FESTA DELL’ANNUNZIATA (2022)

FESTA DELL’ANNUNCIAZIONE (2022)

MESSA

Doppio di 1° classe – Paramenti bianchi.

Oggi commentiamo il più grande avvenimento della storia: l’Incarnazione di nostro Signore (Vang.) nel seno di una Vergine (Ep.). In questo giorno il Verbo si è fatto carne. Il mistero dell’Incarnazione fa sì che a Maria competa il titolo più bello: quello di « Madre di Dio » (Or.) in greco « Theotocos »; nome, che la Chiesa d’Oriente scriveva sempre in lettere d’oro, come un diadema sulle immagini e sulle statue. « Avendo toccato i confini della Divinità » (Card. Cajetani in 2° – 2æ q. 103, art. 4) col fornire al Verbo di Dio la carne, alla quale si unì ipostaticamente, la Vergine fu sempre onorata di un culto di sopravenerazione e di iperdulia: « Il Figlio del Padre ed il Figlio della Vergine sono un solo ed unico Figlio », dice San Anselmo. Maria è da quel momento la Regina del genere umano e tutti la devono venerare (Intr.). al 25 marzo corrisponderà, nove mesi più tardi, il 25 dicembre, giorno nel quale si manifesterà al mondo il miracolo che non è conosciuto oggi che dal cielo e dall’umile Vergine. La data del 25 marzo, secondo gli antichi martirologi, sarebbe anche quella morte del Salvatore. essa

Incipit

In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.

Introitus

Ps XLIV: 13, 15 et 16
Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducéntur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus adducéntur tibi in lætítia et exsultatióne.

[Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo: dietro di lei, le vergini sono condotte a te, o Re: sono condotte le sue compagne in letizia ed esultanza.]


Ps XLIV: 2
Eructávit cor meum verbum bonum: dico ego ópera mea Regi.

[Dal mio cuore erompe una fausta parola: canto le mie opere al Re].

Ps XLIV: 2.
Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: adducéntur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus adducéntur tibi in lætítia et exsultatióne.

[Ti rendono omaggio tutti i ricchi del popolo: dietro di lei, le vergini sono condotte a te, o Re: sono condotte le sue compagne in letizia ed esultanza.]

Oratio

Orémus.
Deus, qui de beátæ Maríæ Vírginis útero Verbum tuum, Angelo nuntiánte, carnem suscípere voluísti: præsta supplícibus tuis; ut, qui vere eam Genetrícem Dei crédimus, ejus apud te intercessiónibus adjuvémur.

[O Dio, che hai voluto che, all’annuncio dell’Angelo, il tuo Verbo prendesse carne nel seno della beata Vergine Maria: concedi a noi tuoi sùpplici che, come crediamo lei vera Madre di Dio, così siamo aiutati presso di Te dalla sua intercessione.]


Lectio

Léctio Isaíæ Prophétæ
Is VII: 10-15
In diébus illis: Locútus est Dóminus ad Achaz, dicens: Pete tibi signum a Dómino, Deo tuo, in profúndum inférni, sive in excélsum supra. Et dixit Achaz: Non petam ei non tentábo Dóminum. Et dixit: Audíte ergo, domus David: Numquid parum vobis est, moléstos esse homínibus, quia molésti estis et Deo meo? Propter hoc dabit Dóminus ipse vobis signum. Ecce, Virgo concípiet et páriet fílium, et vocábitur nomen ejus Emmánuel. Butýrum ei mel cómedet, ut sciat reprobáre malum et elígere bonum.

[In quei giorni: Così parlò il Signore ad Achaz: Domanda per te un segno al Signore Dio tuo, o negli abissi degli inferi, o nelle altezze del cielo. E Achaz rispose: Non lo chiederò e non tenterò il Signore, E disse: Udite dunque, o discendenti di Davide. È forse poco per voi far torto agli uomini, che fate torto anche al mio Dio? Per questo il Signore vi darà Egli stesso un segno. Ecco che la vergine concepirà e partorirà un figlio, il cui nome sarà Emmanuel. Egli mangerà burro e miele, affinché sappia rigettare il male ed eleggere il bene].

Graduale

Ps 44:3 et 5
Diffúsa est grátia in lábiis tuis: proptérea benedíxit te Deus in ætérnum.
V. Propter veritátem et mansuetúdinem et justítiam: et dedúcet te mirabíliter déxtera tua.


[La grazia è riversata sopra le tue labbra, perciò il Signore ti ha benedetta per sempre,
V. per la tua fedeltà e mitezza e giustizia: e la tua destra compirà prodigi].

Tractus


Ps XLIV: 11 et 12
Audi, fília, et vide, et inclína aurem tuam: quia concupívit Rex speciem tuam.

[Ascolta e guarda, tendi l’orecchio, o figlia: il Re si è invaghito della tua bellezza.]


Ps XLIV: 13 et 10
Vultum tuum deprecabúntur omnes dívites plebis: fíliæ regum in honóre tuo.

[Tutti i ricchi del popolo imploreranno il tuo volto, stanno al tuo seguito figlie di re.]


Ps XLIV: 15-16
Adducéntur Regi Vírgines post eam: próximæ ejus afferéntur tibi.
V. Adducéntur in lætítia et exsultatióne: adducéntur in templum Regis.

[Le vergini dietro a Lei sono condotte al Re, le sue compagne sono condotte a Te.
V. Sono condotte con gioia ed esultanza, sono introdotte nel palazzo del Re].

Evangelium
Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Lucam
Luc 1:26-38
In illo témpore: Missus est Angelus Gábriel a Deo in civitátem Galilææ, cui nomen Názareth, ad Vírginem desponsátam viro, cui nomen erat Joseph, de domo David, et nomen Vírginis María. Et ingréssus Angelus ad eam, dixit: Ave, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus. Quæ cum audísset, turbáta est in sermóne ejus: et cogitábat, qualis esset ista salutátio. Et ait Angelus ei: Ne tímeas, María, invenísti enim grátiam apud Deum: ecce, concípies in útero et páries fílium, et vocábis nomen ejus Jesum. Hic erit magnus, et Fílius Altíssimi vocábitur, et dabit illi Dóminus Deus sedem David, patris ejus: et regnábit in domo Jacob in ætérnum, et regni ejus non erit finis. Dixit autem María ad Angelum: Quómodo fiet istud, quóniam virum non cognósco? Et respóndens Angelus, dixit ei: Spíritus Sanctus supervéniet in te, et virtus Altíssimi obumbrábit tibi. Ideóque et quod nascétur ex te Sanctum, vocábitur Fílius Dei. Et ecce, Elísabeth, cognáta tua, et ipsa concépit fílium in senectúte sua: et hic mensis sextus est illi, quæ vocátur stérilis: quia non erit impossíbile apud Deum omne verbum. Dixit autem María: Ecce ancílla Dómini, fiat mihi secúndum verbum tuum.

[In quel tempo: L’Angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, ad una Vergine sposata con un uomo della stirpe di Davide che si chiamava Giuseppe, e il nome della Vergine era Maria. Ed entrato da lei, l’Angelo disse: Ave, piena di grazia: il Signore è con te: benedetta tu tra le donne. Udendo ciò ella si turbò e pensava che specie di saluto fosse quello. E l’Angelo soggiunse: Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti a Dio, ecco che concepirai e partorirai un figlio, cui porrai nome Gesù. Esso sarà grande e chiamato figlio dell’Altissimo; e il Signore Iddio gli darà il trono di Davide, suo padre, e regnerà in eterno sulla casa di Giacobbe, e il suo regno non avrà fine. Disse allora Maria all’Angelo: Come avverrà questo, che non conosco uomo ? E l’Angelo le rispose. Lo Spirito Santo scenderà in te e ti adombrerà la potenza dell’Altissimo. Perciò quel santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco che Elisabetta, tua parente, ha concepito anch’essa un figlio, in vecchiaia: ed è già al sesto mese, lei che era chiamata sterile: poiché niente è impossibile a Dio. E Maria disse: si faccia di me secondo la tua parola.]


OMELIA

(M. PIANO: Discorsi Evangelici – T. I., Milano, Omobono e Manini stamp., 1877)

Et ingressus Angelus ad eam dixit, Ecce concipies, et paries filium, et nomen ejus Jesu.

[Luc. 1]

Il Vangelo di quest’oggi ci ricorda la divina missione dell’Angelo Gabriele ad annunziare alla Vergine Maria, che doveva concepire e partorire il Figliuol di Dio, e diventar Madre di Dio medesimo. Madre di Dio! Oh gran dignità! Oh dignità sublimissima non mai udita nei secoli passati e superiore ad ogni creato intendimento! Dignità da tener in ammirazione non che la terra, ma il cielo tutto! Una povera verginella figlia di Gioachino e d’Anna diventar madre di Dio, del Re de’ re, del Dominator de’ dominanti, del Monarca dell’universo! Oh merito, oh virtù, oh santità senza pari! oh pienezza di grazia mirabilissima! Chi mai potrà arrivare a comprenderla? E che hanno dunque a far qui tutte le grandi donne, la Noemi, la Ruth, la Debora, l’Ester, la Giuditta, la Susanna, le due Sara, una moglie di Abramo, l’altra di Tobia, cotanto celebrate nel vecchio Testamento? Che hanno a far qui la Vergine, le donne piangenti, e Marta, e Maria Maddalena, e Salome cotanto rinomate nel Testamento nuovo? Che hanno a fare tutte le altre Vergini, Vedove e Martiri sì lodate nel Cristianesimo? Ah! che il loro merito, la virtù, la santità loro tuttoché grandi, a fronte di Maria sola scompariscono del pari che scompajon le stelle allo spuntare del sole, a somiglianza del quale ella fu da Dio eletta: electa ut sol. Dirò di più, e dirò vero. Suppongansi accumulati insieme tutti i meriti, le virtù tutte, le santità di tutti i Patriarchi, Profeti, Apostoli, Martiri, Santi e Sante che sono senza numero; vi si accoppino quelli ancora degli Angeli e Spiriti celesti che sono a migliaja, a milioni. Che gran cumulo di grazia € di santità! Chi può misurarlo? E pur tutto questo gran cumulo posto al confronto di Maria egli è come un nulla. – No, adunque, Vergine Santissima ed Immacolata (esclamerò anch’io qui con Chiesa Santa), per questo solo che diventaste Madre di Dio, no, che io non so con quali bastevolmente esaltarvi: quibus te laudibus efferam, nescio: quia quem cæli capere non poterant tuo gremio contulisti. – Che farò io dunque questa mattina, che farete voi,uditori miei? Ah! dilettissimi, ascoltiamo per poco l’annunzio dell’Angelo a Maria, la risposta diMaria all’Angelo, e vi troveremo di che ammirare grandemente, e molto ancora per noi da imparare. – Incominciamo. Solinga se ne stava la Vergine Maria nella cameretta di sua casa là in Nazaret, tutta occupata in santi pensieri, in opere degne della sua virtù; quando all’improvviso entrovvi  l’Arcangelo Gabriele, che così prese a salutarla: ave, gratia plena, Dominus tecum, benedicta tu in mulieribus: Dio vi salvi, o piena di grazia; il Signore è con voi, voi siete la benedetta fra le donne. Qual più innocente saluto? Qual più santo annunzio? Doveva pure di gioja tutto e di consolazione giubilare il cuore di lei? mà no: ella anzi si turbò, e mutola e pensierosa andava colla sua mente investigando, quale specie di saluto fosse cotesto: turbata est… et cogitabat, qualis esset ista salutatio. Ma e perché mai turbarsi cotanto; e cotanto pensare e ripensare? Ah! dilettissimi;.. erasi Ella di già, dicono i santi Padri Agostino ed Antonino, erasi già con voto di perpetua verginità tutta a Dio consacrata per esser santa non sol di spirito, ma anche di corpo. È però ben sapendo quanto piaccia a Dio, ed in quanto pregio abbiasi a tenere questa virtù, che, al dire di s. Giovanni Grisostomo, rende le creature umane eguali agli Angeli, anzi simili, dice s. Basilio, a Dio stesso, un neo solo di sospetto bastò a turbarla per tema che la sua purità potesse soffrire qualche detrimento. Trovavasi Ella sola nella sua cella; e sebben fosse già assuefatta alle visioni, ai colloqui angelici, nulladimeno, riflette qui il grande sant’Ambrogio, tanto era lo zelo ch’Ella aveva della propria verginità, che al vedere l’Angelo Gabriele in figura d’uomo, comunque risplendente di maestà e modestia, quell’aspetto virile pose in apprensione il suo spirito, e la conturbò: ad virilis sexus speciem peregrinam turbatur aspectus virginis. E tant’oltre andava l’apprensione e turbamento di lei, che l’Angelo stesso ripigliando la parola ebbe ad animarla; ad incoraggiarla, perché temesse di nulla; accertandola che Ella aveva trovata grazia presso il Signore Iddio: ne timeas, Maria, invenisti enim gratiam apud Dominum. Quindi continuando egli a parlare: ecco, le disse, ecco voi concepirete, sì, nel vostro seno, voi partorirete un Figlio, il cui nome sarà Gesù; ma Egli sarà qualche cosa di ben grande, e si chiamerà Figliuolo dell’Altissimo: ecce concipies, et paries Filium, et vocabis nomen ejus Fesum. Hic erit magnus; et Filius Altissimi vocabitur. – E qui nuovi motivi occorsero di turbamento alla Vergine Santissima. Coll’angelico discorso conobbe chiaramente che doveva concepire e partorire e diventar Madre di Dio: quinci doppiamente affanata: turbata est in sermone ejus, benché rassegnatissima ai voleri di Dio era insieme penetrata dalla più profonda umiltà; onde diceva in cuor suo, e come mai povera meschinella qual mi son’io, come mai merito di salire tant’alto a diventare Madre di Dio, genitrice di chi mi generò; di chi mi diè l’essere e la vita? Come mai posso meritare io una dignità sì eccelsa, che dopo quella di Dio non ha l’eguale? Come corrispondervi? Come potrò io debitamente corrispondervi? Quindi tornando col pensiero alla sua purissima verginità; sì, diceva, facciasi pure in me la volontà di Dio, mio gran Signore e padrone: io so ch’egli è onnipossente, ché può far cose superiori alla mia ed altrui intelligenza; ma so insieme che io feci voto a Dio di perpetua verginità, ed intanto ne so, né comprendo come mai io possa esser madre e vergine tutt’assieme. E così quanto più ella s’internava in questo pensiero, più rimaneva conturbata: Ma Dio immortale! E perché conturbarsi cotanto la Santissima Vergine dopo un sì bel saluto dell’Angelo accompagnato dalle più consolanti espressioni? Ah! dilettissimi, lo dirà per me il mellifluo s. Bernardo. Lo stesso angelico saluto, tuttoché consolantissimo fu quello che tanto la turbò, e tanto le diè da pensare e ripensare. E perché mai? Perché sentissi benedire fra le donne, mentre fu sempre suo desiderio di essere benedetta fra le vergini: turbata est eo quod benedictam se audissetin mulieribus, quæ semper in virginibus benedici desiderabat; e perciò dubitando che la maternità di Dio potesse offendere il candore del giglio suo virginale, non sapeva finir di turbarsi,pensando e ripensando alla qualità d’un tale saluto: turbata est in sermone ejus, et cogitabat qualis esset ista salutatio. E però a chiarirsi di questo affliggente dubbio rivolta all’Angelo così fecesi ad interrogarlo: E come potrà mai avvenir ciò che voi mi annunziate, se io consecrai a Dio la mia verginità, né posso, né debbo soffrirne la minima lesione? Quomodo fiet istud, quoniam virum non cognosco? Ed allora fu che l’Angeloavendola assicurata che lo Spirito Santo sarebbe disceso su di Lei, e che la virtù dell’Altissimo l’avrebbe fecondata, talché sarebbe divenuta madre sì, ma rimasta vergine illibatissima; allora fu che Ella piegò il capo e prestò il suo pieno consenso: ecce Ancilla Domini, fiat mihi secundum verbum tuum? ecco l’Ancella del Signore; si faccia pure, si faccia, ma precisamente come voi avete detto: fiat, fiat, ma secundum verbum tuum; quasiché volesse dire: nasca pure da me il Figliuol di Dio, si riscatti pure il mondo, si distrugga il peccato, s’incateni il demonio, si faccia giubilare il cielo; tutto va bene; tutto mi piace, ma a questa condizione che la mia verginità non soffra il minimo discapito; altrimenti l’aver per Figlio un Dio, il diventar Regina del cielo, non basterebbe a tormi il rammarico d’aver perduta la gioja inestimabile della mia verginale purità: fiat, fiat secundum verbum tuum. – Oh! fiat, esclama qui tutto attonito s. Giovanni Damasceno, e con esso lui s. Tommaso da Villanova; oh! fiat, potentissimo fiat: imperciocchè siccome proferito da Dio, il tutto all’istante. Rimase fatto: dixit et facta sunt; così appena uscì dalla bocca di Maria questa voce, che subito nel suo seno restò formato l’intiero corpo del Figliuol di Dio per opera onnipotente dello Spirito Santo, e nel momento stesso vi si unì la divinità; cosicché in tal istante la Vergine Maria divenne vera e reale Madre di Dio, come lo definirono i due gran Concilii di Efeso e di Laterano; ché il negarlo sarebbe la più empia eresia. Infatti, se le altre madri sono vere madri dei loro figliuoli, sebbene ne abbiano generato il solo corpo, al quale poi Iddio infuse l’anima; così la Vergine Maria fu vera e reale Madre di Dio, sebben ne abbia generato il corpo soltanto, a cui poi nell’istante medesimo vi si unì l’anima e la divinità. – Ed oh! dignità stupendissima di Maria! Di semplice verginella diventar Madre di Dio, di quel gran Dio che comanda al cielo ed alla terra, al cui confronto tutti i Re, nati e nascituri non sono che un nulla; di quel gran Dio, che forma l’ammirazione, la gloria, la felicità di tutti i Santi e Spiriti celesti! O preminenza non solo superiore ad ogni creata dignità, ma preminenza, dice l’angelico Dottore, che ha dell’infinito per ragion del bene, infinito di cui Ella è Madre. Nel vero, per quella relazione che ha una madre col figlio, tanta è più eccelsa la dignità della madre; quanto più sublime è quella del figlio: Dunque se infinita è la condizione del Divin Figlio di Maria, anche la condizione di Maria, che ne è la Madre dell’infinito. Quindi. a ragione disse s. Bonaventura, che Dio può ben fare un mondo maggiore di quello che fece, un maggior cielo di quel che creò, ma tuttoché onnipossente non potrà mai fare cosa maggiore di Maria Madre di Dio: majorem mundum posset facere Deus, majus cœlum, sed majorem quam Matrem: Dei facere non posset. Ma forseché questo gran mistero dell’Annunziazione di Maria e dell’Incarnazione. del Verbo non ha da risvegliare in noi che sentimenti e grande meraviglia e di ammirazione altissima? Ah! dilettissimi, da questo mistero abbiamo pur anco ben molto da imparare a nostro grande vantaggio. Udiste, o donne, udiste o fanciulle, o giovinette! La Vergine Maria paventò perfino la visita ed il saluto di un Angelo mandato dal Cielo, e voi non temete, non dirò solo le visite frequenti, ma la familiarità, la dimestichezza, le tresche, gli amoreggiamenti dì coloro che alla perfine non son Angeli, ma figli di Adamo, pieni di sregolate passioni e libertini talora che, per valermi della frase della divina Sacra Scrittura, hanno eli occhi pieni di lussuria: habent oculos plenos adulterii; e voi non temete di costoro, non dirò solo i saluti, ma i discorsi  Indegni, gli inviti e le richieste oscene? Voi non temete, non dirò soltanto la presenza, ma la compagnia da solo a sola? Lupus ad oviculam, esclama s. Bernardo: la pecora sola col lupo, e la pecora non teme: , , ah! Guai, guai; e voi invece di resistere loro con un serio contegno, con brusche negative, voi anzi ridete loro in faccia; e con gli sguardi, coi sogghigni fomentate in esso loro vieppiù la passione? Ah! Infelici siete, ben si vede che voi pure, al par di loro libertine siete ed impudiche. – Udite, torno a dire, o femmine e voi tutti quanti qui siete uomini e giovani! La Vergine Maria, anziché rinunziare alla sua integrità verginale, amava meglio rinunziare alla sublime dignità di Madre di Dio; voi per un sozzo momentaneo piacere, per un regalo, per un vile guadagno, per una sperata protezione, per una simulata promessa di matrimonio, voi rinunziate, perdete, gettate via la gioia inestimabile della purità verginale verginale, della continenza coniugale, della castità vedovile, e sagrificando insieme onore e riputazione, vendete l’anima al demonio. Heu! sclamava perciò il massimo dottore s. Girolamo: piget dicere, quod quotidie virgines ruant: oh! quante giovinette, mi rincresce dirlo, ma pur troppo è vero, quante donzelle,quanti giovani che rinunziano all’angelica virtù della purità, e cadono nel peccato obbrobriosamente.Ed è questa la maniera di imitare la Verginee di esserne devoti, di meritarvi la sua protezione? Udiste voi, o ambiziosi e superbi, che tanto anelate alle cariche onorifiche, ai posti lucrosi, alle dignità, e non temete di giungervi per vie torte ed inique senza merito e senza abilità per sostenerle, talché sareste capaci di qualunque delitto, se con esso foste sicuri di giungere alla regia dignità, udiste? Ah! sì che avete ascoltato: imparate, dunque, una volta a reprimere la vostra ambizione, la vostra superbia. La Vergine Maria, tuttoché piena di grazia e santissima, talmente era umile e tanto stimavasi immeritevole d’ogni onore,d’ogni dignità, che al sentirsi annunziare dell’Angelo, e qualificare Madre di Dio, invece di rallegrasene od invanirsene, tutta ne rimase afflitta e conturbata: turbata est in sermone ejus, ed avrebbe amato meglio morire mille volte che commettere un solo peccato veniale contro il voto di verginità da Lei emesso; anzi tanto ardeva di zelo nell’osservarlo che quand’anche ne fosse stata da Dio dispensato, piuttosto che rinunziarvi, avrebbe amato meglio rinunziare alla dignità sua altissima. E fu appunto per la sua profondissima umiltà che ella fa da Dio cotanto esaltata, come ebbe poi a dirlo Ella stessa a nostro grande esempio: quia respexit humilitatem Ancillæ suæ, ecce ex hoc beatam me dicent omnes generationes. – Dunque, miei dilettissimi, s’egli è articolo di fede che la Vergine Maria è vera Madre di Dio, e come tale è divenuta regina degli Angeli, imperatrice del cielo e della terra, quella che tiene il primo luogo lassù nella corte celeste sedendo alla destra del suo Divin Figlio, chi mai potrà misurare fin dove s’estenda la sua potenza presso l’Altissimo? Ah no, le diceva perciò a lei rivolto il suo divoto s. Ildelfonso, no, che a placare il divin Giudice, ad impetrarne grazie, un’altra non possiam trovare più potente di Voi, che meritaste di essere Madre dello stesso Giudice: ad placandam iram Judicis potentiorem quam te invenire non possumus, quæ Redemptoris et Judicis meruisti esse Matrem. Siano pur potenti ed efficaci le preghiere, le intercessioni degli Angeli, degli Arcangeli, dei Cherubini, dei Serafini, degli Spiriti tutti celesti e dei Santi; ma eglino finalmente sono tutti ministri, tutti servi di Dio; omnes sunt administratorii spiritus; la Vergine Maria, Ella è sua Madre; e però quanto più sono distanti da Lei in dignità, ed in merito, tanto più sono inferiori in potenza presso Dio. – Ah! fedeli miei, e che dobbiamo noi temere, se otteniamo che ne sia protettrice la santissima Vergine Maria? Quali grazie, favori e benefizj non possiamo noi sperare da Dio ad intercessione di Lei, che è sua dilettissima Madre, sol che ne siamo devoti, e ricorrendo a Lei con grande fiducia non accogliamo entro di noi verun suo nemico, o se pure l’abbiamo, pentiti d’averlo ricoverato, siam pronti a cacciarlo via per sempre? Ed a questo proposito non siavi discaro udire un fatto di storia. Narrasi che un giorno al santo Abate Siriaco avvenne una visione per la quale gli parve che all’uscire un dì dalla sua cella, trovasse innanzi la porta la santissima Vergine Maria tutta di maestà risplendente e di gloria, e che tosto pieno di giubilo insieme e di rispetto, dopo averla profondamente riverita la supplicò, che non isdegnasse entrare nella sua povera cella, persuaso, che colla sua presenza l’avrebbe tutta santificata. Ed Ella, come volete – gli disse – che io venga nella vostra cella, se dentro v’è un mio nemico. Ciò detto, scomparve subito, lasciando il santo Abate tutto di mestizia pieno ed addolorato. Rientrato nella cella, né sapendo, qual mai potesse essere il nemico della beatissima Vergine, dopo varie indagini e ricerche, finalmente vi trovò un libro dell’eretico Nestorio, che le negava la dignità di vera Madre di Dio: appena lo vide, lo maledisse, e perché un sì empio di lei nemico non restasse più nella sua camera un solo istante, tutto sdegnoso lo cacciò subito sul fuoco. Ora, miei cari, applichiamoci il fatto. Sapete qual è il peggior nemico della Beatissima Vergine? Egli è il peccato mortale; questo è quello, che offendendo, oltraggiando, ingiuriando il suo divin Figlio Gesù Cristo, Lei insieme ingiuria ed oltraggia, e profondamente ferisce il suo bel cuore. Se mai dunque annida in noi questo suo giurato nemico, deh! subito cacciamolo via; via cacciamo quel libro pestilenziale contrario alla fede, ai buoni costumi; via quell’amicizia, quella pratica scandalosa, via la superbia, l’avarizia, la lussuria, la disonestà con tutti gli altri vizj capitali; odiamoli, detestiamoli, risoluti di mai più dar loro ricetto nell’anima nostra: ed allora sarà, che noi diverremo suoi veri devoti: allora sarà che, ricorrendo a Lei supplichevoli, e pieni di fiducia nella sua materna bontà e misericordia, Ella colla sua protezione verrà nel nostro cuore ad apportarci quei lumi, quelle grazie e benedizioni che impetrate ci avrà dal suo divin Figlio, medianti le quali degni saremo di godere della sua amicizia e della sua gloria per tutti i secoli de’ secoli. Così sia.

IL CREDO

Offertorium

Luc 1:28 et 42
Ave, Maria, grátia plena; Dóminus tecum: benedícta tu in muliéribus, et benedíctus fructus ventris tui.

[Ave, María, piena di grazia: il Signore è con te: benedícta tu tra le donne, e benedetto il frutto del tuo ventre].

Secreta

In méntibus nostris, quǽsumus, Dómine, veræ fídei sacraménta confírma: ut, qui concéptum de Vírgine Deum verum et hóminem confitémur; per ejus salutíferæ resurrectiónis poténtiam, ad ætérnam mereámur perveníre lætítiam.

[Conferma nelle nostre menti, o Signore, Te ne preghiamo, i misteri della vera fede: affinché noi, che professiamo vero Dio e uomo quegli che fu concepito dalla Vergine, mediante la sua salvifica resurrezione, possiamo pervenire all’eterna felicità.]

Præfatio

de Beata Maria Virgine
Vere dignum et justum est, æquum et salutáre, nos tibi semper et ubíque grátias ágere: Dómine sancte, Pater omnípotens, ætérne Deus: Et te in Festivitáte beátæ Maríæ semper Vírginis collaudáre, benedícere et prædicáre. Quæ et Unigénitum tuum Sancti Spíritus obumbratióne concépit: et, virginitátis glória permanénte, lumen ætérnum mundo effúdit, Jesum Christum, Dóminum nostrum. Per quem majestátem tuam laudant Angeli, adórant Dominatiónes, tremunt Potestátes. Cæli cælorúmque Virtútes ac beáta Séraphim sócia exsultatióne concélebrant. Cum quibus et nostras voces ut admitti jubeas, deprecámur, súpplici confessióne dicéntes:

[È veramente degno e giusto, conveniente e salutare, che noi, sempre e in ogni luogo, Ti rendiamo grazie, o Signore Santo, Padre Onnipotente, Eterno Iddio: Te, nella Festività della Beata sempre Vergine Maria, lodiamo, benediciamo ed esaltiamo. La quale concepí il tuo Unigenito per opera dello Spirito Santo e, conservando la gloria della verginità, generò al mondo la luce eterna, Gesú Cristo nostro Signore. Per mezzo di Lui, la tua maestà lodano gli Angeli, adorano le Dominazioni e tremebonde le Potestà. I Cieli, le Virtú celesti e i beati Serafini la célebrano con unanime esultanza. Ti preghiamo di ammettere con le loro voci anche le nostre, mentre supplici confessiamo dicendo:]
Sanctus, Sanctus, Sanctus Dóminus, Deus Sábaoth. Pleni sunt cæli et terra glória tua. Hosánna in excélsis. Benedíctus, qui venit in nómine Dómini. Hosánna in excélsis.

COMUNIONE SPIRITUALE

Communio

Is 7:14
Ecce, Virgo concípiet et páriet fílium: et vocábitur nomen ejus Emmánuel.

[Ecco, una vergine concepirà e partorirà un figlio: al quale si darà il nome di Emmanuel]

Postcommunio

Orémus.
Grátiam tuam, quǽsumus, Dómine, méntibus nostris infúnde: ut, qui. Angelo nuntiánte, Christi Fílii tui incarnatiónem cognóvimus; per passiónem ejus et crucem, ad resurrectiónis glóriam perducámur.

[La tua grazia, Te ne preghiamo, o Signore, infondi nelle nostre anime: affinché, conoscendo per l’annuncio dell’Angelo, l’incarnazione del Cristo Tuo Figlio, per mezzo della sua passione e Croce giungiamo alla gloria della resurrezione.]

PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.