LA SITUAZIONE (8)

LA SITUAZIONE (8):

DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI

OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO

Custos, quid nocte?

Sentinella: che è della notte?

ROMA – Tipografia Tiberina – 1861

Lettera Ottava

Caro Amico.

Quattro fatti si generano a vicenda, e si concatenano con legamento insolubile di parentela. Dispotismo, spogliamento della Chiesa, scisma, e persecuzione: e questo noi vediamo in tutte le epoche della Storia. Tali fatti a punto sono nella situazione attuale. Non dico già che essi ne verranno (ponetevi ben mente); ma dico solamente che essi vi sono. Or i fatti non sono fratelli, se non perché le idee sono sorelle. Stabilito una volta il dispotismo, regio o popolare che fosse, la prima cosa che egli fa è lo spogliare la Chiesa, immortale sua rivale. Impoverirla, affine di indebolirla; indebolirla, affine di tenerla si soggetta; niente di più logico. Or se lo spogliamento colpisce il capo medesimo della Chiesa, spogliandolo della sua indipendenza territoriale; che n’avverrà? Nella ipotesi più favorevole, la parola del Padre comune diviene sospetta: e bene, o mal fondato, questo sospetto al certo è semenza di scisma. Né io non vo’ insistervi. Attendete a ciò che abbiamo detto della libertà umana, la cui sicurtà si trova egualmente nell’indipendenza pontificia. Che se volete ragionamenti, e voi leggete le riflessioni di Napoleone I, tante volte citate. – Disse un dì il guerriero fatto teologo : « l’instituzione che mantiene il Papa custode dell’unità cattolica è un’instituzione ammirabile. Si rimprovera a questo Capo d’essere un Sovrano straniero; eppure bisogna ringraziarne il Cielo. E che! si ponga in un medesimo paese autorità di tal fatta a fianco del governo dello Stato! Congiunta al governo, quest’autorità diverrebbe dispotismo di sultani; separata, ostile forse, essa sarebbe potenza rivale spaventevole, intollerabile. Il Papa è fuori di Parigi: ciò a punto è un bene. Esso non è né a Madrid, né a Vienna; ed è per questo che noi ne sopportiamo l’autorità spirituale. A Vienna, a Madrid, si ha ragione di dire lo stesso. È cosa ottima dunque che il Papa risegga fuori del nostro Stato, e che avendo sua Sede fuori del nostro Stato, non risegga appresso i suoi rivali. Io non sostengo tali cose per certa caparbietà di bigotto, anzi per ragione ». (Riportato da Thiers nella Storia del Consolato.). – Quante sventure si sarebbe Napoleone risparmiate, se avesse posto le sue parole per regola alla sua condotta! Ma egli è proprio del dispotismo il volere di là da ciò che si deve. Ma qui ci si appresenta la seconda supposizione anche più certa della prima, e molto più grave. Il Papa privato di sua indipendenza, si trova alle prese col Principe, di cui è ospite, o vassallo; tal che senza essere prevaricatore non può accordare quel che gli si domanda: che ne accadrà? A trovare di ciò risposta, non fa mestieri risalire tanto alto nella storia. – Il nostro secolo ha veduto un Papa di santa memoria, agnello per dolcezza, ma felicemente leone per la fermezza. Spogliato del suo dominio temporale, questo Papa diviene prigioniero in mano allo spogliatore. Ed accade che non vi è specie di pressura che Cesare non eserciti sopra il Pontefice, a fin di piegarlo ai suoi ingiusti capricci. Dato in preda alle seduzioni, alle minacce, ai mali trattamenti, il Vicario di Gesù Cristo vuol protestare. – Gli si chiude la bocca. Vuol continuare ad ammaestrare ed a governare la Chiesa: la sua parola non può arrivare alle orecchie del mondo cattolico. Abbeverato di oltraggi, egli è trascinato di prigione in prigione; talmentechè, senza esempio negli annali delle antiche persecuzioni, per più di cinque anni il governo della Chiesa gli è divenuto pienamente impossibile (Arcta custodia… per annos quinque et amplius detentus, viis omnibus peniTus interclusis, ne Dei Ecclesiam regere posset, nullo similis persecutionis in priscis annalibus exemplo. Brev. Rom. 24 maji). – Ma se la voce della verità era tenuta forzatamente muta, al contrario era sciolta quella dell’errore. Intorno alla prigione pontificia, tentativi di scisma s’incalzavano con un ardore e con uno strepito da porre la Chiesa di Francia in su l’orlo della sua rovina. E sì venne tempo che la Providenza intervenisse: e v’ intervenne, come in tutti i casi simili, in maniera diretta e sovrana. Colui che si ride dei consigli degli uomini, e comanda agli elementi, è quel desso che ha detto: « Tu sei Pietro, e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’inferno non prevarranno contro di lei. » Ei si ricordò della sua parola! voi ben sapete del resto. Io v’intendo, caro amico: voi supponete adunque (così pare che mi diciate), che lo scisma stia proprio nello spirito della situazione delle cose? ed anche in tale ipotesi, il credete voi possibile? Alla prima questione già sapete la mia risposta. La situazione in cui versiamo, e della quale parliamo, è il regno della rivoluzione che va di giorno in giorno più ingrandendo. Or la rivoluzione vuole ben più che lo scisma. Lo stesso Pio IX già il disse: essa vuole la totale ruina della religione cattolica, catholicam religiomm funditus evertere. E certo, se mai essa divenisse a padrona assoluta dei suoi atti, allora sì che vedremmo all’aperto tutto il fondo dei suoi pensieri. In quanto ai governi che s’intendono con lei, e presumono dirle come Dio medesimo all’Oceano: tu verrai fin qui; ti proibisco di andare più lungi; non vogliamo prestare loro, anzi ci piace concedere, non aver essi alcuna intenzione scismatica. (È forse non senza un perché, che il governo di Franchi ha tollerato che testé si pubblicasse un opuscolo intitolato: Imperatore e Papa. Quest’opuscolo è un appello per diretto allo scisma! Eccone il sunto: « Soppressione dell’influenza romana, nomina di un Patriarca, concilio ecumenico dell’episcopato francese, volo universale applicato al clero, lo Stato direttore dell’amministrazione religiosa, abolizione dei concordati, costituzione civile del clero. » La tendenza non è ella assai chiara?). – Ma il loro animo per quanto sia buono oggidì, basterà forse a rassicurarcene? Sono forse gli uomini sempre padroni di loro stessi, e degli avvenimenti? S’ignorano forse il trascinamento dell’opinione, e le pretese necessità delle circostanze sì spesso invocate ai tempi di rivoluzione? – Non usciamo fuori dalla storia moderna. La rivoluzione francese al suo primo principiare, in un gran numero dei suoi attori, intendeva essa forse con volontà preconcetta lo scisma della Costituzione civile? N’è dato fortemente dubitarne: ma nulladimeno l’avvenimento si compì. A pie’ dell’atto scismatico, vi è facile vedere sottoscritti quegli uomini stessi, che poco prima avevano giurato rispetto inviolabile alla Religione cattolica. Or rimane la seconda questione: sarebbe oggidì possibile lo scisma? Per metterne i Cattolici in guardia, io potrei tenermi contento a sol rammentare le parole dell’Apostolo: bisogna che vi siano anche le eresie: oportet et hæreses esse: ed a più forte ragione, gli scismi. Questa è senza dubbio una delle mille prove riservate alla Chiesa! E in tale rispetto godrebbe forse la nostra epoca di qualche immunità? Anzi non porta ella forse dentro al suo seno alcuno elemento di questa malattia morale? Che ci vuole dunque per fare scisma? Non più che due cose; cioè una negazione, ed un’affermazione. Negazione di fede e di ubbidienza alla Chiesa; affermazione di ambizione da soddisfare, o d’una falsa postura a conservare. Di certo la negazione non manca ai giorni nostri. Girate lo sguardo intorno a voi; e quindi giudicate dell’albero dai suoi frutti. Ove è la fede de’ molti? Quella fede salda cui niuna forza può rovesciare; quella fede tutta d’un proposito, è, o non è, per la quale ogni concessione riprovata o sospetta è un’apostasia? Un dei caratteri del nostro tempo non è forse l’impazienza del giogo dell’autorità religiosa? Non gli è un fatto sciaguratamente troppo certo, che la più parte delle intelligenze si studiano di sfuggire per una tangente qualunque all’orbita di una fede semplice e piena? E l’indifferenza verso la verità dommatica può andare più avanti? – In quanto espressione autorevole di tali disposizioni degli animi tanto minacciose, che ci eccitano con spavento a metterci in guardia, non abbiamo noi forse al cospetto della legge la eguaglianza del sì e del no in fatto di credenze; fenomeno invero inaudito nel mondo cristiano, che Roma pagana sol vide ai giorni di suo decadimento? Non abbiamo ancora la tranquilla ostinazione di tanti uomini di ogni condizione, di ogni dignità, i quali oggi stesso, rispondono col disprezzo e col sarcasmo ai fulmini della scomunica, coi quali la Chiesa li ha colpiti? – E che diremo dell’affermazione? Un altro carattere distintivo dell’epoca presente non è forse la febbre dei godimenti? Ad una parte troppo numerosa della società, che altro è la vita, se non smania ed affanni per l’oro, per le dignità, pei piaceri? Se l’aumento, o la semplice conservazione di questi beni, dei quali tanti uomini fecero loro dei, avvenga che dipenda da una disubbidienza alla Chiesa; siamo certi che la fede dei martiri si ridesti subito nei cuori a segno che tutti preferiscano la povertà alla fortuna, l’umiliazione agli onori? Che dice la storia dell’Alemagna, dell’Inghilterra, della Francia medesima, e di tutti i paesi, ove dello scisma divennero premio le dignità e le ricchezze? I due elementi dunque dello scisma non mancano. Ora, posto lo scisma come principio, alla minima occasione che si dia, porta senza meno in pratica la persecuzione: altro danno della situazione. Non vogliamo, qui come altrove, accusare in quale che si fosse le intenzioni; che scopo nostro non è affatto di mettere nelle anime inquietudini chimeriche. Ma solamente intendiamo di far rilevare un fatto, che è la connessione esistente tra lo scisma e la persecuzione. Del resto vero èche per quanto, a differenti epoche di scisma, sia stato grande il numero dei fuggitivi da’ sensi della Chiesa, e degli adoratori del fatto compiuto, la Chiesa ed i suoi diritti hanno sempre avuto ed avranno sempre intrepidi difensori. E ‘l potere scismatico è stato sempre sollecito di farne confessori della fede e martiri: chetal fatta di potere pretende di essere ubbidito da tutti, ed a quale che si fosse sacrificio. Per lui è sempre una questione d’amor proprio e di tranquillità, e spesso di vita o di morte. Per le quali condizioni, inerenti alla sua natura, egli è fatalmente forzato, anzi trascinato ad affrontare e sopraffare tutte le resistenze. Ed allora si tagliano teste senza scrupolo, perché si tagliano per principio. La rivoluzione francese anche di ciò porge la prova. Dopo aver decretato solennemente libertà , eguaglianza, fraternità a tutti i cittadini, e ‘l rispetto della Religione, e l’inviolabilità del Re, essa cade nello scisma. E ‘l dì seguente si vede decretare con non minore solennità la proscrizione dei preti e dei Cattolici, i massacri della Vandèa, il regno del terrore, e l’uccisione di Luigi XVI. – Sotto il primo impero non abbiamo noi veduto la persecuzione andare in parallelo coi tentativi scismatici del 1811? Volete anche risalire più alto? Vi ricorda l’Alemagna e l’Inghilterra al XVI secolo. Leggete quel che oggi stesso adopera il clementissimo Imperatore di Russia circa ai suoi sudditi Cattolici. E senza andare sì lungi, guardate alla rivoluzione italiana, che pure non è che al principio, come tratta il clero fedele nei paesi usurpati. Quanti religiosi banditi via de’ loro conventi, e spogliati? Quanti Vescovi fuggitivi, esiliati, o carcerati! – Ma a che aggiungere prove all’evidenza? In tutti i tempi, ed in tutti i paesi, dispotismo, spogliamento della Chiesa, scisma, e persecuzione sono fatti che a vicenda si riferiscono. Colla proscrizione del diritto cristiano ricomincia l’età dei Cesari; e questa è inevitabilmente l’era dei martiri: alla qual legge la storia del passato non porge veruna eccezione. Or la storia del presente sarà ella più felice? Vi risponderà l’avvenire.

Tutto vostro ecc.

LA SITUAZIONE (9)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.