S. EUSTACHIO MARTIRE
[da: “I Santi per ogni giorno dell’anno”. 1933 – imprimatur -]
Eustachio, nominato dapprima Placido, celebre fra i Romani per i suoi natali, ricchezze e gloria militare, meritò sotto l’imperatore Traiano il titolo di maestro della milizia. Esercitandosi un giorno alla caccia inseguiva un cervo di straordinaria grandezza che d’un tratto si fermò e vide fra le sue corna un’immagine radiosa di Gesù Cristo che gli disse — Placido, perché mi perseguiti? Ti sono apparso in forma di questo animale perché voglio la tua salvezza. Io sono Gesù Cristo cui tu servi inconsciamente. Le tue elemosine sono salite fino a me ed io sono venuto a prendere te, mentre tu pensavi di prendere un cervo. — Colpito da tali parole l’Ufficiale cadde da cavallo. Ritornato in sé esclamò: « Dimmi chi sei, perché io creda in te ». E Gesù gli rispose « Io sono il Creatore del mondo, il tuo Redentore ». – A tale risposta Placido vinto dalla grazia cadde a terra per la seconda volta, esclamando « Io credo, Signore che tu sei il Creatore dell’universo e che converti chi è nell’errore ». Ed il Signore: « Se tu credi, istruisci la tua sposa e i tuoi figli,va dal Vescovo e chiedi di essere battezzato ». A mezzanotte adunque, si recarono dal Vescovo di Roma, il quale dopo di aver innalzato al Signore un inno di ringraziamento, li battezzò imponendo a Placido il nome di Eustachio, alla sposa quello di Teospita, ed ai figli i nomi di Agapito e Teospito. – Eustachio il giorno dopo ritornato come gli aveva ordinato il Signore, sul luogo della visione avuta, sentì predirsi da Lui quanto avrebbe dovuto soffrire per la sua gloria. Poco dopo sostenne con pazienza ammirabile gravissime calamità sì da essere ridotto in breve tempo alla più squallida miseria. Costretto a fuggire di nascosto, con strazio si vide miseramente rapire nel viaggio dapprima sua sposa e poi anche i figli. Oppresso da tante prove, dimorò a lungo nascosto in una lontana regione, finché confortato da una luce celeste e chiamato da Traiano per una nuova impresa militare fu eletto capo delle truppe dell’impero. In quella spedizione, ricuperati inaspettatamente i figiuoli insieme alla loro madre, entrò in Roma vincitore tra le universali acclamazioni. Ricevuto l’ordine di sacrificare ai falsi dei per la riportata vittoria, si rifiutò energicamente. L’imperatore, dopo di aver cercato invano di fargli rinnegare la fede di Gesù Cristo, lo espose colla sposa e coi figliuoli ai leoni. Ma questi si mantennero mansueti, onde l’imperatore irritato li fece rinchiudere in un toro di bronzo arroventato donde, terminato il martirio al canto delle divine lodi, se ne volarono alla felicità eterna il 20 di Settembre. I loro corpi sepolti religiosamente dai fedeli, vennero poi ritrovati intatti e trasferiti nella Chiesa eretta a loro nome.
RICORDO. — Vanità delle vanità, e tutte le cose sono vanità, salvo che amare Iddio, ed a lui solo servire.
PREGHIERA. — O Dio, che concedi di celebrare il natale dei tuoi santi martiri Eustachio e Compagni suoi: danne di godere della loro compagnia nell’eterna beatitudine. Così sia.
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In questo giorno preferiamo festeggiare la memoria di questo Santo martire con tutta la propria famiglia, a differenza di altri che celebrano i “momenti” gloriosi (si fa per dire) della Massoneria, braccio operativo delle “serpi” velenose che odiano Dio e tutti gli uomini, tra i quali la vile presa di porta Pia a Roma da parte dei “buzzurri” prezzolati. Tra i festeggianti “figli della vedova” oramai si fanno notare anche “finti” prelati del novus ordo, giusto per sottolineare l’identità di vedute e di scopi. Vediamo in queste foto, un sorridente e soddisfatto “fratello”, partecipare, da bravo “Giuda al guinzaglio”, alle celebrazioni di un evento tanto “spirituale” da meritare la presenza di un cardinale, seppur finto! Che il Grande Santo, invocato contro il fuoco, ci liberi dal fuoco eterno e dal “novus ordo”, via sicura per accedere allo stagno della Geenna, ove sarà “pianto e stridor di denti” … e non solo il 20 settembre!
W. S. Eustachio.