ADOLFO TANQUEREY
LE GRANDI VERITÀ CRISTIANE CHE GENERANO NELL’ANIMA LA PIETÀ (21)
Vers. ital. di FILIPPO TRUCCO, Prete delle Missioni
ROMA DESCLÉE & C. EDIT. PONTIF. – 1930
NIHIL OBSTAT – Sarzanæ, 8 Maji 1930 J. Fiammengo, Rev. Eccl.
IMPRIMATUR Spediæ, 8 Maji 1930 Can, P. Chiappani, Del. Generalis.
SECONDA PARTE
CAPITOLO V.
ART. II. — GLI EFFETTI DELLA SANTA MESSA.
La santa Messa, essendo sostanzialmente lo stesso Sacrificio della croce, produce i medesimi effetti. Ha anzi il vantaggio di applicare a ognuno di noi i frutti della redenzione secondo le nostre disposizioni e la parte più o meno grande che prendiamo all’offerta del santo Sacrificio. Conviene quindi approfondire su questo punto la dottrina della Chiesa, onde poter ricavare dalla Messa i maggiori vantaggi. Diremo quindi :
1°) quali sono gli effetti della Messa;
2°) chi sono coloro che partecipano ai frutti della Messa;
3°) in che misura vi partecipano.
1° Quali sono gli effetti della santa Messa.
Questi effetti, come quelli del Sacrificio della croce, si compendiano in due parole: glorificar Dio e santificare gli uomini.
A) Il primo dovere dell’uomo è certamente di glorificar Dio: da Lui creato e santificato, ricolmo di ogni specie di beni naturali e soprannaturali, ei deve innanzi tutto adorare il suo Creatore e ringraziare il supremo suo Benefattore. Ma troppo spesso l’uomo dimentica questo suo dovere, unicamente sollecito di ottenere nuovi benefici. Ë ingiustizia ed ingratitudine; ma è anche negligenza dei propri interessi; perché il mezzo migliore per ottenere nuovi favori è di riconoscere umilmente quelli che si sono già ricevuti. Ora la santa Messa ci offre il mezzo più efficace di adorare e di ringraziar Dio. Dio ha diritto ad ossequi infiniti; ma come potremo renderglieli noi che abbiamo piena coscienza di essere creature finite e imperfette? Coll’assistere piamente alla Messa. Allora infatti il Verbo Incarnato, i cui ossequi hanno valore infinito per ragione della infinita dignità della sua Persona e dell’infinito valore della Vittima da Lui offerta, mette a nostra disposizione le sue adorazioni e i suoi ringraziamenti, così che noi possiamo farli nostri e presentarli a Dio per glorificarlo. Quando il Sacerdote, in nome di tutta la Chiesa, leva l’ostia e il calice verso il cielo, noi possiamo dire a Dio: « O Padre, io mi riconosco debitore alla vostra divina Maestà di milioni e milioni di debiti: debiti di adorazione, di gratitudine, di amore; e sono incapace di pagarveli. Ma vi offro gli ossequi infiniti che vi porge il vostro divin Figlio immolato in questo momento sull’altare. Sono ossequi che mi appartengono, perché, sebbene indegno, sono membro di quel Corpo mistico di cui Egli è il Capo. Accettate dunque, o Padre misericordioso, accettate questi atti di adorazione, di gratitudine, di amore che Gesù vi offre così in nome mio come in nome suo. Vi unisco quanto vi è di meglio nel mio cuore così povero e così miserabile; con Lui, per Lui e in Lui, io vi adoro, io vi ringrazio, io vi lodo, io vi amo. Volgete innanzi tutto lo sguardo agli ossequi suoi e non considerate i miei se non come atti di uno dei suoi membri; graditeli per rispetto suo e siate benedetto, amato e glorificato per tutta l’eternità ». Possiamo star sicuri che una tale offerta sarà bene accolta da Dio; perché, come è giustamente dichiarato dal Concilio di Trento (Sess. XXII, c.1), la Messa è quell’ostia purissima che nulla può macchiare, neppure l’indegnità o la malizia di coloro che l’offrono. Quale consolazione per noi il poter così glorificar Dio come si merita!
B) Ma possiamo inoltre ottenere per noi e per i nostri fratelli tutte le grazie di cui abbiamo bisogno.
a) Il primo nostro desiderio è quello di essere perdonati. Abbiamo offeso Dio ed essendo Dio maestà infinita, l’offesa nostra ha qualche cosa di infinito che da soli non possiamo riparare. Anche qui il santo Sacrificio viene a supplire la nostra impotenza; perché è nello stesso tempo propiziatorio e soddisfattorio, È propiziatorio, vale a dire che ci rende Dio propizio e lo inclina a misericordiosamente perdonarci. – Certo la Messa non purifica direttamente l’anima del peccatore come fa il Sacramento della Penitenza, ma se uno vi assiste con divozione o se gli viene applicata, può, in virtù dei meriti di Cristo, ottenere il dono della contrizione e quindi il perdono dei peccati. È quello che spera la Chiesa quando fa dire al Sacerdote, in nome del popolo cristiano: « Accogli, o Padre santo, quest’ostia immacolata che io ti offro per i peccati, le offese e le negligenze mie senza numero » (pregh. dell’Offertorio). Infatti, poiché nella santa Messa tutta la Passione del Salvatore viene posta sotto gli occhi del Padre, Ei si sente appagato e sodisfatto oltre ogni credere; e, abbassando sui di noi il misericordioso suo sguardo, perdona e purifica le anime sinceramente contrite e umiliate. Questo Sacrifizio è anche soddisfattorio, vale a dire che rimette infallibilmente ai peccatori pentiti una parte almeno della pena temporale dovuta ai loro peccati, in proporzione delle disposizioni più o meno perfette con cui assistono alla Messa. – Questa remissione della pena si applica non solo ai vivi, ma anche alle anime del Purgatorio. Quando si fa celebrar la Messa o vi si assiste per loro, la virtù del sangue di Gesù scende, rugiada benefica, a dar refrigerio a quelle povere anime, alleviarne i patimenti e abbreviarne il tempo della espiazione. Quanto è dolce per noi il pensare che possiamo con questo mezzo recar conforto a quei cari defunti che attendono con brama così accesa il giorno della loro liberazione! Temporaneamente separati da quel Dio che amano e che solo li può rendere beati, ci supplicano di abbreviare il tempo della loro espiazione. Rammentiamoci che la Messa è il mezzo più efficace per rispondere alle supplichevoli loro voci.
b) Ma abbiamo pure grazie da chiedere per noi e per gli altri, così per il presente come per l’avvenire. Continuo è il bisogno che abbiamo dell’aiuto di Dio per vincere le tentazioni, per adempiere i nostri doveri, per progredire nella virtù. E se apriamo gli occhi della fede e dell’amore, quanti infedeli e quanti eretici da ricondurre all’ovile! quanti peccatori da convertire! Quanti giusti da santificare! Sentiamo tutta la nostra impotenza a conseguire tutti questi fini, perché per un verso la grazia di cui abbiamo bisogno è essenzialmente gratuita e per l’altro le nostre preghiere non hanno che scarso valore a ottenere aiuti da noi non meritati. Ebbene ecco la Messa che soccorre alla nostra incapacità. Gesù, presente sull’altare, prega continuamente per noi e per tutti i bisogni della Chiesa; prega con gemiti inesplicabili, e le sue preghiere sono sempre esaudite per ragione dei suoi meriti infiniti. Se quindi facciamo nostre le preghiere di Colui di cui siamo le membra e vi uniamo le nostre suppliche, come già più sopra spiegammo, o non si avrà da avverare la promessa di nostro Signore: « In verità, in verità vi dico… qualunque cosa domanderete al Padre in nome mio, lo farò; affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa in nome mio, lo farò » (S, Giov., XIV, 13-14). – Quando nella santa Messa preghiamo con Gesti e per mezzo di Gesù, non preghiamo forse in suo nome? e non siamo quindi sicuri di essere esauditi? Ecco una ragione molto forte per eccitare la nostra confidenza nella preghiera.
2° Chi sono coloro che partecipano ai frutti della Messa.
Partecipano ai frutti della Messa tutti coloro pei quali fu offerto il Sacrificio della Croce, cioè tutti i membri del Corpo mistico di Gesù Cristo, o lo siano di fatto perché incorporati a Lui col Battesimo, o lo siano solo di diritto; vale a dire tutti coloro che vivono sopra questa terra, perché, se non hanno ancora ricevuto il Battesimo, sono però chiamati a riceverlo. Ne vengono esclusi soltanto i dannati perché irrevocabilmente separati dal Salvatore. Lasceremo i fedeli defunti, di cui abbiamo già detto una parola parlando dell’effetto soddisfattorio della Messa, e non ci occuperemo qui che dei viventi.
A) Tutti sono chiamati a partecipare ai frutti del santo Sacrificio della Messa. Nella Chiesa primitiva si inculcava praticamente ai fedeli questa verità col recitare per le varie classi di persone molteplici preghiere a cui gli assistenti si associavano coll’Amen finale; cosa che si fa ancora il Venerdì santo dopo il canto del Passio. Oggi, perché la Messa riesca più corta; queste lunghe orazioni vennero soppresse, ma se ne conservò lo spirito, offrendo esplicitamente l’ostia santa non solo per tutti i Cristiani, ma anche per tutto il mondo: « Ti offriamo, o Signore, il calice salutare, supplicando la tua clemenza che ascenda al cospetto della divina tua Maestà in odore di soavità per la salute nostra e per quella di tutto il mondo! » (Offertorio, offerta del calice. Si vedano le preghiere per l’offerta del pane e quelle che si recitano al Memento dei vivi). – Scende dunque ogni giorno, e a ogni istante del giorno e della notte, una pioggia di grazie sul mondo, perché non vi è momento in cui in qualche parte della terra non venga offerto il Sacrificio santificatore. Non è forse un gran conforto il pensare che riceviamo continuamente vantaggio spirituale da tutte le Messe che si dicono sulla faccia della terra? Ma non fermiamoci a una gioia che potrebbe parere alquanto egoista. Studiamoci di avere un cuor largo come quello di Cristo: abbiamo desideri e ambizioni ampie quanto il mondo, affinché, quando assistiamo alla Messa, o in persona o in ispirito, le nostre preghiere non si fermino a noi e a quelli che sono dei nostri, ma siano veramente cattoliche, cioè universali. Chiediamo, sì, grazie per noi e per i nostri, ma chiediamone pure per tutti gli uomini, perché Dio sia conosciuto e amato da tutta la terra. Non è forse ciò che ci suggerisce Nostro Signore nel Pater: « Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra »?
B) Ma se tutti i viventi ricevono vantaggio dalla Messa, non tutti però lo ricevono nella stessa misura. La regola che governa la dispensa delle grazie è questa: posto che tutte le altre condizioni siano pari, uno riceve in proporzione del concorso prestato alla celebrazione del santo Sacrificio.
a) Chi, dunque, riceve di più è il Sacerdote che dice la Messa, perché è il rappresentante di Gesù, Sommo Sacerdote, e vi presta il concorso più attivo ed efficace. A lui è riserbato il frutto specialissimo, ossia tutto quel complesso di grazie che gli danno modo di trasformarsi in un altro Cristo, di pensare, di parlare, di operare, di vivere, come Nostro Signore stesso se fosse al suo posto. Gli è per questo che il Pontificale gli raccomanda così istantemente di imitare ciò che fa all’altare e di vivere vita talmente santa da poter ripetere con san Paolo: « Vivo, ma non più io, vive in me Gesù Cristo » (Gal. II, 20). Se lo rammenti quando sale al santo altare, e celebri degnamente e religiosamente, accompagnando colla mente e col cuore le parole che pronuncia ed eccitando dentro di sé i sentimenti di Colui di cui è ministro e rappresentante.
b) Il chierico o l’inserviente che serve la Messa riceve più grazie dei semplici assistenti quando procuri di animarsi bene dello spirito del suo ufficio, appunto perché ha parte più attiva nel santo Sacrificio. È cosa molto importante che si inculchi questa verità ai chierichetti scelti per cotesto servizio. Si troveranno allora più facilmente dei volenterosi che, invece di annoiarsi o trastullarsi durante la Messa, penseranno a coglierne copiosi frutti.
c) Vi hanno pure una parte maggiore quelli che offrono insieme col Sacerdote, vale a dire coloro che danno la limosina perché si dica la Messa secondo la loro intenzione, o che colla loro generosità contribuiscono alle spese del culto. È una cosa che si deve ricordare, sempre però con prudenza, al popolo cristiano, perché si mostri generoso così per i defunti come per il mantenimento della casa di Dio.
d) Vengono poi i fedeli che assistono alla Messa, il cui vantaggio è in proporzione della divozione ed attività con cui vi assistono. Lo dice chiaro la Chiesa, che mette sul labbro del Sacerdote queste parole: « Ricordati, o Signore… di tutti i circostanti, dei quali è a te cognita la fede e nota la divozione ». (Canone della Messa; Memento dei vivi.). Si rammentino queste cose ai fedeli, affinché non restino puramente passivi alla Messa, ma, consapevoli della parte attiva che vi hanno, recitino anch’essi con attenzione ed amore le sublimi preghiere suggerite dalla Chiesa.
e) Vi sono poi di quelli che non possono esser presenti di corpo al santo Sacrificio, ma vi assistono col cuore e collo spirito: sarà, per esempio, una madre di famiglia che non può lasciare i figli e le faccende domestiche; sarà un vecchio a cui le forze non permettono più di recarsi in chiesa; sarà un infermo inchiodato su un letto di dolore; saranno tante anime buone che il lavoro assiduo tiene forzatamente lontane dalla chiesa. Ebbene, sappiano tutti costoro che possono partecipar largamente ai frutti della Messa, se vi assistono col cuore, unendosi al Sacerdote che celebra e specialmente a Gesù-Ostia. Questo pensiero sarà per loro di grande consolazione e di grande vantaggio.
f) Da ultimo anche le persone che non pensano a unirsi al santo Sacrificio non rimangono totalmente prive dei suoi frutti: la Chiesa prega anche per loro ed esse ricevono grazie secondo che hanno l’anima aperta ai doni di Dio.
3° In che misura partecipiamo ai frutti della Messa,
In teoria i frutti del santo Sacrificio della Messa sono senza limiti. Tutte le grazie, come spiega bene san Paolo sul principio della Lettera agli Efesini, ci vengono per mezzo di Cristo Redentore, il quale, essendosi immolato per noi sul Calvario, ci meritò tutti gli aiuti di cui abbiamo bisogno per glorificare Dio e per santificarci. Ora la Messa, come fu detto, non è altro in sostanza che il sacrificio del Calvario continuato sui nostri altari in nome della Chiesa dai rappresentanti visibili del Sommo Sacerdote; la Messa quindi per sé ha la stessa efficacia del Sacrificio del Calvario: nel Sacrificio del Calvario Gesù acquista i meriti, nel Sacrificio della Messa li applica. In pratica però quest’applicazione si fa sempre in modo limitato, in una misura che dipende dal Sacerdote che celebra, da colui per cui si celebra, e, in ultima analisi, dalla libera e misericordiosa volontà di Dio.
a) Il Sacerdote principale che offre il santo Sacrificio è lo stesso Nostro Signore, e per questo verso l’offerta è necessariamente efficace, perché il Padre non può non esaudire il Figlio. Anche la Chiesa, essendo la sposa di Cristo, interviene nell’offrire la vittima divina; ora la Chiesa è santa e la sua preghiera, come la sua offerta, è sempre benignamente accolta da Dio. Ma il ministro che celebra in nome della Chiesa e i fedeli che si associano al Sacerdote non sono tutti egualmente degni dei favori divini; si dovrà quindi tener conto, in quella misura che Dio solo conosce, del fervore e della santità del celebrante e degli assistenti. Abbiamo dunque qui un fattore incognito e variabile, che può aumentare o diminuire l’applicazione dei frutti della Messa. È una ragione di più perché Sacerdote e assistenti si uniscano il più perfettamente possibile ai sentimenti di Gesù Cristo e della Chiesa.
b) È chiaro che bisogna tenere anche conto delle disposizioni di coloro per i quali viene offerta la Messa. L’uomo, finché vive sulla terra, rimane libero di accettare o di ricusare, a suo arbitrio, le grazie di Dio. Può aprirvi l’anima più o meno ampiamente e corrispondervi con maggiore o minore generosità. Quindi, benché i frutti della Messa siano per sé infiniti, la loro applicazione a questa o a quell’anima può esser nulla, se quest’anima ricusa assolutamente di aprirsi alla divina operazione; e può essere scarsa se non vi si apre che molto imperfettamente. Cosa da richiamarsi alla mente quando, facendo celebrar Messe per questa o per quella persona, non se ne scorgono che pochi frutti. Non è però da scoraggirsi: il frutto della Messa non è mai interamente perduto; se non giova a questa o a quella persona, in questo o quel dato momento, Dio sa trarne partito per altre anime e specialmente per quelle che hanno fatto generosamente offrire il santo sacrificio.
c) Se l’uomo è libero nell’accettazione dei doni divini, tanto più libero è Dio nella distribuzione di questi suoi doni. Dio, in virtù della sua sapienza e della sua misericordia infinita, tiene certamente contro di tutte le preghiere, specialmente di quelle che si fanno al santo altare; e a tutti coloro che pregano e che si offrono in unione colla Vittima divina concede con santa prodigalità le grazie necessarie alla salute. Dio però non si lega alla legge dell’uguaglianza: a chi dà dieci talenti, a chi ne dà cinque, a chi uno, secondo i disegni della sua sapienza. « O non posso io fare del mio ciò che voglio? » (Matth. XX, 15), dice Gesù nella parabola evangelica; quasi volesse dire: « puoi tu forse farmi rimprovero di dar più all’uno che all’altro quando ognuno riceve quanto e più di quello che gli è dovuto? ». Dio infatti vuole la gerarchia così nell’ordine soprannaturale come nell’ordine naturale, vuole che ci siano anime più sante e anime meno sante, perché in questa varietà nell’unità sta la bellezza dell’universo, e solo per mezzo della gradazione dei doni si palesa nelle creature l’infinita perfezione di Dio. Ciò che ci deve stare a cuore è di far fruttare i doni di Dio, qualunque siano. Il giorno del giudizio ognuno riceverà secondo le sue opere. Mostriamoci intanto sempre grati a Dio anche delle minime grazie che benignamente ci comparte, trafficandole meglio che possiamo. – Aggiungeremo terminando che l’efficacia della Messa è maggiore di qualsiasi altra preghiera. La Messa ha sempre un valore speciale che le viene dall’offerta e dalla preghiera di Cristo e della Chiesa: onde supera sempre e di molto il merito proprio di ogni nostra offerta. La Messa, essendo il sacrificio del Calvario perpetuato, è la fonte più copiosa delle grazie che Dio continuamente versa sulla Chiesa e sulle anime. È lei che merita al Sacerdote le grazie che quotidianamente applica alla santificazione propria e a quella delle anime che gli sono affidate; lei che trae ai piedi del pulpito l’incredulo e il peccatore dove si convertono; lei che fa che il Cristiano trionfi delle più seducenti tentazioni; lei che sostiene il coraggio di coloro che, al focolare domestico e nell’officina, debbono praticare virtù semplici ma eroiche; lei che conduce le anime generose alle cime dell’unione mistica; lei insomma che applica a ognuno di noi i frutti della Redenzione. Non potremo quindi meditare mai abbastanza le parole dell’Imitazione (Imit. IV, 5, 2): « Quando il sacerdote celebra, onora Dio, rallegra gli Angeli, edifica la Chiesa, aiuta i vivi, procura riposo ai defunti e fa se stesso partecipe di tutti i beni ». È il caso di ripetere con san Paolo (Hebr. IV, 16): « Appressiamoci dunque con fiducia al trono della grazia per ottenere misericordia e trovar grazia ad aiuto opportuno ».