IL MESSIA GIUDAICO (3)

Roger Gougenot des Mousseaux

– IL GIUDEO, Il giudaismo e la giudaizzazione
dei popoli cristiani –

2e édition
Paris: F. Wattelier, 1886

CAPITOLO DODICI. (3)

SECONDA DIVISIONE. –

IL MESSIA GIUDAICO, SEGUITO, REALTA’ E CONGETTURE.

L’attesa di un Messia, il futuro sovrano dei popoli, è l’attesa del « nucleo indistruttibile della nazione ». Alcune opinioni dissenzienti tra i riformatori, ma un evento li avrebbe riuniti ai credenti. – Se qualche seduttore pretendesse di essere il Messia, i  Giudei si schiererebbero con lui o con gli Stati che li hanno resi cittadini? – C’è una relazione evidente tra il Messia che il giudeo attende e l’uomo che il Cristiano chiama Anticristo. – Tutto si sta preparando per la grande unità cosmopolita di cui quest’uomo deve essere l’espressione – Quando l’opera di scristianizzazione del mondo sarà completata, il mondo non potrà accettare come suo padrone un fascinatore di razza giudaica? – Esempi di dominatori respinti, e poi accettati all’unanimità. – Esempi di uomini saliti improvvisamente dal nulla all’apice in tempi di disordini. – Dal treno a vapore con cui vanno le idee e le cose, come stupirsi che dal seno di Giuda sorga uno che realizzi le idee di sovranità cosmopolita di cui i Giudei sono gli apostoli? – Non ci sarà qualche Mosè a capo di qualche formidabile esodo? – I Giudei non possono almeno diventare le forze secondarie e ausiliarie di qualche conquistatore? – Esempi delle risorse che Israele sa accumulare su un unico punto; possibilità, strutture. – Uno sguardo al futuro dall’alto della storia.

L’attesa del Messia è dunque, ancora oggi l’attesa di Israele! E nonostante la singolare e prodigiosa battuta d’arresto, nonostante il crollo delle credenze talmudiche da questa parte dell’Occidente dopo venti secoli di incrollabile resistenza, una fede viva in questo immenso personaggio rimane il perno, il punto essenziale ed indistruttibile. Ma questo Messia sarà un semplice mortale? Sarà un uomo o un Dio-uomo? Tale è la questione controversa tra i credenti, perché ognuno oggi si fa un Messia e lo veste a suo piacimento. Infine, umanamente parlando, l’avvento di questo futuro dominatore dei popoli è un fatto accettabile che il mondo poss vedere senza vedersi in preda ad un accesso di risate? La grande maggioranza, il vero nucleo della razza giudaica, continua, come abbiamo detto, a vedere in lui l’uomo su cui si concentrano i desideri e le aspettative dei secoli. Quanto alla minoranza meno credente, per la quale un’era gloriosa o messianica avrebbe un significato di “Messia”, il minimo evento basterebbe a confortare la loro fede debole o zoppicante e a ricostruirla sul modello della legge dei loro padri. Se, per esempio, la fama di un uomo straordinario risuonasse nel mondo, i credenti ortodossi, abbagliati o sedotti, griderebbero: Ecco l’uomo d’Israele, colui che Israele stava aspettando; ecco il Messia! Ebbene, a questo grido religioso e tutto nazionale, quasi tutta la minoranza si riunirebbe al grande numero, e quest’uomo diventerebbe per essa il Messia. Israele potrebbe sbagliarsi, cosa che – come la storia testimonia – ha fatto venti volte nel corso dei secoli, ma questo non gli impedirebbe di essere pronto ad ingannarsi di nuovo. Di fronte a questa certezza, la domanda che possiamo ora porre è la seguente: ogni giudeo, presso qualsiasi popolo che gli offre il diritto di cittadinanza, è o non membro di due nazioni allo stesso tempo, in qualsiasi popolo che gli dia diritto di cittadinanza? Infatti nessun uomo può servire a due padroni. È questi un membro della nazione giudaica, in primo luogo per sangue e soprattutto per culto, con il quale questa nazionalità si confonde; ed è pure un membro della nazione francese se, a causa della nostra legislazione, afferma di essere francese? E in questo caso, è più francese che giudeo o più giudeo che francese? Cosa sarebbe, cosa farebbe, per esempio, se qualche agitatore, se qualche conquistatore, innalzando lo stendardo del Messia e la sua fronte coronata dall’aureola che nel giorno glorioso della vittoria si getterebbe su di essa, si proponesse come il desiderato di Israele? E quello che si chiede al giudeo francese, lo chiediamo a qualsiasi altro! Infine, se egli è un seduttore al quale le profezie della Chiesa hanno dato il nome di Anticristo; se i Cristiani credono che questo avventuriero inizierà il corso delle sue seduzioni dai Giudei, perché si dice che Israele deve mostrare venire da lui il suo Messia, non è peccare contro il senso comune non ritenere insensato il giudeo che si illude del suo futuro predominio sul Cristiano? – Cerchiamo solo le cose nelle parole, e poi, sia che ci mettiamo dal punto di vista puramente umano, sia che ci mettiamo con entrambi i piedi sul terreno delle profezie, che fanno parte dei tesori della scienza della Chiesa, vedremo le relazioni più intime che legano l’uno all’altro, o piuttosto che portano a fondere in uno, la credenza del giudeo nel suo Messia e quella del Cristiano nell’uomo che col suo linguaggio chiama Anticristo. Infatti, se le Sacre Scritture non sono agli occhi del Cristiano una sciocchezza assurda e superata; se appena rimane in lui questa credenza indispensabile alla civilizzazione delle società umane: che la Chiesa cioè non possa né mentire né ingannarsi; se pensiamo che l’Anticristo, non più che il Messia, non sia una favola, un mito, un simbolo; ricordiamoci che il suo regno, terribile e fecondo di rivoluzioni inaudite, di prodigi di ogni genere, è una realtà futura, il che equivale a dire che è un fatto necessariamente in via di formazione, in procinto di arrivare a noi per le vie che gli eventi costruiscono giorno per giorno. Ma guardiamoci, al tempo stesso, dal dimenticare che questo personaggio è un dominatore così simile a quello che i Giudei stanno aspettando, (… unificazione dei popoli, etc, realizzazione parziale del socialismo …) che sarà difficile, praticamente impossibile – per questi ciechi – non essere ingannati da lui; perché egli porta in sé la riunione, la sintesi perfetta di tutte le aspirazioni anticattoliche che diciotto secoli di Giudaismo attribuiscono al futuro liberatore di Giuda. Ricordiamoci, inoltre, che potrebbe non esserci un intervallo di tempo molto lungo tra l’apparizione di questo personaggio e l’epoca in cui la nostra vita si sta svolgendo. E già, se accettiamo di considerare il futuro, tutto sembra prepararsi per il suo insediamento, o meglio per il suo passaggio. – E davanti ai nostri occhi, da un capo all’altro della terra, il mondo politico, il mondo economico e commerciale, guidati o trascinati dalle società del mondo occulto, di cui i Giudei sono i prìncipi, hanno cominciato a suscitare da tutte le parti con instancabile ardore la grande unità cosmopolita (« La nostra politica sarà essenzialmente universale, cosmopolita, ecc. » (Sic.) Archivi israeliti, nº 1, p. 8, gennaio 1869). Così si chiama, nel linguaggio dell’epoca, il sistema dal quale emergerebbe l’abolizione di tutte le frontiere, di tutte le patrie, o, se si vuole, la sostituzione della patria particolare di ogni popolo con una grande ed universale patria che sarebbe quella di tutti gli uomini. Ora, questa unità, che richiede un capo, non prepara forse, mentre si forma, l’avvento prodigioso di un dominatore unico e supremo nel quale i Giudei potrebbero vedere il Messia e allo stesso tempo, i Cristiani riconoscervi l’Anticristo? – Quando il Cristianesimo, gradualmente e metodicamente espulso dal governo e dall’educazione dei popoli, e da allora in poi rifiutato dalla crescente licenziosità dei costumi, dagli appetiti di una feroce ambizione e di una sfrenata avidità, vedendosi ovunque proscritto, vituperato e vilipeso, non sarà più che un oggetto di disprezzo e di odio in mezzo alle masse che esso aveva civilizzato (« Quando il Figlio dell’uomo verrà, pensate che troverà la fede sulla terra? » – San Luca, cap. XVIII, v. 8.) Pensiamo che questo dominatore di popoli, che questo conquistatore di menti deformate e di cuori corrotti, che questo supremo fascinatore il cui desiderio sarà il desiderio della razza umana, non possa appartenere alla razza giudaica? L’ostacolo potrebbe allora essere un residuo di quei sentimenti cristiani che sono diventati un pregiudizio odioso per gli uomini attuali, e di cui il nostro secolo si sta già preoccupando e gloriando di dissipare le vestigia? Se, in molte delle circostanze che l’imprevisto fece sorgere con l’onnipotenza delle rivoluzioni moderne e la vivacità di un’ultima istanza, abbiamo visto con i nostri occhi un uomo abbandonato, come deve essere dapprima l’Anticristo, se non respinto dal popolo al quale si è offerto come salvatore sequestrato dalla forza pubblica, condannato senza che un’anima si muovesse, imprigionato, graziato, ricatturato dopo un nuovo tentativo e condannato, poi dimenticato di nuovo, divenire improvvisamente, perché l’umore politico era cambiato, l’uomo del momento, agitare, rovesciare gli spiriti in suo favore, piegare sotto milioni di suffragi gli indifferenti e i nemici della vigilia, come si può negare, indipendentemente dal linguaggio profetico delle Scritture della Chiesa, che in circostanze preparate da molto tempo, egli sarà il padrone delle volontà, della vita e delle forze di un popolo? che, in circostanze lungamente preparate dai rivoluzionari del mondo, un uomo solo, uno di quei corifei delle rivoluzioni che affascinano e portano via le moltitudini, possa, in un istante, trovarsi sulle labbra, nelle volontà e alla testa del popolo, desideroso di volgere le meravigliose capacità della sua persona alla meta finale delle loro aspirazioni?  Quando i giorni malvagi del secolo scorso scomparvero, per lasciare il posto al secolo che occupiamo ora, non abbiamo forse visto uomini che erano usciti dalla profonda oscurità alzare orgogliosamente la testa sotto le piume del tocco direttoriale, drappeggiarsi nelle pieghe della toga consolare, e a cui mancava solo l’audacia e il genio per salire al pinnacolo, per prendere e appropriarsi, tra gli applausi della folla, le insegne del potere supremo? Non abbiamo forse visto, mentre il torrente delle idee e delle passioni rivoluzionarie ruggiva, un uomo di prodigi, un soldato, emergere dalle profondità della Corsica (la Corsica non sarebbe stata allora dichiarata francese, che chiede, in tempi di tumulto, all’uomo la cui mano afferra vigorosamente il timone, il suo certificato di nascita?) sotto il cui sguardo il mondo taceva, sotto la cui mano popoli e re si umiliavano? Non l’abbiamo forse visto portato sui baluardi dal popolo più generoso della terra? Non abbiamo visto i suoi luogotenenti coprire, senza stupire il mondo, o tentare di coprire le sue spalle con il manto dei re? Non abbiamo visto il figlio di un locandiere, il seminarista, l’intrepido, il leggendario Murat, seguito da vicino dal suo compagno Bernadotte, un povero figlio di Guascogna, fare ognuno sede di un trono della sella del loro cavallo? (Questo è ciò che dice il primo ministro della Gran Bretagna, egli stesso giudeo di origine. Il maresciallo Soult pensava di essere in procinto di salire sul trono del Portogallo, dal quale forse sognava di fare la scalata del trono iberico). Il maresciallo Soult non si vide forse nel momento di dare alla sua valorosa spada la forma di uno scettro?  E chi si sarebbe sorpreso se lo stesso desiderio avesse attraversato il cuore del giudeo   Masséna? Questo figlio prediletto della vittoria: era forse impari al suo fratello d’armi e di razza in ciò che non fosse stato altro che ambizione? – Ebbene, che le circostanze tornino a essere quelle di allora; che la fortuna politica abbia nuovi e più irresistibili sorrisi di nuovi volti; che sorga un sofista di grande abilità, uno di quei corifei delle rivoluzioni il cui fiato fanatizza i popoli, uno di quei retori e capitani valorosi per i quali il soldato si appassiona, e che, forse all’insaputa del pubblico, così come Soult e Masséna, si scoprisse essere uno della progenie fuorviata della razza giudaica; emerga uno di quegli abili e gloriosi sconosciuti i cui fratelli di sangue saprebbero tanto bene come conciliare quanto come sostenere, e soprattutto in un momento in cui le leggi della civiltà rivoluzionaria hanno fatto di ogni cittadino e di conseguenza di ogni giudeo un soldato; che quest’uomo aggiunga l’audacia ai servigi e chi di noi, dopo gli spettacoli di cui il nostro secolo ha saziato i nostri occhi, non immaginerà che non possa cadere tutto ad un tratto un diadema imperiale, e abbattersi sulla fronte di questo nuovo arrivato? Chi ci dirà a quale altezza quest’uomo ambizioso non possa salire, calpestando le macerie dei troni infranti dalle rivoluzioni e dalle battaglie? E chi penserà che questo nuovo imperatore di una repubblica universale ed egualitaria, ampliando la terribile via seguita un tempo dagli imperatori della repubblica romana, non possa inaugurare una nuova era cesariana! Chi si stupirebbe, in una parola, di vederlo dettare le sue leggi al mondo, le cui redini finanziarie sono maneggiate e non cesseranno di esserlo dalle mani di Israele, in procinto di diventare da un capo all’altro della terra quello che è in Germania, cioè il distributore ed il regolatore delle sole idee che il pubblico liberale e letterato favorisce ed acclama! Gli uomini eminenti del Giudaismo non sono forse già degli uomini adulati, ricercati, corteggiati?  E non sono già i consigli elettorali d’Inghilterra o di Francia, con il suffragio d’élite, cioè il suffragio ristretto, e con il suffragio confuso delle masse, cioè il cosiddetto universale, esitanti nell’elevarli sul pinnacolo? E non sono già i loro banchieri, i loro finanzieri, la maggior parte dei quali sono veri uomini di stato, i banchieri e talvolta i ministri dei principi, i finanzieri dei regni, i capi ed i dominatori di tutte le imprese industriali, di tutte le grandi e colossali società d’Europa, gli arbitri, in una parola della pace e della guerra, con cui gli eletti alla vittoria, le più alte teste coronate o le repubbliche più orgogliose devono contare, e molto più di quanto il volgo supponga?

(Il Petit Figaro ci dice il 12 aprile 1869, che secondo il Réveil, un giornale socialista, è vero che: « Gli eredi di M. de Rothschild conoscono finalmente la cifra esatta della fortuna del famoso finanziere; la somma totale è di un miliardo e settecento milioni. » – « Con i suoi fratelli egli prestava a tutto il mondo, e comandava, borsa alla mano, a tutti i sovrani. » Le Monde”, 18 novembre 1868. La fortuna di questa famiglia può aumentare a dismisura con operazioni, matrimoni, ed essere associata ad altre fortune giudaiche!… Vedi la nota al cap. X, div. 2, su M. de Rothschild). – – In verità, in mezzo a questi innumerevoli parvenus della nazione giudaica; in mezzo a questi uomini di cui l’Europa fa i suoi consiglieri e giudici, i suoi legislatori e capi dell’esercito, perché non dovrebbe un giorno, nel momento di una crisi suprema, incontrare un uomo che i popoli, unendosi, renderebbero depositario del potere universale? E che questo potere si chiami presidenza o regalità, protettorato, cesarismo o impero, la parola muterebbe nei fatti la cosa?

[L’emancipazione del giudeo ha prodotto gli effetti che ci si aspettava; « essa ha permesso a questo popolo di entrare in ogni carriera. Esso avuto ministri notevoli, finanzieri eminenti, grandi oratori, distinti militari, abili ingegneri, profondi giureconsulti, grandi artisti; in una parola, hanno tutto ciò che è necessario per formare un ambiente indipendente e per governarsi. » – Aggiungiamo: e per governare altri oltre che se stesso … -. Amédée Nicolas, Conjectures sur les âges de l’Eglise, p. 372; Paris, 1858]. – Perché dunque stupirsi, se i nostri occhi sono rivolti verso i punti dell’avvenire che minacciano tutta l’Europa di sconvolgimenti radicali, che dal sangue di Giacobbe appaia improvvisamente in una luce inattesa il dominatore che realizzerebbe le dottrine cosmopolite di cui Israele è l’apostolo, e di cui il liberalismo non è che l’eco? Dove dunque, in verità – poiché le nazioni docili alla sua voce tendono a unirsi, a fondersi in un solo popolo – dove possiamo trovare un uomo più adatto del giudeo alla nuova posizione, più intimo con l’universalità degli interessi e delle cose di cui è quasi ovunque l’artefice, più cosmopolita, e ripetiamo questo termine, poiché Israele è il solo uomo che può essere, grazie al privilegio della sua costituzione fisica, e che è da tempo immemorabile, per il fatto stesso della dispersione, cittadino dell’intero pianeta? (Vedi capitolo sulle influenze). Quale uomo, da qualunque punto di vista ci si ponga, avrebbe più giuste e legittime possibilità del giudeo di essere accettato in mezzo a popolazioni che sono mosse, turbate, confuse, pressate, spinte da guerre o sconvolgimenti le une contro le altre; popolazioni che, addestrate a maledire Cristo e la legge civilizzatrice della devozione, non sanno che già a malapena apprezzare altri beni che i beni se non quelli della terra, ed i cui appetiti furiosi si rivolgono, come verso una meta finale, dal lato delle ricchezze, per la cui moltiplicazione il genio del giudeo sembra essere stato creato apposta. In questo dato momento, come non ammettere che la razza giudaica tiri fuori dal suo seno qualche Giuseppe dotato dei doni necessari all’organizzazione e al governo di qualche colossale Egitto? … un qualche Mosè suscitato per organizzare, per dirigere verso la terra dei patriarchi? (Vedi tutti i suoi tentativi, tutti i suoi preparativi per assicurare il suo ritorno. Leggete tutti i suoi diari: – per esempio, Archives israélites, Univers israélite, ecc. ecc.) … qualche esodo formidabile, per distruggere l’orgoglio di qualche faraone? Come, almeno, non pensare che al di sopra di questi figli di Giacobbe, si possa incontrare, se li releghiamo ad un ruolo secondario, un grande politico, un uomo ambizioso, un genio abbastanza forte, grazie al supporto delle mobili e prodigiose risorse d’Israele, per governare le folle chiamate a recitare sotto i suoi ordini l’ultimo atto delle rivoluzioni ed impadronirsi del ruolo supremo? Ma, se non può  rassegnarsi ad essere solo il secondo di quel quel genio ambizioso la cui stella farebbe brillare ai suoi occhi il trionfo che la sua segreta ed terribile ambizione sogna, dove incontrerebbe allora Giuda quella leva di Archimede capace di sollevare il mondo? Dove mai sortirebbe la popolazione giudaica necessaria per questo esodo trionfale, per questa conquista del potere universale, per l’esercizio di questo prodigioso dominio che i popoli conquistati o sedotti devono subire e accettare? Non possiamo dirlo, e tuttavia risponderemmo senza il minimo imbarazzo: sarà ovunque; ed inoltre, se sarà necessario, sarà in un luogo determinato, un qualsiasi luogo! Sarà ovunque, perché è lì che abita il giudeo, questo popolo il cui flusso mobile e cosmopolita si diffonde, come per una pendenza naturale, in tutte le pieghe di questo pianeta. Oppure sarà in un certo luogo, se le attività delle sette rivoluzionarie e di certi agglomerati giudaici vi hanno preparato, in Europa o altrove, la sorpresa di questi eventi. E il loro arrivo può essere rapido, perché già ai nostri giorni, cioè nei primi giorni dell’era del progresso materiale, uno sbuffo di vapore è sufficiente, per terra o per mare, per trasportare moltitudini immense. Già, grazie all’apparente capriccio del caso, o grazie ai calcoli del genio, un intero popolo di Giudei si trova, come se fosse l’esecuzione di un piano a lungo desiderato, agglomerato in uno Stato che porta un nome ritornato moderno, il nome della Romania, il paese che Israele e i suoi avversari hanno chiamato con labbro unico la nuova Palestina. Ora, non dimentichiamolo: L’angolo di terra che il Danubio bagna, vicino ad annegare nel Mar Nero, e sul quale il nostro sguardo era appena fissato, ospita e condensa una forza che in pochi brevi anni è passata da venticinque a quasi cinquecentomila anime, una cifra che ci sembrerebbe enorme se i nostri occhi non la vedessero crescere e prestarsi ad uno sviluppo tanto rapido quanto mostruoso; se, inoltre, a poche ore da questa potente e crescente popolazione, la Russia, la Polonia, l’Ungheria e l’Austria la nutrono con sciami di questi figli di Giacobbe, la cui fecondità è confermata da un improvviso ed inspiegabile risveglio. (la sola Germania ne ha 1.250.000, l’Europa 3.238.000, ecc. – Geografia e statistica medica, ut supra, vol. II, pp. 132-135; 1857. –  Il nuovo Fremdemblatt ci dice, nell’aprile 1869, che l’Ungheria, ai confini della Romania, conta 500,000 Giudei). – Riassumiamo, quindi, e chiediamoci: Questa nazione universale, aiutata da tutto ciò che il nostro mondo contiene e produce di scontenti e di miscredenti; aiutata da tutto ciò che si chiama e si crede filosofo; aiutata da tutti gli uomini di ingenua filantropia; da tutti i sognatori privi di un credo definito, o la cui ignoranza non prende per guida che un cattolicesimo sentimentale; aiutata dall’associazione latente della massoneria universale, di cui i principali direttori del giudaismo sono l’anima e la vita; aiutata dall’associazione patente dell’Alliance Israélite Universelle, che raccoglie e salda al suo corpo gli elementi disintegrati di tutti i culti; non è questa nazione, noi diciamo, sulla via di diventare la prima forza del mondo? Padrona della stampa e dell’educazione; padrona dell’oro e dell’industria nella maggior parte dei regni; padrona del vapore che dà le ali ad intere nazioni formate in corpi d’armata (Prussia a Sadowa; primo tentativo, che sarà ben superato.), e li vomita su un punto dello spazio,  con meno sforzo che qualche anno fa una diligenza impiegava nel trasportare qualche famiglia borghese da una città all’altra vicina; in una parola, reclutando tutte le forze vive dei popoli, questa nazione potrebbe lasciar cadere come dal cielo, senza alcun  serio problema, un bel giorno, uno sciame di popolazione su un dato punto dell’Europa: Sulla Palestina, se questo è il suo scopo; su quella terra desolata, immersa in un lutto ineffabile da quando è rimasta vedova di Israele, e che vedremmo così prontamente restaurata, riprendere i suoi sorrisi e la sua gioia se, ancora una volta, si aprirà al popolo opulento e industrioso che un tempo fecondava il suo seno? Il giorno in cui piacesse a Israele approfittare di una delle grandi crisi che la politica rivoluzionaria sta preparando per il mondo, per effettuare questo rimpatrio, con quanta facilità le legioni ed i milioni di Giudei si lascerebbero trasbordare verso la Terra Santa! E lasciamo che il lettore, che è stato messo sulla strada per convincersi con il proprio ragionamento, ci permetta di fare un’ipotesi in cui includeremo come elementi solo i fatti resi possibili dallo stato attuale e dal corso delle menti e delle cose. Noi non supponiamo, per esempio, una di quelle crisi in cui conviene, per un ministro come il defunto M. de Cavour, cominciare in sordina, e riunire alla sua politica gli avventurieri malsani degli Stati vicini, per gettarli su questi e quelli territori limitrofi, oggetto della sua cupidigia; non ipotizziamo nemmeno una di quelle crisi maggiori per cui si tratta, per un ministro come M. de Bismark, di distruggere una sola ed unica potenza, sollevando contro di essa i suoi vicini ed i suoi stessi sudditi; queste due supposizioni, infatti, sarebbero troppo meschine; ma ammettiamo una di quelle terribili, immense crisi, uno di quei tormentoni europei la cui la fermentazione che comincia in tutti i popoli, fa presagire che coinvolga il mondo intero, e che, improvvisamente scatenata, precipita e schiaccia i regni gli uni contro gli altri. (Una mescolanza, per esempio, delle questioni dell’Oriente e dell’Europa, su cui l’America e parte dell’Asia interferiscono, trascinate dalla Russia e dall’Inghilterra, ecc, ecc.). La nostra ipotesi è ben stabilita, ben compresa … ci siamo! Tutto è in agitazione e si solleva; un terribile rumore di rovine risuona, perché vengono portati i primi colpi. Ma per un momento la mischia cessa; ci fermiamo, ci raccogliamo, la stanchezza e la vertigine danno una parvenza di calma: una calma sinistra durante la quale i cuori si preparano a riprendere il gioco finché non emerga un vincitore, finché non si compia la frantumazione finale di mezzo continente…. Un grido esce in quel momento e si ripete di bocca in bocca: i Giudei! I Giudei stanno entrando nella mischia! Ecco, ecco, i Giudei si muovono e appaiono, emergendo improvvisamente dal seno delle nazioni straniere, e prendendo forma come corpo di una nazione. Un favore crescente li accoglie, perché sappiamo che i Giudei, in mezzo a quelle folle i cui colpi sono sospesi, contano su nomerosi amici interessati e calorosi. Contano su quelli che le società segrete si sono arruolati in tutte le tenebre e nei conciliaboli dei due mondi; e noi sappiamo, da un secolo, quale fu nelle grandi guerre la terribile azione di queste società (si legga il protestante Eckert, l’Abbé Gyr, ecc.); essi contano su tutto ciò che maledice con essi Cristo, tutto ciò che sogna con essi lo sconvolgimento delle istituzioni e delle società cristiane; infine, essi contano, volenti o nolenti, su tutto ciò che soffre del male della cupidigia e dell’invidia; tutto ciò che si nutre di sogni malsani e di utopie demagogiche; tutto ciò che fermenta nel mondo delle idee false e dei sentimenti viziosi! – Loro? i Giudei, arrivare? è un sogno! Dove allora? – Un sogno? Vedremo. Guardate, il telegrafo, infatti, ha dato i suoi ordini ed il vapore sbuffa. Alcuni, là, favoriti dalle popolazioni o dai partiti, arrivano col passo delle valanghe, dopo essersi condensati in certe regioni della terra, dove, come nelle vicinanze delle rive del Danubio, le speranze con cui il futuro li lusinga si sono accumulati a centinaia di migliaia. Dal nord e dall’est, dall’ovest e dal sud, nei campi di battaglia della guerra e della politica, ecco arrivare, ecco cadere truppe rigonfie, e come la locusta del deserto, i Giudei di ogni lingua, gli arbitri improvvisati del mondo! … Questi nuovi arrivati, queste persone inaspettate, sono gli alleati dei russi, degli inglesi o di qualsiasi altro? Non lo sappiamo…. Ma volgi i tuoi occhi al mare, e in quelle navi cullate dalle onde, non vedete di nuovo nuove reclute? Su queste potenti navi? – Sì. – Su queste immense flotte? – Sì. I primi stanno salpando dai porti d’America; sono carichi di ausiliari e stipendiati. I porti di questo e quello stato in Europa hanno lasciato scappare gli altri. Equipaggiate dai Giudei, queste città galleggianti avanzano cariche dei loro emigranti raccolti su questa e quella costa, e come il gregge ramassato dei garibaldini dell’epoca, felici di militare al soldo d’Israele e di troncare un attacco della loro febbre cosmopolita abbandonandosi a qualche crociata disperata contro la Croce, con cui qualche popolo si segna ancora! – [La storia delle conquiste del tartaro Alessandro, di Tamerlano, assomiglia ad un racconto orientale. Ricordando ciò che il mondo ha visto, pensiamo a ciò che può vedere oggi che gli eventi non marciano più, ma saltano e coprono la terra come torrenti. Una campagna di quindici giorni ha appena trasformato l’Europa centrale; e, in un colpo solo, l’impero austriaco si è frantumato come un vetro, grazie ad indecisioni e viltà, grazie ai tradimenti orchestrati dalle società occulte di tutta l’Europa, e nonostante la forza, nonostante l’eroico coraggio dei suoi eserciti. Da quel sinistro e meraviglioso giorno, ed era ieri, quali nuovi, quali spaventosi progressi sono stati fatti nell’arte di distruggere e domare gli uomini! Abbiamo evitato di basarci sulle antiche profezie della Chiesa, che esamineremo in un altro lavoro, ed i cui testi annunciano in termini positivi i grandiosi eventi che ci sembrano in via di realizzazione. A maggior ragione lasciamo da parte le profezie di ogni origine che, soprattutto ai nostri giorni, tormentano il mondo. Il nostro unico scopo, sotto l’impero tirannico e atroce della politica dei fatti compiuti, che risale alla rovina del diritto cristiano; in altre parole, il nostro unico scopo, sotto il regno mobile dell’imprevisto, che oggi desola i popoli strappati al terreno fisso e solido della fede cristiana, è quello di far apparire, ad occhi sani e limpidi, un angolo del quadro vivente in cui si scontrano e cercano di muoversi gli eventi che qualsiasi osservatore può giudicare possibili. La maggior parte di essi sono contenuti in tre volumi del 1861, 1862 e 1863, che abbiamo riportato dal Piemonte: I futuri destini, – Commenti alle predizioni, ecc. – e Il Vaticinatore, Torino, Martinengo. – Una collezione francese, l’oracolo di M. H. Dujardin, aveva preceduto queste opere; Parigi, 1840, Camus] – Gli occhi degli uomini si volgono verso il grandioso teatro degli eventi; e alcuni tremano di indignazione impotente, mentre altri battono le mani. Poi, pacificamente o meno, le successive spedizioni di Israele si uniscono agli eserciti dei popoli che si uniscono per dare al mondo il suo padrone, e le sue flotte cadono sulla costa semiabbandonata della Palestina, dove, viaggio dopo viaggio, gettano i loro sciami trionfanti. Dimenticando che in tempi di disordini e vertigini rivoluzionarie le concezioni più strane si rivelano talvolta le più fattibili, si sorride all’ipotesi. Si sorride, si alzano le spalle; un modo facile e banale di decidere questioni difficili! Eppure, per sorridere, bisogna aver perso la memoria dei fatti a cui si è appena assistito; non bisogna voler ricordare che solo ieri una delle nazioni più potenti del mondo, la prima potenza marittima della terra, tremava davanti a un fantasma certamente meno formidabile di quello del Giudaismo; un fantasma che, sorgendo davanti all’Inghilterra, minacciava ogni giorno di prendere forma e privava del sonno i suoi statisti ed i suoi marinai. Sì, era ieri; e come dimenticare che, da un capo all’altro delle sue coste, l’Impero Britannico, aspettandosi e temendo valanghe di navi ostili, rivolgeva i suoi occhiali al mare, dove il vento che soffiava dalla parte dell’Unione si accontentava questa volta di portare minacce! Queste bande avventurose e improvvisate, conosciute come Feniani, non furono in un attimo il terrore dell’Inghilterra? Non fu forse che in un batter d’occhio, assurdo come era stato dichiarato il giorno prima, l’Inghilterra tremò davanti a loro? Se, lasciando da parte le sacre profezie, che darebbero al Cristiano una vittoria troppo facile, ci limitiamo a seguire con i nostri occhi il corso attuale degli eventi, il progresso delle dottrine, delle influenze e delle forze giudaiche non ci si mostra, scendendo su di noi dalle altezze del futuro, un nuovo tipo di feniani che, o dalla Romania, o da questo o quel punto del pianeta, il Giudaismo avrà tratto dal suo sangue? E, prima o poi, cosa si può dire a queste parole, a questo grido: Eccoli, lanciati dal vapore nei loro carri da guerra, o su navi armate con i loro milioni, coperte dai loro soldati, e accanto ai quali si dovranno senza dubbio contare le flotte e gli eserciti di qualche coalizione di potenze. Un grande spettacolo che, in questa forma o in un’altra, non importa quale, si compirà un giorno, con immensa sorpresa di coloro che la natura delle loro menti e la forza dei loro studi preparano così fortemente a non vedere nulla. – I Giudei, i Giudei! sarà gridato quasi improvvisamente da tutte le parti, in una delle grandiose crisi in cui i popoli gettati insieme, scagliati gli uni contro gli altri, si mescolano come corpi schiacciati. E i Giudei avanzano! Non hanno appena messo a capo uno dei loro? O almeno non hanno appena acclamato, senza chiedergli qual è il suo sangue, un conquistatore, un uomo dotato del genio dell’inganno politico, un sinistro fascinatore attorno al quale si affollano moltitudini fanatiche? Tutti insieme prendono a chiamarlo il Messia; ascoltiamo, ascoltiamo! Tutti insieme lo chiamano freneticamente il salvatore, la gloria, la pace e la gioia del mondo. Trasportato dalla corrente di questa forza militante, appare lo strano trionfatore, e queste grida lo precedono: Gloria e felicità alla terra liberata! Eccolo finalmente, il vero Messia; colui che maledice e scaccia ignominiosamente il Cristo, austero ed oscuro nemico dell’uomo; colui che schiaccia l’infame, colui che ne purifica il mondo. Egli è l’apostolo ed il principe della fratellanza universale; la sua santa missione è quella di unire gli uomini, di unificare i popoli e di colmarli dei beni della terra. La sua legge suprema è il godimento di tutti i beni ed i piaceri, che è stata ignorata ed oltraggiata fino ad oggi da tutti gli ingannatori e ipocondriaci che, sotto il segno detestabile della croce e sotto il bastone dei Vescovi, docili al governo della tiara, hanno tiranneggiato la terra! Per un momento stupito, il mondo si arresta, esita; poi, da tutte le parti, i popoli, in armi e semidistrutti, gridano: A noi, a noi il Messia dei Giudei; che viva e che regni! Abbiamo la pace e la gioia di cui egli riempie gli uomini, e che tutte le nazioni della terra siano una sola nazione sotto il suo scettro. Egli è il re dei re. Felici ed orgogliosi di essere suoi luogotenenti, che i nostri governanti di tutte le date siano umiliati sotto la forza del suo braccio. Che sia il nostro monarca, il nostro padre; no, che sia il nostro Dio! Popoli, inginocchiamoci e crediamo alla sua parola: che l’umanità, l’unico vero Dio della terra, adori in questo rappresentante il più mirabile e divino di tutti gli uomini! Ma a cosa serve questo quadro di fantasia, in cui, evitando ogni intervento soprannaturale, ed ogni impossibilità politica, si noterà la cura che abbiamo avuto nel riunire certi tratti che le tradizioni dei popoli attribuiscono ai giorni tormentati dell’Anticristo? A cosa servono questi elementi che la nostra penna sembra dare come per anticipazione la forma definitiva della storia? Perché se è inequivocabile per l’osservatore che vuole porsi al di fuori di ogni profezia che qualcosa di nuovo, incredibilmente immenso, si sta preparando, sta fermentando nel mondo, e viene persino annunciato a favore della nazione giudea da precursori, non è affatto men certo, quando si tratta di rivoluzioni il cui ardore a lungo represso minaccia di rovesciare il mondo, che l’evento atteso sotto un aspetto, ama presentarsene sotto un altro, ed entra in scena solo attraverso una delle porte i cui battenti sembravano rifiutare di aprirsi. A cosa serve questo quadro, ripetiamo, se non a notare che, nel mondo rivoluzionario appena nato, gli eventi indicati, lungi dall’avere il minimo carattere di impossibilità, sono possibili da tutti i punti di vista, e sono possibili in mille modi! (Attenti come eravamo a prendere in considerazione, in termini di elementi storici solo realtà palpabili, non ci siamo preoccupati che dei Giudei, ed abbiam o omesso, nella costruzione della nostra ipotesi l’intervento delle dieci tribù d’Israele nella costruzione della nostra ipotesi. Alcuni uomini seri e dotti sostengono, e noi non lo ignoriamo affatto, che il nucleo di queste dieci tribù, relegato in una delle oasi interne dell’Africa, forma lì il nucleo della dell’Africa, forma un popolo a parte, pronto a venire, un bel giorno, e con un nuovo esodo, a gettare un peso inaspettato nella bilancia degli eventi …..) – Ed è in vista delle possibilità di questo futuro che, pur mantenendo per i Giudei i sentimenti di sincera fraternità che l’uomo civilizzato deve ad ogni altro uomo, noi provochiamo chiunque si degni di iniziarsi alle cose e alla persone di questo mondo, a formarsi l’idea di un ruolo immenso e improvviso che potrebbe svolgere in questo mondo il più tenace e scaltro, il più anticristiano e il più cosmopolita dei popoli, quello che, presente in ogni paese, non cessa di essere cittadino di una nazione straniera; colui che con un  tratto do telegrafo può, in un istante, agglomerare su uno stesso punto flotte ammassate; in una parola, colui che tiene nelle sue mani il prezzo di tutte le cose, e, se la storia moderna non ci inganna, colui che tiene più o meno il prezzo di tutti gli uomini, il segno di ogni potere e di ogni godimento, il talismano universale, il re dei metalli e degli imperi decristianizzati: l’oro.

IL MESSIA GIUDAICO (1)

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.