

1. – Abbiamo sentito il grande Areopagita insegnare in un famoso testo che la deificazione, la gloria dei figli di Dio perseguita dalla sacra gerarchia, consista in due elementi: « l’assimilazione e l’unione più perfetta possibile con Dio » (Ἡ πρός Θέόν ἠμῶν αφομοίωσίς τε και ἓνωσις. [= e pros Teon emon afomoiosis te kai enosis] Hier. Eccl., c. 2 § 1.). Finora abbiamo parlato solo del primo, cioè della partecipazione creata della natura divina che, formandoci ad immagine di Dio, ci rende suoi figli adottivi. Dobbiamo ora, nella misura della nostra debolezza, spiegare in termini balbettanti l’ineffabile unione che lega ogni anima rigenerata dei figli adottivi alla Santa e adorabile Trinità. Per mettere ordine e chiarezza in una questione così profonda e complessa, tratteremo prima dell’unione comune con tutta la Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo; poi studieremo in dettaglio ciò che è particolare nella relazione con ciascuna di queste Persone divine. Ma, poiché le cose della natura sono un riflesso delle meraviglie della grazia, mi è sembrato necessario, prima di affrontare direttamente il nostro argomento, ricordare in sintesi quale sia l’unione più universale del Creatore con ciascuna delle sue creature. Ora la filosofia, in accordo con la teologia cattolica, ci insegna che Dio, operando in tutte le cose, sia necessariamente in tutte le cose, e che tutte le cose siano in Lui. Tutto è in Dio. Egli ha creato il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi; e quindi Dio può porre questa domanda con sicurezza: « Se un uomo si nasconde nelle tenebre, non lo vedrò io? Non riempio forse il cielo e la terra » ? (Gen I, 1 – Geremia, XXIII, 28.) I nostri Dottori, per esprimere questa esistenza di Dio in tutti gli esseri che Egli ha creato, insegnano che Egli sia ovunque, per potenza, per essenza e per presenza. Meditiamo con loro queste parole e avviciniamole alle affermazioni scritturali. Egli è ovunque per potenza. Niente esiste, né si conserva, né si fa se non da Lui solo o con la sua cooperazione. – Se rifiuta per un momento di cooperare con le cause seconde, c’è subito un torpore universale; nessun movimento, nessuna vita, nessuna azione. Se ritira la mano con cui sostiene l’universalità degli esseri, è il loro totale annientamento. Perché non dobbiamo immaginare che la Causa prima sia come le cause dipendenti e create. Un quadro non sarebbe creato senza il lavoro ed il pennello del pittore; ma, una volta che l’opera d’arte sia completata, la presenza dell’artista non ha importanza. Che se ne vada o rimanga, che viva o muoia, la sua opera rimane, perché non dipende da lui nel suo essere. L’influenza dell’Artista sovrano è del tutto diversa: è necessario che la sua opera sia eseguita, ma non meno necessario che rimanga; perché il suo effetto è l’essere stesso delle cose. L’essere, ho detto; non questo o quell’essere, ma ogni essere che non sia l’Essere divino, l’Essere per essenza; con qualunque nome si chiami, in qualunque forma appaia incidente, modalità, sostanza. – Egli è in tutto e dappertutto per essenza. Poiché la sua potenza e la sua operazione sono la base di tutto, deve esserci anche la sua essenza; perché in Lui, potenza, operazione ed essenza sono tutte una cosa sola. L’uomo può agire a distanza, perché ha i mezzi per trasportare la sua influenza in qualche modo, senza unirsi al soggetto che la riceve. Ma tu, mio Dio, non hai questa facoltà che io trovo nella tua creatura; e questo stesso fatto è la prova della tua incomparabile potenza. A chi allora potreste affidare il ruolo di trasmettere un’azione che può venire solo da Voi? E poi, non sarebbe necessario che la vostra potenza accompagni la causa che servirebbe da intermediario tra Voi e i vostri effetti, poiché essa stessa non avrebbe più essere e potenza di quella che riceverebbe in ogni momento da Voi? E se la vostra potenza lo accompagna e la porta, allora la vostra essenza è lì, poiché la vostra potenza non è altro che Voi stesso. – Lo abbiamo capito bene? Dio stesso è presente ovunque si eserciti la sua potenza; presente nella sua interezza, con tutti i suoi attributi, tutte le sue perfezioni; con la sua unità di natura e la sua Trinità di Persone: perché, ancora una volta, tutte queste cose in Lui sono una e medesima cosa. Egli è dunque nel mio corpo; è nella mia anima; è nelle mie facoltà e nelle mie minime operazioni; più in me di quanto io non sia in me stesso. Ma io non sono tutto nel mio corpo, né nella mia sostanza spirituale, tanto meno in ciascuno dei miei atti. Tutto intero in me; tutto intero fuori di me; poiché la sua presenza non ha altri limiti che quelli che si dà Egli stesso limitando il campo delle sue creazioni e della sua operazione. – Vogliamo aggiungere che è immenso? « Immenso è il Padre, immenso è il Figlio, immenso è lo Spirito Santo », canta la Chiesa nel simbolo di Sant’Atanasio. Certamente non che dovremmo, come alcuni hanno creduto falsamente, immaginare spazi puri che si estenderebbero infinitamente oltre tutti i mondi, e che Dio solo riempirebbe con la sua presenza …. chimera indegna di un pensatore; un fantasma creato dal nulla da una finzione ingegnosa ma cieca. Così i Padri, nelle loro considerazioni sull’immensità di Dio, non hanno mai scritto niente del genere. Se chiedete loro dove poteva essere Dio prima che la sua bontà onnipotente avesse creato il mondo, essi non vi risponderanno che era ovunque, in spazi immaginari. Piuttosto, ascoltateli: « Prima di ogni cosa, Dio era per sé mondo, luogo e tutto » (Tertull., c. Prax., c. 5). Non c’è bisogno di cercare dove fosse Dio prima che creasse il mondo. Non c’era che Lui, e di conseguenza Egli era in se stesso » (Bernard. de Consid., I V, c. 6, n. 13). « Qualcuno dirà: Prima che Dio facesse i Santi, dove abitava? Dio abitava in se stesso e presso di Lui » (S. August., Enarr. in Ps. CXXII). – Eppure, Dio era immenso, anche se allora era solo in se stesso, come è immenso oggi, anche se il mondo in cui dispiega la sua immensità è necessariamente circoscritto nella sua estensione. Questo è facilmente concepibile, se ricordiamo la ragione fondamentale della presenza di Dio nella sua creatura. Egli è lì come causa dell’essere e degli esseri, realizzandoli con l’onnipotenza della sua parola (Ebr., I, 3). Infatti, questa potenza non conosce limiti, poiché può creare nuove terre e nuovi cieli all’infinito, ne consegue chiaramente che non è circoscritto in nessuno spazio e che, senza subire alcun cambiamento in se stesso, sarebbe presente in altri spazi sempre più grandi, se si compiacesse di chiamare all’esistenza altri mondi. Ed è questo che intendiamo quando parliamo dell’immensità divina. Dio, dunque, sebbene fosse solo in se stesso, prima di uscire dal suo eterno riposo per fare le creature, era tuttavia immenso; perché aveva la virtù onnipotente che nella sua immutabile attività può estendersi fino a qualsiasi spazio immaginabile e a qualsiasi estensione possibile. – Questo, credo sia il solido fondamento su cui basare la spiegazione dell’esistenza sostanziale di Dio nell’universalità delle creature: la sua influenza creatrice e conservatrice al fondo di ogni essere che non sia l’Essere increato. Le Sacre Scritture non ne indicano altre. « Dove andrò – esclama il salmista – dove mi nasconderò lontano dal vostro spirito? dove fuggirò dalla vostra presenza? se salgo in cielo, Voi siete lì; se scendo negl’inferno, là vi trovo. Se dall’aurora, prendendo le mie ali, mi involo fino ai confini del mondo, è la vostra mano che ivi mi condurrà, la vostra destra mi sosterrà » (Sal. CXXXVIII, 6-10). – Quindi, ignorerebbero il carattere sublime dell’onnipresenza di Dio, coloro che vedrebbero in essa solo qualche rapporto di coesistenza con lo spazio ed il luogo. Lontano da noi queste idee meschine, perché ci farebbero dimenticare che questa presenza è sovranamente universale, perché è sovranamente attiva, e che penetra nel mondo degli spiriti come in quello dei corpi. Questo è ciò che capì bene Sant’Ignazio di Loyola quando scrisse nella bella contemplazione con cui chiude i suoi Esercizi Spirituali: « Nel Secondo Punto considererò Dio presente in tutte le creature. Egli è negli elementi, dando loro l’essere; nelle piante, dando loro la vita vegetativa; negli animali, dando loro la sensibilità; negli uomini, dando loro la vita dell’intelletto. Ed io, uno di essi, ho ricevuto da Lui l’essere, la vita, il sentire, il pensare; Egli ha fatto di me il suo tempio, poiché sono creato ad immagine e somiglianza della sua divina maestà » (Esercizi Spirituali. Contemplazione per ottenere l’amore divino in se stessi, Cf. S. Thom. Quodl. XI, a. 1 in corp.). – Aggiungiamo infine che Dio è in tutto e ovunque per presenza. Questo è il terzo punto di vista, sotto il quale la teologia scolastica è abituata a considerare l’esistenza viva di Dio nel suo dominio. – Ciò che intende con questa formula è che nulla può sfuggire alla conoscenza di Dio, così come nulla può sfuggire alla sua potenza. Dio non è il sovrano che gli amici di Giobbe hanno calunniosamente fatto immaginare a questo Patriarca che viva in mezzo alle nuvole o cammini tra i poli, e vede ciò che noi facciamo solo attraverso le nebbie (Giobbe, XXII, 13, 14.). Perché tutto è da Lui, poiché Egli è in tutte le cose, è necessario che tutto sia messo a nudo davanti ai suoi occhi. Il nostro sguardo può raggiungere la profondità delle cose solo dall’esterno; noi siamo al di fuori di esse. L’occhio di Dio va direttamente in profondità, perché esso è Dio stesso, e Dio che sostiene tutto non può essere assente da nulla. Questo è ciò che ci insegnano le Scritture, quando ci mostrano « lo Spirito di sapienza che scruta le reni del maldicente, che scruta il suo cuore, che dà ascolto alla sua lingua » – «. Perché lo Spirito del Signore riempie l’universo e Colui che contiene tutte le cose ascolta ogni voce. Perciò chi commette iniquità non può rimanere nascosto » (« Cordis scrutator et linguæ auditor….. Quoniam, replexit orbem… continet omnia ». Sap. I, 6, 7). Questo testo è abbastanza notevole: perché mostra chiaramente a coloro che lo meditano, il triplice modo in cui Dio sia in ogni creatura. – Il Salmo CXXXVIII, che abbiamo citato innanzi, non è meno esplicito su questo punto che il Libro della Sapienza. Ho già osservato come colleghi l’esistenza sostanziale di Dio, nell’universalità degli esseri, all’operazione onnipotente che dà loro l’esistenza e la conserva. Leggiamo il resto del salmo, e troveremo splendidamente descritto il legame tra la potenza agente e questa presenza che porta alla luce ogni creatura sotto lo sguardo divino. « E dissi: Può darsi che le tenebre mi coprano, ma per Voi la notte è luminosa come il giorno e le ombre sono come la luce. Perché Voi avete formato i miei reni, Voi mi avete ricevuto dal seno di mia madre… Le mie ossa non sono nascoste a Voi che le avete fatte nel segreto » (Sal. CXXXVIII, 11-15).

2. – E come Dio è in tutte le cose, così tutte le cose sono in Lui: tutte le cose, dico, senza eccezione; un essere che non fosse in Lui, non esisterebbe. Questa è la verità che San Paolo predicò nell’Areopago agli Ateniesi stupiti: « Dio non è lontano da ciascuno di noi, perché è in Lui che abbiamo vita, movimento ed essere » (Atti XVII, 27-28). Egli non ha fatto qui menzione che degli uomini. Ma ecco che non esclude nulla: « Da Lui, per Lui e in Lui sono tutte le cose » (Rom. VI, 36). E ancora, parlando del primogenito Figlio di Dio: « Per mezzo di Lui – egli dice – tutte le cose sono state create nei cieli e sulla terra; tutte le cose sono state create per mezzo di Lui e in vista di Lui, ed Egli stesso è prima di tutte le cose, e in Lui tutte le cose sussistono » (Col. I, 16-17). (Col. I, 16-17). « O grande, o Sovrano Procreatore degli esseri visibili e invisibili… Voi siete la causa prima, il luogo e lo spazio delle cose, il fondamento di tutto ciò che è; infinito, increato, immortale » (Arnob., Adv. Gent., L. I, n. 3). – Questa è la voce dei Padri e quella dei nostri Libri sacri. L’autore dei Nomi Divini ne è stato l’interprete sublime, quando chiama Dio « la fortezza e la dimora che contiene tutto ». – « Egli è il Pantocratore, cioè Colui che regge tutte le cose, perché è il fondamento sovranamente solido di tutti gli esseri… Egli li ha tratti da sé come da una fonte eminentemente feconda; li richiama a sé come ad un abisso assolutamente irresistibile; li riceve come una dimora infinitamente vasta, e li avvolge ricevendoli con un abbraccio immensamente potente » (Dionys Ar. De divin. Nom, c. 10, § 1. P. Gr, t. 3, p. 936). Questo testo, così grande nel suo fascino da essere quasi intraducibile, ci indica in qual senso dobbiamo prendere questa comprensione universale delle cose in Dio. Dio non è nelle creature come una parte di esse stesse; esse non sono in Lui come un attributo, una perfezione, uno sviluppo del suo Essere infinitamente semplice, infinitamente immutabile. Se guardiamo alla profondità delle cose, ciò che fa che Dio sia in tutto, fa anche che tutto sia in Dio. In entrambe le formule trovo, da diversi punti di vista, l’espressione della stessa verità fondamentale: Dio è la causa sovranamente efficiente e sovranamente immediata di tutto l’essere fuori di sé. Omnia in ipso constant: poiché « Egli supporta ogni cosa con l’onnipotenza della sua parola » (Hebr. I, 3).

3. – Poiché queste nozioni preliminari sono di grande importanza per una migliore comprensione di ciò che sia la dimora soprannaturale di Dio nei figli di adozione, prendiamo in prestito alcune ulteriori spiegazioni dalla filosofia cristiana. – La sostanza corporea, a causa delle sue dimensioni e della sua quantità, è necessariamente in relazione con lo spazio ed i luoghi in cui ha il suo determinato posto: una relazione così intima che non c’è né spazio senza corpo, né corpo senza spazio. La sostanza spirituale, invece, non avendo, per il fatto stesso di essere spirito, né estensione né superfici, è per sua natura indipendente da qualsiasi posizione in qualsiasi luogo, e da qualsiasi relazione di distanza o di vicinanza con gli esseri materiali. Da questo ne risulta una conseguenza molto notevole: è che l’assioma secondo il quale sia necessario essere da qualche parte prima di agirvi, sia vero per le cause materiali la cui azione presuppone il contatto, ma non possa essere vero per le cause immateriali, perché queste ultime entrano in relazione con la estensione solo in dipendenza delle loro operazioni e della loro influenza (« Dicendum quod esse in loco diversimode competit spiritibus et corporibus: quia corpus est in aliquo ut content, sicut vinuum in vaso; sed substantia spiritualis est in aliquo ut continens et conservans. Cujus ratio est, quia Subslautia corporalis per essentiam Suam che circumlimitata est quantitatis terminis, determinata est ad locum, et per consequens virtus et operatio ejus in loco est. Sed spiritualis substantia que omnino absoluta est a situ et quantitate, habet essentiam non omnino circumlimitatarm, loco. Unde non est in loco nisi per operationem, et per consequens virtus et essentia ejus in loco est. » S. Thom. I, D. 37, q. 2, a. 1. in corp.) – Pertanto, quando si chiede se Dio sia in tutti i luoghi, la risposta sarà diversa a seconda della diversità di significato che la domanda può contenere. Sarà negativa, se si intende con i termini « essere in un luogo » l’occuparlo alla maniera delle sostanze corporee. Al massimo si può dire, secondo l’osservazione di San Tommaso, « che Egli è in tutti i luoghi metaforicamente, perché li riempie non con le sue proprie dimensioni, ma con la quantità dei suoi effetti ». Sarebbe, al contrario, affermativo, se gli stessi termini significassero per voi il modo di presenza che si addice agli spiriti: poiché è in un senso molto proprio che, dando a tutti i luoghi sia il loro essere sia la loro proprietà di contenere dei corpi, Dio li avvolga e li penetri con la sua presenza (S. Thom., I, D. 37, q. 2, a. 1). – S. Alberto Magno non era di opinione diversa dal suo glorioso discepolo. Studiando come lui cosa sia la presenza di Dio nel mondo dei corpi, fa questa osservazione pienamente giusta: « Una cosa è essere localmente (localiter) in un luogo, un’altra cosa è essere nello stesso luogo causalmente (causaliter, a titolo di causa). Essere in un luogo secondo il primo modo è essere, o almeno poter essere, contenuto, delimitato, circoscritto da una superficie esterna; essere in un luogo secondo l’altro modo è produrre e conservare sia il luogo che ciò che è nel luogo… Dicendo, dunque, che Dio è qui o là, intendiamo dire che Egli sia legato a tale o a tal altro luogo, non secondo il modo del luogo, ma secondo il modo della causa » (Albert. M., Opp. tt. XVIII. Tr. XVIII, q. 70, m. 4. « Cum dicitur Deus in loc esse, comparatur ad locum non secundum modum loci, sed secundum modum causæ »). Ed è per questo che l’assioma che ho menzionato prima debba essere rovesciato quando si parla di spiriti puri e di Dio, lo Spirito puro per eccellenza. – Il sapiente Dottore, per dare maggior rilievo al suo pensiero, ci parla della presenza dell’anima nel corpo che essa anima, e di quella degli spiriti angelici nello spazio. « Ciò che l’anima è per il corpo, Dio non lo è per il luogo. Perché l’anima si riferisce al corpo come l’atto si riferisce alla potenza, come la forma si riferisce alla materia, e non come una cosa localizzata si riferisce al luogo in cui è localizzata. Se entra in relazione con il luogo, è per accidente, cioè perché il corpo di cui essa è l’atto e la forma, ha il suo luogo determinato in tale e tale parte della estensione. Ma non è in questo modo che Dio si rapporta al luogo: perché, come ho detto, vi si rapporta come causa » (Alb. M., ibid.). – Quanto all’Angelo, totalmente libero com’è da tutti i principi materiali, entra in relazione o con il luogo o con i corpi presenti nello stesso luogo, unicamente in virtù degli atti con cui assiste le creature corporeee le dirige sotto l’impero di Dio; « Quod ad hunc locum vel illum, refertur hoc est secundum vim et actum virtutis assistricis vel administricis » (Ib. Q. 73, m. 2.). È vero che più Angeli non possono occupare insieme lo stesso luogo, ma questo non perché lo riempiano con la loro quantità (come l’acqua fa in un vaso), ma « perché le loro operazioni non potrebbero, senza confusione, esercitarvisi contemporaneamente » (Id., ibid.). – Una dottrina solida e bella questa, in perfetta armonia con quella del Dottore Angelico, dalla quale emerge il grande principio: Dio sarà tanto più intimamente presente in una creatura; vi rimarrà tanto più costantemente, quanto più intimi, più permanente ed elevati saranno i suoi effetti (Occorre che io faccia notare, in conclusione, che la presenza degli spiriti nei corpi e nello spazio non debba essere rappresentata come immagine di quella di un punto senza dimensioni. L’indivisibilità del punto materiale è diversa dall’indivisibilità di uno spirito. Il punto, per quanto indivisibile possa essere supposto, appartiene per sua natura alla superfice in cui ha la sua posizione determinata. Lo spirito, al contrario, sfugge alla vostra idea di spazio e di estensione. Se si toglie l’uno e l’altro, non c’è più alcun punto concepibile; mentre l’esistenza e la natura degli spiriti non dipende in alcun modo da queste condizioni materiali).

LA GRAZIA E LA GLORIA (18)