SECONDA FESTA DI PENTECOSTE

SECONDA FESTA DI PENTECOSTE

[Mons. Bonomelli, “Nuovo saggio di OMELIE per tutto l’anno”, Vol. III, Torino 1899 –imprim.]

“Pietro disse: Fratelli, Gesù ci comandò di predicare al popolo e di attestare, ch’esso è costituito da Dio giudice dei vivi e dei morti. Di Lui attestano tutti i profeti, che nel suo nome si riceve la remissione dei peccati da quanti credono in Lui. Pietro ragionava ancora di queste cose e lo Spirito Santo discese sopra di tutti, che lo ascoltavano. E i fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, meravigliavano, che il dono dello Spirito Santo fosse effuso eziandio sopra i Gentili, perchè li udivano parlare diverse lingue e magnificare il Signore. Allora Pietro prese a dire: Forseché alcuno potrà vietar l’acqua, sicché non siano battezzati questi, che hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi? E comandò che fossero battezzati nel nome del Signore Gesù. Allora lo pregarono affinché rimanesse con loro alcuni giorni „ (Atti apost. cap. X, 42-48).

La Chiesa festeggia, come sapete, i grandi misteri della fede, e ordinariamente li fa seguire dalla ottava. È cosa affatto naturale, che nella Messa, e specialmente nella Epistola e nel Vangelo, faccia leggere quelle parti dei Libri santi, che si riferiscono agli stessi misteri. Egli è perciò, che in questa seconda festa della Pentecoste (Da noi, in Lombardia, è ancora festa di precetto la seconda della Pentecoste, come sono di precetto la seconda di Pasqua e di Natale, e perciò ho creduto bene dettare l’Omelia del Vangelo e della Epistola di questa seconda festa invece della Domenica di Pentecoste. Della Pentecoste ragionerò nel volume dei Misteri), nella Epistola della Messa troviamo un tratto, tolto dal capo decimo degli Atti apostolici, nel quale si narra una prodigiosa comunicazione dello Spirito Santo avvenuta sotto gli occhi di S. Pietro, nella casa del centurione Cornelio, somigliantissima a quella che avvenne nel cenacolo e che si leggeva nella Messa di ieri. Io qui non vi riferirò i particolari, che precedettero questa manifestazione miracolosa dello Spirito Santo, perché, se la memoria non mi inganna, ve ne dissi quel tanto che occorreva, nell’omelia della seconda festa di Pasqua. Anzi devo farvi osservare, che i primi due versetti, sopra riportati, sono i due ultimi che ebbi ad interpretare in quella omelia: il perché nella presente me ne passo per non ripetere cose già dette altrove, ed eccomi a spiegarvi i versetti seguenti. “Pietro ragionava ancora di queste cose e lo Spirito Santo discese sopra tutti, che lo ascoltavano. „ Come dissi, S. Pietro tenne un discorso a quel gruppo di Gentili radunati in casa del centurione Cornelio, compendiando in esso tutto l’insegnamento cristiano, e di questo discorso S. Luca ci dà un brevissimo sunto nel suo libro. L’Apostolo non aveva ancora posto fine al suo discorso, ed ecco discendere sopra tutti quei Gentili lo Spirito Santo. Come discese sopra di loro? A qual segno riconobbe dagli astanti questa comunicazione dello Spirito Santo? Forse la si conobbe dagli effetti straordinari, che il sacro scrittore accenna tosto; ma mi sembra più conforme a verità il dire che, quella effusione miracolosa dello Spirito Santo si conobbe da tutti a qualche segno esterno e tale da non lasciare ombra di dubbio: e probabilmente dovette essere come quello che avvenne nel cenacolo sopra gli Apostoli il giorno della Pentecoste, cioè sotto forma di lingue di fuoco. Ciò sembra insinuare il sacro testo, perché soggiunge, che appena ricevuto lo Spirito Santo parlavano diverse lingue e glorificavano Dio, precisamente come fecero gli Apostoli nel cenacolo: la medesimezza degli effetti sembra indicare la medesimezza del modo, col quale lo Spirito Santo discese sopra quei Gentili. – Domanderete: Come mai quei Gentili poterono ricevere lo Spirito Santo prima ancora d’essere lavati e rigenerati col battesimo? La risposta è facilissima: Pietro li aveva istruiti: la fede si era accesa nei loro cuori e colla fede dovettero concepire un dolore perfetto dei loro peccati con un desiderio ardente di ricevere il battesimo: questa fede, questo desiderio, questa contrizione perfetta giustificarono quei Gentili e li resero atti a ricevere la pienezza dei doni dello Spirito Santo. Avvenne ad essi ciò che avviene in quelli, che si accostano al Battesimo od alla Confessione con un dolore perfetto delle loro colpe: essi, anche prima del Battesimo o della assoluzione sacramentale, hanno ottenuto il perdono dei loro peccati e sono pienamente santificati dalla grazia abituale. » E perché mai Iddio volle operare quel miracolo visibile sopra quei Gentili, e mostrare ch’erano santificati prima del battesimo? Il miracolo è una derogazione alle leggi di natura, e benché Dio possa fare come gli piace, perché Signore assoluto, non vuole farlo che per ragioni gravi, che noi possiamo investigare con riverenza. – In quei primi anni della Chiesa fondata in Gerusalemme e nei vicini paesi della Giudea e della Samaria, era profondamente radicata l’idea in quasi tutti gli Ebrei convertiti al cristianesimo, che il Vangelo si dovesse annunziare ai soli Ebrei, e che nessun Gentile potesse venire accolto nella Chiesa e battezzato se prima non riceveva la circoncisione e non si sottoponeva alla legge mosaica. Era un errore manifesto, contrario alle profezie, al comando di Cristo, che aveva detto agli Apostoli: ” Andate, ammaestrate tutte le nazioni;” contrario al fine stesso della sua redenzione, che doveva estendersi a tutti indistintamente gli uomini. Ma in quei primi principi gli Apostoli, ancorché conoscessero perfettamente la verità e qual era il volere del divino Maestro, dovevano procedere con somma prudenza, per non urtare di fronte al pregiudizio ebraico e mettere a troppo dura prova la fede di molti Ebrei convertiti, ed impedire la conversione di molti altri. – Gli Apostoli sapevano benissimo, che i Gentili, non meno degli Ebrei erano chiamati al conoscimento del Vangelo ed al benefizio della redenzione: ma quando? Come? A quali condizioni in faccia alle leggi mosaiche? Gesù non aveva determinato nulla ed aveva lasciata la cosa in balia degli Apostoli, che dovevano pigliar consiglio dalla prudenza e dalla carità. Era quindi naturale che anche negli Apostoli apparisse una diversità di giudizi e di condotta, e non fa meraviglia, che gli stessi principi degli Apostoli, Pietro e Paolo, in Antiochia, non fossero perfettamente d’accordo, come rileviamo dalla lettera ai Galati. Dovete sapere, o carissimi, che l’ispirazione e l’assistenza divina anche negli stessi Apostoli non escludevano il diverso modo di vedere le cose, né si estendevano ai singoli atti della vita pratica. Da questo fatto apprendiamo che anche persone pie e sante possono talora operare diversamente tra loro e che noi non abbiamo diritto di argomentare che l’una o l’altra operi malamente. – Le maggiori molestie, dirò meglio, le maggiori persecuzioni, che Pietro e specialmente Paolo, ebbero a soffrire dai Giudei, erano una conseguenza di questo pregiudizio: basta leggere gli Atti apostolici e le lettere di san Paolo, massimamente ai Galati. Era dunque necessario dissipare questo pregiudizio ebraico, che in sostanza voleva restringere il beneficio della redenzione operata da Cristo nell’angusta cerchia dell’ebraismo, e legare il Vangelo alla legge mosaica, e circoscrivere la Chiesa universale entro i confini della Sinagoga. E il miracolo avvenuto in casa di Cornelio era divinamente ordinato a distruggere questo errore. Era un gruppo di Gentili, non circoncisi, non battezzati, che credevano al Vangelo, annunziato da S. Pietro, e che in modo al tutto prodigioso ricevevano lo Spirito Santo, e lo ricevevano sotto gli occhi dei fedeli stessi circoncisi, ossia ebrei: Fideles ex circumcisione, che avevano accompagnato Pietro nella casa di Cornelio. Quel miracolo solenne, innegabile, che rinnovava a favore dei Gentili il miracolo della Pentecoste, apriva la porta del Vangelo e della Chiesa a tutti i Gentili, e faceva cadere il velo dell’errore, che copriva gli occhi degli ebrei. Ciò che gli Apostoli non potevano ottenere con la parola, l’otteneva lo Spirito Santo col miracolo, e il muro di divisione tra Gentili e Giudei era atterrato. L’effetto di quel miracolo fu grandissimo e decisivo sugli Ebrei, come apparisce dal capo seguente degli Atti apostolici, e da questo versetto della nostra Epistola: “I fedeli circoncisi, che erano venuti con Pietro, meravigliavano, che il dono dello Spirito Santo fosse effuso eziandio sopra i Gentili. „ La fiera opposizione degli Ebrei convertiti, è vero, non cessò d’un tratto dopo quel miracolo: essi non si arresero tosto e pienamente alla verità: ma la questione era risolta e a poco a poco gli uomini di buona fede smisero la loro opposizione, e la verità trovò sgombra la via delle loro menti e dei loro cuori. Dio aveva parlato e non era possibile resistere più a lungo. -Nel miracolo operato sopra Cornelio e i suoi congiunti ed amici insieme radunati (vers. 24), come in generale in tutti i mirali operati sopra gli uomini, si devono distinguere due cose, il fatto o segno esterno e visibile dell’azione divina, e l’effetto, che essa produce nell’ animo di coloro, nei quali si opera. Il fatto esterno, o segno visibile della venuta dello Spirito Santo sopra gli Apostoli nel cenacolo furono le lingue di fuoco, che si videro posarsi sopra ciascuno di loro; l’effetto fu la loro trasformazione interna ed il parlare che fecero ad un tratto diverse lingue. Similmente in questo miracolo; al fatto esterno e visibile, quale che fosse, rispose subito in quelli che ricevettero lo Spirito Santo l’effetto sovraumano, e fu il dono delle lingue e il magnificare e glorificare Dio in guisa, che appariva bene, lo Spirito Santo essere in loro. Questi doni straordinari, nominatamente quello di parlare in lingue ignote, in quei primordi della Chiesa, erano assai frequenti, come raccogliamo dagli Atti apostolici e dalle lettere di S. Paolo, e come in termini aveva promesso Gesù Cristo (Marco, XVI, 17), e non potevano tornar nuovi ai compagni di Pietro, né eccitare in essi quella gran meraviglia, di cui fa cenno il sacro testo; ma la loro meraviglia proveniva dal fatto per loro non solo nuovo, ma creduto impossibile, che quei doni celesti erano dati a Gentili, e mostravano loro con argomento irrecusabile, che anche ad essi veniva aperta la via della salute e che la legge di Mose cessava per essi. Alla vista di tanto miracolo, che dissipava ogni dubbio, S. Pietro, rivolgendosi, come io penso, ai suoi compagni ebrei, disse: “Forseché potrà alcuno vietar l’acqua, sicché non siano battezzati costoro, che han ricevuto lo Spirito Santo come noi? „ Voi lo vedete, così suonano le parole di S. Pietro: questi Gentili hanno ricevuto lo Spirito Santo come noi: l’opera sua è manifesta in loro; come volete che noi rifiutiamo loro il battesimo? Siamo noi da più di Dio? Possiamo noi opporci al voler suo sì chiaramente qui manifestato? Dunque, smettete i vostri pregiudizi: arrendetevi alla voce di Dio e comprendete una buona volta, che Gesù Cristo è morto per tutti, che a tutti è offerto il frutto della redenzione, a noi, Giudei, ed ai Gentili. Dette queste parole, S. Pietro “comandò che quei Gentili fossero battezzati nel nome del Signore Gesù Cristo, „ e così aggregati alla Chiesa. Apprendiamo da queste parole, che Pietro non battezzò quei nuovi credenti gentili, ma volle fossero battezzati da altri, probabilmente da quei medesimi, che lo accompagnavano, alcuni dei quali dovevano essere sacerdoti. Così faceva pure S. Paolo (I . Cor. I, 17), il quale diceva che era mandato a predicare, non a battezzare, seguendo 1’esempio di Cristo, del quale sappiamo che battezzava per mezzo degli Apostoli (S. Luca, IV, 18). – Da questo luogo si fa manifesto, che l’acqua è la materia del sacramento del Battesimo, come è definito dalla Chiesa, giacché la parola acqua in questo luogo non può significare altra cosa che l’acqua naturale. E qui alcuno di voi potrebbe domandare: Cornelio e gli altri Gentili, che erano con lui avevano ricevuto lo Spirito Santo e perciò erano giustificati; che bisogno dunque avevano essi di ricevere il battesimo? Non era esso inutile? No, non era inutile ed era necessario che fossero battezzati, sebbene già fossero giustificati. E vero: essi erano adorni della grazia di Dio per la contrizione perfetta dei loro peccati; ma appunto perché avevano la contrizione o la carità perfetta, dovevano anche adempire il precetto divino a tutti imposto di ricevere il battesimo. Forsechè quelli che hanno il dolore perfetto dei loro peccati sono affrancati dall’obbligo di confessarli e riceverne l’assoluzione? L’adempimento di questa legge divina è anzi incluso nel dolore perfetto e da quello è voluto, come 1’effetto è voluto dalla causa. Oltreché se quei Gentili avevano ricevuto il perdono dei peccati e la grazia santificante, certamente non avevano ricevuto il carattere proprio del sacramento del Battesimo, e questo pure essi dovevano ricevere, perché senza di questo non potevano ricevere gli altri sacramenti. Questo versetto fa sorgere un dubbio nella nostra mente, ed è prezzo dell’opera esaminarlo e scioglierlo, e il dubbio è questo: San Pietro comandò che quei Gentili fossero battezzati nel nome di Gesù Cristo; ma è desso valido il battesimo amministrato nel nome di Gesù Cristo? Certamente se oggi il Battesimo fosse conferito nel solo nome di Gesù Cristo, e non nel nome delle tre Persone auguste della Ss. Trinità, come fa la Chiesa, sarebbe nullo. Parve ad alcuni di poter dire, che in quei primi anni della Chiesa, per speciale divina concessione e per mettere in tutto l’onor suo il nome di Gesù Cristo presso i fedeli, fosse valido il battesimo, ancorché dato nel solo nome di Gesù Cristo, e si appoggiavano a questo e ad alcuni altri luoghi simili dei Libri divini. Ma siffatta opinione di alcuni pochi non ha fondamento, né è punto necessaria per intendere a dovere questo versetto ed altri somiglianti. S. Pietro volle dire soltanto, che a quei Gentili si amministrasse il Battesimo di Gesù Cristo, ossia il Battesimo istituito da Gesù Cristo, pronunciando il nome di ciascuna delle divine Persone, com’Egli stesso aveva comandato di fare agli Apostoli (S. Matteo, XVIII, 19). E forse il senso migliore e più naturale di quelle parole di san Pietro è questo: Si dia il battesimo a questi Gentili; esso riceve la virtù di santificare le anime da Gesù Cristo, dai meriti della sua passione e della sua morte, ed è amministrato per suo comando e per l’autorità o potere che viene da Lui solo. – La conversione ed il Battesimo di Cornelio e dei suoi compagni eccitò meraviglia grande, nella Chiesa di Gerusalemme, composta tutta; di Ebrei convertiti, e se ne chiese la spiegazione allo stesso Pietro e per poco gliene fu mossa accusa (Atti apost. XI, 1 seg.). Come ciò? Erano forse quelli i primi Gentili, che si ricevevano nella Chiesa? No, sicuramente. Gesù! Cristo aveva encomiata la fede d’un altro centurione (Luca, VII, 2), e quella della Sirofenissa o Cananea (Luca, VII, 26): aveva accolto Zaccheo, che sembra fosse pur egli gentile: Filippo diacono aveva battezzato l’eunuco della regina Candace, di Etiopia ( Atti, VII, 26 seg.); non doveva dunque tornare sì nuova agli Ebrei cristiani la conversione del centurione e il suo battesimo. Come dunque si levò sì grande rumore fino a costringere S. Pietro a difendersi e spiegare e giustificare la sua condotta? Penso che ciò provenisse dall’importanza del fatto e dai particolari, che accompagnarono quel fatto e che urtarono di fronte il pregiudizio giudaico. – Noi vediamo, all’occasione del Battesimo di Cornelio, un numero considerevole di cristiani di Gerusalemme, e tra loro alcuni anche qualificati, elevarsi quasi giudici dello stesso S. Pietro e più tardi di S. Paolo e di S. Barnaba, e più o meno apertamente mostrare diffidenza ed esprimere biasimo della loro condotta. Inferiori che biasimano superiori, e quali superiori? Gli Apostoli e lo stesso principe degli Apostoli! Era cosa deplorevole! Era un disordine gravissimo! Era uno spirito di insubordinazione, che poteva essere la radice d’uno scisma. Quel fatto è una lezione per noi, e ci insegna che non dobbiamo meravigliarci, né scandalizzarci se anche ai giorni nostri qua e là vediamo nella Chiesa i discepoli voler farla da maestri, e quelli che devono ubbidire, hanno la pretensione e la presunzione di sedere a scranna e giudicare quelli che hanno l’ufficio e il diritto di comandare. E qui, o carissimi, non vi sia grave che tocchi un disordine, una violazione della legge ecclesiastica, che non è rara. S. Pietro comandò che quei Gentili, che avevano creduto e ricevuto lo Spirito Santo fossero tosto battezzati. Che vediamo noi al presente in alcune parrocchie, e specialmente nelle nostre città? Non senza dolore vediamo, che alcuni genitori non si curano di presentare i loro bambini al Battesimo entro gli otto giorni dalla nascita, come vuole la Chiesa, e differiscono le settimane ed i mesi senza motivi ragionevoli. Che dire di codesti genitori? Essi violano una legge gravissima della Chiesa, intesa unicamente a procurare ai loro figli il maggiore dei beni, la grazia del santo Battesimo. Chi di voi, o genitori tarderebbe pure un’ora sola a fare tutti quegli atti civili, che sono necessari per assicurare ai suoi bambini una pingue eredità, una grande fortuna, fosse pure con un disagio sommo? Ebbene: si tratta di procurare ai vostri bambini la grazia di Dio, il diritto al possesso di Dio medesimo, l’eterna felicità, e voi, senza motivo alcuno, indugerete i giorni e le settimane e forse i mesi? Ed è cosa, che non esige né fatica, né sacrificio di sorta! – Vogliate anche considerare che la vita di questi bambini va soggetta a molti e gravi pericoli, e talora si spegne senza che quasi ce ne accorgiamo. Perché dunque non affrettarvi nel tempo debito a procurar loro la vita dell’anima? Qual cruccio, qual rimorso per voi, o genitori, per voi specialmente, o madri, se per sventura il vostro bambino morisse senza aver ricevuto la grazia del Battesimo? Voi non mancate di osservare la legge civile, che vi impone di far registrare sugli atti civili la nascita del vostro bambino prima degli otto giorni, e fate bene: adempite il dovere di buoni cittadini: perché tanta diligenza in ubbidire alla legge degli uomini, e tanta trascuratezza in ubbidire alla legge della Chiesa, vostra madre? Dio col santo Battesimo entra nell’anima del vostro bambino e vi stabilisce il suo regno; e voi gliene ritarderete il possesso? Quale offesa a Dio e qual danno ai vostri innocenti bambini! No, no, che nessuno di voi si renda mai colpevole di sì brutto peccato ed offra lo scandalo di violare una legge della Chiesa sì facile ad osservarsi e apportatrice di tanto bene a quei cari bambini, che voi sì teneramente amate. – Chiudo l’omelia colle ultime parole del testo sacro riportato: “Allora (Cornelio e i suoi) pregarono Pietro di rimanere con loro alcuni giorni. „ Ancorché S. Luca non dica che Pietro aderì alla preghiera di quei Gentili battezzati, è chiaro da ciò che narra più innanzi, ch’egli fece paghi i loro pii e santi desideri e rimase con essi qualche tempo. Pietro sapeva bene che per i Giudei era colpa abominevole accettare l’ospitalità presso un Gentile: prevedeva lo scandalo, che ne avrebbero avuto alcuni; ma non dubitò di consolare con la sua presenza quei buoni Gentili divenuti cristiani, e stimò necessario con quella dimora di far palese a tutti, ch’era venuto il tempo di aprire le porte della Chiesa anche ai Gentili e di condannare pubblicamente il pregiudizio degli ebrei convertiti, e mostrare che tutti, indistintamente, Ebrei e Gentili, erano chiamati alla salvezza.

 

IMPUGNARE LA VERITA’ CONOSCIUTA

Questo è il più grave peccato della nostra epoca!

Il Signore stesso ci ha fatto sapere che il peccato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato né in cielo né in terra, e la storia ce ne ha dato e ce ne da continuamente conferma: si pensi alla fine dell’impero di Oriente e di Costantinopoli massacrata e cancellata come entità cristiana dall’invasione dei barbari islamici; alla fine dei popoli dell’est che hanno negato e negano ancora il “filioque” Cattolico, ai maroniti e copti ortodossi [oggi assaliti in Egitto, Siria, Iraq etc. dalla solita barbarie islamica]. Ma certamente il nostro Occidente, una volta cristiano, non sta messo molto meglio, perché in quanto a verità impugnate, non è secondo a nessuno e non ha nulla da imparare da chicchessia dal 1958 in poi, basti pensare ai dogmi sempre creduti che dal conciliabolo roncalli-montiniano sono calpestati allegramente dallo sterco e dal letame modernista, apparentemente diviso tra sedevacantismo e progressismo conciliarista, le due corna ramificate del baphomet lucifero! Quindi anche all’Occidente, se i conti tornano considerando la parola di Cristo-Dio e gli avvenimenti storici passati e recenti, sarà riservata la sorte annunziata nei santi Vangeli. – In allerta ci aveva messo anche, con la sua spirituale statura, un santo profeta dei tempi appena passati: San Luigi Grignion de Montfort, che nella sua “Preghiera infuocata” ci descrive nei dettagli i giorni nostri così: “ … La divina legge è trasgredita, il vostro Vangelo abbandonato, i torrenti di iniquità inondano sulla terra e travolgono perfino i vostri servi. Tutta la terra si trova in uno stato deplorevole, l’empietà regna sovrana; il vostro santuario è profanato e l’abominio è fin nel luogo santo”; che sintesi perfetta, lascia senza parole! – È quanto ci conviene meditare in questi giorni dell’ottava di Pentecoste. Proponiamo a questo proposito la rilettura dell’ultima parte di una meravigliosa lettera Enciclica di S. S. Leone XIII, ove questo concetto viene ribadito dall’autorevolezza del Vicario di Cristo … anche questa oggi contestata come dogma di fede.

Da “Divinum illud munus” Enciclica di Leone XIII del 9 maggio, 1897: “… Noi dobbiamo amare lo Spirito Santo, ed è questa l’altra cosa che vi raccomandiamo, perché lo Spirito Santo è Dio, e noi dobbiamo “amare il Signore Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze nostre” (Dt VI,5), e poi Egli è il sostanziale, eterno e primo Amore, e non vi è cosa più amabile dell’amore; tanto più poi dobbiamo amarLo, per gli immensi benefici ricevuti, i quali se sono da una parte testimonianza dell’affetto di chi li fa, sono dall’altra richieste di gratitudine da chi li riceve. E questo amore reca due non piccoli vantaggi. Anzitutto ci spinge ad acquistare una conoscenza sempre più chiara dello Spirito Santo, perché “chi ama – come dice l’Angelico – non è contento di una qualunque notizia dell’amato, ma si sforza di penetrare nelle cose sue più intime, come è scritto dello Spirito Santo che, essendo l’Amore di Dio, scruta le cose divine anche più profonde”. L’altro vantaggio è di aprire sempre più largamente l’abbondanza dei suoi doni, perché come la freddezza chiude la mano del donatore, così al contrario la riconoscenza l’allarga. Perciò soprattutto è necessario che tale amore non consista solo in aride speculazioni e in ossequi esteriori, ma dev’essere operoso, fuggendo il peccato, con cui si fa allo Spirito Santo un torto speciale, giacché quanto noi siamo e abbiamo, tutto è dono della divina bontà, che viene attribuita soprattutto allo Spirito Santo; orbene il peccatore l’offende mentre è beneficato, abusa per offenderLo dei doni ricevuti, e perché Egli è buono, prende ardire a moltiplicare le colpe. – Di più, essendo lo Spirito Santo Spirito di verità, se qualcuno manca o per debolezza o per ignoranza, troverà forse scusa davanti al tribunale di Dio, ma chi per malizia impugna la verità, fa un affronto gravissimo allo Spirito Santo. E tal peccato è adesso sì frequente, che sembrano giunti quei tempi infelicissimi, descritti da Paolo, nei quali gli uomini per giustissimo giudizio di Dio accecati, avrebbero tenuta la falsità per verità e avrebbero creduto al “principe di questo mondo”, al demonio bugiardo e padre di menzogna, come a maestro di verità: “Insinuerà Dio fra essi lo spirito dell’errore perché credano alla menzogna” (2Ts II,10), e “molti negli ultimi tempi abbandoneranno la fede per credere agli spiriti dell’errore e alle dottrine dei demoni” (1Tm IV,1). [cioè il Sedevacantismo ed il “Novus ordo” –ndr.-] – Ma poiché lo Spirito Santo abita in noi, quasi in suo tempio, come sopra abbiamo detto, ripetiamo con l’Apostolo: “Non vogliate contristare lo Spirito Santo di Dio, che vi ha consacrati” (Ef. IV,30). E per questo non basta fuggire tutto ciò che è immondo, ma di più il cristiano deve risplendere per ogni virtù, soprattutto della purezza e della santità, per non disgustare un Ospite sì grande, giacché la mondezza e la santità si convengono al tempio. Quindi lo stesso Apostolo grida; “Non sapete che voi siete tempio di Dio e lo Spirito di Dio abita in voi? Se alcuno oserà profanare il tempio di Dio, sarà maledetto da Dio; infatti santo dev’essere il tempio e voi siete questo tempio” (1Cor III, 16-17): minaccia tremenda, ma giustissima. – Infine dobbiamo pregare lo Spirito Santo, del quale abbiamo tutti grandissimo bisogno. Siamo poveri, fiacchi, tribolati, inclinati al male, ricorriamo dunque a Lui, che è fonte inesausta di luce, di fortezza, di consolazione, di grazia. E soprattutto dobbiamo chiederGli la remissione dei peccati, che ci è tanto necessaria, giacché “lo Spirito Santo è dono del Padre e del Figlio e i peccati vengono rimessi per mezzo dello Spirito Santo come per dono di Dio”, e la liturgia più chiaramente chiama lo Spirito Santo “remissione di tutti i peccati”. – Sulla maniera poi d’invocarLo, impariamo dalla Chiesa, che supplice si volge allo Spirito Santo e lo chiama coi titoli più cari: “Vieni, padre dei poveri, datore dei doni, luce dei cuori, consolatore perfetto, ospite dolce dell’anima, dolcissimo sollievo“: e lo scongiura che lavi, che sani, che irrori le nostre menti e i nostri cuori e conceda a quanti in Lui confidano il “virtù e premio“, “morte santa“, “gioia eterna“. Né si può dubitare che tali orazioni non siano ascoltate, mentre ci assicura che “Egli stesso prega per noi con gemiti inenarrabili” (Rm VIII, 26). Inoltre dobbiamo supplicarlo con fiducia e con costanza perché ogni giorno più ci illumini con la sua luce e ci infiammi della sua carità, disponendoci così per via di fede e di amore all’acquisto del premio eterno, perché Egli è “il pegno dell’eredità che ci è preparata” (Ef 1,14). – Ecco, venerabili fratelli, gli ammonimenti e le esortazioni Nostre intorno alla devozione verso lo Spirito Santo, e non dubitiamo affatto che apporteranno al popolo cristiano buoni frutti in considerazione principalmente della vostra sollecitudine e diligenza. Certo non verrà mai meno l’opera Nostra in cosa di sì grave importanza, anzi intendiamo incoraggiare questo slancio di pietà nei modi che giudicheremo più adatti al bisogno. Intanto, avendo Noi, due anni or sono, col breve Provida matris raccomandato ai Cattolici per la solennità di pentecoste alcune particolari preghiere per implorare il compimento della cristiana unità, Ci piace sulla stessa cosa adesso aggiungere qualche cosa di più. Decretiamo dunque e comandiamo che in tutto il mondo cattolico quest’anno e sempre in avvenire si premetta alla Pentecoste la novena in tutte le chiese parrocchiali e anche in altri templi e oratori, a giudizio degli ordinari. Concediamo l’indulgenza di sette anni e sette quarantene per ogni giorno a quelli che assisteranno alla novena e pregheranno secondo la Nostra intenzione, l’indulgenza plenaria poi o in un giorno della novena, o nella festa di Pentecoste o anche fra l’ottava, purché confessati e comunicati preghino secondo la Nostra intenzione. Vogliamo parimenti che di tali benefici godano anche quelli che, legittimamente impediti, non possono assistere alle dette pubbliche preghiere, anche in quei luoghi nei quali queste a giudizio dell’ordinario non possano farsi comodamente nel tempio, purché in privato facciano la novena e adempiano alle altre opere e condizioni prescritte. E Ci piace aggiungere dal tesoro della Chiesa che possano lucrare di nuovo l’una e l’altra indulgenza tutti coloro che in pubblico o in privato rinnovano secondo la propria devozione alcune preghiere allo Spirito Santo ogni giorno durante l’ottava di pentecoste sino alla festa della santissima Trinità inclusa, purché soddisfino alle altre condizioni sopra ingiunte. Tutte queste indulgenze sono applicabili anche alle anime sante del purgatorio. – E ora il Nostro pensiero ritorna a ciò che dicemmo in principio per affrettarne dal divino Spirito con incessanti preghiere l’adempimento. Unite, dunque, venerabili fratelli, alle Nostre preghiere anche le vostre, anche quelle di tutti i fedeli, interponendo la mediazione potente e accettissima della beatissima Vergine. Voi ben sapete quali relazioni intime e ineffabili corrano tra Lei e lo Spirito Santo, essendone la Sposa Immacolata. – La Vergine con la sua preghiera molto cooperò sia al mistero dell’Incarnazione sia all’avvento dello Spirito Santo sopra gli Apostoli. Continui Ella dunque ad avvalorare col suo patrocinio le Nostre comuni preghiere, affinché si rinnovino in mezzo alle afflitte nazioni i divini prodigi dello Spirito Santo, celebrati già da Davide: “Manderai il tuo Spirito e saranno create e rinnovellerai la faccia della terra” (Sal CIII,30). –

[i grassetti sono redazionali].