LA MEDITAZIONE DELLA PASSIONE DI GESU’ (2)

La meditazione della Passione di N. S. Gesù Cristo. (2)

(GIULIO MONETTI: La Sapienza cristiana, vol. II, p. s. – Unione tipo. Tor. 1949)

Gesù è posposto a Barabba. —

Erode rinviava Gesù a Pilato: — la Divina Misericordia offriva nuovamente a Pilato l’occasione di fare — meglio tardi che mai! — il bel gesto di liberar l’Innocente — riparando anche il torto già fattogli: — ma Pilato — recidivo! — rifiuta ancora una volta!

L’ignominioso confronto. — Anche se la nuova sua trovata fosse riuscita a quel giudice iniquo, — che torto non era essa per il Divino Maestro! — Lo si sarebbe liberato, – ma soltanto a titolo di grazia immeritata: – mentre la libertà gli si doveva a titolo di pretta giustizia! — Inoltre, con chi si confrontava l’Agnello Divino Immacolato? — Con un violento ladrone — con un sanguinario omicida — con un ribelle pericoloso — che — ad onta di tutto — si sarebbe rimesso in… circolazione! — Miserabile giustizia umana, quando si dimentica del trollo di Dio! — E, poveri noi, se unicamente ci fidassi ad essa!

L’urlo selvaggio della piazza. — Con tuttociò, se si ascoltava la ragione — era Gesù che doveva andar libero: – l’innocente era Lui — Lui inoltre il benefico taumaturgo – lui il maestro insuperabile di bontà — lui l’inviato da Dio — acclamato cinque giorni prima dall’intera Gerusalemme! — Ma si ascoltò la passione cieca — impulsiva – sobillata dai furbi — rappresentata dalla feccia del popolo: — e questo gridò il suo crucifige! — sfacciato — idiota — feroce — contro Gesù! — Davvero che Gesù poteva dolorosamente ripetere le profetiche parole di Michea: — « Popolo mio, che cosa mai ti ho fatto di male? ». — E non potrebbe ridirle anche a noi — quando pecchiamo? Barabba in libertà. — Insperatamente Barabba ricuperava la libertà — da parte degli uomini: — ma, da parte di Dio? — Non per questo veniva pregiudicata la sua condanna al Divin Tribunale! — E il suo stesso nome passò ai posteri come simbolo ignobile del farabutto e del sovversivo! — Ma intanto? — Siamo avvertiti di rettificare la nostra intenzione nell’esercizio della virtù — sicché ce ne attendiamo i premi da Dio — non dagli uomini! — E insieme, niente paura del momentaneo trionfo del male! — Iddio ci farà giustizia a suo tempo: — né ci troveremo davvero scontenti d’averlo servito!

Gesù sottoposto alla flagellazione. —

Il secondo mezzuccio di Pilato per liberare Gesù era dunque tornato inutile anch’esso: — ne peggiorava anzi la posizione. — Pilato allora tenta uno sforzo: — ma purtroppo contro Gesù — e anch’esso vano — quanto a salvarlo!

Il disonore della flagellazione. — Quel terzo mezzo — dopo l’invio ad Erode — e dopo il confronto con Barabba — fu flagellarlo. —- Pensò così di placare i Giudei — in vederlo così sfigurato — e insieme di mostrare di non averlo voluto liberare senz’altro — e così mettersi a coperto da sospetti politici. — Anche qui l’innocente veniva trattato da reo con palese iniquità: — inoltre lo si trattava da schiavo — privo d’ogni diritto civile al rispetto ed all’incolumità: — lo si trattava anzi da bestia — incapace di ragione — epperò da assoggettarsi a colpi di frusta — di verghe — di bastoni! — Povero Gesù!

Lo strazio della flagellazione. — Ed oltre all’ignominia infame di tal supplizio — s’aggiungeva qui per Gesù un tormento indicibile; — giacché il suo corpo era assolutamente perfetto — e quindi della sensibilità e delicatezza più viva. — Di più, era fatto apposta per patire — attesa la sua missione di vittima per i peccati del mondo. — Immaginiamo lo scempio che i carnefici ne fecero — col loro cuore spietato — colle loro braccia nerborute — coi loro strumenti terribili! — chissà per quanto tempo: – anche se non abbiano avuta apposita consegna di vieppiù incrudelire — per più facilmente disarmare i Giudei! — Che lividure, in Gesù! — che sangue! — che orribili piaghe! —. Povero Gesù!

Il vero motivo della flagellazione. — Quella furia di colpi scaricatasi sul Divin Salvatore — se si dovette materialmente ai manigoldi — e ufficialmente all’iniquo comando di Pilato — ha però radicalmente una doppia causa recondita: — l’amore di Gesù per noi — poiché Gesù proprio per noi volle subir quegli spasimi: — ed i nostri peccati, — i quali Gesù volle così espiare: — e specialmente i peccati di sensualità. — Ah se gli uomini – ed anche le persone pie — pensassero a quanto costarono a Gesù Redentore gli eccessi disordinati — e gli scatti inconsulti delle nostre passioni, — e le renitenze ai divini voleri! — E se si ricordassero più spesso che Gesù ci amò sino al sangue!

Gesù coronato di spine. —

Agli orrori della flagellazione ordinata dal Preside Romano, i soldati aggiungono di proprio moto altri orrori — altri ludibri: – consideriamoli in ispirito di compassione — e di compunzione – tenendo compagnia a Gesù in ora così dolorosa!

Gesù camuffato da re da burla. — Niente impietositi del povero Gesù — fatto tutto una piaga sanguinolente per l’orribile flagellazione — i militi romani lo spogliano di nuovo — riaprendogli ed esasperandogli le ferite collo strappargli di dosso le vesti già ad e rapprese — e gli gittano sulle spalle una clamide purpurea — gli pongono in mano una canna — gli calcano in capo — come reale diadema — una celata di spine; — poi lo sbeffeggiano, a gara, genuflettendogli innanzi — salutandolo per Re dei Giudei — finendo la schifosa tregenda con sputacchiarlo — strappargli di mano quel misero scettro di canna — dandoglielo violentemente sulle spine del capo… — Che umiliante afflizione per Gesù — fatto zimbello di quei 500 scherani — che gli si accanivano attorno! Gesù coronato Re dei dolori! — Che fitte dolorosissime non dovette provare Gesù — a quei duri e ripetuti colpi di canna — nelle tempia — sulla fronte — nel cranio — al penetrargli quelle spine la pelle — nello scalfirsene le ossa in tanti punti! — E quante altre percosse ed urti doloranti non avrà Egli dovuto sopportare da quei malnati in quell’ora infernale! — vero Agnello dato in istrazio alla ferocia di lupi aizzata da satana, il maligno, l’omicida. — Compatiamo col più vivo affetto al patire indicibile di Gesù nostro — vero Re dei dolori — e risparmiamogli ogni nuova trafittura di nostri peccati! Salutiamo Gesù, nostro Re d’amore! — Ben se lo merita, – dopo tanto obbrobrio — da Lui incontrato — proprio per noi — volontariamente — e dopo tante torture da Lui subìte — anche per causa nostra: — e, non temiamo di aggiungerlo per la verità, anche dopo tante ingratitudini da noi moltiplicategli, purtroppo, nel corso della nostra vita! — E più lo vediamo svilito dai suoi nemici — e più saturo di pene e di vituperi — stringiamoglici attorno vieppiù amorosamente — gridandogli il nostro più fervido: — « Viva Cristo Re! ».

Ecce homo! ”. —

A stroncare la farsa crudele — inscenata dai soldati — venne forse un ordine di Pilato, di ricondurgli Gesù — quale era ridotto nelle condizioni più pietose. — E Pilato lo presenta al popolo — così com’era — tutto lividure e sangue — colla corona di spine in capo — con quello straccio di porpora sulle spalle… — E disse al popolo: — « Ecco l’uomo! ».

« Ecce homo! ». — Ecco il bel lavoro fatto dai nostri peccati! — Non dimentichiamolo mai! — Se Gesù patisce — e patisce tanto — la colpa ne è nostra! Noi col peccato, abbiamo talmente irritata la Divina Giustizia — da non averne perdono — se non era il gemito — la supplica — del Figlio stesso di Dio — dissanguato per noi! — Impariamo pertanto a capire che cos’è il peccato – ad aborrirlo — a fuggirlo — come il peggiore dei mali. – poiché va a colpire lo stesso Dio — nella persona abile di Gesù Cristo! — E non solo fuggiamo il peccato – ma anche i pericoli di peccare!

« Ecce homo! ». — Ecco sin dov’è giunto l’amore di Dio per noi! – Dio Padre ci ha amato tanto da sacrificare — pur di redimerci — il suo stesso Figlio Unigenito! – Dio Figlio ci ha amati tanto da volersi tutto sacrificare per noi — abbandonandosi ai vituperi ed alle carneficine – proprio perché noi n’andassimo salvi — pur avendoli meritati le mille e mille volte colle nostre colpe! — E Dio Spirito Santo ci ha tanto amati da mettere a nostra disposizione i meriti infiniti di Gesù Cristo — mercè le SS. Messe — i SS. Sacramenti — e le sue grazie divine! — Quanta bontà!

« Ecce homo! ». — Ecco il divino modello da imitare! — Se vogliamo affermare il nostro amore a Dio — non soltanto a parole, ma a fatti — ecco sino a qual punto dobbiamo giungere — se Dio lo richieda: — sino al martirio del cuore — dell’onore — dello stesso corpo! — Se vogliamo sapere come si obbedisca al Signore — ecco il tipo al quale ispirarci: — all’obbedienza di Gesù all’Eterno Padre — la quale non indietreggiò innanzi all’umiliazione più cocente — né ai patimenti più efferati! — Se vogliamo vedere come si debba intendere l’apostolato serio – fattivo — travolgente — eccone l’ideale: — sacrificarsi!

Il Sacrificio del Calvario. —

L’indegna fiacchezza di Pilato — che voleva coi suoi meschini espedienti eludere l’odio giudaico contro Gesù — vistesi chiudere ad una ad una tutte le vie — cedette finalmente agli assalti; — e, condannando Gesù, condannò pure l’indegno suo giudice — il vilissimo Pilato.

Gesù condannato alla crocifissione. — Pilato pronuncia l’iniqua condanna: — quindi non lo scuserà dal deicidio il suo lavarsene le mani in pubblico — e il suo dichiararsene innocente! — Neppure lo scuserà dal tradimento del suo dovere di giudice imparziale il timore incussogli per istornarnelo: — con gli onori devonsi accettare anche gli oneri annessi! — Infine, non si assicurerà neanche il favore di Roma; — presto deposto e bandito, espierà già qui in terra l’immane sua colpa! — « Farina del diavolo ritorna in crusca! ».

Gesù s’avvia alla crocifissione. — Carico del peso opprimente del suo patibolo — tuttoché così piagato e sfinito — Gesù porta volentieri la sua croce — che gli sarà altare per il suo sacrificio al Padre — e chiave per aprire a noi il Paradiso — e cattedra suprema onde insegnarci ogni più eletta virtù. — Per via lo si strapazza — lo s’insulta — lo si percuote: — e Gesù tace! — Lo salutano col pianto la SS. Vergine e le pie donne: — e Gesù ne accetta l’ossequio pietoso! — Il Cireneo l’aiuta: — e Gesù prepara a lui e ai suoi figli le sue grazie riconoscenti. — Quant’è buono Gesù — anche se saturo d’amarezze! Gesù subisce la crocifissione. — Giunto sul poggio del Golgotha, — con stento immenso — Gesù è spogliato — con nuovo strazio delle sue ferite — poi adattato dai manigoldi alla croce — indi pesanti martellate sui chiodi conficcano questi nelle mani e nei piedi… — E così, sul mezzogiorno — nell’affollamento delle solennità pasquali — quando pellegrini d’ogni paese ne avrebbero riportata l’infamia sino ai confini del mondo. – Gesù appariva crocifisso tra due ladri — quasi loro capobanda: – con sul capo la sarcastica scritta: — « Re dei Giudei. — Potevasi scendere più basso per la via dell’abbiezione? — per la via dello spasimo atroce? — E | vi si rassegnò per noi! — Per noi, sue povere creature! — Per noi, suoi servi inutili. — Per noi, offensori ingrati!

Le parole del Divino Agonizzante… —

Sacre parole quelle d’un morente — d’un morente divino — del nostro Supremo Benefattore e Padre — del Redentore e Maestro dell’umanità!

C’è la parola del perdono — invocato sui crocifissori – e che si spinge sino a scusarli al Padre… — Che bontà non ci rivela in Gesù! — Che fiducia non c’ispira! Che contrizione non deve eccitare in noi — vedendo la bontà di chi abbiamo offeso.

C’è la parola della magnificenza — che mostra in Gesù Crocifisso il Dominatore del Cielo e della terra — e c’è l’afferma altresì Consolatore efficace del povero convertito — e Rimuneratore generoso dell’ossequio fiducioso di Lui. — Neanche noi ci volgeremo invano a Gesù — né sarà per noi vano il secondarlo — il seguirlo – il compiacerlo!

C’è la parola della tenerezza — di Gesù morente, per la sua Vergine Madre — e per Giovanni, il prediletto, ch’è tornato a Lui… — Essa ci deve infervorare ad onorare anche noi Maria SS. – che allora appunto divenne Madre nostra. — Insieme deve animarci, sia alla passione per Gesù appassionato — sia alla riparazione delle nostre colpe…

C’è la parola della desolazione — strappata a Gesù dal suo immenso patire! — Ch’essa ci spinga a consolarlo col nostro amore operoso; — insieme ci avverta che il nostro gemito — anche più trangosciato — non deve avere altro suono che di preghiera!

C’è la parola del desiderio — di Gesù, riarso dalla sete — corrisposta dai soldati con aceto e fiele! — Da noi invece dovrà corrispondersi coll’amore — e collo zelo — dacché esprimeva — oltre la sete fisiologica — anche la sete morale di affetto — e di anime!

C’è la parola della costanza vittoriosa — che proclama assolto il proprio mandato — e già preannunzia il trionfo del Salvatore. — Preghiamo — e procuriamo di ripeterla anche noi — sia al termine della nostra vita mortale — sia allo spirare d’ogni nostra giornata. — L’ubbidire a Dio: — ecco per noi la perfezione — la grandezza — la vera felicità!

C’è la parola del filiale abbandono… — Oh fiorisca sulle nostre labbra — rassegnata — affettuosa — confidente — come sulle labbra di Gesù — anche nei momenti più foschi della nostra esistenza — anche nel crollare di tutte le nostre umane speranze! — Gettiamoci nelle braccia del nostro Padre Iddio: — non si ritrarrà indietro — a lasciarci precipitar nell’abisso!

Contemplando Gesù Crocifisso. —

Come la cristiana predicazione — e come la sacra liturgia sono impregnate del ricordo di Gesù Crocifisso — così dovrebb’esserne impregnata la nostra vita cristiana — per alimentarne in sé lo spirito di sacrificio.

Pensiamo a Gesù morto! — Non doveva morire — Perché era il Santo dei Santi — e la morte entrò nel mondo per la porta del peccato! — Ma bastò che Gesù si fermasse l’ombra del peccato — non suo — ma da lui preso ad espiare — perché, nascendo alla vita in Betlemme — nascesse insieme alle espiazioni del Golgotha! — Oh come dobbiamo aborrire la colpa! — E attraverso la morte del corpo — cui la morte sfigura — e gitta nell’inerzia — e nell’impotenza — sappiamo intravvedere i guasti del peccato nell’anima — spenta da esso alla vita soprannaturale – deformata mostruosamente innanzi a Dio — incapace, da sé di riaversi!

Pensiamo a Gesù, morto svenato in croce! — A tanto di crudeltà giunsero contro di Lui l’invidia e la malizia umana — ad onta dell’ineffabile sua amabilità personale – della sua divina grandezza — dei benefici innumerevoli da Lui irradiati attorno a sé — dell’essere Egli spontaneamente sceso di Cielo in terra — e farsi nostro fratello! — Oh come dobbiamo umiliarci — e domandargli perdono della nostra efferata ingratitudine! — del nostro egoismo crudele — pronto a martoriare Lui — pur di scapricciare sé!

Pensiamo a Gesù, morto — in croce — svenato — proprio per noi!

Mentre Gesù soffriva — e tanto orribilmente – ciascuno di noi, in persona, era presente a lui — ed Egli — proprio per ciascuno — singolarmente — offriva i propri tormenti — le proprie agonie — per amore — in espiazione. — Ecco il posto che ciascuno di noi occupa nel Cuore SS. di Gesù! — E che posto occupa Gesù — Gesù Crocifisso — morto proprio per noi — nel nostro cuore? — Faremo noi mai abbastanza — non già per adeguare — ma anche solo per emulare — il suo amore per noi?

La sepoltura di Gesù.

A rendere innegabile a tutti la sua morte — e quindi incontrastabile il gran miracolo della sua prossima risurrezione — la divina Salma di Gesù rimase in istato di morte sino al terzo giorno: — quindi nei suoi fedeli il pensiero di seppellirla. — Ma, secondo le profezie — la sua sepoltura non fu come le altre…

Fu una sepoltura gloriosa. — Anzitutto essa avvenne decorosamente — contro ogni aspettazione umana — trattandosi d’un giustiziato — anzi, d’un crocifisso — condannato al supplizio estremo a furor di popolo — e sentenziato a morte da tutti i tribunali del luogo. — Chi si sarebbe dovuto più curare di Lui? — dell’infame. secondo i pagani? — del « maledetto », secondo i Giudei? — Viceversa, ecco muoversi Giuseppe d’Arimatea — gentiluomo autorevole — per le pratiche legali, presso Pilato, per la consegna della Salma — e inoltre per regalargli il proprio sepolcro nuovo — e per procurargli la sindone funeraria; — ecco Nicodemo — altro autorevolissimo Sinedrita — portare aromi in abbondanza — e dar mano alla deposizione -. senza rispetti umani!

Fu una sepoltura riparatrice. — L’insinuò Zaccarìa Profeta (12, 10) — e difatti Giuseppe e Nicodemo ripararono così al rispetto umano, che li aveva tenuti più o meno lontani da Gesù vivo. — Parimenti l’affetto delle pie donne — unitesi con Maria SS. e con San Giovanni Apostolo nelle cure funebri — fu doverosa e delicata riparazione del vuoto morale fattosi attorno a Gesù dal momento della sua cattura. — E le lacrime di Maria SS. su ciascuna delle piaghe di Gesù morto, non furono preziosissima riparazione dei lazzi farisaici — delle torture inflitte a Gesù?

Fu una sepoltura provvisoria. — Lo si sentiva nell’aria — dopo le meraviglie avvenute in morte del Redentore — che le cose non dovevano finir lì — e che quella tomba doveva maturare grandi avvenimenti — anche se non si osasse pensare alla risurrezione. — Tutti avevano viste le fitte tenebre universali che avevano adombrate le agonie di Gesù — tutti avevano avvertito il gran terremoto avvenuto allo spirare di Lui: — il terrore aveva pervaso e il popolo e i soldati abbandonanti il Calvario — e persino nel Tempio, sacerdoti e leviti e sacrificanti erano rimasti atterriti per il misterioso squarciarsi da cima a fondo del velo del Santuario… — Erano i prodromi della risurrezione! — Al terzo giorno, quel Corpo divino — sacro tempio del Dio vivo — doveva venire ricostituito!

L’Anima di Gesù in festa… —

Mentre ancora la Salma adorabile del Divino Agnello svenato pendeva dalla croce – l’Anima di Gesù — già pienamente beata — subito entrò in pieno possesso della gloria immensa — che s’era guadagnata con la sua dura passione. — Che festa per lei!

Festa in Paradiso. — Che festa non le avran fatta l’Eterno Padre e lo Spirito Santo — per la piena vittoria riportata sul peccato — e sull’inferno — com’anche per il pieno — esuberante — infinito compenso dato alla Divina Giustizia! — Che festa le avranno fatta eziandio gli Angeli — umiliandole gli ossequi delle loro gerarchie! — E che festa ancora — nel suo intimo — sarà stata la sua — mirando dalle altezze sideree smisurate la tanto piccola nostra terra — e su questa terra il tanto più piccolo Calvario — e, sul Calvario, la Croce-Altare ancora cruento del grande Sacrificio! — Com’era giubilante del grande atto compiuto!

Festa al Limbo dei Ss. Padri. — Dopo umiliati all’Eterno Padre i trofei della sua vittoria — la beata anima di Gesù cominciò la bella parte di consolatrice — iniziandola col beatificare le anime dei SS. Padri trattenute nel Limbo — in solo comparire in mezzo a loro. — Figuriamoci il tripudio dei Patriarchi — dei Profeti – dei Sacerdoti — degli Antenati del Redentore! — E la gioia di S. Giuseppe? — e quella del Battista, quella del ladro convertito, sopravvenuto in breve? — Chi può descriverla? — Meritiamo anche noi — com’essi — che il nostro primo incontro con Gesù nell’eternità sia incontro rassicurante — beatifico!

Festa al… Calvario. — Immaginiamo tutte quelle anime glorificate — condotte dall’Anima di Gesù al Calvario — a contemplarvi il suo sacro Corpo esangue — la Croce — i chiodi — la terra — tutto ancor rosseggiante del prezzo del nostro riscatto. — Che inni di ammirazione — e di riconoscenza — non avranno là iterati quegli spiriti eletti al Divino loro Salvatore — che tutti gli aveva redenti — a tanto suo costo! — e per sempre! — strappandoli alle tremende maledizioni divine! — Uniamo ancor noi la nostra voce a quei canti — pregando d’iterarli un giorno nel Cielo!