GNOSI, TEOLOGIA DI sATANA (35): GNOSI E TRADIZIONE -1-

Gnosi e “tradizione” -1-

[Elaborazione da: É. Couvert, La gnose contre la foi, Ed. De Chiré, 1989]

Abbiamo spiegato in un’opera precedente [Dalla gnosi all’ecumenismo, III cap.], come la filosofia di Cartesio si sia dal XVII secolo sostituita alla filosofia cristiana a causa del convergere nel cartesianesimo degli oratoriani, man mano imitati poi dalla maggioranza dei religiosi nel corso del XVIII secolo. – Questa sparizione della filosofia scolastica e la sua sostituzione con il pensiero razionalista, hanno potentemente contribuito all’evoluzione intellettuale del XVIII secolo ed alla Rivoluzione del 1789 che ne fu la ovvia conseguenza politica. Bisogna necessariamente ricordarsene, se si vuole comprendere ciò che è successo in seguito, essendo il XIX secolo direttamente tributario degli eventi del XVIII secolo, e questo in molteplici ambiti, particolarmente in materia di filosofia. Dopo il “tormentone” rivoluzionario, la Chiesa francese si mise coraggiosamente a riparare le rovine, a riaprire le chiese, a restaurare la liturgia ed il catechismo. Nuovi ordini religiosi partirono alla conquista di popolazioni abbandonate e paganizzate. Si poté assistere allora ad una vera e propria rinascita religiosa in tutti gli ambiti verso la metà del secolo. Un solo territorio resterà per lungo tempo in terra desolata, quello della filosofia cristiana. Un clero insufficientemente preparato, schiacciato dall’abbondanza delle novità, non aveva l’agio di consacrarsi allo studio. Alcuni autori isolation, spesso laici autodidatti, si levarono allora per denunciare con eloquenza e convinzione i misfatti della Rivoluzione, il suo carattere satanico ed anticristiano. Questi non ebbero particolari problemi nel conquistare il pubblico coltivato del loro tempo, gli orrori della Rivoluzione erano ancora impressi in tutte le memorie, per cui le loro opere conobbero un immenso successo. Noi ci limiteremo, nel nostro esposto, ai più celebri di questi scrittori: Joseph de Maistre, il visconte de Bonald, l’abate de Lamennais, e Blanc de Saint-Bonnet. – Essi costituirono, nella storia della filosofia cristiana, un movimento niente affatto originale, prima di sparire senza lasciare tracce visibili in seguito: il Tradizionalismo. Come mai dunque Alain Besançon, nel suo libro “La confusione delle lingue”, ha potuto qualificare questa scuola tradizionale nientemeno che una « prima invasione gnosticizzante »? – Egli precisa che « … nella loro esaltazione del Papato, dell’Inquisizione, dell’autorità spirituale sotto tutte le forme, non si poteva minimamente immaginare che facessero passare una “mercanzia” sospetta,  passata meglio, mettendosi i suoi portatori in tutta sincerità, sotto la protezione delle autorità che essi vogliono restaurare; costoro poi non se ne accorsero che con una generazione di ritardo (verso il 1840). « … Alle origini, l’umanità ha ricevuto, con la lingua, non solo un sistema di comunicazione, ma un sistema di pensiero, una dottrina. Essa forma la rivelazione primitiva, la Tradizione. Questa è trasmessa dalla società, guardiano voluto da Dio della verità fondamentale che la comunica ai suoi figli e ne svela il segreto mediante una lingua che essa insegna loro. » – « Era andare in pratica a braccetto con gli Illuministi che d’altra parte venivano rigettati per aver preparato la Rivoluzione, ma da essi si erdita e si riprende il tradizionalismo iniziatico, questa volta a profitto della reazione … » Ecco un quadro che non corrisponde affatto all’idea che da sempre ci si è fatta di questa scuola nelle famiglie tradizionali. Noi vedremo che questo quadro è assolutamente esatto, e nell’esposto che sta per seguire, andremo probabilmente a sovvertire delle idee e dei giudizi che sembravano solidamente certi. – Una prima difficoltà deve essere subito sollevata. Come è possibile che uomini, molti dei quali pii e Cristiani abbiano potuto far coabitare nel loro spirito: a) una sottomissione profonda e sincera all’insegnamento della Chiesa, e b) insegnamenti che la Chiesa aveva sempre condannato? La prima risposta è evidentemente l’ignoranza religiosa di questi maestri del pensiero contro-rivoluzionario. Essi furono per lo più degli autodidatti, e mai avevano studiato la filosofia cristiana. I loro maestri di pensiero furono questi scrittori anticristiani del secolo precedente: Rousseau, Montesquieu Fénelon, questo “Renan del XVIII secolo” …. Lacordaire ha ben visto questa incoerenza di un pensiero ondeggiante tra verità parziali ed errori mal compresi. « La maggior parte degli uomini ignorano la loro strada, dice nella sua “Lettera sulla Santa Sede; essi credono che l’universo si arresti nel luogo ove si affaticano, e che i principi siano incoerenti come le persone che non abbiano una portata maggiore di quella che effettivamente non hanno. Ma – prosegue mirabilmente – benché questa porzione cieca e pigra diminuisca la forza del potere che gli dà l’impulso, essa serve meravigliosamente, perché forma delle scale su cui si arrestano le anime e gli strumenti che non possono andare più lontano. Se non esistesse alcuna sfumatura tra l’errore e la verità, pochi sarebbero abbastanza forti per non cadere nell’errore. Essi hanno bisogno di scendervi lentamente e di familiarizzare con le tenebre. Ecco perché, per giudicare una potenza, bisogna porre il principio, dedurne dalle conseguenze compiute quelle che ne usciranno inevitabilmente, e lasciando da parte la folla che non sa mai quel che fa, vedere l’azione da dove parte … » In effetti noi possiamo portare a nostra insaputa, nel nostro sistema di pensiero, degli errori parziali di cui non comprendiamo bene le conseguenze, ed anche le premesse che vi sono implicitamente contenute. Noi le correggiamo in noi con l’esperienza e la riflessione, ma le lasciamo coabitare nel nostro spirito, ed un giorno la contraddizione, alfine percepita, ci fa rigettare all’esterno tutto ciò che non fa realmente corpo con il nostro sistema generale di pensiero. Non c’è coesione possibile tra l’errore e la verità. Una delle due deve un giorno eliminare l’altra. Questo sarà ad esempio, come vedremo, il caso di Lamennais, leggendo Joseph de Maistre. Joseph de Maistre stesso, che si ritiene cattolico completo, perfettamente sottomesso all’insegnamento della Chiesa, dice nondimeno nel 1816: « Io sono approdato alla Chiesa Cattolica romana, non tuttavia senza avere acquisito nella frequentazione degli illuministi martinisti e dallo studio della loro dottrina, una folla di idee dalle quali ho tratto il mio profitto. » Il suo biografo, Emile Dermenghen, ci spiega che l’insegnamento degli illuministi ha giocato nel suo spirito il ruolo di un fermento, allorché la dottrina cattolica romana è servita da contrappeso, regolatore del freno. Egli precisa ancora che questa amalgama di idee contraddittorie, che avrebbe dovuto provocare una esplosione, ha potuto essere stabilita perché Maistre aveva la preoccupazione di sostenere gli uni e gli altri. Ma noi sappiamo che certi suoi lettori andranno al contrario a spingere i principi illuministi contenuti nelle sue opere, fino alle loro conseguenze profonde, e subire allora le condanne romane.

Le fonti de queste filosofia “Tradizionale”

  1. L’insegnamento di Cartesio

Abbiamo già visto in precedenza il ruolo distruttivo della filosofia di Cartesio. Con il suo dubbio metodico e con il suo “cogito”, Cartesio ha distrutto nelle anime ogni possibilità di raggiungere qualsiasi verità. È in effetti assurdo chiedere al nostro spirito di fare il vuoto completo di tutte le conoscenze con un atto contro natura, e poi domandargli di “ricostruire” il mondo a partire dal proprio “me” pensante. La rottura con il reale è profonda e definitiva; Cartesio è così alla radice del soggettivismo e dell’idealismo. Noi vedremo anche che egli veicola, malgrado lui, tutto il panteismo moderno. La sua filosofia giocò nel XIX secolo il ruolo di un vero e proprio lavaggio del cervello. – Comunque Cartesio ne aveva buona coscienza! Egli scrive nel 1641: « Io ho provato espressamente che Dio è il Creatore di tutte le cose. Queste sono delle cose alle quali desidero si faccia più attenzione. Ma penso di averne messe molte altre e vi dirò, tra noi, che queste sei meditazioni contengono tutti i fondamenti della mia fisica. Ma non bisogna dirlo, se vi aggrada, perché coloro che preferiscono Aristotele farebbero più difficoltà ad approvarle, ed io spero che coloro che le leggeranno si abitueranno insensibilmente ai miei principi riconoscendo la verità prima di accorgersi che essi distruggono quelli di Aristotele. » Come diceva Lacordaire, si scende lentamente verso l’errore e bisogna abituarsi alle sue tenebre: Cartesio ce lo ha spiegato molto bene. – Nei seminari del XVIII e XIX secolo, si insegnava il cartesianesimo. Il manuale più utilizzato era “La Filosofia di Lione” pubblicato nel 1783 e 1784 dall’oratoriano Joseph Valla, su richiesta di Mgr. Montazet, Arcivescovo di Lione, giansenista e cartesiano che impose all’autore di insegnare l’inneismo sul problema dell’origine delle idee. – Quando l’abate Emery restaurò la Compagna di San Sulpizio, impose l’uso di questo manuale a tutti i seminari di Francia. Questo abate, Joseph Valla, aveva visto le sue “Istituzioni liturgiche” messe all’indice a causa del giansenismo che vi era implicato. È vero pure che tre teologi eminenti dicevano, nella prefazione delle “Istituzioni Filosofiche di Lione”, di aver eliminato tutto ciò che avrebbe potuto inquietare la più severa ortodossia. – La generazione di giovani preti, colpita dallo spettacolo delle rovine accumulate con la sparizione di ogni verità, si precipitava allora su tutte le teorie che umiliavano la ragione. L’influenza di Rousseau restava profonda negli spiriti e l’apologetica del sentimento allora fece furore. – Oltre Chateaubriand, si vedeva l’abate Maury, “opposto agli abusi della ragione nelle cose della Fede”., applicare la dialettica affettiva del Vicario savoiardo in favore della Religione naturale, segnare l’accordo completo della nostra natura sensibile con il Cristianesimo. Noi siamo allora in pieno pragmatismo religioso ed in pieno soggettivismo. – Vedremo così come l’insegnamento di Cartesio sia alla radice di tutti gli errori della scuola “tradizionale”. L’abate Noirot a Lione lo insegna e fu il maestro di Blanc de Saint-Bonnet. L’abate Maret lo insegna alla Sorbona ufficialmente, vi mette delle restrizioni, ma resta un cartesiano determinato. Un solo prete, destinato alla celebrità, si mostrò assolutamente refrattario a Cartesio ed agli scrittori Tradizionali, e fu Dom Guérager, spiegando in un articolo dell’“Univers” del 22 novembre del 1857 all’abate Maret, che questa situazione è insostenibile per un filosofo e che il pensiero cristiano deve abbeverarsi ad altre fonti.

  1. L’Illuminismo massonico.

Se l’insegnamento di Cartesio fu negativo, al punto da provocare un vuoto spirituale in tutti gli spiriti, altri si incaricarono, con pari efficacia, di riempire questo vuoto, e questi furono i franco-massoni. Occorreva innanzitutto svuotare gli spiriti dalla filosofia scolastica, cioè cristiana, e poi introdurvi progressivamente e in dosi “omeopatiche” la gnosi luciferina, quella cioè delle logge. – Joseph De Maistre, il primo maestro del pensiero contro-rivoluzionario, era un uomo di grande cultura, ma questa cultura era fatta di elementi eterocliti e contraddittori. Buon ellenista, subì soprattutto l’influenza di Platone di cui ha voluto – come Sant’Agostino ai suoi albori – fare un precursore del Cristianesimo, tanto che nelle “Serate a San Pietroburgo” lo definirà “una prefazione umana del Vangelo”! … ed è probabilmente all’influenza platonica che bisogna attribuire l’accecamento di cui fece prova nei riguardi della Franco-massoneria e dell’occultismo. Fu per quindici anni un franco-massone convinto che, partito dal razionalismo, subì un’evoluzione verso l’illuminismo che confuse costantemente con la mistica cattolica, tanto che, malgrado delle reticenze, non rinnegò giammai totalmente i suoi maestri illuminati. – Egli ricevette dapprima una vera iniziazione dal suo maestro Willermoz, fondatore delle logge martiniste a Lione. Quest’ultimo gli inviò le sue istruzioni il 9 luglio del 1779. – Per leggerle, egli dice, bisogna mettersi “al di sopra di tutti i pregiudizi acquisiti o naturali” (cf. Il dubbio metodico), ascoltare le voci del proprio cuore « principio della convinzione “interiore” in una faccenda in cui l’uomo ragionevole non deve sperare nelle “esteriori” (cf, il disprezzo della ragione, il rifiuto del reale e delle autorità naturali), rigettare tutti i sistemi filosofici che “lasciano dei vuoti che affliggono e tormentano l’uomo” (cf. il rigetto delle superstizioni religiose), “non aspettarsi nulla dagli uomini, perché il fuoco che deve illuminarci, riscaldarci è in noi ed un desiderio puro, vivo e costante è il solo soffietto che possa infiammarlo ed estenderlo » (cf. la natura divina ed onnisciente della nostra anima), vale pure a dire che “l’uomo così preparato acquisisce con il proprio lavoro ciò che resta sua proprietà” (cf. l’uomo che possiede in se stesso la fonte delle sue conoscenze), ecco un bel programma cartesiano di “lavaggio del cervello”! Joseph de Maistre ha letto evidentemente i grandi autori massonici. Claude die Saint-Martin, il fondatore delle logge martiniste pubblicava nel 1790, “L’uomo del desiderio”. L’uomo è un desiderio di Dio, vi spiegava, il Quale vuole infiltrare in lui una linfa meravigliosa, e l’uomo deve essere un uomo di desiderio, per la sua assiduità a sviluppare in sé le “proprietà divine”. Così devono cadere gli ultimi ostacoli tra le loro due nature, tra i due “esseri” che aspirano alla loro unione, all’unione tra l’uomo e Dio. Noi riconosciamo bene in questo libro le tesi gnostiche del ritorno all’unità primordiale. – Teresa de Maistre, la sorella dello scrittore, trovava questo profeta “tanto sublime, tanto eretico, tanto assurdo”. Era la reazione di un’anima retta e semplice. Ma suo fratello le replicò precisandole che egli  non si accordava che con il primo punto: “questo punto non soffre difficoltà. Io non ti nego formalmente il secondo e mi impegno a sostenere la sua ortodossia in tutti i capi …” – In breve, Maistre consegnava un certificato di ortodossia a Claude de Saint-Martin. Nel 1797, ricopiando certe accuse dell’Eudista Le Franc contro il nostro “sublime profeta”, aggiungeva: « Nulla è più degno di inestinguibili risate. » Nelle logge martiniste, Maistre intendeva parlare (e lo sappiamo proprio da lui) di un « Cristianesimo reale, ascendente » (cf. la risalita attraverso gli eoni verso l’Ogdoade degli gnostici!), che era una vera iniziazione, tale come che era stata « già conosciuta dai cristiani primitivi » e che rivelava e « poteva rivelare ancora delle grandi meraviglie, non solamente disvelarci i segreti della natura, ma metterci in comunicazione con gli spiriti » (Oh! Oh! … sento odor di zolfo!) [Opere, tomo VIII, pag. 327-328 e tomo V, pag. 241]. Ecco cosa dovrebbe far drizzare le orecchie: Joseph de Maistre ancestre di un ecumenismo presieduto dal futuro Messia giudeo …

  1. Joseph de Maistre ed Origene

La sua formazione massonica e platonica lo ha spinto a ricercare tra gli antichi scrittori ecclesiastici coloro che erano impregnati di gnosi: Origene e Clemente di Alessandria.In un grosso volume di di Mélamges B, cominciato a Torino il 25 maggio 1797, noi ritroviamo 25 pagine di brevi commenti sul « Trattato di Origene contro Celso ». –  Questo grand’uomo, questo “sublime teologo”, credeva alla magia in generale, vale a dire alla realtà di una scienza che può mettere l’uomo in comunicazione con delle intelligenze di un ordine superiore; egli ammetteva una “magia bianca”, in modo tale che questa scienza era buona o cattiva, a seconda del genere di spiriti che si invocavano. Maistre considera come provato da Origene che « il Cristianesimo, nei primi tempi, era una vera iniziazione in cui si svelava una vera magia divina ». Egli cita tra gli oggetti di questa iniziazione, l’anima degli astri e la divisione delle nazioni, … leggiamo ancora, nei Melanges B [inedito, 2 dicembre 1797]: « Sant’Agostino, nella Città di Dio, ha mal compreso Origene, quando costui asseriva che la causa della materia non è solo la bontà di Dio, ma il fatto che le anime, avendo peccato allontanandosi dal loro Creatore, meritavano di essere rinchiuse in diversi corpi come una prigione, secondo la diversità dei loro crimini e che il mondo è là; così la causa della creazione non è stata quella di far fare delle buone opere, bensì quella di impedirne le cattive. L’opinione di cui si tratta, aggiunge de Maistre, non ha nulla a che vedere con il Manicheismo. Si può osservare che essa è ancora oggi la base di tutte le iniziazioni moderne. » Ecco un buon riassunto degli insegnamenti gnostici trasmessi da Origene. Sant’Agostino, che aveva conosciuto i Manichei da vicino, non aveva difficoltà a ritrovare le loro tesi in Origene ed a denunciarle. Joseph de Maistre, impregnato dal platonismo e dal linguaggio massonico, al contrario, vi aderisce ed appare addirittura meravigliato dalla reazione energica di Sant’Agostino. – Ma vi è di più. Sotto la sua penna, annotata nelle sue “Miscellanee”, si trovano dei passaggi completi del vangelo gnostico di Tommaso, quello che fu trovato a Nag-Hammadi nel 1947 e che era in precedenza sconosciuto: « Quando due non faranno più che uno, e che ciò che è al di fuori sarà come ciò che è al di dentro, quando il maschio sarà confuso con la femmina e non ci sarà più né maschio né femmina, quando avrete depositato il vestito dell’onta e di ignominia [si tratta del nostro corpo], allora verrà il regno. » Questi testi li ha trovati in San Clemente d’Alessandria, ancora una volta uno scrittore ecclesiastico impregnato di gnosi, che venerava nella biblioteca personale il vangelo di Tommaso. Bisognerà fare molta attenzione allora, quando leggeremo le “Serate di San Pietroburgo”, a questa impregnazione gnostica e massonica nel pensiero Maistriano.