La strana sindrome di nonno Basilio 34

nonno

Caro direttore, non si è ancora liberato di me! Sono ancora qui a chiederle aiuto per risolvere il mio strano caso, e quindi la prego di usarmi carità cristiana nel leggere questa ennesima missiva. Le racconto subito della gita che ha organizzato mio nipote Mimmo con l’ausilio ovviamente di Caterina, l’uno e l’altro alla ricerca di un ambiente verdeggiante, collinare, fresco, dall’aria tersa e dai sapori antichi, magari con qualche nota di carattere culturale e storico. Io mi sono fidato di loro, e così dopo essermi sorbito tutte le raccomandazioni accorate della Genoveffa, che mi ha appioppato tra l’altro un astuccio zeppo di compresse e capsule varie, con i relativi orari di assunzione nella giornata ed un bottiglia di acqua fresca, mi sono seduto in un’auto, non proprio una fuoriserie, un po’ attempata, una specie di nonno Basilio a quattro ruote, alla quale Mimmo dice di aver sistemato i freni, regolato la pressione degli pneumatici, rabboccato i liquidi, e, già che c’era, dato una pulitina alla tappezzeria delle poltrone, guidata dalla puntigliosa Caterina, che tanto tiene alla pulizia e all’ordine. Ci siamo così avviati, in una bella e soleggiata giornata primaverile, imboccando strade sempre più strette, anche se in fondo comode per il guidatore ed i viaggiatori. Che bel panorama collinare, con tanto verde e piante ben ordinate, e così do una sguardo anche ai cartelli stradali con le indicazioni delle località, ma cosa leggo? … Chianciano Terme, Montepulciano, Montalcino … ma qui siamo in piena zona vinicola! Passare in mezzo alle vigne, già mette tanta allegria … Mimmo, ma non mi dire che ci hai portato qui a bere un goccetto, … se lo sa la Genoveffa! … e qui poi se la polizia ci controlla, ti sottopongono alla prova del palloncino, e sono guai! Caterina si è intanto appisolata, cullata dall’incedere dell’auto e dall’aria serena, e Mimmo cerca di tranquillizzarmi dicendomi a bassa voce: “Nonno, stai tranquillo, siamo nel senese, ti porto a Pienza, a visitare questa cittadina molto particolare, che mi hanno fatto conoscere certi miei amici senesi, … e vedrai che tornerai contento!”. “A Pienza! Ma certo che sono contento. Conosco bene la storia di questa bellissima cittadina! “Sai perché si chiama Pienza”? “Beh veramente, … così su due piedi, ricordo qualcosa vagamente …”. Ho capito Mimmo, te lo dico io: “ … Questa è la cittadina di Enea Silvio Piccolomini”! “E chi è costui, mi fa Mimmo, mostrando tutta la sua ampia cultura, … ah ora che mi ricordo … un regista cinematografico, no, no, … aspetta, un attore di teatro d’avanguardia, ma no, … un tenore lirico, mi pare! …”. “Ma Mimmo, facevi meglio a dire: non lo so!” Enea Silvio Piccolomini nato a Pienza il 18 Ottobre 1405 è diventato Papa nel 1458 col nome di Pio II. Era un soggetto un po’ particolare, anche considerando l’epoca in cui viveva … Pensa che egli trasformò un piccolo borgo medioevale, Corsignano, in una residenza papale in stile rinascimentale, un vero gioiellino, supportato dal progetto di Bernardo Gambarelli, detto il Rossellino, allievo di Leon Battista Alberti! Una volta terminati i lavori, emise addirittura un’apposita bolla, la “Pro excellenti” del 13 agosto del 1462, con la quale chiamò la nuova splendida cittadina Pienza, e la elevò a sede vescovile sotto la diretta giurisdizione della Santa Sede. Poi egli stesso, venne a consacrare la cattedrale il 29 Agosto 1462 per la festività di San Giovanni Battista ed inaugurava la nuova città di Pienza. Parlando parlando abbiamo fatto il nostro ingresso in Pienza, … ecco il corso Rossellino (beh, come minimo … un omaggio in riconoscimento all’urbanista progettista, visto che svolse al meglio il compito assegnato e, nonostante i gravi problemi statici della Cattedrale ed un consuntivo di quasi cinque volte il preventivo di 10,000 fiorini, la sua opera è giunta fino a noi!) con gli splendidi palazzi storici quattrocenteschi, fin verso la piazza della cattedrale! Intanto Caterina esce dal suo sopore dicendo: “ … nonno, ma vedo che conosci molto bene le vicende di Pienza e di Pio II, raccontaci ancora qualcosa di questo uomo divenuto Vicario di Cristo in un’epoca in cui l’assetto della Santa Chiesa, cominciava a traballare, attaccata dall’umanesimo avanzante ed in contrasto con il Cristianesimo, la filosofia scolastica e tomistica!” – “ Vi accontento subito: Pio II fu letterato, umanista e grande opportunista ed ebbe una vita molto “strana” per essere un futuro Papa, ma a quell’epoca ….. Enea Silvio Piccolomini nacque il 18 ottobre 1405, da giovane studiò lettere a Siena sotto Mariano Sozzini, un soggetto da prendere con le molle, probabile parente di quel Lelio Sozzini, zio di Fausto Sozzini che ne fu poi l’erede ideologico ed operativo, e che pare sia stato il vero iniziatore della setta massonica, che prese le mosse da una conferenza tenutasi a Vicenza nel 1547, nella quale i convenuti decisero di attuare strategie per distruggere il Cristianesimo e la Chiesa Cattolica, … ma questa è una storia molto complessa, ve la racconterò un altro giorno. Da qui, il Piccolomini, passando per mezza Italia, arrivò a Basilea al seguito del Cardinale Domenico Capranica. Aderirì alla corrente scismatica che si opponeva al Papa Eugenio IV diventando consigliere e segretario di Amedeo VIII di Savoia, antipapa con il nome di Felice V. Nel 1442 fu inviato da Felice V in Germania a Francoforte alla corte dell’Imperatore Federico III. L’Imperatore fu talmente affascinato dalla cultura e dalla personalità dell’uomo che gli chiese di diventare suo consigliere e segretario! Ma il Signore aveva ben altri progetti: il 10 Novembre 1444 un esercito di polacchi ed ungheresi fu distrutto dai Turchi sulla Varna. Anche per un diplomatico (ed eterno indeciso nella sua equidistanza tra Papa ed antipapa) come Federico III, era necessario prendere una posizione, o quanto meno cercare di riunire le forze per non essere spazzati via dalle orde turche. E chi meglio di Enea Silvio era più adatto per ricucire i rapporti con Roma. Detto fatto, Enea Silvio fu inviato come ambasciatore a Roma. Dimostrando il suo grande intuito, fece pubblica ammenda dei propri errori riuscendo a farsi perdonare, dopo tre giorni di attesa in una specie di Canossa del 1444, da Eugenio IV che mise però una condizione a Federico III: il riconoscimento di se stesso come unico Papa. E latore del messaggio fu Enea Silvio nominato “ad hoc” segretario apostolico. Nello stesso tempo quindi il Piccolomini era segretario del Papa, dell’antipapa e dell’Imperatore, alla faccia dei Guelfi e Ghibellini. Ormai sulla quarantina il Piccolomini ritenne che poteva resistere (o come diceva Lui sopportare) alla castità … ed entrò nella carriera ecclesiastica che rapidamente scalò, tanto che, nel 1458 a soli 53 anni, salì sul Trono di Pietro con il nome di Pio II. La sua elezione creò grandi aspettative tra gli altri umanisti del tempo, ma vennero, come spesso accade, amaramente delusi, non considerando essi, che lo Spirito Santo che assiste il Santo Padre, soffia dove vuole, e manda avanti i progetti di Dio, non quelli dell’uomo! Dopo diverse vicende, Pio II muore ad Ancona il 14 Agosto 1464 ove, alla testa di un piccolo esercito, stava per imbarcarsi sulle galee veneziane per la Terra Santa. Ma Caterina, con fare malizioso, riprende: “Nonno, tu sai troppe cose riguardo a questa faccenda, ti conosco bene, non me la racconti giusta, qui … naso, naso, sento odor si zio Tommaso! Vero?” – “Capperi che fiuto! È vero Caterina, ti devo dare ragione, si vede che nel Battesimo, lo zio ha impresso nella tua anima, oltre che il carattere indelebile del cristiano, anche la facoltà di “annusare” i suoi lasciti spirituali”. – “E allora, non tenerci sulle spine!” – “E allora, devo dirvi, che nei primi anni di liceo, ho avuto qualche difficoltà con il latino, e lo zio Tommaso, santo sacerdote, mi dava delle ripetizioni, e mi assegnava una caterva di versioni e brani da tradurre, brani che comprendevano, oltre ai classici latini, anche bolle ed encicliche papali … di una difficoltà incredibile, anche perché tanti vocaboli curiali non si trovavano nei comuni vocabolari. Durante le vacanze natalizie, non ricordo bene di quale anno, mi assegnò da tradurre, nientemeno che una bolla del 18 gennaio del 1459, data a Mantova, indovinate? … di Pio II: “Execrabilis” … tanto è breve … diceva lo zio, una robetta semplice! Inutile dire che mi attossicò le feste! … vediamo se me ne ricordo ancora l’esordio: “Execrabilis et pristinis temporibus inauditus tempestate nostra inolevit abusus, ut a Romano Pontifice … etc.”, o ragazzi, me la ricordo ancora, come se fosse ieri! “Bravo, nonno, – interviene Mimmo che ha una certa … allergia per il latino – dicci in italiano che cosa volesse dire!”. “Eccoti accontentato, me la sono scaricata da quegli aggeggi moderni, e ripulita da errori modernisti, caricata sul cellulare proprio per accontentarti, ascolta: “Ai nostri tempi si sta verificando un esecrabile abuso, sconosciuto in età precedenti, e precisamente che gente, imbevuta dello spirito di ribellione, presuma di appellarsi contro il Pontefice di Roma, – il Vicario di Gesù Cristo, cui fu detto nella persona del santo Pietro: «Nutri il  mio gregge» e «Qualunque cosa tu legherai in terra, sarà legata anche in Cielo»: – non certo per  desiderio di più alta giustizia, ma al solo scopo di sfuggire le conseguenze dei loro peccati, ad un  futuro Concilio, mentre chiunque non ignori completamente la legge può giudicare quanto ciò sia  contrario ai canoni sacri e dannoso alla Comunità Cristiana. Poiché – trascurando altre cose, che ancor più manifestamente si oppongono a tale corruzione – chi non giudicherebbe ridicolo che si faccia appello a qualcosa che non esiste e di cui nessuno conosce il momento in cui comincerà ad  esistere? – I miseri sono oppressi dai più forti con ogni mezzo, i crimini rimangono impuniti, si dà esca alla ribellione contro la più alta Sede, si concede la libertà ai delinquenti e la disciplina ecclesiastica e l’ordine gerarchico vengono confusi. Perciò, desiderosi di allontanare dalla Chiesa di Cristo questo pestifero veleno, di provvedere alla salvezza del gregge a Noi affidato e di tener lontano dall’ovile del nostro Salvatore ogni causa di scandalo, noi condanniamo i ricorsi in appello di tal genere, col consiglio e il consenso dei nostri venerabili fratelli Cardinali e di tutti i prelati e giureconsulti della legge Divina ed umana, appartenenti alla Curia, e sulla base della nostra sicura conoscenza li denunziamo come falsi e detestabili, li infirmiamo nell’eventualità che qualcuno di tali appelli, esistente al momento, sia scoperto e dichiariamo e decretiamo che essi – come vani e pestilenziali – siano privi di alcun significato. Quindi noi diffidiamo chiunque dal ricorrere con tali appelli, sotto qualunque pretesto, contro le nostre ordinanze, sentenze e provvedimenti, o contro quelle dei nostri successori, o di aderire a tali appelli, fatti da altri, od infine di fame uso in qualsiasi modo. Se alcuno di qualsiasi stato, rango, condizione od ordine esso sia, anche se insignito della dignità Imperiale, regia o Papale (papale, ascolta bene, Rocco!), contravverrà a ciò dopo lo scadere di due mesi dalla pubblicazione di questa Bolla nella Cancelleria Papale, egli incorrerà «ipso facto » nella sentenza di anatema, da cui potrà essere assolto, solo dal Pontefice di Roma ed in punto di morte. Le Università o corporazioni verranno colpite da interdetto ecclesiastico, e nondimeno, corporazioni ed Università, come le suddette e tutte le altre persone, incorreranno in quelle penalità e censure, in cui incorrono gli offensori che abbiano commesso «crimen laesae maiestatis», ed i promotori di depravazioni eretiche. Inoltre scrivani e testimoni, che abbiano sottoscritto atti di tal genere ed in generale tutti coloro che abbiano coscientemente dato consigli, aiuto od appoggio a tali appellanti, saranno puniti con le medesime pene. Perciò non è permesso ad alcuno di contravvenire o di opporsi con impudenti perversioni a questo documento della nostra volontà, con cui noi abbiamo condannato, riprovato, infirmato, annullato, decretato, dichiarato ed ordinato quanto sopra. Se tuttavia alcuno oserà, sappia che incorrerà nello sdegno dell’Onnipotente Iddio e dei santi Apostoli Pietro e Paolo”. Data a Mantova nell’anno 1459 dell’Incarnazione di nostro Signore, nel quindicesimo giorno prima delle calende di febbraio, nel primo anno del nostro Pontificato (18 gennaio 1459).”. “Nonno, ma io non capisco perché Pio II avesse voluto scrivere questa bolla!”, dice l’attenta Caterina. “Papa Pio II ha utilizzato questo mezzo, le rispondo, per condannare l’errore del “conciliarismo” così dilagante ai suoi giorni. Dopo la morte del Papa Bonifacio VIII nel 1300, i nemici di Cristo, all’interno ed all’esterno della sua Chiesa, tra i quali un certo Dante Alighieri, [… questo ce lo raccontava di nascosto lo zio Pierre, ovviamente, dicendo che il “divin scopiazzatore” di opere arabe, come egli lo chiamava, era in realtà un rosa+croce col “vizietto” di Sodoma, imbevuto fino al midollo di principi gnostici, finto devoto ed a parole osservante la fede cattolica, ma in realtà feroce anticlericale, un antesignano degli eretici moderni sedevacantisti, … alcune delle suo opere finirono all’indice, e scorrazzava per l’Italia onde sfuggire agli inquisitori che indagavano sulle sue stramberie … “sotto il velo de li versi strani” … altro che tomista!!], “questi nemici, dicevo, tentando la fuga dagli insegnamenti apostolici, della Chiesa, tramandati attraverso i Pontefici, cercavano di appellarsi ai pronunciamenti papali, sia in chiave politica che teologica, ricorrendo ad un Concilio generale di tutta la Chiesa, by-passando il Papa se necessario, o addirittura eliminandolo, ed intronizzando all’uopo l’antipapa Martino V. Questo atteggiamento sprezzante, arrogante è in pratica una “usurpazione del potere papale da parte di un assemblea “conciliarista.” Chiaramente, il “conciliarismo” è stato sempre un pericolo incombente per la Chiesa, per il Papato e la dottrina divina, in tutte le epoche, perché fidando su questo errore del “conciliarismo”, il re e il clero si sentivano in diritto di rifiutare le decisioni della Santa Sede, minacciando di appellarsi a futuri concili o a futuri Papi nella speranza di cambiare la politica o la dottrina della Chiesa. Quando, nel 1458, Pio II salì al soglio di Pietro, egli stesso era imbevuto di “Conciliarismo”. Tuttavia, una volta assiso sul trono papale, cambiò opinione (si vede che lo Spirito Santo, allora, non era ancora andato in ferie … veramente neanche adesso!), realizzando il pericolo funesto di appellarsi ad un futuro Concilio con lo scopo espresso o segreto di ribaltare la tradizione della Chiesa ed il deposito della fede. Cosicché facendosi la questione sempre più seria, emanò questa bolla il 15 febbraio del 1459 in modo da mettere al bando questa nociva manovra associandola inoltre e giustamente con due delle più severe punizioni che la Chiesa possa infliggere. Ecco come in “Execrabilis” egli ha dato la legge definitiva della Chiesa per proteggersi dai concili illegali e da falsi papi usurpanti, non solo nel suo tempo, ma in tutti i tempi a venire! Questo pronunciamento del Papa, è un insegnamento della Chiesa con il carattere dell’infallibilità, poiché si riferisce specificamente alla fede e alla morale. Inoltre, non può essere revocato o reso inoperante o nullo. Papa Pio II, in obbedienza al suo dovere solenne e fondamentale di proteggere la fede e la morale dei fedeli, ha blindato la Chiesa Apostolica con questa potente arma per combattere i concili illegali, infliggendo loro dei colpi mortali. Raramente si trova un pronunciamento infallibile così breve e così totalizzante e sconvolgente come in Execrabilis. Execrabilis è così concisa (lo dico oggi, ma all’epoca della versione mi sembrava interminabile!), che sembra, ad una prima lettura, che il suo messaggio travolgente non assuma particolare importanza e significato. Qui ad un tratto Mimmo, ferma l’auto, e dice: “… adesso dobbiamo fermarci, parcheggio l’auto e ci sediamo al tavolo di un locale, perché voglio capire bene la questione! Questa, nonno è una mazzata tremenda per quelli che pensano che un Concilio, legale o illegale che sia, possa cambiare la dottrina o l’insegnamento della Chiesa, o che un finto papa qualsiasi possa alterare anche una virgola del Magistero! – Anche Caterina comprende bene la portata di questa bolla ed esclama, quasi ad alta voce, tra la meraviglia dei passanti: “Nella giustizia apostolica noi cattolici di oggi dobbiamo usare quest’arma contro il Concilio Vaticano 2° illegale, un concilio malvagio convocato per eludere la dottrina divina di Cristo, gli insegnamenti e la pratica della sua Chiesa; un Concilio satanico chiamato a “liberare” l’umanità dalle sentenze passate della Santa Sede, le sentenze emanate dalle chiavi di Pietro! Dobbiamo usare “Execrabilis” per battere a morte l’abominevole e detestabile Concilio vaticano II, giustamente “execrabile”, che avuto l’ardire di riaprire le sentenze infallibili della Chiesa di Cristo, in violazione delle leggi che vietano questo atto anti-cattolico e contro i precetti divini”. E Mimmo: “Si può dire che Execrabilis è la scopa ecclesiale che spazza la Chiesa pulendola dalle opere peccaminose di un Concilio illegale. Come un cane indisciplinato è spaventato dall’essere cacciato via da una scopa nel deretano tenuta nelle mani di una madre coscienziosa di famiglia, così anche i cagnacci refrattari del Vaticano secondo erano e sono terrorizzati da “Execrabilis” nelle mani della Santa Madre Chiesa. Certo, è per questo che nessuno ne parla mai, anche tra quelli che si definiscono tradizionalisti, ma che sono semplicemente una opposizione, manovrata sempre dai nemici di tutti gli uomini, per portare i fedeli nella rete di satana”. “Ragazzi calma, vi prego … direttore, io sono sconvolto, ma che dicono questi nipoti? Non ci capisco più niente! Allora rimettiamo un po’ di ordine: “Qui vediamo che lo scopo di fare appello ad un Concilio illegale è quello di sfuggire al giudizio passato e definito dalla Santa Sede. Ma Execrabilis taglia fuori i malvagi, affermando che un Concilio non può essere utilizzato per riaprire le sentenze. Execrabilis ci dice che, una volta che la Chiesa ha emesso una sentenza, questa non può essere contestata dai Concili o da futuri Papi (che a questo punto non sarebbero veri Papi, ma usurpatori e falsi, come minimo per non voler custodire il deposito della fede!). Questa bolla fa il pari con quella di Paolo IV “ex apostolatus officio” del 1558, bolla totalmente confermata in ogni enunciato da una successiva bolla: “Inter multiplices curas” di San Pio V nel 1566, (ed anche questa mi ha attossicato una volta le vacanze estive … ve ne parlerò prossimamente!). La Chiesa non corregge mai se stessa, perché non fa mai errori di fede o di morale. Con Cristo come capo e lo Spirito Santo come sua guida, non ci può essere nessuna necessità di perfezionare o riaprire le sentenze già emesse. L’eresia conciliarista (l’idea di usare un Concilio per riaprire sentenze infallibili), fu coraggiosamente affrontata con il legiferare di Papa Pio II, ma riemerse in epoche successive, in particolare nel XIX secolo al Concilio Vaticano e riapparve nuovamente nel XX secolo in seguito alla morte di Papa Pio XII. Al Concilio Vaticano I, chiaramente c’erano due fazioni al lavoro: una per infallibilità; l’altro voleva vedere le passate sentenze della Chiesa riaperte e modificate o cancellate. Così come oggi, da un lato c’erano i fedeli cattolici apostolici; dall’altra pullulavano i marrani con i loro seguaci, molti dei quali erano confusi e ingannati” – “così come lo erano molti Vescovi – interrompe Caterina – al Concilio Vaticano II” … “ingannati, facendo loro credere che le sentenze della Chiesa avrebbero potuto essere cambiate o cancellate. Il problema che si poneva al Vaticano I, era quello dei marrani” … “ si è lo stesso cuneo usato anche nel Vaticano II”, dice Caterina, … una Chiesa nuova e diversa che avrebbe dovuto rivedere la sua posizione rispetto agli ebrei modificando vergognosamente tutto ciò che la Chiesa ha sempre ritenuto ed insegnato. Volevano un’accettazione del giudaismo rabbinico talmudico, non mosaico, come una religione giusta, e superiore al cristianesimo. “Nel 1869-70 gli ebrei avrebbero voluto fosse cancellata l’accusa di deicidio e volevano la rimozione della maledizione di Dio che loro malvagità aveva attirato sulla loro razza. Una volta aperta loro la porta, non ci sarebbe stato più alcun ostacolo alla Sinagoga di Satana, che avrebbe potuto riversare nella Chiesa, come un cumulo di immondezza, tutti i deliri delle false dottrine gnostiche … come più tardi doveva avvenire nel Concilio del 1962-65, conclude sempre Caterina. “Vi spiego meglio cosa accadeva nel 1869 quando i nemici della Chiesa Cattolica, cercarono di confutarne la infallibilità e la irreformabilità delle sentenze. Nel 1869-70 il nemico-marrano cercò di raggiungere il suo obiettivo ingannevole, inducendo i prelati al Concilio ad approvare dichiarazioni diametralmente oppose a quelle che la Chiesa aveva da sempre in precedenza emanate ed in breve, in contraddizione con se stessa. Questo avrebbe comportato la riapertura dell’intera bagaglio di sentenze infallibili ed irreformabili del passato. Quello che i marrani avevano in mente, naturalmente, era la distruzione dell’intero deposito della fede, lo “stripping” della Chiesa cattolica, ed in definitiva la sua scomparsa”. – “ … Nonno ma questo è quanto è successo dal 1962 in poi, quando al soglio di Pietro sono stati collocati con la compiacenza delle conventicole massoniche dei veri marrani, per’altro ancora in carica …” – “L’inganno era un po’ quello che avviene nei mercatini malfamati, quando pensando di acquistare un cappotto di visone mostrato, ci si ritrova, dopo aver pagato, non un morbido visone, ma un opossum spinoso. La proposta iniziale era quella di far firmare ai Padri conciliari (… ora il tasto funziona bene!) un “appello alla conversione degli Israeliti”, poi aggiungendo altre asserzioni in netto contrasto con la dottrina della Santa Chiesa Cattolica. In quel frangente scoppiò la guerra franco-prussiana ma Pio IX tenne duro, non chiuse il Concilio se non dopo che fossero stati approvati i pronunciamenti sull’infallibilità del Santo Padre, per cui le sentenze passate della Chiesa sono irreformabili, e non si possono più riaprire in modo da rendere inalterabile la dottrina tradizionale, permanentemente infallibile, della Chiesa, in ogni tempo. All’inizio fu difficile far capire ai Padri conciliari la riaffermazione di principi già definiti al Concilio di Lione e di Firenze. Pio IX voleva un Concilio dogmatico che riaffermasse l’infallibilità papale per una ragione molto vitale: voleva mettere in chiaro che le sentenze passate della Chiesa, essendo infallibili come sono, di conseguenza sono permanenti, vincolanti per tutte le epoche e quindi non devono mai essere riaperte o riformate in modo da dare loro nuove espressioni. Ricordo come fosse ieri, lo zio Tommaso ci faceva un fosso in testa se non imparavamo a memoria queste cose: “Le sentenze della Chiesa sono irreformabili e costanti perché sono gli echi di vita degli insegnamenti infallibili dati attraverso i secoli. E Pio IX voleva un Concilio dogmatico aggiornato proprio per precisare questo. Per combattere il male conciliarista della riapertura delle passate sentenze, il Concilio Vaticano, nella sua prima costituzione dogmatica, che data il 18 luglio 1870, dichiara: “E poiché per il diritto divino del Primato Apostolico il Romano Pontefice è posto a capo di tutta la Chiesa, proclamiamo anche ed affermiamo che egli è il supremo giudice dei fedeli [PIO VI, Breve Super soliditate, d. 28 Nov. 1786] e che in ogni controversia spettante all’esame della Chiesa, si può ricorrere al suo giudizio [CONC. OECUM. LUGDUN. II]. È evidente che il giudizio della Sede Apostolica, che detiene la più alta autorità, non può essere rimesso in questione da alcuno né sottoposto ad esame da parte di chicchessia [Ep. Nicolai I ad Michaelem Imperatorem]. Si discosta quindi dal retto sentiero della verità chi afferma che è possibile fare ricorso al Concilio Ecumenico, come se fosse investito di un potere superiore, contro le sentenze dei Romani Pontefici.” (Pastor Aeternus cap. III). In pratica è la riaffermazione di Execrabilis, e di quanto in precedenza affermato pure da Papa Niccolò II al sinodo di Quedlinburg (1085), “Non è consentito a nessuno di rivedere sentenze e sedersi in giudizio su ciò che è già giudicato” (citato nella nota in calce al documento del Conc. Vaticano 1). Non c’è in definitiva assolutamente nessun appello su un giudizio infallibile già pronunciato”. – “Nonno ma capisci che è un colpo mortale inferto a questo falso concilio del 1962” sobbalza Mimmo! E sì, riprende Caterina, così il Concilio Vaticano primo ha assestato il colpo di grazia al Vaticano secondo. Il Vaticano primo, come già Execrabilis, ha fatto in modo che il Conciliabolo (a questo punto) sarebbe morto già prima di nascere, miseramente abortito!” – “Però attualmente il nemico-marrano sta usando questo argomento falso per sfiduciare i fedeli – continua Caterina come illuminata da un bagliore di verità – … il nemico Marrano ritiene se stesso come l’unico qualificato a dirci che cosa la Chiesa abbia stabilito, così da fingere che le leggi passate della Chiesa siano antiquate e inapplicabili alle circostanze odierne. Cerchiamo allora di essere attenti ai trucchi secolari dei Marrani, e di essere consapevoli del tradimento rivoltante che stanno operando”. – “Badate ancora bene, che sempre a proposito del Vaticano primo, o meglio unico!, … che ribadisce ancora i concetti di Execrabilis, sempre nella “Pastor aeternus”, al cap. IV , è sottolineato con forza che: “ … lo Spirito Santo infatti, non è stato promesso ai successori di Pietro per rivelare, con la sua ispirazione, una nuova dottrina, ma per custodire con scrupolo e per far conoscere con fedeltà, con la sua assistenza, la rivelazione trasmessa dagli Apostoli, cioè il deposito della fede”, e poi : … “queste definizioni del romano Pontefice sono irreformabili per se stesse, e non in virtù del consenso della Chiesa”. Direttore … a questo punto ci dovevamo dare una calmata, un po’ per smorzare gli spiriti divenuti bollenti, ed un po’ per chiarire e valutare al meglio le questioni poste da questa bolla che pesa come un macigno sul capo delle false autorità e degli impostori. Ci siamo quindi seduti ad un tavolo di un locale ed abbiamo iniziato a puntualizzare. Le riferirò nella prossima, cosa ne è scaturito, e come è finita la gita artistico-culturale.

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.