MARTEDÌ’ SANTO
Il fico maledetto.
Anche oggi vediamo Gesù dirigersi, di mattino, a Gerusalemme, volendo recarsi al Tempio a confermare i suoi ultimi insegnamenti. Ma è chiaro che la fine della sua missione sta per sopraggiungere; difatti, Egli stesso oggi dice ai suoi discepoli: « Voi sapete che fra due giorni è Pasqua, e il Figlio dell’uomo sarà consegnato per essere crocifisso » (Mt. XXVI, 2). Sulla strada da Betania a Gerusalemme, i discepoli che vanno in compagnia del loro Maestro rimangono colpiti da stupore nel vedere il fico che Gesù aveva maledetto il giorno innanzi seccato e inaridito dalle radici. Allora Pietro, rivolgendosi a Gesù: « Maestro, gli disse, guarda il fico che hai maledetto come s’è seccato! ». Gesù approfitta dell’occasione per ammonire tutti noi, che la natura fisica è subordinata all’elemento spirituale, quando questo si mantiene unito a Dio mediante la fede; e dice: « Abbiate fede in Dio. In verità vi dico, che se uno dirà a questo monte: levati e gettati in mare, e non esiterà nel suo cuore, ma crederà che avvenga quanto ha detto, gli avverrà. Perciò vi dico: qualunque cosa chiederete con la preghiera, abbiate fede d’ottenerla e l’otterrete » (Mc. II, 20-24).
Gesù al Tempio.
Seguitando il cammino, presto entrano nella città; e, non appena Gesù arriva al Tempio, i prìncipi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani s’avvicinano a gli dicono: « Con quale autorità fai questo? E chi ti ha dato il potere di fare tali cose? » {ivi, 28). Nel Santo Vangelo troviamo la risposta di Gesù, come anche i diversi insegnamenti che ci dà in tale occasione. Noi non faremo che indicare in genere in che modo il Redentore passò le ultime ore della sua vita mortale; la meditazione del Vangelo supplirà al resto che sorvoliamo. Come soleva fare nei giorni precedenti. Gesù, verso sera esce dalla città, oltrepassa il monte degli Olivi e si ritira in Betania, vicino a sua madre ed agli amici fedeli. – Alla Messa, oggi la Chiesa legge il Passio secondo S. Marco, poiché, in ordine di tempo, questo Vangelo fu scritto dopo quello di S. Matteo, onde la ragione d’occupare questo Passio il secondo posto. Il suo Vangelo è più breve di quello di S. Matteo, del quale molte volte sembra il riassunto; ma s’incontrano in esso dei dettagli che sono propri di questo Evangelista, e dimostrano le caratteristiche d’un testimone oculare. Difatti, sappiamo che S. Marco era discepolo di S. Pietro, e scrisse il suo Vangelo sotto l’ispirazione del Principe degli Apostoli. – La Stazione è oggi, a Roma, nella chiesa di Santa Prisca.
Lettura (Ger. II, 18-20). – In quei giorni: Geremia disse: Tu, o Signore, me lo facesti conoscere, ed io lo compresi, allora mi facesti vedere le loro intenzioni. Come agnello mansueto portato al macello non avevo compreso che avevano cattivi disegni contro di me, dicendo: Diamogli del legno invece di pane, facciamolo sparire dalla terra dei viventi, ché non si rammenti più il suo nome! Ma tu, o Signore degli eserciti, che giudichi con giustizia, e scruti gli affetti e i cuori, fammi vedere la tua vendetta contro di essi; perché è a te che ho affidata la mia causa, Signore Dio mio.
L’immolazione del Messia.
Ancora una volta Geremia ci fa intendere la sua voce, riferendoci oggi proprio le parole dei suoi nemici che cospiravano di farlo morire. Tutto qui è misterioso e ci dà la sensazione che il Profeta è la figura di uno più grande di lui. « Diamogli del legno invece di pane », cioè: mettiamogli nel piatto un legno velenoso, per causargli la morte.
Trattandosi del Profeta, è questo il senso letterale; ma quanto più veristicamente s’avverano tali parole nel nostro Redentore! La sua carne divina, egli ci dice, è il Pane vero disceso dal cielo; e questo Pane, questo corpo dell’Uomo Dio è pesto, lacero, sanguinante: i Giudei lo inchiodano sul legno, così che tutto vi aderisce, e nello stesso tempo il legno è tutto irrigato del suo sangue. Sul legno della croce è immolato l’Agnello di Dio; ed è per la sua immolazione che noi veniamo in possesso d’un sacrificio degno di Dio; di quel Sacrificio, per cui partecipiamo del pane celeste che è nello stesso tempo la carne dell’Agnello e la nostra vera Pasqua.
PREGHIAMO
La tua misericordia, o Dio, ci purifichi da ogni residuo dell’uomo vecchio, e ci renda capaci d’un santo rinnovamento.