LA VITA INTERIORE (11)

LA VITA INTERIORE E LE SUE SORGENTI (11)

Sac. Dott. GIOVANNI BATTISTA CALVI,

con prefazione di Mons. Alfredo Cavagna, Assistente Ecclesiastico Centr. G. F. di A. C.

Ristampa della 4° edizione Riveduta.

LUCI DI STELLE

LO SPIRITO DI FEDE

NECESSITÀ.

Quante volte. abbiamo letto, oppure, udito, ch’è necessario, oggi più che mai, vivere di fede; di una fede luminosa, di fede intelligente, di fede attiva: non di fede ordinaria. Il primo passo per la via della fede è, precisamente, lo spirito di fede. Lo spirito di fede ci conduce direttamente a Dio, e ci persuade della necessità di dover vivere la vita di unione con Lui. Gesù, disse propriamente che ci è dato conoscere Dio per mezzo di questo spirito di fede: Nessuno conosce il Padre fuori del Figlio e fuori di colui, cui il Figlio lo avrà voluto rivelare (MATT., XI, 27). « C’è bisogno di questa grande fede per penetrare nel Cuore di Gesù, nell’intimità  di questo Cuore, per trovare non un Gesù rimpicciolito, ridotto, permettetemi la parola — un Gesù caricatura, — ma per trovarlo nella pienezza dell’amor suo, nella magnificenza del suo amore. Bisogna penetrare più addentro della lancia di Longino, per comprendere questa luce misconosciuta. Che il mondo accetti o no: Dio è il maestro e il padrone! Il nostro dovere è di seguirlo. Servire Deo regnare est… Ma io dico che servire il Signore è più che regnare. Che vuol dire regnare? Governare delle creature, vuol dire fare opera che ci lasci con tutte le nostre miserie. Ma servire il Signore è diventare padroni del suo Cuore, è possederlo con la fede. Si riceve questa grazia nella misura in cui si progredisce nello spirito di fede, nel desiderio di veder Dio, di non vedere che Lui solo! Chi è penetrato da questa luce non ha bisogno di niente. Viene un momento in cui riposa in Dio, vedendolo, per così dire; e allora il resto, sofferenze, immolazioni, persecuzioni, non sono che minuzie. – Ma dove e come Gesù Cristo c’insegna a conoscere Dio? Nella vita intima con Lui, nella preghiera: ecco perché anime ignoranti secondo il mondo, sanno di questo soggetto più dei sapienti» (P. MATTEO CRAWLEY, Incontro al Re d’Amore). La citazione è un po’ lunga. Ma l’abbiamo fatta di proposito, e per la competenza del pio autore e per la cristallina trasparenza delle affermazioni. Vivere di spirito di fede, adunque, è vivere vedendo Dio in tutto, e in ciò ch’è gradito come in ciò che ripugna. Vedere Dio in tutto è vivere guidati da Dio, illuminati dalla sua luce, confortati dal suo amore, attratti dalla sua potenza, sostenuti e ritemprati dalle sue sofferenze sopportate per noi, desiderosi soltanto di vedere, di conoscere, e perciò di amare, e perciò d’essere sempre uniti con Gesù dolce, con Gesù amore.

CHE COSA VUOL DIRE.

Possiamo, perciò, così dedurre: Avere spirito di fede vuol dire:

1) Meditare sovente le verità della fede, e ritornare spesso, e con piacere, alla meditazione di tali verità.

2) Giudicare tutti gli avvenimenti in conformità delle viste della fede; e, invece di fermarsi sulle cause seconde, vedere in esse la causa prima ch’è Dio, il quale le dirige tutte per la sua gloria, per la nostra salute facendole servire a castigare gli uni o a purificare e santificare gli altri.

3) Non desiderare se non le cose che la fede c’insegna essere buone, cioè essere tali che possano condurci al nostro fine. Quid hoc ad æternitatem? che giova questo per l’eternità?

4) Non temere se non quello che la fede ci fa riguardare come pericoloso, vale a dire tale da poterci facilmente allontanare dal nostro ultimo fine; p. es. tutto quello che ci espone a qualche tentazione.

5) Parlare sempre conforme al linguaggio di Gesù Cristo nel santo Vangelo: biasimando ciò ch’Egli biasima e approvando ciò ch’Egli approva.

6) Risolversi abitualmente per quel partito che la fede ci fa riguardare: come il migliore, cioè come quello che ci espone meno alla tentazione e occasione di peccare.

7) Operare e agire in tutto, in conformità agli insegnamenti della fede, per motivi che essa ci fornisce, e santificare così le azioni che sarebbero in se stesse indifferenti e materiali come il cibo, il riposo, la ricreazione; offrendole a Dio procurando di nobilitarle e di animarle con qualche pia considerazione e soprannaturalizzando ciò che sarebbe puramente naturale… – Diamo il bando alla superficialità, alla leggerezza della vita. Non per noi, non per noi le vane apparenze! Solo Gesù sempre, ch’è l’unica realtà. Sentirla, dobbiamo, questa unica realtà. Lo sappiamo: vi sono difficoltà molte. E con questo? Marcescit sine adversario virtus… Latino di facile intelligenza che induce alla saggia e matura conclusione dell’amore alle sofferenze, della rassegnazione gioiosa nei dolori inevitabili di questa vita … alla serietà e fortezza nel Nome di Cristo Gesù.

L’INSEGNAMENTO DI S. FRANCESCO DI SALES.

San Francesco di Sales esortando le anime a vivere di spirito di fede, enumera tre specie di verità di fede. Vi sono, dice il Santo, alcune verità molto gradite al nostro spirito, non solo perché Dio ce le ha rivelate e la santa Chiesa ce le propone a credere, ma anche perché incontrano i nostri gusti, perché le possiamo ben penetrare, intendere facilmente e perché sono conformi alle nostre inclinazioni. Tali, sono in genere, tutte le vertà consolanti e, in modo tutto particolare, la certezza della misericordia infinita di Dio, e l’ambitissimo i premio eterno del Paradiso. – Non tutte le verità di fede, però, sono consolanti. Anzi: alcune sono terrificanti. Come vi sia, per esempio, un inferno eterno, per il castigo dei peccatori ostinati, è una verità amara, dolorosa, terribile, alla quale non vorremmo credere, e vi crediamo niente volentieri, ma solo in forza della parola di Dio. – Lo Spirito di fede ci deve persuadere a credere sempre le verità rivelate indipendentemente dai nostri sentimenti di gusto o disgusto … Dobbiamo credere le verità amabili e quelle terribili per l’autorità della parola di Dio: quest’è la vera fede, lo spirito di fede. – In secondo luogo, S. Francesco di Sales osserva che vi sono verità di fede facilmente apprezzabili e comprensibili; sia dalla nostra immaginazione che dalla nostra intelligenza; e ve ne sono delle altre interamente opposte e in nessun modo afferrabili. Tra le prime, per esempio, noi intendiamo bene come Gesù sia nato nel presepio di Betlemme, come abbia dovuto fuggire in Egitto, come sia stato crocefisso; tra le seconde noi non intendiamo la verità della SS. Trinità, l’eternità, la presenza reale di Gesù nel SS. Sacramento dell’Eucaristia. Queste ultime verità sono certamente reali, « ma così fatte che la nostra immaginazione non le può concepire, perché noi non possiamo in nessun modo immaginare come tali verità esistano; non di meno il nostro intelletto le crede fermamente e semplicemente, sulla sola sicurità che gli dà la parola di Dio ». Questo è lo spirito di fede che i santi hanno avuto, praticato, insegnato, anche tra le sterilità spirituali, le aridità e le tenebre dell’anima. – Osserva infine S. Francesco di Sales che si può avere e conservare lo spirito di fede, vivendo la verità e nella verità non già la menzogna e nella menzogna. Si vive la verità e nella verità vivendo la grazia, e nella grazia divina; e seguendone gli impulsi. Viceversa, vive nella menzogna chi vive nella natura secondo le operazioni della natura. La nostra immaginazione; dice precisamente il santo, i nostri sensi,  il nostro sentimento, il nostro gusto; le nostre consolazioni, i nostri discorsi possono essere ingannati ed ingannatori; vivere secondo queste cose, gli è vivere di menzogne; o per lo meno in pericolo continuò di menzogna, ma vivere nella verità è vivere nello spirito di fede. – I modelli più perfetti e più ricchi di spirito di fede che le nostre anime possono ricopiare sono, senza dubbio, Maria Santissima e San Giuseppe. Tutto quello che essi operarono nella loro vita è luminosissimo trionfo della loro fede, del loro vedere Dio e la sua santa volontà in tutto. – Qui ‘facciamo punto. Prima, però ancora due semplici osservazioni. Perché la fede è poca, debole, deficiente, anche in anime che pretendono di vivere proprio cristranamente? Perché non pregano o non pregano bene! Nutrimento della fede è la preghiera umile, fiduciosa, perseverante. – Ancora. In molti la fede è poca, debole, fiacca; o nulla per la grande ignoranza. « Che cosa credere » domanda Lacordaire, quando non si sa? Che cosa amare, quando non si è visto? Le letture di ogni giorno alimentano lo spirito, lo disgustano dalle cose vane, gli formano una linfa interiore che scorrerà per lo spirito e lo animerà tutto ».

(Chi fa le sue azioni materialmente senza riflessione, egli opera a guisa di una macchina; chi fa le sue azioni per piacere a se stesso e contentare i suoi sensi, egli opera a guisa dei bruti; chi fa le sue azioni solo per motivi umani, egli opera a guisa dei filosofi pagani; ma chi fa le sue azioni con spirito di fede, per piacere a Dio, egli opera da Cristiano, da religioso. Solo chi opera in tal modo piace a Dio, e si fa meriti pel Cielo. Chi fa un’opera di carità, un’elemosina solo per compassione naturale; chi fa un piacere al prossimo solo per convenienza o per esserne contraccambiato; chi tiene un contegno modesto solo per attirarsi la stima altrui, o si raffrena in qualche circostanza. solo per non dar ad altri cattiva opinione di sé, tutto perde, perché tutto ciò non è che vanità, non è che un perdere il tempo e la fatica, per trovarsi in punto di morte con le mani vuote di meriti. Chi invece, vive con spirito di fede e tutto opera con fede, tutto guadagna: la sua Vita è soprannaturale, e tutte le sue azioni sono meritorie per il Paradiso. Beato il Cristiano, il religioso che vive ed opera con spirito di fede; infelice invece chi vive ed opera senza di esso. (Morino, Tesoro evangelico, IV, 130).