FESTA DEGLI ANGELI
[J. J. Gaume: “Catechismo di perseveranza”, vol, 4, Torino 1881]
Devozione all’Angelo custode.
Ci resta a parlare dell’Angelo custode. E primieramente ditemi, o uomini, chiunque voi siate, conoscete voi cosa alcuna più acconcia per dare al figlio di Adamo, a questo fanciullo che striscia nella polvere, che bagna colle sue lacrime il sentiero della vita, che la percorre, si direbbe quasi il rifiuto degli esseri, che si sente trascinato dal peso di una natura corrotta versa quanto vi ha di vile e di abbietto; conoscete voi cosa alcuna più idonea a nobilitarlo ai suoi occhi e a renderlo rispettabile e sacro agli occhi altrui, come questa festa dell’Angelo custode? Figlio della polvere, gli dice la Chiesa in quel giorno, ricordati che tu sei figlio dell’Eterno. Il monarca dei mondi ha deputato verso di te un principe della sua corte, e gli ha detto: Va, prendi per mano il figlio mio, veglia su tutti i suoi passi, fammi conoscere i suoi bisogni, i suoi desideri, i suoi sospiri; ogni giorno veglia al suo fianco accompagnandolo, e sta la notte in piedi al capezzale del suo letto. Prendilo su le tue braccia, ond’ei non percuota il piede contro le pietre. Egli è affidato alle tue cure, tu lo ricondurrai sulle tue braccia ai piedi del mio trono, nel giorno ch’io avrò destinato, per introdurlo nel mio regno, suo immortale retaggio. – Ed ecco tutto ciò che ne dice, insieme a mille altre cose, il culto all’Angelo custode. – Riparatrice universale, madre affettuosa, la Chiesa cattolica poteva forse trascurare di raccomandarlo? Oh! no; essa nulla ha negletto per rendere palese e, se è passibile, sempre presente la credenza dell’Angelo custode. Dalla cuna sino alla tomba; ella ci parla del principe della corte celeste, che veglia a difesa del nostro corpo e dell’anima nostra, che vede tutte le nostre azioni, e che ne rende conto al Dio del cielo, padre e giudice di tutti gli uomini.
Festa degli Angeli custodi. —
Né tutto ciò ha bastato alla sua sollecitudine, poich’ella ha di più instituito una festa particolare per onorare gli Angeli custodi dei figli suoi. Fu Ferdinando d’Austria, poi imperatore, quegli che ottenne al principio del secolo decimo settimo dal pontefice Paolo V, che s’istituisse l’uffizio dell’Angelo custode, e che ne fosse celebrata la festa Propagata ben presto per tutta la Chiesa, questa commovente solennità non è più da quell’epoca stata interrotta. E infatti i motivi che abbiamo di celebrarla non sono sempre forse gli stessi, vale a dire sempre potenti, sempre numerosi, sempre cari alle anime virtuose? Sembra perfino, che quanto più c’inoltriamo nella vita e quanto più il mondo cammina verso il suo fine, più ancora divenga imperiosa la ragione di onorare gli Angeli. Ogni giorno della nostra esistenza e dell’esistenza del mondo, non è forse testimone di qualche nuovo beneficio degli Angeli custodi? E forse ché questi nuovi benefizi non sono eziandio nuovi titoli alla nostra gratitudine e alla nostra devozione? Per adempiere a’ doveri che ci sono imposti verso il nostro Angelo custode, bisogna, dice san Bernardo, rendergli un triplice omaggio; quello del rispetto, quello della fiducia e quello della devozione. Gli dobbiamo il rispetto per la sua presenza, la devozione per la sua carità, la fiducia per la sua vigilanza. Penetrato adunque di rispetto, cammina sempre con circospezione, rammentandoti continuamente che sei in presenza degli Angeli incaricati di guidarti in tutti i tuoi passi. In qualunque luogo tu sia e per quanto ti sembri nascosto, abbi rispetto al tuo Angelo custode. Oseresti tu fare davanti a lui ciò che non osereste fare in presenza di un uomo? Né solamente noi dobbiamo rispettare il nostro angelo tutelare, ma dobbiamo anche amarlo, perché egli è un custode fedele, un vero amico, un protettore potente. Malgrado l’eccellenza della sua natura, la carità l’induce ad incaricarsi della cura di difenderci e di proteggerci; ed egli veglia alla conservazione dei nostri corpi, ai quali i demoni hanno talvolta il potere di nuocere. Ma come descrivere ciò che opera per le anime nostre? Ei c’istruisce, c’incoraggia, ci esorta interiormente, ci avverte dei nostri doveri per mezzo di rimorsi segreti. Egli esercita verso di noi l’officio che esercitava verso i Giudei quell’angelo che li conduceva nella Terra promessa; ei fa per noi ciò che fece Raffaello pel giovine Tobia: egli ci è guida sicura in mezzo ai pericoli di questa vita. Da quali sentimenti di gratitudine, di rispetto, di docilità, di fiducia non dobbiamo esser noi compresi verso il nostro angelo custode! Potremmo noi ringraziare abbastanza la divina Misericordia dell’inestimabile dono che ella ci ha fatto? – Tobia, riflettendo ai favori segnalati che aveva ricevuti dall’angelo Raffaello, dice a suo padre: « Quale ricompensa potremo noi dargli che sia proporzionata ai beni di cui ci ha ricolmi? Ei mi ha condotto in perfetta salute, egli stesso è andato a riscuotere il nostro denaro da Gabelo, ei mi ha ottenuto la donna che ho sposata, ha da lei scacciato il demonio, ha confortato suo padre e sua madre, mi ha liberato dal pesce che voleva ingoiarmi, ha reso a te stesso la vista, e per sua cagione ci troviamo nell’abbondanza di ogni bene; che potremo noi dunque dargli che stia in bilancia con quello che egli ha fatto per noi? » [Tob. XII], Tobia e i suoi genitori, animati dalla più viva riconoscenza, si prostrarono con la faccia per terra per ben tre ore, e benedissero Dio. Procuriamo di entrare nei medesimi sentimenti. « Amiamo, dice san Bernardo, amiamo teneramente in Dio gli Angeli, quegli spiriti beati, che saranno un giorno nostri compagni e nostri coeredi nella gloria e che sono presèntemente nostri tutori e nostri custodi. Siamo devoti e riconoscenti verso simili protettori; amiamoli, onoriamoli quanto ne siamo capaci ». Noi dobbiamo inoltre avere una dolce fiducia nella protezione del nostro Angelo custode. « Per quanto deboli noi siamo, prosegue san Bernardo, per quanto sia meschina la nostra condizione, per quanto grandi siano i pericoli che ci attorniano, nulla dobbiamo temere sotto la protezione di tali custodi… Ogni volta che qualche tribolazione o qualche violenta tentazione verrà ad assalirvi, implorate il soccorso di colui che vi custodisce, che vi guida, che vi assiste in tutte le vostre pene». Ma per meritarne la protezione, dobbiamo prima di tutto odiare il peccato; anche i peccati veniali contristano l’angelo custode. « Come il fumo, dice san Basilio, pone in fuga le api, e il fetore i colombi, così l’infezione del peccato fa fuggire l’angelo che ha la cura di custodirci». La lascivia specialmente è vizio che gli spiriti celesti hanno immensamente in orrore: gli Angeli chiedono vendetta contro di noi a cagione dello scandalo che diamo ai giovinetti. « Io, dice il Signore, spedisco il mio Angelo affinché cammini dinanzi a voi, vi custodisca per via, e vi faccia entrare nella terra ch’io vi ho preparata. Rispettatelo, ascoltatene la voce, e guardatevi bene da disprezzarlo, perché egli non vi perdonerà in conto alcuno quando peccherete, e perché il mio nome è in lui; ma se voi udite la sua voce e fate tutto quanto io vi dico per sua bocca, io sarò il nemico dei vostri nemici, e affliggerò coloro che affliggono voi. Il mio angelo camminerà innanzi a voi, e v’introdurrà nella terra che vi ho preparata.
Preghiera.
O mio Dio, che siete tutto amore, io vi ringrazio di avere inviato i vostri angeli per custodirmi; fatemi grazia ch’io medesimo sia Angelo davanti a voi, per la purità del mio cuore e per la prontezza ad adempire la vostra santa volontà. Mi propongo d’amar Dio sopra tutte le cose e il prossimo come me stesso, per amor di Dio, e in prova di questo amore, io reciterò ogni giorno fervorosamente una preghiera al mio angelo custode.
Breve novena
I. – O mio buon Angelo Custode, aiutatemi a ringraziare l’Altissimo per essersi degnato di destinarvi alla mia custodia. Angele Dei.
II. – O Principe celeste, degnatevi d’impetrarmi il perdono di tutti i disgusti che ho dato a voi ed a Dio, non curando le vostre minacce e i vostri consigli. Angele Dei.
III. – O amoroso mio Tutore, imprimete nell’anima mia un profondo rispetto per voi, onde non abbia mai più l’ardimento di far cosa che vi dispiaccia. Ang.Dei.
IV. – O pietoso mio Medico, insegnatemi i rimedii, ed aiutatemi a guarire dai mali abiti e da tante altre miserie che opprimono l’anima mia. Angele Dei.
V. – O fedele mia Guida, impetratemi forza per superare tutti gli ostacoli che s’incontrano nel cammino della virtù, e per soffrire con vera pazienza le tribolazioni di questa vita. Angele Dei.
VI. – O Intercessore possente presso Dio, ottenetemi la grazia d’ubbidire prontamente alle vostre sante inspirazioni, e di uniformare la mia volontà in tutto e sempre a quella di Dio. Angele Dei.
VII. O purissimo Spirito tutto acceso d’amor di Dio, impetratemi questo fuoco divino, ed insieme una vera devozione alla vostra augusta Regina e mia buona Madre Maria. Angele Dei.
VIII. O invitto mio Protettore, assistetemi per corrispondere degnamente al vostro amore ed ai rostri benefici, e per adoperarmi con tutte le forse a promuovere il vostro culto. Angele Dei.
IX. – O beato Ministro dell’Altissimo, ottenetemi nella sua infinita misericordia ch’io giunga un giorno a riempire una delle tante sedi lasciate vuote pel cielo dai ribelli vostri compagni. Angele Dei
Inno all’Angelo Custode
Tu che fra i santi Spiriti
Fra gli Angioli del ciel
Sei di guida fedel
Lucido specchio;
Accogli i miei desir,
E benigno al mio dir
Porgi l’orecchio.
Ta dall’esordir dei secoli
Prima dell’uom creato,
Prima dell’uom beato
In ciel regnasti,
E del motor sovrano
L’onnipotente mano
Accompagnasti.
Allorachè dall’orrido
Caos traeva il suol,
Il mar, la luna, il sol,
La notte e il giorno.
Allor che empiea di belle
Rifolgoranti stelle
Il suo soggiorno.
.- Tu difensor magnanimo
Dello stellato imper,
Col Cherubino alter,
Entrasti in guerra;
Ed, infiammato il cor
D’insolito valor,
L’hai steso a terra,
.- Fu allor che dall’Altissimo
L’eccelsa tua virtù
Rimeritata fu!
Su nell’Empireo
Ove ti stai qual Re,
Cui gli astri sotto i piè
Ruotano in giro.
.- Di là clemente e provvido
A me spiegasti il vol,
Onde da questo suol
Scortarmi al cielo;
Appena il sommo Dio
Vestì lo spirito mio
Del mortal velo.
.- Tu del mio ben sollecito,
Meco sedesti in fascio
A mitigar le ambascie
Ed i tormenti;
E il labbro fra i sospir
Reggesti a profferir
I primi accenti.
.- I primi dì svanirono,
La gioventù sen venne
E il braccio tuo mi tenne
Allor più forte;
Onde il nemico invan
Stese ver me la man,
Le sue ritorte.
.- Poiché per vie difficili,
Sparse di spine e sassi,
Sempre sicuri i passi,
A me reggesti;
E il mondo ingannator,
Col divin tuo favor,
Spregiar mi festi.
.- Che se talvolta incauto
Lungi n’andai da te.
Se sdrucciolai col pie,
Caddi nel laccio,
Non mi lasciasti no,
Ma il tuo mi sollevò
Pietoso braccio.
.- Tu rattenesti i fulmini
Dell’eternal vendetta,
E l’ignea sua saetta
Invan si accese;
.- Talché, fra tanti error,
Dell’Eterno il furor
Non mai mi offese.
.- Quando assalito è il debole
Mio sen di forze ignudo,
Tu sei l’invitto scudo,
Il mio soccorso:
Onde, se teco io son,
Dell’infernal Dragon
Non temo il morso.
.- Ah, chi potrà le laudi
Degne di te cantar?
Chi ben potrà esaltar
La tua virtute,
Se in sì difficil mar
Propizio sai guidar
L’alme a salute?
.- Nell’ansie dello spirito
Consolator mi sei;
Tu ne’ perigli miei
Sei difensore.
.- Nulla poss’io quaggiù,
Se non mi porgi tu
Lena e vigore.
.- Deh, se così benefica
E’ ognor la tua pietà’,
Se tanto in amista
Meco ti strigni,
A me rivolgi ancor
Sul letto del dolor
Gli occhi benigni.
.- E fa che, sciolta l’anima
Dal suo corporeo vel,
Teco a regnare in ciel
Voli all’istante;
Anzi non stiasi in questa
Atra prigion funesta
A lungo errante.
.- E quando il formidabile,
Suon dell’ argentea tromba
Mi trarrà dalla tomba
Al gran Giudizio,
Tu siami per pietà,
Ver l’alta Maestà
Sempre propizio.
.- Ma, che potrò poi renderti
Per tanti tuoi favor,
Se non mostrarti un cor
Grato e sincero?
Poiché non v’ha mercé
Che degna sia di te
Nel mondo intero.
.- Tu accogli le mie fervide
Preci e i miei sospir,
E benigno al mio dir
Porgi l’orecchio.
Tu che fra i cori del ciel
Sei guida fedel
Lucido specchio.
.- Dunque a te ognor sia laude
Che in la magion suprema
Hai d’immortal diadema
Il crin fregiato;
Sempre sia laude a te.
Che siedi in ciel qual Re
Sempre beato.
[G. Riva; Manuale di Filotea, XXX ed. Milano, 1988]