IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (IX)

IL CATECHISMO DI F. SPIRAGO (IX)

CATECHISMO POPOLARE O CATTOLICO SCRITTO SECONDO LE REGOLE DELLA PEDAGOGIA PER LE ESIGENZE DELL’ETÀ MODERNA

DI

FRANCESCO SPIRAGO

Professore presso il Seminario Imperiale e Reale di Praga.

Trad. fatta sulla quinta edizione tedesca da Don. Pio FRANCH Sacerdote trentino.

Trento, Tip. Del Comitato diocesano.

N. H. Trento, 24 ott. 1909, B. Bazzoli, cens. Eccl.

Imprimatur Trento 22 ott. 1909, Fr. Oberauzer Vic. G.le.

PRIMA PARTE DEL CATECHISMO:

FEDE (5).

9. GLI UOMINI-

La creazione dell’uomo.

La creazione dell’uomo è raccontata da Mosè all’inizio del suo 1° libro (Genesi). – La Bibbia non dice quando Dio creò l’uomo. Si è accettato che sia avvenuta circa 4000 anni prima di Gesù Cristo (rappresentate dalle quattro settimane di Avvento).

1. DIO FORMÒ IL CORPO DELL’UOMO DALL’ARGILLA E GLI ISPIRÒ UN’ANIMA (Genesi II, 7).

Come il vapore muove la macchina, così il soffio comunicato da Dio all’uomo vivifica il suo corpo. L’esistenza dell’anima è dimostrata dai movimenti del corpo. (S. Theof. d’Ant.) La scrittura telegrafica presuppone una persona pensante. Allo stesso modo le parole pronunciate dagli organi vocali, messe in moto dal sistema nervoso, presuppongono un essere pensante. A chi diceva di non credere all’anima, perché non riusciva a vederla, un altro rispose: “Allora tu non hai ragione, perché non puoi vederla”. Diciamo anima, quando parliamo della sua unione con il corpo, e di spirito, quando si tratta delle facoltà intellettuali della ragione e volontà. – In noi c’è una sola anima, allo stesso tempo iniziatrice della vita corporea e dotata di ragione e libertà (IV Conc. di Costantinopoli, 862). Dal fatto che l’uomo abbia diverse inclinazioni, che sia, per esempio, attratto da un lato dai piaceri sensuali e che dall’altro sia portato a combattere questa attrazione, alcuni hanno concluso che l’uomo abbia due anime, un’anima materiale e un’anima spirituale. Ma queste inclinazioni derivano semplicemente dalla diversa attrazione esercitata sull’anima dai vari beni, da quelli sensibili e da quelli spirituali. – Ecco il rapporto tra l’anima e il corpo. Il corpo è il luogo in cui risiede l’anima come una mandorla nel suo nocciolo, come un gioiello nella sua custodia, un uomo nella sua veste, un eremita nella sua cella. Il corpo è lo strumento dell’anima, il corpo è per l’anima ciò che la sega, la pialla e il martello sono per l’artigiano, il pennello per il pittore, l’organo per l’artista. L’anima è la guida del corpo, svolge per esso il ruolo di cocchiere, di pilota. (S. G. Cris..) Come il cavaliere guida il suo cavallo con le redini, così l’anima deve guidare e domare il corpo. (S. Vinc. Ferr.) Ahimè, l’anima spesso si lascia guidare e domare dalle passioni malvagie del corpo, degrada l’uomo al livello della bestia e si rende eternamente infelice. Che confusione”, dice San Bernardo, “quando la padrona serve e il servo comanda! L’anima anima il corpo, cioè gli dà vita. L’uomo non era vivo finché Dio non gli ha dato un’anima (Gen II,7); non appena l’anima lascia il corpo, esso cessa di vivere e torna alla terra (Eccles. XII, 7): il corpo senza anima è un cadavere (S. Giac. II, 26). – L’anima umana è essenzialmente diversa dall’anima degli animali; quest’ultima ha facoltà e bisogni completamente diversi. L’anima delle bestie è incapace di cercare il progresso: la rondine costruisce il suo nido oggi come lo faceva secoli fa; è incapace di ricercare le cause, e quindi non può elevarsi alla conoscenza del Creatore. Guidato dal solo istinto, l’animale è inconsapevole delle sue azioni, non ha bisogni intellettuali o morali e nessun desiderio di felicità suprema; è perfettamente soddisfatto dei suoi piaceri corporei. L’anima animale non può quindi essere della stessa natura dell’anima umana: potremmo quindi dire che l’animale abbia un’anima, ma non che abbia una mente.

Sono in balia all’errore coloro che immaginano che il corpo umano sia stato prodotto dall’evoluzione di esseri inferiori.

Molti sostengono che l’uomo, o almeno il suo corpo, si sia evoluto da esseri inferiiri attraverso l’evoluzione. Credono che questo spieghi le parole della Bibbia, (Genesi II, 7). Questa dottrina non è accettata dalla Chiesa. Il principale sostenitore di questa ipotesi è stato Darwin, un naturalista inglese, che ritiene che l’uomo sia disceso dalla scimmia attraverso uno sviluppo successivo. Questo è impossibile come la discendenza di un pisello da un castagno, perché l’uomo e la scimmia differiscono fondamentalmente sia nella struttura corporea che nella forma del cranio. (Huxley dice: “Ciascuna delle ossa del gorilla presenta caratteri facilmente distinguibili dalle corrispondenti ossa dell’uomo”. La differenza tra un cranio di gorilla e un cranio umano è immensa. Inoltre, il cervello di un uomo è molto diverso da quello della scimmia più perfetta). L’uomo ha anche il vantaggio rispetto alla scimmia della parola, il vantaggio di esprimere i sentimenti nella fisiognomica. La scimmia è incapace di sorridere; non ha l’andatura eretta. L’uomo, a causa della sua crescita, ha bisogno di molti anni ed ha un’infanzia abbastanza lunga; lo stesso non vale per la scimmia, che si sviluppa rapidamente. L’uomo può vivere fino a cento anni, mentre la scimmia può vivere al massimo fino a trent’anni. Gli uomini più degenerati sono capaci di cultura, ma non la scimmia. I paleontologi non hanno mai trovato uno scheletro che indicasse questo passaggio dalla scimmia all’uomo; in migliaia di anni, lo scheletro dell’uomo non ha subito alcun cambiamento. I più antichi monumenti dell’arte e della scienza dimostrano che l’uomo non è nato come una scimmia, ma come un essere umano; al contrario, le tradizioni e la linguistica rimandano ad una civiltà e a tempi migliori, e portano alla conclusione di una cultura da cui degradano sempre più nel peccato. Inoltre, le scimmie assomigliano all’uomo, ma gli assomigliano solo in un punto, nella forma apparente delle mani, piedi e cranio, per il resto ne differiscono radicalmente. Le scimmie, con la loro stupidità e bestialità, sembrano essere state create da Dio per mostrare all’uomo come sarebbe stato senza la sua anima immortale e quanto debba essere grato al suo Creatore, “Faccio fatica a credere – ha detto Seb. Brunner, (scrittore austriaco) – che l’uomo discenda dalla scimmia”. Il peccato contro la castità produce spesso nella fisionomia dei bambini e degli adolescenti tratti scimmieschi. (Alb. Stoltz).

2. I PRIMI UOMINI CREATI DA DIO FURONO ADAMO ED EVA.

Eva fu formata dalla costola di Adamo addormentato (Genesi II, 21). Secondo i Padri il sonno fu un’estasi, perché quando Adamo si svegliò sapeva esattamente cosa fosse successo.

3. TUTTI GLI UOMINI DISCENDONO DA ADAMO ED EVA.

S. Paolo disse all’Areopago di Atene: “Dio ha fatto discendere l’intera razza umana da un solo uomo e lo ha fatto abitare su tutta la terra” (Act. Ap. XVII, 26).

Tutti gli uomini formano dunque una sola famiglia e sono figli di uno stesso Padre. (S. G. Cris.).

Le razze umane non hanno differenze essenziali. (Ce ne sono cinque; ma non sono più chiaramente definite dei colori dell’arcobaleno). Il colore della pelle e la forma del cranio derivano dal clima e dallo stile di vita. Infatti, queste caratteristiche si perdono gradualmente nei discendenti emigrati. Gli stessi fenomeni si osservano nel regno animale: i bovini perdono le corna nel nord e subiscono profondi cambiamenti nella formazione del loro cranio; le pecore trasportate in Guinea assumono la forma di un cane, in Angora gli animali si ricoprono di peli lunghi e setosi, e così via. Le proprietà più essenziali del corpo, lo scheletro, la durata della vita, la temperatura corporea normale, la frequenza del polso ed i fenomeni morbosi sono comuni a tutte le razze; tutte hanno le stesse strutture spirituali: intelligenza, memoria, volontà, ecc. Le lingue e le antiche tradizioni di tutti i popoli, sulla caduta originaria, sul diluvio, ecc. indicano un’origine comune. Inoltre, l’incrocio tra famiglie di razze diverse è indefinitamente fertile. (Lo stesso non vale per gli incroci tra specie animali diverse).

Gli uomini discendono da Adamo solo corporalmente, perché l’anima è creata da Dio.

L’anima di ogni uomo è creata da Dio. Non è l’uomo, ma Dio che comunica l’anima. (V. Conc. Later.), è Lui, dice Zaccaria (XII, 1) che ha creato lo spirito nell’uomo, ed è in questo senso che Cristo ha detto “Io e il Padre mio”, sempre continuiamo ad agire (S. Giovanni V, 17). Come nel Battesimo e nella Penitenza, lo Spirito Santo scende nell’uomo per dargli la vita spirituale, così è con Dio quando si forma il corpo. Dio, al momento della formazione del corpo, gli comunica un’anima per vivificarlo. Egli infonde un’anima in ogni uomo come ha fatto con Adamo; la crea nel momento in cui la infonde. Questa infusione è creazione. (S. Bonav.) È pertanto un errore credere (con Platone e Origene) che Dio abbia creato tutte le anime all’inizio, allo stesso tempo degli Angeli. Tertulliano cadde in un altro errore, sostenendo che le anime discendono dalle anime dei loro genitori, come una fiaccola si accende su un’altra fiaccola. Altri arrivano a sostenere che tutti gli uomini hanno una sola anima. Ne conseguirebbe che tutti gli uomini avrebbero un’unica coscienza, il che è contraddetto dai fatti.

10. L’ANIMA UMANA.

1. L’ANIMA UMANA È UN’IMMAGINE DI DIO PERCHÉ È UNO SPIRITO SIMILE A DIO.

Prima della creazione dell’uomo, Dio aveva detto: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza, e abbia il dominio sulle bestie e su tutta la terra.” (Gen. I, 26). – L’uomo è dunque creato ad immagine e somiglianza di Dio e deve quindi avere alcune analogie con Dio. Queste analogie si trovano nell’anima; come Dio, ha un’intelligenza libera ed una volontà libera, che lo rendono capace di conoscere ed amare il bene, ed è attraverso di esse che domina il mondo visibile, che è il re della creazione visibile, così come Dio è il re dell’universo. Non è dunque senza ragione che Dio abbia unito nella stessa espressione, sia la somiglianza dell’uomo con Dio sia la sua regalità terrena. L’uomo diventa un’immagine ancora più perfetta di Dio quando egli possiede la grazia santificante, perché in tal caso viene elevato alla partecipazione con la natura divina (II S. Pietro, II, 4) ed a una più esatta somiglianza con essa. Quando un uomo è santo, domina veramente la terra e le sue creature. Quando è peccatore, è il loro schiavo. Infine, nello stato di grazia, l’uomo è in grado non solo di conoscere ciò che è vero, bello e buono, ma anche di vedere Dio stesso nella sua gloria, di amarlo, e di goderne. – Così come l’orbe terrestre è un’immagine bella ma debole della terra, l’anima è un’immagine bella ma molto debole di Dio. È persino un’immagine della Santissima Trinità, perché ha tre facoltà, memoria, intelletto e volontà, pur essendo un’unica sostanza. Nella memoria assomiglia al Padre, nella ragione al Figlio e nella volontà allo Spirito Santo. (San Bernardo). Le parole pronunciate da Dio al momento della creazione dell’uomo avevano quindi un significato profondo, perché la forma plurale che ha usato indicava che voleva formare l’uomo ad immagine e somiglianza della Santa Trinità. Il valore di un’anima agli occhi di Dio è quindi immenso, come possiamo vedere dalla redenzione; un’anima vale più di tutto il mondo siderale (S. G. Cris.). – Il corpo non è un’immagine di Dio che non ha corpo, essendo un puro spirito; l’uomo è quindi ad immagine di Dio solo nella sua anima. Senza dubbio, questa somiglianza divina dell’anima si manifesta anche nel corpo, che è lo strumento dell’anima, ha un’andatura eretta, segno evidente della sua regalità sulla natura; così come le sue mani, abili in ogni tipo di lavoro, nel maneggiare ogni tipo di strumento e di arma, gli conferiscono il dominio su tutta la natura animata e inanimata. – Da qui il grido di ammirazione di Davide: “Signore, nostro Dio, che cos’è l’uomo perché te ne ricordi, tu l’hai posto solo un po’ al di sotto degli Angeli, tu l’hai coronato di onore e di gloria” (Sal. VIII, 2-7).

2. L’ANIMA È IMMMORTALE, CIOÈ NON PUÒ CESSARE DI ESISTERE.

Il corpo muore in breve tempo, l’anima sussisterà in eterno. L’anima non può cessare di esistere, ma può perdere la grazia santificante ed essere spiritualmente morta, cosa che avviene attraverso il peccato mortale. “L’anima muore e non muore. perché è sempre cosciente di se stessa; muore quando abbandona Dio. (S. Aug.) Un ramo tagliato dal tronco è ancora un essere, ma cessa di essere un ramo vivo; così è per l’anima che ha commesso un peccato mortale. È separata da Dio, e quindi morta, ma continua a esistere. Il corpo, allo stesso modo, non ricade nel nulla assoluto dopo la morte; ma cessa di vivere non appena l’anima si separa da esso. L’anima può quindi cessare di vivere senza cessare di esistere quando abbandona Dio attraverso il peccato mortale. “I peccatori sono morti anche quando vivono, i giusti vivono anche dopo la loro morte”. (S. G., Cris.). Contraddizione apparente, facilmente risolvibile da quanto appena detto.

Noi sappiamo dalle parole di Gesù Cristo che l’anima sia immortale.

Non temete, dice, coloro che possono uccidere il corpo, ma non l’anima. Inoltre disse al ladrone penitente: “Oggi sarai con me in paradiso”. (S. Luc. XXIII, 43). Cristo ha insegnato questo dogma anche nella parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (S. Luca XVI, 19), e dice anche (S. Matth. XXII, 32) che il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe non è il Dio dei morti, ma dei vivi.

Inoltre, le apparizioni dei morti sono innumerevoli.

Alla trasfigurazione di Cristo sul Monte Tabor, apparve Mosè, morto da tempo. (S. Matth. XVII, 3). Molti morti apparvero a Gerusalemme alla morte di Cristo. (ibid. XXII 1,53). Il profeta Geremia e il sommo sacerdote Arias apparvero a Giuda Maccabeo prima della battaglia (II. Mach. XV). La Vergine Maria è apparsa spesso nel corso dei secoli, tra l’altro a Lourdes nel 1858. “Non c’è stato, dopo Gesù Chr. un solo secolo senza numerose apparizioni di anime sante, per consolare i morti, o di anime del purgatorio, per chiedere preghiere” (Scaram). L’apostolo di Vienna, B. Cl. Hofbauer, apparve al suo amico Zacharie Werner della stessa città, splendente, portando una palma, un giglio ed un ramoscello d’ulivo, e annunciò all’amico la sua imminente morte (B. Cl. Hofbauer) (1820). La stessa cosa accadde quando morirono molti Santi. La maggior parte dei teologi rifiuta l’apparizione dei dannati come impossibile, perché nessuno torna dal luogo della riprovazione. Essi ammettono che i demoni appaiono sotto forma di dannati. – Queste apparizioni sono fatte attraverso il ministero degli angeli (S. Aug.), che assumono corpi eterei (S. Grég. Gr.) o che provocano una certa percezione ai nostri occhi. (S. Thom. Aq.). Se per mezzo del telescopio possiamo vedere chiaramente oggetti impercettibili ad occhio nudo, l’onnipotenza divina può anche permetterci di percepire gli spiriti (Scar.). Non dobbiamo né credere ingenuamente a tutte le apparizioni che ci vengono raccontate (è necessario un esame molto serio), né dobbiamo ridere di queste apparizioni come di una vana immaginazione. Chi ride è come un animale che crede solo a ciò che vede. (Scar.) L’intelligenza di un uomo carnale non va oltre il suo occhio corporeo. (S. Aug.). Molti uomini non vogliono esaminare seriamente i casi di apparizioni, perché se li vedessero sarebbero costretti a cambiare vita, cosa che non vogliono fare.

La nostra stessa ragione ci dice che la nostra anima è immortale.

L’uomo ha dentro di sé la sete, il desiderio di una felicità duratura e perfetta. Questo desiderio è comune a tutti gli uomini, quindi è stato depositato in noi dal Creatore stesso. Ma questa sete non può essere placata quaggiù da nessun bene, da nessun godimento terreno. Ora, se questo desiderio non potesse essere soddisfatto da nessuna parte, né mai, l’uomo sarebbe più miserabile della bestia che non è tormentata da questo desiderio, e Dio, l’essere perfetto, non sarebbe più buono ma crudele: una supposizione assurda. – Se l’anima non fosse immortale, l’uomo malvagio che ha commesso solo crimini sulla terra resterebbe impunito, e l’uomo giusto che si è reso la vita difficile combattendo le sue passioni, non verrebbe ricompensato. Un Dio sovranamente perfetto sarebbe ingiusto: una supposizione assurda quanto la precedente. Se, dunque, esiste un Dio, l’anima deve essere immortale. – Noi conserviamo la nostra coscienza psicologica e morale, i nostri ricordi giovanili, nonostante la trasformazione della giovinezza, nonostante la trasformazione del nostro corpo, le cui molecole si rinnovano ogni sette anni; queste facoltà rimangono intatte, anche se perdiamo un arto importante, un braccio, una gamba, persino una parte del cervello. C’è quindi una sostanza nel corpo che è indipendente dalla materia che cambia e che cambia, e quindi anche nonostante la morte, rimane indistruttibile. – Nel sogno vediamo, sentiamo e parliamo, anche se gli occhi, le orecchie e la lingua non sono attivi; allo stesso modo, dopo la morte, viviamo e pensiamo anche se i nostri sensi sono completamente inattivi. S. Agostino racconta che Gennadius, un medico di Cartagine, che si rifiutava di credere nell’immortalità dell’anima, fece il seguente sogno. Egli vide un bel giovane vestito di bianco che gli chiese: “Mi vedi? – Io ti vedo, Ti vedo. – Riesci a vedermi con gli occhi? – No, sono addormentati. – Come mi vedi? – Non lo so. – Riesci a sentirmi? – Con le tue orecchie? – No, sono addormentate. – Allora con cosa mi senti? – Non lo so. – Ma infine, parli adesso? – Sì. – Con la bocca? – No. – Con cosa allora, con cosa? – Beh, non lo so. – Allora! Ora dormi, ma parli, vedi, senti; verrà il sonno della morte e sentirai, vedrai, parlerai. “Il medico si svegliò e capì che Dio gli aveva insegnato, attraverso un angelo l’immortalità dell’anima (Mehler I, 494). Nulla, nemmeno il più piccolo atomo di polvere, va perduto in natura. La materia cambia forma, ma la sua massa in natura rimane sempre la stessa. Il corpo dell’uomo non sarà quindi annientato; e lo spirito umano, così elevato al di sopra del mondo visibile, sarebbe peggiore della materia inerte, del nostro povero corpo? Le stelle sopra di noi, la terra sotto di noi, che non pensano, né sentono, né sperano, mantengono intatta la loro forma esteriore; e l’uomo, il coronamento della creazione, viene creato solo per poche e fugaci ore?

Tutti i popoli credono nell’immortalità dell’anima.

Prima di tutto gli Ebrei. – Giacobbe voleva raggiungere suo figlio Giuseppe nel regno dei morti. (Gen. XXXVI 1,35). Tra gli Ebrei era vietato evocare i morti. (Deut. XVIII, 11). I Greci parlavano del Tartaro e dei Campi Elisi. Gli Egizi credevano in una migrazione di tremila anni delle anime. Le usanze di tutti i popoli: onoranze funebri, sacrifici funebri, ci portano a concludere che essi credessero nell’immortalità delle anime. “Il dogma della vita futura è antico quanto l’universo, diffuso come l’umanità” (Gaume). – Coloro che dicono che tutto finisce con la morte sono uomini che vivono nel peccato mortale e hanno paura del futuro. Con queste parole cercano di dissipare le loro paure, come i bambini impauriti fischiano al buio per nascondere e dissipare la paura dei fantasmi. Ma ciò che dicono singoli individui non può prevalere sulla fede universale; un individuo può sbagliarsi, ma non il genere umano. Chi desidera vivere come un animale, ovviamente non può desiderare la vita futura. “Anche il suicida, che è troppo vigliacco per sopportare il peso della vita, non ha alcuna intenzione di precipitarsi, vuole semplicemente trovare la pace che ha invano cercato quaggiù”. (Sant’Agostino).

11. I DONI SOPRANNATURALI.

I primi uomini erano felici quasi quanto gli Angeli buoni; “Signore – disse Davide -lo hai posto solo un po’ al di sotto degli Angeli; lo hai coronato di onore e di gloria” (Sal. VIII, 6). Tutte le mitologie pagane parlano della felicità dei primi uomini; i Romani la chiamavano l’Età dell’Oro ed Esiodo scrisse che la razza umana primitiva viveva come gli dei in perfetta felicità.

1. I PRIMI UOMINI POSSEDEVANO LO SPIRITO SANTO E ATTRAVERSO DI ESSO I PRIVILEGI SPECIALI PER L’ANIMA ED IL CORPO.

Erano “partecipi della natura divina” (II S. Pietro I, 4). Adamo era in stato di giustizia e santità (Conc. Tr. V, 1). Gli uomini non avevano da sé questa giustizia e santità, l’hanno avuta solo da Dio. L’occhio non produce luce, per vedere deve riceverla dall’esterno (Alb. Stolz).

I loro principali privilegi dell’anima erano i seguenti: avevano una ragione illuminata, una volontà priva di debolezza e la grazia santificante; erano quindi graditi a Dio, erano suoi figli ed eredi del cielo.

La ragione dei primi uomini era molto illuminata. (Sap. XVII, 5-6);

Adamo ne diede prova chiamando tutti gli animali con un nome che corrispondeva loro perfettamente. Egli riconobbe anche, dalle luci dello Spirito Santo l’indissolubilità del matrimonio. (Conc. Tr. S. 24). La loro volontà non era indebolita dalla concupiscenza. Rivestito della sola grazia che veniva dal cielo (S. G.. Cris.), non si vergognavano di se stessi; non c’era quindi la sensualità che eccitava i loro corpi contro la loro volontà. (S. Aug.). Per peccare, dunque, dovevano combattere una battaglia altrettanto violenta come la nostra per fare il bene. – Attraverso lo Spirito Santo che abitava in loro, i nostri primi genitori possedevano la grazia santificante, erano quindi simili e graditi a Dio. Avevano anche un grande amore per Dio, inseparabile dalla grazia santificante. – Poiché lo Spirito Santo abitava in loro, erano figli di Dio, perché “tutti coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio sono suoi figli” (Rm VIII, 14). ed “essendo figli, erano anche eredi, cioè eredi di Dio e coeredi di Cristo” (ibid. 17). I figli hanno sempre diritto all’eredità del padre.

I loro principali privilegi nel corpo erano i seguenti: anch’esso era immortale e libero da ogni malattia; essi abitavano il paradiso e avevano sotto il loro dominio tutte le tutte le creature inferiori. Dio ha creato l’uomo immortale (Sap. II, 23). Da questo fatto risulta chiaro che Dio minacciò gli uomini di morte come castigo, dicendo loro dell’albero della conoscenza: “Nel giorno in cui ne mangerete, morirete della morte della vostra vita” (Gen. II, 17). Ma non si trattava solo di morte spirituale; Dio aveva in mente anche la morte corporea. Infatti, quando pronunciò la sentenza, disse: “Polvere sei e in polvere ritornerai. ” (Gen. IJJ, 19). L’uomo primitivo era privo di malattie; la malattia è il precursore della morte e siccome non esisteva la morte, non doveva esistere nemmeno la malattia. Senza dubbio, anche in paradiso, l’uomo doveva lavorare; ma questo lavoro faceva parte della sua felicità. “Il lavoro dava loro gioia ed era esente da ogni fatica; essi lo desideravano volontariamente come una gioia (Leone XIII).

– Il Paradiso era un magnifico giardino di delizie dove c’erano alberi splendidi con i frutti più gradevoli, molti animali belli e un fiume diviso in quattro rami. Accanto all’albero della conoscenza (quest’albero era la l’obbedienza di Adamo) c’era l’albero della vita: il frutto di quest’ultimo lo avrebbe salvato dalla morte. (Questo albero è stato sostituito dal SS. Sacramento). Gli studiosi ritengono che il paradiso fosse situato vicino ai fiumi Tigri ed Eufrate. Secondo le visioni di Caterina Emmerich, il paradiso esisterebbe ancora oggi e non sarebbe su questa terra; gli esseri umani sarebbero stati collocati sulla terra solo dopo la caduta, nel luogo del Giardino degli Ulivi dove il Cristo passò la notte in preghiera e dove soffrì la sua agonia la sera del Giovedì Santo. (Brentano, letterato tedesco che ha raccolto i racconti della Emmerich). L’uomo del paradiso dominava gli animali; essi erano docili davanti a lui: gli apparivano perché li vedesse e desse loro un nome adatto. (Gen. II, 19). La ragione di questa mansuetudine degli animali non è assolutamente da ricercare in una differenza di natura: è difficile, secondo S. Tommaso, ammettere un cambiamento di natura dopo la caduta, come se i carnivori non fossero stati carnivori in precedenza; dobbiamo piuttosto pensare che la fisionomia dell’uomo, una certa grandezza e maestosità esercitasse una grande influenza sugli animali. Dio ha reso l’uomo terribile per tutte le creature viventi” (Sap. XVII, 4). Anche oggi l’uomo ha conservato un po’ di quella maestosità; è capace con la sua presenza di terrorizzare gli animali. Dio disse anche a Noè: “Che tutti gli animali siano colpiti dal terrore e tremino davanti a te” (Gen. IX, 2). Gli animali feroci mostrano quale impero l’uomo possa esercitare sulle bestie più crudeli; ma questo impero è molto imperfetto rispetto a quello che era prima del peccato. Si dice di diversi Santi, tra cui San Francesco d’Assisi, che molti animali erano molto mansueti in loro compagnia; questo sembra essere una conseguenza della loro eminente santità: Dio avrebbe reso l’impero ai suoi servitori fedeli la cui innocenza era vicina a quella del paradiso.

2. QUESTI PRIVILEGI SPECIALI DEI NOSTRI PRIMI GENITORI SI CHIAMANO DONI SOPRANNATURALI PERCHÉ ERANO UN SUPPLEMENTO ALLA NATURA UMANA.

Alcuni esempi ci aiuteranno a comprendere questa dottrina. Un sovrano, per compassione fa impartire ad povero orfano un’educazione adeguata alla sua situazione: si occupa del suo cibo, dei suoi vestiti, della sua abitazione, della sua istruzione, del suo apprendistato di mestiere. (È così che Dio ha dato all’uomo doni assolutamente a lui indispensabili). Ma il sovrano può spingersi ancora oltre nella sua benevolenza: può adottarlo come suo figlio, ospitarlo nel suo palazzo, vestirlo come un principe, riceverlo alla tavola reale, assicurargli la successione al trono, ecc. (Allo stesso modo, Dio ha dato ai primi uomini doni soprannaturali che li hanno elevati ad un ordine superiore). L’acqua è composta da idrogeno e ossigeno. Togliete una di queste sostanze e l’acqua cesserà di essere acqua, perché ognuna di esse costituisce la propria natura. – (Così la natura dell’uomo è costituita dalla ragione, dalla libertà e dall’immortalità, senza le quali l’uomo cesserebbe di essere uomo e cadrebbe al livello degli animali). Ma quando a quest’acqua si aggiunge zucchero o vino, essa subisce un cambiamento, ha più sapore, più colore, più forza, in una parola, è più preziosa. (È così che Dio ha aggiunto molte qualità alla natura di Adamo ed Eva, qualità che l’hanno migliorata ed impreziosita, abbellita, nobilitata ed elevata. Si trattava di doni soprannaturali, che cioè non erano indispensabili alla natura dell’uomo e che potevano quindi scomparire in qualsiasi momento, senza che l’uomo cessasse di essere uomo). Questi doni soprannaturali producevano una più spiccata somiglianza con Dio; senza di essi una certa somiglianza, attraverso l’anima ragionevole ed immortale, sarebbe comunque esistita, ma non in questa misura. Un pittore può, con pochi tratti definire la figura di una persona, ma se usa ancora i colori e ne dipinge gli occhi, le guance, i capelli, ecc. il ritratto sarà più realistico, più bello e più prezioso. Lo Lo stesso vale per i doni naturali ed i doni soprannaturali; quelli costituiscono l’immagine naturale, questi l’immagine soprannaturale di Dio. Quando Dio, prima di creare l’uomo disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza”, la parola immagine si riferiva ai doni naturali, mentre la parola somiglianza ai doni soprannaturali. (Bellarmino).

12. IL PECCATO ORIGINALE.

Il racconto della caduta originale ci viene dato da Mosè come un vero racconto storico, non come un mito o una favola. Questa è l’opinione di tutti i Dottori della Chiesa.

1. DIO NEL PARADISO DIEDE AI PRIMI UOMINI UN COMANDAMENTO: PROIBÌ LORO DI MANGIARE IL FRUTTO DI UN ALBERO PIANTATO AL CENTRO DEL PARADISO.

L’albero era al centro del paradiso, e l’uomo era al centro tra Dio e satana, tra la vita e la morte. (S. G. Cris.). Questo frutto non era cattivo di per sé, perché come avrebbe potuto Dio, in un paradiso così felice, creare qualcosa di malvagio? Questo frutto era cattivo e dannoso solo nella misura in cui era proibito. (Sant’Agostino).

L’osservanza di questo comandamento doveva far guadagnare ad Adamo ed Eva la beatitudine eterna.

Indubbiamente gli uomini, essendo figli di Dio per la grazia santificante, dovevano ottenere la felicità eterna come dono, come eredità. Ma una felicità meritata è una felicità più grande, e Dio, nella sua bontà, ha voluto anche che gli uomini meritassero il paradiso come ricompensa. – Se i nostri primi genitori non avessero trasgredito questo comandamento, tutti gli uomini sarebbero nati come la Santa Vergine, in stato di santità e, se fossero stati fedeli a Dio, sarebbero entrati in paradiso senza morire (S. Thom. Aq.). I discendenti di Adamo, pur essendo nati in santità, avrebbero potuto peccare e sarebbero morti come Adamo. Ma la colpa di questi singoli peccatori non sarebbe passata alla loro posterità, perché Dio aveva costituito l’unico Adamo come capo della razza umana (S. Thom. Aq).

2. GLI UOMINI SI SONO LASCIATI SEDURRE DAL DEMONIO E TRASGREDIRONO IL COMANDO DI DIO.

Il diavolo invidiava questi uomini che erano così felici in paradiso. “L’invidia del diavolo ha prodotto il peccato nel mondo” (Sap. II, 23); egli è stato omicida fin dal principio. (S. Giovanni VIII, 44). Nei confronti di Eva ricorse alla menzogna, ecco perché Cristo lo chiama padre della menzogna (ibid.). Egli prese una forma visibile, come gli Angeli buoni e cattivi, come Dio stesso, quando si rivelano agli uomini; egli prese la forma di serpente, perché Dio gli ha concesso solo la forma di questo animale che, con il suo veleno e la sua astuzia, è l’immagine esatta dell’astuzia e della malizia mortale del diavolo (S. Aug.; S. Th. Aq.). Il demone era costretto a prendere in prestito una forma visibile e ad attaccare gli uomini con l’esterno, perché interiormente non aveva ancora alcuna azione su di loro, in quanto le loro anime non erano ancora rovinate dalla concupiscenza. Sant’Agostino dice che Dio ha permesso questa tentazione, perché i nostri primi genitori, prima di peccare di disobbedienza si erano già resi colpevoli di negligenza, pensando poco a Lui e distraendosi nella contemplazione delle cose visibili; da qui la rapida comparsa della tentazione. (Eccles. VII, 30). La loro felicità originaria aveva reso imprevidenti i nostri primi genitori. (Mehler racconta la storia molto istintiva di un taglialegna. Un giorno, mentre lavorava davanti al principe con cui lavorava, pronunciò orribili imprecazioni contro Adamo ed Eva, che avevano trasgredito ad un comando così facile e avevano fatto precipitare la loro posterità in una miseria spaventosa. Mia moglie e io – disse – non saremmo stati così insensati”. – Bene rispose il principe, vedremo. D’ora in poi, tu e tua moglie sarete con me in paradiso come Adamo ed Eva. Ma verrà il giorno di Eva”. La coppia ricevette vestiti ed una casa magnifica, furono esonerati dal lavoro, sedettero alla tavola del principe, in breve, non conobbero nulla delle loro lacrime e del loro sudore. Poi arrivò la prova. Un giorno di festa il principe organizzò uno splendido banchetto, fece servire le pietanze più squisite, tra cui un piatto coperto da un piattino. Puoi mangiare tutto”, disse, “ma non devi mangiare il piatto coperto con un piattino fino al mio ritorno. Non dovrete nemmeno toccarlo, altrimenti la vostra felicità sarà finita”. Con ciò si recò nel suo giardino e impiegò molto tempo per tornare. La curiosità dei suoi due ospiti cresceva di minuto in minuto, e alla fine la donna non poté più resistere dal sollevare leggermente il coperchio. La disgrazia era compiuta: un bellissimo uccello che era stato dentro saltò fuori dal piatto e volò fuori dalla finestra. In quel momento apparve il principe che cacciò la coppia dal suo castello, dopo aver dato loro alcuni consigli salutari. Questo è un esempio lampante della debolezza umana.). – La maggioranza dei dottori ritiene che la caduta sia avvenuta a partire dal 6° giorno della creazione, lo stesso giorno e la stessa ora della redenzione, un venerdì alle 3. In effetti, è notevole che, secondo le Sacre Scritture, Dio, quando chiese ai nostri primi genitori un resoconto delle loro azioni, stava passeggiando nel giardino nel fresco del pomeriggio. (Gen. III, 8).

3. LA TRASGRESSIONE DEL COMANDAMENTO DIVINO EBBE TERRIBILI CONSEGUENZE: GLI UOMINI PERSERO LO SPIRITO SANTO E CON ESSO I DONI SOPRANNATURALI, INOLTRE SUBIRONO DEI DANNI NEI LORO CORPI E NELLE LORO ANIME.

Questo peccato è stato punito così severamente perché il comandamento era facile da adempiere (S. Aug.) e perché gli uomini hanno perso lo Spirito Santo e i doni soprannaturali ed avevano un’intelligenza molto illuminata. Questo peccato era mortale; lo sappiamo dalla morte che dovette subire un Dio per ripararlo, perché dalla forza del rimedio possiamo dedurre la gravità del male; dal rimedio possiamo dedurre la profondità e la pericolosità del danno. (S. Bern.) – Peccando, ad Adamo è successo quello che succede ad un uomo che cade nel fango. (S. Greg. Nys.) Il samaritano, che andava da Gerusalemme a Gerico, cadde nelle mani dei briganti e non solo fu spogliato di tutte le sue sostanze, ma venne anche coperto di ferite; gli uomini erano anche spogliati dei doni soprannaturali. Ma anche i doni naturali erano diminuiti. In altre parole, la somiglianza con Dio scomparve completamente e l’immagine naturale fu sfigurata. “Con il peccato originale l’uomo si è corrotto nel corpo e nell’anima”. (Concilio di Trento 5, 1).

Il peccato ha danneggiato l’anima dei nostri primi genitori, 1º oscurando la loro ragione, 2º indebolendo la loro volontà e inclinandola al male, 3° privandola della grazia santificante per cui hanno dispiaciuto a Dio e non hanno potuto entrare in paradiso.

La loro ragione era oscurata, cioè non conoscevano più così chiaramente il Dio buono, né la sua volontà, né lo scopo della loro vita, ecc. – La loro volontà era indebolita. Peccando, l’uomo aveva disturbato l’armonia tra le sue facoltà spirituali e le sensibili. I sensi non si sottomettevano più senza resistenza al dominio della ragione e della volontà. Per punirlo di essersi ribellato a Dio, la carne dell’uomo si è ribellata a lui. Per questo l’uomo si vergogna del proprio corpo (S. Euch.). S. Paolo dice anche: “Sento nelle mie membra un’altra legge, che ripugna alla legge dello spirito”. (Rom. VII, 23). La carne cospira contro lo spirito” (Gal. V, 17). Come la pietra è attratta dalla sua gravità verso il suolo, così la volontà dell’uomo è costantemente diretta verso le cose terrene. “Lo spirito dell’uomo e tutti i pensieri del suo cuore sono inclini al male fin dalla giovinezza” (Gen. VIII, 21). Il peccato originale ha prodotto in noi in modo particolare le inclinazioni malvagie che satana aveva suscitato nei nostri primi genitori: dubitare della parola di Dio o l’incredulità, la messa in dubbio della sua giustizia o leggerezza, l’orgoglio, le passioni sensuali. (Hirscher) Eva, che per prima scrutava gli alberi del paradiso, che conversava colpevolmente con satana e poi con il marito, che per prima voleva essere come Dio, ha trasmesso al suo sesso i vizi della curiosità, della loquacità e della vanità. Ma le facoltà spirituali dell’uomo, la ragione ed il libero arbitrio, sono state solo indebolite dal peccato originale, non distrutte come sosteneva Lutero. L’uomo ha quindi ancora il suo libero arbitrio, nonostante la caduta (Conc. Tr. S. 6, 5); se l’avesse perso del tutto, perché avrebbe deliberato prima di compiere le sue azioni, perché si sarebbe talvolta pentito? Così Agostino dice: ” anche se Dio ci avesse creato così come siamo dopo la caduta, la nostra anima avrebbe ancora qualità preziose e avremmo motivo di essergli molto grati. – I nostri primi genitori hanno perso la grazia santificante, cioè la giustizia e la santità in cui erano stati creati (Conc. Tr. S. 6, 1), e di conseguenza l’amicizia di Dio. Chi muore con il peccato originale non raggiunge la visione di Dio, ma non è affatto condannato alle pene dell’inferno. La pena del peccato originale – dice Innocenzo III – è la privazione della visione di Dio, la pena del peccato personale è il fuoco eterno dell’inferno. – Da questo possiamo trarre le conclusioni circa i bambini morti senza Battesimo.

Nel loro corpo i nostri primi genitori hanno sofferto i seguenti mali: 1. furono soggetti alla malattia e alla morte; 2. furono espulsi dal paradiso e sottoposti a lavori forzosi e la donna fu messa sotto la dominazione dell’uomo; 3. le forze della natura e le creature inferiori potevano nuocere all’uomo, e infine lo spirito maligno era in grado di tentarlo più facilmente e, con il permesso di Dio, di danneggiare i suoi beni temporali.

A causa del peccato originale, l’uomo fu condannato a morire. Diodisse ad Adamo: “Mangerai il tuo pane con il sudore della fronte, finché non tornerai sulla terra da dove sei uscito; perché polvere sei e in polvere ritornerai. (Gen. III, 19). Il Sacerdote ci ripete questa frase il mercoledì delle Ceneri, mentre ci cosparge la fronte di cenere. La morte è la peggiore conseguenza del peccato originale. La morte corporea è solo una piccola immagine della morte spirituale ed eterna, ancora più terribile, decretata contro l’umanità e dalla quale può essere salvata soltanto dalla Redenzione e penitenza. – La chiusura delle porte dell’Eden era anche un simbolo della chiusura del paradiso celeste (S. Th. Aq.). Gli uomini del peccato furono sottoposti a lavori penosi. Dio infatti disse ad Adamo: “Sia maledetta la terra a causa della vostra azione, produca rovi e spine… mangerai il tuo pane con il sudore della tua fronte” (Gen. III, 17). È stato per eliminare questa maledizione, che la Chiesa istituì un gran numero di benedizioni. – Da quel momento in poi, la donna fu sottomessa all’uomo, perché lo aveva sedotto. “Sarai sotto il potere dell’uomo – disse Dio – ed egli avrà il dominio su di te”. (Gen. III, 16). Anche la donna subirà molte tribolazioni attraverso i suoi figli (ibidem), perché li ha resi infelici con il suo peccato. – Le creature inferiori da quel momento in poi furono in grado di fare del male all’uomo: dato che si era ribellato a Dio, suo padrone, è giusto che a loro volta le creature si ribellino a colui che doveva essere il loro re. Dio non allontana più dall’uomo le influenze nocive degli elementi, piante e animali, da cui le varie piaghe del fuoco, dell’acqua e delle bestie. Queste fuggono tutte dall’uomo e molte gli sono addirittura ostili. Gli uomini, che prima terrorizzavano tutti gli animali, ora hanno tutti paura”. (S. Pier Chris.) – Anche il diavolo ha ora una grande influenza sull’uomo, in base al principio che chi è sconfitto, diventa schiavo del suo conquistatore”. (2 S. Pietro II,19). Il diavolo, soprattutto ora che l’uomo è incline al peccato, può tentarlo molto più facilmente e condurlo al peccato mortale (ad esempio Giuda) e, con il permesso di Dio, danneggiare anche i suoi beni temporali. (Giobbe, ad es.) Per questo il diavolo è chiamato principe di questo mondo. (S. Giovanni XII, 31; XIV, 30), il principe della morte (Eb. 11, 14). – Siamo viaggiatori su questa terra, viaggiatori sul cui cammino i demoni tendono agguati come briganti. (S. Greg. M.) Il mondo intero (I S. Giovan. V, 19) è sotto l’impero dello spirito maligno. Un pesante giogo grava sui figli di Adamo dal giorno della loro nascita fino al giorno della loro sepoltura. (Eccl. XL, 1). È per questo che il bambino inizia la sua vita piangendo. – Tutti questi castighi inflitti all’uomo erano anche un rimedio per lui. La malattia, la morte, la necessità di lavorare, l’assoggettamento e sottomissione agli altri uomini sono utili per frenare l’orgoglio e la sensualità. Egli fu espulso dal paradiso perché non mangiasse dallalbero di vita; questo lo avrebbe reso da immortale in una terribile miseria; questa espulsione è stata anche un mezzo efficace per eccitarlo alla penitenza.

4. IL PECCATO DEL PRIMO UOMO, CON TUTTE LE SUE INFELICI CONSEGUENZE PASSÒ A TUTTI I SUOI DISCENDENTI. (Conc. Tr. S. 5, 2).

Ogni giorno sento il dolore del peccato e, poiché sento il dolore, ne ricordo anche la colpa. (S. Greg. M.) Tuttavia, non è solo il dolore che ci è stato trasmesso, ma il peccato stesso, la colpa di Adamo, perché sarebbe empio pensare che un Dio giusto voglia punire qualcuno che è assolutamente esente da colpe. (S. Prosp.) Siamo nati figli dell’ira (Ef. II, 3), abbiamo tutti peccato in Adamo (Rom. V, 12). Abbiamo peccato in Adamo, come le membra del corpo cooperano al peccato, quando sono mossi da una volontà malvagia dell’anima. È possibile avvelenare tutti i frutti di un albero avvelenando la radice; questo processo riuscì al diavolo in paradiso (Segneri). Ecco altre analogie. Il Signore dà, per esempio, una terra a uno dei suoi servi a condizione che gli sia fedele. Se non mantiene la promessa, perde la terra non solo per sé ma anche per i suoi figli. Qualcosa di simile è accaduto nel peccato originale. (Atti del Conc. Tr.) Supponiamo ancora un padre nobile. Se manca gravemente al suo signore, gli verranno tolti sia la nobiltà che i feudi. I figli erediteranno il titolo e la fortuna? No, ma erediteranno la povertà e la miseria del padre. Il peccato originale è ereditario come alcune malattie del corpo. – Questo è un errore condannato dalla Chiesa (Conc. Tr. ô) credere che siamo peccatori in Adamo per imitazione del suo peccato. Come spiegare la morte dei bambini piccoli che non imitano il peccato di Adamo? La dottrina della Chiesa, secondo cui anche noi siamo diventati peccatori attraverso l’atto libero di Adamo, è un mistero della fede. –

Questo peccato è chiamato originale, perché lo abbiamo fin dalla nostra origine in Adamo.

Siamo infettati dal peccato prima di respirare l’aria (S. Ambr.), concepiti nel peccato (Sal. L, 7), perché siamo figli della concupiscenza. (I figli dei cristiani non sono esenti dal peccato originale. – Conc. Tr.) Non si nasce Cristiani, ma con il battesimo si rinasce Cristiani (S. Girol.). Così è per le olive: anche i noccioli degli ulivi coltivati producono solo olive selvatiche. (S. Aug.).

Gesù Cristo e la Beata Vergine Maria furono i soli esenti dal peccato originale.

Alcuni dottori credono che Geremia (Ger. I, 5) e 8. Giovanni Battista (S. Luc. I, 15), sebbene affetti dal peccato originale, fossero santificati prima della loro nascita. (S. Ambr., S. Athan.) Tutti gli altri uomini sono purificati dal peccato originale solo con il Battesimo (di acqua, di sangue o di desiderio). – Rifiutare il peccato originale significa condannarsi a non comprendere nulla della storia dell’umanità; ammetterlo significa comprendere se stessi e la storia del mondo (Ketteler – Vescovo di Magonza). Quanto grande è la miseria in cui il peccato originale ha fatto precipitare il genere umano. Sono pochi quelli che se ne rendono conto; molti pensano addirittura di essere molto felici qui! Sono come un bambino nato in una prigione buia, nella quale gioca, si diverte, perché non sa cosa sia la luce: la madre, invece, è triste e geme. Allo stesso modo i figli del mondo sono pieni di gioia, ma i Santi, che conoscono le gioie del paradiso, sono pieni di tristezza e versano lacrime quaggiù. (Didac.).