FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA’

[J.-J. Gaume: “Catechismo di Perseveranza”- Torino, 1881]

Trinità! Di tutte le feste religiose ecco la più antica, sebbene in un certo senso sia essa una delle più nuove. Nel creare il mondo, Dio si è edificato un tempio, e nel formare i secoli Ei si è consacrato una festa; perché il « Signore ha fatto tutte le cose per sé medesimo». La creatura non può non appartenere al suo Creatore e non essere consacrata alla gloria di Lui. Ora Dio in tre Persone è il Creatore di tutti gli enti e di tutti i tempi. È dunque vero che tutte le religioni non hanno potuto avere in sostanza altro scopo tranne il culto del Creatore dell’universo, e per conseguenza del Dio, in tre Persone, che è questo Creatore. La consacrazione del mondo e del tempo alla gloria dell’augusta Trinità era stata violata, profanata dal Paganesimo. Restauratore universale, Gesù Cristo venne sulla terra per rimediare a tutti gli effetti del male e per richiamare tutte le cose alla loro istituzione primitiva alla gloria dell’augusta Trinità.

Le creature intelligenti. Infatti il Verbo fatto carne ordinò che tutti i popoli fossero rigenerati in nome della Trinità; « Andate, ammaestrate, battezzate tutte le nazioni in nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo ». Da questo momento la Chiesa Cattolica non ha cessato di battezzare in nome delle tre auguste Persone. – E quante volte dalla cuna alla tomba ella fa sopra di noi il segno adorabile della Trinità! Siamo noi rigenerati nelle acque del Battesimo? Ciò avviene in nome dell’adorabile Trinità. Siamo noi fortificati dalla grazia della Confermazione? Ciò è pure in nome della santa Trinità. Ci sono cancellati i nostri peccati nel Sacramento della penitenza? Ed è questo parimente in nome dell’adorabile Trinità. Ci sono dati per cibo il corpo e il sangue del Salvatore? Ciò accade col segno della Trinità. Il malato è egli fortificato dall’olio santo, è egli consacrato il sacerdote, sono eglino uniti i coniugi? Ciò si fa sempre in nome dell’augusta Trinità. Se noi riceviamo le benedizioni dei Pastori e dei Pontefici, se incominciamo gli uffizi santi, se la Chiesa rivolge preghiere all’Altissimo, ciò si fa sempre invocando le tre persone dell’adorabile Trinità. Se ella intona cantici di allegrezza, se pronunzia inni di mestizia, essa li finisce sempre con render grazie al Padre, al Figliuolo e allo Spirito Santo. Questo per le creature intelligenti.

Le creature irragionevoli. Anche tutte le creature prive di ragione sono santificate in nome della santa Trinità. Da una estremità all’altra dell’universo cattolico voi vedete il segno della croce consacrare l’acqua, il fuoco, l’aria, la terra, il sale, la pietra, il legno, il ferro, i lini, tutto, tutto ciò che la Chiesa vuol purificare e sceverare dalla massa comune; e il segno della croce richiama tutte queste cose alla primitiva loro santità e le libera dai maligni influssi del demonio, con imprimer loro di nuovo il suggello dell’augusta Trinità. Ah! quanti profondi misteri sono nel segno della croce, di cui la sola Chiesa cattolica ha sempre mantenuto l’uso frequente! – In essa si racchiude tutta la storia del mondo, la di cui creazione in uno stato di santità, la di lui profanazione per mezzo del male, la di lui riabilitazione per mezzo di Gesù Cristo e della santa Trinità. Questo per le creature prive di ragione.

Il tempo. Per mezzo del Battesimo gli uomini diventano i figli, i loro corpi il tempio; il loro spirito il sacerdote della Trinità, e la loro vita intera ne è la festa. Ora la successione di tutte le vite individuali col formare la vita del genere umano, compone la durata ossia il tempo. Dunque per mezzo del Battesimo dell’uomo, il tempo si trova già in un senso consacrato alla gloria della santa Trinità; perciò tutti i nostri pensieri, parole, azioni debbono riferirsi alla gloria delle tre Persone auguste, e formare inno continuo a loro lode. Ma esso gli appartiene in senso anche più diretto, perché la Chiesa Cattolica consacra alla santa Trinità tutti gli istanti della durata, non vi è infatti giorno dell’anno, nè ora del giorno in cui ella non renda testimonianza in ogni sua preghiera alla Trinità. Essa ha persino prescritta una formula d’omaggio, chiamata Dossologia, per onorare ad ogni momento e celebrare distintamente le adorabili Persone del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo; formula sacra con che finisce regolarmente i suoi salmi, i suoi responsori e i suoi inni. – Che diremo delle sue feste? Osservate con quale sfoggio le nostre solennità, la cui successione costituisce la durata del tempo, dimostrano questa verità, essere cioè la Triade augusta lo scopo di tutto il culto cattolico. Potrebbe mai questo avere un più nobile oggetto? Così le feste dei santi e dell’augusta Maria si riferiscono a Gesù Cristo di cui tutti i beati sono i membri; e noi gli onoriamo a riguardo di Gesù Cristo. Egualmente a riguardo della divina Trinità noi veneriamo Gesù Cristo medesimo, che vi è essenzialmente unito, o a meglio dire è uno in sostanza col Padre e con lo Spirito Santo. Le Persone divine sono inseparabili le une dalle altre, anche nelle nostre devozioni e nel nostro culto. – E per rischiarare questa sublime dottrina con qualche esempio: se noi veneriamo Gesù Cristo che s’incarna nel seno di Maria, noi vediamo tosti il Padre e lo Spirito Santo che concorrono al compimento di questo mistero. Se veneriamo Gesù Cristo soffrente, noi vediamo ben tosto il Padre che Lo abbandona alla morte e lo Spirito Santo che, come un fuoco divino, consuma quella vittima innocente. Se veneriamo Gesù Cristo risorto, noi vediamo il Padre che Lo resuscita e lo Spirito Santo che Lo fa entrare una vita nuova Se veneriamo Gesù Cristo che sale al cielo, noi vediamo il Padre nella gloria del quale Ei si riposa, e lo Spirito Santo che Egli invia. In fine se veneriamo Gesù Cristo che si rinchiude e si fa adorare nell’Eucarestia, noi non vediamo altro in Lui che una vittima che non può onorarsi, se non unendosi a lei e con lei immolandosi al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo. – Che cos’altro abbisogna per farvi comprendere, non essere nella religione cristiana veruna festa che non sia veramente festa della Trinità, poiché tutte le altre non sono che mezzi per onorare la medesima e come gradini per innalzarci a lei, come al vero ed unico termine del nostro culto?

Festa particolare della Trinità. — Avvenne pertanto che quando si trattò di istituire una festa particolare della santa Trinità, per appagare la devozione di quelli che la sollecitavano, grandi dottori e grandi santi fecero udire i proprii reclami. Tutte le feste dell’anno, dicevano essi, non erano che frazioni della festa generale e perpetua della Trinità: essere quindi superfluo instituirne una speciale e soggetta all’annua rivoluzione delle altre. Non era forse da temere che una festa particolare conducesse all’oblio di quella festa generale e perpetua che deve occupare incessantemente la mente e il cuore dei cristiani? Non era ciò forse un voler limitare quello che non ammette limiti, e ridurre il medesimo Dio alla condizione dei Santi, cioè delle sue proprie creature con lo stabilirgli una festa a parte? Non era ciò forse un ignorare che non vi ha né feste, né templi, né altari che non appartengano unicamente alla santa Trinità? Per tutti questi motivi la Chiesa romana, operando con quella prudenza consumata che la contrassegna, stette fungo tempo senza ammettere la festa speciale della santa Trinità. Il Pontefice Alessandro III, che occupava la santa Sede verso la metà del duodecimo secolo, scriveva: « La festa della Trinità è diversamente osservata in diverse Chiese; ma la Chiesa romana non ha festa speciale della Trinità, perché ella la venera ogni giorno e ogni ora del giorno, poiché tutti i suoi uffici contengono le lodi e terminano con gloria alla Trinità ». Tuttavia poiché la Chiesa della città eterna, la madre e maestra di tutte le altre non biasimava la festa speciale della Trinità, quelle sue figlie che l’avevano introdotta continuarono a celebrarla. Si crede che sia ella stata istituita nel nono secolo da alcuni vescovi, che non la progettarono in principio, se non per dare un nuovo alimento alla devozione dei loro popoli. In questa intenzione Stefano vescovo di Liegi ne fece comporre un uffizio verso l’anno 920. Alcune Chiese vicine l’ammisero, e la festa della santa Trinità, si diffuse di luogo in luogo, tanto che l’abate Ruperto che viveva a principio del dodicesimo secolo, ne parla come di una festa adottata a tempo suo, e impiega un intero libro per, spiegarne il mistero [Lib. II, div offic.]. La celebrazione, lasciata fino allora alla devozione delle chiese particolari, fu fissata alla domenica nell’ottava di Pentecoste, presso a poco nel decimoterzo secolo. Fu volentieri destinata quella domenica per due motivi. Il primo, perché essa era vacante, cioè non aveva uffizio proprio. Infatti l’ordinazione che si faceva il sabato precedente, non cominciava che dopo l’uffizio del vespro, e durava molto spazio della notte, specialmente quando vi erano molti chierici da ordinare. Spesso anche veniva prolungata l’ordinazione fino al far del giorno, perché sembrasse fatta nella domenica stessa, e perché la domenica potesse aver qualche specie di uffizio che la impedisse a rimaner vacante. Ma siccome le persone devote domandavano un sacrificio per quel giorno, vi fu collocato l’uffizio e la festa della santa Trinità. L’altro motivo per cui fu posta nell’ottavario della Pentecoste si è per rammentare ai fedeli che la Trinità è la fine e la consumazione di tutte le feste e misteri medesimi di Gesù Cristo [Tomass., lib. II, Delle feste, etc.]. Finalmente la Chiesa romana vedendo che la festa particolare della Trinità nulla toglieva alla festa generale e perpetua delle tre Persone adorabili, si decise ella medesima ad adottarla, ma ciò non fu che nel decimoquarto secolo sotto il Pontificato di Giovanni XII. Questo Papa la decretò irrevocabilmente alla domenica dopo la Pentecoste, e ne fece sostituire l’uffizio a quello dell’ottava che allora si terminò il sabato dei quattro tempi a nona. La Chiesa non assegna alla festa particolare della santa Trinità che un posto secondario tra le feste dell’anno, forse per nuocere alla festa generale, e per mostrare l’impotenza in cui siamo di celebrare degnamente quest’augusto mistero. Esso è talmente al di sopra dei nostri pensieri, che il capitolo generale dei religiosi cisterciensi dell’anno 1230, sebbene ordinasse che la festa della Trinità fosse generale in tutte le case del loro ordine, proibì la predica a cagione della difficoltà del soggetto.

III. Influenza del ministero della augustissima Trinità. — Tuttavia, comunque incomprensibile sia il mistero della Trinità, esso non è né impugnabile né ineficace per la regola dei nostri costumi. Simile al sole che l’occhio non può fissare, ma la cui luce ci abbaglia e la cui esistenza visibile, il domma della Santa Trinità ci presenta da ogni lato dei segni evidenti della propria esistenza. Senza parlare qui della menzione che ricorre spesso nella Scrittura, né delle numerose figure sotto le quali Dio lo fece travedere agli antichi, noi vediamo intorno a noi, portiamo in noi stessi delle immagini di questo mistero. Il sole, a cagion d’esempio, vi appresta la luce, i raggi e i1 calore; queste tre cose sono distinte e tuttavia sono la sostanza medesima, e antiche al pari del sole. Creato a similitudine di Dio, l’uomo ei pure porta in se stesso l’immagine della santa Trinità. L’anima nostra possiede tre facoltà distinte, la memoria, l’intelletto e la volontà; tuttavia queste tre facoltà appartengono alla stessa sostanza ed ebbero esistenza con lei. – Abbiamo pur detto che il mistero della santa Trinità non si deve guardar qui qual soggetto sterile per la regola della nostra vita. O uomini, intendetelo quanto questo domma vi nobiliti. Creati a similitudine dell’augusta Trinità, voi dovete formarvi su di Lei modello, ed è questo un dovere sacro per voi. Voi adorate una Trinità il cui carattere essenziale è la santità, e non vi è santità si eminente, alla quale voi non possiate giungere per la grazia dello Spirito santificatore, amore sostanziale del Padre e. del Figlio. Per adorare degnamente l’augusta Trinità voi dovete dunque, per quanto è possibile a deboli creature umane, esser santi al pari di Lei. Dio è santo in sé stesso, vale a dire che non è in Lui né peccato, né ombra di peccato; siate santi in voi stessi. Dio è santo nelle sue creature: vale a dire che a tutto imprime il suggello della propria santità, né tollera in veruna il male o il peccato, che perseguita con zelo immanchevole, a vicenda severo e dolce, sempre però in modo paterno. Noi dunque dobbiamo essere santi nelle opere nostre e santi nelle persone altrui evitando cioè di scandalizzare i nostri fratelli, sforzandoci pel contrario a preservarli o liberarli dal peccato. – Siate santi, egli dice, perché Io sono santo [Lev. XI, 44]. E altrove: Siate perfetti come il Padre celeste è perfetto; fate del bene a tutti, come ne fa a tutti Egli stesso, facendo che il sole splenda sopra i buoni e i malvagi, e facendo che la pioggia cada sul campo del giusto, come su quello del peccatore [Matt. V, 48]. – Modello di santità, cioè dei nostri doveri verso Dio, L’augusta Trinità è anche il modello della nostra carità, cioè dei nostri doveri verso i nostri fratelli. Noi dobbiamo amarci gli uni gli altri come si amano le tre Persone divine. Gesù Cristo medesimo ce lo comanda, e questa mirabile unione fu lo scopo degli ultimi voti che Ei rivolse al Padre suo, dopo l’istituzione della santa Eucarestia. Egli chiede che siamo uno tra noi, come Egli stesso è uno col Padre suo. A questa santa unione, frutto della grazia, Ei vuole che sia riconosciuto suo Padre che lo ha inviato sopra la terra, e che si distinguono quelli che Gli appartengono. Siano essi uno, Egli prega, affinché il mondo sappia che Tu mi hai inviato. Si conoscerà che voi siete miei discepoli, se vi amate gli uni gli altri [Giov. XVI]. « Che cosa domandate da noi, divino Maestro, esclama sant’Agostino, se non che siamo perfettamente uniti di cuore e di volontà? Voi volete che diveniamo per grazia e per imitazione ciò che le tre Persone divine sono per la necessità dell’esser loro, e che come tutto è comune tra esse, così la carità del Cristianesimo ci spogli di ogni interesse personale ». – Come esprimere l’efficacia onnipotente di questo mistero? In virtù di esso, in mezzo alla società pagana, società di odio e di egoismo si videro i primi cristiani con gli occhi fissi sopra questo divino esemplare non formare che un cuore ed un’anima, e si udirono i pagani stupefatti esclamare: « Vedete come i cristiani si amano, come son pronti a morire gli uni per gli altri! » Se scorre tuttavia qualche goccia di sangue cristiano per le nostre vene, imitiamo gli avi nostri, siamo uniti per mezzo della carità, abbiamo una medesima fede, uno stesso battesimo, un medesimo Padre [Ephes. IV]. 1 nostri cuori, le nostre sostanze siano comuni per la carità: e in tal guisa la santa società, che abbiamo con Dio e in Dio con i nostri fratelli, si perfezionerà sulla terra fino a che venga a consumarsi in cielo. – Noi troviamo nella santa Trinità anche il modello dei nostri doveri verso noi stessi. Tutti questi doveri hanno per scopo di ristabilire fra noi l’ordine distrutto dal peccato con sottomettere la carne allo spirito e lo spirito a Dio; in altri termini, di far rivivere in noi l’armonia e la santità che caratterizzano le tre auguste Persone, e ciascuno di noi deve dire a se stesso: Io sono l’immagine di un Dio tre volte santo! Chi dunque sarà più nobile di me! Qual rispetto debbo io aver per me stesso! Qual timore di sfigurare in me o in altri questa immagine augusta! Qual premura a ripararla, a perfezionarla ognor più! Sì, questa sola parola, io sono l’immagine di Dio, ha inspirato maggiori virtù, impedito maggiori delitti, che non tutte le pompose massime dei filosofi. Osservate Francesco Saverio. Come è sublime quella parola ch’ei ripeteva ad ogni momento: Oh! santissima Trinità! Oh! Santissima Trinità! Per più di dieci anni le regioni dell’Oriente risuonarono di questa parola misteriosa, che era come il grido di guerra del san Paolo dei tempi moderni. Per animarsi alla lotta gigantesca ch’egli aveva intrapresa contro il paganesimo Indiano, Francesco Saverio considerava l’immagine augusta della santa Trinità sfigurata in tanti milioni di uomini, e la sua bocca pronunziava questa esclamazione: Oh! santissima Trinità! Allora un fuoco divino s’impossessava di lui, il suo petto si gonfiava, le lacrime scorrevano dai suoi occhi scintillanti, e con la rapidità del lampo ei si scagliava verso mondi sconosciuti, e rovesciava gl’idoli, e seminava i prodigi; e sopra migliaia di fronti faceva scorrere l’acqua rigeneratrice, e ristabiliva l’immagine sfigurata della santa Trinità, e né la morte, né la fame, né la sete, né gli uomini, né l’inferno potevano arrestare o intepidire il suo zelo nel riparare l’immagine alterata delle tre auguste Persone. Oh! santissima Trinità! – Che diremo noi dei sentimenti di riconoscenza che la contemplazione di questo gran mistero ci sveglia nel cuore? Il Padre che ci ha creati, il Figlio che ci ha redenti, lo Spirito Santo che ci ha santificati; conoscete voi cosa alcuna più idonea a sublimare i nostri affetti, a purificarli, e a dare vera dignità a tutta la nostra condotta? Oh! nazioni moderne, al mistero dell’augusta Trinità voi andate debitrici di non esser più prostrate ai piedi degl’idoli! Osereste voi dire, che non le siete debitrici di cosa alcuna?

Mezzi di celebrare degnamente la festa della Trinità. — Quanto a noi cristiani, veneriamo la santa Trinità con tutti gli omaggi di cui siamo capaci; recitiamo spesso la bella preghiera: Gloria al Padre e Figlio e allo Spiriti Santo, com’era al principio, ora e nei secoli dei secoli. [Questa preghiera è di tradizione apostolica. Bened. XIV] Formare società fra tre Persone, e recitare ogni giorno, o insieme o separatamente, la mattina, a mezzo giorno e la sera, sette Gloria Patri con una sola Ave Maria in onore della santa Trinità, è una devozione autorizzata dalla Chiesa ed arricchita di grandi indulgenze, tra le quali una plenaria da acquistarsi in due domeniche d’ogni mese [Raccolta di Indulgenze. Roma 1841, pag. 5]. Oltre di che è questo un mezzo eccellente di riparazione alle bestemmie degli empi. Celebriamo con fervore speciale la festa che la Chiesa ha consacrato alle tre adorabili Persone; ma rammentiamoci che la nostra vita intera deve essere una festa continua ad onore loro. Adoriamo nel silenzio del nosro nulla questo sto incomprensibile mistero; imitiamo con la nostra carità e santità le tre Persone divine, rimanendo penetrati di riconoscenza per i beni di cui siamo loro debitori. Rinnoviamo in questo giorno le promesse fatte nel nostro battesimo: eccitiamoci allo zelo per la nostra perfezione e per la nostra santificazione prossimo. Così noi ci conformeremo allo spirito della Chiesa, così adempiremo al dovere d’una creatura verso il Creatore, così conserveremo in noi l’immagine augusta della santa Trinità.

Preghiera

O mio Dio, che siete tutto amore, io vi ringrazio che ci abbiate rivelato il mistero della Santissima Trinità; penetrateci di riconoscenza pel Padre che ci ha creati, pel Figlio che ci ha redenti e per lo Spirito Santo che ci ha santificati. – Mi propongo di amar Dio sopra tutte le cose, e il prossimo come me stesso, per amor di Dio per amor di Dio, ed in prova di questo amore io domanderò spesso a me stesso: di chi sono io l’immagine?

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.