Gnosi, teologia di satana
“omnes dii gentium dæmonia“
GNOSI ED ISLAM (5)
[da E. Couvert: “Visages et masques de la gnose”]
ALLE FONTI DELL’ISLAM
Nel secolo VII dopo Gesù-Cristo, appariva nel vicino Oriente una nuova religione. Essa si impose in pochi anni in Siria e Palestina, quasi senza resistenze. Gli imperatori di Bisanzio si mostrarono impotenti a riconquistare i loro territori fortemente ridimensionati dalla perdita di belle provincie, ove erano impiantati da vari secoli. Un secolo più tardi, appariva la leggenda di Maometto, fondatore di questa nuova religione. – Come spiegare tali avvenimenti? Gli islamologi si sono dimostrati impotenti a darci una giustificazione ragionevole e verosimile. Essi si sono ingegnati con sterili risultati, a stabilire delle concordanze tra il libro del Corano e la vita di Maometto. Essi hanno creduto di poter mettere in parallelo le sure del Corano con gli episodi della vita di Maometto, sprecando la loro intelligenza in questo gioco completamente assurdo, nel quale si sono inceppati. Da alcuni anni, diciamo abbastanza recentemente, alcuni ricercatori indipendenti hanno fatto dei progressi prodigiosi in questo ambito. Essi hanno eliminato e messo tra parentesi la vita leggendaria di Maometto, che formava come uno schermo nello spirito degli islamologi precedenti; hanno poi studiato il Corano in se stesso e in riferimento ad altre fonti religiose alle quali i loro predecessori non avevano prestato attenzione. Essi ne hanno concluso che l’Islam nel VII secolo non era una religione nuova, ma al contrario una religione molto antica e ben impiantata in Siria ove si è sviluppata nel corso dei secoli precedenti. Gli stessi hanno potuto pure verificare che la nozione di Arabia si applicava alla Siria e che la leggenda di Maometto aveva avuto come scopo di spostare il centro religioso dell’Islam verso il sud della penisola arabica. In questo capitolo, presentiamo i lavori di questi ultimi islamologi allo scopo di completare i nostri studi precedenti ai quali sarà bene riportarsi.
Il romanzo di Maometto secondo Hanna Zakarias
Quando le nostre ricerche sulla gnosi ci hanno condotto all’Islam, dominava nelle pubblicazioni tradizionali una tesi diventata obbligatoria: quella del rabbino di La Mecca, sostenuta dal p. Gabriel Théry, domenicano, sotto lo pseudonimo di Hanna Zakarias. Siamo rimasti per molto tempo perplessi e diffidenti davanti a questa tesi, ma senza poterne in quest’epoca mostrarne la falsità. Da allora, fortunatamente, essa è stata abbandonata, dopo avere ottenebrato gli spiriti per diversi decenni. – L’autore comincia con l’affermare: “Noi scriviamo un romanzo su Maometto”. Contro-verità manifesta! Tutta la sua recita è costruita come un romanzo. Il p. Théry conosce bene il mondo arabo ed i costumi musulmani e può così descriverci gli episodi della vita di Maometto con i colori e le luci dell’Oriente. Noi assistiamo alle sceneggiate del giovane uomo, al suo matrimonio con Khadidja, alle sue scene di ménage domestico. Tutto questo viene presentato abilmente come verosimile e pittoresco. – L’autore giunge così alla sua tesi: “ Tutto ciò che Maometto conosce ora della religione, lo ha appreso dal rabbino de La Mecca: non è che il riflesso del maestro unico. I nostri “coranizzanti” non hanno affatto compreso che evocano Zoroastro, la chiesa siriana, il manicheismo”. – Tutto questo “romanzo” è perentorio e non ammette replica. Tutto il dialogo che segue questa affermazione è interamente inventato, senza alcun supporto nella realtà. Il p. Théry è certamente incapace di fornire delle referenze storiche a questo dialogo del giovane Maometto con il rabbino. Si constata solamente che egli si contenta di condire la sua recita di referenze al Corano, secondo la moda degli agiografi cristiani, referenze assolutamente fittizie e convenzionali. – Dopo avere scritto: « Se gli atti dell’Islam sono stati composti, redatti e scritti in arabo da un giudeo, è inimmaginabile che si possano trovare in questo libro dei riferimenti cristiani, per il fatto che questo libro è ferocemente anticristiano”. Certamente esso è anticristiano, ma non bisogna errare sulla parola “cristiana”, e noi vedremo perché. – Hanna Zakarias deve certo riconoscere che stranamente « il rabbino legge gli apocrifi, il “Vangelo dell’infanzia”, e senza dubbio il “pseudo-Matteo” oltre al “protovangelo di Giacomo”. » Queste sono certe fonti cristiane. Come potevano allora arrivare fino a lui? Ma non importa! … Poiché siamo nel genere romanzesco, è sufficiente inventare un “curato” residente a La Mecca. “Sfortunatamente però non possediamo il testo delle predicazioni del signor “curato de La Mecca”, precisa l’autore con serietà! Così possiamo attribuirgli tutta una controversia con il rabbino onde spiegare i riferimenti giudeo-cristiani del Corano. – Un altro domenicano, il p. Jomier comincia a rispondere ad Henna Zakarias nel corso di una recensione pubblicata nella rivista “Études” del gennaio 1961, intitolata: “Le idee di Hanna Zakarias”. Il p. Théry cerca l’autore del Corano: « È precisamente là che inizia il “romanzo” di Hanna Zakarias, egli scrive: secondo lui, questo personaggio (il rabbino) è l’autore del Corano. Senza tener conto del fatto che l’espressione “figlio d’Israele” nel Corano è molto ampia, poiché designa sia i giudei che i Cristiani e, per il fatto stesso, anche tutti i membri delle sette giudeo-cristiane, Hanna Zakarias vede nel personaggio un giudeo, e per di più il rabbino de La Mecca, senza sapere se all’epoca ci fosse effettivamente a La Mecca una comunità giudea organizzata. I testi sono muti su questo punto ». E il p. Jomier fa notare che « il modo di parlare di Gesù non è ammesso dai circoli rabbinici ortodossi. Quando ci si riferisce alla forza del titolo di Messia nella tradizione giudaica, è impensabile che tale cerchia abbia riconosciuto Gesù come Messia, così come ne parla espressamente il Corano in questo senso. Bisognerebbe evidentemente allora cercare nell’ambito delle sette giudeo-cristiane eterodosse. Di questo gruppo Hanna Zakarias non parla che di passaggio …». Un rabbino dunque non poteva aver scritto il Corano e quando si potrà dimostrare, come ha fatto Patricia Crône, in Mekkantrade, che La Mecca non esisteva ai tempi presunti di Maometto, non resterà più che dire addio e al rabbino de La Mecca, e al “curato” de La Mecca e a … Maometto” stesso. – Che questa tesi possa aver avuto un tale successo, oltrepassa ogni comprensione! Questo dimostra in definitiva che si può raccontare la vita di Maometto senza scrivere un romanzo.
L’Islam dei Nazareni
Secondo l’autore del Corano, « I veri adoratori di Allah sono i Nazara, i Sabeei, e gli Zoroastriani ». Non bisogna tradurre “Nazara” con “cristiani”, ma con “Nazareni”. Si tratta degli eredi della prima comunità cristiana di Gerusalemme che si sono progressivamente separati dal resto della Chiesa e sono andati alla deriva verso la gnosi, e già ne abbiamo esposto la dottrina e constatate le diverse corrispondenze con il testo del Corano. – Questi Nazareni si dicono discepoli di San Giacomo il Minore, che essi soprannominano “Giacomo il giusto” (As sadik Jacob). Essi affermano che quest’ultimo avesse ricevuto dal Signore una gnosi di vita ed un insegnamento segreto. Ne ritroviamo gli esposti nelle “omelie clementine”. – I Sabei si chiamano ancora Mandei, elkasaiti o cristiani di San Giovanni Battista; essi insegnano una gnosi di vita come gli Zoroastriani. – L’autore del Corano si chiamava Ommaya. Egli scriveva sotto la direzione di un monaco nazareno e percorreva le chiese della Siria. Un giorno, egli precisa, « c’era un monaco che mi ha insegnato che ci sarebbero sei ritorni (cioè sei secoli) dopo Gesù-Cristo. Cinque sono passati e non ne resta che uno. Ora io desidero essere profeta e temo che la missione mi sfugga ». Si è pure tentato di identificare questo monaco, si sono citati dei nomi: Sarkis, Sergius, Bahira; ecco questo è più serio. Joseph Azzi ha pubblicato a Beyrouth ed in arabo una tesi intitolata: “Il sacerdote ed il Profeta. Alle fonti del Corano”. Si tratta di un certo Waraq ibn Nawfil. Questa tesi è stata tradotta in francese con il titolo: “Il Vangelo di Waraqa e la sua lettura in arabo”, pista da seguire … Bartolomeo di Edessa ci precisa che, al suo tempo, il testo autentico del Corano si trovava nella “trulla”, diciamo l’armadio della chiesa del Precursore a Damasco che sorgeva, egli dice, sul sito di un’antica sinagoga; essa è oggi la grande moschea di Damasco, anticamente chiesa-sinagoga dei Sabei. – Infine Cristoforo Luxenburg ha dimostrato recentemente che il testo del Corano presupponeva un prototipo in siriaco. Il Corano era dunque un manuale di dottrina dei giudeo-Cristiani chiamati “Nazareni”, tradotto in arabo per condurre alla loro religione gli arabi della Siria. In seguito a tutte queste recenti scoperte si impone una conclusione: l’Islam non è una nuova religione, non si è avuta mai una “rivelazione”, e non c’è un fondatore, come afferma la leggenda di Maometto. L’Islam o “sottomissione a Dio” non è che la traduzione in arabo della religione dei “Nazareni”, praticata da diversi secoli in Siria, come vedremo. – L’ispiratore del Corano è un religioso, un monaco, un “ebionita”, un “povero”. Gli ebioniti avevano compreso i consigli della perfezione insegnati da Gesù come estensione del voto di “nazirato”, praticato sotto la religione giudaica. San Giacomo il minore aveva pronunciato questo voto e San Paolo era salito a Gerusalemme per pronunciare il medesimo voto ma ne fu distolto da una rivolta che poteva costargli la vita. Noi abbiamo commentato questa “sura della luce” nella quale l’autore del Corano esalta la vita consacrata. “Noi abbiamo messo nel loro cuore il monachesimo che essi hanno istaurato, precisa il Corano: noi non lo abbiamo prescritto ed essi non hanno fatto ciò che per desiderio di essere graditi a Dio, ma non lo hanno osservato con rettitudine. E tu troverai, sì, troverai, che gli uomini più vicini all’amicizia, sono, per i credenti coloro che dicono: noi siamo nazara. Ecco perché tra loro non ci sono sacerdoti e monaci e non si gonfiano di orgoglio”. Poi il Corano presenta questi monaci che vegliano alla luce del santuario occupati nella preghiera e nello studio della Scrittura santa. – Ahimè, convertendosi alla religione dei Nazareni, gli arabi della Siria hanno rigettato ogni idea di vita ascetica, tuttavia è rimasto nella pratica corrente dei musulmani una certa attitudine che non può spiegarsi se non con un’intenzione di imitare i religiosi ebioniti. – Innanzitutto l’uso del digiuno, che presso i monaci durava l’intero giorno fino al tramontare del sole. In effetti, così come i giudei, i musulmani hanno conservato la suddivisione della giornata a partire dal tramonto del sole della vigilia. E questa pratica era corrente al tempo anche presso i cristiani, come ci segnala S. Agostino. Da qui il ramadan. – In seguito l’uso del velo è attestato nei primi cristiani ed è proseguito nella pratica musulmana, benché non sia indicata nel corano. – L’uso di togliersi le scarpe e di entrare a piedi nudi nella Casa di Dio è attestato nella Bibbia: « Dio dice, non ti avvicinare, togli i tuoi calzari dai piedi, perché il luogo sul quale sei, è una terra santa ». L’uso delle cinque preghiere al giorno è pure di origine monastica. Questi sono quindi dei residui “fossili” di una pratica di vita consacrata per la quale gli arabi provavano una repulsione istintiva.
Il ruolo di Maria nel Corano
L’autore del Corano insiste nel ricordare che Gesù è il figlio di Maria. Gesù è dunque il Figlio di Maria per non dire che Egli è il Figlio di Dio. Gesù è secondo Ommaya [l’autore del Corano], il Servo di Yawhé (ansar) e non il Salvatore del mondo. Gesù è collocato al livello dei profeti ebrei. Egli non è dunque il Gesù dei Cristiani. Il Corano insiste: « Quando Gesù, figlio di Maria ha detto: o figli di Israele, io sono l’inviato di Dio a voi ». Noi abbiamo precedentemente mostrato l’errore fondamentale di Hanna Zakarias, che attribuiva la redazione del Corano ad un rabbino. Egli ci fa precisare qui che ha tuttavia compreso il ruolo di Maria nell’esegesi musulmana: « Se il rabbino ha cercato un’altra genealogia per Maria, lo ha fatto volontariamente, con una scopo ben determinato. È unicamente per porre Maria nel ciclo mosaico e chiuderlo. Affermando che Ella era la sorella di Mosè, toglieva ogni velleità di fare di Maria la futura Madre di Dio. Non si può mettere Maria in contraddizione con suo fratello. Il monoteismo del Sinai diventa allora un affare di famiglia! Confinare Maria nella famiglia di Mosè, era togliere ai giudei rinnegati che qui rappresentano i Cristiani, ogni tentativo di proferire la più grande blasfemia religiosa che possa esistere per un giudeo: fare di Gesù un altro Yahvé ». – Maria è dunque figlia di Imram, questa famiglia che Dio ha scelto a motivo della religione che essa praticava, perché i suoi membri erano sostenitori dell’Islam (ahl al Islam). Ella è stata riservata al culto del Tempio, secondo il Vangelo dello pseudo-Matteo. Ella è sorella di Mosè ed Aronne: « O sorella di Aronne, tuo padre non era un padre indegno, né tua madre una prostituta ». Ma occorre tornare ai giudei-cristiani: essi attendevano il ritorno di Gesù, la ricostruzione del Tempio e la restaurazione del Regno di Israele. Gesù doveva ristabilire il culto sacrificale del Tempio e dunque il sacerdozio levitico al quale era affidato. Ora Gesù era Figlio di Davide, dunque un Re-Messia, bisognava che fosse anche un Messia-Sacerdote di Israele, dunque un erede del sacerdozio levitico. Per questo bisognava collegare sua madre alla famiglia di Aronne. – Per i Nazareni, Gesù era certamente il Messia, ma riservato alla salvezza del popolo giudeo, un “Messia di Israele”, al quale bisognava appioppare il titolo di “Messia di Aronne”, come vediamo nei testi ebioniti trovati a Qumran. – Rispetto a questa pretesa, i Cristiani della Grande Chiesa affermavano al contrario che il Cristo era venuto per la salvezza del mondo intero, una salvezza universale, e dunque che il suo sacerdozio non era nell’ordine di Aronne, ma secondo l’ordine di Melchisedech, sacerdote universale ed eterno, senza genealogia, non circonciso, anteriore e più grande di Abramo, sacerdote dell’Altissimo, offerente un sacrificio di pane e di vino: « perché la sinagoga dei giudei, sacrificava a Dio secondo il rito di Aronne, scrive San Giovanni Crisostomo, non il pane ed il vino, ma delle vacche e degli agnelli, Dio proclama, rivolgendosi a Gesù-Cristo. Tu sei sacerdote in eterno al modo di Melchisedech ». – Questo riferimento a Melchisedech faceva orrore ai giudo-cristiani, perché esso mandava in frantumi la loro immensa speranza nella ricostruzione del Tempio e l’arrivo tanto atteso del Regno di Israele, e gli arabi si sono ritrovati eredi di questa attesa messianica. Noi vedremo in seguito che essi abbandonano ogni intenzione di ristabilire il Tempio ed il Regno, e al contrario si distaccano da questa pretesa inventando la leggenda di Maometto, che cercano di situare fino al fondo dell’Arabia desertica per “occultare” l’origine giudaico-cristiana della loro religione. – Ed ugualmente convertendosi alla religione dei Nazareni, gli Arabi abbandonano pure ogni idea di sacrificio e di sacerdozio. Evidentemente, essi non sono il popolo eletto e le loro moschee sono prive di ogni presenza della Divinità: niente altare e niente tabernacolo, uno spazio vuoto e senza vita …
Scritti ebioniti e testo coranico
Si sono recentemente riletti dei testi ebioniti alla luce del Corano e si sono constatati rimarchevoli paralleli ed anche formulazioni identiche da una parte e dall’altra. Si tratta delle “Omelie Clementine”, scritte a Roma nel III secolo da un religioso ebionita. – Per i Nazareni occorre assolutamente negare la divinità di Gesù ed eliminare ogni credenza in un Dio Salvatore. Questo è infatti pure un tema centrale del Corano. Come distruggere la credenza nella divinità di Gesù? Inizialmente iscrivere Gesù all’interno di una successione di profeti. Nella diciassettesima omelia, si legge una catena di rivelatori che hanno avuto lo spirito e trasmesso lo stesso insegnamento nel corso dei secoli: Adamo, Henoch, Noè, Abramo , Isacco, Giacobbe, Mosè, Gesù. – In capo viene Adamo … egli era dunque un profeta, insegnava una rivelazione, una sorta di religione primitiva alla quale tutti i suoi successori aderiscono. Era allora difficile capire anche il peccato originale e la caduta dal Paradiso terrestre. Si comprende così come mai il Corano rigetti la dottrina cristiana de peccato originale. Il secondo di chiama Henoch, personaggio al quale gli gnostici fanno costantemente riferimento. L’autore dell’Episola agli Ebrei ha ritenuto che Henoch non abbia conosciuto la morte e lo vede in cielo con i giusti ed i Santi. Il libro di Henoch è stato ritrovato in numerosi esemplari nelle grotte del Qumran, esso appartiene dunque ala letteratura ebionita. Il “Libro dei giubilei” egualmente, afferma che egli fu il primo uomo a conoscere l’arte di scrivere e gli attribuisce la funzione di registrare in cielo i peccati degli uomini in vista del giudizio finale. Nella tradizione musulmana, Henoch fu il primo uomo che pose la canna sul papiro per scrivere; ecco perché egli fu soprannominato Idris (da d.s.r., studiare). Man mano che i Nazareni si sono staccati dalla Grande Chiesa cristiana, sono caduti nelle trappole degli gnostici. Essi hanno affermato che questi profeti successivi non erano che figure cangianti o delle “reincarnazioni” di uno stesso ed unico profeta « che, secondo la terza omelia, dopo l’inizio del mondo, cambiava nome nei tempi in cui la forma traversava i tempi di questo mondo ». Così dunque Gesù non è che una reincarnazione dei suoi predecessori ed insegna la stessa dottrina! – Qui ci troviamo in piena gnosi il cui primo maestro è Adam-Kadmon, che ha ricevuto evidentemente la rivelazione del serpente. La successione dei profeti nei giudeo-cristiani diviene allora quella dei grandi iniziati della gnosi. Si è trovato nell’Asia centrale a Turfan, la « Lista dei profeti dell’umanità: Sem, Shem, Enoch, Nicoteo, Hénoch, Gesù. L’apostolo di luce che viene ogni volta nel suo tempo, si riveste della chiesa di carne dell’umanità e diviene capo in seno alla chiesa di giustizia. Egli è l’emanazione della Nous-Luce, padre di tutti gli apostoli » . Come distruggere ancora la credenza nella divinità di Gesù? Bisogna negare la sua resurrezione e dunque la sua crocifissione. Il Cristo non è stato crocifisso. Per gli ebioniti è stato elevato da Dio giusto prima di essere inchiodato sulla croce. Gli si è sostituito un altro corpo. Come Henoch, come Elia, come Mosè, Gesù è stato elevato verso Dio: « Dio dice a Gesù: Io sto per richiamarti a me, elevarti a me, ti libero dagli increduli ». Il tema della elevazione da parte di Dio è biblico e si ritrova nel Corano. Dio non esclude che il profeta sia perseguitato, al contrario questo è un marchio della sua elezione divina, ma finalmente lo libera e lo conduce fino alla sua intimità. Gesù è dunque un giusto, fortificato nello spirito di santità. Egli è paragonato agli Angeli nell’Eternità. Il Corano afferma così la natura angelica del Verbo, insegnato dai giudeo-cristiani, come in precedenza abbiamo visto. – Infine le pseudo-clementine presentano una professione di fede molto vicina a quella del Corano: « Venerare solo Dio e credere al solo profeta della verità ». La ripetizione della parola “solo” mostra che Gesù non è divino, ed è la ragion d’essere della formula. In una leggenda di origine giudaico-cristiana passata nell’Islam, la “Leggenda dei sette dormienti di Efeso”, si segnala l’episodio di uno di essi che, al ritorno da Efeso vede fluttuare una bandiera verde sulla porta della città, con la seguente iscrizione: « Non c’è che un solo Dio, e Gesù è il suo spirito ». Si può ritrovare questo insegnamento in Siria, sulle iscrizioni lapidarie degli antichi villaggi cristiani. Tra Aleppo, Antiochia ed Hamah, nei paesi ove si sono rifugiati i giudeo-cristiani, dopo la sconfitta di Bar-Cocheba, sulle colline rocciose, senza acqua e quasi deserte, si levano dei resti e delle rovine senza numero, mirabilmente conservate, risalenti ai primi secoli cristiani. Si tratta di intere città, con le loro case, le loro strade, le loro tombe, e le loro chiese. L’invasione musulmana ha distrutto tutto. – Ora, la maggior parte della case portavano sulle loro facciate il monogramma di Cristo, con le lettere A e Ω. Si legge, al di sopra del monogramma una pia epigrafe: “il Cristo trionfa sempre”, non c’è che un solo Dio ed il Cristo è Dio”, altrove “alleluja”. – Ma ecco che altri iscrizioni recano un messaggio dissonante molto strano. La formula “Non c’è che un Dio solo” è completata dalle parole: “Benedetto il suo nome per sempre”. Il tetragramma sacro rimpiazza la formula cristiana. Siamo dunque in famiglie giudeo-cristiane ove la divinità di Cristo è negata. Assistiamo qui ad un dialogo-contestazione tra i cristiani della Grande Chiesa, che affermano la divinità di Gesù, ed i giudeo-cristiani che la negano. Noi arriviamo così alla formula musulmana: “Allah solo è Dio e Maometto è il suo profeta”, nella quale la parola “Maometto” ha preso il posto di Gesù, ma il parallelo tra tutte queste formule è rimarchevole ed invita a pensare che la parola “Maometto” designi proprio Gesù-Cristo. È quanto ci resta da dimostrare.
Maometto o Gesù-Cristo?
L’autore del Corano ci da un insegnamento completo su Gesù e su Maria, insegnamento coerente, improntato agli apocrifi giudeo-cristiani: lo Pseudo-Matteo, il protovangelo di Giacomo, il Vangelo dell’Infanzia, il Libro dei Giubilei, Omelie clementine, Libro di Henoch, come già visto. – Gesù è il vero profeta dell’Islam. Egli è l’erede di tutta la tradizione biblica … rivista e corretta dai Nazareni. Il Corano precisa che non si tratta di una nuova religione, ancor meno di una nuova rivelazione. Ed insiste fortemente sulla non divinità Gesù: è il leitmotiv di tutti i suoi sviluppi. Roger Arnaldez ci ha presentato con grande chiarezza questo insegnamento. – Quanto all’esistenza di un supposto Maometto, non ne parla mai. La parola “mahammed, appare più volte nel testo, ma sempre a proposito di Gesù. Esso non è il nome proprio di un uomo, ma un qualificativo che significa “degno di essere amato, degno di essere lodato”. Gesù in effetti è degno di essere amato, degno di essere lodato, ma soprattutto di essere adorato. Molto recentemente, degli specialisti dell’Islam si sono applicati nel comprendere questa espressione. Alfred-Louis de Prémare commenta questo versetto del Corano. « Gesù dice: io sono l’inviato di Allah a voi, annunziante la buona novella di un inviato che verrà dopo di me ed il cui nome sarà ahamad ». Ciò che vuol dire: il cui nome sarà lodato fino al punto più alto. Sarà un qualificativo nella forma elativa, cioè superlativa secondo la grammatica araba. E l’autore continua: “Noi conosciamo nella fede cristiana primitiva l’importanza dell’annuncio dello Spirito Santo e la realizzazione di questo annunzio dello Spirito Santo e la realizzazione di questo annuncio attraverso gli Atti e le Epistole degli Apostoli”. Lo Spirito Santo è chiamato “Paraclito”, in aramaico Menahemana”. A partire da questa assonanza si giunge a “mohammed” ed ecco come questa espressione è stata all’origine della leggenda di Maometto. – Continuiamo il nostro inventario, esso ci condurrà molto lontano. Un altro recente specialista dell’Islam, il già citato Cristophe Luxenberg, ha studiato attentamente il duomo di Rocher costruito nel VII secolo sul luogo del tempio. Questo duomo era in precedenza un santuario cristiano, costruito da architetti bizantini sul modello del Santo Sepolcro. Esso riposa su dodici colonne e quattro paia di pilastri. Il califfo Abd-el-Maljk vi ha posto delle iscrizioni prese dal Corano. Ecco l’iscrizione principale: « Nel nome di Dio misericordioso e clemente. Di Dio non ce n’è che uno solo. Non c’è “associato”. Egli ha la sovranità, a Lui si rivolge la lode, Mahammed è il servo e l’inviato di Dio. Che Dio ed i suoi Angeli benedicano il profeta. Voi credenti beneditelo e salutatelo come conviene. Voi, genti delle Scritture non oltrepassate il limite della vostra religione e non dite contro Dio se non la verità. Cristo-Gesù, il figlio di Maria, è unicamente l’inviato di Dio e la sua parola che Egli ha proiettato in Maria è un suo spirito. Ecco perché credete in Dio ed al suo inviato e non dite tre. Dio è unicamente un solo Dio. Egli sia lodato! Il Cristo non disdegnerà di essere il servo di Dio, non più degli Angeli che sono vicini a Dio. Dio, benedetto il tuo inviato e tuo servo, il figlio di Maria. Pace sia su di lui nel giorno in cui è nato, il giorno in cui è morto ed il giorno in cui sarà nuovamente svegliato alla vita … La vera religione per Dio è la sottomissione (l’Islam dunque) ». Questa iscrizione è notevole, essa dimostra che la parola “mohammed” si applica a Gesù-Cristo. Egli è l’unico profeta, il servo (ansar), l’inviato (l’Angelo) di Dio, ma bisogna “salutarlo come conviene”. Perché? Perché Egli è l’unico inviato di Dio. È quindi solo Lui il profeta dell’Islam. Ed è anche uno Spirito di Dio (espressione che abbiamo già trovato nella “Leggenda dei sette dormienti di Efeso”). « Credete in Dio e al suo inviato e non dite tre ». non c’è che un solo inviato di Dio ed è Gesù-Cristo, perché non bisogna associarlo a Dio e formare una Trinità. Tutto ciò è molto chiaro ed è impossibile negare che, ogni volta che l’autore del Corano impiega il termine “mohammed”, designa Gesù. Non può essere più chiaro di così! – E Cristophe Luxenberg ha precisato che bisogna tradurre: « Egli è degno di essere lodato come il servo e l’inviato di Dio », esattamente ciò che è il senso del termine “mohammed”. Così dunque l’autore del Corano ignora totalmente l’esistenza di Maometto, fondatore di religione.
Conclusione
La leggenda di Maometto è dunque una formidabile impostura che avvelena da secoli i popoli del vicino-Oriente. È inconcepibile come da vari secoli, gli specialisti dell’Islam, gli “islamologi ufficiali e patentati” non abbiano compreso ciò che Cristophe Luxenberg ha infine con semplicità dimostrato. C’è voluto un prodigioso accecamento per continuare a raccontarci gli episodi di questa leggenda invece di rigettarli come un mito assurdo. Per la prima volta, Cristophe Luxenburg ha avuto il coraggio di proclamare questa verità fondamentale, che il “mohammed” del Corano è niente altri che … Gesù-Cristo. E certo, gli ci è voluto un gran coraggio, perché questa affermazione distrugge completamente tutta la religione musulmana e mostra che i suoi autori ed i suoi commentatori sono degli impostori. E che dire poi degli “asini” del Conciliabolo Vaticano II, i “ladri” conciliari che, in Nostra Ætate, hanno messo in mostra tutta la loro malafede e l’ignoranza abissale che trova giustificazione solo nella volontà di sprofondare tutte le anime nell’abisso preparato per satana e per coloro che lo servono e lo seguono! Ed oggi l’impostura modernista continua con il satanico ecumenismo, dirupo di perdizione che porta allo sfacelo totale di popoli ed anime guidate dai mondialisti masso-marrani, il “buffone ed il giullare usurpanti”, sepolcri imbiancati, con talare a ricoprire i vasi di vermi immondi e putrescenti, e non solo metaforicamente. Che Dio ce ne liberi e ci guidi alla salvezza mediante la sua unica e vera Chiesa, Una, Santa, Cattolica ed Apostolica Romana, con S. Pietro, Principe degli Apostoli ed il Vicario di Cristo in terra.
Ausilium Christianorum, ora pro nobis!
Cunctas hǽreses sola interemísti in univérso mundo.
Exsurgat Deus et dissipentur inimici ejus!