UN’ENCICLICA AL GIORNO, TOGLIE IL MODERNISTA APOSTATA DI TORNO: “UT FIDES NOSTRA”

“Ut fides nostra catholica”

Concilio di Trento, Sessio V [17 giugno 1546] – S. S. Paolo III

Il Concilio di Trento in una delle primissime sessioni, volle ribadire e sottolineare i fondamenti della fede cattolica, per cui non poteva non iniziare che dalla “questione” del peccato originale, poiché è proprio il peccato originale che rende necessaria, per la salvezza dell’uomo, le Redenzione operata dall’Incarnazione del Figlio di Dio, N. Signore Gesù-Cristo. È questo il caposaldo della nostra fede Cattolica, pilastro su cui è fondato tutto l’edificio teologico della Chiesa Cattolica. – Oggi infatti, nella demolizione del Cristianesimo e di tutta l’impalcatura dottrinale, è questo pilastro che si tenta di demolire, abbattere “si fieri potest”, mediante tutti i tentativi bislacchi della “gnosi” comunque travestita, sia essa platonica, neoplatonica, giudaico-talmudica, manicheo-buddhista, induista, taoista, musulmana, neopagana rinascimentale, fino alla gnosi cartesiana e modernista. Ma coloro che maggiormente soffrono di “indigestione” e “blocco enterico” nell’accostarsi al dogma biblico del peccato originale, sono gli aderenti a tutte le obbedienze massoniche, che addirittura computano il peccato originale, udite, udite … a Jeowah, il Dio dei Cristiani, e attribuiscono la redenzione dell’umanità al loro “falso” dio, il signore dell’universo, il serpente, baphomet-lucifero; è questa la blasfema, oltre che ridicola, “redenzione gnostica” di lucifero, il [falso] “signore dell’universo”. Queste deliranti proposizioni, purtroppo fanno capolino in diversi teologi della Nouvelle Theologie, quelli che, un tempo condannati, sono in gran rispolvero presso la setta del “novus ordo” usurpante il trono di S. Pietro. Senza addentrarci in questa melma maleodorante delle concezioni gnostiche [di cui si parla in altra serie del blog], vogliamo riproporre ai pochi veraci Cattolici del “pusillus grex”, le definizioni del Sacrosanto Concilio di Trento, definizioni inalterabili, infallibili, immodificabili in eterno, come tutta la parola di Dio, di Cui il Concilio, riunito sotto la guida del Vicario di Cristo, è l’espressione più compiuta. Fissiamo allora nella nostra mente, riguardandoli di tempo in tempo, questi santi decreti della Sessione V del Tridentino, la cui inosservanza ci carica di anatemi “ipso facto”, e la cui ignoranza non è ammessa in persone capaci di leggere, intendere e volere, pena l’eterna dannazione.

 CONCILIO DI TRENTO

SESSIONE V (I7 giugno 1546)

Decreto sul peccato originale.

Perché la nostra fede cattolica, senza la quale è impossibile piacere a Dio (Eb XI, 6.), rimossi gli errori, resti integra e pura e perché il popolo cristiano non sia turbato da ogni vento di dottrina (Ef IV, 14) dal momento che l’antico, famoso serpente (Cfr. Ap XII, 9; 20, 2), sempre nemico del genere umano, tra i moltissimi mali da cui è sconvolta la Chiesa di Dio in questi nostri tempi, ha suscitato nuovi e vecchi dissidi, anche nei riguardi del peccato originale e dei suoi rimedi il sacrosanto, ecumenico e generale Concilio Tridentino, legittimamente riunito nello Spirito santo, sotto la presidenza degli stessi tre legati della Sede Apostolica, volendo richiamare gli erranti e confermare gli incerti, seguendo le testimonianze delle sacre scritture, dei santi padri, dei concili più venerandi ed il giudizio e il consenso della Chiesa stessa, stabilisce, confessa e dichiara quanto segue sul peccato originale.

  1. Chi non ammette che il primo uomo Adamo, avendo trasgredito nel paradiso il comando di Dio, ha perso subito la santità e la giustizia, nelle quali era stato creato e che è incorso per questo peccato di prevaricazione nell’ira e nell’indignazione di Dio, e, quindi, nella morte, che Dio gli aveva prima minacciato, e, con la morte, nella schiavitù di colui che, in seguito, ebbe il potere della morte e cioè il demonio (Eb II, 14); e che Adamo per quel peccato di prevaricazione fu peggiorato nell’anima e nel corpo: sia anatema.
  2. Chi afferma che la prevaricazione di Adamo nocque a lui solo, e non anche alla sua

discendenza; che perdette per sé soltanto, e non anche per noi, la santità e giustizia che aveva ricevuto da Dio; o che egli, inquinato dal peccato di disobbedienza, abbia trasmesso a tutto il genere umano solo la morte e le pene del corpo, e non invece anche il peccato, che è la morte dell’anima: sia anatema. Contraddice infatti all’apostolo, che afferma: Per mezzo di un sol uomo il peccato entrò nel mondo e a causa del peccato la morte, e così la morte si trasmise a tutti gli uomini, perché in lui tutti peccarono (Rm V, 12).

  1. Chi afferma che il peccato di Adamo, uno per la sua origine, trasmesso con la generazione e non per imitazione, che aderisce a tutti, ed è proprio di ciascuno, possa esser tolto con le forze della natura umana, o con altro mezzo, al di fuori dei meriti dell’unico mediatore, il signore nostro Gesù-Cristo, che ci ha riconciliati con Dio per mezzo del suo sangue (Cfr. Rm 5, 9-10), diventato per noi giustizia, santificazione e redenzione (1 Cor 1, 30.); o nega che lo stesso merito di Gesù-Cristo venga applicato sia agli adulti che ai bambini col sacramento del battesimo, rettamente conferito secondo il modo proprio

della Chiesa: sia anatema. Perché non esiste sotto il cielo altro nome dato agli uomini nel quale è stabilito che possiamo essere salvi (At IV, 12.). Da cui l’espressione: Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo (Gv 1, 29) e l’altra: Tutti voi che siete stati battezzati, vi siete rivestiti di Cristo (Gal III, 27).

  1. Chi nega che i fanciulli, appena nati debbano esser battezzati, anche se figli di genitori battezzati oppure sostiene che essi sono battezzati per la remissione dei peccati, ma che non contraggono da Adamo alcun peccato originale, che sia necessario purificare col lavacro della rigenerazione per conseguire la vita eterna, e che, quindi, per loro la forma del battesimo per la remissione dei peccati non debba credersi vera, ma falsa sia anatema. Infatti, non si deve intendere in altro modo quello che dice l’apostolo: Per mezzo di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo, e col peccato la morte, così la morte si è trasmessa ad ogni uomo perché tutti gli uomini hanno peccato (Rm V, 12.), se non nel senso in cui la Chiesa cattolica universale l’ha sempre inteso. Secondo questa norma di fede per tradizione apostolica anche i bambini, che non hanno ancora potuto commettere peccato, vengono veramente battezzati, affinché in essi sia purificato con la rigenerazione quello che contrassero con la generazione. Se, infatti, uno non rinasce per l’acqua e lo Spirito santo, non può entrare nel regno di Dio (Gv III, 5).
  2. Chi nega che per la grazia del Signore nostro Gesù Cristo, conferita nel Battesimo, sia rimesso il peccato originale, o anche se asserisce che tutto quello che è vero e proprio peccato, non viene tolto, ma solo cancellato o non imputato (Cfr. AGOSTINO, Contra duas epistolas Pelagianorum I, 13 (26) (CSEL 60, 445).) sia anatema. In quelli infatti che sono rinati a nuova vita Dio non trova nulla di odioso, perché non vi è dannazione per coloro (Cfr. Rm VIII, 1.) che col Battesimo sono stati sepolti con Cristo nella morte (Cfr. Rm VI, 4.), i quali non camminano secondo la carne (Rm VIII, 1 (solo nella vulgata).), ma spogliandosi dell’uomo vecchio e rivestendosi del nuovo (Cfr. Col 3, 9-10; Ef 4, 24.), che è stato creato secondo Dio, sono diventati innocenti, immacolati, puri, senza macchia, figli cari a Dio, eredi di Dio e coeredi di Cristo (Rm VIII, 17.); di modo che assolutamente nulla li trattiene dall’ingresso nel cielo. Questo santo Sinodo confessa che tuttavia nei battezzati rimane la concupiscenza o passione. Ma, essendo questa lasciata per la lotta, non può nuocere a quelli che non acconsentono e che le si oppongono virilmente con la grazia di Gesù Cristo. Anzi, chi avrà combattuto secondo le regole, sarà coronato (II Tm II, 5.). – Il santo Sinodo dichiara che mai la Chiesa cattolica ha inteso che venga chiamato “peccato” la concupiscenza, qualche volta chiamata dall’apostolo peccato (Cfr. Rm VII, 14, I7, 20.), per il fatto che nei rinati alla grazia non è un vero e proprio peccato, ma perché ha origine dal peccato e ad esso inclina. Chi pensasse il contrario sia anatema.
  3. Questo santo Sinodo dichiara tuttavia, che non è sua intenzione comprendere in questo decreto, dove si tratta del peccato originale, la beata ed immacolata vergine Maria, madre di Dio, ma che si debbano osservare a questo riguardo le costituzioni di Papa Sisto IV (Cc. 1 e 2, III, 12, in Exstrav. comm. (Fr 2, 770); C. 12. D. XXXVII (Fr 1, 139).), di felice memoria, sotto pena di incorrere nelle sanzioni in esse contenute che il Sinodo rinnova.

 

 

 

 

 

 

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.