DA SAN PIETRO A PIO XII (22)
[G. Sbuttoni: da san Pietro a Pio XII, Ed. A.B.E.S. Bologna, 1953]
CAPO X.
I PAPI DELLA NOSTRA EPOCA
PREAMBOLO
L a vitalità del papato
I Pontificati a noi contemporanei attestano la piena vitalità del Papato (Bernhart).
In realtà, durante questa prima metà del sec. XX, fra guerre apocalittiche che hanno insanguinato il mondo e continuano a insanguinarlo, fra le violente convulsioni sociali, che dilaniano le nazioni, la figura del Papa emerge alta e luminosa a guisa di un faro. Verso di essa si appuntano gli sguardi smarriti degli uomini. Forse non mai come al presente la missione del Pontefice Romano è apparsa più necessaria e provvidenziale, e non mai come al presente il Papa si è dimostrato all’altezza della sua sublime dignità.
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1 – PIO X
D. Chi successe a Leone XIII?
— Il card. Giuseppe Sarto, che prese il nome di Pio X.
D. Quale fu il suo programma?
— Quello espresso nella sua prima enciclica : « Restaurare tutte le cose in Cristo » e chiaramente documentato dalle numerose riforme compiute nel campo liturgico, disciplinare, scientifico, legislativo.
D. In particolare com’è chiamato?
— Il Papa dell’Eucarestia. Per merito suo infatti la devozione verso il SS.mo Sacramento, anima del culto cattolico, raggiunse proporzioni grandiose; raccomandò la Comunione frequente, anzi quotidiana, demolendo così ogni residuo di giansenismo; nel 1910 poi dispose che la prima Comunione dei fanciulli, avvenisse appena raggiunto da loro l’uso di ragione.
D. Che si verificò alla sua elezione?
— L’uso del veto, da parte dell’Austria, contro l’elezione del cardinale Rampolla [Massone dell’O.T.O. –ndr. -]. Per salvaguardare la libertà dell’elezione del Papa ed evitare il ripetersi di altri disgustosi incidenti del genere, abolì qualunque presunto diritto di veto.
D. Che si deve ancora a Lui?
— L a riforma del Breviario e la compilazione del Codice di Diritto Canonico. Volle inoltre al massimo intensificato lo studio del Catechismo, vedendo nell’ignoranza delle cose divine la radice della indifferenza religiosa del popolo.
D. Quale fu l’errore moderno ch’Egli colpì a morte?
— Il Modernismo, che è una reviviscenza di errori antichi in veste nuova, che, insinuandosi tra i Cattolici, li spinge ad allontanarsi dalla dottrina della Chiesa sotto lo specioso pretesto di rimodernare e adattare la scienza religiosa secondo il progresso moderno e la cultura profana. Colpì questo errore con l’enciclica « Pascendi » e salvò la fede.
D. Che cosa gli troncò la vita?
— La guerra mondiale scoppiata nel 1914, in seguito al delitto di Serajevo. Il popolo lo ha sempre venerato come un santo e la Chiesa, riconosciuta l’eroicità delle sue virtù, nell’Anno Santo del 1950 lo ha collocato sugli Altari come Beato, ma date le petizioni plebiscitarie del mondo cattolico, non andrà molto che lo proclamerà « Santo ».
2 – BENEDETTO XV (1914-1922)
D. A chi toccò il seggio pontificio durante la grande guerra?
— Al card. Giacomo Della Chiesa, che prese il nome di Benedetto XV. Con una enciclica paterna invitò i popoli a gettare le armi e ad abbracciarsi come fratelli; non ascoltato, ritentò la prova con una Nota, che resterà un monumento storico della sapienza e della carità del Pontefice verso le nazioni, fece appello ai Grandi per avvicinarli e farli convenire su vari punti, di giustizia internazionale conformi alle aspirazioni dei popoli.
D. Che esito ebbero i suoi sforzi per riportare la pace nel mondo?
— Non furono accolti e la guerra continuò più rovinosa di prima. Egli dedicò tutta l’immensa sua carità ad alleviare in tutti i modi le rovine e i lutti della guerra. E fu così benefica l’opera sua che la stessa audacia massonica, che lo denigrava, dovette tacere mortificata. Gli stessi Turchi si sentirono in dovere di erigergli un monumento.
NOTA. – Gli avversari di Cristo non lo chiamarono mai con il suo
nome; ma gli uni (socialisti e comunisti) sui loro giornali lo denominavano « Maledetto XV » e gli altri (Il Popolo d’Italia) « Pilato XV ». Ma quando Iddio lo invitò al premio, si rinnovò la scena del Calvario dopo la morte di Gesù. Allora il Centurione scese battendosi il petto e mormorando: « Veramente Costui era Figlio di Dio! ». Così alla morte di Benedetto XV tutti, precedenti denigratori compresi, inneggiarono alla sua prima incompresa, grandezza.
3 – PIO XI (1922-1939)
D. Dopo Benedetto XV chi prese il governo della Chiesa?
— Il card. Achille Ratti, che assunse il nome di Pio XI (1922 -1939). Impartì la sua prima Benedizione dal balcone esterno di san Pietro, il che non era più avvenuto dal 1870, ed espose al mondo il suo programma nell’enciclica « Ubi arcano » con il motto : « Pax Christi in regno Christi ».
D. Da che cosa fu travagliato il suo pontificato?
— Da molte e spietate persecuzioni religiose, come:
1) quella del Messico. ‘Denunciò al mondo i sanguinosi soprusi di quel governo massonico;
2) quella della Russia. Condannò nell’enciclica « Divini Redemptoris » (1937) il comunismo ateo;
3) quella di Spagna. Sostenne in tutti i modi i profughi spagnoli;
4) quella di Germania. Condannò il nazismo razzista;
5) quella d’Italia. Ebbe parole severe d’ammonimento e di rimprovero contro il fascismo, persecutore dell’Azione Cattolica, e rovina d’Italia per l’acquiescenza supina alla cieca e pazza politica hitleriana.
NOTA. – Nell’alleanza con Hitler ne era uscita la cessione, da parte del fascismo, di ben due provincie: l’Alto Adige e Trieste. E pensare che non blaterava mai altro che di patriottismo!
D. Quali furono i particolari oggetti delle sue cure?
— Le Missioni Estere, di cui incrementò lo sviluppo e curò particolarmente la formazione del clero indigeno; l’Azione Cattolica, che organizzò in tutti i suoi quadri; l’Università Cattolica del S. Cuore, che con l’istituzione della Giornata Universitaria provvide dei mezzi per vivere.
D. Come esercitò Egli l’opera sua di Maestro?
— Con le sue magistrali Encicliche. Particolarmente notevoli quell a sulla Educazione della gioventù; sul Matrimonio, la « Casti Connubii » ; sulla questione sociale, la «Quadragesimo Anno», che aggiorna la « Rerum Novarum » di Leone XIII.
D. Come esercitò il suo compito di Politico?
— Con i numerosi Concordati: con la Lettonia (1922), la Baviera (1923), la Polonia (1925), la Lituania (1927), la Cecoslovacchia (1928), la Romania e la Prussia (1929), il Baden (1932), l’Austria e la Germania (1933). – Ma l’evento più. importante del suo pontificato fu il sanamente della questione romana con i Patti Lateranensi e il Concordato con lo Stato Italiano, firmati l’11 febbraio 1929, in forza di che, riconosciuta al Papa la sovranità sul territorio della Città del Vaticano e allo Stato Italiano la sovranità su Roma e gli antichi possedimenti della Chiesa, si può ben ripetere che venne dato « Dio all’Italia e l’Italia a Dio ».
D. Quando avvenne la sua morte?
— Alla vigilia della seconda e più rovinosa guerra mondiale.
NOTA. – Alla sua scomparsa il presidente Herriot alla Camera francese poté pronunziarne il nome dinanzi a tutti i deputati in piedi, comunisti compresi. Era un leone. Né Hitler, né Lenin, né Mussolini riuscirono mai a procurargli il tremito d’un istante, abituato com’era a ripetere il poeta latino [Orazio]: « Si fractus illabatur orbis, impavidum ferient ruinæ (= se tutto il mondo cadesse, invano lo colpiranno le rovine ». – La sua grandezza è fuori discussione, come Francois-Charles Roux, nelle pagine che gli dedica nel suo volume « Huit ans au Vatican » ha avido occasione di dire.
4 – PIO XII
D. Chi ne raccolse la gravosa eredità?
— Il card. Eugenio Pacelli, che si chiamò Pio XII e che costituisce una sintesi felice dei pontefici antecedenti.
D. Verso che cosa si orientò subito la sua attività?
— A mantenere la pace; per questo nella sua memorabile allocuzione radiofonica del 24 agosto 1939 gridò ai popoli e ai governanti: « Con la pace tutto si può ancora salvare; con la guerra ogni cosa andrà distrutta ».
D. Che cosa aggiunse ancora?
— « Ci ascoltino i forti, per non diventare deboli nell’ingiustizia. Ci ascoltino i potenti, se vogliono che la loro potenza non sia distruzione, ma sostegno per i popoli a tutela e tranquillità dell’ordine e del lavoro ».
Il 31 agosto 1939 fece un altro tentativo per salvare la pace, inviando una nota ai governi più interessati.
D. Che cosa invece si preferì?
— Si preferì dare, il 1 settembre 1939, le sorti del mondo alla mercé del cannone. Ma come aveva predetto il Papa, tutto andò distrutto e sommerso nella catastrofe orrenda.
D. A chi si dovette se Roma andò salva?..
— In modo specialissimo a Pio XII, giustamente chiamato per questo « Defensor civitatis ».
D. Che fece Egli durante il conflitto?
— Fece del Vaticano un’agenzia di notizie per tutti i prigionieri, i dispersi e tutti i richiedenti notizie, nonché un rifugio per tutti i perseguitati politici, molti dei quali, terminato il conflitto, ricambiarono la provvidenziale ospitalità del Papa con il più ripugnante rigurgito di odio contro di Lui.
NOTA. – Il giorno della liberazione, la Piazza S. Pietro vide una manifestazione superba di riconoscenza. Era una folla sfamata per tanti e tanti mesi; eran mille e mille salvati dalla carità del Padre; eran — ricordiamolo bene — anche le bandiere rosse che in quella giornata sventolavano al sole, dinanzi alla bianca figura benedicente. In quell’occasione si trovarono colà 800 (ottocento) rifugiati polìtici che nel Seminario Lateranense avevano cercato la salvezza e tutti gli altri ricoverati e mantenuti in tante Case religiose dalla carità del Papa. Non mancava Pietro Nenni, che nel Seminario Lateranense si era rifugiato con il nome di Don Emiliani. Non mancava Giovanni Romita, che allora era solito dire: « Ormai sono amico di preti ».
D. Come continuò l’opera sua caritativa dopo la guerra?
— Con la PONTIFICIA COMMISSIONE di ASSISTENZA, che facilitò il rimpatrio dei prigionieri, distribuì soccorsi agl’indigenti per un importo di parecchi miliardi (miliardi ottenuti dal Papa dalla carità dei Cattolici del mondo, specialmente Americani), istituì ricoveri, colonie marine e montane, villaggi per fanciulli abbandonati (Una, niente allatto, onorevole deputatessa comunista, di nome … [ – ne omettiamo il nome infame per non sporcare di sterco maleodorante questa evocazione –ndr.] in un comizio a Ortona a Mare ha osato dire che le mani del Papa grondano sangue…. Disgraziata! Le mani che grondano sangue cercale tra i tuoi duci stranieri. Cercale tra i tuoi « compagni » a proposito, ad esempio, dell’oro di Dongo, della strage di Porzus, delle stragi di sacerdoti in Emilia …. Cercale tra quel gruppo e quelle cellule, che talvolta ci fan sorgere il sospetto di trovarci dinanzi, non ad un partito politico, ma piuttosto ad un branco di assassini. – Eppure la sciagurata deputatessa, senza che lo sappia, ci rievoca la figura di Caifa, che « cum esset pontifex anni illius, prophetavit… », quando esclamò che era necessario che uno morisse per il popolo. Anche le mani di Cristo grondano sangue, come gronda sangue il cuore di Pio XII. Ma non è il sangue dell’odio fratricida; è il Sangue della Vittima, che s’immola).
D. Ha essa mai avuto soste?
— No. Ogni calamità, ogni sciagura… vede accorrere la carità del Papa. Nel novembre 1951 una terrificante alluvione del Po inonda tutto il Polesine e altre alluvioni devastano la Sardegna, la Sicilia, la Calabria e altre parti del mondo, e dovunque e sempre la carità del Papa è accorsa in aiuto e sollievo dei sinistrati.
D. Come svolge l’opera sua di Maestro?
— Mediante i suoi pregevolissimi radiomessaggi, le sue luminose Encicliche, i suoi poderosi discorsi, che, raccolti, formano una serie assai notevole di ricercati volumi, che si raccomandano largamente alla considerazione di. tutti.
D. E l’opera sua di Politico?
— Si svolge nella più vasta rete di relazioni diplomatiche che abbia mai avuto la Chiesa, che attirano nell’orbita della Chiesa anche popoli che fino a ieri nutrivano un odio inveterato contro il Cristianesimo, mentre ora pare si stiano orientando verso il messaggio cristiano.
D. E l’opera sua di Pastore?
— Non solo nel fornire i migliori pascoli ai greggi dell’ovile, ma nella premurosa ricerca di quelli smarriti, come i dissidenti orientali, i protestanti, ecc. e nell’amputare le membra cancrenose, che minacciano di infettare tutto l’organismo cristiano, come il comunismo ateo, condannato perciò con la scomunica.
LETTURA
LA GIOVENTÙ’ CATTOLICA
Dalle origini, 1868, al 1925 (presso a poco) l’attività della Gioventù Cattolica Italiana si svolse nel quadro della difficile e funesta situazione in cui l’Italia e la Chiesa si trovavano a causa della questioneromana. La dittatura della setta massonica che voleva perpetuare la discordia tra la S. Sede e lo Stato Italiano si scontrò spesso con la Gioventù Cattolica, la quale sostenne gli attacchi (come nel 1898 quando molti circoli vennero disciolti dal governo). Quando, felicemente, la Conciliazione (11 febbraio 1929) risolse la formidabile questione e Pio XI poté dire la parola sublime: « Dio all’Italia, l’Italia a Dio », si verificò un fatto storico d’incalcolabile valore per la storia della Chiesa, dell’Italia, del mondo. I Giovani Cattolici possono dire di aver contribuito validamente a questo epilogo grandioso. Ma i tempi non si fermano né i cimenti. Altri attacchi doveva subire la G. C. quando la dittatura fascista, ricalcando le orme di quella massonica, dichiarava guerra alle associazioni giovanili (1931), ma doveva ben presto, come già gli anticlericali di ventitre anni prima, battere in ritirata. Rinnovata nei metodi e nelle forme — come si conviene, oggi, nel secolo dei cosiddetti movimenti di massa — la G. C, sotto le presidenze Corsanego, Jervolino, Gedda, Carretto, Rossi — procede, come in un simbolo di luce e di bellezza, sulla via « Via della Conciliazione», da Castel S. Angelo a S. Pietro. I giovani non si contano più a centinaia, come ottantaquattro anni fa; né a diecine di migliaia, come trent’anni fa; si contano a milioni. E là, sull’orizzonte mirabile, domina la Cupola di S. Pietro e s’innalza l’obelisco di Roma imperiale sul quale è scritto Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera! » E là parla il Papa. Siamo nel 1948 — settembre —. Parla il Papa a duecentomila Giovani Cattoliche, impavide sotto la pioggia. Parla Pio XII. Parla il Papa, che nella sua famiglia domestica ha avuto tanti benemeriti dell’Azione e della Gioventù Cattolica. Parla il Papa e raccoglie la parola senza senso che, in un’ora di corruccio, sfuggì a Mazzini e che in questi giorni (17 agosto 1948), insensatamente, è stata esumata ed esaltata sull’« Avanti » : « Il Papato è morto ».
« Morto il Papato? » — risponde il Papa, come per fatto personale! « Ma dunque, tutta questa gioventù viva, ardente, pura, giubilante, entusiasta, assertrice di sacrosanti diritti, votata ai più alti ideali e alle più generose imprese, nel pieno fervore della sua attività, è venuta qui a rendere omaggio a un morto, morto da cento anni, morto « nel sangue e nel fango »? – « Oppure è anch’essa in realtà una gioventù morta, che si avvicina a un morto? No, figliole, voi siete vive, perché vive in voi Cristo; il Papato è vivo, perché è la pietra su cui è edificata la Chiesa, che vivrà per Cristo e in Cristo fino alla consumazione dei secoli; e Cristo vince, Cristo regna, Cristo impera, e il suo Regno non avrà fine.
« Per la diffusione di questo Regno voi volete vivere. A questo Regno voi volete condurre le vostre compagne, che ne sono lontane. Per il suo incremento voi educherete un giorno i vostri figli e ordinerete la vostra vita di famiglia, spose fedeli, madri felici. Con tutta la forza della vostra convinzione, con tutto l’ardore della vostra preghiera, nell’uso dei vostri diritti, nell’adempimento dei vostri doveri in famiglia, nella professione, nella vita pubblica, voi contribuirete a far sì che lo spirito e la legge di Cristo e del suo Regno pervadano, santifichino, fecondino tutti gli ordinamenti, sociali della vostra cara Patria ». Parola d’ ordine a tutta la G. C.!