La strana sindrome di nonno Basilio 36

nonno

Caro direttore, ancora una volta abuso della sua cortesia, rivolgendomi a lei un po’ per confidarmi con un amico, un po’ alla ricerca di un conforto ed un aiuto nella speranza lei possa trovare un rimedio al mio attuale stato mentale, nel quale persiste, come altre volte le ho accennato, il “buco” mnemonico e certe altre strane manifestazioni secondarie. I miei nipoti cercano come possono di aiutarmi, e per la verità ce la mettono tutta, anche se Mimmo, in particolare, spesso mi fa innervosire per le sue trovate stravaganti in materia religiosa, che a suo dire fanno parte di una Chiesa oggi rinnovata ed evoluta, ma che io, memore degli insegnamenti della buon’anima dello zio Tommaso, trovo assurde, ridicole e a volte blasfeme ed eretiche. Devo riconoscergli che sta però impegnandosi per meglio comprendere i fondamenti del Cattolicesimo. L’altra settimana ad esempio, ero nel mio studiolo, con in mano un testo di teologia di San Tommaso d’Aquino. Per la verità si trattava delle cosiddette XXIV tesi del Tomismo redatte a suo tempo da padre Guido Mattiussi e mons. Biagioli su commissione di S. Pio X. Le devo fare però un po’, se permette, un po’ di cappello, per meglio far comprendere a lei ed ai suoi lettori i termini della questione che si è andata sviluppando. Come lei certamente saprà, la filosofia di San Tommaso d’Aquino, il” dottore Angelico”, è stata da sempre il fulcro degli insegnamenti cattolici, croce e delizia degli studenti dei Seminari e delle Università. Inutile ricordarle che al Concilio di Trento, al centro dell’assemblea conciliare c’erano la Bibbia e la Somma Teologica del nostro “Angelico”. Successivamente, in varie occasioni e tempi diversi, i Pontefici di Santa Romana Chiesa hanno sottolineato la bontà degli scritti dell’aquinate, … le cito così giusto le encicliche famose al riguardo: di Leone XIII, la “Aeterni Patris” del 1879, la “Fausto appetente die” di Benedetto XV del 1921, nonché la “Studiorum ducem” del 1923, di Pio XI. In questo periodo, cioè fine dell’800 ed inizio del ‘900 si comprese che le fondamenta dottrinali della teologia Cattoliche erano come traballanti sotto i colpi di etero-teologie debordanti dal protestantesimo anglo-teutonico, dal gallicanesimo sempre strisciante e dalle mal occultate deliranti tesi gnostiche, sparse un po’ tra tutti i fermenti culturali, politici e filosofici, dall’Umanesimo in avanti, fino all’Illuminismo, al Romanticismo, al marxismo e via di seguito, fermenti generati, influenzati e spinti, oltre che dalle logge massoniche, dai soliti marrani della “quinta colonna” ben celata nei posti di rilevanza oramai indebitamente conquistati della Chiesa Cattolica, le cui teste si era levate presuntuosamente già ai tempi del Concilio Vaticano, condotto con grande impegno ed energia da Pio IX che ne aveva respinto i tentativi di “golpe” . Ecco quindi che i Pontefici, ben solleciti nella cura delle pecore e degli agnelli loro affidati, cercarono di correre ai ripari, iniziando dalle fondamenta filo-teologiche dell’istruzione di base da rinforzare nei Seminari diocesani e in tutto il clero. Fu così che Pio X, incaricò nell’inverno del 1914 il padre Gesuita Guido Mattiussi di precisare il pensiero di San Tommaso nelle questioni più gravi in materia filosofica, e di condensarle in pochi enunciati chiari ed inequivocabili. Ai lavori partecipò pure Mons. Giuseppe Biagioli, professore di teologia al Seminario di Fiesole. Terminato il lavoro, nell’estate del 1914, il card. Lorenzelli, prefetto della Congregazione degli Studi, presentò le XXIV tesi compilate dal Mattiussi e Biagioli a San Pio X, che le approvò il 27 luglio del 1914; il suo successore, Benedetto XV, stabilì che le Tesi “esprimono la genuina dottrina di San Tommaso e son proposte come sicure norme direttive”. Il Magistero, ancora con Papa Benedetto XV, il 7 marzo 1917 decise che le XXIV Tesi dovessero essere proposte come “regole sicure di direzione intellettuale”. Nel 1917 il CIC nel canone 1366 par. 2 diceva “il metodo, i principi e la dottrina di S. Tommaso devono essere seguiti santamente e con rispetto religioso”, riassumendo i concetti delle encicliche sopra menzionate. Le faccio queste citazioni praticamente a memoria (che è sì malandata, ma in queste cose rinasce come a nuova vita), anche perché così rivivo un po’ i tempi in cui lo zio Tommaso, buona anima di sacerdote, ci teneva lezioni che, apparentemente barbose e mal digerite dai noi altri scapestrati nipoti, nel tempo si sono poi dimostrate efficaci nel mantenere la nostra fede granitica. In particolare era la solita Felicina, la nipote secchiona, a ricordare meglio di tutti i documenti che lo zio ci faceva conoscere e che lei ripeteva a memoria tra la nostra meraviglia, condita da un pizzico di invidia, e la soddisfazione mal celata dello zio che ne andava fiero …. Beh altri tempi, direttore, altra tempra … altra gente, gente di cui si è perso lo stampo, purtroppo! Ma torniamo al nostro piccolo. Ero dunque intento a sfogliare queste tesi che lo zio Tommaso ci sottolineava accuratamente per farci meglio comprendere i passaggi più ostici e farli entrare nelle nostre “zucche” piene di segatura, come egli definiva le nostre menti distratte da tutt’altre faccende. In questo frangente fa capolino Mimmo, mio nipote, col suo fare un po’ sfrontato, un po’ sornione, … “Ah capiti giusto “a fagiuolo”, gli dico, so che stai preparando un esame di filosofia e questo ti potrebbe aiutare; ascolta, stavo qui rileggendo la XVI tesi tomistica [l’unione dell’anima con il corpo], …” – “ … e che ci devo fare io, con la tesi sedicesima?”, mi risponde il nipotastro sfrontato. – “Questa è una tesi molto importante di S. Tommaso, come del resto tutte le altre, tra loro concatenate da un “unicum” inattaccabile …, infatti qui si legge che: «L’anima razionale è unita al corpo in maniera tale da esserne l’unica forma sostanziale. È per essa che l’uomo è uomo, animato, vivente, corpo, sostanza e ente. Quindi l’anima dà al corpo ogni grado essenziale di perfezione; inoltre comunica al corpo l’atto d’essere per il quale essa stessa è ciò che è ed esiste». L’anima umana è la forma sostanziale del corpo. Ora la forma sostanziale di un composto è unica poiché una sola sostanza – per il principio evidente di ‘identità’ e ‘non contraddizione’ – non può essere, nello stesso tempo e sotto lo stesso rapporto, una sostanza ed un’altra essenzialmente diversa. Per esempio, l’oro non può essere, nello stesso tempo e sotto lo stesso rapporto, oro e ferro avendo contemporaneamente la forma sostanziale di oro e di ferro. Questo spiegherebbe già da solo l’assurdo dell’anima vagante da un corpo all’altro, come nei deliri gnostici recepiti dalle filosofie orientali. San Tommaso spiega: “L’anima è ciò per cui il corpo umano possiede l’essere in atto e ciò è proprio della forma, che dà l’essere. Perciò l’anima umana è forma del corpo” (De Anima, 1, resp.; ivi, 1, ad 7). L’Angelico riporta due argomenti a dimostrazione di questa affermazione: 1°) l’unione dell’anima col corpo non può essere accidentale (come vorrebbe lo spiritualismo esagerato di Platone e Cartesio, che comunque sposano entrambi sotto diverse apparenze, tesi gnostiche), perché, quando l’anima si separa dal corpo, in quest’ultimo non rimane più nulla di umano se non l’apparenza. Il cadavere non ancora putrefatto sembra ancora un corpo umano, ma non lo è più in quanto non è vivo e non è un corpo organico. Perciò se l’anima fosse unita solo accidentalmente al corpo, come un marinaio alla nave o un cavaliere al cavallo, non darebbe la specie al corpo e alle di lui parti; infatti il cavaliere non dà la natura specifica al cavallo altrimenti il cavallo dovrebbe essere di specie umana; invece l’anima informa e specifica il corpo e le sue parti; ne è prova il fatto che, separandosi l’anima dal corpo per la morte dell’uomo, le singole parti mantengono il loro nome che indica la loro specie solo in maniera equivoca. Per esempio, la parola ‘occhio’, parlando di un morto, è un concetto equivoco poiché l’occhio del morto non è un organo che può vedere, ma è materia in putrefazione; così pure la parola ‘corpo’ riferita ad un morto è un concetto equivoco poiché il corpo non è vivente, ma è una materia cadaverica in putrefazione. 2°) Inoltre l’unione del corpo giova all’anima sia nell’essere che nell’agire: “L’anima è unita al corpo per la sua perfezione sostanziale, ossia per formare con lui una sostanza umana completa, perché la sola anima senza il corpo non sarebbe un uomo ma un fantasma, ed anche per la perfezione accidentale dell’azione. Per esempio, la conoscenza intellettiva dell’anima è acquisita attraverso i sensi e ‘niente si trova nell’intelletto se prima non è passato attraverso la conoscenza sensibile’; infatti questo modo di agire è connaturale all’uomo, che è un composto di anima e corpo” (De Anima, 1, ad 7). Mimmo, qui ripensavo al tuo amico, convinto che l’anima possa trasmigrare prendendo il corpo come un soprabito che si cambia nelle varie stagioni. Vedi come il dottore Angelico è così stringente nella sua logica razionale, e questo in tutta la sua opera. Ecco perché tutta la filosofia moderna si basa sulla “critica della ragione”, in modo da poter sostenere qualsiasi corbelleria che, ammanta da astrusità ed amenità varie, abbia sapore di novità per gli sciocchi ed rimbecilliti lettori. Ascolta ancora qui cosa scrive l’Aquinate: “L’anima pur potendo sussistere per se stessa, non forma da sé una specie o una sostanza completa, ma entra nella specie umana come forma. Così l’anima è sia la forma del corpo sia una sostanza” (De Anima, 1, resp.). E ancora: L’uomo è una sola persona, che non è la sola anima né il solo corpo, ma l’unione sostanziale di anima e di corpo. L’uomo non è solo anima e il corpo non è la “prigione dell’anima” come voleva Platone e tutta la marmaglia di gnostici antichi e moderni, orientali ed occidentali, occulti e palesi, altrimenti l’uomo sarebbe un fantasma; parimenti l’uomo non è solo corpo, come vorrebbero i materialisti, altrimenti sarebbe un cadavere senza vita. Il comune modo di parlare testimonia questa verità, infatti diciamo: “io conosco, io voglio, io sento, io soffro, io cammino, io vedo”, come pure diciamo: “la mia anima o intelligenza conosce, il mio corpo cammina”, ossia la parola “io”, che indica tutto l’uomo, designa sia la parte spirituale sia quella materiale di noi stessi, secondo il buon senso e il senso comune di tutti gli uomini dotati di sana ragione”. Ad un certo punto, come se si risvegliasse da un lungo torpore, Mimmo dice: “il composto è quindi inscindibile …” . ma certo Mimmo, ascolta: “L’anima razionale dà la vita  o l’animazione al corpo, poiché essa è “principio di vita”. Un puro corpo senza anima è un cadavere inanimato e non un corpo organico. 3)  L’anima è un co-principio sostanziale, che assieme al corpo forma la sostanza completa umana: la sola anima o il solo corpo non sono un uomo, ma la loro unione sostanziale forma l’uomo. Quindi senza corpo non c’è l’uomo, ma un angelo o un fantasma, e senza anima c’è solo un cadavere. … La materia e la forma si uniscono come la potenza e l’atto per costituire un solo soggetto o una sola sostanza completa. La materia di per sé è incompleta, è un co-principio sostanziale e deve essere completata da una forma per dar luogo ad un corpo completo, così pure la potenza o capacità di essere se non riceve l’atto non arriverà mai all’essere: solo se attuata essa sarà un ente completo in atto d’essere e non più una capacità soltanto in divenire. La potenza sta all’atto, come la materia alla forma. Ora l’atto e la forma attuano ed informano la potenza e la materia come il più perfetto completa il meno perfetto. Quindi l’anima informa e perfeziona il corpo, dandogli l’essere e la specie; per esempio l’anima razionale dà la specie umana  al corpo e poi l’essere, mentre la specie animale è data dall’anima sensibile e la specie vegetale è data dall’anima vegetativa”. Vedi Mimmo l’anima dà al corpo tutti i gradi di perfezione essenziale, ossia il corpo dell’uomo essendo informato dall’anima razionale riceve da questa le perfezioni proprie della specie umana, che sono la vita razionale, intelligente e libera, l’immortalità e la resurrezione per riunirsi all’anima dopo la morte”. Ed ecco che con una tazza di tè fumante arriva pure Caterina, l’altra mia nipote, che ascoltando la conversazione e conoscendo bene i termini della questione, si inserisce a bruciapelo, e mi fa: “che ne pensi, nonno, della tesi teologica secondo la quale, in un’autorità, anche ecclesiale, o addirittura pontificale, ci sarebbe da distinguere una componente formale da una materiale?”. “Ma certo Caterina, il dottore Angelico lo specifica chiaramente, ma solo per dire che le due cose da sole non possono esistere. Così come l’anima senza il corpo, sarebbe un fantasma, ed un corpo senza anima sarebbe un cadavere fresco non ancora putrefatto”. “Quindi secondo te un Vescovo o anche un Papa non potrebbe essere solo materialiter … sai ho sentito dei miei amici all’università dibattere su una tesi di un certo frate domenicano, secondo il quale è possibile che ci sia un Papa materiale, cioè eletto dai cardinali in un Conclave, ma senza che abbia autorità divina per difetto di intenzione, per cui non avrebbe la “forma”. “Questo, scusami Caterina, mi meraviglia molto, perché tu mi dici che sia la tesi di un domenicano, ed io mi rifiuto categoricamente di credere che un chierico dell’Ordine dei Predicatori, lo stesso di San Tommaso, quindi che dovrebbe conoscere bene il pensiero del suo confratello, possa aver detto queste cose … diciamo strane, solo per carità cristiana. È come dire che una statua di bronzo resta tale anche senza il rame!. Ma se manca il rame la statua è di stagno, può conservare una vaga forma, ma non ha le caratteristiche certamente del bronzo. E poi, che Papa sarebbe questo, uno che mancando di divina autorità, quindi di assistenza dello Spirito Santo, non sarebbe più né infallibile né pastore “Cristo in terra”, non certo in grado di garantire l’indefettibilità della Chiesa e del Magistero? Mi meraviglio di te, Caterina, questo sarebbe un ennesimo gallicanesino, un sedevacantismo velato che mette in condizioni, anzi impone la non obbedienza, contraddicendo in pieno non solo il Magistero Cattolico, ma pure le parole del divin Maestro, che ci ha garantito in eterno la sua presenza in Pietro e nei suoi discendenti ininterrottamente. Quindi il divino Maestro sarebbe un bugiardo ingannatore!? Questo è semplicemente un assurdo teologico frutto di un gallicanesimo sempre strisciante … dimmi, scommetto che questo “sapientone” domenicano è un francese, proveniente magari da qualche setta scismatica che si autodefinisce tradizionalista, depositaria della fede autentica della Chiesa?!”- “Si, infatti è un francese, ed i suoi ordini, addirittura un millantato episcopato, sono sospetti e mancano di giurisdizione”. – “Beh ragazzi, riprendo, siamo al solito trucchetto, magari basandosi su qualche brandello teologico, fuori contesto, di qualche illustre teologo, si riesce sempre a far abboccare qualche pesce sprovveduto finito fuori dalle altre reti del mortale pescatore … mi viene giusto alla mente, scherzi della memoria, un testo di Domenico Palmieri il “Tractatus de Romano Pontifice”, che parlava delle due componenti, formali e materiali del Papa, ma opportunamente faceva osservare che “le due successioni – materia e formale – sono necessarie, né l’una potrà esistere senza l’altra, …”. E poi ragazzi, ma vi pare che in duemila anni il Magistero Apostolico non sia mai stato nemmeno sfiorato da una tale ipotesi che, solo per carità cristiana, definisco “strana”, non conforme in nulla all’insegnamento Evangelico. Gesù ci ha promesso fino all’ultimo giorno un successore di Pietro con tutte le caratteristiche e le necessarie componenti, formale e materiale, nessuna esclusa. Ora se questo vale per un semplice uomo, o un’animale o qualsiasi essere vivente, come compiutamente ci dimostra il dottore Angelico, figuriamoci se nel Papa, l’uomo più importante del mondo intero, perché rappresentante dell’Uomo-Dio, ci possa essere solo una componente dell’essere, tale da rassomigliarlo ad uno “zombi” in carne ed ossa, ad un Franceskain qualsiasi [oh … mi si è inceppata la tastiera, mi scusi …] … e che Papa è uno che non ha Giurisdizione divina, che non ha assistenza dello Spirito Santo per governare la Chiesa di Cristo, non ha Infallibilità in materia di fede e costume? … no, vedete: la successione apostolica materiale, sia per elezione legale sia per presa di possesso con la forza o al di fuori della legge, non è sufficiente perché vi sia una successione apostolica legittima, perché l’autorità è la forma con la quale qualcuno è costituito vero successore degli Apostoli. L’elezione legale non è sufficiente perché qualcuno sia costituito e sia ritenuto vero successore degli Apostoli formalmente, questo è chiaro, … ma poteva mai il Figlio di Dio ingannarci nel prometterci un fantoccio o uno zombi, o un Franceskain [è la seconda volta che mi si inceppa la tastiera …mah … ecco … Frankenstain!] al posto del suo Vicario? … e poi la questione non è più di pertinenza teologica, poiché è stata definitivamente fissata da bolle, encicliche e concilii ecumenici legittimi sottoposti all’autorità papale, per cui a nessuno è dato impugnare tali sentenze, come specificato bene in “Execrabilis”, la bolla di Pio II Piccolomini e ribadito nel Conc. Vaticano nella costituzione “Pastor Aeternus”! E poi diceva il Vescovo di Ippona, “Roma locuta, causa finita”! … E come ribadiva il professore dello zio Tommaso: “Credo Deo Revelanti et non theologo opinanti”! – Caterina. Stavolta sei stata tu a deludermi, ed io pensavo che tu potessi facilmente zittire i tuoi colleghi studenti che discutono tali imbecillità! Direttore sono avvilito, affranto, deluso, questi giovani sono veramente allo sbando e non sanno distinguere una statua di bronzo da una di stagno, figuriamoci poi a ragionar di filosofia o teologia … ed io ostinato con il Santo Predicatore di Aquino … mi conforti anche lei, direttore, vedo già il fumo nero che mi assale e mi ottunde tutti i sensi, non capisco più nulla, resto in apnea per non soffocare, non ricordo … ma com’è che la Chiesa è finita in mano ad impostori, falsi teologi affabulatori, vescovi senza giurisdizione, preti senza missione, che disastro, direttore mi dica che è solo un incubo che sto vivendo, che sono malato … si, preferisco la malattia e finanche la morte a questo obbrobrio, … ci sarà una cura per questo malore, mi aiuti, preghi la Santa Vergine ed il buon Dio per me, perché venga infine fuori da questa “eclissi” della memoria. Mi farò risentire appena starò meglio. Stia bene … almeno lei!