LO SCUDO DELLA FEDE (XXXIV)

 [A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

XXXIV.

L’EUCARISTIA.

Il mistero dell’Eucaristia. — L’errore del protestantesimo a suo riguardo e confutazione di esso. —Insegnamento chiarissimo che ce ne dà il “Vangelo. — Credenza degli apostoli. — Fede costante ed universale della Chiesa. — La Cena dei protestanti e la nostra Santa Messa. — Difficoltà ed obbiezioni.

— Sono più che soddisfatto delle belle cognizioni che mi ha date intorno al Battesimo, ed alla Cresima. Vorrei ora che mi soddisfacesse altresì intorno all’Eucaristia. Io so che la Chiesa Cattolica riguardo a questo sacramento insegna che il pane ed il vino per virtù delle parole consacratorie del sacerdote si tramutano nel vero corpo e sangue di Gesù Cristo, rimanendo solo del pane e del vino le apparenze, cioè la loro figura, il loro colore, odore e sapore; che Gesù Cristo perciò si trova realmente presente in quella piccola ostia consacrata e in ogni sua più piccola parte, e a un tempo stesso in tutte le ostie consacrate del mondo. Ma so pure che la ragione umana dinanzi a tanto mistero si arresta esterrefatta, esclamando: Possibile?

Ascolta, caro mio. Tu devi anzitutto, riguardo a questo Mistero, riflettere a quanto già dicemmo intorno ai misteri in generale, che essi cioè sono superiori alla nostra ragione, perché essa non li può capire, ma che perciò non sono ad essa contrari; né essa vede che siano impossibili. Di fatti per quanto questo mistero dell’Eucaristia sia avvolto di ombre ben dense, non di meno per quanto lo si esamini non presenta nulla d’impossibile e ripugnante alla ragione. Sembrerà impossibile in esso la tramutazione del pane e del vino nel Corpo e nel Sangue di Gesù Cristo per virtù delle parole consacratorie? Ma quelle parole sono di Gesù Cristo, e il sacerdote le pronuncia in suo nome. Come dunque la parola onnipotente di Gesù Cristo, che ha creato la natura delle cose, non potrà anche mutarla? Non ha Egli mutato l’acqua in vino? non muta ogni giorno il pane ordinario, che noi mangiamo nel nostro corpo? Sembrerà impossibile che il corpo del Signore si trovi tutto intero in una piccola ostia e in ogni minima particella di esso? Ma il Corpo di Gesù Cristo, che trovasi nell’ostia consacrata veramente e realmente, non trovasi tuttavia in modo naturale, ma sacramentale, vale a dire nella sua sostanza invisibile e indivisibile. Sembrerà impossibile che il Corpo dì Gesù Cristo si trovi presente in tutte le ostie consacrate del mondo? Ma se un corpo per divina onnipotenza ha ricevuto il suo modo di essere a somiglianza di quello di uno spirito, non potrà come questo divenire superiore ad ogni circoscrizione, non essere necessariamente determinato dalla quantità dimensiva di un luogo, e trovarsi ad un tempo stesso presente in più luoghi? Sembrerà un inganno che allo spezzarsi di un’ostia consacrata non si spezzi il Corpo di Gesù Cristo e rimanga intero in ogni parte di quella? Ma rompendo l’ostia si rompe forse la sostanza del corpo di Cristo? No, perché essa è indivisibile; solo si rompe la forma dell’ostia e la sostanza rimane in ciascuna anche minima particella, come rotto il pane, la sostanza di questo rimane anche nella minima briciola. Insomma vi sono certamente in questo mistero grandi cose per noi incomprensibili, ma nessuna che ripugni e che assolutamente si mostri impossibile. E di ciò la nostra ragione deve essere paga dal momento che Gesù Cristo ci ha rivelato Egli medesimo, che nell’Eucaristia vi è il suo corpo e il suo sangue.

— Ma non potrebb’essere che Gesù Cristo a questo riguardo abbia inteso soltanto di dirci che nell’Eucaristia c’è l’immagine e la figura del Corpo suo e non già propriamente la realtà?

Tu hai enunciata così la falsa credenza dei protestanti: i quali, senti il bel ragionamento che fanno: « Gesù soleva parlare figuratamente. Figure e parabole abbondano ne’ suoi discorsi, e i discepoli erano assuefatti ad ascoltarle. Egli disse: « Io sono la porta. — Io sono la vera vite; — Io sono la luce. — Io sono la via, la verità e la vita, eccetera ». Or quando Gesù dice : « Io sono la porta, la vite, la luce, eccetera », chi immagina che la parola dev’essere presa letteralmente? Nel linguaggio, che il Signore parlava, il verbo essere stava per rappresentare. Perciò adunque quando Gesù disse: « Questo è il mio corpo », le sue parole erano equivalenti a: « Questo rappresenta il mio corpo »; e i discepoli non ebbero la minima difficoltà ad intenderle così ». Ecco, caro mio, i sotterfugi e le falsità, cui ricorrono i protestanti per negare la reale presenza di Gesù Cristo nell’Eucaristia. – Essi dicono che Gesù Cristo soleva parlare figuratamente, che figure e parabole abbondano nei suo discorsi. Ma ciò lo ammettiamo anche noi; se ne ha quindi così da inferire che sempre Egli parlasse figuratamente e che però sempre il verbo essere si debba prendere nel senso di rappresentare? Allora anche quando Gesù Cristo fu interrogato se era il figlio di Dio, ed Egli rispose: « Io lo sono », deve aver inteso di dire: « Io lo rappresento». Non ti pare ? Ma questo sarebbe un ragionare da matti! Dunque le parole di Gesù Cristo bisogna prenderle in senso figurato solo allora che evidentemente vi si è costretti, ma non già quando è invece manifesto, che Egli parla nel senso naturale e proprio, come si tratta appunto nelle parole da Lui dette in riguardo l’Eucaristia. Perciò o negare addirittura la veracità del vangelo e la Divinità di Gesù Cristo, od ammettere senza più quello che è, trovarsi cioè nell’Eucaristia il vero Corpo e il vero Sangue di Gesù Cristo.

— Ma il Vangelo a questo riguardo è veramente chiaro?

È d’una chiarezza insuperabile sia nelle parole, con cui Gesù Cristo promise, sia in quelle con cui istituì questo sacramento. E siccome si tratta qui di cosa della massima importanza per la nostra fede io ti prego di voler attentamente ascoltare e ponderare tutto ciò, ancorché debba farti quasi un pezzo di predica.

— Stia certa che ascolterò e pondererò volentieri quanto lei mi dirà.

Dunque in quel dì, in cui Gesù Cristo prese a promettere questo grandissimo dono che cosa disse alle turbe dei Giudei? « Io sono il pane vivo disceso dal cielo, opperò chi mangerà di questo pane vivrà in eterno. E questo Pane che io darò a mangiare è la mia carne, questo corpo istesso che io esporrò alla morte per la salute del mondo ». E siccome a queste parole i Giudei si posero tra di loro a litigare dicendo: Come potrà costui darci a mangiare la sua carne! Gesù Cristo ribadendo ciò che già aveva detto, soggiunse; « In verità, in verità vi dico, che se non mangerete la mia carne e non berrete il mio Sangue, non avrete in voi la vita: chi mangerà la mia carne avrà la vita eterna ed Io lo risusciterò nell’ultimo giorno ». – Ora poteva Gesù Cristo adoperare parole più chiare per farci capire che realmente Egli avrebbe lasciato tra di noi, affine di essere cibo dell’anima nostra e restare in nostra compagnia, il suo Corpo e il suo Sangue? Per certo gli stessi Giudei credettero così, ma essendo essi troppo carnali e non potendo capire come Gesù Cristo avrebbe effettuato la sua promessa in un modo miracoloso, essi si spaventarono al pensiero di una scena d’antropofagia; epperò credendo che Gesù Cristo non potesse altrimenti compiere ciò che prometteva, che collo squartare il suo corpo e col darne a mangiare la sua carne sanguinante, perciò appunto presero a litigare fra di loro domandandosi vicendevolmente come mai fosse possibile una tal cosa. Anzi continuando Gesù a riaffermare la stessa asserzione, molti di essi, dicendo che quel discorso era troppo duro e che non lo si poteva capire, gli voltarono le spalle e da quel dì cessarono di essere suoi seguaci. Ma non perciò Gesù Cristo corresse o modificò quanto aveva detto, anzi lasciando andare quei Giudei si volse ancora agli Apostoli dicendo loro: Volete andarvene anche voi? E cioè: Non volete credere neppur voi che Io darò veramente in cibo la mia carne e in bevanda il mio Sangue? Se non volete credere, io non intendo di sforzarvi, epperò potete seguire l’esempio di coloro che mi hanno lasciato, ma se volete restarvi presso di me, se volete continuare ad essere miei discepoli è assolutamente necessario che crediate quanto Io ho asserito. – Ora dimmi, se Gesù Cristo che era via, verità e vita, se Egli che era tanto zelante nell’istruire i Giudei affine di salvarli, se Egli che era così voglioso di salvare le anime per modo da non perdonarla né a fatiche, né a disagi di sorta, se anzi per la salvezza delle anime Egli sarebbe morto sopra una croce, dimmi, al vedersi abbandonato da molti, che pure avevano già cominciato ad esser suoi seguaci, propriamente perché prendevano le sue parole nel senso più ovvio e naturale, qualora Egli nel promettere l’Eucaristia non avesse inteso di dare realmente il suo Corpo e il suo Sangue, ma soltanto un’immagine od una figura del medesimo, non avrebbe egli rattenuti quei Giudei, non avrebbe detto loro: « Fermatevi e calmatevi; voi non mi avete inteso? Nel dirvi che io vi darò in cibo il mio Corpo e in bevanda il mio Sangue non no già inteso di dirvi che ve li darò in modo reale; oh no, per certo! ma ho inteso unicamente di dirvi che vi darò una figura, un’immagine del mio Corpo e del mio sangue. Continuate adunque ad essere miei discepoli, e non abbandonatemi per un malinteso. Questo mio discorso, poiché è questo propriamente che intendo di dire, non è alla fin fine troppo duro, troppo difficile a capirsi ». Non ti pare che così veramente si sarebbe regolato Gesù Cristo in tale circostanza? Eppure no, egli tenne una condotta del tutto contraria; e dunque la condotta da lui tenuta non è una prova evidente della sua reale presenza nella SS. Eucaristia!

— Le assicuro che a me pare evidentissima.

Ma non lo è meno la prova, che ne risulta dalle parole, con cui Gesù Cristo istituiva l’Eucaristia. Ed in vero ci riferiscono gli evangelisti che Gesù Cristo nell’ultima cena prese del pane, lo benedisse e lo spezzò, e dandolo ai suoi discepoli disse: « Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo, che per voi sarà dato »: che avendo preso un calice, rese grazie e lo diede agli stessi apostoli dicendo: « Bevete tutti di questo; perciocché questo è il Sangue mio del nuovo testamento, che sarà versato per molti in remissione dei peccati ». Or vi sono parole più chiare di queste! Non insegna apertamente Gesù Cristo per mezzo di esse che nell’Eucaristia vi ha quello stesso Corpo, che doveva essere per noi offerto in croce e quello stesso Sangue, che ivi pure doveva essere sparso? E se sulla croce offerse il suo Corpo e versò il suo Sangue non già in figura o sotto qualche immagine, ma il suo Corpo vero e reale, il suo reale Sangue, come si potrà credere ed asserire che Gesù Cristo nel dire agli Apostoli: « Prendete e mangiate, questo è il mio Corpo; prendete e bevete, questo è il mio Sangue », abbia inteso di dire: « Prendete e mangiate, questo pane è una figura del mio Corpo; prendete e bevete, questo vino è una figura del mio Sangue? ». — Questo suo ragionamento è fortissimo e decisivo. Ma ora mi dica un po’: gli apostoli hanno pur essi intese le parole di Gesù Cristo in questo loro vero senso!

Per certo gli Apostoli come non avevano esitato a prendere nel loro vero significato le parole di Gesù Cristo, quando promise l’Eucaristia, così non esitarono punto a prendere nel loro vero senso queste altre, con cui Gesù Cristo la istituì, epperò senza dubbio cibandosi di quel pane e bevendo di quel vino, che Gesù Cristo loro diede, credettero fermamente, che sebbene di pane e di vino conservassero l’apparenza, non erano più tali, ma in quella vece erano stati realmente tramutati nel vero Corpo e nel vero Sangue del loro adorabile Maestro. Se così non fosse, S. Paolo che aveva appreso tutto ciò dal Signore, per rivelazione, come gli altri Apostoli, dopo di avere brevemente narrato la istituzione di questo divin Sacramento, dopo di aver notato che Gesù Cristo non si contentò di dare il suo Corpo e il suo Sangue agli Apostoli, ma volle ancora farne dono a tutti i suoi credenti, comunicando a’ suoi Apostoli ed ai loro successori nel sacerdozio la facoltà di fare la stessa cosa che egli aveva fatto fino a quel dì, in cui egli visibilmente ritorni su questa terra, se così non fosse, dico, questo apostolo avrebbe in proposito indirizzato ai cristiani questa raccomandazione e questa sentenza: « Si esamini adunque l’uomo, e solo dopo essersi esaminato ed aver riconosciuto di essere in grazia di Dio, solo allora si accosti a mangiare di questo pane e a bere di questo vino. – Perciocché chiunque mangerà di questo pane o berrà di questo calice indegnamente, sarà reo del Corpo e del Sangue di Gesù Cristo e si mangia e si beve la sua condanna »? (Vedi la Lettera ai Corinti, capo XI). Oh no, certamente, S. Paolo non sarebbe arrivato al punto da dir parole sì terribili, da dichiarare nientemeno che reo del disprezzo del Corpo e del Sangue di Cristo chi prende indegnamente la Eucaristia, e da sentenziare che costui si mangia e si beve la sua stessa condanna. Perciocché avrebbe avuto in animo di ingenerare nei Cristiani tanto orrore al prendere indegnamente l’Eucaristia, quando Egli, e gli altri Apostoli, e tutti i Cristiani di quel tempo avessero creduto che nell’Eucaristia non vi è altro che una figura, un’immagine di Gesù! Ah senza dubbio, è pur un mancar di rispetto a Gesù Cristo di sprezzando la sua figura e la sua immagine come mai nel commettere un tal mancamento si diventerebbe profanatori e rei non solo della figura e dell’immagine, ma del medesimo Corpo e Sangue di Gesù Cristo, e si meriterebbe per ciò di essere dannati? Come vedi adunque, le parole della promessa e dell’istituzione della SS. Eucaristia sono sì semplici, sì chiare, sì esplicite da non lasciarci il minimo dubbio sulla realtà della cosa. Epperò lo stesso Martin Lutero dopo di aver passata una notte intera colla febbre indosso su di queste parole, torturandole quanto più era possibile, affine di cavarne fuori qualche cosa d’altro che non fosse la reale presenza di Gesù Cristo, non vi riuscì affatto. Ed allora volendo ad ogni costo falsare la verità, alla quale aveva pur creduto per tanti anni, si diede ad asserire che nell’Eucaristia, per virtù delle parole consacratorie, non già il pane ed il vino si tramutano nel Corpo e nel Sangue di Cristo, ma che il Corpo ed il Sangue di Cristo prendono ad essere nel pane e nel vino, avvenendo così una impanazione!

— Perdinci! Lutero ha mostrato così d’essere un talentone! Ma ora vorrei ancora sapere se la Chiesa ha sempre avuto ed insegnata questa fede della reale presenza, o se pure abbia per lo meno taciuto per varii secoli interno alla medesima.

La Chiesa sempre, con una costante ed universale tradizione, ha ritenuto ed insegnato quanto avevano appreso da Gesù Cristo ed insegnato ai primitivi Cristiani gli Apostoli. Ed invero a ricordare anche solo le testimonianze dei tre primi secoli, secoli, in cui gli stessi eretici confessano pura la Chiesa, S. Ignazio Vescovo e martire, discepolo di S. Giovanni Evangelista, parlando dei doceti, ossia fantasiasti, scriveva: « Costoro si astengono dalla Eucaristia, perché non confessano che l’Eucaristia è la Carne del Salvatore nostro Gesù Cristo, che patì pei nostri peccati e che il divin Padre risuscitò » (Vedi Lettera agli Smirnesi, VII). S. Giustino, martire nel secondo secolo, asseriva « che si era stati ammaestrati che la Carne ed il Sangue dell’incarnato Gesù è vero cibo » (Vedi Apologetico, I , 66). Tertulliano poi nel terzo secolo diceva: « La nostra carne si ciba del Corpo e del Sangue di Cristo, affinché anche l’anima sia impinguata di Dio » (Vedi Libro della risurresione, VIII); ma è chiaro che la nostra carne non si ciba del Corpo di Cristo per mezzo della fede e in senso figurativo. Bene si vede adunque quale fosse intorno all’Eucaristia la credenza dei Cristiani dei tre primi secoli. Né fu diversa in seguito: sempre e dappertutto si è creduto tra i cristiani che nell’Eucaristia Gesù Cristo è realmente presente, perché vi ha in essa il suo vero Corpo ed il suo vero Sangue. Così attestano i concili niceni, primo e secondo, il concilio Efesino, il Lateranese IV e molti altri; così attestano le liturgie che insino al secolo XVI servirono al pubblico culto in tutta la Chiesa, sia occidentale che orientale, così attestano le stesse antiche sette, gli gnostici, i valentiniani, i marcioniti, gli ariani, i nestoriani, gli armeni, i siriacobiti, i greci scismatici, che sempre circa questo dogma furono d’accordo colla Chiesa Cattolica, e che lo sono tuttora là dove essi ancora sopravvivono; così attestano gli stessi pagani con quella calunnia, con cui inveivano contro i Cristiani, di cibarsi cioè nelle loro adunanze secrete di carne e di sangue umano, calunnia che così formularono sulla mala e superficiale intelligenza che ebbero della pratica della comunione; così attestano infine una serie pressoché innumerevole di strepitosi miracoli, con cui il Signore intervenne egli medesimo con la sua infinita potenza a dimostrare la verità, miracoli, tra i quali spiccano quello avvenuto a Bolsena, e che servì di eccitamento a Papa Urbano ad istituire per tutta la Chiesa la festa del Corpus Domini, e quello avvenuto nel 1453 a Torino, del quale è testimonianza non solo la Chiesa innalzata sul luogo stesso del miracolo, ma la pittura che immediatamente dopo se ne fece in una delle sale del Municipio e che tuttora si può ammirare. Non è possibile adunque, a meno che si vogliano rigettare testimonianze sì forti e sì convincenti, non riconoscere e non credere che Gesù Cristo istituendo la SS. Eucaristia ha realmente perpetuato fra di noi la sua reale presenza e ci dà per essa in cibo e bevanda la sua Carne e il suo Sangue.

— Sì, è proprio così: bisogna assolutamente convenirne. Che cosa fanno dunque i protestanti riguardo all’Eucaristia, ch’ella mi disse avere ritenuta insieme col Battesimo?

Che cosa fanno? Ecco: si siedono ad una tavola che tengono nelle lor chiese, vi mangiano un po’ di pane e vi bevono un po’ di vino benedetto dal ministro, e questa chiamano la Cena; nella quale s’intendono ripetere ciò che già fece Cristo nel Cenacolo la vigilia della sua morte. Ma cotesta lor Cena con quella di Cristo ci ha tanto a fare, quanto i granchi con la luna. Il più bello poi è questo, che siccome v’ha tra i protestanti chi crede alla presenza di Cristo nell’Eucaristia e chi non ci crede, così può darsi il caso che a quella lor mensa si trovino due vicini, dei quali uno in tenda e creda ricevere realmente il corpo e il sangue di Gesù Cristo, e l’altro soltanto una immagine o figura del medesimo.

— Oh bella! e il ministro?

Il ministro dispensa la cena e d’altro non s’impaccia, lasciando che ognuno la pigli pel verso che meglio gli aggrada.

— Ad ogni modo nel rito che i protestanti compiono vi è, sì o no, consacrazione?

No, certo! Siccome i ministri protestanti hanno perduto il vero e legittimo sacerdozio, perché hanno guasta ed interrotta la legittima successione dei pastori, quantunque pronuncino sul pane e sul vino le parole miracolose di nostro Signore, non consacrano punto; e i loro discepoli che comunicano a quella loro mensa possono aver fede quanto vogliono, ma Gesù Cristo non lo ricevono.

— Vuol dire adunque che essi non celebrano neppur la Messa.

La Messa essi l’hanno rigettata col pretesto « che deroghi al valore dell’unico sacrifizio, che Cristo ha offerto per tutti una volta per sempre sul Calvario in croce ».

— E non è forse vero che Gesù Cristo ha compiuto un sacrifizio più che sufficiente per salvarci?

Verissimo: già te l’ho detto. E noi meglio assai dei protestanti riteniamo con certezza gli insegnamenti di S. Paolo a questo riguardo: « Che cioè Gesù Cristo non ha bisogno di far ogni giorno dei sacrifici, che egli ha adempito tutti i doveri dell’umanità verso Dio e ne ha espiati tutti i delitti, offrendo se stesso per una volta sola, che quest’unica oblazione basta a santificarci, che anzi basta a consumarci eternamente nella nostra santità » (Vedi Lettera agli Ebrei, capo VII, versetto 27, e capo X, versetto 10). – Ma con tutto ciò riteniamo pure che Gesù Cristo, dopo di avere egli celebrato la prima Messa nel Cenacolo, volle ancora che si avesse a celebrare sempre dagli Apostoli e loro successori, avendo detto loro chiaramente: « Fate quello che ho fatto io in memoria di me ». E così ritenendo non crediamo già, come dicono i protestanti, che tutte le messe che si celebrano siano altrettanti sacrifizi separati e distinti da quello del Calvario, ma crediamo invece che tutte le messe sono col sacrificio della croce un solo e medesimo sacrificio, e che perciò il sacrificio della Messa non aggiunge un millesimo al sacrificio della croce e non deroga minimamente al suo valore.

— Dunque il sacrificio della messa è lo stesso sacrificio del Calvario.

Lo spessissimo, poiché la vittima è la medesima, ed è pure medesimo il principale offerente, cioè lo stesso Gesù Cristo, il quale sul Calvario fu vittima e sacerdote visibile, e nella Messa è vittima velata sotto la specie del pane e del vino, ed è sacerdote invisibile celato nella persona del suo ministro. La sola differenza sta in questo, che il sacrificio del Calvario fu cruento, ossia collo spargimento di sangue, fu offerto una volta sola, e in quella sola volta soddisfece pienamente per tutti i peccati del mondo; il sacrificio della Messa invece è incruento, cioè senza spargimento di sangue, si può replicare, e per ordine espresso di Gesù Cristo si replica un numero infinito di volte e serve ad applicarci in particolare quella soddisfazione universale. Così per questo sacrificio Gesù Cristo applica agli uomini di tutti i tempi e di tutti i luoghi quelle grazie di salute, che dal sacrificio del Calvario scaturirono.

— Qui mi viene in mente una difficoltà. Se la Messa è il medesimo sacrifizio del Calvario e Gesù Cristo nel Cenacolo ha celebrato la prima Messa come avrà potuto rinnovellare il sacrificio della croce prima che quel sacrificio fosse stato offerto?

Anche questa è una difficoltà addotta dai protestanti. Ma, dimmi, se Gesù Cristo può far sì che il sacrificio del Calvario sia ora rinnovato e fatto presente per la Messa, non poteva far sì che nell’ultima cena per la Messa da lui sostanzialmente celebrata e istituita ne fosse anticipata la reale rappresentazione? Ed è ciò che Egli fece: l’istituzione dell’Eucaristia compiuta da Gesù Cristo nel cenacolo prima della sua passione e morte fu altresì un vero sacrificio, già, compreso anticipatamente nell’unico e gran sacrificio della croce.

— Ho inteso. Mi sembra tuttavia che i protestanti facciano pure per la Messa contro di noi Cattolici l’accusa che siamo idolatri, celebrandosi da noi la Messa alla Madonna, agli Angeli e ai Santi, anziché a Dio.

Sì, è vero, ci fanno pure questa accusa, ma falsa al pari delle altre. Il sacrifizio della Messa, essendo l’atto supremo del culto, col quale si adora Iddio, è a Lui solo che si può offrire, ed a Lui solo realmente lo offriamo. Ma pur offrendolo al solo Dio, lo ringraziamo dei favori speciali da Lui fatti alla Vergine, agli Angeli e ai Santi e con apposite preghiere interponiamo la loro mediazione presso lo stesso Iddio. Ecco tutto. E in ciò che idolatria c’è? Ma a questo riguardo, come pure se desiderassi farti un’idea più chiara della santa messa potresti leggere un mio libretto apposito, stampato nelle Letture Cattoliche del 1902.

— Ella mi ha dette cose bellissime intorno all’Eucaristia ed ha dissipate dalla mia mente molte nebbie. Mi piace pure assai che francamente e lealmente abbia messe innanzi le ragioni degli errori del protestantesimo a questo riguardo. Così ho potuto meglio conoscere la debolezza e vanità delle stesse e raffermarmi meglio nella verità di nostra santa Religione.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.