NATIVITÀ’ DELLA BEATA VERGINE MARIA
[da : Dom. Guéranger, “L’anno liturgico” – vol. II]
Giorno di gioia.
Esultante di gioia, oggi la Chiesa ci fa dire con ragione: « La tua nascita, o Vergine Madre di Dio, fu per il mondo intero messaggio di consolazione e di gioia, perché da te è sorto il sole di giustizia, Cristo nostro Dio, che ci ha liberati dalla maledizione per darci la benedizione e, vincitore della morte, ci ha assicurato la vita eterna”. (Antif. dei secondi Vespri). La nascita di un bambino porta gioia nella casa ai genitori, che pure ne ignorano l’avvenire e, se la Chiesa il 24 giugno ci dice che quel giorno è un giorno di gioia, perché la nascita del Battista ci fa sperare la nascita di Colui del quale egli viene a preparare la strada, la nascita di Colei che sarà la Madre del Redentore non porterà gioia a tutti coloro che attendono la salvezza e la vita? – Sappiamo dal Vangelo che la nascita del Battista fu motivo di gioia per i suoi genitori, per il villaggio di Ain Karim e per le borgate vicine. Nulla invece sappiamo della nascita di Maria; ma, se tale nascita passò inosservata per molti, se Gerusalemme restò davanti ad essa esteriormente indifferente, sappiamo tuttavia che il giorno di tale nascita resterà un giorno di incomparabile gioia non solo per una città o per un popolo, ma per tutto il mondo e per tutti i secoli.
Gioia del cielo.
È gioia in cielo per la Santissima Trinità; gioia del Padre, che si rallegra per la nascita della sua prediletta, che egli farà partecipe della sua paternità; gioia del Figlio, che contempla la soprannaturale bellezza di Colei che diventerà sua Madre, alla quale egli chiederà in prestito la carne per riscattare il mondo; gioia dello Spirito Santo di cui Maria è il santuario immacolato e la cooperatrice nell’opera della concezione e dell’incarnazione del Verbo. È gioia per gli Angeli: Essi vedono che questa fanciulla è la meraviglia delle meraviglie dell’Onnipotente; in Lei Dio ha spiegato la sua sapienza, la sua potenza, il suo amore più che in tutte le altre creature; Egli ha fatto di Maria lo specchio purissimo in cui si riflettono tutte le sue perfezioni; essi comprendono che Maria, da sola, dà al suo Creatore più onore e più gloria che tutte le loro gerarchie insieme e già la salutano come Regina, gloria dei cieli, ornamento del mondo celeste e del mondo terrestre (Gv. il Geometra, Annunciazione, 37, P. G., 106, c. 845).
Gioia nel limbo.
San Giovanni Damasceno pensa che anche le anime trattenute nel limbo abbiano conosciuto questa nascita felicissima e che Adamo ed Eva, con una gioia mai più provata dopo la loro caduta nel paradiso terrestre, abbiano gridato: « Sii benedetta, o figlia, che il Signore ci promise il giorno della nostra caduta: da noi hai ricevuto un corpo mortale e ci restituisci la veste dell’immortalità. Tu ci richiami alla nostra prima dimora; noi abbiamo chiusa la porta del paradiso e tu restituisci libero il sentiero che porta all’albero della vita » (Dormitio Virginis: P. G. 96, c. 733). Altri scrittori antichi ci presentano i patriarchi e i profeti, che da lontano avevano annunziata e benedetta la venuta di Maria, intenti a salutare il compimento dei loro oracoli divini (Giacomo il Monaco, Natività di Maria: P. G. 1270. 573).
Gioia sulla terra.
Fu anche gioia sulla terra. Senza temerità, possiamo con i santi pensare che Dio diede alle anime « che attendevano allora la redenzione d’Israele (Lc. II, 38) una allegrezza straordinaria, una gioia grave e religiosa, che si insinuò nei loro cuori, e intimamente le convinse, senza spiegare come, che l’ora della salvezza del mondo era ormai prossima. – Ma gioia particolare in questo senso ebbero i felici genitori, i Santi Gioacchino e Anna. Essi contemplarono rapiti la radiosa, piccola bambina, loro donata nella vecchiaia, contro tutte le speranze. Forse essi si chiesero se non era uno degli anelli della linea benedetta dalla quale doveva uscire il Re, che avrebbe ristabilito il trono di Davide e salvato Israele e il loro ringraziamento salì fervido al Signore, che essi sentivano presente nella loro umile casa. « O coppia felice, esclama san Giovanni Damasceno, tutta la creazione ha un debito verso di voi, perché per mezzo vostro ha offerto a Dio il più prezioso dei doni, la Madre ammirabile, che, sola, di Lui era degna. Benedetto il tuo seno, o Anna, perché ha portato Colei che nel suo seno porterà il Verbo eterno, Colui che nulla può contenere e che porterà agli uomini la rigenerazione. O terra da principio infeconda e sterile, dalla quale è sorta una terra dotata di fecondità meravigliosa, che sta per produrre la spiga, che nutrirà tutti gli uomini! Beate le vostre mammelle, perché hanno allattato Colei, che allatterà il Verbo di Dio, nutrice di Colui che nutre il mondo… » (Sulla Natività, P. G. 96, c. 664-668).
Maria causa della nostra gioia.
La nascita di Maria è dunque causa di gioia e la gioia è sentimento che oggi tutto assorbe e tutto penetra. La Chiesa desidera che noi entriamo in questa gioia che straripa e trionfa. Ci invita a questa gioia in tutto l’Ufficio e ci fa cantare, fino dall’invitatorio di Mattutino: « È la nascita di Maria, facciamole festa, adoriamo Cristo, suo figlio, nostro Signore ». E poco dopo ci fa aggiungere: « Celebriamo con tenera devozione la nascita della beata Vergine Maria, perché interceda presso Gesù Cristo. Con allegrezza e tenera devozione, celebriamo la nascita di Maria » (Responsorio del Mattutino). – La Chiesa ci invita alla gioia perché Maria è la Madre della divina grazia e, nel pensiero divino, già la Madre del Verbo incarnato. – Le parole grazia e gioia hanno in greco una stessa radice, vanno sempre a fianco e si richiamano a vicenda: Maria, essendo piena di grazia, è anche piena di gioia per sé e per noi. La Liturgia ci mostra in questa graziosa bambina appena nata la Madre di Gesù, tanto Maria è inseparabile dal Figlio, che è nata solo per Lui, per essere sua Madre e per divenire madre nostra, dandoci la vera vita, la vita della grazia. Tutte le preghiere della Messa acclamano la maternità della Vergine Maria quasi per dire che la Chiesa non può separare la sua nascita da quella dell’Emmanuele.
Il luogo di nascita di Maria.
Dove nacque la Santissima Vergine? Un’antica e costante tradizione indica come luogo di nascita Gerusalemme, là ove è la chiesa di sant’Anna, presso la piscina Probatica. Là « nell’ovile paterno, dice san Giovanni Damasceno, è nata Colei, da cui ha voluto nascere l’Agnello di Dio ». Là più tardi furono sepolti i santi Gioacchino e Anna e le loro tombe furono scoperte dai Padri Bianchi il 18 marzo 1889, presso la grotta della Natività. Là fu costruita nel secolo IX una chiesa e le monache benedettine vi si stabilirono dopo l’arrivo in Palestina dei Crociati e vi restarono fino al secolo XV. Poi una scuola mussulmana sostituì il monastero e, solo in seguito alla guerra di Crimea, il sultano Abd-ul-Medjid donò la chiesa e la piscina probatica alla Francia, che era entrata vittoriosa a Sebastopoli il giorno 8 settembre 1855.
Origine della festa.
La festa della Natività sorse in Oriente. La Vita di Papa Sergio (687-701) la elenca fra le quattro feste della Santa Vergine esistenti a quel tempo e sappiamo inoltre che l’imperatore Maurizio (582-602) ne aveva prescritta la celebrazione con le altre tre dell’Annunciazione, della Purificazione e dell’Assunta. San Bonifacio introdusse la festa in Germania. Una graziosa leggenda attribuisce al vescovo di Angers, Maurilio, l’istituzione della festa e forse veramente egli introdusse nella sua diocesi una festa, per realizzare il desiderio della Vergine, che gli era apparsa nelle praterie del Marillais verso l’anno 430, e di qui il nome di Nostra Signora Angevina o festa dell’Angevina, che ancora le dà, nella regione occidentale, il popolo cristiano. – Chartres da parte sua rivendica al vescovo Fulberto (1028) una parte preponderante nella diffusione della festa in tutta la Francia. Il re Roberto il Pio (o il suo seguito) diede le note ai tre bei Responsori Solem justitiae, Stirps Jesse, Ad nutum Domini, nei quali Fulberto celebra il sorgere della stella misteriosa, che doveva generare il sole, il virgulto sorto dal ceppo di Jesse che doveva portare il fiore divino sul quale riposerà lo Spirito Santo, la onnipotenza che dalla Giudea produce Maria, come una rosa dalle spine. – Nel 1245, durante la terza sessione del primo Concilio di Lione, Innocenzo IV stabilì per tutta la Chiesa l’Ottava della Natività della Beata Vergine Maria, (oggi soppressa) compiendo il voto emesso da lui e dai Cardinali durante la vacanza di diciannove mesi, causata dagli intrighi dell’imperatore Federico II alla morte di Celestino IV e terminata con l’elezione di Sinibaldo Fieschi col nome di Innocenzo. – Nel 1377, il grande Gregorio XI, il Papa, che aveva spezzate le catene di Avignone, completò gli onori resi alla Vergine nascente con l’aggiunta della vigilia alla solennità, ma o perché non espresse al riguardo che un desiderio o per altre cause, le intenzioni del Pontefice non ebbero seguito che per qualche tempo negli anni torbidi, che seguirono la sua morte.
La pace.
Quale frutto di questa festa, imploriamo con la Chiesa (Colletta del giorno) la pace, che nei nostri tempi sventurati pare allontanarsi sempre di più. La Madonna nacque nel secondo dei tre periodi di pace universale segnalati sotto Augusto, il terzo dei quali segnò l’avvento del Principe stesso della pace. – Mentre si chiudeva il tempio di Giano, l’olio misterioso sgorgava dal suolo a Roma nel luogo dove doveva sorgere il primo santuario della Madre di Dio, si moltiplicavano i presagi per il mondo in attesa e il poeta cantava: « Finalmente giunge l’ultima era preannunziata dalla Sibilla, si apre la serie dei secoli nuovi, ecco la Vergine » (Virgilio, Egloga IV). – In Giudea, lo scettro era stato tolto a Giuda, (Gen. 49, 10) ma anche colui, che se ne era impadronito, proseguì la splendida restaurazione, che doveva permettere al secondo Tempio di ricevere fra le sue mura l’Arca santa del nuovo Testamento. – È il mese sabbatico, primo mese dell’anno civile e settimo del ciclo sacro Tisri, in cui comincia il riposo stabilito ad ogni settennio, cioè l’anno santo giubilare (Levit. XXV, 9), il mese più ricco di gioia con la Neomenia solenne, annunziata da suoni di tromba e da canti (ibid. 23; Num. XXIX; Psal. LXXX), la festa dei Tabernacoli e il ricordo della dedicazione del primo Tempio sotto Salomone. – In cielo il sole è uscito dal segno del Leone ed entra in quello della Vergine. Sulla terra due oscuri discendenti di Davide, Gioacchino e Anna, ringraziano Dio, che ha benedetto la loro unione, per molto tempo infeconda.
Il Mistero di Maria.
Maria, dalla quale è nato Gesù: qui è tutto il mistero della Madonna, il titolo costitutivo, come abbiamo veduto, del suo essere di natura e di grazia; come Gesù dovendo nascere da Maria figlia della donna (Gal. IV, 4) e figlia di Dio (Rom. VII, 3-4), era dal principio ragione nascosta della creazione il cui mistero si sarebbe rivelato solo alla pienezza dei tempi (Efes. III, 9). Opera unica questa della quale il profeta, nella sua estasi diceva: Farai conoscere, o Dio, nella pienezza degli anni l’opera tua; verrà il Santo dalla montagna oscura; i poli del mondo si curvano sotto il passo della sua eternità (Abacuc III, 2-6). – La montagna donde deve venire il Santo, l’Eterno, il Dominatore del mondo, quando sarà il tempo, è la Beata Vergine, che l’Altissimo coprirà della sua ombra (Lc. I, 35), e l’altezza della Quale, già alla nascita, sorpassò tutte le altezze del cielo e della terra. I tempi sono dunque compiuti. Dal momento in cui l’eterna Trinità uscì dal suo riposo per creare cielo e terra (Gen. I, 1) tutte le generazioni del cielo e della terra, come dice la scrittura (ibid. II, 4) erano in travaglio dal giorno che dona al Figlio di Dio la Madre attesa. Parallelamente alla linea, che scende da Abramo e da Davide al Messia, tutte le genealogie umane preparavano a Maria la generazione dei figli adottivi che Gesù, figlio di Maria, si sceglierà per fratelli.
Preghiera a Maria Bambina.
Finalmente, o Maria, il mondo ti possiede! La tua nascita gli rivela il segreto del suo destino, il segreto d’amore che lo chiamò dal nulla, perché diventasse l’abitazione di Dio al di sotto dei cieli. Ma qual è dunque il mistero di questa debole umanità, che, inferiore agli Angeli per natura, è tuttavia chiamata a dare loro un Re e una Regina? Il Re l’adorano neonato fra le vostre braccia, la Regina la riveriscono oggi nella culla insieme con gli angeli. Astri del mattino, questi nobili spiriti davano inizio alle manifestazioni dell’Onnipotenza e lodavano l’Altissimo (Giob. 38, 7), ma il loro sguardo non scoprì mai meraviglia pari a quella che li fa ora esultare: Dio, riflesso in modo più puro sotto i veli del corpo fragile di una bambina di un giorno che nella forza e nello splendore dei nove cori; Dio, conquistato egli stesso da tanta debolezza, unita per grazia sua a tanto amore che egli ne fa il suo capolavoro, manifestando in essa suo Figlio. – Regina degli Angeli, tu sei anche nostra Regina, ricevici per manifestare fede e omaggio. In questo giorno in cui il primo slancio della tua anima santissima fu per il Signore, il primo sorriso degli occhi per i genitori che ti misero al mondo; si degni la beata Anna ammetterci a baciare in ginocchio le tue mani benedette, già pronte alle divine larghezze delle quali sono predestinate dispensatrici. E intanto cresci, dolcissima bambina, si irrobustiscano i tuoi piedi, per schiacciare il capo al serpente, prendano forza le tue braccia, per portare il tesoro del mondo; l’angelo e l’uomo, tutta la natura; Dio Padre, Figlio, Spirito Santo, sono in attesa del momento solenne in cui Gabriele potrà spiccare il volo dal cielo per salutarti piena di grazia e portarti il messaggio d’amore.
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Sermone di sant’Agostino Vescovo
Sermone 18 sui Santi, ch’è il 2 dell’Annunciazione del Signore
Eccoci, dilettissimi, al giorno desiderato della beata e venerabile Maria sempre Vergine; perciò si rallegri e gioisca sommamente la nostra terra illustrata dalla nascita di tale Vergine. Ella infatti è il fiore del campo, da cui è uscito il prezioso giglio delle valli, per la cui maternità si è cambiata la sorte dei nostri progenitori e cancellata la loro colpa. Ella non ha punto subita la maledizione pronunziata contro di Eva, cioè: «Nel dolore darai alla luce i tuoi figli» (Gen. III,16); avendo ella dato alla luce il Signore nella gioia. – Eva pianse, Maria esultò: Eva portò nel seno un frutto di lacrime, Maria di gioia, avendo dato alla luce quella un peccatore e questa un innocente. La madre del genere umano introdusse il castigo nel mondo, la Madre di nostro Signore ha portato la salvezza al mondo. Eva è la sorgente del peccato, Maria la sorgente del merito. Eva ci fu funesta dandoci la morte, Maria ci ha fatto del bene rendendoci la vita. Quella ci ha feriti, questa ci ha guariti. La disobbedienza è stata riparata dall’obbedienza, l’incredulità compensata colla fede. – Maria ora applauda co’ strumenti d’armonia, e le agili dita della vergine madre suonino i cembali. Rispondano i cori festanti, e il doppio concerto della nostra voce s’alterni co’ suoi cantici melodiosi. Udite dunque come cantò la nostra musicista ispirata; ella disse: «Magnifica l’anima mia il Signore: ed esulta il mio spirito in Dio, mia salvezza. Perché ha riguardato alla bassezza della sua ancella: ond’ecco da questo momento mi chiameranno beata tutte le generazioni. Perché grandi cose ha fatto in me colui ch’è potente» (Luc. 1,46). Così dunque il prodigio d’una nuova maternità, ha rimediato alla colpa che ci ha rovinati; e il canto di Maria, ha messo fine ai lamenti di Eva.
Per la NATIVITA’
[G. Riva: Manuale di Filotea, Milano 1888]
La cui festa fu ordinata da Sergio I nel 688 per ottenere, come ottenne, con l’intercessione di Maria, – 1) di essere liberato dalle inique vessazioni dell’imperatore Giustiniano II, il quale voleva sostenere come ecumenico l Concilio Truliano o Quinisesto, tenuto dai Greci a Costantinopoli, malgrado la costante disapprovazione del Papa, il quale perciò non vi spedì i propri legati, né volle mai approvarne i canoni, – 2) di riconciliare con la Chiesa Romana il Patriarcato di Aquileja in Istria, che si ostinava a non riconoscere come legittimo il V Concilio ecumenico, in cui si erano condannati i tre eretici libri di Teodoreto, di Teodoro e Mopsuesta ed Iba, denominati i Tre Capitoli.
I – Vergine singolarissima, che nascendo a questa vita, la pace annunciaste agli afflitti mortali, ottenete la vera pace ai nostri cuori, alla Chiesa e a tuttp il mondo. Ave.
II – Vergine invitta, che sin dal vostro nascimento cominciaste ad abbattere il regno del demonio, impetrate anche a noi tutti di distruggere in noi le opere sue e di resistergli sempre con viva fede, affinché possa in noi e con noi regnare Gesù Cristo. Ave.
III – Vergine intatta, che nasceste e viveste sempre più pura de’ cieli e degli Angeli, fate che anche noi da qui in avanti conduciamo sempre una vita tutta illibata e propria del cristiano. Ave.
IV – Vergine celestiale, che veniste al mondo, non per essere del mondo, ma per trionfarne compitamente impetrate anche a noi di viverne affatto staccati, conformandoci sempre alle massime del sacrosanto Vangelo. Ave.
V – Vergine gloriosa, che nasceste per essere trionfatrice di tutte le eresie che fossero insorte nel mondo, dissipate con il vostro potere tutti gli errori contrari alla nostra SS. Religione, e viva in noi conservate quella fede che opera per mezzo della carità. Ave.
VI – Vergine Santissima, che non per altro appariste al mondo che per essere speccio tesissimo d’ogni virtù, fate che a voi teniamo sempre rivolti gli occhi nostri per poter imitare le virtuose nostre operazioni, e divenire ancora santi ancora noi. Ave.
VII – Vergine felicissima, cui Dio fece nascere al solo fine di diventare la nostra corredentrice, dando alla luce il comune Riparatore fate che per Esso siamo salvati da ogni male e conseguiamo con sicurezza la nostra eterna salute. Ave, Gloria.
Oremus
Adjuvet nos quaesumus, Domine, sancta Mariae intercessio veneranda; ejus etiam diem quo mundo exorta est annua festivitate celebremus. Per Dominum nostrum, etc.