LO SCUDO DELLA FEDE (XV)

[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

 XV.

IL GOVERNO DI DIO.

Come mai Iddio permette il male? — Iddio sa se mi salverò o mi dannerò; a che serve adunque che io mi travagli a salvarmi? — La predestinazione e la libertà umana.— Se Dio è infinitamente buono, perché crea coloro che andranno dannati?

— Avrei ora da esporre delle gravi difficoltà per riguardo ad alcuni attributi di Dio.

Già m’immagino quali siano. Tuttavia esponi pure liberamente tutto ciò che lambicca il tuo cervello, e vedrò di darti le spiegazioni più chiare che siano possibili.

— Ecco adunque: Iddio è onnipotente, cioè può fare tutto ciò che vuole, è santo, cioè vuole il bene ed abborrisce il male, è sapientissimo e sa tutto. Or come mai lascia che nel mondo si faccia tanto male? … si commettano tanti delitti? Li permette Egli forse perché non li può impedire! E allora dove sta la sua onnipotenza ? Li permette perché non li vuole impedire! E allora dove sta la sua santità? Li permette perché non sa che abbia ad accadere? E allora dove sta la sua sapienza?

Perdincolina! Mi fai veramente una scarica a mitraglia, ed entri per tal guisa in dei più tremendi misteri! Ma precisameli; perciò bisogna che ti ricordi anzitutto che misteri sono sempre misteri, che cioè noi non arriveremo mai a comprenderli. In secondo luogo devo dirti che il poter fare delle difficoltà anche gravi contro le verità della dottrina cristiana, difficoltà che per ora non si possono sciogliere, non dà il diritto di inferire che sia falsa la stessa dottrina, ma deve in quella vece farci riconoscere e confessare la nostra impotenza a comprendere tali verità. In terzo luogo ti aggiungerò che qualora avessi da adoperarmi a scioglierti le difficoltà, che mi hai proposte, con l’ampiezza dovuta, dovrei andare molto per le lunghe e tu non reggeresti al mio ragionamento. – Ciò premesso ti risponderò in breve che Dio, sì, è sapientissimo e perciò prevede anche il male che dagli uomini si fa, che Egli è santissimo e come tale non vuole il male e lo abborrisce, che Egli è onnipotente e che perciò assolutamente lo potrebbe impedire: e non di meno non lo impedisce perché, avendo dato all’uomo la libertà, Egli vuole assolutamente che l’uomo resti libero, padrone de’ suoi atti in modo da poter fare di sua piena volontà il bene o il male, e a seconda di quel che farà meritarsi coi propri sforzi la felicità eterna o con la propria malizia la eterna dannazione. E se l’uomo abusando della sua libertà commette il male e si abbandona persino a gravi delitti, Iddio perciò non lascia di essere e sapientissimo, e santissimo, e onnipotente.

— Va bene. Ma Iddio non poteva dare all’uomo la libertà perché faccia il bene e si meriti la felicità eterna, e a un tempo stesso impedire che l’uomo faccia il male non lasciandolo abusare della sua libertà? A me pare insomma che se Iddio non volesse davvero il male, non lo lascerebbe commettere, e che lasciandolo ommettere ne sia Egli stesso la causa.

Mio caro, senza saperlo tu metti innanzi i mostruosi errori di Calvino. Ascolta bene adunque. Che Iddio potesse, qualora lo avesse voluto, dare all’uomo la libertà per fare il bene e meritar la felicità eterna e a un tempo stesso impedire l’abuso dell’umana libertà nel fare il male è cosa certissima. Ma Egli non l’ha voluto, e in ciò appunto sta il mistero. Con tutto ciò non potendo noi capire il perché Iddio non abbia voluto affrancare l’uomo da quella naturale debolezza che lo rende peccabile, non porremo mai dire che Iddio voglia il male e ne sia Egli la causa. Il male Iddio lo permette, ma assolutamente non lo vuole, non può volerlo: se potesse voler il male, non sarebbe più Dio. Epperò non mai e poi mai si potrà ascrivere a Lui il più piccolo dei peccati, come appunto diceva S. Agostino. – E come mai sarebbe ciò possibile? Dio ha creato gli uomini, perché un giorno abbiano da possedere e godere Lui, e vorresti che Egli sia l’autore dei peccati, che allontanano l’uomo dal conseguimento del suo fine? Dio è l’infinita bontà e l’infinita giustizia, e vorresti che fosse l’autore della malizia e dell’ingiustizia? Dio è il punitore del peccato, e vorresti che punisse negli altri il peccato, di cui fosse Egli la causa? Dunque sia pure che noi non comprendiamo perché Iddio permette il peccato, ma non sia mai che sopra di Lui gettiamo la colpa dei peccati che commettiamo noi, abusando della libertà  che ci ha dato.

— Ho inteso e passo perciò ad esporle un’altra difficoltà.

Di su adunque.

— Se Iddio è, come non si può dubitare, sapientissimo, saprà certamente se noi ci salveremo o se ci danneremo, non è vero?

Verissimo!

— Dunque io dico: se Egli sa che mi salverò, sarò salvo; se Egli invece sa che mi dannerò, andrò dannato. Epperò che bisogno c’è ch’io mi travagli per salvarmi? Non mi resta così tolta ogni libertà di provvedere al mio eterno destino?

Anche questa è una difficoltà assai grave, ma se tu stai ben attento, spero che non riuscirà del tutto insolubile. – Tu dici adunque: « Iddio sa se mi salverò o se mi dannerò; » e da  questo sapere Iddio se ti salverai o ti dannerai, trai la conseguenza « che torna inutile che ti travagli per salvarti, perché non resti più libero di provvedere per parte tua al tuo eterno destino ». Ora io comincio a risponderti col fare a te una domanda. Che diresti tu a tua madre, se essa oggi ti dicesse: Figliuol mio, Iddio sa se quest’oggi devi pranzare o no; quindi è inutile che io ti prepari o non ti prepari il pranzo: se Dio sa se quest’oggi devi pranzare, pranzerai; se sa che non devi pranzare, non pranzerai?

— Oh! per certo le direi: Mia buona madre, per intanto fate il piacere di preparare il pranzo, e poi sarà come a Dio piacerà.

Così dico io a te: Pertanto tu fa da parte tua quello che importa per salvarti, e allora ti salverai; perché se al contrario non farai di tua volontà quello che devi e puoi fare per la tua eterna salvezza, certamente ti dannerai..

— Ma dunque la scienza che ha Iddio intorno alla nostra eterna destinazione non fa sì, che essa accada come Dio l’ha prevista?

La nostra eterna destinazione sarà senza dubbio infallantemente quale Iddio l’ha prevista, ma questa previsione, o a meglio dire visione (non essendovi innanzi a Dio futuro, ma tutto presente) non fa che la nostra eterna destinazione non sia ancor pienamente dipendente dalla nostra libera volontà. Supponi che tu ti trovassi sopra un terrazzo prospiciente un ampio cortile, dove molti govani tuoi compagni stanno divertendosi. Che vedresti tu?

— Eh! vedrei di quelli che corrono, di quelli che saltano, di quelli che fanno circolo, di quelli che si bisticciano, di quelli che si regalano  magari qualche pugno.

E vedendo tu tutte queste cose, ne saresti tu la cagione?

— Niente affatto!

E i tuoi compagni benché tu li veda, non restano ancor sempre liberi di proseguire i loro giuochi, le loro occupazioni, di fare quel che vogliono fare?

— Liberissimi. Il mio vedere nulla influisce sulla loro libertà.

Va bene. Ora stammi attento: Iddio da tutta l’eternità con la sua scienza infinita ha tutto presente dinanzi a sé, epperò tutto il bene e tutto il male che faranno gli uomini con tutte le circostanze più minute e particolari, e la loro conseguente salvezza o dannazione. Ma perciò che Egli tutto vede, si potrà dire la causa di quello che noi facciamo di bene o di male per salvarci o per dannarci? No assolutamente. Egli ci lascia fare il bene o il male, epperò operare la nostra salvezza o la nostra dannazione, a seconda della libertà che ci ha dato. Quindi non è già che noi facciamo il bene o il male perché Egli lo vede; ma Egli lo vede perché noi lo facciamo. Insomma Iddio vede che tu ti salverai, se tu liberamente vivrai da buon Cristiano per salvarti; e vede che ti dannerai, se tu di tua volontà vai alla dannazione vivendo male.

.— Mi sembra di aver inteso, e voglio dargliene una prova. Ecco dunque: Bisogna che io mi adoperi quanto posso per salvarmi, benché Iddio sappia se mi salverò o se mi dannerò dal vedere quello che io farò per salvarmi o per dannarmi; e la scienza, che egli ha intorno alla mia futura destinazione, non forza minimamente la libertà, che io ho di fare, il bene per salvarmi, o non farlo e fare il male èer dannarmi.

Benissimo; tu hai inteso egregiamente.

.— Resta però sempre verissimo che io infallibilmente mi salverò o mi dannerò, come Iddio ha previsto e come Egli ha predestinato.

Sì, senza dubbio, ma resta pure sempre verissimo che tu ti salverai o ti dannnerai liberamente. E questa verità, cioè l’infallibile prescienza divina e la conseguente predestinazione degli uomini ad essere salvi o dannati non contraddicono affatto a quest’altro della libertà dell’operazione umana. Ciascuna di queste verità è certa, e se torna alquanti difficile a combinarle insieme, ciò è in causa della nostra ignoranza, ma non già della impossibilità di farlo. Tutto sta che noi riflettiamo bene che Iddio non determina egli con la sua prescienza le nostre azioni buone o cattive e la nostra conseguente salvezza o dannazione, ma che invece Iddio infinitamente sapiente, vede da tutta l’eternità quelli che faranno bene e quelli che faranno male. E siccome da tutta l’eternità, in conformità alla sua giustizia, Egli ha decretato di premiare eternamente i buoni e castigare eternamente i cattivi, perciò da tutta l’eternità Egli vede altresì a chi darà il premio e a chi il castigo eterno, destinando in tal guisa gli uni a salvarsi, gli altri a dannarsi.  – Ma in tal guisa la predestinazione dell’uomo, sia alla gloria del cielo, sia alla dannazione dell’inferno, dipende interamente dalla libera volontà dell’uomo stesso, dal fare egli cioè liberamente il bene o il male. Così che siamo noi, che da noi stessi ci predestiniamo, essendo ché siamo noi, che ci vagliamo della nostra libertà o a meritare il premio dei buoni o il castigo dei cattivi.

— Ma stando così le cose, che non ostante la prescienza e la predestinazione divina noi restiamo interamente liberi nel fare il bene e salvarci o nel fare il male e dannarci, non sarebbe stato meglio che Iddio non ci avesse data la libertà?

No, caro mio. Se Iddio non avesse dato all’uomo la libertà, non ne avrebbe fatto, come volle, il capolavoro delle sue mani. La libertà è la dote, che ci pone a capo del mondo, è il perno della nostra grandezza e della nostra nobiltà, è il colmo delle nostre rassomiglianze con Dio. Tu sai quello che in proposito dice Dante:

Lo maggior don che Dio per sua larghezza

Fesse creando ed alla sua bontate

Più conformato, e quel ch’ei più apprezza,

Fu della volontà la libertate,

Di che le creature intelligenti,

E tutte e sole, furo e son dotate.

La libertà adunque è cosa per sé eccellente, così alta, così divina, di tale gloria a Dio e a noi, che Egli nella sua infinita sapienza e bontà ha preferito che vi fossero di quelli che ne abusassero, facendo il male e conseguentemente dannandosi, anziché non donarcela. Del resto per la stessa ragione che tu dici il Signore non avrebbe neppure dovuto darci gli occhi, le mani, la lingua, eccetera, perché non possiamo noi servirci, e non vi hanno molti purtroppo, che si servono anche di tali sensi per fare il male e dannarsi? In conclusione: o togliere la libertà all’uomo, o ammettere il male morale e la conseguente dannazione di taluni.

— Qualche cosa ho inteso. Iddio però, se lo volesse, potrebbe impedire in noi l’abuso della libertà, e trascinarci per forza sulla via del bene.

Sì, lo potrebbe benissimo. Ma sarebbe un far violenza alla nostra libertà. Dio vuol trattarci bene e non venir meno alla natura che ci ha dato, né fare con noi come si farebbe con un automa. Questo inoltre sarebbe un diminuire la nostra felicità futura. Quanto ci sarà più dolce il paradiso, pensando che abbiamo dovuto sostener delle lotte contro del male affine di conseguirlo!

— Ciò è verissimo. Ma intanto come conciliare tutto ciò con la bontà divina? Se Iddio è infinitamente buono, perché, sapendo che taluni andranno dannati, nulladimeno li crea?

Questa, amico mio, si può veramente riguardare come la più grave e più spaventosa difficoltà della dottrina cattolica. Cercherò di districarla alquanto ma brevemente, perché nello scandagliare questo mistero, si corre troppo rischio di sbagliare. – Vedi: Iddio è libero di fare quel che vuole e la libertà di Dio è sì gran bene, che non può venire al confronto con nessun bene o nessun male delle creature. Perciò sebbene Iddio preveda che taluno sarà malvagio, non perciò Egli deve rinunziare alla libertà di crearlo. Ma creandolo, lo fa Egli forse a questo fine che sia malvagio? Mai no: Egli lo crea, ancorché preveda che sarà malvagio, ma lo crea col fine che sia buono e si salvi, perciocché è certissimo che Dio vuole di volontà sincerissima che tutti gli uomini, che vengono al mondo, si salvino, e senza eccezione di sorta, perché da tutti senza eccezione vuole praticato il bene ed evitato il male e la conseguente salute eterna di tutti. Inoltre a tutti gli uomini, anche a quelli che andranno dannati, Iddio dà gli aiuti necessari per salvarsi. Dunque se taluni, ricevendo da Dio il benefizio dell’esistenza e gli aiuti necessari a conseguire il loro fine, nulla di meno si dannano, perché abusano di tale benefizio e di tali aiuti, si dovrà dire che Iddio non sia buono, non sia benefico?

— No, certamente.

Aggiungi poi, che dal male morale, che Iddio permette in taluni, male per cui costoro si dannano, Egli sa cavare facilmente sì gran bene, da far risplendere anche in ciò di vivissima luce la sua bontà.

— E come mai?

Ci sono ad esempio degli uomini che fanno molto male e determinano così la loro dannazione? E Iddio di fronte a questi malvagi fa vedere la sua bontà a stimolarli in mille maniere alla penitenza, ad attendere pazientemente che si convertano, a dar loro spazio di tempo perché lo facciano. Vi sono dei malvagi, che non contenti di fare essi il male e andare essi incontro alla dannazione, vorrebbero ancora indurre altri a fare lo stesso, e si valgono a tal fine della loro prepotenza per tentarli o perseguitarli, se non si arrendono alle loro inique voglie? E Iddio manifesta la sua bontà nel sostenere i buoni, nell’aiutarli ad essere vincitori in tale lotta, nel fare sì che in tal guisa si presenti al mondo lo spettacolo delle virtù eroiche praticate dalle sante vergini, dai santi martiri, dai santi d’ogni maniera, che a costo di qualsiasi sacrificio restano fedeli alla sua tede ed alla sua legge. Insomma in un modo o in un altro Iddio cava sempre del bene dal male, e così fa sempre palese, nello stesso male che permette, la sua bontà. – Ma a questo riguardo se trovi ancora delle oscurità, ripensa all’osservazione che già ti feci, che il mistero è sempre mistero, e che se possiamo vederlo chiaro da qualche lato, vederlo chiaro del tutto ci è assolutamente impossibile.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.