FESTA DEI SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE

Due feste della Madonna: Natività e Addolorata.

[Dom Guèranger: l’Anno liturgico, vol. II]

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Dopo il ricordo dell’infanzia di Maria, ecco che la Chiesa subito ci invita a meditare sui dolori, che segnarono la vita della Madre del Messia, Corredentrice del genere umano. Mentre il giorno della nascita consideravamo la grazia, la bellezza della Bambina che era nata non ci si presentava il pensiero del dolore, ma se ci fossimo posta la domanda: « Che cosa sarà mai di questa bambina? » avremmo veduto che se tutte le nazioni dovevano un giorno proclamarla beata, Maria doveva prima soffrire con il Figlio per la salvezza del mondo.

La sofferenza di Maria.

Maria stessa ci invita, con la voce della Liturgia, a considerare il suo dolore: « Voi tutti che passate per la strada guardate e vedete e dite se vi è dolore simile al mio… Dio mi ha posta e come stabilita nella desolazione » (Ger. Lamentazioni, 1, 12-13). Il dolore della Santa Vergine è l’opera di Dio. Predestinandola ad essere Madre del Figlio suo, l’ha unita in modo indissolubile alla persona, alla vita, ai misteri, alla sofferenza di Gesù, perché fosse cooperatrice fedele nell’opera della redenzione, e tra il Figlio e la Madre doveva esservi comunità perfetta di sofferenze. Quando una madre vede che il figlio soffre, soffre con lui e sente, per riverbero, ciò che egli prova e Maria ha sentito nel suo cuore tutto ciò che Gesù ha sofferto nel suo corpo per gli stessi fini, con la stessa fede e con lo stesso amore. « Il Padre e il Figlio, disse Bossuet, dividono per l’eternità la stessa gloria e la Madre e il Figlio dividono nel tempo le stesse sofferenze; il Padre e il Figlio una stessa sorgente di gioia, la Madre e il Figlio uno stesso torrente di amarezza; il Padre e il Figlio lo stesso trono, la Madre e il Figlio la stessa croce. Se si crivella di colpi il corpo di Gesù, Maria ne sente tutte le ferite, se si trafigge la sua testa con le spine, Maria è straziata da tutti quegli aculei, se gli presentano il fiele e aceto. Maria ne beve tutta l’amarezza, se si stende il corpo sulla croce. Maria ne soffre tutto il tormento » (Discorso per la Compassione. Opere orat., II, p. 472).

La Compassione.

La comunione di sofferenze tra il Figlio e la Madre ci spiega perché è stato scelto il termine Compassione per esprimere i dolori di Maria. Compassione è l’eco fedele, è il contraccolpo della Passione. Patire è soffrire e compatire qualcuno è soffrire con lui, è risentire nel proprio cuore, come se fossero nostre, le sue pene, le sue tristezze, i suoi dolori. La Compassione fu così per la Santa Vergine la comunione perfetta con le sofferenze e la Passione del Figlio e con le disposizioni che lo animavano nel suo sacrificio.

Perché Maria soffre.

Parrebbe che Maria, concepita senza peccato, ignara di ogni male morale, non avrebbe dovuto soffrire. Se Dio, che tanto ama il Figlio, gli diede la sofferenza in eredità, bisogna che la sofferenza sia un bene notevole, ma siccome, dopo il Figlio ama la Santissima Vergine più che tutte le altre creature, anche a Lei l’ha offerta come il più ricco dei doni. Del resto unita come era al Figlio, era opportuno e in certo modo necessario che Maria provasse la sofferenza e la morte, perché noi imparassimo da Lei, come dal Figlio, ad accettare la sofferenza, che Dio permette per il nostro maggior bene. – Maria si offrì liberamente, unì volontariamente il suo sacrificio e la sua obbedienza al sacrificio e all’obbedienza del Figlio Gesù, per portare con lui tutto il peso della espiazione richiesta dalla giustizia divina e non ha sentito i dolori del Figlio solo per simpatia, ma è entrata nella Passione realmente con tutto il suo essere, con il cuore, con l’anima, con l’amore più vivo, con la più serena tranquillità, ha sofferto nel cuore quanto Gesù ha sofferto nella carne e vi sono teologi che affermano che abbia sentito anche nel corpo le stesse sofferenze provate da Gesù nel suo e, dato che alcuni Santi hanno avuto l’onore di tale privilegio, ci è permesso pensare che anche Maria lo abbia avuto.

La sofferenza di Maria viene da Gesù.

La sofferenza di Maria non comincia solo sul Calvario. La sua infanzia fu senza dubbio tranquilla ed esente da pene. La sofferenza cominciò con Gesù « questo bambino molesto, dice Bossuet, perché dove entra, entra con la sua croce, porta con sé le spine, e le divide con quelli che ama » (Panegirico di san Giuseppe, t. II, 137) «Causa dei dolori di Maria, dice ancora Mons. Gay, è Gesù. Tutto quello che soffre viene da Gesù, si riferisce a Gesù, ha la sua ragione di essere, il suo fondamento in Gesù» (41.a Conferenza alle Madri Cristiane, t. II, 199). La solennità di oggi, che ci presenta Maria al Calvario, ci ricorda, insieme con il dolore supremo, tutti gli altri noti ed ignoti, che riempirono la vita della Santa Vergine. La Chiesa si è fermata a considerarne sette solo, perché questo numero esprime sempre l’idea della totalità e dell’universalità e, nel responsorio del Mattutino richiama in modo particolare i sette dolori che le procurarono la profezia del vecchio Simeone, la fuga in Egitto, la perdita di Gesù a Gerusalemme, il trasporto della croce, la crocifissione, la deposizione dalla croce e la sepoltura del divin Figlio, dolori che fecero veramente di lei la Regina dei martiri.

Regina dei martiri.

Con questo bel titolo la saluta la Chiesa nelle litanie. « Che abbia veramente sofferto, dice san Pascasio Radberto, lo afferma Simeone quando le dice: Una spada trapasserà la tua anima. Di qui è evidente che supera tutti i martiri, perché gli altri hanno sofferto per Cristo nelle loro carni, ma non hanno sofferto nella loro anima, che è immortale, mentre Maria ha sofferto in questa parte di sé, che è impassibile, la sua carne ha sofferto, per così dire, spiritualmente la spada della Passione di Cristo ed è così più che martire. – Avendo amato più di tutti, più di tutti ha sofferto e la violenza del dolore trapassò la sua anima, ne prese possesso a testimonianza del suo amore indicibile. Avendo sofferto nella sua anima, fu più che martire, perché il suo amore, più forte della morte, fece sua la morte di Cristo » (Lettera sull’Assunzione, n. 14. P. L. 30, 138).

Il suo amore, causa di sofferenza.

Per misurare l’estensione e l’intensità della sofferenza della Santissima Vergine, bisognerebbe capire quale fu il suo amore per Gesù. Fu amore ben diverso da quello dei Santi e dei martiri. Questi soffrono per Cristo, ma il loro amore addolcisce i tormenti e qualche volta li fa dimenticare. In Maria niente di tutto questo: il suo amore aumenta la sofferenza. « Natura e grazia, dice Bossuet, concorrono a determinare nel cuore di Maria impressioni profondissime. – Nulla è più forte e più pressante dell’amore naturale per un figlio e dell’amore che sa dare la grazia per Dio. I due amori sono due abissi dei quali non si penetra il fondo, né si comprende l’immensità… » (Discorso sull’Assunzione, t. Ili, 493).

La sofferenza è gioia per Maria.

Ma, se l’amore è per Maria sorgente di sofferenza, è pure sorgente di gioia. Perciò soffrì sempre con calma inalterabile e grande forza d’animo. Meglio di san Paolo, Maria sapeva che nulla, neppure la morte, l’avrebbe separata dall’amore del suo Figlio, suo Dio. Il santo Papa Pio X scriveva che « nell’opera suprema si vide la Vergine ritta presso la croce, oppressa senza dubbio dall’orrore della scena, ma tuttavia felice e gioiosa, perché il Figlio si immolava per la salvezza del genere umano » (Encicl. Ad diem Ubimi 2 febbraio 1904). Più di san Paolo, Maria sovrabbondava di gioia in mezzo al dolore. In lei, come in Gesù, salve le proporzioni, la gioia più profonda sta insieme alla sofferenza più grande che creatura di quaggiù possa sopportare. Maria ama Dio e la divina volontà più di ogni altra cosa al mondo e sa che sul Calvario si compie questa volontà, che la morte del Figlio offre a Dio il riscatto che Dio esige per la redenzione degli uomini, i quali le sono lasciati come figli suoi e li amerà e già li ama come ha amato Gesù.

Riconoscenza verso Maria.

Disse sant’Alberto Magno: « Come il mondo tutto è debitore di nostro Signore Dio, così lo è della Vergine per la sua Compassione » (Questione Super Missus, 150). Conosciamo oggi meglio, o Maria, che cosa hai fatto per noi e quanto ti dobbiamo. Tu ti lamentasti perchè « guardando gli uomini e cercando fra essi quelli che ricordavano il tuo dolore e ti compativano ne trovasti troppo pochi ». (Santa Brigida, Rivelazioni, 1. II c. 24). Non vogliamo aumentare il numero dei figli ingrati e ci uniamo perciò alla Chiesa nel ricordare le tue sofferenze e mostrarti la nostra gratitudine. Sappiamo, o Regina dei martiri, che una spada di dolore ti trapassò l’anima e che solo lo Spirito di vita e di consolazione poté sostenerti e fortificarti nel momento della morte di tuo Figlio. – Sappiamo soprattutto che, se Tu hai salito il Calvario, se tutta la tua vita, come quella di Gesù, fu un lungo martirio, ciò avvenne perché tu dovevi compiere presso il Redentore e in unione con Lui il ruolo che la nostra prima madre, Eva, compì presso Adamo nella nostra caduta. Tu con Gesù ci hai riscattati, con Lui e in dipendenza da Lui, hai meritato de congruo, per convenienza, la grazia che Egli meritò de condigno, in giustizia, per ragione della sua dignità infinita. Ti salutiamo così, con amore e riconoscenza, « nostra Regina, Madre di misericordia, nostra vita e nostra speranza» e, sapendo che la nostra salvezza è nelle tue mani, ti consacriamo tutta la nostra vita, perché, sotto la tua potente protezione, con la tua materna guida, possiamo raggiungerti nella gloria del Paradiso ove, con il Figlio, vivi, incoronata e felice per sempre. Così sia.

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Maria corredentrice.

Oh, grandezza della nostra nuova Giuditta fra le creature! « Dio, nota il Padre Faber, pare scelga in sé le cose più incomunicabili per comunicarle in modo misterioso a Maria. Vedete come già l’ha posta nei disegni eterni dell’universo del quale la rende quasi causa e parzialmente tipo. La cooperazione della Santa Vergine alla salvezza del mondo ci presenta un aspetto nuovo della sua magnificenza. Né l’Immacolato Concepimento, né l’Assunzione ci danno un’idea più alta di Maria del titolo di Corredentrice. I suoi dolori non erano alla Redenzione necessari, ma nel pensiero di Dio ne erano inseparabili e appartenevano alla integrità del piano divino. I misteri di Gesù non sono forse i misteri di Maria e i misteri di Maria non sono i misteri di Gesù? La verità sembra essere questa: I misteri di Gesù e quelli di Maria sono per Dio un solo mistero. Gesù stesso è il dolore di Maria sette volte ripetuto, sette volte ingrandito. – Nelle ore della Passione, l’offerta di Gesù e quella di Maria erano una sola offerta e, sebbene diverse per dignità e valore, erano simili per le disposizioni, avevano lo stesso ritmo, lo stesso profumo ed erano consumate dallo stesso fuoco: oblazione simultanea fatta al Padre da due cuori senza macchia, per i peccati di un mondo colpevole del quale si erano liberamente addossati i demeriti » (Il piede della Croce, IX, 1, 2). Uniamo le nostre lacrime ai tormenti di Gesù e al pianto di Maria. Nella misura in cui l’avremo fatto in questa vita, potremo poi, col Figlio e con la Madre, godere in cielo.

Sequentia

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Stabat Mater dolorósa

Iuxta Crucem lacrimósa, Dum pendébat Fílius. Cuius ánimam geméntem, Contristátam et doléntem Pertransívit gládius. O quam tristis et afflícta Fuit illa benedícta Mater Unigéniti! Quæ mærébat et dolébat, Pia Mater, dum vidébat Nati poenas íncliti. Quis est homo, qui non fleret, Matrem Christi si vidéret In tanto supplício? Quis non posset contristári, Christi Matrem contemplári Doléntem cum Fílio? Pro peccátis suæ gentis Vidit Iesum in torméntis Et flagéllis súbditum. Vidit suum dulcem Natum Moriéndo desolátum, Dum emísit spíritum. Eia, Mater, fons amóris, Me sentíre vim dolóris Fac, ut tecum lúgeam. Fac, ut árdeat cor meum In amándo Christum Deum, Ut sibi compláceam. Sancta Mater, istud agas, Crucifixi fige plagas Cordi meo válida. Tui Nati vulneráti, Tam dignáti pro me pati, Poenas mecum dívide. Fac me tecum pie flere, Crucifíxo condolére, Donec ego víxero. Iuxta Crucem tecum stare Et me tibi sociáre In planctu desídero. Virgo vírginum præclára. Mihi iam non sis amára: Fac me tecum plángere. Fac, ut portem Christi mortem, Passiónis fac consórtem Et plagas recólere. Fac me plagis vulnerári, Fac me Cruce inebriári Et cruóre Fílii. Flammis ne urar succénsus, Per te, Virgo, sim defénsus In die iudícii. Christe, cum sit hinc exíre. Da per Matrem me veníre Ad palmam victóriæ. Quando corpus moriétur, Fac, ut ánimæ donétur Paradísi glória. Amen.

[trad. in versi del sac. G. Riva, 1888, impr.]

Stava Maria dolente

Senza respiro e voce,

Mentre pendeva in croce,

Del mondo il Redentor.

E nel fatale istante

Crudo Materno affetto,

Le trafìggeva il petto,

Le lacerava il cor.

Qual di quell’alma bella

Fosse lo strazio indegno.

No, che l’umano ingegno,

Immaginar nol può.

Qual madre mai provò?

Alla funerea scena

Chi tiene il pianto a freno

Ha un cor di tigre in seno

0 cuore in sen non ha:

Chi può mirare in tante

Pene una madre, un figlio

E non bagnare il ciglio,

E non sentir pietà?

Per cancellare i falli

D’un popol empio, ingrato,

Vide Gesù piagato

Languire e spasimar:

Vide sul monte infame

Il figlio suo diletto –

Chinar la fronte al petto

E l’anima esalar

0 dolce Madre, o pura,

Sorgente di dolore,

Parte del tuo amore,

Fa’ che mi scenda al cor.

Fa’ che ogni ardor profano

Sdegnosamente io sprezzi,

Che a sospirar m’avvezzi

Sol di celeste ardor.

Le barbare ferite,

Prezzo del mio delitto,

Dal tiglio tuo trafitto,

Passino, o Madre, in me.

A me dovuti sono

Gli strazj ch’Ei soffrìo;

Deh! fa che possa anch’io

Piangere almen con Te,

Teco si strugga in lagrime

Quest’anima gemente:

E se non fu innocente,

Terga il suo fallo almen.

Teco alla Croce accanto

Star, cara Madre, io voglio;

Compagno del cordoglio

Che ti divora il sen.

Ah t u che delle vergini

Regina in ciel t’assidi

Ah t u propizia arridi

Ai voti del mio cor!

Del buon Gesù spirante

Sul fero tronco esangue,

La croce, il fiele, il sangue

Fa ch’io rammenti ognor.

Del Salvator rinnova

In me lo scempio atroce,

Il sangue, il fiel, la croce,

Tutto provar mi fa

Ma nell’estremo giorno,

Quand’Ei verrà sdegnato.

Rendalo a me placato.

Maria la tua pietà.

Gesù che nulla nieghi

A chi tua madre implora.

Del mio morir nell’ora,

Non mi negar mercè.

E quando ria disciolto

Dal suo corporeo velo,

Fa che il mio spirito in cielo

Voli a regnar con Te.

 

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LITANIE DELL’ADDOLORATA .

Signore, misericordia di noi.

Gesù Cristo, misericordia di noi

Signore, misericordia di noi.

Gesù Cristo, ascoltateci.

Gesù Cristo, esauditeci.

Dio Padre, dall’alto de’ cieli, pietà, di noi.

Dio Spirito Santo, pietà di noi.

Santissima Trinità, unico Dio, pietà di noi.

Santa Maria, ………………… pregate per noi.

Santa Genitrice di Dio, ….

Santa Vergine de’Vergini, ….

Madre crocifissa, ….

Madre dolorosa, ….

Madre lagrimosa, ….

Madre afflitta, ….

Madre desolata, ….

Madre derelitta, ….

Madre orbata del Figlio, .…

Madre trafitta da spada, ….

Madre ricolma di sciagure, ….

Madre ripiena d’angustie, ….

Madre col cuore confitto in croce, ….

Madre mestissima, ….

Fonte di lagrime, ….

Cumolo di patimenti, ….

Specchio di pazienza, ….

Rupe di costanza, ….

Ancora di confidenza, ….

Rifugio de’ derelitti, ….

Scudo degli oppressi, ….

Debellatrice degli increduli, ….

Sollievo dei miseri, ….

Medicina dei languenti, ….

Fortezza dei deboli, ….

Porto dei naufraghi, ….

Sedatrice delle procelle, ….

Asilo dei dolenti, ….

Terrore degli insidiatori, ….

Tesoro dei fedeli, ….

Occhio dei profeti, ….

I Sostegno degli Apostoli, ….

Corona de’ martiri, ….

Lume de’ confessori, ….

Gemma delle vergini, ….

Consolazione delle vedove, ….

Allegrezza di tutti i santi, ….

Agnello di Dio che togliete i peccati del mondo:

perdonateci , o Signore.

Anello di Dio che togliete i peccati del mondo:

esauditeci, o Signore.

Agnello di Dio che togliete i peccati del mondo:

abbiate pietà di noi.

 

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In piedi presso la Croce.

« Stabat iuxta crucem ». Bisogna mettersi ben vicini alla Croce e bisogna essere in piedi. In piedi, perchè questo è l’atteggiamento del coraggio e perché si resta così più vicini al Signore. Unico modo per fare questo è essere con la Santa Vergine. Non si potranno mai unire le due prime parole alla terza senza il tecum, se ciò non avviene con Maria e in Maria. La Croce è troppo spaventosa. Lo stabat di Maria, è dominato da quello di Gesù, elevato sopra la terra, che tutto attira a sé, appunto perché elevato sopra la terra. – Maria è in piedi per essere il tratto di unione… la Mediatrice. La sua testa e il suo cuore sono alti, per essere vicini al Figlio, i suoi piedi toccano la nostra terra, per essere vicino a noi, che siamo pure suoi figli. È in piedi, perché è nostra Madre: «Ecco, tua Madre» e Maria può dire come Gesù: « Trarrò tutto a me, come madre ». Per il mistero della Croce, tutta l’umanità è attirata a Gesù e a Maria…

(P. Dehau, La Compassione della Vergine).

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CORONINO DEL CUORE ADDOLORATO

… cui Pio VII, 14 Genn. 1815, concesse 300 giorni d’indulgenza a chi la reciterà divotamente e con cuore contrito.

I . Vi compatisco, addolorata Maria, per quell’afflizione che il vostro tenero cuore soffri nella profezia del santo vecchio Simeone. Cara Madre, pel vostro cuore così afflitto, impetratemi la virtù dell’Umiltà, il dono del santo timor di Dio. Ave.

II . Vi compatisco, addolorata Maria, per quell’angustie che il vostro sensibilissimo cuore soffrì nella fuga e dimora in Egitto. Cara Madre, pel vostro cuore tanto angustiato, impetratemi la virtù della Liberalità specialmente verso de’ poveri, e il dono della Pietà. Ave.

III. Vi compatisco, addolorata Maria, per quegli affanni che il sollecito cuor vostro provò nella perdita del vostro caro Gesù. Cara Madre, pel vostro cuore sì fattamente agitato, impetratemi la virtù della Castità, e il dono della Scienza. Ave.

IV. Vi compatisco, addolorata Maria, per quella costernazione che il vostro materno cuore sentì nell’incontrar Gesù che portava la croce. Cara Madre, per l’amoroso vostro cuore in tal guisa travagliato, impetratemi la virtù della Pazienza e il dono della Fortezza. Ave.

V. Vi compatisco, addolorata Maria, per quel martirio che il vostro cuor generoso sostenne nell’assistere a Gesù agonizzante. Cara Madre, pel cuor vostro in tal modo martirizzato, impetratemi la virtù della Temperanza, e il dono del Consiglio.

VI. Vi compatisco, addolorata Maria, per quella ferita che il pietoso cuor vostro soffrì nella lanciata che squarciò il costato di Gesù, e ferì l’amabilissimo suo Cuore. Cara Madre, per il cuor vostro in tal maniera trafitto, impetratemi la virtù della Carità fraterna, e il dono dell’Intelletto. Ave.

VII. Vi compatisco, addolorata Maria, per quello spasimo che l’amantissimo vostro cuore sperimentò nella sepoltura di Gesù. Cara Madre, pel sacro vostro cuore in estremo rammaricato, impetratemi la virtù della Diligenza, e il dono della Sapienza. A. G. !

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CONSACRAZIONE E PROTESTA

O cara mia Madre, Maria, io mi metto nel vostro abilissimo Cuore con tutta la confidenza e tenerezza di cui sono capace. Voi sarete l’oggetto più caro del mio amore e della mia venerazione. A voi che siete la depositaria e la dispensatrice di tutti i celesti tesori, io ricorrerò prontamente nelle mie agitazioni per tranquillarmi, ne’ miei dubbii per illuminarmi, ne’ miei pericoli per esser difeso in tutti quanti i miei bisogni ed ottenere da voi soccorso. Voi siate adunque il mio rifugio, la mia forza, la mia consolazione. Quando poi sarà venuto il momento del mio trapasso, ricevete gli ultimi sospiri del mio cuore, ottenetemi un posto nel celeste soggiorno, in cui tutti i cuori uniti loderanno ed esalteranno per sempre il Cuore adorabile di Gesù Cristo insieme al Cuore sempre amabile di voi, che ne siete la Madre.

I sette dolori della Madonna

Mater Dolorosa

Memorare Triste.

Ricordatevi, o Vergine Maria, la più triste delle afflitte figlie di Eva, non si è mai udito in ogni tempo, che alcuno implorando nella sofferenza il vostro aiuto, non sia riuscito ad ottenere la vostra compassione e protezione. Animato da tale confidenza, a voi, o Regina dei martiri e Vergine Madre, vengo, come peccatore contrito, piangendo ed in ginocchio. O madre di Gesù crocifisso, non disprezzate la mia voce supplichevole, ma ascoltate ed esaudite la mia preghiera. Amen.

[Fonte: Manuale di devozioni in onore dei sette dolori della B.V. Maria, di p. Sebastiano del Santissimo Sacramento, 1868.]

I SETTE DOLORI DELLA BEATA VERGINE MARIA
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La Beata Vergine Maria dona sette grazie alle anime che La onorano pregando quotidianamente sette Ave Maria e meditando sulle sue lacrime e i suoi dolori. La devozione fu trasmessa da S. Brigida.

Le sette grazie che la Beata Vergine concederà a chi in suo onore ogni giorno reciterà 7 Ave Maria e mediterà sui suoi dolori:

  1. Concederà pace alle loro famiglie.
  2. Saranno illuminati circa i misteri divini.
  3. Li consolerà nelle loro pene e li accompagnerà nel loro lavoro.
  4. Darà loro tutto quanto chiedono, purché non si opponga alla volontà adorabile del suo Figlio divino o alla santificazione delle loro anime.
  5. Li difenderà nelle loro battaglie spirituali contro il nemico infernale e li proteggerà in ogni istante della loro vita.
  6. Li aiuterà visibilmente nel momento della loro morte, quando vedranno il volto della loro Madre.
  7. “Ho ottenuto dal mio divino Figlio, che coloro che propagano questa devozione alle mie lacrime e dolori, saranno prelevati direttamente da questa vita terrena per la felicità eterna, poiché tutti i loro peccati saranno perdonati e mio Figlio ed Io saremo la loro gioia e la consolazione eterna”.

MEDITAZIONI SUI SETTE DOLORI

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 La profezia di Simeone

“E Simeone li benedisse e parlò a Maria, sua Madre: “Ecco questo bambino è posto per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione; anzi a te pure una spada tra­passerà l’anima, affin­ché vengano svelati i pensieri di molti cuori”. – (Luca II, 34-35).

Meditazione: Quanto grande è stato il colpo al cuore di Maria nel sentire le dolorose parole con cui San Simeone preannunziava la passione e la morte del suo dolce Gesù, tanto amara, dato che in quello stesso momento Lei ha visto nella sua mente tutti gli insulti, i vilipendi ed i tormenti che uomini empi dovevano procurare al Redentore del mondo. Ma una spada ancora più tagliente ha trafitto la sua anima: il pensiero dell’ingratitudine degli uomini verso il suo amato Figliuolo. Considerate ora che a causa dei vostri peccati, siete ancor voi infelicemente tra questi ingrati. (Ave Maria)

 La fuga in Egitto

“Par­titi che furono quelli, ecco, un Angelo del Si­gnore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: « Alzati, prendi il Bam­bino e sua Madre, fug­gi in Egitto, e restaci finché non t’avviserò, perché Erode cercherà il Bambino per farlo morire ». Egli si alzò e, di notte, prese il Bambino e sua Madre, si ritirò in Egitto, e vi rimase fino alla mor­te di Erode. [Marco. II, 13-14].

Meditazione: Considera il dolore tagliente che Maria ha provato quando San Giuseppe viene avvertito da un Angelo che deve fuggire di notte, al fine di preservare il suo Figlio amato dalla strage decretata da Erode. Quale angoscia ha provato nel lasciare la Giudea, per timore di poter essere raggiunta dai soldati del crudele re! Quanto grandi le sue privazioni in quel lungo viaggio! Quali sofferenze patisce in quella terra di esilio, quali dolori in mezzo a quella gente schiava dell’idolatria! Ma considerate voi quante volte avete rinnovato quell’amaro dolore di Maria, quando i vostri peccati hanno obbligato il suo Figlio a fuggire dal vostro cuore. (Ave Maria)

 3. la perdita del Bambino Gesù al tempio

“Or, quando egli giunse al­l’età di dodici anni, re­catisi a Gerusalemme, secondo il rito della fe­sta, e terminati quei giorni, al loro ritorno, il fanciullo Gesù rima­se a Gerusalemme; ma i suoi genitori non se ne accorsero. Sicché, cre­dendo ch’Egli fosse tra i compagni di viaggio, fecero una giornata di cammino, poi andavano cercandolo fra i paren­ti e i conoscenti. Ma, non avendolo trovato, ritornarono a Gerusa­lemme in cerca di lui. E avvenne che, dopo tre giorni, lo ritrovaro­no nel tempio, seduto in mezzo ai dottori ad ascoltarli e interrogar­li”. [Luca II, 42-45].

Meditazione: Come pieno di terrore doveva essere il dolore di Maria, quando Ella ha temuto di perdere il suo amato Figlio! Ed ancora maggiore è stato il suo dolore quando, avendolo cercato diligentemente tra i parenti e i conoscenti, non riusciva ad avere alcuna notizia di Lui. Non ci sono stati in Lei ostacoli, né stanchezza, né pericoli; ma i genitori, immediatamente tornati a Gerusalemme, per tre lunghi giorni Lo hanno cercato angosciati. Grande sia la tua confusione, anima mia, ché così spesso hai perso il tuo Gesù per i tuoi peccati e non hai avuto alcuna premura nel cercarLo una sola volta, segno che rende di molto poco o di nessun conto del prezioso tesoro dell’amore divino. (Ave Maria)

4. L’incontro di Gesù e Maria sulla via della Croce

“Lo seguiva una grande moltitudine di gente, di donne che si battevano il petto e si lamentavano su di Lui”. [S. Luca XXIII, 27].

Meditazione: Venite, o voi peccatori, venite a vedere se si può sopportare una vista così triste. Questa Madre, così tenera ed amorevole, incontra il suo Figlio amato, Lo incontra in mezzo ad empia gentaglia che Lo trascina in una morte crudele, ferito, lacerato da flagelli, coronato di spine, ricoperto di sangue, sotto il peso di una pesante croce. Ah, considera, anima mia, il dolore della Beata Vergine nel contemplare così il suo Figliuolo! Chi non avrebbe pianto nel vedere il dolore di questa Madre? Ma chi è stato la causa di tale dolore? Io, sono io, che con i miei peccati ho così crudelmente ferito il cuore della mia Madre dolente! E ancora non mi commuovo; sono duro come una pietra, mentre il mio cuore dovrebbe sciogliersi in lacrime per la mia ingratitudine. (Ave Maria)

5. La crocifissione

“Ora, presso la croce di Gesù stavano sua Ma­dre e la sorella di sua Madre (… ), Gesù dunque, vedendo sua Madre e lì pre­sente il discepolo che Egli amava, disse a sua Madre: «Donna, ecco il tuo figlio: Poi disse al discepolo: « Ecco la tua Madre ». E da quel momento il discepolo la prese con sé” [Giovanni XIX, l8-25-27].

Meditazione: Guarda, anima devota, guarda verso il Calvario, sul quale sono stati eretti i due altari del Sacrificio, uno sul Corpo di Gesù, l’altro sul Cuore di Maria. Triste è la vista di quella cara Madre annegata in un mare di desolazioni nel vedere il suo amato Figlio, parte di se stessa, crudelmente inchiodato all’albero vergognoso della Croce. Ahimè! Ogni colpo di martello, ogni flagello sul corpo del Salvatore, è penetrato pure nello spirito sconsolato della Vergine. Allora si ferma ai piedi della Croce, trafitta dalla spada del dolore, volge gli occhi verso di Lui, fino a quando vede che non vive più, dopo aver rimesso lo spirito al Padre suo eterno. Ed anche la sua anima, come avendo lasciato il corpo, si è unita a quella di Gesù. (Ave Maria)

6. La discesa del corpo di Gesù dalla Croce

“Giuseppe d’Arimatea, membro distinto del Consiglio, che aspettava pure il regno di Dio, venne ed ebbe il corag­gio di presentarsi dinan­zi a Pilato, per domandargli il corpo di Gesù. Pilato si meravigliò che fosse già morto, ma, fatto chiamare il Centu­rione, gli domandò se era già morto. E ac­certato dal Centurione, concesse il cadavere a Giuseppe. Egli, com­prato un lenzuolo e de­posto il corpo, lo avvol­se nel lenzuolo e lo mi­se in un sepolcro che era stato scavato nella roccia, poi rotolò all’en­trata del sepolcro una pietra”.– [Marco XV, 43-46].

Meditazione: Considera il dolore più amaro che afflisse l’anima di Maria, quando ha visto il cadavere del suo caro Gesù sulle sue ginocchia, ricoperto di sangue, tutto lacerato da profonde ferite. O Madre dolente, un fascio di mirra, infatti, è per il vostro amato. Chi non avrebbe pietà di Voi? Quale cuore non è ammorbidito, vedendo l’afflizione che vi rende come impietrita? Ecco l’inconsolabile Giovanni, la Maddalena e l’altra Maria in profonda afflizione e Nicodemo, che a malapena può sopportare il suo dolore. (Ave Maria)

7. la sepoltura di Gesù

“Ora, nel luogo dov’egli fu croci­fisso, v’era un giardino, e nel giardino un sepol­cro nuovo, nel quale non era ancora stato po­sto nessuno. 42Lì, adun­que, a motivo della Pa­rasceve dei Giudei, giac­ché il sepolcro era vici­no, deposero Gesù.” [Giovanni XIX, 41-42].

Meditazione: Considera i sospiri che proruppero dal cuore triste di Maria quando vide il suo amato Gesù deposto nella tomba. Quale dolore quando Lei ha visto la pietra sollevata per coprire quella tomba sacra! Lei guarda un’ultima volta il corpo senza vita di suo Figlio e non riesce a staccare gli occhi da quelle ferite aperte. E quando la pietra grande viene rotolata per rinchiudere la porta del sepolcro, oh, allora davvero il suo cuore sembra strappato dal suo corpo! (Ave Maria)

Omelia di sant’Ambrogio Vescovo

Sulla Form, delle Vergini c. 7

La Madre stava presso la croce, e, mentre gli uomini fuggivano, Ella restava intrepida. Guardate se la Madre di Gesù poteva diventar timida, non avendo cangiato sentimenti. Contemplava con occhi pietosi le ferite del Figlio, che sapeva essere la redenzione di tutti. Non era indegna d’assistere a tanto spettacolo questa Madre, che non avrebbe temuto per la propria vita. Il Figlio pendeva dalla croce, la Madre si offriva ai carnefici.

Lettera 25 alla Chiesa di Vercelli, verso la fine

La Madre del Signore, Maria stava in piedi davanti alla croce del Figlio. Nessun altro me l’ha detto fuori di san Giovanni Evangelista, Gli altri raccontano come durante la passione del Signore la terra tremò, il cielo si ricopri di tenebre, il sole si oscurò, il ladrone, dopo l’umile confessione, fu ricevuto in paradiso. Ma Giovanni mi ha detto quel che non dicono gli altri, come cioè egli già sulla croce chiamò la Madre. Egli sembra dare più importanza ai doveri di pietà che Gesù, vincitore dei supplizi, rendeva a sua Madre, che alla promessa stessa del regno dei cieli. Infatti se muove a tenerezza il perdono che riceveva il ladrone, è ancora assai più tenero lo spettacolo del Figlio che onora sua Madre di tanto affetto.

Da: S. Alfonso M. de Liguori; “Le glorie di Maria”

santalfonso

Raviglione della Compagnia di Gesù, racconta che un certo giovane aveva la devozione di fare ogni giorno una visita ad un’immagine di Maria Addolorata rappresentata con sette spade nel petto. Una notte commise un peccato mortale e quando la mattina seguente si recò a visitare l’immagine, vide nel petto della Beata Vergine non sette, ma otto spade. Mentre stava osservando l’immagine, udì una voce dirgli che quel suo peccato aveva aggiunto l’ottava spada al Cuore di Maria. Egli, commosso e contrito, subito andò a confessarsi, e per l’intercessione della sua Avvocata, recuperò la grazia divina.

Preghiera

Madre mia Addolorata, non Vi voglio lasciare sola a piangere, no, io voglio unire alle vostre, anche le mia lacrime. Oggi Vi chiedo questa grazia, ottenetemi il ricordo continuo ed una tenera devozione verso la Passione di Gesù e la vostra, perché in tutti i giorni che mi rimangono da vivere io possa piangere le vostre sofferenze, o Madre mia, e quelle del mio Redentore. I vostri dolori mi otterranno il perdono, la perseveranza, il Paradiso, dove spero di giungere per rallegrarmi con Voi e cantare le misericordie infinite del mio Dio per tutta l’eternità. Così spero, così sia. Amen, Amen.

 

Autore: Associazione Cristo-Re Rex regum

Siamo un'Associazione culturale in difesa della "vera" Chiesa Cattolica.