LO SCUDO DELLA FEDE (89)

LO SCUDO DELLA FEDE (89)

[S. Franco: ERRORI DEL PROTESTANTISMO, Tip. Delle Murate, FIRENZE, 1858]

PARTE TERZA.

CAPITOLO XII 

QUARTA CAUTELA. PRATICARE ESATTAMENTE LA RELIGIONE CATTOLICA

Le cautele che vi ho insinuate fin qui consistono principalmente nello schermirsi dai colpi degli avversari! L’ultima che ora vi additerò e per sentimento di tatti i savi la più efficace vi renderà impenetrabile a tutti i loro dardi avvelenati. In che sta essa riposta? nella pratica fervorosa di tutto quello che si appartiene alla Religione Cattolica.Imperocché tanto questo esercizio ci rimuove dal Protestantismo, quanto la mancanza di esso più ce ne ravvicina. Si meravigliano alcuni quando sentono parlare delle cadute che avvengono in certi paesi, dove alcuni hanno abbandonata la S Fede. Or quella meraviglia è al tutto fuor di proposito, poiché (cosa terribile, ma pur vera) la meraviglia sarebbe se certuni si fossero preservati dall’errore. Che cosa hanno più della Religione Cattolica certi Cattolici? Nulla, nulla. Spirito di preghiera non ne hanno più, non più divozione, non più pietà. I Sacramenti non li frequentano affatto, o se pure vi vanno per Pasqua, vi vanno con una indifferenza., una svogliatezza, che mai la maggiore, e faccia Dio che non per cerimonia e con sacrilegio. Non vi è più nulla nella loro vita che li mostri Cattolici. Si vergognano di parer tali al discorso, all’osservanza dei digiuni e delle astinenze, alla professione esteriore di tutta la Fede. Nulla è più in essi dell’operosità Cattolica, nulla della purezza dei costumi, nulla dell’onestà del tratto, nulla della vita e del sentimento Cattolico. Han confinata la Religione a sentire l’ultima Messa nei dì festivi in una qualche Chiesa di gran concorso, per mostrar se sono donne il loro abbigliamento, per molestare l’altrui pietà e divozione se sono uomini. Ora è questa vita Cattolica? Ma questi non sono più nulla. Si potrebbero chiamare Cattolici per Geografia, cioè Cattolici non perché conoscano la Fede di Gesù Cristo, la sommissione alla S. Chiesa e perché esercitino l’una e l’altra, ma sono Cattolici perché son nati a tanti gradi di longitudine e tanti di latitudine cioè in paese che fa professione di Fede Cattolica: ma disposti nel loro cuore ad essere egualmente scismatici con gli scismatici, Turchi coi Turchi, se fossero nati qualche grado più o meno distanti dal polo o dall’equatore. – A persone che sono in questo stato non sarà difficile il fare abbracciare il Protestantismo. L’abbracceranno perché esso è una protesta contro le pratiche che già disprezzano della Chiesi Cattolica, e perché presso di chi li riprende della loro condotta possono poi scusarsi col dire che tralasciano per convincimento quello che non vogliono praticare per negligenza e malizia. L’abbracceranno perché il Protestantismo, per quelli che dal Cattolicismo vi passano, è il morto di liberarsi dalla noia di un culto qualunque. Nel che vi è una gran differenza tra quelli che sono nati Protestanti e quelli che hanno apostatato dalla Fede Cattolica. Imperocché quelli che sono nati tali, spesse volte vivono in esso di buona fede. Non fanno tutto quel che dovrebbero senza dubbio, ma fanno almeno quello che sanno. Mantengono quelle poche pratiche che hanno portate con sé i loro Padri, quando si sono dipartiti dalla Chiesa Cattolica, hanno qualche sorta di riunione, di preghiere, di riti e di cerimonie. Come leggono se non tutta, almeno una parte della S. Scrittura, da quella, soprattutto gli Anglicani che non si abbandonano totalmente alla privata interpretazione, ne attingono mista agli errori anche qualche verità. Laddove quei Cattolici che apostatano, come né sono né possono essere di buona fede, così non possono sottomettersi a niuna sorta di Religione. – Non hanno più la Fede Cattolica, perché vi hanno rinunziato; non hanno la credenza Protestante, perché mai giungeranno a stimarla vera nel fondo del loro cuore, cosi a nulla si attengono e vivono in gustare interiormente quel che apporta di soavità e di consolazione lo spargere il proprio cuore dinanzi a Dio nell’orazione, il sollevare la propria coscienza dal peso dei peccati nel Sacramento di Penitenza, l’unirsi strettamente a Gesù nella S. Eucaristia, avere il testimonio segreto della buona coscienza, il sapere di avere la SS. Vergine ed i Santi che intercedono per loro presso Dio, e di essere nella comunione dei giusti che sono sulla terra, e di quelli che regnano in cielo: e così sono sempre più animati a pregiare cotesti beni ed a procurare di non perderli. – La trovano perché tutti gli esercizi detta pietà Cattolica riescono di mirabile efficacia ad ordinare tutta la vita cristianamente: ad essere cioè padri di famiglia amorosi, padroni discreti e caritatevoli, servi obbedienti e sottomessi, contadini fedeli e laboriosi, signori umili e giusti. La trovano perché il buon Cattolico in essi rinviene la forza di combattere tutte le sue passioni, di debellare tutti i suoi nemici, di sopportare tutte le sue fatiche, di non cedere in veruna delle sue sventure e di camminare con piè costante le vie dei divini comandamenti. Di che è incredibile a dirsi, quanto rimanga sempre più affezionato ad una Religione che lo arricchisce di tanti beni. – La trovano finalmente perché nell’esercizio della Fede è riposto un aumento continuo della stessa Fede, la quale illustra interiormente l’anima e la rende sempre più paga e tranquilla del suo stato, e rimovendone anche i più leggerissimi dubbi sempre più l’assicura. Con la Fede più viva si congiunge una speranza più ferma di dovere arrivare ai beni eterni i quali vagheggia più chiaramente e spera più fiduciosamente: il che è la maggior consolazione che abbiamo in questa vita. E finalmente la Fede più viva e la speranza più ferma germinano la carità più accesa, la quale cacciando lontano, come sta scritto, il timore, dà fiducia a presentarci al Signore, a stringerlo amorosamente, e ad anticipare in qualche modo in questa valle di lacrime quel che speriamo di fare eternamente nel cielo, siccome ultimo frutto pieno e compito della nostra Fede. – Il perché a chiunque desidera di tenersi lontano da qualunque rischio di perdere il tesoro ineffabile della Fede che gli ha da procurare tanti beni al presente e tanti nell’avvenire, io qui sull’ultimo stringendo ogni cosa in poco, col più vivo affetto dell’anima darò per consiglio d’imprendere una vita da Cattolico fervoroso. Non vi mettete in dispute, non entrate con chicchessia in questione di Religione: non soffrite che sotto verun pretesto altri si brighi di ammaestrarvi, ma rispondete con la pratica costante e fervorosa della Religione a tutte le obiezioni e difficoltà. Se disprezzano il tempio di Dio, e voi frequentatelo: se motteggiano la Confessione e la Comunione, e voi accostatevi il più spesso che potete: deridono alla vostra presenza i digiuni e le astinenze, e voi osservatele senza celare che le osservate: biasimano dinanzi a voi la Chiesa ed il Pontificato, e voi non arrossite di celebrarne le lodi e di dichiararvi in loro favore: insultano dinanzi a voi i Sacerdoti ed i Religiosi, e voi non vi peritate di assumerne la difesa e di palesare che al tutto non siete del loro avviso. In una parola essi dicono e voi fate, e con questo modo di risposta la vostra Fede non correrà pericolo. – Conducendovi in questa guisa avrete subito l’approvazione di tutti i buoni, che sono quelli da cui è pregevole l’essere stimati ed amati, dopo qualche spazio di tempo avrete ancora l’ammirazione dei malvagi, i quali (cosa incredibile, ma pur vera non fanno concetto se non di quelli che li calpestano; ma poi dove ogni altra cosa vi venisse meno, avrete  l’amore di Colui che vi ha da giudicare tra poco, Gesù Cristo. Il mondo passa e col mondo passano le sue fole, le sue vanità, i suoi storti giudizi, le sue passioni. Passano eziandio tutte le sette che hanno infestata la S. Chiesa. Come noi vediamo essere scomparsi gli Ebioniti, i Cerintiani, gli Ariani, gli Eutichiani ecc. ecc. così scompariranno i Protestanti; quella che non passerà mai è la Chiesa di Gesù Cristo. Questa fondata sopra una rocca immobile ha Gesù Cristo che la regge, e durerà fino alla fine dei secoli. Né allora verrà meno, ma trasferita da questa valle di lacrime e di combattimenti e cessate tutte le sue lotte, regnerà gloriosa e trionfante per tutta l’eternità nel cielo. Beati coloro che saranno trovati del numero di quelli che le hanno appartenuto e non solamente col nome, ma eziandio con le opere. Lettore cortese, io auguro io auguro con tutto l’affetto dell’animo mio una sì bella sorte, come io la desidero ardentemente per me. Preghiamo scambievolmente il Divin Salvatore che non permetta che te nostre passioni ci velino il giudizio, che ci corrompano il cuore, che ci strappino dalla S. Chiesa, per non perdere il trionfo della Beata eternità.

Così sia.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.