LA SITUAZIONE (10)

LA SITUAZIONE (10):

DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI

OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO

Custos, quid nocte?

Sentinella: che è della notte?

Lettera Decima

Caro Amico,

Se nei consigli della Providenza non sarà a noi concesso di salvare il mondo attuale, come non fu dato ai padri nostri di Roma e di Gerusalemme di sottrarre i Giudei ed i Romani al castigo sì giustamente meritato; a che metterà mai la grande insurrezione presente contro Dio? Come finirà questa guerra senza esempio negli annali dei popoli battezzati? Al certo come finirono tutte le grandi lotte del male contro il bene. Dopo che Iddio ha fatto risuonare la sua parola paterna, e tuonò indarno; Egli fa parlare ai suoi fulmini. Se al figlio ostinatamente riottoso fa bisogno della correzione; se i peccati dei primi Cristiani, sì veramente Cristiani, furono, al dire dei Padri, la cagione delle spaventevoli tempeste, notissime già tanto col nome di persecuzioni: come sarà da credere, che l’Europa attuale si rimetterà nel diritto cammino per un sentiero cosperso di rose? L’uomo indurato non grida misericordia, se non si trova alle dure strette dell’avversità. Or dunque a salvare una società ostinata nel male, che rimedio è necessario? È necessario quel che a punto gli uni temono, gli altri sperano, e che tutti presentono; è necessaria la pruova. E che sarà essa mai? Ogni prova chiude in sé doppio mistero; mistero di espiazione, mistero di rinnovazione. Il fuoco del crogiuolo consuma la lega: l’oro solo n’esce puro e lucente. Ora avviene il medesimo del fuoco della tribolazione. E così ebbero sempre fine, mercè d’un’azione diretta e sovrana della giustizia di Dio, le grandi epoche del male, il mondo antidiluviano, il mondo pagano. E similmente mercè d’un’azione diretta e sovrana della misericordia di Dio, ebbero cominciamento le due grandi epoche del bene, il mondo patriarcale, il mondo cristiano. Tale è la prova in sua natura. Ma che sarà, in rispetto a noi, quella che ci si prepara? La fede e la ragione, e le analogie della storia ci porgono la medesima risposta. L’avvenire riservato all’Europa è senza meno una catastrofe proporzionata al male che ne è la causa, di cui essa sarà il castigo. Politica, filosofia, letteratura, arti, educazione, industria, danza, musica, ogni cosa fu invasa dal male sotto il nome di lumi e di civilizzazione. Esso è dappertutto, è inveterato, ha resistito a tutti i rimedii. Sicché portando oggidì sveltamente in faccia del sole una mano sacrilega sopra il Padre del mondo cristiano, esso tocca al suo ultimo confine. La società, in cui, come a dire, incarnossi, facendone l’anima della sua anima, osso delle sue ossa, carne della sua carne, si è da sé sottoscritto il suo decreto di morte: e la catastrofe sarà la sua tomba; scritta ne è la sorte nella storia. Non mai avvenne che una società si ringiovanisse, e molto meno un mondo. Così la catastrofe del diluvio non ringiovanì il mondo antidiluviano, ma lo inghiottì; né l’invasione dei barbari ringiovanì il mondo romano, anzi lo fece scomparire dalla faccia della terra. – Una grande rovina; questo apparisce in sul primo piano del quadro: e per vederlo, non fa bisogno del telescopio: basta l’occhio nudo. Ma dietro da sì grande rovina che altro vedete voi? Oh! mio caro amico, già ben vel dicevo in sul cominciare: l’amicizia vi accieca. Voi per fermo male v’indirizzate a me: che io non sono profeta, né figliuol di profeta: ed a rispondervi sicuramente, e’ bisognerebbe essere tale. L’avvenire è in mano di Dio; ed allorché ci facciamo a scandagliarlo, entriamo di necessità nel dominio delle congetture. Non attendete dunque da me né profezie, né quasi-profezie: sì qualche semplici congetture; ed ecco quel che io posso darvi. E perciocché ve ne tenete contento, io ve ne porgo qualcheduna; attendendo in questa lume più alto e sicuro, possano frattanto le mie parole illuminare un lato di quell’avvenire che domani forse sarà il presente; di quell’avvenire pieno di speranza agli uni, di terrore agli altri, a tutti di mistero! L’un dei due: o l’elemento cattolico, che nell’Europa intera sopravviverà alla catastrofe, basterà solo a comporre nuovo ordine di cose; ed in tal caso, alla prova conseguiterà un’epoca di pace sociale e di trionfo della Chiesa. L’occhio dell’uomo vedrà allora il più consolante dei miracoli: compita che avrà l’opera sua la rivoluzione, spezzato, bruciato, scannato, saccheggiato tutto quello che bisogna, e i suoi figli medesimi, l’un dopo l’altro, secondo l’usato, divorati; quindi il timore diverrà l’inizio della saggezza. Meno colpevoli delle altre le Classi popolari, che, ad onta dei loro disordini e la indifferenza, conservarono i principii della fede, si rivolgeranno verso la Chiesa, scongiurandola di salvarle. E questa sarà come l’aurora di un mondo novello; e si vedrassi che la Providenza non va mai a tentoni. Si saprà che migliaia di chiese sono state riparate, ingrandite o di nuovo edificate da cinquant’anni in qua , non per rimanere deserte, né per venir convertite in luoghi profani. A tutti gli occhi brillerà intanto la ragione perché  tanti corpi religiosi uscirono come per miracolo dal seno di una società profondamente corrotta. Allora l’attività disconosciuta dello zelo cattolico e le sue meravigliose creazioni si spiegheranno da per se stesse; e le lagrime amare della Chiesa saranno asciugate, ed i suoi lunghi dolori compensati da gioie materne di sopra ad ogni maniera di gioie. – E Maria giustificherà tutte le speranze del mondo cattolico. Vittoriosa di bel nuovo, fra tante volte, del serpente infernale, dirà ben ella perché fu riservato al nostro secolo, e non ad altro l’aggiungere alla di Lei corona 1’ultima e la più vaga gemma. In tal modo si compiranno in tutta loro estensione i magnifici oracoli dei profeti dell’antico e nuovo Testamento; oracoli, che a giudizio di molti, non si avverarono sin qui se non in maniera incompleta. Allora Dio solo sarà grande sulla terra. Allora il suo Cristo regnerà dall’Oriente all’Occidente, come Salomone, nella pienezza della pace. Allora non vi sarà che un solo ovile ed un solo pastore: unum ovile et unus pastor. – O per contrario l’elemento cattolico che rimarrà in Europa sarà troppo debole da non poter comporre esso solo una novella società; ed allora, posto che l’Occidente non debba divenire una terra maledetta e solitaria, come la Giudea dopo il passaggio di Nabuccodonosorre, un nuovo sangue sarà infuso nelle vene dei suoi rari abitanti. L’Europa sarà per vedere quel che diceva Napoleone I. Sbucati non si sa donde, e condotti da alcuni capi improvvisati, di cui la Previdenza fa eroi, che la storia poi chiama Attila, Genserico, Tamerlano, e da se stessi si appellano il flagello di Dio, la verga dei re, ed il terrore del mondo, questi figli del deserto verranno, come i loro avi, a curvare la loro testa sotto alla mano del Cattolicismo: e da quest’elemento cristiano verrà una novella Europa. Per quanto strana possa ad alcuni parere cotale soluzione a primo colpo d’occhio, essa nondimeno non moverà il sorriso alle labbra di alcuno spirito serio. – In Oriente, alcuni misteriosi presentimenti ciò appunto annunziano; e in Occidente, la è questa preoccupazione dei più profondi pensatori da più di ottant’anni in qua. La mancanza di spazio non mi dà di citarvene le prove. Nell’una e nell’altra delle sue parti, la disgiuntiva che io ho sinora dichiarata, presuppone che 1’umanità è ben lontana dall’aver compiti i suoi destini sopra la terra. Se si ammette secondo alcuni, che la fine dei tempi si avvicina, ecco quel che ci attende. – Malgrado la prova, l’Europa non si convertirà. La rivoluzione trionfante continuerà ad estendere le sue conquiste ed a consolidare il suo regno. La dissoluzione sociale fatta più profonda che ai tempi del Basso-Impero, compirà di fare del mondo moderno un cadavere vivente. E perché si mantengano in stato di aggregazione gli elementi sociali, pur sempre pronti a disciogliersi, il dispotismo più duro che mai si fosse veduto, graverà sopra il mondo. La guerra dell’uomo contro Dio si allargherà in proporzioni di più in più generali: e questa guerra sarà governata da un nuovo impero anticristiano più terribile di quelli che lo hanno preceduto. Se l’ipotesi, ov’io ragiono, è vera, questo impero è già fuori dalla culla: e consentite, mio caro amico, ch’io vi spieghi il mio pensiero. Sapete che è nei destini della Chiesa l’aver sempre di fronte un grande impero nemico. La ragione è tutta nell’esistenza delle due Città; la Città del bene, e la Città del male, ambedue non periture. Discendendo dal Cenacolo, la Chiesa, o la Città del bene, trovò l’impero romano, contro il quale ebbe a combattere per cinque o sei secoli. Caduto l’impero romano, la lotta non finì. I brani ancor sanguinanti del colosso si giacciono tuttavia sul suolo dell’Occidente, e già all’estremo Oriente si innalza un nuovo impero anticristiano, non meno esteso, non men crudele, e certo più durevole di quello dei Cesari. L’impero di Maometto perseguita la Chiesa; e per fermo la tiene in scacco già quasi mille e dugento anni. Al di d’oggi si ritrova nelle convulsioni dell’agonia. Se noi entriamo nel periodo delle ultime lotte, la Chiesa, secondo quel che è stato predetto divinamente, deve attendersi, e noi con essa, nuovi e più terribili combattimenti. Eccettuata forse qualche tregua di breve durata, e più apparente che reale, la guerra si continuerà su tutti i punti del pianeta; poiché la Chiesa non cesserà mai di essere Cattolica. Questa guerra poi diverrà ognora più accanita, sino all’apparizione di colui, che personificandola, sarà la più alta espressione del male, l’anticristo per eccellenza. E il suo regno sarà l’epoca di quelle lotte formidabili che metteranno in pericolo la salute medesima dei predestinati. Ma come tutte le grandi epoche del male, finirà anch’esso mediante un’azione diretta e sovrana di Dio. Colui, al quale è stato dato ogni potere nel cielo e sulla terra, verrà in soccorso della verità; e dopo aver ucciso l’uomo del peccato col soffio della sua bocca, Egli porterà seco la Chiesa sua sposa nel soggiorno dell’eterna pace. E in tal guisa finirà il mondo. Checché sia di codeste vicende, ciò solo rimane incontrastabile. – In mezzo alle perplessità del presente, ed alle incertezze dell’avvenire, ben gravi doveri incombono ai cattolici. Ed io ve ne parlerò nella mia prossima lettera.

Tutto vostro, etc.

LA SITUAZIONE (11)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.