LO SCUDO DELLA FEDE (139)

P. F. GHERUBINO DA SERRAVEZZA

Cappuccino Missionario Apostolico

IL PROTESTANTISMO GIUDICATO E CONDANNATO DALLA BIBBIA E DAI PROTESTANTI (6)

FIRENZE DALLA TIPOGRAFIA CALASANZIANA 1861

DISCUSSIONE VI.

L’ infallibilità del Papa, e de’ Generali Concili..

36. Prot. Se dunque il Papa di Roma si contentasse di esser riconosciuto qual vero successor di S. Pietro nella suprema dignità e potestà di ordine e di giurisdizione sopra tutta la Chiesa, nulla vi sarebbe più che ridire. Ma egli oltre a questo, pretende di avere il dono dell’infallibilità in tutte le sue decisioni, ex Cathedra, come sogliono i Papisti appellarle; cosicché i fedeli debbono riguardarle come tante infallibili verità! Oh; questo è troppo! Tal detestabile errore in verun modo deve tollerarsi nella Chiesa di Dio. Non è egli vero?

Bibbia. Sempre che il Papa succede a S. Pietro nella Supremazia su tutta la Chiesa, nella dignità di Sommo Pastore, succede anche, per conseguenza, in tutte quelle prerogative che come tale ebbe S. Pietro. Ora è fuor di dubbio che unitamente alle altre prerogative del Primato ebbe da Gesù Cristo S. Pietro il gran dono dell’infallibilità nel suo magistero. Ascoltane di nuovo le divine parole. « E Gesù rispondendo disse a lui…. Ed io dico a te che tu sei Pietro (pietra), e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, e le porte dell’ inferno non prevarranno contro di lei. » (Matth. XVI, 18 e segg.). Ora poi essendo certo che l’inferno non può. prevalere contro la Chiesa che per via dell’errore, è certo parimente che questa divina promessa « le porle dell’inferno, etc. » equivale ad una manifesta dichiarazione dell’infallibilità di S. Pietro. Imperocché, essendo stata tutta la Chiesa affidata al supremo governo e direzione di lui, è manifesto che, se egli nel suo magistero fosse stato soggetto ad errare, e quindi ad insegnare l’errore, a sanzionarlo colle sue decisioni, alle quali, per di più, è obbligato ciascuno assolutamente ad obbedire, ben presto l’inferno prevalso avrebbe contro la Chiesa. Né sono men decisive le parole che seguono: « Tutto ciò a che avrai legato sopra la terra, sarà legato anche ne’ cieli: e tutto ciò che avrai sciolto sopra la terra, sarà sciolto anche ne’ cieli. » Imperocché con tal promessa Gesù Cristo solennemente si obbliga di ratificare in cielo quanto avesse Pietro ordinato, deciso, etc. sopra la terra. Dunque, se non vuoi dire che siasi Gesù Cristo impegnato di ratificare anche l’errore; ti è forza convenire aver Egli concesso a S. Pietro l’infallibilità. Qui non si dà via di mezzo.

37. Parimente Gesù disse a S. Pietro: Pasci i miei agnelli: Pasci le mie pecore (Giov. XXI, 15-17) cioè i fedeli tutti, senza eccezione, Laici e Pastori; i quali spiritualmente non si pascono che colla scienza e colla dottrina, siccome è scritto: « Darò a voi pastori secondo il cuor mio, e vi pasceranno colla scienza e colla dottrina? » (Gerem. III, 13.). Posto ciò, è cosa evidente che Gesù Cristo concesse a S. Pietro l’.infallibilità, perché in caso diverso ne sarebbe avvenuto: 1° Che Egli avrebbe assegnato alla sua Chiesa una guida erronea, collo obbligo a tutti di seguirla; cosa impossibile, e che non può immaginarsi senza empietà. 2.° Che neppure avrebbe potuto sussistere lo stesso Primato di S. Pietro; poiché consistendo questo principalmente nella potestà, e potestà inappellabile, di farsi obbedire in materia d’insegnamento, di dottrina, di fede; è chiaro che nessuno sarebbe stato tenuto a obbedirgli, se nelle sue ordinazioni e decisioni fosse stato soggetto all’errore; e quindi in ambedue questi casi la Chiesa stessa non avrebbe potuto, almeno per lungo tempo, sussistere, perché, mancando di un punto sicuro di appoggio, l’inferno prevalso avrebbe contro di essa. Onde nelle attuali disposizioni della Provvidenza Divina, non può negarsi l’infallibilità di S. Pietro senza negarsi nel tempo stesso il suo Primato, e tanto essa è necessaria quanto è necessaria la esistenza della Chiesa, la salute del genere umano, l’onore stesso di Gesù Cristo.

38. Finalmente Gesù disse a Pietro: « Simone, Simone, ecco che satana va in cerca di voi per vagliarvi come si vaglia il grano: ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno: e tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli. » (Luc. XXII, 57). Ora dal testo è chiaro che le insidie di satana erano dirette contro tutti gli Apostoli, che il pericolo era a tutti comune. Perché dunque questa singolarissima preghiera per la fede del solo Pietro? Il perché ti è dichiarato in quelle ultime parole: « E tu una volta ravveduto conferma i tuoi fratelli. » Dalle quali è manifesto che tal preghiera non ebbe per oggetto quella fede che riguardava Pietro come persona privata, ma come Sommo Pastore, quella che a tutti i fedeli servir doveva di norma, ossia l’infallibilità di S. Pietro in materia di fede, di dottrina, che è la fede necessaria al Capo Supremo visibile di tutta la Chiesa, e la sola che può esser atta a confermare i fratelli.

39. Prot. Mi persuaderebbero le vostre ragioni, se smentite non fossero dagli eventi; imperocché: 1.° S. Pietro dopo questa preghiera negò Gesù Cristo. « Ma egli lo negò, dicendo : etc. » (Luc. XXII, 57). 2.° S. Paolo riprese S. Pietro: « perché era riprensibile? » (Gal. II, 11. )Ecco dunque svanita col fatto l’infallibilità di S. Pietro.

Bibbia. Rispondo al I.° che la caduta di Pietro non avvenne per mancanza di fede, ma per timore, per puro effetto di umana fragilità, come è chiaro dal testo: poiché appena caduto, «uscì fuori e pianse amaramente. » (Luc. XXII, 62) Che se anche caduto fosse per mancanza di fede, ciò nulla varrebbe pel caso nostro; essendo certissimo che la sua missione di Capo della Chiesa, e quindi la necessaria sua infallibilità, non cominciava che dopo l’ascensione al cielo del Redentore. Quanto al 2.° è noto dal contesto che fu ripreso da S. Paolo non per cose riguardanti la fede, né la dottrina, o la disciplina universale, ma perché privatamente usava verso i Giudei de’ rispetti umani non convenienti; né allora operava come Capo della Chiesa, ma come privata persona: nei quali casi nessuno ti dirà che il Sommo Pastore sia infallibile.

40. Prot. Concedo che S. Pietro fosse infallibile, ma non ne segue da ciò che sia infallibile il Papa, quantunque suo successore; imperocché anche agli altri Apostoli fu concessa l’infallibilità, eppure è certo che non passa ne’ Vescovi lor successori.

Bibbia. Non vi è parità di ragione: perché l’infallibilità concessa agli altri Apostoli era una prerogativa straordinaria, e quindi puramente personale: la quale perciò finiva con essi, né ad altri passar doveva. Ma l’infallibilità concessa a S. Pietro come a Capo della Chiesa e pel governo di essa è una prerogativa ordinaria, di officio, essenzialmente annessa al Primato; onde passa insieme con lo stesso Primato ai suoi successori. Infatti, osserva che, unitisi gli Apostoli in Concilio per decider la controversia delle osservanze legali, S. Pietro disse loro: « Uomini fratelli, voi sapete come fin da principio Dio fra noi elesse che per bocca mia udissero le genti la parola del Vangelo e credessero » (Act. XV, 7) S. Paolo poi dice: « Io sono stato costituito predicatore, e Apostolo dottor delle Genti. » (I Tim. II, 7) E Gesù aveva detto a tutti gli Apostoli: « Come il Padre mandò me; anch’io mando voi. » (Giov. XX, 21) Come dunque può intendersi che Dio abbia eletto che non dalla bocca di Paolo, o degli altri Apostoli (mentre essi pure erano infallibili, ed a ciò erano eletti), ma dalla bocca di Pietro debbano le genti udire la parola del Vangelo e credere, se non che in tutti i dubbi e controversie in materia di fede e di dottrina la Chiesa tutta ricorrer deve in ogni tempo alla Sede di Pietro per udirne le infallibili decisioni, gli oracoli di verità? Trovane un’altra ragione, se puoi.

41. Prot. Questo è troppo! Imperocché Gesù disse pure agli Apostoli: « Ecco che io sono con voi per tutti i giorni sino alla consumazione de’ secoli. »(Matt. XVIII, 20)  — « Dove sono due o tre congregati nel nome mio, quivi son’io in mezzo di essi. » (ivi, XVIII. 20).  Di più, gli Apostoli stessi, terminato il Concilio da voi citato, cosi scrissero ai fedeli: E paruto allo Spirito Santo ed a noi, etc. » – V. 28. – Dunque non è vero che per le decisioni in materia di fede, di dottrina sempre ricorrere si debba alla Sede di Pietro, agli oracoli del Papa: anzi ciò si appartiene al corpo dei Pastori e dei fedeli insieme riuniti, siccome sta scritto: « la Chiesa (non il Papa) è colonna e sostegno della verità. » (I. Tim. III, 15)

Bibbia. È innegabile che anche al corpo dei principali Pastori riuniti in Concilio rappresentante tutta la Chiesa (non già al corpo dei fedeli in generale. Perché non a questi, ma ai soli Apostoli eran dirette quelle divine parole) è promessa l’infallibilità: ma vi è apposta la condizione che siano congregati in nome o per autorità di Gesù Cristo: Nel nome mio. Ora è fuor di dubbio che verun concilio può esser congregato in nome o per autorità di Gesù Cristo, se non da colui nelle mani del quale Gesù Cristo ha depositato la divina sua autorità su tutta la Chiesae al quale disse: « Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore. » È vero che gli Apostoli dissero: « È paruto allo Spirito Santo ed a noi: » ma è vero ancora che in quel Concilio presedevail solo Pietro, che egli e non altri pronunziò la dogmatica decisione, dicendo: « Perché tantate voi Dio per imporre sul collo dei discepoli un giogo, che né i Padri nostri, né noi abbiamo potuto portare? Ma per la grazia di Gesù Cristo CREDIAMO esser salvati nello stesso modo che essi. » (Act. XV, 10-11.) Onde in questo senso soltantotal decisione fu decisione di tutto il Concilio, in quanto che fu da Pietro tutti per divino impulso convennero nello stesso punto di verità; e però dissero: « È paruto allo Spirito ed a noi. » Quello che più monta si è che S. Pietro pronunciò quella solenne decisione non solo senza aspettare il parere degli altri, ma interrompendoli improvvisamente nel fervor della disputa. « Mentre ferveva la disputa, alzatosi Pietro, disse, etc. » Da tutte queste cose insieme considerate risulta chiaramente, 1° che il Capo Supremo della Chiesa può decidere anche senza il Concilio, ma non viceversa: 2.° che non vi è Concilio legittimo atto a rappresentare la Chiesa per decidere, se non è congregato dal Santo Padre, o almeno di suo consenso: 3.° esser necessario che sia da lui presieduto immediatamente, o mediatamente: 4° che a lui solo appartiene pronunziare definitivamente, o almeno ratificare le decisioni, onde abbiano forza di obbligare; tanto più che a lui solo fu detto : « Io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno: … e tu conferma i tuoi fratelli. » Onde ben vedi che alla fin fine tutti ricorrer debbono alla Sede di Pietro. Siccome poi tanto il Capo Sapremo, o Papa, quanto il Concilio unito al Capo Sapremo rappresentano veramente tutta la Chiesa, perciò la loro infallibilità e decisioni si dicono e sono decisioni e infallibilità della Chiesa, e quindi all’uno, ed all’altro si riferisce quella divina sentenza: « La Chiesa è colonna e sostegno della verità. » La qual sentenza è pure una prova di più della continuazione della infallibilità di Pietro nei Successori suoi; senza della quale non potrebbe tal sentenza verificarsi.

42. Prot. « Io ho mancato di rispetto al Papa. Io me ne pento. Degnatevi riferire al Santo Padre, che io non domando che di ascoltare la voce della Chiesa. » (Lutero, in Disput. Lipsica, Opp. T. 4, p. 213.) « Io non pretendo di dubitare né del Primato e dall’autorità della Santa Sede, né di cos’alcuna che sia contraria alla potestà del Papa. » (il medes. Appellat. In Conc. Dominic. 28 Novemb. 1518, Opp. T. 1) « Gesù Cristo disse: Tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa, ec. Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecore. Tutto il mondo confessa che in questi passi è asserita l’autorità del Papa, che la fede di tutto il mondo dee conformarsi a quella che professa la Chiesa Romana. Io rendo grazie a Gesù Cristo di questo, che ha conservato sulla terra con grande miracolo questa unica Chiesa, che sola può mostrare che vera è la nostra fede; di sorte che Ella mai in alcun decreto si è allontanata dalla vera fede » (Lutero, Opp. T. 1, p. 178-188). « La Chiesa vien dichiarata: il grande e speciale sostegno della verità. – e i suoi vari ministri si dicono mezzi ad aggiustare ogni differenza ed incertezza di dottrina, e sicurare l’unità della fede: e si fa a lei una diretta promessa, che la parola di verità a lei affidata non mai si perderà, e ciò in conseguenza della sempre presente assistenza dello Spirito Santo. Come i settarii protestanti intendano questi passi io noi so: come, per esempio, è inteso in alcun modo il primo citato da quelli che negano una Chiesa visibile. Dall’altro canto se sola una Chiesa visibile può esser sostegno e mantenimento della verità, e se perciò si parla quivi di Chiesa visibile, si vede bene quanto alto debba esser l’officio, quanto augusto e magnifico il privilegio a lei qui assegnato. Forse che S. Paolo non parla in queste parole di qualche cosa esistente al tempo suo?… Sicuramente, dunque, lo Spirito dell’Onnipossente Dio si è impegnato a lei pel mantenimento della fede da generazione in generazione sino alla fine del mondo. » (il celebre Newman quando era protestante, nell’Opera Romanism and Protestantism.). « A meno che non si volesse rinunziare di esser conseguenteseco medesimo, certa cosa ella è esservi un solo sovrintelligibile, o come altri dicono, soprannaturalismo, cioè il Romano-Cattolico.Questo dilungandosi dalle usanze de’ protestanti,… si giova della Scrittura e della Tradizione, e si attiene a quella esposizione che ne dà la Chiesa. Per la qual cosa non può andare errato, essendo tutto preveduto e provveduto. Se qualche dubbiezza in alcun membro della Chiesa pur rimanesse, vi ha un fonte di luce, al cui raggio sottoponendosi, comparisce vera e chiarissima la decisione di lei. » (Krug, Parere filosofico in materia di Cattolicesimo). – « È dannoso e terribile credere qualche cosa contro la fede della Chiesa…. Il Salvatore disse in S. Matteo – XVIII. 20. – Io sono con voi sino alla consumazione de’ secoli. – E S. Paolo – I. a Tim. III. 15. – La Chiesa-è la colonna ed il sostegno della verità. – Per conseguenza, se Dio non può mentire, la Chiesa non può errare. » (Lutero, Lettera ad Alberto di Prussia) « Il consenso di tutti i fedeli mi ritiene nella riverenza all’autorità del Papa. » (Il medes. In Disput. X. Lipsica, Opp. T, 1, p. 251) « Il Papa ha il diritto di convocare il Concilio. » (Melantone, Lib. 4, Epist. 196). « La religione qual’ella fu, ed è al presente, si conserva tutta bella e maestosa pel sublime ministero de’ Papi. » (Giov. Moller, Op. T. III, p. 156, ediz. di Stuttgart). « Roma non è mai venuta a’ patti coll’errore, per farsene un amico tirandolo dalla sua parte. Lungi da ogni sorta di viltà, ma generosa e forte, non ha mai inchinalo il suo capo, né abbassate le sue pupille in faccia ad una sola eresia. Senza punto riguardare a cosa alcuna, per difesa della più piccola delle dottrine sue, recise e ributtò da sé la Chiesa Greca datasi a seguir l’errore, sebbene questa costituisse a que’ tempi la metà del mondo cristiano. » (Herder, Idee sulla Storia, dell’Umanità. T. 2, p. 200).

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.