[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]
LO SCUDO (41)
XLI.
IL LIBERALISMO.
Perché la Chiesa entra in politica? — Perché in politica si dovrà pensarla come il Papa? — Non si può essere cattolici e liberali? — Non sarebbe meglio la libera Chiesa in libero Stato? — Si dovrà esser clericali intransigenti e ribelli alla civile società? — Quale transigenza o tolleranza si può avere?
— Ho apprese molte cose intorno all’autorità della Chiesa, ed ho potuto così correggere molti miei falsi pensamenti. Vi sono però ancora nella mia mente a questo riguardo varie difficoltà, che amerei pure di avere sciolte. Per esempio non so capire come la Chiesa voglia anche entrare in politica. Vedo su pei giornali che ora il Papa si lamenta di questo governo, ora di quello; ora deplora queste leggi, ora riprova quelle; ora condanna questo fatto, ora biasima quell’altro. Non le pare che in tal guisa esorbiti nella sua autorità? Alla fin fine riguardo alla politica non siamo liberi di pensarla ciascuno come ci pare e piace?
⁕ Adagio, caro mio. Prima di tutto si può ammettere che un Cristiano, restando vero Cristiano, possa in politica pensarla come gli pare e piace? Niente affatto; perché sé vi ha la politica buona e giusta, vi ha pure la politica rea e falsa, e se al vero Cristiano è lecito di pensarla a seconda di tutte le forme e di tutte le esplicazioni di una politica buona e giusta, non gli sarà lecito giammai di pensarla a seconda dei principii e degli andamenti di una politica rea e falsa. Ti pare?
— Sì, questo è chiaro.
⁕ In secondo luogo è egli vero che quando la Chiesa entra apparentemente in politica, si tratti di politica soltanto e non pure di religione? Sta tranquillo che se fosse solo per entrare in politica, non ci entrerebbe affatto nei casi, cui tu accenni. E se c’entra, è precisamente perché in questi casi la politica ha un intimo rapporto con la Religione e con la morale cristiana. E poiché la Chiesa ha il diritto e il dovere di provvedere in tutto ciò e per tutto ciò, che ha rapporto con la religione e con la morale cristiana al bene dei Cristiani, ha per conseguenza il diritto ed il dovere di ordinare altresì ai Cristiani, che in certi fatti ed andamenti politici e per riguardo a certe leggi la pensino e mostrino di pensarla in un modo piuttosto che in un altro, secondo che quei fatti, quegli andamenti e quelle leggi in rapporto con la Religione e colla morale cristiana sono conformi o disformi, e che qualora siano in quest’ultimo modo, cioè malvagi ed iniqui, da ogni Cristiano, che voglia essere vero Cristiano, né si approvino, né si accettino, che anzi altamente si riprovino.
— Ma se io nella mia testa riguardo alle cose politiche la vedo diversamente da ciò che pensa il Papa, come posso io conformare le mie viste con le sue? Sarebbe andare contro coscienza.
⁕ Ascolta. Chi per poco ha esperienza del mondo attuale, deve riconoscere che, non ostante che taluni siano istruiti assai in molte cose, non di meno difettano moltissimo d’istruzione riguardo alle cose di Dio, della Chiesa, del Papa, dell’autorità che egli ha, e del conseguente dovere di sudditanza pratica che gli si deve, anche per riguardo a certe norme religiose- politiche. Né solo è da riconoscere ciò, ma bisogna pur ammettere che taluni sono venuti su e vivono tuttora in tale ambiente di idee guaste e false da potersi ben anche ritenere in un certo grado di buona fede per riguardo alla falsa coscienza, che in loro si è formata e vi ha. Costoro se per le condizioni di loro vita non possono avvicinarsi alla verità o riconoscerla come tale, devono essere compatiti; ed io penso che il Signore, il quale vede i cuori e solo giudica secondo verità, userà loro una grande misericordia non ostante che per le loro idee liberalesche non seguano le norme del Papa ed anzi le disapprovino e le avversino. Ma oltre a costoro, che certamente non devono essere molti, vi sono poi in gran numero di quelli, che si trovano ad avere per questo riguardo delle idee sbagliate e dei sentimenti ingiusti e cattivi proprio per loro colpa, perché amano di restar nell’errore, perché superbamente rifiutano di prendere convenevole cognizione delle cose. Epperò se tu parlando, come hai parlato, ti trovi nel numero di costoro, io debbo risponderti: Se la tua coscienza è falsa proprio per tua colpa, perché non ti applichi un po’ seriamente ed umilmente come dovresti a ben conoscere la verità? Può succedere senza dubbio ad ogni uomo di sbagliare e senza la minima colpa. Così avviene che sbaglino anche i medici. Ma supponiamo un medico che poco o nulla abbia studiato prima e meno ancora dopo la laurea, e che malgrado ciò si accinga a curare i malati; negli svarioni, che prenderà mandando i malati all’altro mondo, si potrà dire che non è colpevole? – Dunque se la tua coscienza è falsa, rendila retta come si conviene, ed allora, stanne certo, nelle tue vedute religiose-politiche non dovrai fare alcuna violenza alla tua coscienza, perché saranno perfettamente d’accordo con quelle della Chiesa, del Papa. Del resto sai tu che cosa fai in sostanza quando tu ti opponi ai pensamenti, alle dichiarazioni del Papa per riguardo a certi fatti politici? Non offenderti se ti dico la verità. Come misero pigmeo ti poni col fatto di fronte al Papa e gli dici: Santo Padre, Ella deve pensarla come la penso io a questo riguardo, e non come vuol pensarla Lei, Vicario di Gesù Cristo: perché, modestia a parte, in quanto ad interessi religiosi io la so più lunga e la vedo più giusta di Lei!
— Già, veramente ha ragione. Lei però non mi potrà negare che si può benissimo essere buoni Cattolici e ad un tempo stesso avere sentimenti liberali.
⁕ Sì e no, a seconda del liberalismo più o meno buono de’ tuoi sentimenti. Tu sai che la parola liberale, da cui deriva liberalismo, ha un ottimo significato e vale generoso, largo, splendido nel donare, eccetera. Ma accade di questa parola, come di molte altre, che dal suo buon significato è torta ad un altro tutt’altro che buono, specialmente per ciò che riguarda i doveri politici-religiosi. Dunque se per liberalismo tu intendi soltanto il sistema di coloro che amano le forme larghe di governo, le costituzioni, le repubbliche, in una parola le più ampie e giuste libertà civili, politiche e sociali, ali ora non ti nego che si possano aver sentimenti a seconda di questo sistema ed essere ad un tempo stesso buoni Cattolici; giacché tutte le forme di governo per sé sono buone. Ma se per liberalismo tu intendi il sistema di quelli, che vogliono fare nel campo morale e religioso quello che han fatto nel campo civile, politico e sociale, allargando sconfinatamente la libertà individuale, il potere municipale, politico e sociale, a danno dell’autorità della Chiesa e dello stesso Dio, allora non solo posso, ma debbo negarti che si possa essere buoni Cattolici ed avere sentimenti a seconda di questo liberalismo. Di fatti in esso che si pretende! Si pretende nientemeno che l’indipendenza dell’individuo, del municipio, dello Stato da Dio e dalla sua Chiesa. Si pretende di regolare il proprio pensiero, la propria coscienza col proprio talento, senza alcun riguardo ai principii della verità; si pretende poter dire e poter stampare tutto ciò che si vuole, anche cose erronee ed immorali, sol perché a taluno piace di più l’errore e l’immoralità, che la verità e il buon costume; si pretende separare del tutto lo Stato dalla Chiesa e la Chiesa dallo Stato, si pretende anzi di asservire la Chiesa allo Stato, epperò di secolarizzare ogni istituzione di beneficenza ed ogni atto della vita pubblica, di rimuovere l’insegnamento religioso dalle scuole, di sopprimere gli ordini religiosi, di obbligare i chierici e persino i preti al servizio militare, di regolare il matrimonio come una semplice istituzione civile, e specialmente di negare al Papa il diritto di un temporale dominio. In somma in questo sistema si vuole tutta la libertà per lo Stato e tutta la schiavitù per la Chiesa, si vuole l’esistenza sola dello Stato e lo sbandeggiamento della Chiesa. Senza dubbio nel liberalismo, così inteso, vi sono molte varietà, gradazioni e sfumature, perché v’ha chi spinge le sue viste e le sue brame fino all’ultimo eccesso, chi le modera a questo o a quell’altro riguardo, ma in sostanza le idee e i sentimenti liberali si riducono ai principi, che t’ho indicati. Or pare a te che si possa essere buoni cattolici e nutrire in cuore e manifestare tali sentimenti!
— Convengo con lei che ciò non è possibile. Ma stando così le cose non sarebbe meglio addirittura veder attuate quelle belle formole: Libera Chiesa in libero Stato — Separazione della Chiesa dallo Stato?
⁕ Come? chiami belle queste formole del liberalismo, che sono assurde, empie e rovinose?
— Possibile?
⁕ A persuadertene ti leggerò una pagina magistrale di Monsignor Bonomelli, Vescovo di Cremona.
« Le due formole — Libera Chiesa in libero Stato — Separazione della Chiesa dallo Stato — in buon linguaggio suonano così — lo Stato, nelle mie leggi, nei miei atti, in tutto il mio governo, mi regolo come credo meglio; non riconosco fuori di me, né sopra di me altra autorità qualsiasi. Io non bado a religione alcuna, ad alcuna Chiesa: non ne riconosco alno cuna, mi curo di ciò che insegna o fa: io non ho, né voglio avere religione di sorta. Questo è affare del tutto privato, affare di coscienza individuale: ciascuno pensi come vuole, tenga quel simbolo che gli piace, pratichi quel culto che più gli talenta, o non ne pratichi alcuno; per me non me ne interesso; non impongo nulla in materia di religione, nulla vieto: piena libertà di coscienza per tutti: non persecuzioni, né protezioni, ma a tutti garantita la massima libertà nell’ambito delle leggi e del pubblico interesse. Io sono lo Stato, Stato laico: come si potrebbe esigere che mi occupassi di religione, o di Chiesa? Se il facessi lascerei il mio campo per invadere quello della Chiesa, che non mi appartiene. Ci pensi la Chiesa: essa faccia da sé ed io faccio da me.
— Qui torna il senso ovvio e naturale delle due formole — Libera Chiesa in libero Stato — Separazione della Chiesa dallo Stato — Stato ateo — Stato laico. Non c’è bisogno di mostrarlo. Questo sistema suppone necessariamente la indifferenza assoluta dallo Stato in religione e l’ateismo suo pratico. Posta l’esistenza di Dio, ne deriva la necessità della Religione, come, posta la paternità, ne conseguirà quel complesso di doveri, che obbligano i figli verso del padre. Dunque come è assurda la indifferenza in religione, come è assurdo l’ateismo, così è assurdo questo sistema, che prescinde da ciò, da cui non può prescindere. Non può lo Stato dire: — Non mi occupo di religione alcuna; per me tutte le religioni sono come se non fossero. — Ma queste religioni, gli piaccia o non gli piaccia, esistono. Non è in poter suo far sì che non esistano. Esistono prima di lui e penetrano tutte le viscere della società e della famiglia: come potrebbe disinteressarsene? Può lo Stato dire: — Io, Stato, non guardo se questi è padre e marito: se quella è sposa e madre: se questi è avvocato o medico, ingegnere o artista, servo o padrone: io considero in essi il cittadino, il solo cittadino? — Sicuramente no. Esso deve considerare in essi il cittadino, qualità a tutti comune, e poi deve anche considerare le qualità sue particolari, i particolari diritti e doveri, che ne derivano, difenderli e regolarli. È suo ufficio, suo dovere rigoroso. Perché dunque vorrà prescindere dalla religione, che ciascuno professa, quasiché anch’essa non avesse diritti e doveri, che lo Stato deve riconoscere e difendere? Se lo Stato ha il dovere di tutelare il mio diritto di proprietà, perché non avrà anche quello di tutelare il mio diritto di Religione nelle sue manifestazioni esterne e ragionevoli? Forseché questo è inferiore a quello? Lo Stato adunque non può restare indifferente in materia di religione e perciò non può separarsi dalla Chiesa, che in sé assomma e rappresenta la religione di tutti, o di parte dei cittadini. Se lo facesse fallirebbe al suo dovere e suo malgrado sarebbe costretto ad occuparsene ».
— Questo Vescovo ragiona stupendamente.
⁕ E la conseguenza che bisogna trarre da sì bel ragionamento si è che non potendo lo Stato separarsi dalla Chiesa a meno di fallire al suo dovere, deve con essa accordarsi. « Sì tra i due poteri, ecclesiastico e civile, è necessaria assolutamente una perfetta armonia, essendo ambedue per volere di Dio chiamati a sostenersi l’un l’altro ». (V. Enciclica di S. S. Pio X su S. Gregorio Magno). Resti pure lo Stato pienamente libero nelle cose puramente temporali; ma sia al tutto indipendente la Chiesa nelle cose religiose; e nelle cose miste si accordino insieme. Ma sorgendo qualche difficoltà o conflitto fra i diritti della Chiesa e dello Stato, devono prevalere senza dubbio quelli della Chiesa, di quella guisa che il bene spirituale ed eterno, a cui ella in tutto mira, deve prevalere sopra il bene terreno e temporale.
— Dunque si dovrà essere propriamente di quei clericali intransigenti, che ad ogni istante la danno addosso al governo e protestano contro gli atti suoi, contro le sue leggi!
⁕ Senti, amico mio, se tu vuoi compiere il tuo dovere di buon Cristiano, devi essere vero Cattolico, obbediente in tutto e per tutto al Papa, ai Vescovi, agli insegnamenti e agli ordini della Chiesa, perché la Chiesa non ti insegnerà e non ti comanderà mai nulla che non sia pienamente conforme a verità ed a giustizia. Epperò, tienilo ben a mente, colui che si discosta, sia pure di una linea, dagli insegnamenti e dagli ordini della Chiesa, cessa perciò di essere vero Cristiano Cattolico.
— Ma chi si regola con tale criterio, mentre obbedisce alla Chiesa non si rende ribelle alla civile autorità?
⁕ Tutt’altro! La nostra santissima Religione insegna chiaramente che non vi ha alcun potere se non da Dio, e che tutti i poteri sono da Dio ordinati, che chiunque resiste al potere resiste all’ordinazione stessa di Dio, che il potere è ministro di Dio, e che perciò è necessaria la soggezione e l’obbedienza non tanto pel timore del castigo, quanto per coscienza; epperò il vero Cristiano deve nella sua condotta pienamente conformarsi a tale dottrina, e conseguentemente rispettare il governo e i suoi atti e praticarne le leggi. – Ma se in uno Stato si compiono degli atti o si fanno delle leggi contrarie o dannose all’autorità divina ed ecclesiastica, epperò cattive, allora bisogna rammentarsi che al di sopra degli uomini vi è Dio e la Chiesa, sua rappresentante sulla terra, e che perciò prima che agli uomini bisogna obbedire a Dio ed alla Chiesa. E se in tal caso, rifiutandoti tu di approvare certi fatti e di obbedire a certe leggi, vi ha chi ti appioppi il nomignolo di clericale, magari coll’aggiunta di intrasigente (nomignolo e aggiunta inventati dal liberalismo per indicare il Cristiano Cattolico vero, tutto di un pezzo) tutt’altro che avertela a male, devi gloriartene, perché in sostanza ti si fa la più bella lode, che noi seguaci di Gesù Cristo si possa ambire.
— Secondo lei, adunque, transigenza o tolleranza nel Cattolico non mai!
⁕ Adagio, caro mio, a farmi dire quello che non ho detto, e non debbo, né voglio dire. Il Cattolico nella sua condotta politico-sociale deve seguire l’esempio della Chiesa, del Papa, dei Vescovi, dello stesso Dio. La Chiesa in tutti i tempi, come Dio, ha voluto, e vuole il bene, anzi l’ottimo. Ma dove e quando questo non è possibile, si è limitata e si limita al meno male; epperò, senza approvare mai e poi mai certi disordini, in certa qual maniera per evitarne dai maggiori, transige su di essi, e li tollera, appunto come fa Iddio che veramente assai e ben a lungo tollera il male, che pure potrebbe impedire. Per esempio: « Se la Chiesa, ha detto il grande Leone XIII in una sua stupenda Enciclica, se la Chiesa proclama non esser lecito mettere i differenti culti ad egual condizione giuridica, non condanna però i governi che, per qualche grave ragione, o di bene da ottenere, o di male da evitare, tollerano per via di fatto i differenti culti nel loro Stato ». In conclusione il Cattolico, come la Chiesa, deve star saldo ai principii, alle verità ed alle leggi divine, e su di ciò non può, né deve mutare un ette. Ma nella pratica, sempre per riguardo al maggior bene ed al minor male, senza mostrare la menoma connivenza col male e con l’errore, gli conviene usare una giusta prudenza ed una vera carità, qual è appunto quella che hanno usato ed usano tuttora uomini eminentissimi per fermezza di fede, per solidità di attaccamento alla Chiesa ed al Papa e per santità di vita.
— Ella dice benissimo, e a dir vero mi ha chiarito delle idee, che avevo molte scure.