CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA: MAGGIO 2021

CALENDARIO LITURGICO DELLA CHIESA CATTOLICA DEL MESE DI MAGGIO 2021

Maggio è il mese che la Chiesa Cattolica dedica alla Vergine Maria, Madre di Dio.

Non v’ha dubbio che l’anima di Maria non sia stata fregiata dal Signore di tutti i doni della natura; ma non v’ha dubbio neanche che il più prezioso di questi doni, quello senza cui un nulla sono tutti gli altri, si è il dono della santità. Maria fu concepita senza peccato, è dogma di fede, la fede de’ figli suoi. Tutti i discendenti di Adamo sono redenti, purificati pei meriti del Redentore; Maria sola è preservata: ricevono gli altri una grazia di purgazione, di riparazione; riceve Maria una grazia di preservazione, di conservazione. Quindi fin dalla sua concezione Ella è dotata del perfetto uso di ragione, e di tutte le grazie che sono ad un tempo il principio, le compagne, gli effetti d’una più che angelica innocenza. Quindi ancora il suo cuor puro, la sua anima innocente, il suo spirito ripieno di sapienza e d’intelligenza, fin da quel punto elevaronsi naturalmente e senza sforzo verso il cielo: fin da quel punto Maria conobbe, adorò, amò il Signore con maggior ardore dei serafini: fin da quel punto Maria poté dire: II mio amore è il mio peso. – Ed io, figlio del peccato, caduto nel fango al primo mio passo nella vita, col marchio dell’anatema del padre mio in fronte, contaminato dalla colpa della mia madre, schiavo d’un padrone infame e crudele, non ho, non sento propensione, attrazione che pel male! verso il male si diressero le prime mie inclinazioni; non cerco se non il male; non respiro, non conosco, non opero che il male! Io posso a tutta ragione esclamare: Il mio peso, il movimento del mio cuore è un principio di male…. Ed ardisco camminare con la testa alta; ardisco nutrire pensieri di vanità, di superbia, io schifoso verme di terra, io disprezzabile composto di lordura e di peccato!

 [D. Gaspare Gilli: PICCOLO MESE DI MAGGIO AD USO DEL POPOLO; Tip. Dell’Imm. Concezione ed. – 1864]

MESE DI MAGGIO [G. Gilli]

Queste sono le feste del mese di MAGGIO 2021

1 Maggio S. Joseph Opificis    Duplex I. classis *L1*

2 Maggio Dominica IV Post Pascha    Semiduplex Dominica minor *I*

                     S. Athanasii Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris   

3 Maggio Inventione Sanctæ Crucis    Duplex II. classis *L1*

4 Maggio S. Monicæ Viduæ    Duplex

5 Maggio S. Pii V Papæ et Confessoris  – Duplex

6 Maggio S. Joannis Apostoli ante Portam Latinam  –  Duplex majus *L1*

7 Maggio S. Stanislai Episcopi et Martyris    Duplex

                                               I venerdì

8 Maggio In Apparitione S. Michaëlis Archangeli    Duplex majus *L1*

9 Maggio. Dominica V Post Pascha    Semiduplex Dominica minor *I*

                  S. Gregorii Nazianzeni Episcopi Confessoris et Ecclesiæ Doctoris    Duplex

10 Maggio Feria Secunda in Rogationibus    Semiduplex

                        S. Antonini Episcopi et Confessoris

11 Maggio Feria Tertia in Rogationibus    Semiduplex

12 Maggio In Vigilia Ascensionis  Duplex II. Classis

                    Ss. Nerei, Achillei et Domitillæ Virg. atque Pancratii Martyrum  

13 Maggio In Ascensione Domini    Duplex I. classis *I*

14 Maggio Feria VI post Ascensionem  –  Semiduplex *I*

                   S. Bonifatii Martyris    Feria

15 Maggio S. Joannis Baptistæ de la Salle Confessoris  –  Duplex

16 Maggio Dominica post Ascensionem    Semiduplex Dominica minor *I*

                   S.Ubaldi Episcopi et Confessoris    Semiduplex

17 Maggio S. Paschalis Baylon Confessoris  –  Duplex

18 Maggio S. Venantii Martyris    Duplex

19 Maggio S. Petri Celestini Papæ et Confessoris    Duplex

20 Maggio S. Bernardini Senensis Confessoris    Semiduplex

21 Maggio Feria VI infra Hebd post Ascensionem    Semiduplex *I*

22 Maggio Sabbato in Vigilia Pentecostes    Semiduplex *I*

23 Maggio Dominica Pentecostes    Duplex I. classis

26 Maggio Feria Quarta Quattuor Temporum Pentecostes    Semiduplex

28 Maggio Feria Sexta Quattuor Temporum Pentecostes    Semiduplex

29 Maggio Sabbato Quattuor Temporum Pentecostes    Semiduplex

30 Maggio Dominica Sanctissimæ Trinitatis    Duplex I. classis

31 Maggio Beatæ Mariæ Virginis Reginæ    Duplex II. classis *L1*

IL SENSO MISTICO DELL’APOCALISSE (10)

G Dom. Jean de MONLÉON Monaco Benedettino

Il Senso Mistico dell’APOCALYSSE (10)

Commentario testuale secondo la Tradizione dei Padri della Chiesa

LES ÉDITIONS NOUVELLES 97, Boulevard Arago – PARIS XIVe

Nihil Obstat: Elie Maire Can. Cens. Ex. Off.

Imprimi potest:  Fr. Jean OLPHE-GALLIARD Abbé de Sainte-Marie

Imprimatur: Lutetiæ Parisiorum die II nov. 1947

Copyright by Les Editions Nouvelles, Paris 1948

Quinta Visione

I CASTIGHI DEGI ULTIMI TEMPI

PARTE TERZA

LA GRANDE PROSTITUTA

Capitolo XVII, 1-18.

“E venne uno dei sette Angeli, che ave vano le sette ampolle, e parlò con me, dicendo: Vieni, ti farò vedere la condannazione della gran meretrice che siede sopra molte acque, colla quale hanno fornicato i re della terra, e col vino della cui fornicazione si sono ubbriacati gli abitatori della terra. E mi condusse in ispirito nel deserto. E vidi una donna seduta sopra una bestia di colore del cocco, piena di nomi di bestemmia, che aveva sette teste e dieci corna. E la donna era vestita di porpora e di cocco, e sfoggiante d’oro e di pietre preziose e di perle, e aveva in mano un bicchiere d’oro pieno di abbominazione e dell’immondezza della sua fornicazione: e sulla sua fronte era scritto il nome: Mistero: Babilonia la grande, la madre delle fornicazioni e delle abbominazioni della terra. E vidi questa donna ebbra del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. E fui sorpreso da grande meraviglia al vederla. “E l’Angelo mi disse: Perché ti meravigli? Io ti dirò il mistero della donna e della bestia che la porta, la quale ha sette teste e dieci corna. La bestia, che hai veduto, fu, e non è, e salirà dall’abisso, e andrà in perdizione: e gli abitatori della terra (i nomi dei quali non sono scritti nel libro della vita fin dalla fondazione del mondo) resteranno ammirati vedendo la bestia che era e non è. Qui sta la mente che ha saggezza. Le sette teste sono sette monti, sopra dei quali siede la donna, e sono sette re. Cinque sonò caduti, l’uno è, e l’altro non è ancora venuto: e venuto che sia, deve durar poco tempo. E la bestia, che era e non è, essa ancora è l’ottavo: ed è di quei sette, e va in perdizione. E le dieci corna, che hai veduto, sono dieci re: i quali non hanno per anco ricevuto il regno, ma riceveranno la potestà come re per un’ora dopo la bestia. Costoro hanno un medesimo consiglio, e porranno la loro forza e la loro potestà in mano della bestia. Costoro combatteranno coll’Agnello, e l’Agnello li vincerà: perché egli è il Signore dei signori, e il Re dei re, e coloro che sono con lui (sono) i chiamati, gli eletti e i fedeli. E mi disse: Le acque che hai vedute, dove siede la meretrice, sono popoli, e genti e lingue. E le dieci corna che hai vedute alla bestia: questi odieranno la meretrice, e la renderanno deserta e nuda, e mangeranno le sue carni, e la bruceranno col fuoco. “Poiché Dio ha posto loro in cuore di fare quello che a lui è piaciuto: e di dare il loro regno alla bestia, sinché le parole di Dio siano compiute. E la donna, che hai veduta, è la grande città, che ha il regno sopra i re della terra.

§ 1 – Uno dei sette Angeli parla a San Giovanni.

E dopo aver descritto, nel capitolo precedente, i castighi promessi ai peccatori, l’autore sta per mostrarci la causa della loro dannazione, al fine di renderci noi stessi vigili e di salvaguardarci da un destino simile. A questo scopo, usa la figura di una donna di cattiva reputazione, una di quelle che le Scritture chiamano meretrici, o cortigiane. I profeti dell’Antico Testamento avevano spesso usato la stessa immagine per rappresentare le anime peccatrici, le anime infedeli che abbandonano Dio, il loro legittimo sposo, per correre dietro alle creature e chiedere loro piaceri proibiti. Geremia, per esempio, li apostrofò con queste parole: « Nel nome del Signore, hai spezzato il mio giogo, hai sciolto i miei legami; hai detto: ‘Non voglio servire’ – non serviam. E su ogni alta collina, e sotto ogni albero pieno di fogliame, sei andata a fare la prostituta come una cortigiana. » (II, 20). Ed in effetti, è in questa infedeltà a Dio, in questa febbre che porta l’uomo a cercare ad ogni costo ed ovunque dei piaceri sensibili, delle soddisfazioni immediate, che si trova la causa originale di tutti i peccati commessi dal genere umano e di tutti i mali di cui soffre. San Giovanni ci dice che vide venire da lui uno dei sette Angeli, che aveva raffigurato nella visione precedente occupato a versare le coppe dell’ira di Dio sul mondo. Non importa quale fosse questi fra i sette: sono essi tutti messaggeri dello stesso Dio, araldi della stessa verità, e non c’è discrepanza tra loro. La dottrina della Chiesa è una sola, nonostante la diversità dei maestri che la espongono, e ognuno di loro è aureolato dall’autorità di Cristo. L’inviato celeste venne da San Giovanni e gli parlò, o, più esattamente, parlò con lui.  Questa sfumatura, che segna una maggiore intimità, suggerisce che San Giovanni aveva il privilegio di conversare familiarmente con gli spiriti beati, e questo perché, come vergine Apostolo, era di una purezza che poteva essere paragonata alla loro. « Vieni – gli disse l’Angelo – anima amata del tuo Signore, scelta dal suo Amore per le nozze eterne; lascia il mondo delle creature ed entra in quella camera segreta dove il tuo Dio abita e ti aspetta. Ritirati in preghiera, chiudi gli occhi del tuo corpo e apri quelli della tua anima, e io ti mostrerò la condanna della grande prostituta che siede sulle acque abbondanti. » La causa della dannazione di tutti coloro che si perdono si trova, infatti, in quell’istinto da cortigiana che ogni anima umana sente nel profondo del suo essere e che la porta ad abbandonare il suo Creatore, il suo sposo, il suo legittimo padrone, per abbandonarsi alle creature. Questo istinto fiorisce in modo particolarmente vivace, in coloro che si danno da fare per allontanare gli altri dal culto del vero Dio, nei grandi eretici, in tutti i tribuni che sanno prendere autorità sulle masse per trascinarle nell’errore, per infiammare la loro avidità, per suscitare il loro odio e per scatenare le loro passioni. In senso morale, dunque, ogni anima che sa di essere peccatrice può riconoscersi nella prostituta che qui ci viene presentata; ma in senso allegorico, questa donna rappresenta in primo luogo l’Anticristo, e con lui tutti i cattivi pastori che conducono la folla degli ignoranti e dei deboli alla loro rovina. Sono quelli che siedono sulle acque abbondanti, cioè sui popoli: lo stesso San Giovanni lo spiegherà poco più avanti; sono quelli che hanno fatto peccare i re di questo mondo, spingendoli a perseguitare la Chiesa, ad impadronirsi dei suoi beni, a ridurla in servitù; sono quelli che hanno fatto ubriacare gli abitanti della terra, cioè gli uomini avidi, gli uomini il cui cuore è interamente posseduto da beni, amori, ambizioni terrene senza alcun riguardo nei confronti dell’eternità. I Santi non abitano la terra. Essi vi sono ma solo come in un luogo di passaggio, il meglio di essi è sempre alle porte del cielo. I cattivi pastori di cui parla San Giovanni hanno reso gli uomini ubriachi, cioè hanno tolto loro ogni timore ed ogni sentimento di convenienza. In effetti, come un uomo ubriaco perde ogni senso del pericolo e non si preoccupa della sua dignità personale, così i peccatori induriti dimenticano completamente il pericolo della morte eterna, a cui si avvicinano ad ogni istante; non si fanno scrupoli a vivere come bestie, senza alcun riguardo per l’immagine di Dio di cui le loro anime sono coronate. E il vino che viene presentato loro per sviarli in questo modo è quello della fornicazione della prostituta, cioè il piacere che la sensualità dell’uomo prova nel commercio delle creature.

§ 2 – La Prostituta è mostrata all’Apostolo.

E l’Angelo – continua San Giovanni – mi portò via in spirito nel deserto. Cioè, l’ha separato dal mondo presente attraverso il fenomeno dell’estasi. In questo stato gli fece capire che il cuore di coloro che hanno abbandonato Dio e non ricevono più la rugiada benefica della grazia, diventa come un terribile deserto, in cui non crescono né i fiori della virtù né i frutti delle buone opere, e in cui non rimane alcuna vita interiore. Al posto del Dio che dovrebbe regnare su di loro, una donna siede su una bestia scarlatta, piena di nomi blasfemi, con sette teste e dieci corna. Ciò che regna nel cuore dei peccatori è la sensualità, simboleggiata qui dalla “donna”, mentre la volontà opposta è spesso espressa sotto la figura dell’uomo, vir. Non c’è nulla di virile, infatti, nell’atteggiamento dei peccatori: il pensiero del dovere, la conquista della virtù, il desiderio di raggiungere Dio sono estranei a loro… Tutte le loro preoccupazioni sono dirette alla soddisfazione delle tre concupiscenze: lusingare la carne, nutrire la vanità, aumentare la ricchezza. Questa donna, tuttavia, era seduta su di una bestia, e questa bestia non è altro che la figura del diavolo. Come la vita cristiana è fondata su Cristo, così la vita licenziosa poggia sul diavolo, che la impregna dei suoi movimenti e la porta lentamente ma inesorabilmente verso l’inferno. Il diavolo è chiamato rosso a causa dei crimini che fa commettere; ha sette teste, che sono i peccati capitali, e dieci corna che, puntando verso il cielo e per la loro durezza, simboleggiano il suo orgoglio e la durezza che oppone alla volontà di Dio, riassunta nei dieci comandamenti. La donna era avvolta di porpora. La porpora è l’abito dei re: come tale, la sensualità se ne adorna, perché è regina, anzi, regina di questo mondo, dove tutto obbedisce ai suoi desideri. Ma questa porpora è foderata di scarlatto, perché sotto la vita morbida e facile dei servi del mondo, si nasconde una crudeltà segreta, pronta a immolare implacabilmente tutto ciò che si oppone ai desideri della concupiscenza. Inoltre, la donna era coperta con l’oro: si noti questa espressione. L’autore non dice che essa era d’oro, dice che era ricoperta d’oro, cioè che aveva il lustro esteriore della saggezza, anche della santità. Ma questo è un lustro che non è naturale allo spirito del mondo, che non nasce dalla sua propria sostanza, e che prende in prestito quando si trucca con i colori della vera saggezza, dandosi le arie della vera carità. Non teme di aggiungervi la Pietra Preziosa, la pietra su cui poggia la Chiesa; una pietra preziosa tra tutte le altre, poiché non è altro che Cristo stesso, la cui dottrina il mondo talvolta pretende di osservare e di cui imita gli esempi. Egli vi attacca anche tutte le specie di perle, cioè la varietà delle virtù che brillano nei santi. Ma tutto questo è un abito di sfarzo, che non gli appartiene; sotto questa finta saggezza, questa finta carità, questi simulacri di virtù, c’è solo una sensibilità corrotta, una bestialità pronta a divorare tutto. La donna ha in mano un vaso d’oro, simbolo della verità divina, di cui pretende di versare i benefici; ma lo tiene in mano, perché lo interpreta a suo piacimento, e lo riempie di abominio e del sudiciume della sua fornicazione, perché sa solo far uscire da esso menzogne e vizi, che la separano da Dio. E aveva un nome scritto sulla sua fronte, perché la sua iniquità fosse manifesta a tutti coloro che sanno leggere il linguaggio della verità, a tutti coloro i cui occhi sono illuminati dalla luce della fede. Ma per gli altri, per gli ostinati, per coloro che non vogliono vedere, il nome significava mistero, perché il male del mondo è incomprensibile a coloro che ne sono schiavi, e non scorgono l’abisso di perversità che si nasconde sotto le apparenze seducenti della prostituta. E questo nome era quello di: Babilonia. Qui intende, non la città così chiamata, ma la grande Babilonia, la città del male, che l’orgoglio umano costruisce di fronte alla città di Dio, e che è la madre di tutti i crimini e le abominazioni della terra, perché tutti i peccati del mondo hanno il loro principio nella rivolta dello spirito umano contro Dio. E vidi che questa donna era ubriaca del sangue dei santi e del sangue dei martiri di Gesù. Essa ha un odio più forte contro coloro che conducono una vita pura e contro coloro che testimoniano Gesù Cristo. Questo odio è così forte che chi ne è posseduto perde la ragione e non mantiene la misura: ecco perché l’autore lo paragona ad uno stato di ubriachezza.

§ 3. – Il mistero della donna e della Bestia.

Quando San Giovanni vide l’orribile spettacolo della donna sulla bestia che la portava, fu preso da stupore. Era stupito del successo di questa cortigiana, del suo potere, dell’impero che esercitava sugli uomini; stupito soprattutto del terribile castigo che le era riservato per tutta l’eternità, e dell’incoscienza con cui camminava verso questo abisso, credendosi al sicuro, dicendo, come riferisce un altro profeta: « Sarò regina per sempre. » (Isai. XLVII, 7) – L’Angelo disse allora all’Apostolo: « Perché ti meravigli? Se tu conoscessi la malvagità dell’uomo da una parte e la santità di Dio dall’altra, non ti stupiresti dei rigori della sua giustizia. Cercate piuttosto di capire, e io vi rivelerò il mistero della donna e della bestia che la porta di peccato in peccato, e da questo mondo all’inferno. Questa bestia è la figura del diavolo. Era onnipotente sulla terra fino all’avvento di Cristo, e ora non è niente, perché il suo potere è stato rovinato. » Notiamo quanto sia espressiva questa immagine: la bestia è stata e non è più. Prima dell’incarnazione del Salvatore, il diavolo faceva vivere gli uomini sotto la tirannia dei loro istinti, cioè alla maniera delle bestie. Ma Cristo è venuto: ha insegnato ai figli di Adamo la loro dignità di figli di Dio, ha insegnato loro ad usare la ragione, e da allora hanno vissuto come uomini. Questo è ciò che il salmista intendeva misteriosamente quando ha detto: « Il sole è sorto – cioè Cristo è apparso sulla terra – e gli uomini sono stati riuniti. Le bestie della foresta resteranno nelle loro tane, e l’uomo, che finora non si è mostrato, uscirà al suo lavoro » (Psal. CIII, 22). – Torniamo al discorso dell’Angelo. « E la bestia – egli continua – sorgerà dall’abisso. Nei giorni dell’Anticristo, riacquisterà il suo antico potere, ma per un tempo molto breve; quindi, non dobbiamo temerlo. Dopo un momentaneo trionfo, crollerà di nuovo e andrà incontro alla morte. E questa rovina sarà oggetto di stupore per tutti coloro che non vedono nulla al di là dei loro interessi terreni; per coloro i cui nomi, a causa dei loro peccati, non sono rimasti iscritti nel Libro della Vita, dove Dio li ha segnati dall’origine del mondo. Perché Lui non vuole la morte dei peccatori e ha creato tutti gli uomini per partecipare alla Sua stessa vita. Ma quando, con il loro attaccamento al peccato, gli uomini soffocano e distruggono questa vita divina dentro di sé, Dio si vede come costretto a cancellarli dal libro in cui sono scritti gli eletti. Coloro che avevano riposto tutta la loro fiducia nella Bestia si stupiranno nel vedere che era, e che non è più. Era potente e non lo è più, perché è separata da Colui che è e che, possedendo la pienezza dell’Essere, possiede anche quella della Verità, della Giustizia, della Forza e di ogni perfezione.

§ 4 – Le sette teste e le dieci corna.

Ed ecco ora il significato di questa visione. Essa ha lo scopo di far capire a coloro che hanno saggezza e cercano di trarre da ciò che vedono, da ciò che sentono, da ciò che leggono, dei frutti per il loro emendamento personale, le disgrazie alle quali ci esponiamo piegandoci al giogo della sensualità, ed il poco timore che i successi momentanei dei nemici di Dio dovrebbero ispirarci. Le sette teste rappresentano sette montagne, sulle quali la donna è seduta, esse sono sette re. Le sette teste della bestia, cioè del diavolo, rappresentano gli uomini di cui egli si serve, lungo la storia del mondo, per esercitare il suo potere sugli altri, e che sono tutte forme di Anticristo. L’autore li paragona: alle teste, perché svolgono lo stesso ruolo nei confronti dei comuni peccatori come la testa fa nei confronti delle membra del corpo; … alle montagne, per esprimere il loro orgoglio, che si eleva al di sopra degli altri uomini, come le cime sopra la pianura; … ai re, perché guidano gli altri, che è propriamente la funzione del re, ma al termine dove li aspetta il diavolo. – Il numero sette evoca il ciclo completo della storia del mondo, che la Scrittura è solita dividere in sette epoche: la prima va da Adamo a Noè; la seconda, da Noè ad Abramo; la terza, da Abramo a Mosè; la quarta, da Mosè alla cattività babilonese; il quinto, da questa cattività all’avvento di Cristo; il sesto, dall’incarnazione alla venuta dell’Anticristo; quanto alla settima, essa si identifica con il regno dell’Anticristo. Detto questo, è facile capire cosa intende San Giovanni quando aggiunge: Di queste teste cinque sono cadute. Al tempo della sua scrittura, le prime cinque età del mondo erano passate, ed i principi che operavano per conto del diavolo, come Faraone, Nabucodonosor, Antioco, ecc., erano scomparsi uno dopo l’altro; rimane la sesta: è il potere romano che continua, con gli imperatori, a perseguitare i Cristiani; e la settima, cioè l’anticristo, non è ancora venuta. Quando verrà, dovrà rimanere per poco tempo: i suoi giorni saranno abbreviati per il bene degli eletti, secondo la promessa di Nostro Signore. Anch’essa passerà, come tutti i nemici di Dio, come   tutti i pericoli e tutte le persecuzioni. È questo pensiero, pieno di fiducia, che costituisce la saggezza che San Giovanni vuole inculcarci qui e incidere nei nostri cuori. E non sono solo gli uomini che passeranno; anche il diavolo avrà il suo turno, come indicano le parole seguenti: la bestia che era e non è più, è l’ottava nel senso che supera in malvagità i principi più crudeli di tutta la storia del mondo; e tuttavia non è meno della specie delle sette, perché il diavolo è un peccatore allo stesso modo degli uomini reprobi; sarà punito come loro, e va verso la sua rovina eterna. – Quanto alle dieci corna che tu hai visto, esse rappresentano i dieci re che saranno i vassalli dell’Anticristo. Essi non hanno ancora ricevuto la regalità, perché i loro imperi non esistono ancora. Ma questi appariranno al tempo dell’Anticristo, e le dieci corna riceveranno allora un potere simile a quello dei re. L’autore non dice potere reale, ma potere “come i re”, perché saranno tiranni, sfruttando e opprimendo il loro popolo per il proprio beneficio invece di condurlo alla vita eterna, come è dovere dei veri capi. Tuttavia, non temiamoli: avranno questo potere solo per un’ora, cioè per un tempo molto breve, e dietro la bestia, di cui seguiranno fedelmente tutte le direttive. Questi personaggi sono paragonati a delle corna per farci capire che saranno duri, insensibili come il corno di un bue o di un rinoceronte; che aderiranno all’Anticristo con la stessa solidità con cui il corno aderisce alla testa dell’animale, e che gli serviranno come armi per attaccare i suoi avversari e lacerare le sue vittime. Verranno sotto il suo dominio per perseguire l’unico grande scopo su cui sono tutti d’accordo: rovinare il regno di Cristo. Metteranno tutta la loro forza, tutta la loro autorità a sua disposizione. Sotto il suo comando combatteranno con l’Agnello; ma l’Agnello li vincerà, perché Egli è il Signore dei signori, a cui tutte le cose sono soggette, e il Re dei re, a cui nulla può resistere; e vinceranno con Lui e parteciperanno alla Sua gloria, coloro che sono attaccati a Lui per fede e amore, che sono stati chiamati da Lui, che hanno meritato di essere suoi amici, mantenendo la Sua dottrina nella sua integrità, adempiendo fedelmente i Suoi comandamenti, dedicandosi con tutto il cuore alla Sua Chiesa. Ci si può chiedere perché, in questa scena in cui si parla di combattimento e di vittoria, Nostro Signore ci venga rappresentato sotto la figura dell’Agnello, l’animale pacifico e rassegnato per eccellenza, piuttosto che sotto quella del leone di Giuda, che sembrerebbe più naturale e più espressivo, poiché abbatte la sua preda. – A questo i commentatori rispondono che è proprio per farci capire che il Salvatore vincerà non con la forza, ma con la sua pazienza, con la sua dolcezza, con la sua docilità; ed è imitandolo in queste virtù che i Santi trionferanno sui loro nemici. Al momento della Passione, l’inferno e il mondo erano uniti contro Gesù Cristo. I demoni, i Giudei, i carnefici hanno scatenato su di Lui tutta la loro crudeltà, tutto il loro furore, per strappargli un mormorio, un gesto di rabbia, un movimento di rivolta. Ma è stato invano; e questa incomparabile dolcezza del Salvatore in mezzo a questo sfogo d’odio e d’ira senza precedenti, costituisce il suo vero trionfo, quello che mostra vividamente l’impotenza dei suoi nemici. Come dice per bocca dei Suoi Profeti, « Egli rese il Suo volto come una pietra durissima; non lo ha distolto da coloro che Gli sputavano addosso e Gli strappavano la barba » (Is.: L, 6-7). La pietra alla quale Egli si paragona non è quella dell’indifferenza stoica; è il diamante puro della carità, che nessuna crudeltà, nessun insulto è riuscito a tagliare, e che ha continuato a lanciare i fuochi ardenti del suo amore su coloro che hanno trattato il loro Salvatore con ferocia estrema.

§ 5 – Perché le dieci corna odieranno la donna.

Continuiamo con le parole dell’Angelo: Le acque che vedete, sulle quali siede la cortigiana, sono i popoli, le nazioni e le lingue, il che significa, in senso morale, che la sensualità regna sovrana su tutto il genere umano; in senso allegorico, che l’Anticristo e i suoi seguaci riusciranno ad estendere il loro dominio su tutta la terra. Eppure, le dieci corna della Bestia odieranno la prostituta. Cosa significa questo? Abbiamo appena visto che queste corna rappresentano i re, i capi dei popoli che precisamente si metteranno al servizio dell’Anticristo per assicurare il suo impero universale. Come odieranno il padrone per il quale lavorano? Perché si rivolteranno contro di lui e lo odieranno furiosamente quando, dopo la vittoria dell’Agnello, vedranno in quale abisso di mali sono stati gettati da lui. Odieranno Lui e tutti i maestri di errore che li hanno sedotti con i loro sofismi e li hanno allontanati dal giusto cammino. E questo odio non sarà platonico: gettati con i loro seduttori nelle profondità dell’inferno, provocheranno la loro desolazione inseguendoli con i loro rimproveri; metteranno a nudo la loro ignominia, proclamando tutti i loro vizi e le loro tare, senza che questi possano velarli in alcun modo; mangeranno le loro carni, gioendo delle loro sofferenze, e li bruceranno, alimentando nei loro cuori il fuoco del rimorso, ricordando loro la facilità con cui avrebbero potuto evitare il terribile destino che ora è caduto su di loro. Con queste espressioni, l’autore sacro ci insegna che i dannati si odiano l’un l’altro e aumentano le loro sofferenze con l’ira reciproca, gli insulti e i rimproveri. L’odio è l’atmosfera dell’inferno, come la carità è quella del cielo; mentre gli eletti sono l’uno per l’altro oggetto di ammirazione e di gioia, ogni dannato è per gli altri oggetto di desolazione e di orrore. Ed è giusto che sia così, che siano puniti con il massimo rigore. Dio li aveva creati liberi, lasciando loro l’opzione di servirLo o di allontanarsi da Lui. Non voleva costringerli ad essere ostinati. Ha permesso loro di acconsentire nei loro cuori ad abbracciare il partito della Bestia e a cercare di compiacerla; non ha impedito loro di cedere il loro regno interiore al diavolo, e di lasciarsi condurre di peccato in peccato da quest’ultimo; ma, un giorno, la giustizia riconquisterà i suoi diritti. Dio pronuncerà le parole che fisseranno immutabilmente le ricompense e le punizioni per l’eternità. Egli dirà a quelli alla sua destra: « Venite, benedetti del Padre mio, e ricevete il regno preparato per voi fin dall’inizio del mondo », mentre respingerà i malvagi con questa terribile frase: « Andate, maledetti, nel fuoco eterno ». – Infine, l’Angelo spiega a San Giovanni che la donna seduta sul mostro rappresenta la grande città che esercita il suo impero su tutti i re della terra. Questo ci riporta a ciò che abbiamo detto all’inizio e che costituisce il pensiero principale di questo capitolo: cioè, che tutto ciò che costituisce lo spirito del mondo, tutto ciò che lavora per costruire la città del male contro la città di Dio e per popolare l’inferno, tutto ciò ha come causa segreta la sensualità dell’uomo, abilmente manovrata dal diavolo.

IL SENSO MISTICO DELL’APOCALISSE (11)