FESTA DEL PREZIOSISSIMO SANGUE DI N. S. GESÙ CRISTO (2022)
Doppio di 1^ classe. • Paramenti rossi.
La liturgia, ammirabile riassunto della storia della Chiesa, ci ricorda ogni anno che in questo giorno fu vinta, nel 1849, la Rivoluzione che aveva cacciato il Papa da Roma. A perpetuare il ricordo di questo trionfo e mostrare che era dovuto ai meriti del Salvatore, Pio IX, allora rifugiato a Gaeta, istituì la festa del Preziosissimo Sangue. Essa ci ricorda tutte le circostanze in cui fu versato. Questo sangue adorabile il Cuore di Gesù lo ha fatto circolare nelle sue membra; perciò, come nella festa del Sacro Cuore, anche oggi Vangelo ci fa assistere al colpo di lancia che trafisse il costato del divino Crocifisso e ne fece colare sangue e acqua. Circondiamo di omaggi il Sangue prezioso del nostro Redentore, che il sacerdote offre a Dio sull’altare. – Il gran Sacerdote, attraversando il Tempio, entrava una volta all’anno nel Santo dei Santi col sangue delle incoscienti e forzate vittime, immolate sull’altare degli olocausti. Questo sangue dava soltanto una purezza legale ed esteriore. Il Cristo è salito fino al vero Santo dei Santi, che è il cielo ed ha presentato al Padre il suo sangue, spontaneamente e liberamente versato sulla croce. Gesù è dunque il mediatore del Nuovo Testamento, e il suo sangue espia i peccati dapprima degli Israeliti, e poi di tutti gli uomini.
Incipit
In nómine Patris, ✠ et Fílii, et Spíritus Sancti. Amen.
Introitus
Apoc V:9-10
Redemísti nos,Dómine, in sánguine tuo, ex omni tribu et lingua et pópulo et natióne: et fecísti nos Deo nostro regnum.
[Ci hai redento, Signore, col tuo sangue, da ogni tribù e lingua e popolo e nazione: hai fatto di noi il regno per il nostro Dio.]
Ps LXXXVIII :2
Misericórdias Dómini in ætérnum cantábo: in generatiónem et generatiónem annuntiábo veritátem tuam in ore meo.
[L’amore del Signore per sempre io canterò con la mia bocca: la tua fedeltà io voglio mostrare di generazione in generazione.]
Redemísti nos, Dómine, in sánguine tuo, ex omni tribu et lingua et pópulo et natióne: et fecísti nos Deo nostro regnum.
[Ci hai redento, Signore, col tuo sangue, da ogni tribù e lingua e popolo e nazione: hai fatto di noi il regno per il nostro Dio.]
Oratio
Orémus.
Omnípotens sempitérne Deus, qui unigénitum Fílium tuum mundi Redemptórem constituísti, ac ejus Sánguine placári voluísti: concéde, quǽsumus, salútis nostræ prétium sollémni cultu ita venerári, atque a præséntis vitæ malis ejus virtúte deféndi in terris; ut fructu perpétuo lætémur in cœlis.
[O Dio onnipotente ed eterno, che hai costituito redentore del mondo il tuo unico Figlio, e hai voluto essere placato dal suo sangue, concedi a noi che veneriamo con solenne culto il prezzo della nostra salvezza, di essere liberati per la sua potenza dai mali della vita presente, per godere in cielo del suo premio eterno.]
Lectio
Léctio Epístolæ beáti Pauli Apóstoli ad Hebrǽos.
Hebr IX: 11-15
Fratres: Christus assístens Póntifex futurórum bonórum, per ámplius et perféctius tabernáculum non manufáctum, id est, non hujus creatiónis: neque per sánguinem hircórum aut vitulórum, sed per próprium sánguinem introívit semel in Sancta, ætérna redemptióne invénta. Si enim sanguis hircórum et taurórum et cinis vítulæ aspérsus inquinátos sanctíficat ad emundatiónem carnis: quanto magis sanguis Christi, qui per Spíritum Sanctum semetípsum óbtulit immaculátum Deo, emundábit consciéntiam nostram ab opéribus mórtuis, ad serviéndum Deo vivénti? Et ídeo novi Testaménti mediátor est: ut, morte intercedénte, in redemptiónem earum prævaricatiónum, quæ erant sub prióri Testaménto, repromissiónem accípiant, qui vocáti sunt ætérnæ hereditátis, in Christo Jesu, Dómino nostro.
(Fratelli, quando Cristo è venuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraversando una tenda più grande e più perfetta, che non è opera d’uomo – cioè non di questo mondo creato – è entrato una volta per sempre nel santuario: non con il sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, avendoci acquistato una redenzione eterna. Se infatti il sangue di capri e tori, e le ceneri di una giovenca, sparse sopra coloro che sono immondi, li santifica, procurando loro una purificazione della carne; quanto più il sangue di Cristo, che per mezzo di Spirito Santo si offrì senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire al Dio vivente? Ed è per questo che egli è mediatore di una nuova alleanza: affinché, essendo intervenuta la sua morte a riscatto delle trasgressioni commesse sotto l’antica alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna, oggetto della promessa, in Cristo Gesù nostro Signore.]
Graduale
1 Joann 5:6; 5:7-8
Hic est, qui venit per aquam et sánguinem, Jesus Christus: non in aqua solum, sed in aqua et sánguine.
[Questo è colui che è venuto con acqua e con sangue: Cristo Gesù; non con acqua soltanto, ma con acqua e con sangue.]
1 Joann 5:9
V. Tres sunt, qui testimónium dant in cœlo: Pater, Verbum et Spíritus Sanctus; et hi tres unum sunt. Et tres sunt, qui testimónium dant in terra: Spíritus, aqua et sanguis: et hi tres unum sunt. Allelúja, allelúja.
[V. In cielo, tre sono i testimoni: il Padre, il Verbo, lo Spirito Santo; e i tre sono uno. In terra, tre sono i testimoni: lo Spirito, l’acqua, il sangue; e i tre sono uno. Alleluia, alleluia]
1 Joann V:9
V. Si testimónium hóminum accípimus, testimónium Dei majus est. Allelúja
[V. Se accettiamo i testimoni umani, Dio è testimonio più grande. Alleluia.]
Evangelium
Sequéntia +︎ sancti Evangélii secúndum Joánnem.
Joann XIX: 30-35
In illo témpore: Cum accepísset Jesus acétum, dixit: Consummátum est. Et inclináto cápite trádidit spíritum. Judæi ergo – quóniam Parascéve erat -, ut non remanérent in cruce córpora sábbato – erat enim magnus dies ille sábbati -, rogavérunt Pilátum, ut frangeréntur eórum crura et tolleréntur. Venérunt ergo mílites: et primi quidem fregérunt crura et altérius, qui crucifíxus est cum eo. Ad Jesum autem cum venissent, ut vidérunt eum jam mórtuum, non fregérunt ejus crura, sed unus mílitum láncea latus ejus apéruit, et contínuo exívit sanguis et aqua. Et qui vidit, testimónium perhíbuit; et verum est testimónium ejus.
[In quel tempo, quand’ebbe preso l’aceto, Gesù disse: «Tutto è compiuto!». Poi, chinato il capo, rese lo spirito. Allora i Giudei, essendo la Parascève, perché i corpi non rimanessero sulla croce durante il sabato – era, infatti, un gran giorno quel sabato – chiesero a Pilato che fossero spezzate loro le gambe e portati via. Andarono, dunque, i soldati e spezzarono le gambe al primo, e anche all’altro che era stato crocifisso con lui. Quando vennero a Gesù, vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe: ma uno dei soldati gli trafisse con la lancia il costato, e subito ne uscì sangue ed acqua. Colui che ha visto ne rende testimonianza, e la sua testimonianza è veritiera.]
OMELIA
[D. Massimiliano M. Mesini: Sermoni al Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo per il mese di Giugno (poi Luglio) – Tip. Malvolti, RIMINI, 1884]
Christum Dei Filium, qui suo nos redemit Sanguine, venite adoremus!
Già terminato ha il suo corso il bellissimo fra mesi dell’anno, il Maggio. Esso passò tra lieta primavera, tra il profumo dei fiori, che olezzano soavissimi alla Regina del cielo e della terra, Maria. Ma un’altra primavera, altri fiori oh! Quanto tornarono a lei più graditi. I fiori, io voglio dire, delle virtù più elette, che la pietà dei Cristiani si studiò di cogliere nel giardino della devozione dì per dì in tutto il corso del mese. E voi pure, o carissimi ascoltanti, voi pure coglieste questi fiori con una diligenza tutta speciale ;, con un trasporto tutto proprio dell’amor vostro verso la Vergine benedetta. Ed intrecciata poi di tutti questi fiori di virtù come una vaghissima ghirlanda, la offriste fra lieti cantici, fra soavi armonie, fra i più teneri palpiti del cuor vostro. E Maria, io ne son sicuro, ve ne ripagò largamente, empiendovi l’anima dei più eletti favori, delle grazie più segnalate; ch’Ella non si lascia vincere in amore, e vuol più beneficarci di quello che noi desiderare sappiamo. Onorata Ella da voi in tutto il Maggio, ora lascia libero il campo alla pietà vostra, o Cristiani dilettissimi, perché nel Giugno (ora nel Luglio – ndr. -) si volga tutta a far omaggio al Preziosissimo Sangue del suo Divin Figliuolo Gesù Cristo. E ciò fa di buon grado, giacché fu Ella, che per opera dello Spirito Santo concependo l’Uomo-Dio nell’alvo purissimo, gli empì di questo Sangue le vene: Ella, che il vide piovere dall’aperte ferite, stando immobile appiè della croce, e che ogni titolo e merito ed ogni sua gloria bella da questo Divin Sangue riceve; giacché Ella è così grande, perché fu Madre dell’Uomo – Dio, il Redentore, e Redentore fu Uomo – Dio spargendo appunto dall’aperte vene il suo Sangue. Né sola Maria ha caro che voi in questo mese onoriate il Sangue Prezioso di Cristo, ma in ciò si associa all’Eterno Padre e al Verbo Divino. Però a destarne sempre più viva nei vostri animi la divozione io vengo in questa prima sera a mostravi:
1.° che l’onorare con pie considerazioni ed omaggi il Sangue sparso da Gesù è graditissimo a Dio Padre, e a Gesù stesso:
2.° vengo a dirvi, come dobbiate considerar questo Sangue, perché ne torni buon pro alle anime vostre.
Qual cosa, o ascoltanti dilettissimi, qual cosa mai potrà tanto tornar gradita a Dio, quanto il considerare lo spargimento del Sangue di Gesù Cristo? Ad esso Egli mirava fin dall’eternità vagheggiandolo in mente qual causa istrumentale della Redenzione del genere umano, e fin dai secoli più remoti rappresentandolo con quella pompa di ombre, e figure, che precedettero il tempo della luce, e della realtà. Osservaste voi mai un pittore, allorché accingevasi a mettere in tela il suo disegno? Non fa egli che tirare rozzamente sulla tela le prime linee, ed i contorni del disegno medesimo per poi con più vivi colori abbellirlo, e perfezionarlo. Così Iddio veniva come dando un abbozzo del gran Redentore del mondo al suo popolo in uomini e fatti dell’antico testamento, che facevano intravedere quel molto di più, che avrebbe fatto, quando la figura resterebbe sorpassata dal figurato. Eccovi infatti Abele, l’innocente Abele, che pastore di pecore è immagine di Gesù, buon Pastore delle anime. Invidiato dal fratello perché le sue offerte sono gradite a Dio, è da lui invitato ad uscire a diporto nell’aperta campagna con melate parole che coprono il più orribile tradimento. L’innocente Abele è d’improvviso assalito, atterrato già versa il suo sangue ed ucciso sen muore, rappresentando il Redentore, che dovea pur Egli versare il Sangue, ucciso da quegl’ingrati che nella immensa sua carità fiacea suoi fratelli. La voce del sangue sparso da Abele, cel dicon le Sante Scritture, levasi intanto dalla terra al cielo domandando vendetta. Oh! come meglio parlerà il Sangue uscito dalle vene di Gesù: Sanguinis aspersiones melius loquentem, quam Abel (Hebr. XII, 24). Esso chiederà perdono, e perdono otterrà, rimanendo soddisfatta la Divina Giustizia, e lavata ogni macchia di peccato. Eccovi pure Isacco, che vassene al Moria per esservi sacrificato dall’istesso suo padre Abramo, immagine di Gesù Cristo, che dovrà andare sulle vette del Calvario a compiervi il sanguinoso sacrificio della croce, obbedendo alla volontà del suo Divin Genitore: Factus obediens ad mortem, mortem autem crucis (Phil. II). E quando Iddio ordinava agli Israeliti nell’Egitto di tingere del sangue dell’agnello svenato, le porte delle case dicendo: Vi sarà questo come segno, ed io vedrò quel sangue, e trapasserò oltre, né cadrà su voi la terribile piaga che metterà a morte i primogeniti Egiziani: Vèdebo sanguinem, et transibo vos, nec erit in vobis plaga disperdens (Esod. XII), non metteva forse innanzi agli occhi una figura della tanto maggior efficacia e virtù, che avrebbe il Sangue sparso dell’Agnello Divino? Videbo Sanguinem et transibo vos, diceva l’Eterno anche a noi, o ascoltanti dilettissimi, a noi, a cui doveva essere condonata la morte eterna, ai nostri peccati dovuta. Videbo Sanquinem, et transibo vos, nec erit in vobis plaga disperdens, ripetea pura noi, che pel Sangue di Gesù Cristo dovevamoandar franchi da tante miserie, e castighi temporali. Sì, non altro che ombre, figure, abbozzi eran quelli, con che Iddio rappresentava il Figliuol suo, qual già appariva fin d’allora alla sua mente tutto sanguinoso, Vestitus … veste aspersa sanguine (Apoc. XIX); ma ombre, figure, abbozzi, che ben danno a vedere le grandi cure che prendevasi l’Eterno Padre di questa grande effusione di Sangue fin dall’eternità, e come dai tempi più remoti la vagheggiasse in mente formandone sue delizie a compimento dei sublimi suoi disegni. E però che fate voi, o ascoltanti, quando venite a riandar nel vostro pensiero la gran cosa, ch’è questo Sangue, in questo mese ad esso consacrato, se non occuparvi di ciò, a cui era volta con tanto studio ed amore la mente del Divin Padre? Che fate voi, quando prestate ossequj a questo Sangue, se non onorare ciò ch’Egli apprezzava cotanto, e cotanto onorava ? E vi par egli, che a Dio non torni assai gradito un siffatto pio esercizio, sì tenera divozione? Quanto poi una sì tenera devozione è pur cara a Gesù Cristo stesso! Chi dubitar ne potrebbe? Il suo desiderio più ardente fu appunto di versare il Sangue per la salute dell’umano genere. A questo già anelava quando incarnandosi nel purissimo seno di Maria veniva di Sangue riempiendo le vene. Ed appena poi nato affrettavasi nella Circoncisione a spargerne le prime stille, che erano il preludio di quel molto, che un dì avrebbe versato e nell’Orto, e nel Pretorio e in sul Calvario. Ed in seguito? Egli non visse, e non respiro che per la croce; egli non fè che parlar di battesimo di Sangue: Baptismo habeo baptizari, et quomodo coarctor, usquedum perficiatur? (Luc XII)). ed avvicinandosi l’ora della sua passione, non può più contenerei suoi ardenti desiderj, e bisogna che li manifesti con quelle celebri parole: Desiderio desideravi hoc Pascha manducare vobiscum, antequam patiar (S. Luc. XXII). Ed allorché poi tutto appar sanguinoso sotto la fiera tempesta dei flagelli, e Sangue in gran copia glicavan le spine, che trafiggongli il capo, e rivi di Sangue mandano e mani e piedi trapassati da chiodi, si lamenta fors’Egli di sì barbara crudeltà? Ah! no, miei cari uditori. Qual agnello mansueto sotto le forbici di chi lo tosa non manda un lagno, perché Egli da sé volenteroso a tanto patir si assoggetta, Oblatus est, quia ipse voluit (Is. LIII); perché vede così finalmente compiute le sue brame, ed operata la redenzione. Onorate pur dunque con pie considerazioni ed ossequj il Sangue di Gesù Cristo, e siate sicuri, di dar gusto al suo cuore, tanto più ch’Egli stesso ve lo raccomanda. Hoc facite in meam commemorationem, (S. Luc. XXII) Ei disse, instituendo lasciandovi la santa Eucaristia: voleva cioè, che voi aveste: memoria della sua acerba passione, della sua morte dolorosa e del Saugue sparso nella medesima. Questo ha caro, di questo vi fa anzi un precetto. Né a ciò voi potreste riuscir meglio, che considerando il suo Sangue Prezioso, di cui votate vi furon le vene. Così mostrerete ancora la vostra tenera riconoscenza verso il così grande beneficio della redenzione, e verso un così amoroso benefattore. E siccome non vi ha cosa, che ributti tanto, quanto la sconoscenza; così non potrà non essere grandemente accetto a Gesù Cristo il vostro animo grato con queste significazioni di un intero mese. Ma perché vi tornino profittevoli i vostri ossequi, le vostre considerazioni intorno al Sangue di Gesù Cristo, fa d’uopo, che non sieno fatte in un modo qualunque, ma con uno sguardo della mente, che sia dapprima riflessivo. Più d’una volta facilmente vi venne fatto d’aver presente agli occhi qualche oggetto, e di vederlo direi quasi senza vedere, perché sopra pensiero, distratti di mente voi non vi ponevate alcuna riflessione. Che vi giovò allor quella vista? Nulla, affatto nulla, non essendo nessuna immagine chiara rimasta scolpita nella vostra mente a modo d’averne distinta conoscenza. Or applicate il medesimo al caso nostro. Che potrebbe giovarvi, o carissimi, il praticare il pio esercizio del mese di Luglio in onore del sangue di Gesù Cristo direi quasi per semplice usanza, e per tener dietro solamente agli altri, senza volgere attento lo sguardo della vostra mente ad esso nelle vostre considerazioni? Che potrebbe giovarvi venire ai sermoni, che si tengono in questa chiesa, e lasciar intanto passeggiar nella testa altri pensieri, e lasciarvi recare altrove dalla distrazione? Che vi gioverebbe lasciarvi tirar forse anche dalla passione a coltivar nella testa altri pensieri non del tutto innocenti, e forse anche peccaminosi? Ah! io vi dico adunque con le parole del profeta Geremia: Attendite, et videte. Non con occhio fugace tra pensieri vani che vi rubano la mente, ed a sé la legano, voi dovete contemplare Gesù tutto tinto del suo Sangue tenendo il modo di coloro che, vedendo non veggono: Videntes non vident. Ma dovete far tutto con guardo riflessivo. Allora succederà a voi ciò che avviene in contemplando una bellezza della natura, la quale se è suardata di proposito, rapisce: Attendite et videte. Ma non basta che nel vostro sguardo vi sia grande riflessione; bisogna che vi sia anche ripetizione di atti, senza di che non si otterrebbe un pieno effetto. Che fa uno che voglia conoscer bene una pittura, e rilevarne i pregi singolari che mano maestra vi sparse con arte sovrumana? Si contenta egli di mirarla una volta sola? O non piuttosto vi torna sopra con l’occhio più e più fiate, ben persuaso, che tutto il suo bello non gli si svela ad un tratto? Uno sguardo adunque ripetuto della vostra mente anche voi dovete, o ascoltanti, rivolgere al Crocefisso specialmente in questo mese; e quanto più sarà frequente la vostra contemplazione, più chiaro lume risplenderà alla vostra mente, e meglio sarà mosso a ben fare l’animo vostro: Recogitate, recogitate eum (Hebr. XII). Quali sono le api non solo più ricche di miele, ma del miele più scelto, e più squisito? Quelle senza fallo, che non vagabonde vanno qua e là aleggiano, ma che si posano più lungamente sui fiori, succhiandone i sapori più eletti. Volete voi lavorare nel vostro spirito atti di virtù gradevoli al cielo? Fermatevi con riflessionee più volte sul vostro Redentore grondante sangue … Recogitate, recogitate eum. Guardate: due sorte di spettatori trovavansi sulla cima del Calvario presenti al luttuoso dramma della crocifissione. Fuvvi chi con uno sguardo momentaneo mirava passando con un piglio indifferente; e fuvvi chi si diede a considerare a lungo gli strazi, e quel Sangue, che piovea a rivi da tante ferite, ad udire le voci, ad ammirare i prodigi, a contemplare i misteri del Redentore, che così dissanguato agonizzava. Qual fu il frutto, che ne colsero i primi? Nessun altro, che beffarlo, deriderlo, disprezzarlo aggiungendo ancora le più orribili bestemmie: Prætereuntes a blasphemabant cum, moventes capita sua (S. Matth. XXVII). Gli altri invece si sentivano tocchi nell’anima, e ritornarono ravveduti percuotendosi il petto. Omnis turba eorum, ecco le molto espressive parole dell’Evangelista, ommis turba corum, qui simul aderant ad spectaculum istud, et videbant quae fiebant, percutientes pectora sua revertabuntur (S. Luc. XXIII). Ah! Su adunque, che ciascuno di voi, o uditori, posandosi in questo mese sotto l’albero della Croce a considerare con molta frequenza Gesù grondante Sangue possa ripetere quelle parole della Cantica: Sub umbra illius, quem desideraveram, sedi, per poter poi cogliendone buon frutto soggiungere: Et fructus illius dulcis gutturi meo. Ma la vostra riflessione deve andare ancora più oltre, trasportandovi a discernere nel Sangue di Gesù Cristo il Sangue d’un Uomo – Dio, e penetrando fino al cuor suo per vederne gli affetti. Per l’unione ipostatica del Verbo, questo Sangue allora appare degno, che noi gli prestiamo culto di latria, che lo inchiniamo ed adoriamo con tutti gli onori, che si rendono alla Divinità: Adoramus te, Christe, et benedicimus tibi, quia per sanctam Crucem tuam redimisti mundum. Chi poi mettendosi per quella via, che, trapassato il costato, aperse la lancia, e penetrando col guardo della mente insino al cuor del Crocifisso, non lo vedrà pieno d’immensa carità per noi? E qual cuore poi al vedere tanta carità d’un Uomo-Dio non si sentirà spinto anch’esso ad amare? Sia pur freddo e di ghiaccio ancora: ponendosi entro la ferita del costato accanto al cuor di Gesù, il così arde di amore, non potrà non fare a meno di accendersi, e d’infiammarsi tutto. In ultimo lo sguardo della vostra mente non deve andar disgiunto dallo sguardo del cuore, e del cuor ben disposto a trarne vero profitto, acciocché voi non siate nel numero di coloro di cui parla Ugone: Videntes oculo intellectus, non vident oculo affectus. Poco, o nulla gioverebbe infatti prestar un qualche ossequio al Sangue Prezioso di Gesù Cristo, e mettersi a considerarlo e meditarlo con la mente, quando il cuore è vizioso, e indifferente e avverso a Cristo. Come l’occhio della fronte viziato e debole non può vedere la luce del sole, così l’occhio dell’anima macchiato dai vizi non può ben vedere la luce bella, buona, e divina, che dalle ferite, donde sgorga il sangue di Cristo, si spande; Solem, nisi sanus, così S. Ambrogio, et vehemens oculus aspicîit, nec bonum potest videro. nisi anima bona (Ambr. de Iaac). Non può vedere con profitto nel Sangue di Gesù Cristo il bagno che monda le anime, un animo insozzato nel fango della terra, che di questo fango si delizia, e vi è ostinatamente attaccato con l’affetto. Non può conoscere ed imparare a suo pro nelle piaghe e nel Sangue di Gesù Cristo l’amore alla mortificazione ed alla tribolazione chi pensa solo a dilettare la carne con tante morbidezze, ed a secondarne le voglie scorrette. Non può, contemplando Cristo confitto ad una croce e tutto sanguinoso, apprendervi con giovamento il disprezzo del mondo chi da grande superbia lascia dominarsi, ed anela ognora a pompe e grandezze. Non può nel Sangue di Gesù Cristo sparso in sì gran copia trovare quell’ardentissima fiamma di carità, a cui scaldarsi, chi questo sangue rimira con disprezzo, chi lo bestemmia, chi lo calpesta con ogni sorta di peccato. Ah! tutti questi ben potranno vedere con l’occhio dell’intelletto, ma con l’occhio cuore, dell’affetto non veggono: Videntes oculo intellectus, non vident oculo affectus. Sia dunque ben disposto il vostro cuore; ed allora vi tornerà assai vantaggioso il dimorare col pensiero in sul Calvario ai piedi della croce. Come Pietro al vedere Gesù trasfigurato in tanta gloria sulle cime del Taborre non poté far a meno di esclamare: Bonum est nos hic esse; così vol, bonum est nos hic esse, esclamerete contemplando il Redentore grondante Sangue, edaggiungerete con Bernardo: Oh! quanto è buono,oh! quanto è giocondo, quanto è vantaggioso il dimorare noi qui col pensiero e con l’affetto: facciamqui tre tabernacoli, uno nelle piaghe dei piedi, unoentro le piaghe delle mani, un terzo nell’amoroso costato del Salvatore, dove ci sia dato riposare e vigilare: Faciamus hic tria tabernacula, unum in latere, ubi pedibus, unum in manibus, aliud.. in latere, ubi quiescere et vigilare. Ma parmi che sorga qui a dire una voce: dunque noi che siam peccatori, nessun profitto caveremo del Mese di Luglioin onore del Sangue Preziosissimo? E donde traete questa voi questa conseguenza? Ah! veniteci bendisposti, o peccatori, con Vero desiderio almeno di convertirvi, ed io vi so dire, che voi pure sperimenterete la virtù di questo Divin Sangue. Per voi anzi specialmente venne Gesù Cristo in terra a spargerlo. Pertanto io invito giusti, e peccatori, e così conchiudo il mio discorso di eccitamento a far ben questo Mese. Venite tutti, venite. Consideriamo tutti con guardo assai penetrante Gesù Cristo Figliuolo di Dio, prestiamogli il più riverente ossequio, adoriamo Lui, che col suo Sangue ci redense: Christum Dei filium, qui suo nos redemit Sanguine, venite, adoremus. Venite, o giusti, e fin da questa primasera esclamate contemplando Gesù Crocifisso: Salvete, o piaghe di Cristo, pegni d’immenso amore, da cui perenni rivi sgorgano di Sangue rosseggiante: salvete, Christi vulnera, immensi amoris pignora, quibus perennes rivuli manant rubentis sanguinis. Voi vincete in isplendore le stelle, le rose ed il balsamo nella fragranza. Voi avanzate in pregio le preziose pietre dell’Indie, e superate in dolcezza i favi di miele, Per voi è schiuso, alle nostre menti un gratissimo asilo. Qua entro non penetra giammai il furor dei nemici, che ne minacciano. Venite anche voi, o peccatori; o quanti da funeste macchie di delitti avete l’anima imbrattata: chi si lava in questo bagno di salute sarà mondato: Venite quotquot criminum funesta labes inficit: in hoc salutis balneo qui se lavat, mundabitur.
Offertorium
Orémus
1 Cor X:16
Calix benedictiónis, cui benedícimus, nonne communicátio sánguinis Christi est? et panis, quem frángimus, nonne participátio córporis Dómini est?
[Il calice dell’eucarestia che noi benediciamo non è forse comunione del sangue di Cristo? Il pane che noi spezziamo non è forse comunione col corpo di Cristo?]
Secreta
Per hæc divína mystéria, ad novi, quǽsumus, Testaménti mediatórem Jesum accedámus: et super altária tua, Dómine virtútum, aspersiónem sánguinis mélius loquéntem, quam Abel, innovémus.
[O Dio onnipotente, concedi a noi, per questi divini misteri, di accostarci a Gesù, mediatore della nuova alleanza, e di rinnovare sopra il tuo altare l’effusione del suo sangue, che ha voce più benigna del sangue di Abele.]
Communio
Hebr IX: 28
Christus semel oblítus est ad multórum exhauriénda peccáta: secúndo sine peccáto apparébit exspectántibus se in salútem.
[Il Cristo è stato offerto una volta per sempre: fu quando ha tolto i peccati di lutti. Egli apparirà, senza peccato, per la seconda volta: e allora darà la salvezza ad ognuno che lo attende.]
Postcommunio
Orémus.
Ad sacram, Dómine, mensam admíssi, háusimus aquas in gáudio de fóntibus Salvatóris: sanguis ejus fiat nobis, quǽsumus, fons aquæ in vitam ætérnam saliéntis:
[Ammessi, Signore, alla santa mensa abbiamo attinto con gioia le acque dalle sorgenti del Salvatore: il suo sangue sia per noi sorgente di acqua viva per la vita eterna].
PREGHIERE LEONINE (dopo la Messa)