LA SITUAZIONE (6):
DOLORI, PERICOLI, DOVERI E CONSOLAZIONI DEI CATTOLICI DEI TEMPI PRESENTI
OPERA DI MONSIGNORE G. G. GAUME PROTONOTARIO APOSTOLICO
Custos, quid nocte?
Sentinella: che è della notte?
ROMA tipografia Tiberina – 1861
PERICOLI
Lettera Sesta.
Caro Amico.
Nel dipingere il quadro della situazione presente, io ho toccato dei dolori dei Cattolici. E di fatto dopo il Calvario, ne conoscete voi di più legittimi e pungenti? Mirate all’Oriente: che cosa vi è dato di vedere? La Cocincina, cinquecentomila Cattolici, inseguiti da tre anni come bestie feroci, e fatti preda a tutti gli orrori della fame, delle prigioni, e delle torture. In Siria, vera carneficina di Cristiani; tale massacro, che per numero di vittime, raffinamento di crudeltà, durata ed estensione di sterminio, si distingue da tutti gli altri. Volgete i vostri sguardi all’Occidente: che spettacolo! – Il regno del demonio che si allarga con rapidità inaudita; un mondo che si dice cristiano, levatosi contro Dio e contro, il suo Cristo, in tutti i tuoni ed in tutte le lingueprorompe in insulti e bestemmie, pigliando a giuoco egualmente la loro autorità, le loro promesse, le loro minacce. Tutta una famiglia di popoli battezzati che calunnia la migliore delle madri, cui senza modo oltraggia; anzi la spoglia, la caccia in bando dal suo ultimo asilo, guerreggiandola con più accanimento che non faccia ai Turchi sterminatori dei loro fratelli. – I principii più sacri del diritto pubblico calpestati con un cinismo fin qui senza esempio; la libertà umana, prezzo di un sangue divino, tradita, crocifissa; la proprietà, la famiglia scosse dalle loro fondamenta; l’ipocrisia di Giuda, la viltà di Pilato, la fellonia sotto tutti i nomi; e il furto, e’ il brigantaggio; e’ l rovesciamento di tutte cose divine ed umane elevati in diritti, ed anche in doveri: in fine, e soprattutto l’ingratitudine, e l’insensibilità dei colpevoli: ecco un de’ lati del quadro. Vedete da un altro lato quel Vecchio assai meno venerabile dai suoi capelli bianchi, che dalla sua dignità suprema e dalla sua angelica dolcezza, abbeverato di umiliazioni; quel Re il più legittimo di tutti i Re, che è passato facendo il bene, accusato di essere un malfattore; quel santo Pontefice, che non ha cessato di amare, di pregare, e di benedire, riserbato alla prigionia o alla morte: quel Rappresentante della libertà del mondo, condannato come un tiranno; quel Padre che piange, e domanda, ma invano, a coloro che si appellano suoi figli, se non qualche consolazione eguale ai suoi dolori, almeno in conto di elemosina qualche soccorso efficace nella sua estrema angoscia. Nessuna voce potente risponde alla sua; egli è costretto a dire: Ho nutrito ed esaltato dei figli, ed essi mi hanno dispregiato! Filios enutrivi et exaltavi; ipsi autem tpreverunt me! In tal guisa, Calvario sempre all’oriente ed all’occidente, e sempre la Chiesa nostra madre coronatavi di spine e crocifissa: in Oriente dagli infedeli, in Occidente dai suoi proprii figli. Al certo nulla manca alla scena del Golgota. Ed ecco, mio caro amico, il soggetto delle nostre lagrime, e delle lagrime di tutti i Cattolici. Dopo i dolori vengono i pericoli. Allorché il supremo attentato contro a Roma sarà consumato, gli spogliatori ed i loro adepti diranno: Egli è già un fatto compiuto; e si affetteranno di non più pensarvi. Ma noi, Cattolici, noi diremo: Gli è un fatto appena cominciato. Onde staremo in guardia; che l’ora dei perigli sarà arrivata, instabunt tempora periculosa. Che dico? amico, ormai ci siamo. E permettetemi ch’io v’indichi in questa lettera un pericolo terribilissimo, a cui un numero troppo grande di persone non ha saputo sottrarsi; il pericolo del sofisma. – satana è mentitore per natura, mendax; è padre della menzogna: pater mendacii. La prima rivoluzione fu fatta mediante una menzogna: eritis sicut dii. Figlie di questa, tutte le altre rivoluzioni vengono fatte con lo istesso procedimento. Più esse sono gravi; e viemaggiormente mentiscono; Ora oggigiorno le menzogne, le ipocrisie, isofismi, tessuti con un’arte infernale, vanno attorno fra noi più numerosi che gli atomi nell’aria; talché volumi interi non basterebbero a contenerli; onde mi limito a segnalarcene due o tre, intorno ai quali si aggruppano infiniti altri. Abbiamo veduto, che da quattro secoli in qua, una delle più discrete, ma più costanti sollecitudini dei governi cesarei fu di spogliare le Chiese particolari; soccorrendo la legge Civile, fatta dai medesimi spogliatori, che venne a consacrare il furto. Imperocché essa ha tenuto, e voluto, si tenessero per legittimi proprietari i possessori dei beni usurpati. Con un’audacia inaudita, si è domandato alla Chiesa madre ratificasse lo spogliamento delle sue figlie. Minacce di scisma, ostacoli di ogni genere all’esercizio della sua autorità spirituale, nulla è stato omesso per istrapparnele il consenso. La Chiesa Romana, per timore di mali maggiori, si è rassegnata a ben dolorose concessioni, contentandosi di esigere dai Governi una conveniente indennizzazione per le Chiese spogliate dei loro possedimenti. Questa è la base di tutti i moderni Concordati. – Or che cosa fa oggidì la rivoluzione? Rivolge contro la madre gli argomenti adoperati con successo contro le figlie. Da più tempo il fuoco della ribellione è fomentato negli Stati Romani; denaro, calunnie, derisioni sacrileghe, agenti segreti ed agenti accreditati, violenze aperte, ogni mezzo è stato messo in opera, per rendere impossibile il governo temporale del Santo Padre. Quando il suolo fu tutto minato, sì che una sola scintilla bastava allo scoppio finale, si è venuto a dire alPapa: « La vostra postura, Padre Santo, non può più sostenersi. Nel vostro vantaggio, e per causa di tranquillità pubblica, riconoscete il fatto compiuto. Imitate Pio VI vostro venerabile predecessore; consentite a smettere una parte dei vostri dominii; e in sì fare, voi non vi spoglierete, che gì’ imbarazzi. Che in conto d’indennizzazione, le nazioni cattoliche vostre figlie devote, vi forniranno magnifica dotazione ».
« Non potete, SS. Padre, trovare cattivo per la Chiesa di Roma, quello che trovaste buono per le altre Chiese. Voi avete loro detto: un fatto violento vi ha tolti i vostri beni; e Noi ne siamo profondamente afflitti; ma contro la forza non è resistenza da opporre. Per lo bene delle anime, noi rinunziamo ai vostri diritti: onde voi accettate in cambio il trattamento stipulato. Né poi la Religione perirà, per essere voi meno ricche. » – Ridotto alla sua più semplice formula, questo discorso melato è un’argomentazione, men perdonate l’espressione, degna di un assassino di strada: « Io vi ho rubato jeri; dunque io ho il diritto di rubarvi oggidì. Ieri voi vi siete lasciato spogliare, e non ve ne è venuto tanto male; a resisterti oggi, oltre che tornerebbe pericoloso, sarebbe un mancare alla logica, e mentire ai vostri atti precedenti ». Se l’insolenza è odiosa, il sofisma per altra parte è palpabile. – Le concessioni dolorose che la Santa Sede ha creduto di poter fare in detrimento delle Chiese particolari, non può in verun conto farle per se medesima. Primieramente, un giuramento solenne prestato da ciascun Sommo Pontefice vi si oppone: in secondo luogo, con forza non minore vi resiste l ‘interesse della Chiesa universale. Tanta verità vi salterà certo agli occhi. – Che le Chiese di Francia o di Spagna, per esempio, siano per le loro temporalità sotto la dipendenza dei Governi; che questa dipendenza metta ostacoli più o meno alla loro libertà di parola o di azione; questa è grande sciagura, non ha dubbio; nondimeno è sciagura locale. Chequeste Chiese non avendo l’incarico di insegnare a tutte le Nazioni; né la verità cattolica, né il governo generale della Chiesa soffriranno essenzialmente a cagione della loro servitù. Ma ove si tratti della Chiesa di Roma, la questione è tutt’altra. A che diverrà l’insegnamento universale della verità, ed il governo del mondo cattolico, se la metropoli della verità, la maestra di tutte le Chiese cessa di essere appieno indipendente? Come il suo augusto Capo adempirà la missione divina di confermare i suoi fratelli nella fede, dappertutto, e sempre, se non è al tutto libero della sua parola e dei suoi atti? E supponendo pure che egli potesse dare tale insegnamento, che diventerebbe l’autorità di esso? Nelle parole del Papa spogliato di sua indipendenza territoriale, ospite, vassallo, o pensionato di chi che si fosse Sovrano, gli uomini saranno sempre inchinati a temere dell’influenza del padrone. La malignità stessa si studierà di cercarla, lo spirito d’insubordinazione, il mal volere, o la gelosia nazionale sapranno trovarla. E sì l’obbedienza cessa di esser cieca e filiale: essa comincia a dubbiare, sin che per tal modo la fede va a perdersi. E colla fede perisce la libertà umana. Questa libertà, che consiste in resistere fino al sangue, anziché piegare sotto il giogo dell’errore e della iniquità; questa libertà a cui il mondo deve tutte le sue glorie, sta e si posa essenzialmente sopra la fede immobile alla verità ed alla giustizia. Fate di rendere sospetto l’organo autentico dell’una e dell’altra, e l’uomo, anziché ubbidire sino al sangue, non ubbidisce affatto. Imperocché il governo della parola perde tutta la sua autorità; sostituitovi il governo della spada. Il Papa adunque in difendere la sua indipendenza, non è Ancona, né Bologna, né Roma, né qualsivoglia altro pezzo di terra che difende; ma tutela la più gloriosa prerogativa dell’uomo, quella di cui giustamente e’ si mostra più geloso, e di cui va più superbo, cioè la libertà; la libertà di tutti, la libertà del mondo. E vedremo fra breve come Pio IX nella sua eroica lotta, difende tutt’altro, che cosa di mondo. – Passiamo ad un secondo sofisma. « La Chiesa, si dice, sussistette anche senza indipendenza territoriale, né però il governo della parola fu meno potente. L’indipendenza territoriale non è dunque necessaria alla Chiesa ».
Ciò è un voler prendere il fatto pél diritto; o meglio un voler confondere i tempi e le circostanze a fine di intralciare la questione, e per diletto di fare un sofisma di più.. Ecco qual è la verità: nello stabilire la Chiesa, il Figlio di Dio le diede tutto quello che era necessario per conseguire il suo fine. Fine della Chiesa è la santificazione delle anime mediante il libero esercizio della sua autorità spirituale. Or l’indipendenza materiale della Chiesa Romana è necessaria all’esercizio dell’autorità spirituale del S. Padre, organo e Capo supremo della Chiesa. – Così appunto hanno dichiarato ben tante volte nei secoli passati i Vicari di Gesù Cristo; e nei tempi moderni Pio VI particolarmente, e Pio IX. Come l’avete e bene spesso inteso, il semplice buon senso lo dichiara così altamente, che è inutile di insistervi. L’indipendenza materiale della S. Sede è dunque di dritto divino. Senza dubbio, la Chiesa Romana non ne ha goduto sin dalla sua origine. Ma che? sivorrebbe forse che ella avesse posseduto l’indipendenza territoriale nel centro medesimo di un impero, il cui capo era Nerone? Ma perché, non poteva in quelle circostanze mettersi in effetto, non però il diritto era né meno reale, né meno necessario. Onde quando più tardi la Chiesa lo rivendicò ed esercitò, certo non inventò un diritto nuovo, ma semplicemente proclamò il diritto inerente alla sua costituzione. – Si aggiunge « che nei primi secoli, allorché la Chiesa Romana non godeva di alcuna indipendenza territoriale, il governo della parola non fu mai più potente». Bene mel so; ed i sanguinosi annali dei martiri ne sono la prova. Chi dunque imprimeva alla parola del Pontefice Romano la sua autorità onnipotente? In mancanza dell’indipendenza materiale, pegno visibile della libertà del suo insegnamento, Pietro offriva la sua indipendenza morale; egli dava la sua vita. In mezzo dell’anfiteatro, sotto la scure del carnefice, o sotto il dente delle tigri, a vista di un popolo immenso venuto da tutte parti del mondo, il Vescovo della gran Roma, il Padre dei Cristiani lasciandosi coraggiosamente immolare, dava sicurtà alla verità del suo insegnamento. Da Nerone sino a Diocleziano in simile guisa i Papi segnavano le loro bolle.» Come non credere a tali testimoni che si lasciano scannare, esclama Pascal? « Si credeva dunque: e la fede si posava sul martire. – Questo stato di cose doveva forse, poteva forse durar sempre? Era cotesta un’esistenza regolare? Certo che no. Precisamente perché la Chiesa è militante, ed aveva gloriosamente combattuto, essa doveva crescere di conquiste. Col procacciarle l’indipendenza materiale, queste stesse conquiste, affine di rendere autorevole la di lei parola e comandare la fede, dovevano francarla dal martirio. Ecco, mio caro amico, la ragione profonda di questa indipendenza, che si cerca oggidì di rapire alla Chiesa. satana sa bene quello che fa. Come questa questione ha rapporto sì al presente, e sì all’avvenire, io aggiungo poche altre parole. I fatti d’accordo col ragionamento mostrano ad un tempo l’esistenza e la necessità del diritto sacro alla indipendenza. In effetto relativamente alla sua indipendenza territoriale, la vita della Chiesa si vuol considerare in quattro periodi. Il primo dal suo cominciamento sino a Costantino. A quest’epoca, nessuna indipendenza territoriale; ed è l’era delle persecuzioni e dei martiri; l’impero di satana sul mondo; il regno della Chiesa, potenza puramente spirituale, ristretto a semplici individualità. – Il secondo da Costantino a Carlomagno. A quest’epoca, indipendenza territoriale incompleta e mal definita; ed è, come è stato osservato prima di noi (Muzzarelli: Ricchezze del Clero), l’era delle tribolazioni e delle vessazioni incessanti della S. Sede; l’era delle eresie, che pullulavano come la zizania nel campo, senza difesa sufficiente del padre di famiglia; l’era delle lotte della Chiesa contro satana, che le disputa ancora palmo a palmo il terreno. – Il terzo da Carlomagno sino al rinascimento del paganesimo. A quest’epoca, indipendenza territoriale completa ed autentica: ed è il regno sociale della Chiesa sostituito a quello di satana; la sovranità visibile di Gesù Cristo dappertutto riconosciuta; disfatta di tutte le eresie, di cui nessuna giunge a tale di potenza, da prender radice nel suolo dell’Occidente. – Il quarto, dal rinascimento del paganesimo fino a noi. A muovere da quest’epoca, l’indipendenza territoriale della Chiesa è attaccata di nuovo, e, come l’abbiamo visto, molto tempo prima di Lutero. Quind’innanzi questa indipendenza diviene a più a più manca. Bentosto ricomincia l’era delle tribolazioni, degli scismi, e delle eresie. – Il regno sociale della Chiesa si indebolisce sensibilmente a veduta d’occhio, intanto che quello del male s’aggrandisce in proporzioni eguali. In fine, al dì d’oggi si tenta riportare la Chiesa al suo stato di dipendenza completa, e di potere puramente spirituale, regnante, come ai giorni delle catacombe, sopra semplici individui. Cesare ed il Papa sono l’un al cospetto dell’altro! Dio non voglia che domani ricominci l’era delle persecuzioni e dei martiri! Per tal guisa voi ben vedete a che stiamo, mio caro amico; la storia intera mostra l’autorità spirituale della Chiesa aumentare o diminuire nelle stesse proporzioni che si aumenta o diminuisce la sua indipendenza materiale. I fatti che ho finora indicati, nella loro alta significazione ricevono forza da altro fatto non meno costante. Ed è che si pretende l’indipendenza territoriale non essere necessaria alla Chiesa; le ricchezze del Clero essere piuttosto un male che un bene; la povertà convenire assai meglio alla sposa di un Dio povero, e conferirle, oggidì soprattutto, autorità morale più universale e più rispettata. – Ma se la cosa è tale, donde deriva che tutti i principi, tutti i popoli, in tutte le età in cui si è maggiormente amata la Chiesa, l’hanno circondata di rispetto tanto filiale, e si son dati premura di accrescere la sua indipendenza materiale, facendole omaggio di ricche proprietà, e qualche volta di città e di provincie? Il loro amore fu ben cieco! Per poco che fosse stato chiaroveggente, ei se ne sarebbero astenuti; meglio chiaroveggente, avrebbero ridotto la Chiesa alla dipendenza, ed alla mendicità. Al contrario, i principi eretici e scismatici, e i governi empii e rivoluzionarli, che hanno spogliato la Chiesa, e le impediscono di acquistare, essi sì che hanno soli compreso i veri interessi della religione! ……
A questo modo Costantino, Carlomagno, ed i loro imitatori furono stolti e cattivissimi cristiani ; Errico VIII, ed i suoi somigliami furono uomini di buon senso e cristiani veramente evangelici. Garibaldi, e Vittorio Emmanuele, che oggidì non lasciano più al Papa ove riposare il capo, sono i due primi cattolici del mondo! E vi sono delle buone teste che si lasciano prendere ad un simile sofisma, che lo difendono, che lo propagano, che lo fanno accettare! Ora ne rimane un altro: ma di esso riserbo ad altra mia lettera appresso.
Tutto vostro ecc.