LO SCUDO DELLA FEDE (XIV)

[A. Carmignola: “Lo Scudo della Fede”. S.E.I. Ed. Torino, 1927]

LO SCUDO XIV.

NATURA DI DIO E SUOI ATTRIBUTI.

Dio esiste da sé. — È immutabile, semplicissimo e puro spirito. — Infinitamente perfetto ed immenso. — Sapientissimo ed onnipotente. – Obbiezioni contro la divina onnipotenza. — Delle altre perfezioni.

— Dio esiste; la stessa ragione me ne persuade; ma vorrei un po’ sapere come mai Iddio ha fatto ad esistere, cioè quando ha avuto principio e per virtù di chi o di che cosa.

Dio, per essere tale, non deve aver avuto mai alcun principio, né può aver cominciato ad esistere per virtù d’altri. Dio è per se stesso e da sé. Cioè: nessuno creò Dio, ed è sempre eternamente esistito senza alcun principio. Ed invero se Egli non esistesse da tutta l’eternità, ed avesse cominciato ad esistere in un punto determinato del tempo, bisognerebbe che qualche causa a Lui superiore lo avesse prodotto. E se fosse così, Dio sarebb’Egli ancora il supremo degli esseri?

— No, certamente, perché quella causa a Lui superiore, che lo avesse prodotto, starebbe al di sopra di Lui. Vuol dire adunque che è Egli stesso che si è creato?

Nemmeno. Affinché  una causa qualsiasi agisca, è necessario assolutamente che esista; l’agire suppone l’esistere. Per esempio se io parlo, scrivo, opero, mi muovo, faccio delle azioni, è perché esisto: se non esistessi non potrei farle. Pertanto dicendo tu che Dio si è creato Egli stesso, verresti a dire questo assurdo, che Dio è esistito prima di esistere, per dare a se stesso l’esistenza che già possedeva.

— Ho inteso. Dunque?

Dunque devi ritenere che Dio è per sua natura, che ha in se stesso eternamente la ragione della sua esistenza.

— E potrebbe Iddio non esistere o essere distratto?

No, assolutamente. Dio avendo in se stesso la ragione della sua esistenza deve necessariamente esistere da tutta l’eternità e per tutta l’eternità. In altri termini: Dio è necessario ed eterno.

— E non potrebbe per lo meno mutarsi, crescere o diminuire se stesso?

No, mai e poi mai. Dio non è solamente necessario nella sua esistenza, ma lo è ancora in tutto il suo essere. Egli ha quanto deve e può avere come Dio, cioè Egli è tutto l’essere, l’essere per eccellenza, l’essere assoluto, l’essere sommamente perfetto, l’essere che non ha alcun vuoto da riempire, che non ha potenze da svolgere, che non ha cognizioni da acquistare, che ha nulla insomma da aggiungere, epperò l’essere che non può crescere se stesso neppure in un etto. E come non può crescersi, così non può diminuirsi, perché se si diminuisse anche per poco, lascerebbe di avere tutto ciò che deve e può avere come Dio, ossia lascerebbe di essere Dio, di essere eterno, di essere sempre eguale a se stesso.

— Dunque Iddio avendo tutto ciò che deve e può avere, sarà Egli un composto di quanto di più eletto si può immaginare?

Tutt’altro. Egli è semplicissimo. Un essere composto risulta degli elementi, diversi, che lo costituiscono, ridotti all’unità da una forza superiore e precedente, che regga il moto e l’ordine. Se Dio fosse composto, sia pure di quanto vi ha di più eletto, bisognerebbe che qualche forza superiore e precedente a Lui fosse esistita per comporlo; e così Egli non sarebbe più l’essere che è da sé, essere eterno, indipendente da ogni altro, l’essere primo e la causa prima di tutto. Inoltre non sarebbe neppure più l’essere necessario, perché  ogni composto può scomporsi, risolversi negli elementi che lo compongono, e per tal guisa cessare di esistere. Pertanto quando immaginiamo Iddio, dobbiamo rimuovere qualsiasi idea di composto, sia di elementi corporei, sia di elementi spirituali, e riconoscerlo per uno spirito purissimo e semplicissimo, come ci insegna a riconoscerlo la dottrina cattolica.

— Ma io intendo sempre a parlare degli occhi di Dio, delle sue mani, del suo dito ecc. Che vuol dir ciò?

Sì, è vero, nelle Sacre Scritture si parla di quanto tu dici, e sull’esempio delle Scritture anche la Chiesa adopera simili espressioni. Ma tutto ciò non è già per negare quello che le stesse Sacre Scritture insegnano, che cioè « Dio è spirito », ma per adattarsi alla debolezza della mente nostra, la quale anche nelle più alte cognizioni non può far a meno che ricorrere ad immaginazioni sensibili.

— Per altro, benché Dio sia uno spirito purissimo e semplicissimo io lo vorrei conoscere.

A questo tuo vorrei potrei darti la risposta di Giobbe: « Che pretendi tu di fare? Non sai che Dio è più alto dei cieli, e più profondo degli abissi? Come lo vuoi tu conoscere? » Tuttavia siccome, pigliar cognizione di Dio, per quanto è possibile alla debolezza della nostra intelligenza, è cosa ottima, perciò mi studierò, nel modo più facile e adatto per te, di dartene qualche idea. Poni ben mente: allo stesso modo che dalle cose create abbiamo potuto arguire l’esistenza di Dio, così dalle bellezze e dalle perfezioni di queste cose possiamo salire in qualche guisa alle bellezze e perfezioni di Dio. Pigliamo a tal fine tutte le qualità o proprietà, che esistono nelle creature, e specialmente nell’uomo; spingiamole con la nostra mente all’infinito; leviamo da esse qualsiasi imperfezione, riduciamole alla massima unità, ed avremo così una idea lontana, meno imperfetta che sia possibile, di ciò che è Dio.

— Dunque la grandezza e la maestà, la vita e la fecondità, l’intelligenza, la scienza, la saggezza, la potenza, la libertà, la giustizia, la carità, la benevolenza, la misericordia, la felicità e tutti gli altri beni, che si possano concepire, vi sono tutti in Dio?

Sì, vi sono tutti, perfetti nel loro insieme e perfetti ciascuno nell’essere suo, senza l’ombra di alcun difetto, dimodoché Dio è l’essere infinitamente perfetto, vale a dire senza limite alcuno nella sua perfezione.

— Bicordo di aver appreso che Dio è anche immenso. Che vorrebbe dire ciò?

Ciò vuol dire che Egli è da per tutto e tutto da per tutto, né può esser contenuto in alcuno spazio. Come l’anima nostra è tutta in tutto il corpo e in ogni sua parte, così Dio riempie tutti gli spazi ed è tutto intero in tutte le divisioni dello spazio.

— E si trova Egli anche in cose non belle?

Senza dubbio.

— E ciò non gli torna di sfregio?

Mente affatto. Come la luce del sole illuminando il fango della terra non ne resta imbrattata, così neppure Iddio riceve sfregio alcuno dal trovarsi in cose anche non belle.

— E quando si dice che Dio è sapientissimo, s’intende di dire che Dio sa moltissime cose?

No, caro mio; ma si intende di dire che Egli sa tutto, conosce tutto, vede tutto. Dio vede immediatamente se stesso e vede tutto, tutto ciò che Egli è, tutto ciò che Egli può, penetrando fino ai più intimi nascondigli, della sua essenza, conoscendo tutto quanto l’infinito valore di ciascuno de’ suoi attributi, comprendendo in una parola se stesso. E conoscendo se stesso, conosce tutte le cose, perché essendo Egli la causa universale di tutto ciò che esiste, nell’atto che conosce se stesso non potrebbe ignorare ciò che Egli stesso produce. Epperò Egli sa il passato, il presente, il futuro, Egli conosce tutte quante le creature esistite, esistenti, che esisteranno, e quelle persino che possono esistere; Egli vede le nostre opere, le nostre parole, i nostri movimenti, i nostri pensieri, i nostri desiderii, i nostri affetti, Egli vede i destini dei popoli, delle città, dei paesi, del mondo intero; Egli vede tutto ciò che facciamo di bene e tutto ciò che facciamo di male e misura esattamente le nostre intenzioni, la nostra buona o cattiva volontà, insomma non v’è cosa alcuna che si sottragga al suo sguardo, alla sua conoscenza.

— Ho inteso. E quando si dice che Dio è onnipotente, si vuol dire che Dio può propriamente fare tutto ciò che vuole?

Precisamente, giacché un Dio, che non possa far tutto ciò che vuole, non è Dio. Noi diciamo talvolta a noi stessi per incoraggiarci all’opera che « volere è potere ». Ma la cosa non è così propriamente, e non fa bisogno di essere filosofi per capirlo. Invece in Dio volere è propriamente potere.

— Perché nel Credo, in cui si dice: « Credo in Dio Padre onnipotente », non si parla di altro attributo divino che di questo?

Perchè, se così posso dire, questo attributo è il più palpabile. Vedendo l’universo con tutte le meraviglie, che in esso vi sono, l’onnipotenza divina balza tosto innanzi alla nostra mente. E così la divina onnipotenza ci serve come punto di partenza per iscoprire l’una dopo l’altra tutte le perfezioni divine.

— Iddio però con la sua onnipotenza non potrà mai fare che un circolo sia quadrato, che uno più uno facciano tre.

E con ciò! Penseresti tu che la sua onnipotenza sia così abbreviata! L’assurdo, vale a dire ciò che è contrario alla ragione, non può certamente avere un’esistenza reale. Pretendere adunque che Dio, ad essere del tutto onnipotente, possa fare ciò che non può avere un’esistenza reale, come ad esempio che un circolo sia quadrato, che uno più uno facciano tre, è lo stesso che pretendere che Iddio crei il nulla. Ora pare a te che sia difetto d’onnipotenza il non poter creare il nulla?

— La risposta data alla mia obbiezione è limpidissima, e non me la sarei aspettata tale. Ma vorrei ancora sapere, se Dio essendo onnipotente possa fare anche il male.

Eh! no, certamente. Il poter fare il male non è effetto di onnipotenza, ma di debolezza. Tu, ad esempio, ti credi potente, perché puoi ammalarti?

— Tutt’altro. Mi crederei potente, se potessi star sempre perfettamente sano.

Dunque anche Dio è al sommo potente, perché non può perdere la potenza di fare il bene, perché non può fare il male, ciò che sarebbe difetto di potenza. Giacché la volontà di Dio è retta, è santissima, è indissolubilmente legata al bene, e non può e non potrà mai menomamente piegare al male. Se ciò potesse accadere, Dio non sarebbe più l’essere santissimo, che Egli è, anzi non sarebbe più Dio.

— Ho inteso.

E se hai inteso mi sembra che non ti occorrano altre spiegazioni intorno agli altri attributi o perfezioni di Dio, quali sarebbero la santità, la giustizia, la bontà, la misericordia, la veracità, la fedeltà ecc., perché facilmente comprendi da te quello che significano.

— Mi piacerebbe nondimeno che mi dicesse anche una qualche parola di essi.

Ebbene ti appagherò. L a santità è quella divina perfezione, per cui Dio vuole ed ama il bene, ed abborrisce il male. Il titolo di Santo è quello che si dà a Dio per eccellenza nelle Sacre Scritture: lo si dice tre volte Santo, cioè infinitamente santo.

La giustizia è la perfezione, per cui secondo il merito premia i buoni e castiga i cattivi, dando così a ciascuno ciò che è dovuto.

La bontà è quella, per cui Egli ci vuol sommamente bene e sommamente ci benefica, sicché ogni bene, che noi abbiamo, ci viene da lui.

La misericordia è la perfezione per cui, quasi col cuore dato alle nostre miserie, ci perdona facilmente e volentieri le nostre colpe, e ci sottrae a tanti mali, oppure ce ne libera.Dio poi dicesi ancora verace e fedele, perché Egli non potendo dir mai altro che la pura verità, non può né mentire, né ingannare, e sempre mantiene la sua parola. « Iddio, dice la Santa Scrittura, non è come l’uomo che può mentire; né come il figliuol dell’uomo che può mutarsi. Egli ha detto una cosa e non la farà? Ha parlato, e non manterrà la parola? » (Vedi il Libro dei Numeri, capo XXIII, versetto 19). Da ultimo, per tacere di altro, Iddio dicesi infinitamente provvido, perché Egli ha cura delle sue creature, le conserva nel loro essere, e le governa e dirige a conseguire il fine di loro esistenza, provvedendo ossia procacciando a tutte quel che loro fa bisogno. Ma ora basti di ciò per la nostra debolezza, memori di quel detto della Sacra Scrittura: « Colui, che si fa scrutatore della maestà di Dio, rimarrà sotto il peso della sua gloria ».

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.