DA S. PIETRO A PIO XII (21)

CAPO IX.

IL PONTIFICATO DI LEONE XIII

PREAMBOLO

Orma incancellabile

È passato quasi un cinquantennio dalla morte di Leone XIII [oggi più di un secolo – ndr.-], eppure egli vive nella nostra storia, nella storia della nostra cultura e della nostra attività quotidiana, nella storia della Chiesa e del mondo contemporaneo. Per un prodigioso fenomeno, che ancor oggi ci fa stupire, tutti, avevano dovuto inginocchiarsi davanti a lui. Non solo il poeta si accorgeva che il Papa era l’Uomo, che anche quando fievole mormora, il mondo l’ode; lo stesso incredulo, il nemico più irriducibile del nome cristiano, sentiva dinanzi a Leone XIII che nessuna potenza sulla terra poteva rivaleggiare con la forza morale del Papato. L’aristocratica finezza, lo splendore del genio e del sapere, la nobiltà della vita, il prodigio di lucidità d’una niente larga ed aperta, il nobile tatto avveduto d’una santa diplomazia conquistatrice, la sua squisita ed alta pietà non spiegavano ancora il fatto portentoso. Dalle urla di morte, che eran risuonate pochi decenni prima, si era passati ad un’epoca nuova, in cui, le parole d’oro della cupola michelangiolesca, s’imposero a tutti come una verità innegabile. Era Dio, che ancora una volta si rivelava nel suo Vicario; erano i nuovi, squilli di risurrezione, i nuovi trionfi della fede. – Lui vivente, chi lo guardava rimaneva estatico. La stessa, eccezionale longevità, la sua tremula persona, la figura diafana e quasi spiritualizzata, quell’esile corpo ischeletrito e quella vita tutta e solo concentrata nell’occhio vivo e scintillante, parevano ammonire che nel Papa non si deve considerare solo il vecchio venerando, ma bensì il Cristo vivente nella sua Chiesa. Egli parlava. E le sue parole gravi, austere e solenni, sembrava giungessero dalle regioni dell’al di là. Il suo non piegarsi mai al dominio delle vicende umane; il senso profondo dell’immortalità del Papato e della grandezza della missione che Dio gli aveva affidato; le conquiste è le primavere belle che si susseguivano alle primavere; le sue Encicliche, soprattutto, che eran battaglie e nel corso dì pochi anni si tramutavano in vittorie, tutto contribuiva a rammentare al mondo stupito le divine energie che rendono. forte e sicura la Cattedra di Pietro ed a far rifulgere allo sguardo di ognuno la vitalità soprannaturale del Papato. Quando il Vegliardo, che pareva quasi dovesse esser sottratto alla legge di morte, si addormentò con un sorriso alla visione dell’Infinito, quando parve allontanarsi dal mondo con lenta maestà, Egli sembrò un gigante. La voce dei popoli lo salutava uno degli spiriti più eletti che abbia avuto l’umanità, ed uno dei Papi più grandi, che abbia governato la Chiesa.

E quel giudizio resta immutato.

* * *

D. Chi fu eletto Papa alla morte di Pio IX?

— Il card. Gioacchino Pecci, che assunse il nome di Leone XIII.

D. Come lo si può chiamare Leone XIII?

— Il Papa delle mirabili Encicliche.

D. Che cosa sono le Encicliche?

— Secondo l’etimologia greca, sono lettere circolari, che i principi e i magistrati spedivano ai dipendenti. per comunicare leggi e disposizioni varie. Oggi designano le lettere che il Papa indirizza alla Chiesa universale in merito a questioni di fede e morale, od anche per commemorare uomini od avvenimenti di universale interesse.

D. Quale fu l’oggetto delle Encìcliche di Leone XIII?

— Fu il socialismo, la questione operaia, l’anarchismo, la democrazia cristiana, i limiti della potestà statale, il matrimonio e la famiglia, la libertà e la legge, la Chiesa e la civiltà. Tali encicliche costituiscono le tappe luminose del suo pontificato.

D. Qual è una tra le più importanti encicliche?

— La « Rerum Novarum » del 15 maggio 1891 intorno alla questione sociale, che risolse con criteri positivi, semplici, valevoli per un lungo tratto.

D. Fu sottolineata subito la sua importanza?

— Dapprima si restò più sorpresi che compresi, ma oggi si vede quale servizio abbia reso quest’enciclica alla Chiesa, risospinta più vigorosamente tra il popolo; allo Stato richiamato ai suoi compiti e ai suoi limiti; e alle classi restituite ai loro interessi ragionevolmente equilibrati. La « Rerum Novarum » ben merita il nome di « magna charta » della dottrina sociale cristiana.

D. Oltre che gran Maestro, che cosa si rivelò Leone XIII?

— Si rivelò altissimo in politica. I principi, interpretando ingiustamente il dogma dell’infallibilità pontificia, avevano lasciato nell’isolamento la s. Sede; Leone XIII procurò di rinnovare le buone relazioni con le altre Corti; poco per volta con tattica e prudenza vi riuscì, s’impose alle Nazioni, le ricongiunse diplomaticamente alla s. Sede e indusse persino Bismark, come si è visto, a riconoscere l’autorità spirituale del Papa e a sottomettervisi.

D. Altre nazioni lo chiamarono àrbitro nelle loro questioni politiche?

— Sì, quali la Spagna, il Portogallo, la Russia, l’Argentina, il Cile.

D. Che cosa dimostrò l’esposizione vaticana del 1888?

— Per la partecipazione di tutti gli Stati, meno l’Italia, per festeggiare il giubileo sacerdotale di Leone XIII, fu una prova splendida di amore e di venerazione di tutti i Cattolici, di rispetto e di stima di tutti, ma dimostrò altresì che il Papa, sebbene prigioniero, è pur sempre il faro posto da Dio nel mondo per condurre i popoli alla salute e alla felicità.

D. A che cosa s’estese ancora la cura di Leone XIII?

— Agli studi biblici, facendo sorgere la « Commissione Biblica »; alla Storia della Chiesa, aprendo gli Archivi Vaticani all’insigne storico Ludovico Von Pastor; agli studi filosofici, caldeggiando il ritorno allo studio di s. Tommaso d’Aquino. – Morì a 93 anni il 20 luglio 1903. – Il mondo intero, senza distinzione di parti, attonito di fronte alla sua molteplice attività e alle poderose realizzazioni raggiunte, lo proclamò grande.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.