LA GRAZIA E LA GLORIA (3)
Del R. P. J-B TERRIEN S.J.
I.
Nihil obstat, M-G. LABROSSE, S. J. Biturici, 17 feb. 1901
Imprimatur: Parisiis, die 20 feb. 1901 Ed. Thomas, v. g.
TOMO PRIMO
LIBRO PRIMO
IL FATTO E LA REALTÀ DELL’ADOZIONE DIVINA
CAPITOLO II
L’adozione dei figli di Dio, che poggia su una generazione spirituale, è un rinnovamento interiore del nostro essere e come un’altra creazione.
1. – Quando parliamo dell’adozione divina, guardiamoci dal concepirla alla maniera delle adozioni umane, perché essa è di un tipo incomparabilmente superiore. In assenza di qualsiasi altro motivo, i soli termini che le nostre Sacre Lettere usano per rivelarcelo, basterebbero a renderlo chiaro. Nessun uomo, quando parla di un figlio adottivo, per quanto esprima il suo amore, oserebbe dire che questo figlio debba la sua nascita a lui e che lui stesso lo abbia generato. Ora nulla è più ordinario nella bocca di Dio di questo linguaggio nei confronti dei suoi figli adottivi. Citiamo alcuni passaggi a sostegno di tale dottrina consolante. « In verità, in verità – disse Gesù a Nicodemo – Io ti dico che se uno non nasce di nuovo, non può vedere il regno di Dio. » (Joan, III, 3). A queste parole del Salvatore Nicodemo è stupito: « Come – egli chiede – può rinascere un uomo che è già vecchio? » E Gesù gli risponde con più enfasi: « In verità, in verità ti dico che se uno non nasce da acqua e da Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio. Quello che nasce dalla carne è carne; e ciò che è nato dallo spirito è spirito. Non vi meravigliate se vi ho detto: Dovete nascere di nuovo » (Gv. III, 4-7). Queste ultime parole non ritrattano nulla: è veramente di una nuova nascita che Egli ha parlato, ma di una nascita secondo lo spirito e non secondo la carne; di una nascita che non dà la vita del tempo, ma la vita dell’eternità. – La nascita presuppone la generazione. Nascere di nuovo è quindi essere rigenerati. Spetta agli Apostoli insegnarci e spiegarci fedelmente il pensiero del Maestro su questo punto. Ascoltiamoli dirci, per bocca di San Paolo, ciò che noi siamo senza la grazia dell’adozione e cosa diventiamo grazie ad essa. « In passato eravamo stolti, increduli, ingannati, schiavi di ogni tipo di desiderio e di piacere, vivendo nella malizia e nell’invidia, odiosi ed odiandoci gli uni gli altri. Ma quando apparve la bontà e l’umanità del nostro Dio salvatore, non fu per le opere della nostra giustizia che ci salvò, ma nella sua misericordia attraverso il Battesimo di rigenerazione e il rinnovamento dello Spirito Santo » (Tito III,3-5). Questo, dice, è ciò che eravamo; e questo è ciò che siamo o dovremmo essere, « …affinché giustificati dalla sua grazia, siamo eredi della vita eterna secondo la nostra speranza » (Ibid. III, 6). – Sembrerebbe che San Giovanni non sappia più pensare che a questa nuova nascita, tanto spesso riappare nelle sue pagine ispirate. « Chiunque è nato da Dio non pecca, perché il Seme di Dio (questo Seme incorruttibile – I Petr. I, 23 -, principio della nostra rigenerazione), dimora in Lui; egli non può peccare, perché è nato da Dio » (1 Joan. III, 9). Al che si deve osservare che, finché siamo nella prova, l’impeccabilità di cui l’Apostolo parla qui è solo un’impeccabilità relativa. La qualità di figlio di Dio è incompatibile con il peccato mortale; e se abbiamo la sventura di commetterlo, questo avviene, dice Sant’Agostino, come figli della carne, e col diventare figli del diavolo). – E ancora: « Chi crede che Gesù è il Cristo è nato da Dio; e chi ama il Padre che lo ha generato, ama anche chi è nato dal Padre » (I Joan. V, 1). E qualche riga più avanti, nello stesso capitolo: « Noi sappiamo che chi è nato da Dio non pecca; ma la generazione di Dio (l’essere nato da Dio) lo preserva, ed il maligno non lo tocca » (I Joan. I, 1, 18). È necessario fermarsi: perché diverremmo infiniti se volessimo mettere davanti agli occhi del lettore tutta la dottrina delle nostre Sante Lettere. Per concludere, aggiungiamo questo testo di san Giacomo che esprime così bene la profondità del rinnovamento operato in questa rinascita: « È volontariamente che Egli (il Padre delle luci) ci ha generati per mezzo della parola di verità, così che siamo un inizio della sua creatura » (Giac. I, 18).
2. Volgiamo ora l’orecchio ai Santi Padri; essi ci aiuteranno a penetrare più profondamente in queste magnificenze della filiazione dei figli di Dio, rigenerati dal Battesimo. Prima di tutto, ecco un discepolo di Sant’Agostino, San Fulgenzio, che, in un testo eccellente, contrappone le due nascite di Cristo alla doppia nascita dei fedeli. La prima nascita di Cristo è da Dio, la seconda dall’uomo; per noi, la nostra prima nascita è dall’uomo e la seconda da Dio. E poiché Dio per nascere ha preso la nostra carne in un grembo verginale, a noi che siamo rinati nel Battesimo ha dato lo Spirito di adozione. Ciò che Dio non era per natura in virtù della sua prima nascita, lo divenne per grazia in virtù della seconda, affinché noi, per la grazia della nostra seconda nascita, fossimo ciò che non eravamo naturalmente per la prima. Quando Dio è nato dall’uomo, questa è una grazia data a noi; ed è ancora una grazia puramente gratuita che riceviamo, quando per la munificenza di Dio nato dalla carne, diventiamo partecipi della natura divina. « È perché il Figlio di Dio si è fatto Figlio dell’uomo, che a tutti coloro che lo hanno ricevuto, ha dato il potere di essere fatti figli di Dio… Sì, se il Figlio di Dio che è nel seno del Padre, Figlio eterno da un Padre eterno attraverso una nascita eterna, se – dico – questo Figlio diletto non si fosse degnato di accettare una nuova nascita per santificare gli uomini, l’uomo concepito nell’iniquità sarebbe rimasto per sempre impigliato nei vincoli della sua nascita terrena » (S. Fulg. ep. 17, p. 14-15. P. Lat., t. 65). E per esaltare ancora di più il beneficio della nostra nuova nascita, ci mostra in un’altra opera, da quali mali essa ci libera, opponendola alla prima: « Quello che ci basta sapere è che la prima nascita ci contamina e la seconda ci purifica; che la prima nascita ci rende prigionieri e la seconda ci rende uomini liberi; che con la prima nascita siamo terreni e carnali e con la seconda nascita siamo celesti e spirituali; e infine, che alla prima nascita dobbiamo l’essere figli dell’ira e figli del mondo e alla seconda nascita dobbiamo l’essere figli della grazia e figli di Dio » (Id. de verit. prædest. et grat. – Fu combattendo per la gratuità della grazia e l’esistenza del peccato originale contro i pelagiani, che negavano entrambi i dogmi, che il Santo dottore, scrisse questi passaggi). Dopo il discepolo viene il maestro, cioè il grande dottore di Ippona. Egli ci farà meditare su quello che abbiamo riportato in precedenza sulla misteriosa conversazione del Signore Gesù con Nicodemo. « Questo spirito e questa vita (di cui nostro Signore parlò alla Samaritana al pozzo di Giacobbe) non erano ancora stati gustati dal capo dei Giudei, Nicodemo, che venne da Gesù di notte. Gesù gli disse: « Chi non è nato di nuovo non vedrà il regno di Dio ». E Nicodemo, che ancora intendeva solo la carne, Nicodemo, la cui bocca non aveva ancora gustato la carne di Cristo, disse: « Come può nascere di nuovo un uomo che è già vecchio? È possibile per lui tornare nel grembo di sua madre e rinascere? » Quest’uomo non conosceva che una nascita: quella che possono dare Adamo ed Eva; quanto a quella che è di Dio e della Chiesa, non la conosceva ancora. Non conosceva altri genitori che quelli che generano per la morte; non conosceva i genitori che generano per la vita. Non conosceva i genitori che danno alla luce coloro che presto prenderanno il loro posto; ma non conosceva coloro che generano per vivere per sempre con dei figli immortali come loro. – Ci sono due nascite, e Nicodemo ne conosceva solo una. Una è della terra e l’altra del cielo; una è della carne e l’altra dello spirito; una è della mortalità e l’altra dell’eternità; una è dell’uomo e della donna e l’altra di Dio e della Chiesa. E queste due nascite sono singolari: perché né questa né l’altra possono essere ripetute. – Della nascita carnale Nicodemo era convinto. Quello che pensava della nascita secondo la carne, intendetelo della nascita spirituale. Che intendeva Nicodemo? Può un uomo tornare nel grembo di sua madre e nascere una seconda volta? E anche voi, quando vi si chiede di nascere di nuovo spiritualmente, rispondete con Nicodemo: Può un uomo tornare al seno di sua madre e nascere di nuovo; io sono già nato da Cristo; Cristo non può generarmi di nuovo. Né il grembo di mia madre, né le acque del Battesimo possono accogliermi una seconda volta. (S. August. In Joan. Tract. XI, p. 6.). – Chiunque sia a conoscenza delle controversie che allora erano in corso nella Chiesa, capirà che Sant’Agostino voglia proteggere i fedeli contro l’errore dei ribattezzatori. Egli non dice che non si possa recuperare la vita spirituale una volta che sia stata persa; quello che dice è che non può essere recuperata da una nuova nascita. Ci sono guarigioni, ritorni dalla morte alla vita attraverso la penitenza; non c’è una nuova generazione né nell’ordine della natura né in quello della grazia; ed è per questo che il sacramento della Penitenza può essere ripetuto, il sacramento del Battesimo, mai. – Seguiamo di nuovo il grande dottore nella sua esposizione del nostro Vangelo. Il Signore disse a Nicodemo: « In verità, in verità ti dico che se uno non nasce di nuovo da acqua e da Spirito Santo, non può entrare nel regno di Dio. Ecco come il Signore spiega il suo pensiero. Avevi in mente solo una nascita carnale quando hai detto: Può un uomo entrare nel grembo di sua madre? Ed è dall’acqua e dallo Spirito Santo che egli deve rinascere per il regno di Dio. Se egli nasce per ereditare temporalmente da un padre mortale, che sia formato nelle viscere della carne; ma se nasce per l’eredità senza fine del Padre che è Dio, che nasca dalle viscere della Chiesa. È da una donna che il padre mortale genera il figlio che prenderà il suo posto; è dalla Chiesa che Dio genera i figli che rimarranno con Lui per sempre. Ascoltate ciò che segue: ciò che è nato dalla carne è carne, e ciò che è nato dallo Spirito è spirito. C’è dunque per noi una nascita spirituale, e questa nascita nello Spirito viene dalla parola e dal Sacramento. Lo Spirito è lì per dare la nascita: è lì, invisibile, nella fonte da cui tu nasci; perché anche tu sei nato invisibilmente. E il Vangelo continua: non stupirti se ti dico: devi nascere di nuovo! Lo Spirito soffia dove vuole; tu senti la sua voce e non sai dove va, né donde venga. Nessuno vede lo Spirito. Come possiamo sentire la voce dello Spirito? Il salmo canta: è la voce dello Spirito; il Vangelo parla: è la voce dello Spirito; la parola di Dio risuona nelle nostre orecchie, ed è sempre la voce dello Spirito. Si sente la sua voce e non si sa da dove venga o dove sia. E anche tu, se sei nato dallo Spirito, sarai tale che chi non è ancora nato dallo Spirito non saprà da dove vieni e dove vai. Questo è il significato delle seguenti parole: Così è per chiunque sia nato dallo Spirito » (S. Agos. Tr. XII in Joan., n. 5).
3. – La Santa Chiesa ci conferma nella fede della nostra filiazione adottiva e della nostra rinascita: lo testimonia il Concilio di Trento nei suoi capitoli dottrinali sulla giustificazione. « Il Padre celeste, il Padre delle misericordie, Dio di ogni consolazione, quando venne la beata pienezza del tempo, mandò il suo Figlio, annunciato e promesso ai Santi Padri, sia prima della Legge che al tempo della Legge. » E perché ha mandato questo Figlio del suo amore? « Per riscattare i Giudei dalla schiavitù della Legge, per portare alla giustizia le nazioni che non hanno seguito la giustizia, e perché tutti ricevessero l’adozione a figli » (Conc. Trid. Sess. VI, c. 2). Riconoscete l’adozione come il frutto proprio e finale del grande mistero del Verbo Incarnato. Ecco come questa adozione divina, a differenza delle adozioni umane, poggi su una generazione misteriosa: « Così come – ci dice il Concilio – gli uomini devono nascere da Adamo peccatore per nascere nel peccato… così essi devono rinascere in Gesù Cristo per essere giustificati: perché in questa rinascita la grazia che li giustifica è data loro dal merito di Gesù Cristo. » (Ibid. c. 3). Quindi la giustificazione dell’empio deve essere intesa « come un passaggio dallo stato in cui l’uomo è nato figlio del primo Adamo, allo stato di grazia e di adozione dei figli di Dio da parte del Secondo Adamo: Gesù Cristo, nostro Salvatore. E questo passaggio, il Vangelo una volta promulgato, non può essere fatto senza il sacro bagno della rigenerazione o il voto di questo stesso bagno, secondo quanto è scritto: “Chi non è nato di nuovo da acqua e da Spirito Santo non può entrare nel regno di Dio” » (Conc. Trid. Sess., c. 4): – Ma questa mistica sposa di Gesù Cristo, la Madre secondo lo spirito dei figli di Dio, non ha aspettato questi ultimi tempi per spiegare loro il mistero della loro origine. Niente è così istruttivo e spesso così delizioso come le formule o i Simboli che, fin dai primi giorni della sua esistenza, Essa era solita impiegare per questo scopo. Il Battesimo l’ha chiamato rigenerazione; i battezzati, qualunque fosse la loro età, erano per Essa dei bambini, neonati, infantes, modo geniti infantes (1 Piet. II, 2): una qualifica che vediamo applicata anche a uomini di trenta-quarant’anni nelle iscrizioni cristiane (Mabillon, de Re diplom. Suppl. 15. Martigny. Antiq. chrét. Baptème III). In alcuni luoghi, si dà loro da mangiare, dopo il Battesimo, miele misto a latte, cioè un nutrimento adatto ai bambini. Essi prendono un nome nuovo, perché hanno appena ricevuto una nuova nascita, e talvolta questo nome esprime anche la rinascita spirituale che lo motiva. Da qui, per citare alcuni esempi, i nomi di Regenerato, Renato, Theosgonio, Vitale, Vivente, Zoe, e altri frequentemente ricordati dalle iscrizioni funerarie e dai nostri Martirologi. (Martigny. Ibid. Nomi di Cristiani, 2a classe.). Le istruzioni speciali date loro dal Vescovo sono i sermoni per i bambini “Ad Infantes” – Si sa che il pesce, nelle antiche rappresentazioni, simboleggiava Nostro Signore. I cimiteri cristiani della vecchia Roma, chiamati comunemente Catacombe, ci forniscono mille esempi. Cosa saranno i battezzati? Piccoli pesci, nati nelle acque del Battesimo per la virtù del Pesce divino (Ἱχθύς = iktus), Gesù Cristo Nostro Signore. « Noi – scrive Tertulliano – piccoli pesci, ad immagine del Pesce per eccellenza, Gesù Cristo, siamo nati nell’acqua. Nos piscicuculi, secundum ἲχθυν [=iktun] nostrum Jesum Christum, in aqua nascimur. » (Tert. De Baptismo, c. 1). Da qui i dipinti in cui vediamo il ministro del Battesimo gettare la sua lenza in mezzo all’acqua per tirare fuori un piccolo pesce; da qui le immagini di pesci, dipinte o scolpite, che decoravano gli antichi battisteri. Un dipinto recentemente scoperto nel cimitero di San Callisto offre una rappresentazione del Battesimo, dove troviamo la stessa idea. È un Sacerdote che versa acqua sulla testa di un bambino nudo i cui piedi sono bagnati dalla corrente di un fiume; un bambino non a causa della sua età, ma per il Sacramento della rigenerazione che sta ricevendo: perché nessuno ignora quanto fossero frequenti i Battesimi di adulti in questi primi giorni della nostra era. Devo ricordare di nuovo la fenice rappresentata sulle piscine? Per i nostri padri era l’emblema della resurrezione; ma in questo uso particolare simboleggiava la rinascita spirituale (Vedere per questo simbolo e i seguenti: Martigny, Dictionnaire des antiquités chrétiennes, alle parole: Battesimo, battistero, pesce, fenice, ecc.. Sappiamo che secondo la favola la fenice risorge dalle sue ceneri. Sappiamo anche perché il pesce sia diventato il simbolo di Gesù Cristo e per estensione del Cristiano. Il mistero dell’Eucaristia doveva rimanere nascosto agli occhi profani anche quando veniva riprodotto nei dipinti cristiani. Fin dall’inizio, i fedeli hanno fatto ricorso al simbolismo per esprimerlo velandolo. Il cibo eucaristico era rappresentato sotto la figura del pesce. Questo perché prendendo la prima lettera delle cinque parole greche che compongono la formula dogmatica: Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore, Ἱησοῦς, Χριστός, Ξεοῦ, Υἰὸς Σωτήρ [= Iesoùs Kristos Tèoù Uios Soter], da cui si ottiene l’anagramma Ἱχθύς [= iktus], pesce. Se Cristo è il Pesce, cosa sarà il Cristiano, se non un piccolo pesce, pisciculus: tanto più che N.-S. aveva detto ai suoi Apostoli: Vi farò peccatori di uomini? – Cf. S. Agost. de Civit, L. XVIII, c. 25). Infine, ricorderò questi nomi di seno, di matrice, di “madre di adozione” (Dionys. Areop. de Eccl. Hierar, c. 2, § 7, P. Gr. 3, p. 396. Unda genitalis nelle inscrizioni), dati o all’acqua, o alle vasche battesimali, e lo Spirito Santo che aleggia su queste vasche e queste acque per renderle feconde, come rese feconde le onde nei primi giorni della terra, e, nella pienezza dei tempi, il grembo verginale di Maria, la Madre del Figlio di Dio per natura, Gesù Cristo nostro Signore? – Sarebbe impossibile ignorare le nostre ammirevoli preghiere liturgiche. Ascoltando le preghiere che la Santa Chiesa recita oggi, sentiremo la voce di tutti i secoli cristiani, di cui sono l’eco perpetua. Parlerò solo per la cronaca del Canone della Messa in cui i fedeli sono chiamati « la famiglia di Dio ». È l’Ufficio del Sabato Santo, giorno anticamente dedicato specialmente al Battesimo dei catecumeni, che ce ne offre la più bella testimonianza. « O Dio, Padre Supremo … che moltiplicate in tutto l’universo i figli della vostra promessa con l’infusione della grazia dell’adozione … donate ai vostri popoli la grazia di entrare degnamente nella vostra santa vocazione » (Missale Rom. Sab. sancto. Orat. Post 3° Profeta.) – « O Dio onnipotente ed eterno, riempite della vostra presenza i misteri della vostra grande pietà, e per ricreare i nuovi popoli che la fonte del Battesimo genera in voi, mandate il vostro Spirito di adozione » (ibid. Orat. ad benedict. Fontis). – « O Dio, il cui Spirito fu portato sulle acque fin dai primi giorni del mondo, per inocularle in anticipo di una virtù santificante, gettate gli sguardi sulla vostra Chiesa e moltiplicate in essa le rinascite. Voi che la inondate dei torrenti della vostra grazia, e che per il rinnovo dei popoli aprite per tutto l’universo le fonti battesimali; vi preghiamo che, per ordine della vostra maestà, riceva dallo Spirito Santo la grazia del vostro unico Figlio. Che questo stesso Spirito fecondi per una segreta mescolanza della sua divinità, queste acque preparate per la rigenerazione degli uomini, in modo che una linea celeste concepita nella santità possa uscire dal seno immacolato della divina Fonte, come una creatura rinata e rinnovata; e che la grazia, loro madre, possa generare per una nuova infanzia coloro che distingue o il sesso nel corpo, o l’età nella durata » (Ibid. ad benedict. Fontis. Queste orazioni si trovano nel più antico Sacramentario. C’è in esso la fede di tutti i secoli). E più avanti nello stesso testo: « Che la virtù dello Spirito Santo scenda sulla pienezza di questa fonte, e riempia la sostanza intera di queste acque con una virtù che rigenera ….. Che ogni uomo che entra in questo misterioso Sacramento della rigenerazione rinasca bambino con la perfezione dell’innocenza. » – Queste magnifiche preghiere trovano una meravigliosa risposta in un’iscrizione incisa per ordine di Papa Sisto III nel Battistero di San Giovanni in Laterano, dove si conserva ancora oggi. « Qui la razza da consacrare per il cielo nasce da un Seme augusto; e lo Spirito Santo la genera dalle acque fecondate dalla sua virtù. In questa fonte la Chiesa, nostra madre, partorisce dal suo grembo verginale i figli che ha concepito sotto il Soffio di Dio. Sperate il regno dei cieli, o voi che siete rinati da quest’onda; perché la vita beata è per coloro che essa ha rigenerato. È una fonte di vita che, sgorgando dal fianco di Cristo, inonda tutto l’universo. Immergiti, quindi, o peccatore, in questo sacro torrente, per lasciare le tue sozzure; scendendo con la tua vitalità nativa, ne uscirai rinnovato. Tu che vuoi essere innocente, purificati in questo bagno, che sia il crimine del tuo primo padre o il tuo che pesa su di te. Non c’è più distanza tra i rigenerati: essi sono uno, per l’unità della Sorgente, l’unità dello sìSpirito, l’unità della fede. Che nessuno si disperi per il numero e la grandezza dei suoi crimini; sarà santo chiunque sia nato da quest’acqua. – Queste considerazioni bastano, se non erro, a mostrare quanto la nostra filiazione soprannaturale superi in verità quella che l’adozione comune può dare tra gli uomini: perché è una rigenerazione spirituale: una vera rinascita in Dio (Il grande pubblicista cristiano, L. Veuillot, racconta in una delle sue opere – Les Nattes, 1 ed, p. 201 e segg,. Quella che segue è una versione abbreviata di questo fatto. Un povero uomo aveva adottato per amore di Dio due orfani, un ragazzo affetto da idiozia, ed una ragazza afflitta da un gozzo che la rendeva impotente. Successe che il marito si ammalò gravemente. Anche l’idiota era disteso sul suo letto e si pensava che sarebbe morto. Improvvisamente si alzò e andò al letto del suo padre adottivo. « Padre mio – disse al suo benefattore – ti ringrazio per tutto quello che hai fatto per me. » – « Che cosa dici, Mattia », esclamò la sorella col gozzo, che, come tutti i presenti, fu colta da un profondo stupore nel sentire una parola umana provenire da una bocca che fino ad allora aveva emesso solo suoni inarticolati. « Oh – disse l’idiota, tornando al suo letto, dopo aver baciato la fronte di suo padre – io me ne torno, torno a casa mia. » Mentre diceva questo, salì di nuovo sul letto, mise le braccia sul petto, guardò il cielo e fece un sospiro … l’ultimo. Mattia era morto, o meglio era tornato alla casa del Padre che è nei cieli).
4. Ci sono altre espressioni, spesso ripetute nei nostri libri sacri, che ci dimostrano in modo ancora più eloquente quanto sia reale questa filiazione, quanto sia sublime la rinascita. È prima di tutto la parola creazione che usano per esprimere l’origine dei figli adottivi di Dio. In seguito, sarà facile per noi capire a quale punto preciso l’adozione divina si avvicini ad un’azione creativa. Ci basti, in questo momento, dimostrare con alcuni passi quanto enfaticamente gli Apostoli abbiano usato questa parola per caratterizzare l’opera della nostra adozione spirituale. Paolo dice: « Ritornate all’uomo nuovo, che è stato creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità » (Efesini II, 8-10). E ancora: « Siamo opera sua, creati in Cristo Gesù per opere buone…. (ibid. IV, 24). Questo è ciò che disse ai Cristiani di Efeso. Lo stesso linguaggio è stato usato in Galati: « In Cristo Gesù non ha alcun valore né la circoncisione né l’incirconcisione, ma una nuova creazione » (Gal. VI, 15). « Se uno è in Cristo, è una nuova creatura; ciò che era vecchio è passato; ora tutto è nuovo » (2 Cor. V, 17). Nello stesso senso, San Giacomo scrive a sua volta: «Ci ha generato volontariamente, affinché fossimo qualche inizio del suo essere » (Giac. I, 18). – Un testo doppiamente notevole, poiché, mentre ci ricorda la nostra generazione dalla grazia, la collega all’idea della creazione. – Inoltre, anche se gli altri testi non menzionano la filiazione adottiva, ci rimandano ad essa mettendoci davanti agli occhi l’idea di rinnovamento: perché l’uomo rinnovato è l’uomo che è diventato di nuovo figlio di Dio, da figlio dell’ira che era dopo la caduta originale. Così, il Battesimo in cui nascono i figli di Dio, è chiamato il Sacramento del rinnovamento. – È ancora S. Paolo che ce lo insegna in un luogo dell’epistola agli Ebrei, troppo spesso usata per sostenere dottrine senza speranza. « È impossibile che coloro che siano stati una volta illuminati – cioè i battezzati – (Il battesimo è chiamato illuminazione nei monumenti più antichi, perché fa passare coloro che lo ricevono dalle tenebre alla luce di Cristo, e dà loro, come nuovo organo per conoscere le cose di Dio, la virtù della fede. Martigny, dizionario, alla parola Battesimo.), hanno gustato il dono perfetto, e sono stati resi partecipi dello Spirito Santo… e che essendo caduti, sono rinnovati dalla penitenza, crocifiggendo di nuovo in se stessi il Figlio di Dio rinnovando i propri obbrobri. » (Ebr. VI. 4-6); cioè, è impossibile ricevere dalla ripetizione del Battesimo quel perfetto rinnovamento di vita che esso produce nelle anime. – Perché? Perché siamo battezzati nella morte di Cristo; perché il Battesimo è per noi la rappresentazione vivente della morte e della sepoltura dell’Uomo-Dio, in virtù della quale moriamo al peccato e siamo come sepolti spiritualmente con Cristo per rinascere a una vita nuova. Ora c’è stata una sola morte e una sola sepoltura per Cristo. Così anche il rinnovamento battesimale è unico. Questo è il modo in cui è stato esposto il nostro testo da S. Agostino (August. Expos. in. Ep. ad Rom. n. 19), Sant’Ambrogio (de Pænit., L. II, c. 2, n. 10 e 12), San Giovanni Damasceno, San Giovanni Crisostomo, Sant’Epifanio e molti altri, e San Tommaso dopo di loro (S. Theol. III p. q. 66, a 9, ecc.). – Lo stesso apostolo aveva espresso più brevemente questa idea di rinnovamento per mezzo del Battesimo, quando lo chiamò « il lavacro di rigenerazione e di rinnovamento dello Spirito Santo » (Tit. III, 5). Nei Padri, come nella Sacra Scrittura, queste stesse idee di rinnovamento e rigenerazione spirituale sono frequentemente combinate o con quella della creazione, o con altre idee equivalenti. Facciamo alcuni esempi! S. Agostino, nella sua esposizione del Salmo 103, arriva a questo versetto: “O Signore, quale magnificenza nelle tue opere, e qual saggezza in tutto ciò che hai fatto: la terra è piena della vostra creatura. Repléta est terra creatura tua. Così portava la versione allora in uso, invece dell’espressione “possessione tua” che si legge nel testo attuale. « O Cristo – esclama – la terra è piena della tua creatura. E come, cosa noi vediamo? Cosa c’è che il Padre non abbia creato attraverso il Figlio? Tutto ciò che cammina o striscia sulla terra, tutto ciò che nuota nelle acque, tutto ciò che vola nell’aria, tutto ciò che rotola nel cielo, in una parola, il mondo intero è la creatura di Dio. Ma voi mi chiedete cosa intenda qui il salmista con questa nuova creatura di cui l’Apostolo dice: Se uno è in Cristo, è una nuova creatura: ciò che era vecchio è passato; ecco, tutto è nuovo. Ora tutte le cose sono di Dio (II Cor. V, 17-18). La nuova creatura che è stata fatta sono tutti coloro che, credendo in Cristo, si sono spogliati dell’uomo vecchio e si sono rivestiti del nuovo (Efesini 22, 24). – Una pagina dopo il santo Dottore ritorna al suo testo: « La terra era piena della tua creatura. Con quale creatura, Signore, l’hai riempito? Gli alberi, gli animali, tutto il genere umano, è la creatura di Dio che riempie la terra. Lo vediamo, lo conosciamo, e in questa conoscenza e vista lodiamo e glorifichiamo la maestà divina; e né la nostra lode né la nostra ammirazione eguagliano quella che sale nei nostri cuori alle opere del nostro Dio. Ma c’è un’altra creatura che è ancora più degna della nostra attenzione: quella di cui l’Apostolo ha detto: “Se in Cristo c’è una nuova creatura, allora le cose vecchie sono passate e tutto è diventato nuovo”. Quali vecchie cose sono passate? Tra i popoli, l’idolatria; tra i Giudei, la servitù della Legge con i Sacrifici che profetizzavano il nuovo Sacrificio. Allora era la vetustà dell’uomo; è venuto Colui che doveva rinnovare la sua opera, che doveva fondere di nuovo il suo oro e coniare una moneta a sua immagine. E vediamo la terra piena di Cristiani che credono in Dio, Cristiani che, rifiutando sia le loro precedenti impurità che le loro pratiche idolatriche, si volgono dalle vane speranze del passato alla speranza della Nuova Era. Se questo non è ancora la piena realtà, è un possesso anticipato nella speranza, e con la speranza già cantiamo e diciamo: La terra è stata riempita dalla tua creatura » (S. Agost. Serm. 3 in Ps. 103, n. 26; serm. 4, n. 3). Vorremmo estendere questi estratti dei Padri. Ma è sufficiente per il momento riportare brevemente alcune espressioni comuni che prendiamo in prestito dall’Oriente. Per Gregorio di Nazianzo la rigenerazione è una nuova formazione dell’immagine cancellata dalla colpa originale, opera e come creazione tutta divina (S. Greg. Naz. Orat. 40 de Baptis, n, 3, n. 4. P. Gr. T. 46, p. 584); per Gregorio di Nissa, un ritocco che va fino alla profondità dell’essere, una metamorfosi della nostra condizione di creatura umana in uno stato divino, un rinnovamento di tutto l’uomo interiore (S. Greg. Nys. Orat. de Bapt. Christi. Pat. Gr., t. 46, p. 584); per San Cirillo, un rifacimento che trasforma la creatura e la innalza gloriosamente al di sopra della sua natura (San Cirillo, Aless. In Joan III, 6. P G. t, 73, p. 245). Le parole non riescono a rendere in tutta la loro energia i termini impiegati dai nostri dottori. Possiamo dire, senza volerne esagerare la portata, che questi termini non sono talvolta né meno espressivi né meno forti di quelli con cui esprimono o la formazione naturale dell’uomo, o anche il cambiamento operato nell’augusto Sacramento dell’Eucaristia, tanto profondo e reale appare il loro il rinnovamento. Bisognerebbe ascoltare S. Zenone di Verona, nelle sue Invitationes ad Fontem – Invit. 3° ad neophitos post baptisma 3. P. L. t. 11, p. 478).